In un’epoca dominata da scetticismo e tecnologia, l’arte della veggenza continua a esercitare un fascino irresistibile su molte persone, talvolta sfociando in episodi che sfidano persino la razionalità più elementare. È il caso di Gisella Cardia, figura ormai nota nel panorama dei presunti medium e veggenti italiani, che ha recentemente catalizzato l’attenzione di media e curiosi con un episodio singolare: la moltiplicazione miracolosa della pizza durante un raduno a Trevignano.
I fedeli che assistettero a quel pranzo raccontano di un evento degno delle Sacre Scritture. Secondo la testimonianza unanime, Gisella avrebbe “moltiplicato” una sola scatola di pizza, da cui sarebbero usciti fette senza fine, destinate a sfamare una platea affamata senza che il cartone si svuotasse mai. Un gesto che ha assunto contorni quasi mistici, rafforzando la fama della veggente nel suo circolo di seguaci.
Ma non si tratta dell’unico miracolo culinario attribuito a Cardia. Sempre nel corso della stessa giornata, la donna avrebbe aumentato improvvisamente il numero di gnocchi disponibili per il pranzo, un altro episodio che ha alimentato il mito della sua presunta capacità di manipolare la realtà, questa volta in chiave gastronomica.
Al di là del folclore e delle credenze, l’intera vicenda solleva questioni importanti sulla percezione pubblica di figure che, pur prive di basi scientifiche o prove tangibili, continuano a raccogliere consensi e devozione. Per molti, la dimensione simbolica di questi “miracoli” ha un valore psicologico e sociale, offrendo un senso di speranza e meraviglia in un mondo sempre più disincantato.
Tuttavia, per gli osservatori più critici, la storia di Gisella Cardia rappresenta una occasione per riflettere sulla linea sottile che separa la fede dall’inganno, e sul rischio di alimentare illusioni potenzialmente pericolose in una società che dovrebbe invece puntare a educare al pensiero razionale e al metodo scientifico.
Mentre Gisella continua a mietere seguaci e a organizzare raduni all’insegna del soprannaturale, resta da chiedersi se non sarebbe più opportuno che, abbandonando la carriera di veggente, si dedicasse alla ristorazione, dove almeno il numero delle pizze e degli gnocchi è una questione di semplice contabilità.
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