La parola diwata, derivante dal
sanscrito devata (देवता) e
tradotta come
encantada
in spagnolo, indica una
leggendaria creatura della mitologia filippina, dalle sembianze di
una driade. Si tratta di spiriti benevoli oppure neutrali, invocati
attraverso rituali per una buona crescita delle colture, salute o
fortuna; tuttavia, se non rispettati, tali spiriti possono portare
anche malattie oppure avversità.
Secondo le credenze filippine,
risiederebbe in possenti alberi come l'acacia o il baniano e sarebbe
uno spirito guardiano della natura che porta benedizioni oppure
maledizioni a seconda di chi arreca del bene o del male a foreste o
montagne. La figura del diwata trae le proprie origini dagli esseri
legati al devata e presenti nella religione induista oppure in quella
buddista. Nell'iscrizione su rame di Laguna (il più antico
manoscritto filippino) risalente al 900 d.C., viene inoltre
menzionato un certo Capo di Mendang, Giava, nominato in qualità di
rappresentante del Capo di Diwata, nella città di Butuan, situata a
Mindanao.
Il termine "diwata" ha
assunto diversi livelli di significato a partire dalla sua
assimilazione nella mitologia filippina pre-coloniale. In alcune
circostanze è utilizzato impropriamente per fare riferimento ad una
tipologia generale di esseri, come elfi o fate, oppure a creature
particolari come menzionato sopra. È da notare che nelle Filippine
la parola "diwata" è utilizzata come sinonimo di "anito":
mentre la prima è prevalentemente utilizzata nelle zone meridionali
del paese, nelle parti settentrionali è invece più usata la
seconda.
La figura del diwata è spesso
associata a creature femminili. Sebbene esistano diverse versioni
riguardo al suo aspetto esteriore, secondo le credenze generali
avrebbe sembianze antropomorfe ed affascinanti ed un viso
dall'apparenza sempre giovane e fresco.
La mitologia filippina la raffigura
inoltre come creatura priva di prolabio e con la pelle che ricorda la
superficie liscia delle unghie, sprovvista di rugosità. Presenta una
carnagione più chiara della media, poiché la pelle più bianca è
stata associata con il soprannaturale sin dai tempi del
pre-colonialismo (ad esempio, la figura della dama bianca è
prevalente nelle credenze dell'Asia orientale e del sudest asiatico).
Nella mitologia filippina esistono due
generi di diwata. Le creature femminili sono chiamate diwata, mentre
quelle maschili sono note con il nome di enkanto (spesso trascritto
anche come engkanto).
Si crede che gli enkanto vivano
principalmente nel mare, ma sono presenti racconti che li raffigurano
anche in altri paesaggi. È divenuta tradizione da parte dei
pescatori filippini quella di offrire cibo e prelibatezze agli
enkanto, gettando i doni nel mare ogni volta che si presenta una
buona giornata di pesca.
Secondo numerose storie popolari, le
creature che vivono nei possenti alberi non vi risiederebbero come
farebbe ad esempio una scimmia, ma piuttosto si troverebbero nel
fusto oppure all'interno stesso della pianta sotto forma di spirito.
Inoltre, in diverse zone delle Filippine è diffusa una credenza che
qualora un albero venga abbattuto, bisognerebbe lasciare la parte del
tronco tagliato dell'altezza di almeno una trentina di centimetri:
ciò per evitare la liberazione dello spirito al suo interno poiché
non è possibile sapere se si tratta di creature benevole oppure
maligne. In quest'ultimo caso, è nota la superstizione che gli
"spiriti neri" (così come sono chiamati) possano portare
sfortuna a chiunque li abbia privati della loro "casa".
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