lunedì 9 dicembre 2019

Anguana

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L'anguana è una creatura legata all'acqua, dalle caratteristiche in parte simili a quelle di una ninfa e tipica della mitologia alpina.


La tradizione

Storie sulle anguane (agane nelle tradizioni friulane, carniche e ladine dolomitiche) si ricordano soprattutto nelle regioni pedemontane e montane (Carnia, Valli del Natisone, Val Badia, Val Gardena, Livinallongo del Col di Lana, Val di Fassa, Ampezzano, Cadore), ma sono creature fatate anche di altre zone, per esempio del folklore della Laguna di Grado e di Marano. Le anguane presentano caratteristiche e nature diverse a seconda delle varie leggende e delle località. Sono conosciute anche come subiane, aganis, ogane, gane, vivane, pagane, zubiane, acquane, longane.
L'antico termine anguana lo si può trovare nel De Ierusalem celesti, opera scritta da Frate Jakomin da Verona (Giacomino da Verona) nel XIII secolo. Le anguane sono presenti nella celebre, e antichissima, Saga dei Fanes, racconto mitologico delle Dolomiti, conosciuto soprattutto nella versione scritta da Karl Felix Wolff nel 1932.
Generalmente le anguane sono rappresentate come spiriti della natura affini alle ninfe del mondo romano (probabile modello originario del mito), i cui caratteri molto spesso si fondono però con quelli delle ondine e altre figure della mitologia germanica e slava (le rusalki in particolare). In molte zone del Friuli il loro mito si sovrappone e si confonde con quello delle Krivapete (tipiche invece delle grotte e delle montagne), con le quali condividono numerose leggende. Alcune storie affermano che le anguane, al pari di altre creature mitiche, fossero donne morte di parto, o anche fanciulle morte giovani, oppure anime di bambine nate morte, oppure ancora donne nate avvolte nel sacco amniotico (le si potrebbe definire, perciò, benandanti al femminile). Secondo altre tradizioni erano donne dei boschi, dedite ad un culto pagano (fondendone evidentemente il mito con la realtà delle religioni sciamaniste ancora vive in Friuli e in Carnia almeno sino al XVII secolo), ma erano perlopiù considerate figure non umane appartenenti al mondo degli spiriti.
Vengono descritte frequentemente come giovani donne, spesso molto attraenti e in grado di sedurre gli uomini; altre volte però appaiono invece come esseri per metà ragazze e per metà rettile o pesce, in grado di lanciare forti grida (in Veneto esisteva, fino a poco tempo fa, il detto "Sigàr come n'anguana", gridare come un'anguana). In altre storie sono delle anziane magre e spettrali, o figure notturne che si dileguano sempre prima che chi le incontra sia in grado di vederne il volto. Vestite, nelle leggende friulane, quasi sempre di bianco, altre tradizioni affermano che amassero, invece, i colori brillanti e accesi, come il rosso e l'arancione (in rari casi appaiono con stracci logori di colore nero).
In ogni caso le leggende sulle anguane hanno in comune la presenza, in queste creature, di uno o più tratti non umani: piedi di gallina, di anatra o di capra, gambe squamate, una schiena "scavata" (che nascondono con del muschio o con della corteccia). L'altro elemento comune su cui tutte le leggende concordano è che le anguane vivono presso fonti e ruscelli e sono protettrici delle acque. Talvolta anche dei pescatori (ai quali, se trattate con rispetto, spesso portano fortuna). In molte storie (comuni anche alle krivapete e ad altri esseri soprannaturali) si narra di come abbiano insegnato agli uomini molte attività artigianali tradizionali, quali la filatura della lana o la caseificazione (tali storie si concludono generalmente con gli uomini che rompono il patto o non si dimostrano riconoscenti e la anguana che se ne va, offesa, senza insegnare loro un'arte essenziale - generalmente la produzione del sale, dello zucchero, del vetro o di altre arti nelle quali la popolazione dei luoghi delle varie leggende è carente).
Nei comuni cimbri veronesi le anguane (in questo territorio chiamate anche Bele Butèle, Belle Ragazze), erano un tempo addette ai pozzi e lavavano i panni della gente delle contrade, ma si rifiutavano di lavare i capi di colore nero. A Campofontana abitavano in una grotta dietro al Sengio Rosso, sotto la vetta del monte Telegrafo.
Talora (così come le "sorelle" krivapete) assumono tratti sinistri. In diverse leggende sono solite terrorizzare o burlare i viaggiatori notturni, spargere discordia, in particolare tra le donne, rivelando segreti e pettegolezzi, inoltre, se insultate, sono inclini alla vendetta, portando sfortuna a vita al malcapitato (molte leggende tuttavia specificano chiaramente che, a differenza di orchi e "strie", le streghe, le anguane non uccidono mai uomini o animali). Si dice anche che spesso asserviscano coloro che si attardano fuori casa la sera (soprattutto giovani ragazze), costringendoli a riempire vanamente cesti di vimini (incapaci di trattenere l'acqua) per tutta la vita. Altri racconti popolari, invece, raccontano vicende di anguane male intenzionate ingannate dall'astuto protagonista che chiede loro di riempire un cesto di vimini, trattenendole così fino al sorgere del sole (in diversi luoghi del Friuli vigeva l'usanza di lasciare davanti all'ingresso un cesto di vimini, che l'agana avrebbe invano cercato di riempire per tutta la notte, lasciando in pace gli abitanti della casa). Secondo la tradizione popolare, le anguane smisero di mescolarsi con le persone comuni dopo il Concilio di Trento. Il passaggio dalla dedicazione all'anguana alla titolazione al diavolo deriva dalla demonizzazione delle divinità pagane nel medioevo.
Era presente il culto dell'anguana presso lo Scalfìn dal diaul (= Tallone del diavolo), detto anche Cèpp da l'Angua , a Canzo. Questo viene ricordato durante la sofisticata celebrazione della Giubiana da Canz con la presenza del personaggio. Anche numerosi luoghi del Triveneto ricordano le anguane nella toponomastica: grotte, massi, rupi valli. L'Anguan-tal, valle dell'Anguana, è una zona di contrada Pagani di Campofontana, Verona. Buso dell'anguana è il nome dato a diverse caverne del Vicentino.

Curiosità

  • Nella serie animata Monster Allergy e sull'omonimo fumetto, un'anguana è una strega commerciante caratterizzata da un volto deforme fatto per ottenere l'immortalità.
  • La cantante Patrizia Laquidara, in collaborazione con gli Hotel Rif, ha dedicato il suo terzo album Il canto dell'anguana a questa creatura mitologica, in particolare nella canzone Nota d'Anguana.
  • La Piana delle Anguane è una fiaba musicale di Angela Citterio e Stefano Zeni su libretto di Raffaella Benetti.

domenica 8 dicembre 2019

Angelo della morte

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L'Angelo della morte (o angelo sterminatore o angelo distruttore) è una figura soprannaturale che ricorre nella Bibbia e nelle tradizioni delle religioni abramitiche.

Islam

Nella tradizione coranica l'angelo della morte è Azrael.

Cristianesimo

Nella teologia cristiana l'Arcangelo Michele è l'angelo della morte che conduce le anime nella luce santa.

Ebraismo

Nelle scritture rabbiniche sono nominati diversi angeli della morte:
  • Adriel
  • Apollyon-Abaddon
  • Azrael
  • Gabriele
  • Hemah
  • Kafziel
  • Kezef
  • Leviatano
  • Malach ha-mavet
  • Mashhit
  • Metatron
  • Samael
  • Yehudiah
  • Yetzer hara

sabato 7 dicembre 2019

Anfesibena

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L'anfesibena o anfisbena è un mitico serpente dotato di due teste, una ad ogni estremità del corpo, e di occhi che brillano come lampade. Secondo il mito greco, l'anfisbena fu generata dal sangue gocciolato dalla testa della gorgone Medusa quando Perseo volò, stringendola in pugno, sopra il deserto libico.
L'anfesibena come creatura mitologica e leggendaria è stata citata da Marco Anneo Lucano e Plinio il Vecchio. Viene citata, inoltre, da Dante nel canto 24 dell'Inferno e da Borges nel suo Manuale di zoologia fantastica. È stata citata anche da Francesco Guccini nel suo ultimo album L'ultima Thule.
Il nome deriva dal lat. amphisbaena, gr. ἀμϕίσβαινα, composto di ἀμϕι- «anfi-» e βαίνω «andare», quindi che significa "che va in due direzioni".






venerdì 6 dicembre 2019

Amomongo

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Amomongo è una creatura scimmiesca appartenente al folklore filippino. L'etimo è probabilmente da ricercarsi nella lingua hiligaynon, in cui la parola Amó vuol significare "scimmia".
Descritto nei racconti dei nativi come un essere ricoperto di peluria bruna, con delle unghie affilate e molto lunghe, dalle fattezze umane e scimmiesche tali da renderlo un uomo scimmia.
I più scettici, soprattutto immigranti dal Sud-Est asiatico e nuove generazioni di filippini, credono sia solo una leggenda dovuta al fatto che nelle foreste inesplorate non è facile trovare scimmie molto feroci che attaccano l'uomo.
Gli abitanti di La Castellana e del Negros Occidental si rifanno ad alcuni racconti popolari narrando di una creatura scimmiesca selvaggia che vivrebbe nelle grotte del Monte Kanlaon.

Fatti di cronaca

A supporto dell'esistenza di questa creatura v'è stata un'aggressione molto cruenta e feroce ai danni di due contadini nei pressi di una foresta in compagnia delle loro capre e pollame. La testimonianza è stata shoccante, i due uomini hanno asserito di essere stati attaccati proprio dall'Amomongo, che una volta contusi avrebbe preso il loro bestiame squartandolo per mangiarne le interiora.
L'aggressione avvenuta nella provincia di Visayas non è stata la prima. Per un breve periodo si ricorda infatti di un primate molto grosso e feroce non bene identificato che attaccò alcune fattorie facendo sparire il bestiame.
A Barangay Camalubalo, dopo l'uccisione di 126 papere nei cui cadaveri erano state trovate ferite laceranti e interiora mancanti, si era parlato di Amomongo. Allarme anche lanciato dalle autorità locali, che però al cessare delle uccisioni smentirono la versione iniziale sulla creatura avendo la prova tramite alcune autopsie che il misterioso predatore era un cane randagio.

giovedì 5 dicembre 2019

Ameranthropoides loysi

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Ameranthropoides loysi o Scimmia loysi sono i nomi dati ad un primate non classificato incontrato nel 1920 da François De Loys (da qui il nome) in Amazzonia. L'esistenza dell'animale è provata solamente da una fotografia scattata da De Loys. Il mondo scientifico è stato diviso per anni alla ricerca di eventuali prove fattibili e documentabili circa la scimmia loysi. A tutt'oggi si ritiene che la fotografia scattata da De Loys mostri una carcassa di scimmia ragno, nel mondo della criptozoologia si ritiene invece il contrario, pur non avendo prove per contrastare tali affermazioni.

Descrizione

Il cadavere della femmina era somigliante alla scimmia ragno, ma le dimensioni erano notevolmente maggiori: alto 1,57 metri (mentre le più grandi scimmie ragno raggiungono a malapena il metro). De Loys ha contato 36 denti (la maggior parte delle scimmie del nuovo mondo hanno 32 denti); cosa più eclatante, la creatura non aveva la coda.


La spedizione e l'incontro

François de Loys, un geologo svizzero, condusse una spedizione dal 1917 al 1920 alla ricerca di pozzi petroliferi in un'area compresa tra i confini politici tra la Colombia ed il Venezuela, soprattutto nelle vicinanze del lago Maracaibo. La spedizione risultò infruttuosa e fu peggiorata dai rapporti disagevoli coi nativi; dei 20 membri del gruppo di De Loys, soltanto quattro sopravvissero.
Secondo il rapporto successivo di De Loys, nel 1920, nell'accampamento situato vicino al fiume Tarra, due grandi creature antropomorfe si avvicinarono al gruppo. Inizialmente, De Loys pensò si trattasse di orsi, ma poi notò le caratteristiche scimmiesche, e una delle due creature si arrampicò sui rami. Le due creature sembravano essere rispettivamente maschio e femmina; il maschio secondo De Loys era furioso e avrebbe scagliato, con urla, le proprie feci contro il gruppo.
Temendo per la propria salute, alcuni membri del gruppo avrebbero ucciso la femmina sparandole, e il maschio sarebbe fuggito. De Loys ed i suoi compagni riconobbero celermente la stranezza di quei primati.
Il gruppo propose di scattare una fotografia alla creatura, tenendogli la testa con un bastone (poiché il collo rotto, impediva la posizione retta della testa, e quindi un impedimento alla visione della faccia). Dopo la presa della fotografia singola, De Loys riferì di aver rasato il pelo della creatura assieme al gruppo, in modo da avere una visione più nitida della corporatura. Le successive spedizioni furono impedite dai problemi riscontrati in precedenza coi nativi.
Secondo altri rapporti, sono state scattate più foto, ma sarebbero andate perse durante una inondazione e/o durante un ribaltamento dell'imbarcazione dove viaggiavano gli scienziati nel fiume Tarra.

Pubblicazione

Dopo che François De Loys fece ritorno in Europa, la storia della scimmia gigante rimase segreta fino al 1929; in quell'anno, il suo amico, l'antropologo George Montandon, stava leggendo il diario di De Loys, raccogliendone le informazioni riguardanti le tribù natali del sudamerica.
Montandon dopo aver scoperto la fotografia del primate la ritenne di notevole interesse. De Loys infine riferì al suo amico antropologo la storia della sua esplorazione e dell'incontro con il primate; tale storia apparve poi sull'Illustrated London News il 15 giugno 1929 e tre altri articoli scientifici sulla misteriosa creatura furono poi pubblicati in varie riviste francesi. Montandon suggerì anche un nome scientifico per la creatura: Ameranthropoides loysi.


Polemica e controversie

Dopo questa pubblicità, l'amico di De Loys fu ritenuto inaffidabile, soprattutto da sir Arthur Keith, un prominente antropologo. Keith suggeriva che De Loys avrebbe architettato il tutto per ribaltare l'esito negativo della spedizione. La fotografia non avrebbe infatti indicato chiaramente la corporatura della creatura e Keith notava, che dalla foto non si poteva vedere la parte posteriore del corpo, e questo faceva riflettere sull'affermazione di De Loys, secondo cui questo primate non avrebbe avuto la coda.
Secondo il ricercatore di criptozoologia, Ivan T. Sanderson, nella regione particolare del Sudamerica in cui De Loys aveva trovato la scimmia non si erano mai avuti rapporti sugli hominidi supersviluppati. Sanderson rimaneva scettico al riguardo del primate sconosciuto, e come altri credeva si trattasse di una scimmia ragno. Il ricercatore così si espresse a tal riguardo, affermando che era un autentico falso, risultando pertanto un inganno intenzionale.
Un altro criptozoologo, Loren Coleman, sostiene inoltre la teoria del falso dicendo inoltre che Montandon, attraverso il suo falso, voleva far capire il suo punto di vista sull'origine umana. Montandon aveva suggerito che l'Ameranthropoides loysi fosse l'esemplare che avrebbe rappresentato l'anello mancante tra le scimmie e i pellerossa dell'emisfero occidentale. Precedentemente aveva dichiarato che gli Africani si fossero evoluti dai gorilla e gli Asiatici dagli oran gutan. Il ricercatore Richard Ravalli ha precisato che Coleman non è riuscito ad attestare la falsità dell'Ameranthropoides loysi.
Altri hanno sostenuto che De Loys avrebbe realmente incontrato un primate sconosciuto. La cassa su cui era posato il cadavere della scimmia, era una cassa per il trasporto della benzina, questa sarebbe stata alta 18 pollici. Secondo altri, la cassa è stata costruita da De Loys su misura per fare da posto alla creatura, anche se altri dicono che la cassa era alta 15 pollici e la scimmia avrebbe misurato meno di 4 piedi.
Il ricercatore, Michael Shoemaker, nota alcune somiglianze con la scimmia ragno, sostenendo comunque alcune differenze:
  • La massa del corpo e le mani sono differenti per forma;
  • La relativa faccia ha una forma ovale rispetto al distintivo viso triangolare della scimmia ragno;
  • Difetto sul sottomento pronunciato della scimmia ragno;
  • Fronte più alta delle scimmie ragno.
Uno scritto datato 1962, firmato da Enrique Tejera, uno dei partecipanti alla spedizione di De Loys, e apparso nel 1962 sul giornale Diario El Universal di Caracas sembra tuttavia dirimere definitivamente la questione, attestando la tesi del falso.
Tejera afferma che la scimmia altro non era che una scimmia ragno addomesticata, che era stata regalata a De Loys dopo che, per una malattia, le era stata amputata la coda. Tempo dopo la scimmietta era morta, e De Loys, che Tejera definiva "un burlone", aveva deciso di scattarle una fotografia in posa come se fosse ancora viva. Anche dalla lettera di Tejera emergerebbe che l'autore dello "scherzo" zoologico fosse Montandon, che avrebbe sapientemente ritoccato l'istantanea facendo sparire, nello sfondo, un arbusto dal confronto col quale si sarebbero facilmente potute desumere le piccole dimensioni della scimmia.

mercoledì 4 dicembre 2019

Ammuntadore

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L'ammuntadòre (dal sardo ammuntare/-ai "avere incubi") è una creatura della mitologia sarda che attaccherebbe le persone nel sonno tramite gli incubi (in sardo chiamati ammuntadùras). Per alcuni versi questa figura non sembrerebbe altro che un'interpretazione dell'incubo dei romani.

Storia

Si hanno molte testimonianze riguardo l'esistenza di esseri notturni fantastici, ma di figure capaci talvolta di agire sfruttando il sonno delle persone con malignità, in Sardegna, pare se ne parlasse da tempo. Per alcuni studiosi tale credenza ebbe principalmente origine dopo il 241 a.C., ovvero dopo la cattura dell'isola da parte dei romani a seguito della vittoria riportata sui Cartaginesi, ma per altri la Sardegna avrebbe sviluppato queste superstizioni già molto prima. Sarebbe ancora oggi possibile ascoltare dagli anziani qualche racconto al riguardo sebbene molte testimonianze comincino a mancare e queste credenze inizino ad abbandonare l'interesse delle nuove generazioni. L'Ammuntadore avrebbe perso col tempo il suo carattere di spirito notturno assumendone uno più "cristiano" comunemente associato a quello di Satana. Esisterebbero anche formule e preghiere tutt'oggi ottenibili per scacciare questo demone.
Dai sintomi espressi dalle presunte persone visitata da questi spiriti si direbbe che siano le creature della notte chiamate dai romani Incubi (Incubus) o, nella versione femminile, Succubi (Succubus). Tali sintomi coinciderebbero con forte pressione sul petto, visioni macabre e spaventose in alcuni casi la morte della vittima per soffocamento. Da queste descrizioni l'ammuntadore e gli incubi sono molto simili e sono quindi probabilmente lo stesso demone o ente con un diverso nome.

Testimonianze

Davvero tante son le persone che dicono di esser state sue vittime. A quanto riportano varie testimonianze, dovrebbe trattarsi di un essere che non possiede una vera e propria forma poiché questa cambia a seconda della vittima. Porta un senso di soffocamento e di disperazione che spesso arrivano a svegliare il dormiente. Una volta svegli ci si troverebbe davanti ad uno spettacolo davvero macabro: alcuni sostengono di aver visto l'Ammutadori sotto forma di strega, di scheletro, di nuvole di vapore, di persone il cui volto non era ben visibile o insanguinato. Durante questo periodo di tempo solitamente breve, non si può muover alcun muscolo e se si prova ad urlare, non ci si riesce. Alcuni sostengono di aver provato anche forti dolori al petto come se qualcosa si trovasse su di esso e li obbligasse a rimanere come paralizzati.

Teorie

Ovviamente molti sono gli scettici e questo genere di apparizioni sono da considerarsi semplicemente come normali incubi notturni o suggestione. L'aspetto che si attribuisce all'Ammutadori è infatti generalmente collegato alla morte (tranne per alcuni casi) e quindi ciò potrebbe semplicemente esser dovuto al timore di chi fa sogni riguardo a questo argomento. Una teoria legata allo stato di paralisi che si prova durante l'attacco de s'Ammutadori riporta al passaggio tra la veglia e il sonno, o viceversa. In questa fase particolare, il corpo si trova addormentato mentre la mente risulta essere cosciente.



martedì 3 dicembre 2019

Alp

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L'alp è una creatura degli incubi di origini tedesche che solitamente tormenta i sogni delle donne: se si manifesta in maniera fisica, secondo le leggende, sarebbe molto pericoloso.
L'alp è a volte collegato al vampiro ma il suo comportamento lo avvicina di più all'incubo. Un alp è tipicamente maschio; a volte viene presentato come lo spirito di un parente deceduto recentemente, altre come un vero e proprio demone.
Durante il Medioevo era visto apparire sotto forma di alcuni animali, quali gatto, maiale, uccello o altro, ed in tutte le sue manifestazioni portava un cappello. Come spirito può volare e galoppare, ed è dotato di un atteggiamento valoroso, che lo porta raramente ad uccidere. L'alp, sotto forma di farfalla, entra dalle finestre e si poggia sul dorso del dormiente, succhiando sangue dai capezzoli degli uomini e dei bambini, anche se tende a preferire il latte delle donne.
Poiché legato alle paure della mente e del sonno, l'alp è virtualmente impossibile da uccidere. Si diventa un alp quando la madre, nel momento del parto, utilizza delle briglie intorno ai denti per il dolore.


 
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