lunedì 1 gennaio 2024

La Bestia del Gévaudan: Storia di un Terrore Incolmabile

 

Nel remoto villaggio di Les Ubas nel Gévaudan, la tranquillità di una mattina pastorale fu spezzata dal terrore che si insinuò nelle vite degli abitanti. Jeanne Boulet, una pastorella di soli quattordici anni, diventò la prima vittima ufficiale della misteriosa creatura che avrebbe terrorizzato questa regione montuosa per mesi.

La "Bestia", come venne presto denominata, non era una minaccia nuova. Già all'inizio di quell'anno aveva aggredito una ragazza, fortunatamente messa in fuga dalle vacche al pascolo. Ma Jeanne Boulet non ebbe la stessa fortuna, diventando il primo tragico trofeo di questa belva implacabile.

Nel corso di sei mesi dell'anno 1764, la Bestia si macchiò del sangue di ben ventidue persone, alcune delle quali finirono vittime della sua ferocia divoratrice, altre addirittura decapitate. Nonostante gli sforzi del re Luigi XV, che inviò drappelli di soldati e squadroni di cacciatori alla ricerca del mostro, la belva rimase sfuggente, evitando le trappole e seminando morte nel suo percorso.

Solo di recente è stato pubblicato un libro in italiano che getta nuova luce su questo oscuro capitolo della storia: una cronistoria dettagliata che rivela la verità dietro la leggenda. Basandosi su documenti storici e autopsie condotte all'epoca, l'autore del libro, Giovanni Todaro, smaschera il mistero della Bestia del Gévaudan.

Contrariamente alle teorie della belva esotica o ibrida, Todaro conclude che si trattava semplicemente di un lupo, o meglio di un gruppo di lupi diventati antropofagi per necessità. L'ultimo esemplare, abbattuto dopo anni di terrore, mostrava segni di acromegalia, una malattia che causa il gigantismo e che, nel caso della Bestia, spiegava le sue dimensioni fuori dal comune e la sua ferocia insaziabile.

Mentre il terrore dilagava, il re tentò di porre fine alla strage aumentando la taglia sulla testa della Bestia a cifre astronomiche. Jean Charles d’Enneval, un cacciatore rinomato, fu incaricato di dare la caccia al mostro, ma non riuscì a porre fine alla sua furia omicida.

Fu solo grazie all'intervento di un cacciatore locale, Jean Chastel, che la Bestia incontrò il suo destino. Nel giugno del 1767, dopo quattro anni di terrore, Chastel riuscì a uccidere il gigantesco lupo, mettendo così fine a una saga di morte e distruzione.

Ma nonostante la fine della Bestia, i misteri che circondano questo capitolo oscuro della storia non sono mai stati completamente risolti. Alcuni sostengono ancora teorie sulle origini esotiche o sovrannaturali dell'animale, mentre altri ipotizzano complotti politici dietro le sue azioni.

Tuttavia, l'autopsia della Bestia conferma la sua natura animale e la sua condizione di lupo gigante affetto da malattia.

Ancora oggi, il ricordo della Bestia del Gévaudan persiste nella memoria collettiva, una cicatrice indelebile nella storia di questa regione. Il suo impatto si riflette nelle storie tramandate di generazione in generazione, nei racconti di superstizione e nel timore dei boschi notturni.

Il caso della Bestia del Gévaudan, sebbene risolto nella sua forma più tangibile, rimane un enigma intrigante per molti. Le teorie alternative continuano a circolare, alimentate dalla paura e dall'incertezza che circondano quegli eventi oscuri.

Il libro di Todaro rappresenta un importante passo avanti nella comprensione di questa vicenda, offrendo una prospettiva razionale e documentata su ciò che potrebbe essere stato uno dei più grandi misteri della storia francese.

Tuttavia, nonostante gli sforzi degli studiosi e dei ricercatori, la verità completa potrebbe rimanere irraggiungibile. Forse alcune domande rimarranno per sempre senza risposta, incastonate nel tessuto stesso della leggenda.

Ma anche se il tempo potrebbe offuscare i dettagli, il ricordo della Bestia e delle sue vittime continuerà a bruciare nell'animo di coloro che ricordano i giorni bui del Gévaudan. E mentre la storia avvolge la bestia in un velo di mistero, una cosa rimane chiara: il terrore e la tragedia che portò con sé rimangono vividi nella memoria di coloro che hanno vissuto quei giorni oscuri.


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