Il mondo del teatro è da sempre permeato di superstizioni, una serie di rituali e credenze tramandate nel tempo per scongiurare sfortuna o attirare buona sorte. Dalle formule augurali ai colori da evitare, ogni aspetto della vita teatrale ha le sue regole non scritte, rispettate con attenzione da attori e tecnici.
Una delle superstizioni più note del teatro anglosassone riguarda il celebre dramma Macbeth di William Shakespeare. Chiamato spesso "Il Dramma Scozzese" per evitare di pronunciarne il nome, si crede che porti sfortuna citarlo in un teatro. Chi infrange questa regola deve seguire un elaborato rituale di purificazione: uscire dal teatro, girare su se stesso tre volte, sputare sopra la spalla sinistra, recitare una battuta da un'altra opera di Shakespeare e infine bussare per essere riammesso.
Le leggende sull'origine della maledizione sono numerose. Una narra che Shakespeare abbia inserito veri incantesimi nella scena delle streghe, irritando praticanti di magia dell'epoca, che avrebbero maledetto il dramma. Un'altra sostiene che nella prima rappresentazione l'attore principale sia morto durante la produzione. Più realisticamente, il gran numero di duelli con spade presenti nell'opera potrebbe spiegare gli incidenti e la fama di sfortuna associata alla tragedia.
In quasi tutte le culture teatrali è considerato sfortunato augurare "buona fortuna" agli attori prima di uno spettacolo.
In lingua inglese, si usa l'espressione "break a leg" ("rompiti una gamba"), la cui origine è incerta. Una teoria suggerisce che il termine deriva dal gesto dell'attore che si inchina a raccogliere gli applausi, "rompendo" così il ginocchio.
In Germania, l'augurio equivalente è "Hals und Beinbruch!" ("rompiti il collo e una gamba"), probabilmente un calco linguistico da espressioni yiddish.
In Italia e nei Paesi di lingua neolatina, la formula tradizionale è "Tanta merda!" (o le sue varianti in francese, spagnolo e portoghese). L'origine risale al XVII secolo, quando il numero di carrozze fuori dal teatro (e quindi di escrementi lasciati dai cavalli) era un indicatore del successo di pubblico.
Nel teatro, alcuni colori sono tradizionalmente considerati di cattivo auspicio:
Blu (anglosassone): associato a fallimenti economici, a meno che non sia combinato con dettagli d'argento.
Verde (francese): si dice che Molière indossasse un costume verde durante la sua ultima rappresentazione de Il malato immaginario prima di morire.
Viola (italiano): legato ai paramenti liturgici usati durante la Quaresima, un periodo in cui erano vietati spettacoli pubblici, causando difficoltà economiche agli attori.
Giallo (spagnolo): collegato al mantello dei toreri, spesso associato a incidenti fatali durante la corrida.
Alcuni gesti o eventi durante le prove e gli spettacoli sono considerati presagi di sfortuna:
Il copione che cade: in Italia, un copione caduto deve essere immediatamente raccolto e battuto tre volte sul pavimento. In Russia, chi lo fa cadere deve sedersi sopra di esso per annullare l'effetto negativo.
Fischiare sul palco: nel teatro anglosassone, fischiare è tabù. La superstizione deriva dall'uso dei pesci come segnali tecnici durante il cambio delle scene, pratica mutuata dagli equipaggi delle navi. Fischiare sul palco poteva causare incidenti tra i tecnici.
Vero denaro e gioielli: in scena, usare oggetti reali è considerato sfortunato. Per questo motivo si preferisce sempre oggetti di scena.
Prove generali senza pubblico: una prova filata senza spettatori può attirare sfortuna. Spesso si omette l'ultima battuta o si invitano gli amici a presenziare.
Le superstizioni teatrali, per quanto radicate in credenze arcaiche o episodi casuali, rappresentano un legame affascinante con il lato mistico dell'arte. Ogni gesto, parola o simbolo ha il potenziale di incidere sulla fortuna di una produzione, rendendo il teatro un mondo in cui realtà e superstizione si intrecciano continuamente.
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