sabato 1 novembre 2025

I MOSTRI MARINI ESISTONO DAVVERO? PERCHÉ LA SCIENZA NON PUÒ ESCLUDERLI

Per secoli, le carte nautiche hanno mostrato creature titaniche pronte a inghiottire intere navi lungo le rotte inesplorate degli oceani. Serpenti di mare, leviatani, draghi marini, sirene: figure fantastiche che hanno alimentato leggende e terrori dei marinai del passato. Ma quanto di quel folklore affonda le radici nella realtà? Oggi la scienza, pur respingendo i miti più esagerati, non esclude del tutto l’esistenza di organismi marini ancora sconosciuti e potenzialmente straordinari. E questo mantiene vivo il mistero dei “mostri marini”.

Nell’Alto Medioevo i cartografi non disegnavano mostri per decorazione: erano veri avvertimenti. Le terre e le acque sconosciute venivano popolate di creature minacciose, simbolo dei rischi per chi si addentrava oltre i confini del mondo noto. Non era semplice fantasia: la paura era un mezzo per frenare l’audacia dei navigatori.

Dal XVI secolo, però, la funzione delle mappe cambia. Gli editori sanno che il sensazionale vende: sirene sinuose, cetacei mostruosi e rettili marini finiscono sulle pergamene per attirare acquirenti curiosi. Con il Seicento, grazie ai progressi della zoologia, le creature titaniche iniziano a scomparire, sostituite da accurate rappresentazioni delle navi. Ma non dall’immaginario collettivo.

Il paleontologo Darren Naish, tra i maggiori esperti del tema, ricorda che gli avvistamenti storici non possono essere tutti archiviati come scherzi o errori. Le profondità oceaniche restano il luogo più inesplorato della Terra: almeno l’80% dei fondali rimane sconosciuto. Ogni anno vengono descritte nuove specie di pesci, crostacei e cetacei di grandi dimensioni. Negli ultimi vent’anni la biologia marina ha catalogato otto nuove specie di notevoli dimensioni: un dato che lascia aperta la porta a ulteriori scoperte.

In passato, inoltre, zoologi e ufficiali di marina hanno riportato osservazioni difficili da spiegare. Nel 1905, al largo del Brasile, due zoologi descrissero un animale serpentiforme lungo oltre venti metri. Nel 1848 l’equipaggio della HMS Daedalus riferì di una creatura simile a un drago di mare. Gli scienziati dell’epoca parlarono di elefanti marini o di canoe capovolte; ma le testimonianze, dettagliate e coerenti, continuano a far discutere.

La criptozoologia studia specie animali non ancora riconosciute ufficialmente. Spesso liquidata come pseudoscienza — complice la vicinanza con miti come Nessie o il Kraken — negli ultimi anni sta guadagnando una maggiore considerazione. Lo zoologo Charles Paxton della University of St Andrews sottolinea che la probabilità di nuove scoperte è elevata, soprattutto negli abissi.

Ciò che appare meno credibile è l’idea che possano sopravvivere oggi plesiosauri o rettili del Giurassico: la documentazione fossile indica estinzioni massicce incompatibili con la loro sopravvivenza fino a noi. Tuttavia, Paxton ribadisce che “grande non significa necessariamente noto”: un organismo di oltre tre metri, scoperto nel 1996 nei fondali, lo dimostra chiaramente.

Molti “mostri” avevano origini naturali: calamari giganti avvistati in superficie durante la lotta con capodogli, squali elefante, branchi di foche, persino tronchi deformati dalle onde. Le condizioni estreme del mare — foschia, tempeste, notti nere — amplificavano ogni percezione.

Eppure alcuni resoconti restano enigmatici. Soprattutto se consideriamo che esistono creature reali, come gli architeutidi lunghi oltre dieci metri, che fino a pochi decenni fa erano considerate pure leggende marinare.

Oggi, la ricerca in ambito oceanografico sta vivendo nuove fasi di discussione e finanziamento. E mentre la scienza continua a esplorare gli abissi, la possibilità di scoprire specie gigantesche o sconosciute rimane concreta.

Il mito sopravvive perché è radicato in un nucleo di realtà ancora ignota: il mare è un pianeta nel pianeta, buio, profondo e difficile da studiare. Fino a quando non verrà esplorato per intero, la domanda continuerà a tormentarci:

E se là sotto ci fosse qualcosa di più grande di quanto possiamo immaginare?

Forse i cartografi del passato, più che ingannare, hanno cercato di raccontare ciò che non osavano capire.

Mostri o animali non ancora classificati?
La risposta, per ora, resta sommersa.


Carta nautica disegnata nel 1570 dal cartografo fiammingo Abraham Ortelius, che illlustra i mostri marini che si pensava circondassero l’Islanda



L’illustratore fiammingo ha realizzato questa carta nel 1603. La mappa mostra lo Steipereidur, un mostro marino che si pensava aiutasse i naviganti dagli attacchi delle balene.

Willem Janszoon Blaeu


Questa mappa è stata realizzata nel 1644 e segnala le zone di navigazione attorno l’Africa. Il mostro marino in alto a sinistra sembra abbastanza grande da inghiottire un’intera nave. Mentre i pesci “volanti” in basso a sinistra sono difficili da identificare, anche se hanno qualche somiglianza con alcuni squali fossili noti come Iniopterigiformi.

W.E. Webb


Questa illustrazione di inizio XVIII sec. sembra essere stata realizzata da qualcuno in gita nel periodo dei dinosauri. Secondo i racconti dell’epoca, i plesiosauri sarebbero in grado di usare la loro teste come timoni per cambiare direzione durante il nuoto.


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