Lucio Apuleio (Madaura, 125 –
170 circa) è stato uno scrittore, sacerdote, filosofo e mago romano
di scuola platonica.
È noto in particolare per la
composizione del romanzo Le metamorfosi (o Asino d'oro).
Il prenome Lucio, come tradotto dai codici, risulta sospetto,
a causa dell'omonimia con il protagonista-narratore di quest'opera.
Biografia
Nascita e formazione
Apuleio nacque intorno al 125 presso
Madaura, un piccolo ma importante centro situato nella provincia
romana della Numidia.
La sua famiglia, di etnia berbera, era
benestante ed influente: il padre fu duumviro, la più alta
magistratura municipale, e lasciò ai suoi due figli una consistente
eredità di quasi due milioni di sesterzi; Apuleio consumerà la sua
parte in viaggi. I primi studi grammaticali e retorici li segue a
Cartagine. Qui Apuleio approfondisce poesia, geometria, musica, e
soprattutto filosofia, i cui studi sono terminati successivamente ad
Atene. S'interessa anche dei riti misterici: a Cartagine dei misteri
di Esculapio, il corrispettivo romano del dio greco della medicina e
della guarigione Asclepio, e ad Atene dei misteri eleusini.
Viaggi
(LA)
« utpote
peregrinationis cupiens impedimentum matrimoni aliquantisper
recusaueram »
|
(IT)
« bramoso com'ero di
viaggiare, respinsi per qualche tempo l'impaccio del matrimonio »
|
(Lucio Apuleio, Apologia o Pro se de magia, LXXIII, 7) |
Apuleio è un grande amante dei viaggi:
brillante conferenziere e curioso d'ogni scienza, filosofia o culto,
è a lungo una specie di clericus vagans del suo tempo. Alcune
tappe del suo pellegrinaggio segnano particolarmente il suo vissuto e
la sua sensibilità. Recatosi a Roma, è iniziato al culto di Osiride
e di Iside e intraprende con successo la carriera dell'avvocato.
Prosegue per l'Egitto, Samo (isola natale di Pitagora), Gerapoli e
l'Oriente. Qui approfondisce la sua cultura filosofica e religiosa.
Il processo per magia
(LA)
« Aggredior enim
iam ad ipsum crimen magiae »
|
(IT)
« Eccomi così
arrivato all'accusa di magia »
|
(Lucio Apuleio, Apologia o Pro se de magia, XXV, 5) |
Sulla via di Alessandria, Apuleio sosta
a Oea (l'odierna Tripoli), dove si imbatte in un vecchio compagno di
studi, Ponziano, che lo trattiene offrendogli ospitalità. La madre
di Ponziano, Emilia Pudentilla è vedova, non bella, ma
particolarmente benestante. Pudentilla vuole sposarsi con Apuleio,
perché fidato amico e, in quanto filosofo, indifferente alla
ricchezza. Apuleio, inizialmente ritroso, cede alle insistenze della
donna e si uniscono in matrimonio. Dì lì a breve, Ponziano muore e
i parenti di Pudentilla, per timore di perdere la ricca eredità,
accusano Apuleio di aver sedotto la vedova con incantesimi e magie
per estorcerle il lascito; vorrebbero accusarlo di aver ucciso
Ponziano ma non hanno prove a sufficienza. Dunque rimane l'accusa di
magia: viene accusato non di usare la magia sporadicamente ma di
farne un uso costante e di esercitare la professione di mago (tale
reato veniva punito con la pena capitale).
È avviato un processo a suo carico,
che viene celebrato a Sabratha, in Tripolitania, di fronte al
proconsole romano Claudio Massimo, si suppone tra la fine del 158 e
gli inizi del 159. Questa bega legale espone Apuleio addirittura alla
pena capitale, in osservanza della lex Cornelia de sicariis et
veneficis emanata dal dittatore Silla nell'81 a.C. Anche grazie
all'orazione difensiva, poi pubblicata col titolo di Apologia
o Pro se de magia, Apuleio viene assolto, o almeno così si
può dedurre dal tono trionfale nella stessa.
Gli ultimi anni
Per merito delle sue pubblicazioni,
Apuleio riscuote grande fama di filosofo platonico. Ritornato a
Cartagine, la sua gloria viene riconosciuta con la sua investitura a
sacerdos provinciae ("sacerdote della provincia"),
una carica di grande prestigio religioso e civile: gli è affidato il
culto dell'imperatore e di Roma, ma anche funzioni di governo e di
rappresentanza. Muore dopo il 170, anno a cui risalgono le ultime
notizie a suo riguardo. Ma probabilmente le Metamorfosi contengono
allusioni o riferimenti ad un rescritto di Marco Aurelio e Commodo
del 177 e ciò sposterebbe la data di composizione dell'opera e
quindi della morte dell'autore circa al 180.
Stile e linguaggio
Apuleio usa uno stile prosastico
ibrido: da un lato è manieristico, imitazione dello stile dell'età
repubblicana (da qui, l'uso di termini, che si rifanno alla poetica
di Catullo), e di arcaismi; dall'altro è innovativo, ricorrendo a
termini del dialetto latino africano e neologismi, ai quali si
aggiunge l'uso di espressioni colloquiali e gergali.
Ne Le metamorfosi, si fa più
marcata la distanza dal modello ciceroniano di concinnitas e
l'avvicinamento ad una maggiore suggestività, realizzata attraverso
la musicalità, il ritmo e le figure sonore.
Apuleio è, inoltre, seguace della
Seconda sofistica (conosciuta anche come Nuova sofistica
e Neosofistica), un movimento culturale sviluppatosi in Grecia
tra il II secolo e il VI secolo che riprende l'uso della dialettica e
della retorica sofistica, della forma; ma abbandonandone i temi
filosofici ed etici, il contenuto. Apuleio si distingue, infatti, per
la sua abilità retorica. Ne dà prova nelle sue conferenze,
verbalizzate nei Florida, di quand'è viaggiatore, come nel
discorso difensivo, rivisto e trascritto nell'Apologia, di
quando è più maturo.
Rapporto tra magia e filosofia
Il II secolo, età in cui visse
Apuleio, è segnato da una profonda crisi spirituale. Il
cosmopolitismo si afferma nell'Impero romano e decade il valore della
cittadinanza romana, che legava il civis romanus alla res
publica. Questa tendenza centrifuga favorisce un conseguente
riflusso nel privato, concentrando l'attenzione sulle problematiche e
sugli affanni che più interessano l'individuo, come la paura della
morte e della perdita dell'«io». Per trovar conforto da queste
angosce, l'uomo del II secolo adotta un atteggiamento sempre più
rivolto al misticismo, che interessa tutti i campi culturali.
All'interno di questo contesto, Apuleio
aderì al medioplatonismo, che ben incorpora tutte le tendenze della
sua epoca. Il medioplatonismo è una corrente filosofica sviluppatasi
tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., che riprende le dottrine
non scritte di Platone. Esso, talvolta, si rivolge anche ad altre
tradizioni di pensiero, come il pitagorismo e l'orfismo, che vertono
su un forte misticismo in grado di spingersi oltre un'indagine
puramente materiale della realtà.
La componente mistica è fondamentale
nella visione medioplatonica: essa è la via di separazione dal
proprio corpo che costringe l'anima come in una prigione, e della
conseguente ascensione verso il divino. Apuleio dimostra la sua
adesione a questa corrente filosofica in modi diversi. I primi
riscontri si trovano nel trattato filosofico De deo Socratis,
che espone la sua visione filosofica in relazione a quella socratica,
quindi nella dottrina demonologica esposta da Apuleio. Allo stesso
modo, manifestazione dell'affiliazione dell'autore col
medioplatonismo è anche il suo forte interesse per la magia, i
rituali e i culti misterici. Gran parte della sua formazione è
sicuramente dedicata, infatti, ai misteri di Esculapio e ai misteri
eleusini. La stessa vicenda di Lucio, il protagonista de Le
metamorfosi, riconosciuta come fortemente autobiografica,
conferma la sua dedizione alla magia.
Le opere
Apuleio scrisse moltissimo, in versi e
in prosa, in greco e in latino ma molti dei suoi scritti sono andati
perduti; quelli pervenuti sono Le metamorfosi e alcune opere
minori.
Le metamorfosi
L'opera maggiore di Apuleio è
certamente Le metamorfosi, unico romanzo in lingua latina
risalente all'epoca romana pervenutoci integralmente. È diviso in 11
libri. L'opera è conosciuta anche col titolo L'asino d'oro,
indicato da sant'Agostino in De civitate Dei XVIII, 18. La
trama del romanzo presenta notevoli somiglianze con un'operetta greca
Lucio o l'asino conservata tra quelle di Luciano di Samosata
(il neosofista contemporaneo di Apuleio), le due opere probabilmente
sono da ricondurre ad una fonte comune. Importante nelle Metamorfosi
è il rapporto dell'autore con la tradizione della fabula Milesia.
Apuleio fa spesso riferimento a tale genere letterario, fin dalle
prime parole del proemio rivolte al lettore.
Opere minori
Apuleio è autore di diversi scritti di
filosofia e retorica, di inferiore rilevanza letteraria rispetto a Le
metamorfosi. Alcuni di questi non sono pervenuti all'età
moderna.
Opere pervenute
Le opere pervenute all'età moderna sono filosofiche e retoriche.Quelle di argomento filosofico:
- De mundo, rifacimento d'ispirazione stoica dell'omonimo trattato pseudoaristotelico e risalenti al periodo della giovinezza.
- De Platone et eius dogmate ("Su Platone e la sua dottrina"), sintesi della fisica e dell'etica di Platone. Si suppone dovesse esser seguita da una logica, probabilmente Perì ermeneias. Emergono le teorie misteriche ed iniziatiche proprie di Apuleio.
- De deo Socratis ("Sul demone di Socrate"), trattato filosofico che esamina la teoria demonologica di Socrate e ne espone una propria in modo articolato. È influenzato dalle filosofie orientali: i demoni assumono forma angelica di intermediari tra gli dèi e gli uomini e presiedono a rivelazioni e presagi.
- Apologia o Pro se de magia liber, trascrizione del discorso difensivo, successivamente rielaborato e diviso in due libri, pronunciato al processo per magia del 158. Costituisce l'unica orazione giudiziaria di età imperiale a noi pervenuta. l'opera è suddivisa in due parti: nella prima parte Apuleio si dedica ad un excursus sulla magia affermando che per alcuni popoli il mago era considerato un sacerdote, mentre nella seconda parte ritorna sulla questione di Pudentilla e inizia la sua apologia spiegando la questione dal suo punto di vista. Per quanto riguarda lo stile, nell'opera si rintracciano tutte le tecniche compositive di Apuleio: folgorazioni, sospensioni, parallelismi, allitterazioni ed altre nuove espressioni. C'è un largo uso dell'ironia e altre tecniche oratorie di gusto neosofistico. Per quanto riguarda i contenuti, lo scritto è fortemente autobiografico, grande fonte, quindi, di informazioni riguardo alla vita dell'autore. Il carattere autobiografico è, tuttavia, romanzato: la figura dell'autore appare emblematica, quasi mitica. L'orazione è incentrata a marcare la differenza d'intenti tra filosofia e magia: riflessione, purificazione e innalzamento spirituale, la prima; danno alle altre persone, la seconda.
- Florida ("Fiori vari", quindi florilegio, in cui si rintraccia l'etimologia di "antologia"), raccolta in 4 libri di 23 estratti di declamazioni epidittiche, discorsi tenuti durante i suoi pellegrinaggi, specialmente a Roma e Cartagine. Emerge una grande varietà di tematiche. Vi è, però, un maggior interesse per l'aspetto formale: Apuleio vuole ottenere il plauso del pubblico.
Opere pervenute parzialmente o non pervenute
Ad Apuleio sono ascritte diverse opere
andate perdute. Queste interessavano diversi campi culturali: cultura
generale (Quaestiones conviviales, De republica, De
proverbiis, Epitome historiarum), scienza (De
arboribus, De piscibus, De re rustica, Naturales
quaestiones, De musica, De arithmetica) e
letteratura (Ludicra, Hymni in Aesculapium e Carmina
amatoria, di cui rimangono conservati solo due epigrammi in
Apologia 9). A queste opere vanno aggiunte una traduzione del
Fedone e de La Repubblica platoniche, la traduzione de L'arte
aritmetica di Nicomaco di Gerasa e Hermagoras, ritenuto da
molti un romanzo.
Pseudo Apuleio
Vi è, inoltre, in corpus di
opere di discussa ascrivibilità (lo "Pseudo Apuleio"), che
si sospettano non autentiche ma solo legate alla fama di Apuleio
taumaturgo e guaritore.
Tra queste, il trattatello di logica
Perì hermeneias, che forse doveva seguire il De Platone et
eius dogmǎte, Physiognomonĭa, De remediis salutaribus
e De herbarum virtutibus.
Fortuna
Apuleio godette di un'eccezionale fama
già da vivo: sappiamo di due statue erettegli dai Cartaginesi e di
altre anche altrove (ne parla lui stesso in Florida 16), e
disponiamo della lapide del basamento di una statua a lui dedicata
dai suoi concittadini di Madaura. L'Africa dell'ultimo paganesimo
esaltò Apuleio per il profondo afflato religioso del libro X delle
Metamorfosi e per le sue virtù di mago e taumaturgo,
contrapponendo i suoi miracoli, e quelli di Apollonio di Tiana, ai
miracoli di Cristo. All'inizio del V secolo Apuleio diventa bersaglio
dell'apologetica cristiana. La voce meno ostile è quella
dell'africano Agostino, che proprio a Madaura studia fino ai sedici
anni (Confessiones). Agostino non mostra di credere ad Apuleio
mago, né ai suoi miracoli (Epistulae 138), rispetta e
combatte l'Apuleio filosofo neoplatonico e la sua teoria dei demoni,
apprezza molto però lo scrittore e il retore e soprattutto battezza
le Metamorfosi col titolo L'Asino d'oro, titolo con cui
il romanzo è conosciuto nel Medioevo.
Per secoli di Apuleio si lessero solo
le opere filosofiche, finché con l'Umanesimo l'interesse si spostò
sulle Metamorfosi. Il vero riscopritore delle
Metamorfosi è Boccaccio, che copia il romanzo già intorno al
1338. La prima traduzione in volgare del romanzo apuleiano fu del
Boiardo nel Quattrocento, seguita dalla rielaborazione dei primi
dieci libri dal Firenzuola col titolo di L'Asino d'oro (1525).
Non solo in Italia, ma in tutta l'Europa le Metamorfosi si
diffusero in ottime e numerosissime traduzioni, esercitando un
influsso senza confronti per vastità, consistenza e continuità
sulle singole narrative nazionali: oltre alla novellistica, da
ricordare anche i romanzi picareschi e, in età romantica, quelli di
magia e visionari.
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