La Goetia, un nome che evoca sussurri di antiche stregonerie e oscuri patti, è molto più di un semplice capitolo di un libro dimenticato: è la porta d'accesso a un mondo di demoni, sigilli e rituali che da secoli sfidano la comprensione umana. Primo libro del grimorio noto come Lemegeton o Chiave Minore di Salomone, la Goetia presenta un elenco di settantadue spiriti maligni, ciascuno con un nome, un sigillo e un ruolo, incisi in un testo che risuona di mistero e pericolo. Tradotto e reso celebre nel 1904 dagli occultisti Samuel Liddell MacGregor Mathers e Aleister Crowley, questo catalogo di entità infernali affonda le sue radici in un passato remoto, intrecciando magia nera, tradizione salomonica e un dibattito accademico che ancora oggi divide gli studiosi.
La Goetia, come la conosciamo, emerge ufficiale nel XVII secolo con il Lemegeton, una raccolta di cinque libri di cui è la sezione più nota. La prima copia datata risale al 1641, ma esperti come David Rankine la collocano almeno 350-400 anni prima, forse più antica ancora. Al suo cuore ci sono i settantadue demoni—da Bael, re dell'est con tre teste, a Zagan, che trasforma il vino in acqua—ciascuno accompagnato da sigilli, simboli geometrici di origine enigmatica, essenziali per evocarli e vincolarli. A differenza di altri grimori che sfumano la natura dei loro spiriti, la Goetia è inequivocabile: questi sono esseri maligni. Thomas Rudd, studioso del Seicento, la ribattezzò Liber Malorum Spirituum —il Libro degli Spiriti Maligni—un titolo che ne cattura l'essenza oscura.
Il fascino della Goetia non sta solo nei demoni, ma nel rituale che li circonda. I sigilli, intricati e unici, sono la chiave per chiamare queste entità dall'abisso, un processo che richiede precisione e coraggio. La versione di Rudd, conservata nella collezione Harley del British Museum, si distingue per un'aggiunta cruciale: i settantadue angeli dello Shemhamphorash, nomi divini da invocare insieme ai demoni per controllarli. “Senza gli angeli, è come aprire una gabbia di leoni senza frusta”, scrivono Stephen Skinner e Rankine nel loro studio del 2007, sostenendo che questa sia la forma più autentica e antica del testo. Molte edizioni moderne citano lo Shemhamphorash senza spiegarlo, ma Rudd ne fa un pilastro, suggerendo un equilibrio tra inferno e cielo che manca altrove.
Le origini della Goetia sono un enigma. Alcuni la collegano al Testamento di Salomone, un apocrifo dei primi secoli cristiani in cui il re biblico domina demoni per costruire il Tempio. Ma i nomi differiscono - solo Ornias, forse Orias nella Goetia, si sovrappone - e il legame resta concettuale. Più concreta è la traccia nella Pseudomonarchia Daemonum di Johann Wierus, del 1563, che elenca demoni simili, attingendo a un perduto Liber Officiorum Spirituum. Questo testo, citato anche nel Livre des esperitz francese e forse nel catalogo necromantico di Tritemio del 1508, spinge le radici indietro di almeno cinque secoli. Joseph Peterson, esperto di grimori, nota che i manoscritti Sloane del Lemegeton —custoditi al British Museum—mostrano omissioni e varianti prese dalla Discoverie of Witchcraft di Reginald Scot (1584), datandoli dopo quell'anno. Eppure, demoni goetici appaiono persino nel Manuale di Monaco del XV secolo, segno di una tradizione ben più antica.
Il termine “Goetia” deriva dal greco goeteia —stregoneria— forse da goês, “lamentarsi”, un'eco di necromanzia e spiriti inquieti. Nel Rinascimento, era sinonimo di magia nera, opposto alla teurgia, la “magia bianca” degli angeli. Wierus la vedeva come illusione demoniaca; Crowley, come strumento di potere. La traduzione di Mathers e Crowley, pubblicata come The Lesser Key of Solomon , ne fece un'icona dell'occultismo moderno, anche se incompleta—gli altri quattro libri del Lemegeton ( Ars Almadel , Ars Theurgia-Goetia , ecc.) restarono in ombra. “È il volume che tutti conoscono”, dice Peterson, “perché parla di demoni in modo diretto, senza fronzoli”.
Ma cosa rende la Goetia così persistente? Per alcuni, è un manuale pratico: i sigilli e i rituali promettono il controllo su forze ultraterrene—ricchezza da Astaroth, conoscenza da Vassago—sebbene con rischi incalcolabili. Per altri, è uno specchio della psiche umana, un'allegoria di desideri e paure. Skinner e Rankine la vedono come un ponte tra Medioevo e modernità, un testo che evolve pur restando fedele alla sua essenza. Su X, un utente la definisce “la lista nera dell'inferno”, mentre un altro si chiede: “Chi oserebbe evocare questa roba oggi?”
Il dibattito sull'età e sull'autenticità continua. È un'evoluzione del Testamento salomonico? Un distillato di saperi rinascimentali? O qualcosa di più antico, perso nei grimori medievali? Quel che è certo è il suo impatto: da Wierus a Crowley, la Goetia ha sedotto e terrorizzato, un catalogo di caos che sfida chi lo legge a guardare nell'abisso. E mentre i suoi demoni restano sigillati tra le pagine, la loro eco sussurra una domanda eterna: quanta oscurità siamo disposti a sfiorare per afferrare il potere?
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