Con il termine magia si indica
una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e di
dominare i fenomeni fisici e l'essere umano con la volontà; a tale
fine la "magia" può servirsi di gesti, atti e formule
verbali, o di rituali appropriati.
L'etimologia del vocabolo "magia"
(in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati
nell'antica Grecia i "magi" (Μάγοι), antichi sacerdoti
Zoroastriani della Persia.
Storia
Nella maggior parte delle culture
antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite
credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente
simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in
relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e
della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore
trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi
finalità magiche (ad esempio l'ottenere successo nella caccia).
Nell'antichità si credeva anche che la magia si potesse relazionare
alla varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia
bianca.
Antico Egitto
La società dell'Antico Egitto è
fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a
Uerethekau e Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui
derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati
trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che
contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire
aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la
credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo
della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette,
utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosiddetto libro
dei morti degli antichi egizi (che in origine era
definito: "incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la
piena Luce del Giorno"), scritto su papiri, muri tombali e
sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la
«...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni
dell'Al di là». Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro il
mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia,
così come il volto di una persona è considerato espressione
dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite quello fisico. La
natura non è inanimata e non sottostà a "leggi", bensì
l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che,
in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche
vissute direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni
fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano
spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione
degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad
esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche
degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita.
Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo
per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della
negromanzia.
Antico Medio Oriente
In Mesopotamia, nelle culture sumera,
accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi,
si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale.
Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:
- l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti;
- l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali;
- il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
- l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;
- l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo.
Comunque il più grande apporto
culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione
degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del
tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.
Mondo greco-romano antico
In Grecia fu Erodoto a coniare il
termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù
della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo mageia
cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine
nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali
ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale
ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con
elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la
speculazione magica dei secoli successivi.
Nella tarda antichità troviamo
numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui
provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico
Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono anche
trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per
opera del filosofo neoplatonico Giamblico.
Nella letteratura latina si trovano
numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività
occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali
parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi,
divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni
degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono
nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel
panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a
Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di
Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina
pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene
narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in
asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione
della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato
sotto la falsa accusa di aver costretto con la magia una ricca vedova
a sposarlo per impadronirsi della dote, mentre in realtà l'aveva
fatto per fare un favore al figlio di lei, amico suo, che morì,
spingendo i parenti a credere che il suo fosse un elaborato piano per
rubargli l'eredità. Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa
presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro
consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo.
Del resto, nel diritto romano le leggi
antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici
per conseguire scopi criminali.
Medioevo
Nonostante la polemica antimagica di
alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso
d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte,
il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa
rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di
divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo
della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle
potenze superiori.
La produzione letteraria di carattere
magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche
alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come
il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di
Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti)
ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla
speculazione magica dell'età rinascimentale.
Tuttavia alcuni autori, come Isidoro da
Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia
all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII
secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che s'iniziò a
porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta
fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII
secolo, tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora
famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà
notevole ancora nel XVI secolo.
Dal XV al XVIII secolo
« Troverete persino
gente che scrive del XVI secolo come se la Magia fosse una
sopravvivenza medioevale, e la scienza la novità venuta a
spazzarla via. Coloro che hanno studiato l'epoca sono più
informati. Si praticava pochissima magia nel Medioevo: XVI e XVII
secolo rappresentano l'apice della magia. La seria pratica magica
e la seria pratica scientifica sono gemelle. »
|
(C.S. Lewis, L'abolizione dell'uomo, in «L'Umana avventura», n. 6, Jaca Book, aprile 1979, pag. 44, trad. di F. Marano) |
Il periodo che va dal XV agl'inizi del
XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale
parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli
interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può
essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più
importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici
opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli
"Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste
opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad
Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di
testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi
neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine
magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento
sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed
ermetiche si incardinò la riflessione speculativa
magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla
Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico
della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più
interessante per la magia rinascimentale è il De occulta
philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera
il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la
magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi:
naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la
magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica. Queste
argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magia naturalis sive
de miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista
Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della
filosofia naturale, e nel Del senso delle cose e della magia
di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto
magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui
iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza
sperimentale, tipica del XVI secolo.
Proprio mentre la tradizione magica è
al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie
della polemica contro la cultura magico-alchimistica, che
caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il precursore della
condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico
è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la
magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio
e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del
meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo,
con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta
nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di
limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere.
XIX secolo
La seconda metà del XIX secolo è
caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti
dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio
incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago
Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione
letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del
secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere
di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la magia
aveva un ruolo significativo, come l'Ordre Kabbalistique de la
Rose+Croix fondato in Francia da Stanislas De Guaita, l'Hermetic
Order of the Golden Dawn, fondato in Inghilterra da Samuel
Liddell MacGregor Mathers, l'Ordo Templi Orientis, fondato in
Germania da Franz Hartmann. Anche nella Società Teosofica, fondata
negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, esistono
alcuni elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza
e dei rapporti con i mondi ultraterreni.
Età contemporanea
Il panorama della magia dei nostri
giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica,
soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la
maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e
occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune
teorie che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche,
ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche
antiche. Su queste e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame
Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel Liddell MacGregor Mathers ad
Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion
Fortune, a Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie
di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle
nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria
Tradizionale e del Neopaganesimo. In Italia uno degli ultimi celebri
rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu
Giuliano Kremmerz.
Caratteristiche
Con il termine magia molto spesso si
tende a indicare tutto ciò che non è scientificamente spiegabile.
Dalla maggior parte delle persone però la magia viene vista come una
cosa distinta e separata dalla scienza quindi tende ad attribuirvi
tutti i fenomeni di cui non riesce a capacitarsi.
Una distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell'operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco, che, a seconda di come viene usato, può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita ne buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.
Una distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell'operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco, che, a seconda di come viene usato, può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita ne buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.
La scienza magica agisce in genere
attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza
o suoni, e strumenti vari. Solitamente viene però sottolineato che
lo strumento primario della magia è la mente dell'operatore e tutto
il resto gli serve per focalizzare meglio il suo intento.
Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione
tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica
rituale, ricorre all'intervento di un'entità soprannaturale, a
seconda dell'entità in questione si entra nei campi della
negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di
evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità,
spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.
Tecniche
Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in cinque categorie:- La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l'uso di amuleti e talismani).
- La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali.
- La terza forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o altre formule magiche.
- La quarta categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore (come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità).
- La quinta categoria è quella di similitudine: il simile produce il simile, un esempio può essere quello rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano catturare.
Interpretazioni
La magia, in quanto fenomeno
ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è
stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime
fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la psicologia. Le
tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano
la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione
sociali e la natura del suo pensiero.
Evoluzionismo
Nel 1871 Edward Tylor nella Cultura dei
primitivi arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza
sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti
causa-effetto da quelli propriamente temporali. Vicino alla posizione
tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel Ramo d'oro, pur
considerando la magia un primo stadio nello sviluppo della civiltà,
ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia. Egli
distinse i processi magici in simpatetici/imitativi, basati sulla
credenza che il simile agisca sul simile (es. travestirsi da animale
per augurarne la caccia) e contigui/contagiosi, basati sulla credenza
che le cose che sono state in contatto possono continuare a
interagire anche se distanti (es. ciocche di capelli, oggetti
appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio).
Scuola sociologica francese
L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl
considerò le culture cosiddette primitive come guidate
esclusivamente da una visione magico-mistica del mondo, quindi
prescientifica, nella quale ogni cosa si può trasformare in
qualsiasi momento in un'altra. Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e
Marcel Mauss pubblicarono Teoria generale della magia. In
quest'opera i due etnologi francesi assunsero un orientamento più
sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non
tanto alla struttura dei riti magici, quanto al contesto sociale nel
quale essi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i rapporti
della magia con la scienza e la religione, giungendo alla conclusione
che queste posseggono delle analogie con la magia in quanto hanno
terreni comuni di intervento: la natura (scienza e magia) e il sacro
(religione e magia).
Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo.
L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale.
Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In Antropologia strutturale lo studioso dedica un saggio dal titolo Lo stregone e la sua magia all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita.
Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo.
L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale.
Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In Antropologia strutturale lo studioso dedica un saggio dal titolo Lo stregone e la sua magia all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita.
Scuola inglese
All'antropologo inglese Alfred Reginald
Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di mana,
utilizzato per la prima volta dall'etnologo R. Codrington. Questa
forza non individualizzata insita in tutte le cose permea l'atto
magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono
(la società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura).
L'accento posto dal Brown sul valore rituale e sociale della magia,
contrapposto al presupposto legame magia-scienza condizionò la
successiva discussione sull'argomento.
Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta nel 1937 da Edgar E. Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi.
Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta nel 1937 da Edgar E. Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi.
Funzionalismo
Un contributo fondamentale alla
interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede
Bronisław Malinowski. Nel suo Magia, scienza, religione, lo
studioso polacco nega qualsiasi contatto della magia con la pratica
empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della
canoa, durante la costruzione della quale l'artefice non ha bisogno
della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che reggerebbe il
mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come
sussidio rassicurante. L'atto magico sarebbe quindi l'espressione
simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto
causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente. Sulla scia di
Malinowski, gli antropologi successivi hanno sottolineato che il
ricorso alla magia si ha solitamente in presenza di fenomeni
inesplicabili, davanti ai quali le pratiche empiriche sono
considerate impotenti.
La Magia secondo De Martino
Una posizione interessante e diversa
rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo
Ernesto de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse
da mediatore con la concezione dell'aldilà e con la paura delle
persone di perdere la presenza.
Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia
nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte
di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione
sociale, consentisse di incanalare il dolore per riscattarsi dagli
istinti animali.
Psicologia
La natura della magia è stata studiata
anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie
evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van
der Leeuw e soprattutto Sigmund Freud accostarono il pensiero magico
dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la
realtà sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri.
Più recentemente anche Ernesto De Martino ne Il mondo magico
pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche,
quali la spersonalizzazione e lo scatenamento di impulsi
incontrollabili.
Il rapporto con la religione
Secondo alcuni anche la Magia si può
in un certo senso considerare religione. La magia è concettualmente
diversa dalla religione? Nella magia l'uomo cerca di far sì che la
divinità faccia ciò che l'uomo vuole, o è nella religione, che di
solito l'uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?
Probabilmente entrambe si pongono di
fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più
esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia
con setta occulta, viene considerata spesso solo nell'accezione
negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni
(denaro, amore, successo) con una pozione o formula ed essere felici
senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la sfera pratica
dell'agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci
fosse nulla di spirituale, solo formule ripetute a memoria, ma al
contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di
capire, di conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla
curiosità. A seconda dell'uso che se ne fa, viene distinta in magia
bianca, magia rossa o magia nera. L'unione tra magia e religione è
rappresentata dalla medianità, ossia da una forma di esoterismo che
esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l'azione
di un Medium e l'evocazione di entità superiori di sommo
livello, d'intervenire unicamente in magia positiva per recare
beneficio ad un individuo. Chi opera per il flusso regolare della
natura e per districare le situazioni riguardanti le persone attua
magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e
malefici quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli
affari e la riuscita personale) o magia rossa (in caso di legamenti
d'amore e ritorni d'amore, legature e fatture d'amore e rituali
d'amore per risolvere questioni sentimentali). Chi, al contrario,
tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad
altri, in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere
il normale corso degli eventi, attua magia nera.
Monoteismo
Ufficialmente, Ebraismo, Cristianesimo
e Islamismo considerano la magia una cosa proibita (stregoneria) ed
hanno spesso perseguitato i presunti praticanti secondo diversi gradi
di punizione. Altre tendenze nel pensiero monoteiste hanno respinto
tutte le tendenze come l'inganno e l'illusione, ritenendoli niente di
più che espedienti disonesti. Alcuni ritengono che la recente
popolarità del Vangelo della prosperità costituisca un ritorno al
pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Si noti inoltre che il
Cristianesimo gnostico ha una forte corrente mistica, ma evita la
pratica della magia e si concentra maggiormente sulla teurgia, ovvero
l'aspetto più alto e nobile della stessa.
Cristianesimo
La Bibbia si esprime più volte in
termini perentori contro il ricorso a pratiche magiche:
- «Non lascerai vivere colui che pratica la magia» Esodo, 22,17
- «Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini», I Libro di Samuele, 28, 3
- «In quel giorno – dice il Signore – distruggerò […] Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini. Distruggerò […]», Michea, 5, 9 – 14
- «Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento», Atti degli Apostoli, 19, 18-19
La magia era quindi inaccettabile per
la Chiesa cattolica e fin dagli inizi erano ammesse solo pratiche di
devozione, come l'utilizzo di reliquie o acqua benedetta, in
opposizione alla "blasfema" negromanzia (nigromantia), che
coinvolgono l'invocazione dei demoni (goetia).
L'attuale Catechismo della Chiesa
cattolica tratta della divinazione e della magia nella parte terza,
sezione seconda.
Benché sia prevista la possibilità
dell'ispirazione della divina profezia, in esso si rifiutano "tutte
le forme di divinazione". Nella sezione "pratiche di magia
e stregoneria" le pratiche "di dominare i poteri occulti"
al fine di "avere un potere soprannaturale sugli altri"
sono denunciate come "gravemente contrarie alle virtù della
religione".
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