sabato 12 febbraio 2022

Magia

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Con il termine magia si indica una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e di dominare i fenomeni fisici e l'essere umano con la volontà; a tale fine la "magia" può servirsi di gesti, atti e formule verbali, o di rituali appropriati.
L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati nell'antica Grecia i "magi" (Μάγοι), antichi sacerdoti Zoroastriani della Persia.

Storia

Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche (ad esempio l'ottenere successo nella caccia). Nell'antichità si credeva anche che la magia si potesse relazionare alla varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia bianca.

Antico Egitto

La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Uerethekau e Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosiddetto libro dei morti degli antichi egizi (che in origine era definito: "incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la piena Luce del Giorno"), scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la «...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là». Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato espressione dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite quello fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a "leggi", bensì l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia.

Antico Medio Oriente

In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:
  • l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti;
  • l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali;
  • il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
  • l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;
  • l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo.
Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.

Mondo greco-romano antico

In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo mageia cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi.
Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico.
Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato sotto la falsa accusa di aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote, mentre in realtà l'aveva fatto per fare un favore al figlio di lei, amico suo, che morì, spingendo i parenti a credere che il suo fosse un elaborato piano per rubargli l'eredità. Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo.
Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali.

Medioevo

Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze superiori.
La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica dell'età rinascimentale.
Tuttavia alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che s'iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.

Dal XV al XVIII secolo

« Troverete persino gente che scrive del XVI secolo come se la Magia fosse una sopravvivenza medioevale, e la scienza la novità venuta a spazzarla via. Coloro che hanno studiato l'epoca sono più informati. Si praticava pochissima magia nel Medioevo: XVI e XVII secolo rappresentano l'apice della magia. La seria pratica magica e la seria pratica scientifica sono gemelle. »
(C.S. Lewis, L'abolizione dell'uomo, in «L'Umana avventura», n. 6, Jaca Book, aprile 1979, pag. 44, trad. di F. Marano)



Il periodo che va dal XV agl'inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel Del senso delle cose e della magia di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.
Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie della polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere.

XIX secolo

La seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la magia aveva un ruolo significativo, come l'Ordre Kabbalistique de la Rose+Croix fondato in Francia da Stanislas De Guaita, l'Hermetic Order of the Golden Dawn, fondato in Inghilterra da Samuel Liddell MacGregor Mathers, l'Ordo Templi Orientis, fondato in Germania da Franz Hartmann. Anche nella Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, esistono alcuni elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni.

Età contemporanea

Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune teorie che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche antiche. Su queste e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel Liddell MacGregor Mathers ad Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion Fortune, a Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del Neopaganesimo. In Italia uno degli ultimi celebri rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu Giuliano Kremmerz.

Caratteristiche

Con il termine magia molto spesso si tende a indicare tutto ciò che non è scientificamente spiegabile. Dalla maggior parte delle persone però la magia viene vista come una cosa distinta e separata dalla scienza quindi tende ad attribuirvi tutti i fenomeni di cui non riesce a capacitarsi.
Una distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell'operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco, che, a seconda di come viene usato, può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita ne buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.
La scienza magica agisce in genere attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza o suoni, e strumenti vari. Solitamente viene però sottolineato che lo strumento primario della magia è la mente dell'operatore e tutto il resto gli serve per focalizzare meglio il suo intento. Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica rituale, ricorre all'intervento di un'entità soprannaturale, a seconda dell'entità in questione si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.

Tecniche

Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in cinque categorie:
  1. La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l'uso di amuleti e talismani).
  2. La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali.
  3. La terza forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o altre formule magiche.
  4. La quarta categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore (come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità).
  5. La quinta categoria è quella di similitudine: il simile produce il simile, un esempio può essere quello rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano catturare.

Interpretazioni

La magia, in quanto fenomeno ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione sociali e la natura del suo pensiero.

Evoluzionismo

Nel 1871 Edward Tylor nella Cultura dei primitivi arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti causa-effetto da quelli propriamente temporali. Vicino alla posizione tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel Ramo d'oro, pur considerando la magia un primo stadio nello sviluppo della civiltà, ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia. Egli distinse i processi magici in simpatetici/imitativi, basati sulla credenza che il simile agisca sul simile (es. travestirsi da animale per augurarne la caccia) e contigui/contagiosi, basati sulla credenza che le cose che sono state in contatto possono continuare a interagire anche se distanti (es. ciocche di capelli, oggetti appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio).

Scuola sociologica francese

L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl considerò le culture cosiddette primitive come guidate esclusivamente da una visione magico-mistica del mondo, quindi prescientifica, nella quale ogni cosa si può trasformare in qualsiasi momento in un'altra. Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e Marcel Mauss pubblicarono Teoria generale della magia. In quest'opera i due etnologi francesi assunsero un orientamento più sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non tanto alla struttura dei riti magici, quanto al contesto sociale nel quale essi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i rapporti della magia con la scienza e la religione, giungendo alla conclusione che queste posseggono delle analogie con la magia in quanto hanno terreni comuni di intervento: la natura (scienza e magia) e il sacro (religione e magia).
Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo.
L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale.
Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In Antropologia strutturale lo studioso dedica un saggio dal titolo Lo stregone e la sua magia all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita.

Scuola inglese

All'antropologo inglese Alfred Reginald Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di mana, utilizzato per la prima volta dall'etnologo R. Codrington. Questa forza non individualizzata insita in tutte le cose permea l'atto magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono (la società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura). L'accento posto dal Brown sul valore rituale e sociale della magia, contrapposto al presupposto legame magia-scienza condizionò la successiva discussione sull'argomento.
Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta nel 1937 da Edgar E. Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi.

Funzionalismo

Un contributo fondamentale alla interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede Bronisław Malinowski. Nel suo Magia, scienza, religione, lo studioso polacco nega qualsiasi contatto della magia con la pratica empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della canoa, durante la costruzione della quale l'artefice non ha bisogno della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che reggerebbe il mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come sussidio rassicurante. L'atto magico sarebbe quindi l'espressione simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente. Sulla scia di Malinowski, gli antropologi successivi hanno sottolineato che il ricorso alla magia si ha solitamente in presenza di fenomeni inesplicabili, davanti ai quali le pratiche empiriche sono considerate impotenti.

La Magia secondo De Martino

Una posizione interessante e diversa rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo Ernesto de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse da mediatore con la concezione dell'aldilà e con la paura delle persone di perdere la presenza.
Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione sociale, consentisse di incanalare il dolore per riscattarsi dagli istinti animali.

Psicologia

La natura della magia è stata studiata anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van der Leeuw e soprattutto Sigmund Freud accostarono il pensiero magico dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la realtà sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri. Più recentemente anche Ernesto De Martino ne Il mondo magico pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche, quali la spersonalizzazione e lo scatenamento di impulsi incontrollabili.

Il rapporto con la religione

Secondo alcuni anche la Magia si può in un certo senso considerare religione. La magia è concettualmente diversa dalla religione? Nella magia l'uomo cerca di far sì che la divinità faccia ciò che l'uomo vuole, o è nella religione, che di solito l'uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?
Probabilmente entrambe si pongono di fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia con setta occulta, viene considerata spesso solo nell'accezione negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni (denaro, amore, successo) con una pozione o formula ed essere felici senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la sfera pratica dell'agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci fosse nulla di spirituale, solo formule ripetute a memoria, ma al contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di capire, di conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla curiosità. A seconda dell'uso che se ne fa, viene distinta in magia bianca, magia rossa o magia nera. L'unione tra magia e religione è rappresentata dalla medianità, ossia da una forma di esoterismo che esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l'azione di un Medium e l'evocazione di entità superiori di sommo livello, d'intervenire unicamente in magia positiva per recare beneficio ad un individuo. Chi opera per il flusso regolare della natura e per districare le situazioni riguardanti le persone attua magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e malefici quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale) o magia rossa (in caso di legamenti d'amore e ritorni d'amore, legature e fatture d'amore e rituali d'amore per risolvere questioni sentimentali). Chi, al contrario, tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad altri, in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere il normale corso degli eventi, attua magia nera.

Monoteismo

Ufficialmente, Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo considerano la magia una cosa proibita (stregoneria) ed hanno spesso perseguitato i presunti praticanti secondo diversi gradi di punizione. Altre tendenze nel pensiero monoteiste hanno respinto tutte le tendenze come l'inganno e l'illusione, ritenendoli niente di più che espedienti disonesti. Alcuni ritengono che la recente popolarità del Vangelo della prosperità costituisca un ritorno al pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Si noti inoltre che il Cristianesimo gnostico ha una forte corrente mistica, ma evita la pratica della magia e si concentra maggiormente sulla teurgia, ovvero l'aspetto più alto e nobile della stessa.

Cristianesimo

La Bibbia si esprime più volte in termini perentori contro il ricorso a pratiche magiche:
  • «Non lascerai vivere colui che pratica la magia» Esodo, 22,17
  • «Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini», I Libro di Samuele, 28, 3
  • «In quel giorno – dice il Signore – distruggerò […] Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini. Distruggerò […]», Michea, 5, 9 – 14
  • «Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento», Atti degli Apostoli, 19, 18-19
La magia era quindi inaccettabile per la Chiesa cattolica e fin dagli inizi erano ammesse solo pratiche di devozione, come l'utilizzo di reliquie o acqua benedetta, in opposizione alla "blasfema" negromanzia (nigromantia), che coinvolgono l'invocazione dei demoni (goetia).
L'attuale Catechismo della Chiesa cattolica tratta della divinazione e della magia nella parte terza, sezione seconda.
Benché sia prevista la possibilità dell'ispirazione della divina profezia, in esso si rifiutano "tutte le forme di divinazione". Nella sezione "pratiche di magia e stregoneria" le pratiche "di dominare i poteri occulti" al fine di "avere un potere soprannaturale sugli altri" sono denunciate come "gravemente contrarie alle virtù della religione".

Islam

Nel mondo islamico Essa è considerata tuttavia come una "tecnica", rispondente a precise leggi, agenti per preciso disposto divino. Si condanna tuttavia la "magia nera" o saḥr shayṭānī (magia diabolica).

Seiðr

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Il seiðr è un tipo di magia sciamanica di tradizione nordica e germanica che consentiva di assumere il fjölkungi, cioè "il più grande potere". Secondo la mitologia era una pratica di origine Vanir insegnata da Freyja a Odino. Buona parte della magia seiðr si basa sulla comunicazione con gli spiriti e potremmo trovare qualche analogia con il concetto di Mana melanesiano. Il seiðr permetteva di prevedere il futuro, ma anche di dispensare morte, sventura e malattia. Con la pratica del seiðr era infatti possibile privare un individuo della sua forza e della sua intelligenza per trasmetterle a qualcun altro.

Etimologia

La parola seiðr si crede derivi dal Proto-germanico *saiðaz, collegato al lituano saitas "segno, predizione", derivante dal Proto-indoeuropeo *soi-to- "corda" e la sua radice seH2i- "legare": Tuttavia non risulta chiara la connessione con la pratica del seiðr. Si pensa che forse corde o lacci venissero usati durante le sedute del seiðr. È anche stato fatto un collegamento con il finlandese soida, "suonare uno strumento". Questo collegamento oltre a sottolineare l'importanza della musica in questo rito, potrebbe indicare la filiazione della magia nordica da quella finnica e sami.
Nell'antico inglese i termini correlati sono siden e sidsa, entrambi conosciuti solo in contesti in cui sono gli elfi (ælfe) a praticare questa magia o qualcosa di simile al seiðr. Le parole più usate in antico inglese per indicare chi pratica la magia erano wicca (al maschile) e wicce (al femminile), da cui deriva il moderno inglese "witch".

Caratteristiche

È una pratica stregonica di origine sciamanica utilizzata da singole individualità, quasi sempre di sesso femminile. Infatti sebbene le attestazioni riguardanti i caratteri e le tecniche rituali non risultino facilmente reperibili, sembra che gli "atteggiamenti femminili fossero tanto numerosi che gli uomini si vergognavano di praticarla; allora si insegnò quest'arte alle sacerdotesse" (cit. Lanczkowski). Nella Lokasenna, Loki viene accusato dagli altri déi di praticare il seiðr e quindi di tenere atteggiamenti effeminati, Loki risponde facendo notare che anche Odino si è accostato al seiðr. Un uomo che faceva uso del seiðr era chiamato seiðmaðr ed era visto come non virile ed effiminato, perciò chiamato ergi (o argr) e niðr, una delle peggiori accuse che potessere essere rivolte a un uomo. Tradizionalmente il seiðr non distingue tra magia buona o cattiva e non concerne la pratica magica delle rune.
Chi praticava la magia era definito in vari modi: seiðkona (donna che usa il seiðr), seiðmaðr (uomo che pratica il seiðr); spákona (donna che prevede il futuro); völva.
Snorri Sturluson riporta le origini mitologiche del seiðr nella Saga degli Ynglingar. Egli connette il seiðr con le divinità Vanir: nella fattispecie è Freyja che ha insegnato il seiðr agli Æsir. Il termine è usato anche nel moderno paganesimo Ásatrú per indicare la pratica magica.
Il seiðr faceva uso di incantesimi (galðrar, sing. galðr) e a volte di danze.
Le donne che praticavano questa magia appartenevano a livelli piuttosto alti della società e forse ricoprivano altri importanti ruoli. Per invocare l'aiuto di divinità o spiriti potevano fare affidamento anche ad altre persone. Alcuni testi suggeriscono che il seiðr veniva usato soprattutto in momenti di crisi che potevano essere risolti attraverso la predizione del futuro o la maledizione dei nemici. Da qui si evince che il seiðr poteva avere una valenza positiva ma anche un grande potere distruttivo che poi ebbe il sopravvento soprattutto con l'avvento del Cristianesimo.
Un oggetto molto importante era il seiðstafr, un bastone di metallo che apparteneva alle seiðkonar e veniva probabilmente usato durante i rituali. Qui potrebbe esservi un collegamento con le völva, profetesse che derivavano il loro nome appunto dal fatto di portare un bastone (o scettro, völ). Un interessante rinvenimento archeologico nell'isola di Öland, la cosiddetta tomba della signora di Öland, conteneva i resti di una donna sepolta insieme a uno scettro di 82 cm fatto di ferro, con dettagli di bronzo e in cima il modellino di un edificio. Inoltre, la donna era vestita con una pelliccia d'orso ed era seppellita in una nave insieme a sacrifici animali e umani.

Riferimenti letterari

Oltre al già citato Lokasenna, il rituale del seiðr compare anche in altri testi, soprattutto nelle saghe.

Saga di Eiríkr Rauðri

In questa saga del XIII secolo, nel capitolo 4, compare una völva di nome Thorbjǫrg (lett. Protetta da Thor). Il suo abbigliamento viene descritto in modo molto dettagliato e si dice che in quel periodo in Groenlandia vi era un particolare momento di carestia:
« In quel tempo vi era una grande carenza in Groelandia. Quelli che erano partiti per pescare avevano catturato molto poco e alcuni non erano tornati. Nell'insediamento viveva una donna di nome Thorbjǫrg. Era una profetessa (spákona) e la chiamavano Piccola Veggente (lítilvölva). Thorbjǫrg era vestita con un mantello azzurro [...] ed era intarsiato di gemme quasi fino alla gonna, e al collo portava perline di vetro. Sulla testa portava un cappuccio di pelle d'agnello foderato d'ermellino. In mano portava uno scettro (staf í hendi) con un'impugnatura; era ricoperto di ottone e ornato di gemme attorno al manico. [...] Possedeva una grande borsa di pelle dove conservava i talismani necessari alla sua conoscenza. Ai piedi portava scarpe di pelle di vitello [...] Alle mani portava guanti di ermellino, bianchi e foderati all'interno. [...] Li pregò di portare da lei quelle donne che conoscevano gli incantesimi conosciuti come Varðlokur. »
(Saga di Erik il Rosso)
Tra queste donne vi era una certa Guðrið che rifiutò di prendere parte al seiðr perché cristiana. Guðrið disse che, sebbene non fosse esperta di questi canti, la sua madre adottiva Halldís le aveva insegnato i Varðlokur. Questo potrebbe significare che le conoscenze e i rituali magici, quasi sempre nell'ambito femminile, erano abbastanza noti e condivisi a una larga parte di persone. Poi viene descritto il rituale:
« "Le donne formarono un cerchio e Thorbjǫrg salì sull'impalcatura e il saggio preparati per i suoi incantesimi. Poi Guðrið [costretta a partecipare comunque al rito] cantò il Varðloka in modo così bello ed eccellente che sembrava che nessuno prima di allora avesse sentito una voce così bella come adesso. La spákona la [Guðrið] ringraziò per il canto." »
(Saga di Erik il Rosso)
Alla fine del seiðr Thorbjörg disse:
« E io adesso posso dire questo, che la carestia non durerà a lungo e la stagione sta migliorando, con la primavera che avanza. L'epidemia di febbre che ci ha oppressi sparirà più presto di quando avremmo potuto sperare. »

Pietra runica di Skjern

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Questa pietra runica si trova nel villaggio di Skjern in Danimarca e risale all'epoca vichinga. È identificata come Danish Runic Inscription 81 o DR 81. Contiene una maledizione contro chi pratica il seiðr.
Il testo dice che la pietra è stata dedicata da una donna di nome Sasgerðr in memoria di Óðinkárr Ásbjǫrnson. Il nome Óðinkárr (uþinkaur) è un nome teoforico che si ricollega a Odino e forse a un culto iniziatico in cui si lasciavano crescere i capelli. Per questo motivo, è possibile che il signore (drott) menzionato sia proprio Odino, anche se è probabile si riferisca a un re o un uomo di rango (jarl o hersir).

Traslitterazione delle rune in caratteri latini

(NON)
« A: Sasgærþr resþi sten, Finnulfs dóttir at Oþinkor Asbiarna sun, þan dyra ok hin drottinfasta. B: Siþi sa mannr æs þøsi kumbl of briuti »
(IT)
« A: Sasgerðr, figlia di Finnulfr, ha eretto questa pietra in memoria di Óðinkárr figlio di Ásbjǫrn, stimato e leale al suo signore
B: Chi distruggerà questo monumento (sia) uno stregone/siþi [cioè sia maledetto] »

venerdì 11 febbraio 2022

Strumenti rituali nella wicca

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Gli strumenti rituali nella wicca sono una serie di strumenti od oggetti rituali utilizzati nel culto della religione neopagana della wicca.

Caratteristiche

Ognuno di questi oggetti, spesso ripresi da più antiche correnti magiche, religiose o filosofiche, ha diversi usi ed associazioni simboliche, anche se spesso un tratto che li accomuna è quello di attirare o dirigere le energie. Essi sono usati sia sull'altare che all'interno del cerchio. Nella tradizione gardneriana della wicca gli oggetti solitamente vengono distinti in due gruppi: gli oggetti personali e gli oggetti della coven, cioè tra quegli oggetti che appartengono a ciascun membro della coven e quelli che invece appartengono a tutti e che vengono adoperati in maniera collettiva.
L'uso di questi oggetti è stato in parte fatto risalire alla tradizione massonica ed in parte all'ordine Ermetico della Golden Dawn, che a loro volta hanno tratto spunto dai grimori di origine medioevale e rinascimentale e in particolare la Chiave di Salomone, che contiene numerose illustrazioni di questi tipi di oggetti ed istruzioni sul come prepararli.

I quattro strumenti principali

Athame

L'athame viene associato all'elemento classico del fuoco (in alcune tradizioni però all'aria), al sud ed al maschile; è un pugnale dal manico nero o comunque scuro, non deve essere tagliente; è un oggetto molto personale, da custodire gelosamente. Non deve essere mai adoperato per usi pratici o comuni (per questi usi infatti esiste il boline). Veniva considerato da Gerald Gardner l'oggetto primario della wicca. Viene usato soprattutto per la tracciatura del cerchio, la chiamata ed il congedo dei guardiani ed il Grande Rito.

Bacchetta

La bacchetta viene associata all'aria (in alcune tradizioni però al fuoco), all'est ed è anch'essa simbolicamente maschile. Solitamente realizzata in legno, può essere però fatta di altri materiali, come metalli, avorio, cristalli o pietre incise ed intagliate. Può avere molti usi simili a quelli dell'athame, ma come specificato dallo stesso Gardner questo strumento viene usato soprattutto per tutti quei tipi di energia che mal sopportano l'acciaio forgiato dell'athame.

Coppa

La Coppa viene associata all'ovest, all'elemento dell'Acqua ed al femminile. Essa più che un oggetto rappresenta soprattutto il ventre generatore della Dea. Assieme all'Athame viene utilizzata per il Grande Rito e poi per la libagione.

Pentacolo

Il Pentacolo è un disco di consacrazione, realizzato in vari materiali (più comuni sono la terracotta, il legno, l'argento) con sopra rappresentati dei simboli, il più usato dei quali è il pentagramma iscritto nel cerchio, anche se altri simboli come il triquetra, sono spesso utilizzati. È uno strumento femminile, legato alla Terra ed al nord, che purifica, energizza e benedice tutto ciò che vi viene appoggiato sopra.


Altri oggetti utilizzati

Spada

È un tipico oggetto di Coven, usato in special modo per erigere il Cerchio.

Scopa

È la classica scopa di saggina o betulla, usata per spazzare simbolicamente il luogo in cui si dovrà celebrare il rito, per allontanare le energie negative. Come la spada è un altro dei tipici strumenti di coven e assieme ad essa viene usata anche per tenere aperto un varco nel cerchio quando se ne ha la necessità. Viene inoltre tradizionalmente usata anche nelle cerimonie di nozze wiccan (handfasting). Simbolicamente introietta in se' il maschile (il manico) ed il femminile (il fascio di rametti che avvolge una delle estremità).

Incensiere

È lo strumento che serve per spargere i fumi dell'incenso ed introietta dentro di sé gli elementi Aria e Fuoco. A seconda della forma o dimensione, in alcuni casi viene anche detto turibolo o braciere.

Bolline

Il bolline o boline è un coltellino dal manico solitamente bianco, che viene usato per incidere ad esempio delle candele, o per sminuzzare le erbe o per altri usi pratici da eseguire dentro al cerchio.

Corde

In quasi tutte le tradizioni della wicca le corde, di vari colori, vengono usate soprattutto per essere legate attorno alla vita e simboleggiano i vari gradi di iniziazione, ad esempio è stato rivelato che in alcune coven australiane la corda verde denota un novizio, quella bianca un iniziato di primo grado e quelle di altri colori, gradi più elevati. Per tradizione hanno delle lunghezze specifiche e possono essere anche usate per misurare la tracciatura del cerchio e per realizzare magie dei nodi. Le corde sono inoltre usate nei rituali di iniziazione per legare il candidato. Infine sistemi vari di legature con le corde sono conosciuti per far raggiungere stati di trance attraverso la costrizione del flusso sanguigno e del respiro.

Frusta

La frusta viene usata per flagellare i membri della coven, in special modo durante i riti di iniziazione. Fred Lamond spiega inoltre che viene usata dalla Gran Sacerdotessa per punire più o meno simbolicamente i membri della coven che commettono manchevolezze, inoltre che l'uso ritmico e ripetuto della frusta comporta anche una delle tecniche per far raggiungere uno stato di trance.

Calderone

Un calderone nella cultura occidentale viene solitamente associato alle streghe ed alla stregoneria. Nella wicca spesso esso rappresenta in grande ciò che è il calice, ovvero il ventre della Dea, dentro al quale tutto si trasforma e rinasce. Ve ne sono di diverse misure, e può avere molti e svariati usi più o meno pratici: per contenere un fuoco, per mischiarvi vari ingredienti, per farvi bollire dentro qualcosa; inoltre riempito d'acqua pura energizzata dalla luna, può essere usato anche per mettere in pratica delle tecniche mantiche di divinazione.

Altri strumenti e oggetti

Bastoni (anche con una estremità biforcuta, detto stang), lancia, candele, lumi, corone, copricapi, veli, mantelli, giarrettiere, collane e gioielli tipici o simbolici, sono molti degli altri strumenti od oggetti più o meno caratteristici, usati nel corso dei rituali wiccan. Ad esempio per tradizione le sacerdotesse di primo grado indossano una collana di grani d'ambra, quelle di secondo grado una collana formata da grani di giaietto, mentre quelle di terzo grado una collana che alterna grani d'ambra, con grani di giaietto.

giovedì 10 febbraio 2022

Singolarità tecnologica

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Nella futurologia, una singolarità tecnologica è un punto, congetturato nello sviluppo di una civiltà, in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. La singolarità può, più specificamente, riferirsi all'avvento di una intelligenza superiore a quella umana (anche artificiale), e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero da un tale evento, salvo che non intervenga un importante aumento artificiale delle facoltà intellettive di ciascun individuo. Se una singolarità possa mai avvenire, è materia di discussione.

Panoramica sulla singolarità
Concetto iniziale
Sebbene si creda comunemente che il concetto di singolarità sia nato negli ultimi 20 anni del XX secolo, esso nasce realmente negli anni cinquanta del Novecento:
«Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che dà l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare.»
(Stanislaw Ulam, maggio 1958, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann)
Questa citazione è stata spesso estrapolata fuori dal suo contesto e attribuita allo stesso von Neumann, forse a causa della grande fama ed influenza di questi.
Nel 1965, lo statistico I. J. Good descrisse un concetto anche più simile al significato contemporaneo di singolarità, nel quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana:
«Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare.»
Ancora prima, nel 1954 lo scrittore di fantascienza Fredric Brown, nel brevissimo racconto La risposta, anticipava il concetto di singolarità tecnologica immaginando la costruzione di un "supercomputer galattico" al quale viene chiesto come prima domanda, dopo l'accensione, se esiste Dio; il supercomputer rispondeva "Ora sì".

La singolarità vingeana
Il concetto di singolarità tecnologica come è conosciuto oggi viene accreditato al matematico e romanziere Vernor Vinge. Vinge cominciò a parlare della singolarità negli anni ottanta, e raccolse i suoi pensieri nel primo articolo sull'argomento nel 1993, con il saggio Technological Singularity.
Da allora questo è divenuto il soggetto di molte storie e scritti futuristici e di fantascienza.
Il saggio di Vinge contiene l'affermazione, spesso citata, secondo cui "entro trenta anni, avremo i mezzi tecnologici per creare una intelligenza sovrumana. Poco dopo, l'era degli esseri umani finirà."
La singolarità di Vinge è comunemente ed erroneamente interpretata come l'affermazione che il progresso tecnologico crescerà all'infinito, come avviene in una singolarità matematica. In realtà, il termine è stato scelto, come una metafora, prendendolo dalla fisica e non dalla matematica: mentre ci si avvicina alla singolarità, i modelli di previsione del futuro diventano meno affidabili, esattamente come i modelli della fisica diventano inefficaci in prossimità, ad esempio, di una singolarità gravitazionale.
La singolarità è spesso vista come la fine della civilizzazione umana e la nascita di una nuova civiltà. Nel suo saggio, Vinge si chiede perché l'era umana dovrebbe finire, e argomenta che gli umani saranno trasformati durante la singolarità in una forma di intelligenza superiore. Dopo la creazione di un'intelligenza sovrumana, secondo Vinge, la gente sarà, al suo confronto, una forma di vita inferiore.
Non è molto chiaro cosa debba intendersi, secondo Vinge, per nuove forme di civiltà. Vinge scrisse un racconto su delle macchine più intelligenti dell'uomo e su come esse concepiscono il mondo. Il suo editore gli disse che nessuno può essere in grado di scrivere un racconto simile, perché capire come un osservatore più intelligente dell'uomo vede il mondo è impossibile per l'uomo stesso. Nel momento in cui gli esseri umani costruiranno una macchina che sarà in grado di diventare più intelligente, inizierà una nuova era, che sarà vissuta da un punto di vista diverso: un'era che non sarà possibile qualificare a priori come bene o male, ma sarà semplicemente diversa.

La legge di Kurzweil dei ritorni acceleranti
L'analisi storica del progresso tecnologico dimostra che l'evoluzione della tecnologia segue un processo esponenziale e non lineare come invece si sarebbe portati a pensare. Nel suo saggio, The Law of Accelerating Returns, Ray Kurzweil propone una generalizzazione della Legge di Moore che forma la base delle convinzioni di molta gente al riguardo della singolarità. La legge di Moore descrive un andamento esponenziale della crescita della complessità dei circuiti integrati a semiconduttore, che tipicamente possiede un asintoto (un "punto di massimo"): tuttavia, l'incremento esponenziale delle prestazioni sembra aver subito un drastico rallentamento dopo il 2000.
Kurzweil estende questo andamento includendo tecnologie molto precedenti ai circuiti integrati ed estendendolo al futuro. Egli crede che la crescita esponenziale della legge di Moore continuerà oltre l'utilizzo dei circuiti integrati, con l'utilizzo di tecnologie che guideranno alla singolarità.
La legge descritta da Ray Kurzweil ha in molti modi alterato la percezione della legge di Moore da parte del pubblico. È un credo comune (ma errato) che la legge di Moore faccia previsioni che riguardino tutte le forme di tecnologia, quando in realtà essa riguarda solo i circuiti a semiconduttore. Molti futurologi usano ancora l'espressione "legge di Moore" per descrivere idee come quelle presentate da Kurzweil. Realizzare previsioni a lungo termine, almeno in parte corrette, su dove riuscirà ad arrivare la tecnologia, è praticamente impossibile. Ancora troppo spesso si pensa al progresso tecnologico come qualcosa che procede in maniera lineare, secondo quella che è la linea di progresso intuitiva.
Si può ipotizzare che la tecnologia sia legata ad un prodotto, con un andamento evolutivo, un ciclo di vita, una vita utile: nasce, cresce, muore. Ogni tecnologia ha una sua curva di diffusione e di costi-benefici per un certo tempo (vita utile della tecnologia), dopodiché viene abbandonata e sostituita da una nuova. Si otterrà quindi un grafico costo-tempo e di prestazione-tempo per ogni tecnologia. Essendo definita in un intervallo di tempo chiuso e limitato (la vita utile), la curva possiede un massimo o minimo assoluto (teorema di Weierstrass).
Con l'adozione di una nuova tecnologia (il cosiddetto "cambiamento radicale", confrontabile con la nozione di cambio di paradigma), il conto riparte da un "nuovo zero", con una nuova curva esponenziale di riduzione dei costi e di miglioramento delle prestazioni, nel tempo: lo zero si colloca però non nell'origine degli assi, ma al valore di costo o di prestazione che era già stato raggiunto con la tecnologia precedente. Se una tecnologia segue una curva a campana (o una curva a U), quando ha raggiunto il proprio estremo "teorico" (minimo costo produttivo, massima prestazione) che può fornire, viene abbandonata prima della fase di declino (se esistono alternative migliori).
L'adozione di una nuova tecnologia determina un punto di discontinuità (uno scalino), da cui parte una nuova curva esponenziale. Sommando verticalmente i grafici di ogni tecnologia, per costruire un grafico unico di costo-tempo e prestazione-tempo, si ottengono n curve esponenziali una dopo l'altra e "a salire": dove finisce una e inizia la successiva, c'è uno scalino.
Per esprimere il concetto in termini matematici, potremmo pensare di rappresentare tale velocità con una curva esponenziale. Ciò tuttavia non sarebbe ancora esatto; un andamento esponenziale, è infatti corretto, ma solo per brevi intervalli di tempo: se prendiamo in considerazione, per esempio, un periodo di 100 anni, una curva esponenziale, non risulterà corretta. Tipicamente i giornalisti stilano le loro previsioni, quando considerano il futuro, estrapolando la velocità d'evoluzione attuale per determinare ciò che ci si può aspettare nei prossimi dieci o cento anni. Questo è ciò che Ray Kurzweil chiama intuitive linear view.
Quello che Kurzweil chiama the law of accelerating returns si può schematizzare nei seguenti punti:

lo sviluppo applica le risposte positive, in quanto metodo migliore derivato da una fase di progresso. Queste risposte positive costituiscono la base per il successivo sviluppo;
di conseguenza il tasso di progresso di un processo evolutivo aumenta esponenzialmente col tempo. Col tempo l'ordine di grandezza delle informazioni che vengono incluse nel processo di sviluppo aumenta;
di conseguenza il guadagno in termini di tecnologia si incrementa esponenzialmente;
in un altro ciclo di risposte positive, di un particolare processo evolutivo, queste vengono utilizzate come trampolino di lancio per un ulteriore progresso. Ciò provoca un secondo livello di sviluppo esponenziale e il processo di sviluppo esponenziale cresce esso stesso in maniera esponenziale;
lo sviluppo biologico è anch'esso uno di tali sviluppi;
lo sviluppo tecnologico fa parte di tale processo evolutivo. Effettivamente, la prima tecnologia che ha generato la specie ha costituito la base per lo sviluppo della tecnologia successiva: lo sviluppo tecnologico è una conseguenza ed una continuazione dello sviluppo biologico;
un determinato paradigma (=metodo) (come per esempio l'aumento del numero di transistor sui circuiti integrati per rendere più potenti i calcolatori) garantisce crescita esponenziale fino a che non esaurisce il suo potenziale; dopo accade un cambiamento che permette allo sviluppo esponenziale di continuare.

Sei epoche di Kurzweil
Se si applicano questi principi all'evoluzione della Terra, è possibile notare come siano aderenti al processo di sviluppo che è avvenuto:

I epoca: fisica e chimica, informazioni nelle strutture atomiche. È possibile paragonarla alla creazione della cellula, combinazioni di amminoacidi in proteine e acidi nucleici (RNA, successivamente DNA) ossia l'introduzione del paradigma della biologia.
II epoca: biologia, informazioni nel DNA. Conseguentemente il DNA ha fornito un metodo "digitale" per registrare i risultati degli esperimenti evolutivi.
III epoca: cervelli, informazioni in configurazioni neurali. L'evoluzione della specie ha unito il pensiero razionale.
IV epoca: tecnologia, informazione nei progetti hardware e software. Questo ha spostato in maniera decisiva il paradigma dalla biologia alla tecnologia.
V epoca: fusione tra la tecnologia e l'intelligenza umana, la tecnologia padroneggia i metodi della biologia (inclusi quelli dell'intelligenza umana). Ciò che sta per avvenire sarà il passaggio dall'intelligenza biologica a una combinazione di intelligenza biologica e non biologica.
VI epoca: l'universo si sveglia, l'intelligenza umana enormemente espansa (per lo più non biologica) si diffonde in tutto l'universo.
Esaminando i tempi di questi passaggi, si può notare come il processo acceleri continuamente. L'evoluzione delle forme di vita, per esempio, ha richiesto parecchi milioni di anni per il primo passo (es. la cellule primitive), ma dopo ha accelerato sempre di più. Ora la "tecnologia biologica" è diventata troppo lenta rispetto alla tecnologia creata dall'uomo, che usa i suoi stessi risultati per andare avanti in maniera nettamente più veloce di quanto non possa fare la natura.

Curve di crescita asintotiche
Alcuni[chi?] presumono che una sempre più rapida crescita tecnologica arriverà con lo sviluppo di una intelligenza superumana, sia potenziando direttamente le menti umane (forse con la cibernetica), o costruendo intelligenze artificiali. Queste intelligenze superumane sarebbero presumibilmente capaci di inventare modi di potenziare se stesse anche più velocemente, producendo un effetto feedback che sorpasserebbe le intelligenze preesistenti.
Semplicemente avere una intelligenza artificiale allo stesso livello di quella umana, presumono altri[chi?], potrebbe produrre lo stesso effetto, se la legge di Kurzweil continua indefinitamente. All'inizio, si suppone, una simile intelligenza dovrebbe essere pari a quella umana. Diciotto mesi dopo sarebbe due volte più veloce. Tre anni dopo, sarebbe quattro volte più veloce, e così via. Ma dato che le Intelligenze Artificiali accelerate stanno, in quel momento, progettando i computer, ogni passo successivo impiegherebbe circa diciotto mesi soggettivi e proporzionalmente meno tempo reale ad ogni passo. Se la legge di Kurzweil continua ad applicarsi senza modifiche, ogni passo richiederebbe metà del tempo. In tre anni (36 mesi = 18 + 9 + 4,5 + 2,25 + ...) la velocità del computer, teoricamente, raggiungerebbe l'infinito. Questo esempio è illustrativo, e comunque, molti futurologi concordano che non si può presumere che la legge di Kurzweil sia valida anche durante la singolarità, o che essa possa rimanere vera letteralmente per sempre, come sarebbe richiesto per produrre, in questo modo, una intelligenza realmente infinita.
Una possibile conferma all'inattuabilità di una tale singolarità tecnologica, riguardante i limiti dello sviluppo di un'intelligenza sostenibile, provenne qualche tempo fa da un noto cosmologo inglese, Martin Rees, il quale sostenne che l'attuale dimensione organica del cervello umano, sia in realtà già il limite superiore massimo della capacità animale di sviluppare concetti intelligenti, oltre il quale le informazioni tra le sinapsi impiegherebbero troppo tempo per costituire ragionamenti costruttivi ed evolutivi esaurienti, e sarebbero limitate all'accumulo di concetti intesi come memoria a lungo termine. Per intendersi, un cervello che fosse il doppio di quello di un essere umano, immagazzinerebbe il doppio di dati possibili ma al doppio del tempo e alla metà della velocità di apprendimento, (e così via in maniera esponenziale), rendendo, di fatto, negativi i progressi. Se tale teorema venisse applicato anche ai sistemi informatici evoluti quindi, avremo anche qui un limite fisico superiore, oltre il quale la distanza fisica tra i processori e le conseguenti ipotetiche velocità di elaborazione dati originali, sarebbero soggette a limiti che seppur elevati, culminerebbero al più in una super-memoria di massa più che in un super-computer dotato di intelligenza infinita.

Implicazioni sociali della singolarità tecnologica
Secondo molti ricercatori[chi?], lo sviluppo tecnologico che conduce alla singolarità avrà importanti ricadute su molti aspetti della nostra vita quotidiana, sia a livello individuale, sia sociale. A livello politico, l'avanzamento della tecnologia permette la creazione di forme di aggregazione alternative allo Stato moderno: anche senza considerare la colonizzazione di altri pianeti (prospettiva comunque analizzata da molti transumanisti, tra cui Ray Kurzweil), esistono già progetti concreti per la creazione di comunità autonome di stampo libertario in acque non territoriali – come la Seasteading Foundation di Patri Friedman (nipote del premio Nobel Milton Friedman).
Altri studiosi – tra cui il fondatore dell'Artificial General Intelligence Research Institute Ben Goertzel e il cofondatore degli iLabs Gabriele Rossi – contemplano esplicitamente la possibilità di una “società nella società”, che viva dunque “virtualmente” nei rapporti tra gli aderenti e non sia confinata in un preciso spazio fisico (una estremizzazione di quello che già oggi avviene, in modo primitivo, con Second Life e i social network).
L'avvicinamento alla singolarità cambierà infine economia e giustizia. La disponibilità di Intelligenze Artificiali rivoluzionerà il mercato del lavoro, introducendo, oltre alle spesso citate problematiche etiche, nuove sfide produttive; l'allungamento radicale della vita richiederà cambiamenti in tutti i settori coinvolti, dalla sanità alle assicurazioni. Infine - realizzando un sogno che ebbe già Norbert Wiener, padre della cibernetica - la crescita esponenziale nella conoscenza della realtà e il miglioramento dei sistemi esperti permetterà una graduale sostituzione della giustizia umana con una più efficiente e oggettiva giustizia automatica.

Critiche
Ci sono due tipi principali di critiche alla previsione della singolarità: quelle che mettono in dubbio che la singolarità sia probabile o anche possibile e quelli che si domandano se sia desiderabile o non piuttosto da ritenere pericolosa e da avversare per quanto possibile.

La possibilità e la probabilità della singolarità
Alcuni[chi?] credono che una singolarità tecnologica non abbia molte possibilità di realizzarsi. I detrattori si riferiscono ironicamente ad essa come "l'assunzione in cielo per nerds".

La maggior parte delle speculazioni sulla singolarità presumono la possibilità di una intelligenza artificiale superiore a quella umana. È controverso se creare una simile intelligenza artificiale sia possibile. Molti credono che i progressi pratici nell'intelligenza artificiale non abbiano ancora dimostrato questo in modo empirico.
Alcuni[chi?] discutono sul fatto che la velocità del progresso tecnologico stia aumentando. La crescita esponenziale del progresso tecnologico potrebbe diventare lineare o flettersi o potrebbe cominciare ad appiattirsi in una curva che permette una crescita limitata.
Lo scrittore Roberto Vacca si sofferma, in particolare, sull'affermazione di Kurzweil sui progressi "esponenziali" di "ogni aspetto dell'informazione", controbattendo che nessun progresso segue una legge esponenziale.

La desiderabilità e la sicurezza della singolarità
Ci sono state spesso delle speculazioni, nella fantascienza e in altri generi, che una AI avanzata probabilmente potrebbe avere degli obiettivi che non coincidono con quelli dell'umanità e che potrebbero minacciarne l'esistenza. È concepibile, se non probabile, che una IA (Intelligenza Artificiale) superintelligente, semplicemente eliminerebbe l'intellettualmente inferiore razza umana, e gli umani sarebbero incapaci di fermarla. Questo è uno dei maggiori problemi che preoccupano sia i sostenitori della singolarità che i suoi critici, ed era il soggetto di un articolo di Bill Joy apparso su Wired Magazine, intitolato Perché il futuro non ha bisogno di noi.
Alcuni critici[chi?] affermano che le tecnologie avanzate sono semplicemente troppo pericolose per noi per permettere che si causi una singolarità, e propongono che si lavori per impedirla. Forse il più famoso sostenitore di questo punto di vista è Theodore Kaczynski, l'Unabomber, che scrisse nel suo "manifesto" che l'IA potrebbe dare il potere alle classi elevate della società di "semplicemente decidere di sterminare la massa dell'umanità". In alternativa, se l'IA non venisse creata, Kaczynski sostiene che gli umani "saranno ridotti al livello di animali domestici" dopo che ci sarà stato un sufficiente progresso tecnologico. Parte degli scritti di Kaczynski sono stati inclusi sia nell'articolo di Bill Joy che in un recente libro di Ray Kurzweil. Deve essere notato che Kaczynski non solo si oppone alla singolarità, ma è un luddista e molte persone si oppongono alla singolarità senza opporsi alla tecnologia moderna come fanno i luddisti.
Naturalmente, gli scenari come quelli descritti da Kaczynski sono considerati come indesiderabili anche dai sostenitori della singolarità. Molti sostenitori della singolarità, comunque, non ritengono che questi siano così probabili e sono più ottimisti sul futuro della tecnologia. Altri credono che, senza riguardo ai pericoli che la singolarità pone, essa è semplicemente inevitabile—noi dobbiamo progredire tecnologicamente perché non abbiamo un'altra strada da seguire.
I sostenitori dell'Intelligenza artificiale amichevole, e in particolar modo il SIAI, riconoscono che la singolarità è, potenzialmente, molto pericolosa e lavorano per renderla più sicura creando seed AI che agiranno benevolmente verso gli umani ed elimineranno i rischi esistenziali. Questa idea è così connaturata alle Tre Leggi della Robotica di Asimov, che impediscono alla logica di un robot con intelligenza artificiale di agire in modo malevolo verso gli umani. Comunque, in uno dei racconti di Asimov, a dispetto di queste leggi, i robot finiscono per causare danno ad un singolo essere umano come risultato della formulazione della legge Zero. La struttura teoretica della Intelligenza Artificiale Amichevole viene attualmente progettata dal Singolaritiano Eliezer Yudkowsky.
Un altro punto di vista, sebbene meno comune, è che l'Intelligenza Artificiale alla fine dominerà o distruggerà la razza umana, e che questo scenario è desiderabile. Il Dr. Prof. Hugo de Garis è il più conosciuto sostenitore di questa opinione.
L'opinione dei tecno-individualisti è che ogni individuo debba poter aumentare artificialmente ogni facoltà possibile (intellettiva e non), per poter affrontare sia le singolarità sia le élite del Potere. Secondo loro gli investimenti e le ricerche e sviluppo in tecnologia dovrebbero potenziare gli individui, non le Autorità, e la casta dirigente non è consapevole delle prospettive. Fondamentale, per loro, è la forza della completa libertà di comunicazione tra gli individui (inter-individualismo, transumanesimo, Teoria dello Sciame - swarming intelligence).

Organizzazioni
Il Singularity Institute for Artificial Intelligence (SIAI), un istituto di ricerca ed educazione nonprofit, fu creato per lavorare sul potenziamento cognitivo sicuro (i.e. una singolarità benefica). Essi enfatizzano l'Intelligenza Artificiale Amichevole, in quanto essi credono che una intelligenza artificiale generalista e più verosimile possa incrementare la capacità cognitiva sostanzialmente prima che l'intelligenza umana possa essere incrementata significativamente dalle neurotecnologie o dalla terapia genetica somatica.

La singolarità nella fantasia e nella cultura moderna
Si può trovare traccia dell'idea di un momento in cui una nuova specie di macchine sostituirà l'uomo già negli scritti di Samuel Butler
«Cosa succederebbe se la tecnologia continuasse ad evolversi così tanto più rapidamente dei regni animale e vegetale? Ci sostituirebbe nella supremazia del pianeta? Così come il regno vegetale si è lentamente sviluppato dal minerale, e a sua volta il regno animale è succeduto a quello vegetale, allo stesso modo in questi ultimi tempi un regno completamente nuovo è sorto, del quale abbiamo visto, fino ad ora, solo ciò che un giorno sarà considerato il prototipo antidiluviano di una nuova razza... Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati ed ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e di autonomia d'azione che costituirà per loro ciò che l'intelletto è stato per il genere umano.»
(Samuel Butler, 1855)

come anche il concetto di uomini asserviti alle macchine

«Le macchine servono l'uomo soltanto a patto di essere servite, e pongono loro stesse le condizioni di questo mutuo accordo [...]. Quanti uomini vivono oggi in stato di schiavitù rispetto alle macchine? Quanti trascorrono l'intera vita, dalla culla alla morte, a curare notte e giorno le macchine? Pensate al numero sempre crescente di uomini che esse hanno reso schiavi, o che si dedicano anima e corpo al progresso del regno meccanico: non è evidente che le macchine stanno prendendo il sopravvento su di noi? [...] Non ci sono forse più uomini impegnati a curare le macchine che a curare i propri simili?»
(Samuel Butler, 1871, Erewhon)

Si possono trovare concetti simili a quelli relativi allo sviluppo post-singolarità nella descrizione del Punto Omega come formulato da Pierre Teilhard de Chardin.
In aggiunta alle storie originali di Vernor Vinge che è stato il pioniere delle prime idee sulla singolarità, parecchi altri autori di fantascienza hanno scritto storie che hanno la singolarità come tema centrale. Autori degni di nota sono Charles Stross, Greg Egan e Rudy Rucker.
Il gioco per computer Sid Meier's Alpha Centauri presenta anch'esso qualche cosa simile ad una singolarità, chiamata "Ascent to Transcendence", come tema principale al suo interno.
Il concetto di singolarità viene anche usato da Isaac Asimov nel suo racconto L'ultima domanda.
Riferimenti al concetto di singolarità possono essere rintracciati anche nel film Transcendence, del 2014 con Johnny Depp e in Humandroid, del 2015.


 
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