sabato 21 dicembre 2019

Wunderwaffen

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Le Wunderwaffen (termine tedesco che significa "armi-meraviglia" o "armi-miracolo") erano una serie di super-armi o armi segrete del Terzo Reich. Il termine fu coniato e utilizzato dalla propaganda tedesca di Goebbels durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale. Le "armi miracolose", secondo la propaganda, avrebbero conferito una netta superiorità tecnologica all'esercito tedesco e avrebbero cambiato radicalmente il corso del conflitto, che volgeva ormai chiaramente a favore degli Alleati.
Le Wunderwaffen più famose, nonché alcune delle poche a essere state ultimate e impiegate largamente, furono le Vergeltungswaffe ("armi della vendetta"); la maggior parte delle Wunderwaffen rimasero però ad un puro livello teorico, o di prototipo e non hanno mai raggiunto il teatro di guerra o, se lo hanno fatto, era troppo tardi o erano in numero troppo esiguo per avere un vero effetto strategico: esempi ne sono il "cannone solare" Sonnengewehr, il programma nucleare militare tedesco e il Panzer VIII Maus.


venerdì 20 dicembre 2019

Augure

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L'àugure (dal latino augur, all'accusativo augurem) era un sacerdote dell'antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano.
Questa figura era tuttavia già nota alla cultura etrusca, come dimostra la Tomba degli auguri a Tarquinia, e a quella greca.

Composizione

Tito Livio racconta come fosse noto a tutti che fossero nominati auguri appartenenti alle tre antiche tribù dei Ramnes, Titienses, Luceres, in modo che ognuna ne avesse lo stesso numero delle altre, e che comunque questi fossero in numero dispari.
Dalla nascita della Repubblica (509 a.C.) e fino alla fine del IV secolo a.C. solo i patrizi poterono far parte di questo collegio, mentre dal 300 a.C., dopo un'aspra lotta politica che vide contrapposti i plebei, guidati da Publio Decio Mure, ai patrizi, guidati da Appio Claudio Cieco, vi ebbero accesso anche i plebei.

Funzioni

Secondo la leggenda questo ordine sacerdotale sarebbe stato creato da Romolo, che avrebbe scelto i primi tre sacerdoti, nominandone uno per ogni tribù di Roma.
Tito Livio riferisce che era ben noto a tutti che a Roma nessuna decisione in guerra e in pace veniva presa senza avere prima consultato gli àuguri.
Nel periodo arcaico c'erano due tipi di auguri: gli auguria privata, sulla cui base si prendevano alcune decisioni all'interno della famiglia, e gli auguria publica per l'ambito pubblico. Di quest'ultimo tipo esistevano più auguri, che costituivano un collegium, in genere consultato dal magistrato prima di ogni importante atto pubblico.
Il compito degli auguri era quello di trarre auspicia dall'osservazione del volo, del comportamento e del verso degli uccelli per capire se gli dèi approvavano o no l'agire umano sia nell'ambito pubblico che in quello privato, sia in pace che in guerra (auspicia deriva da aves specere, cioè "osservare gli uccelli"). L'augure non doveva predire quale fosse la cosa migliore da fare, ma solo se un qualcosa su cui si era già deciso incontrasse o meno l'approvazione divina.
L'arte degli auguri era chiamata augùrio o auspìcio. L'àugure, come insegna, aveva un bastone ricurvo a forma di punto interrogativo: il lituo.
La loro attività era a vita ed erano molto venerati, al punto che per chi li offendeva era prevista la pena di morte.
Un episodio curioso viene raccontato dallo storico romano Floro secondo il quale il re Tarquinio Prisco:
«[...] per avere prova [dall'augure Attio Nevio] se era possibile ciò che egli stesso aveva in mente. [L'augure] dopo aver esaminato la cosa in base ai presagi, rispose che lo era. «Eppure proprio ciò io avevo pensato se potevo tagliare quella roccia con il rasoio». L'augure Nevio replicò: «Tu lo puoi allora». E il re la tagliò. Da quel momento la funzione dell'augure divenne sacra per i Romani.»
(Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I, 5.3-5.)
I segni (signa) inviati dagli dei erano di varia natura e la scienza augurale, dapprima avente per oggetto l'osservazione degli uccelli, poi si dedicò anche all'interpretazione di altri signa. Essi erano:
  • signa ex caelo o caelestia auguria: segni mandati dal cielo, come le saette (fulmina), i lampi (fulgura), i tuoni (tonitrua);
  • signa ex quadrupedibus o pedestria auspicia: auspici ricavati dal movimento di quadrupedi e rettili;
  • signa ex tripudiis o auguria pullaria: in guerra, dato che erano necessari segni di rapida consultazione, ci si serviva dei polli sacri. Se mangiavano, l'auspicio era favorevole, se poi mangiavano molto avidamente facendo ricadere saltellando a terra particelle di cibo (tripudium solistimum, tripudio perfetto), allora l'augurio era molto favorevole. Pullarius era detto l'àugure che osservava i polli per trarne gli auspici.
Il collegio degli Auguri, assieme ai restanti collegi sacerdotali, finì con l'essere abolito dall'imperatore Teodosio I alla fine del IV secolo.

giovedì 19 dicembre 2019

Cinema dell'orrore

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Il cinema dell'orrore o horror è un genere cinematografico caratterizzato dalla presenza di scene ed eventi finalizzate a suscitare nello spettatore emozioni di orrore, paura o disgusto. Le trame solitamente vedono la presenza dell'ignoto in senso spesso ostile (come mostri, forze, eventi, personaggi del male o di origine soprannaturale) nel mondo di tutti i giorni.

Storia

Prime pietre miliari

Le origini del genere dell'orrore risalgono quasi agli albori del cinema stesso. Le prime immagini di eventi soprannaturali si possono trovare in alcuni cortometraggi muti creati da pionieri del cinema quali Georges Méliès durante l'ultima decade dell'Ottocento; il più famoso è Le manoir du diable (1896) che si pensa sia il primo film horror della storia. Un altro suo progetto horror è La caverne maudite del 1898.
I primi anni del XX secolo portarono ulteriori opere considerate pietre miliari nel genere horror: ci fu la prima apparizione di un mostro in un lungometraggio, Quasimodo, ne Il gobbo di Notre Dame. Tra i film con questo personaggio ci sono: Esmeralda di Alice Guy (1906), The Hunckback (1909), The Love of the Hunkback (1910) e il gobbo di Notre Dame (1923).
Molti dei primi film d'orrore furono fatti da registi tedeschi tra gli anni dieci e venti; molti di questi film ebbero una notevole influenza sulle future produzioni di Hollywood (Il golem di Paul Wegener del 1915 ne è un esempio). Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau (1922), un adattamento non autorizzato di Dracula di Bram Stoker. Il più importante di quest'epoca è probabilmente Il gabinetto del dottor Caligari che è considerato il simbolo del cinema espressionista.
In seguito i film hollywoodiani ripresero i vecchi temi come Il gobbo di Notre Dame (1923) e The Monster (1925), entrambi con Lon Chaney, la prima star del cinema horror, il cui ruolo più importante fu ne Il fantasma dell'opera (1925).

Anni trenta e quaranta

Fu nei primi anni trenta che i produttori statunitensi, in particolar modo la Universal Pictures, resero popolari i film horror, portando sullo schermo personaggi di successo come Dracula (1931), Frankenstein (1931), La mummia (1932) e L'uomo invisibile (1933). Alcuni attori iniziarono a costruire intere carriere su film come questi (ad esempio Boris Karloff e Bela Lugosi).
Altri studi cinematografici non ebbero lo stesso successo ma sono comunque da citare Il dottor Jekyll di Rouben Mamoulian (Dr. Jekyll and Mr. Hyde, Paramount, 1931) e La maschera di cera di Michael Curtiz (Warner Bros, 1933).
La serie dei film horror della Universal continuò negli anni quaranta con L'uomo lupo (1941), non il primo film sui lupi mannari, ma certamente il più influente. Inoltre la Universal continuò, durante questo decennio, la serie di film su Frankenstein, così come altri film su mostri già visti sullo schermo. Sempre nello stesso decennio, Val Lewton produsse per la RKO una serie di film di notevole influenza, tra cui Il bacio della pantera (1942), L'uomo leopardo (1943), Ho camminato con uno zombi (1943), tutti distinti dalla presenza di elementi tipici del genere (creature spaventose, ombre sui muri), caratterizzati dalla regia di Jacques Tourneur.

Anni cinquanta

Con i radicali cambiamenti nella tecnologia che ci furono negli anni cinquanta, anche gli horror cambiarono e passarono dalla linea gotica a quella di fantascienza. Ci furono una serie infinita di film d'orrore di seconda categoria dove gli umani se la dovevano vedere con entità extraterrestri: invasioni aliene, mutazioni, piante o insetti. In questi film furono utilizzati nuovi trucchi, come il 3-D, che portarono il pubblico settimana dopo settimana a spaventi migliori e maggiori. I film di maggior qualità di questo periodo, oltre a La cosa da un altro mondo (1951; attribuito nei crediti a Christian Nyby ma considerato in realtà un'opera di Howard Hawks) e L'invasione degli Ultracorpi di Don Siegel (1956), cercarono di portare lo spettatore in un'atmosfera della Guerra Fredda.
Gli ultimi anni cinquanta e primi anni sessanta videro la nascita di case cinematografiche esclusivamente per i film horror, come la Hammer Film Productions. La Hammer raggiunse un grande successo internazionale coinvolgendo personaggi classici dell'horror, spesso interpretati da Peter Cushing e Christopher Lee, come La maschera di Frankenstein (1957), Dracula il vampiro (1958) e La mummia (1959) e molti seguiti. La Hammer, e il direttore Terence Fisher, sono universalmente riconosciuti come i pionieri del moderno cinema horror.
L'American International Pictures (AIP) fece anche una serie di film ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe prodotti da Roger Corman e con Vincent Price. Queste produzioni, a volte controverse, spianarono la strada ad una violenza più esplicita sia negli horror che in altri generi di film.
I film horror dei decenni precedenti fino agli anni cinquanta sono tutti costellati da figure archetipe dell'immaginario collettivo, spesso mutuate dalla letteratura di genere. Ma è a partire da questo decennio che vengono introdotti nuovi concetti e personaggi; ed è da questo decennio che i film horror cominciano realmente ad assimilare le paure diffuse per renderle sullo schermo senza filtri, o quasi, così da divenire lo specchio più credibile dello sviluppo della società. Infatti è proprio a partire da questi anni l'introduzione degli alieni come modificazione (spesso in negativo) dei miti classici di fate ed elfi, ormai passati di moda e troppo poco credibili; ma gli alieni vengono anche utilizzati per parlare, e mettere in guardia, del pericolo comunista (per quanto riguarda questa lettura, su tutti spicca L'invasione degli Ultracorpi). Altro personaggio tipico di quest'epoca è lo scienziato pazzo, o lo scienziato a cui sfugge di mano la propria scoperta (si veda L'esperimento del dottor K) concetto preso da Frankenstein ovviamente, ma che viene ripreso a seguito del rapido sviluppo tecnico e scientifico di quegli anni, sviluppo troppo rapido e troppo radicale perché la gente se ne appropriasse senza paura (particolare, in quest'ottica è Assalto alla Terra, film in cui la scienza, oltre ad essere causa, o concausa, del male viene rappresentata come unica soluzione).

Anni sessanta

Negli anni sessanta il genere si spostò verso l'"horror psicologico", con thriller come Psyco (1960) di Alfred Hitchcock e Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich, che spostavano l'effetto suspense dai soliti "mostri" alle psicosi umane che sfociavano in efferati atti sadomasochistici; L'occhio che uccide di Michael Powell (1960) è un chiaro esempio di questa caratteristica. Gli horror psicologici continuarono ad essere prodotti sporadicamente, con Il silenzio degli innocenti (1991), tra i più importanti.
I fantasmi e i mostri continuarono comunque a rimanere popolari: Suspense (1961) e Gli invasati (1963) furono due horror psicologici tinti di soprannaturale. Gli uccelli (1963) di Alfred Hitchcock fu il primo esempio di "natura che impazzisce" combinata con un horror psicologico.
Ci furono anche numerosi film fatti con un budget ridotto. Alcuni esempi sono Blood Feast (1963) (il primo film Gore) e Two Thousand Maniacs! (1964), entrambi di Herschell G. Lewis, che prevedevano schizzi di sangue e sanguinosi svisceramenti. Notevole per le scene molto forti, sebbene non considerabile splatter, è Occhi senza volto (1960) di Georges Franju, capolavoro del cinema dell'orrore francese.
Uno dei più influenti film horror degli anni sessanta fu La notte dei morti viventi (1968) di George A. Romero. Questo film sugli zombie fu più tardi dichiarato "culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo" abbastanza da essere preservato nel National Film Registry. Portò l'horror ancora più distante dal vecchio filone gotico dei primi anni e lo introdusse nella vita delle persone moderne.

Anni settanta

Con il successo dei film a basso budget e il sempre crescente interesse del pubblico all'occulto, il genere fu in grado di sfornare una serie di pellicole molto intense, spesso con contenuti sessuali, diventate A-movie (nonostante avessero le caratteristiche dei B-movie). Molti di questi film furono fatti da registi rispettabili.
Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York (1968) di Roman Polanski fu acclamato sia dalla critica che dal pubblico, e fu un precursore dell'esplosione dell'occulto degli anni settanta; questa esplosione include il grande successo L'esorcista (1973) (diretto da William Friedkin e scritto da William Peter Blatty, che scrisse anche il romanzo), e altri film dove il Diavolo s'impossessa del corpo di una donna o di un bambino. Bambini demoniaci e reincarnazioni diventarono temi popolari nei film horror (come Audrey Rose del 1977 di Robert Wise, dove un uomo sostiene che sua figlia sia la reincarnazione di una persona morta). Un altro famoso film horror religioso fu Il presagio (1976), nel quale un uomo scopre che suo figlio adottivo è l'Anticristo.
Gli avvenimenti degli anni sessanta (come la guerra in Vietnam) iniziarono ad influenzare gli horror di quel periodo: L'ultima casa a sinistra (1972) di Wes Craven e Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper sono un esempio; George Romero esaminò l'espansione della nuova società consumista nel suo nuovo sequel sugli zombi, Zombi (1978); il regista canadese David Cronenberg rinnovò il personaggio dello scienziato pazzo esplorando le paure della gente sulla tecnologia e la società, iniziando con Il demone sotto la pelle (1975).
Importante anche, in Italia, Profondo Rosso di Dario Argento considerato da Hitchcock stesso il suo erede. Sempre negli anni settanta arrivò sul grande schermo Stephen King. Molti dei suoi libri sono stati trasformati in film, a partire dal suo primo romanzo, Carrie, che diventò film nel 1976 per merito di Brian De Palma, che stava anche per essere nominato agli Oscar, anche se fu fatto spesso notare che il suo punto di forza non era la capacità di spaventare ma l'esplorazione psicologica. John Carpenter, che aveva già diretto Dark Star (1974) e il film d'azione Distretto 13 - Le brigate della morte (1976), ispirato a Un dollaro d'onore di Howard Hawks, creò Halloween - La notte delle streghe (1978), che introdusse la caratteristica dei "teenager uccisi da un super assassino", elemento caratterizzante il neonato genere slasher. Halloween diventò uno dei film indipendenti di maggior successo mai fatti ed ebbe numerosi seguiti. Questo film poi, ebbe come protagonista una donna e questo fu un vero e proprio cambiamento.
Alien (1979) di Ridley Scott combinò la violenza tipica dei film anni settanta con i "monster movie" degli anni precedenti e riavvicinò l'horror alla fantascienza. Ci furono numerosi seguiti di gran qualità a questo film e un'infinità di imitazioni negli anni successivi. Ancora una volta abbiamo una donna per protagonista (Ellen Ripley, interpretata da Sigourney Weaver), ma questa volta il suo ruolo è ancora più determinate.
Nello stesso periodo ci fu un'esplosione di produzione horror in Europa, grazie a registi italiani come Dario Argento, Mario Bava, Pupi Avati, Ruggero Deodato e Lucio Fulci, e spagnoli come Paul Naschy (vero nome Jacinto Molina), Amando de Ossorio e Jesús Franco. Questi film in genere coinvolgevano i personaggi classici del cinema horror (vampiri, lupi mannari, demoni, zombie, killer psicopatici) ma possedevano uno stile caratteristico, diverso da quello dell'horror made in USA.
Intanto i registi di Hong Kong iniziarono a essere ispirati dai film della Hammer e dalla produzione europea e cominciarono a fare film horror con protagonisti esclusivamente asiatici. La Shaw Scope produsse La leggenda dei sette vampiri d'oro (1973) in collaborazione con la Hammer, e in seguito iniziò a creare propri film più originali. Questo genere esplose negli anni ottanta, con Close Encounters of the Spooky Kind (1981) di Sammo Hung che lanciò il sottogenere della "commedia horror kung-fu"; esempi di questo nuovo genere sono Mr. Vampire (1985) e Storia di fantasmi cinesi (1987).
A partire dagli anni sessanta, fino agli anni settanta (e soprattutto in questo decennio) il cinema horror subisce una nuova ed importante modificazione; è in questo periodo infatti che vengono creati quelli che sono gli attuali stili classici del genere. Al di là delle creazioni dei vari sottogeneri, il cambiamento più radicale è nel protagonista negativo delle vicende. Il mostro infatti, che nel cinema horror classico era effettivamente un essere del tutto non umano, o non più umano (dal mostro della laguna nera a Dracula), ora in questi anni diviene un essere umano, o in cerca di vendetta o impazzito e assetato di sangue; la sfiducia non è più in ciò che la gente non conosce, quanto in ciò che la gente conosce ma di cui non può avere del tutto fiducia.

Anni ottanta

Praticamente tutti i film horror di successo degli anni ottanta ebbero un seguito: Poltergeist - Demoniache presenze (1982) diretto da Tobe Hooper ebbe due seguiti ed una serie TV. I tantissimi seguiti di Halloween e di Venerdì 13 (1980), e il film splatter soprannaturale di Wes Craven Nightmare (1984) furono le facce popolari dei film horror negli anni ottanta, con la nascita di vere e proprie icone come quelle di Michael Myers, Freddy Krueger e Jason Voorhees.
Film horror originali continuarono ad apparire sporadicamente: Hellraiser (1987) di Clive Barker e La bambola assassina (1988) furono entrambi lodati dalla critica, e anche loro lanciarono alcuni seguiti, che furono considerati di qualità inferiore sia dalla critica che dai fan. Nel 1980 uscì uno dei più importanti ed influenti film horror di tutti i tempi, Shining, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King e diretto da Stanley Kubrick.
Un esempio di film horror metafisico e apocalittico altrettanto valido (ma meno fortunato riguardo al successo di pubblico) è Possession diretto da Andrzej Żuławski, metafora apocalittica sulla separazione di un uomo e una donna che si amano ma non riescono a comprendersi: la macabra storia si svolge in una Berlino immaginaria, deserta e spettrale divisa ancora dal muro di due diverse fazioni.
Gli incassi al botteghino per i sanguinosi horror moderni iniziarono a calare (come dimostrato da La cosa del 1982 di John Carpenter che ebbe poco successo), ma aumentò il mercato dell'home video, nonostante la nuova generazione di film avesse un tono meno tenebroso. Motel Hell (1980) e Basket Case (1982) di Frank Henenlotter furono i primi film degli anni ottanta a rivoluzionare le convenzioni dei film horror del precedente decennio (i film sugli zombi come La notte dei morti viventi e Zombie contenevano una satira e una critica della società, ma erano più tetri che divertenti). Re-Animator di Stuart Gordon, Il ritorno dei morti viventi di Dan O'Bannon e The Toxic Avenger di Lloyd Kaufman (tutti del 1985) furono seguiti dal remake di David Cronenberg de La mosca (1986), che uscì a poche settimane di distanza da Aliens - Scontro finale di James Cameron. La casa 2 (1987), sequel de La casa (1981), entrambi diretti da Sam Raimi, conteneva una violenza comica, nella quale le risate venivano provocate da alcune sequenze splatter, come nel caso di Violent Shit (1987), di un regista tedesco di nome Andreas Schnaas. Il regista neozelandese Peter Jackson seguì i passi di Raimi realizzando Fuori di testa (1987), avendo a disposizione un budget ridottissimo.
I film horror continuarono a provocare dibattiti: nel Regno Unito, la crescita della vendita di videocassette aumentò il rischio che i film descritti sopra potessero finire in mano a bambini piccoli. Molti film furono classificati come "visioni sconsigliate" e censurati. Negli USA, Natale di sangue, un film molto controverso del 1984, fallì al cinema e fu ritirato dalla vendita per il suo protagonista: un Babbo Natale assassino.
Negli anni ottanta, con l'abbattimento dei costi produttivi e con la diffusione delle VHS l'horror diviene alla portata di tutti; sia come fruizione, sia come produzione. Si ha infatti in questi anni la proliferazione dei sottogeneri (come tentativo di imporsi nelle nuove nicchie di mercato), su tutti lo splatter; mentre sul fronte di personaggi e rappresentazioni sociali, si raggiunge un vero e proprio delirio, l'intenzione di piccole produzioni di riempire tutte le nicchie possibili porta a resuscitare personaggi come i gremlins o gli elfi così come gli zombie e, più tardi anche le bambole assassine.

Anni novanta

Nella prima metà degli anni novanta, il genere continuò con i temi degli anni ottanta. Ci furono alcuni film che non ebbero particolare successo come la serie di Leprechaun. I film Nightmare, Venerdì 13 e Halloween ebbero tutti dei seguiti negli anni novanta, molti dei quali ricevettero un discreto successo al botteghino, nonostante sia la critica che il pubblico considerassero i film di basso livello, con l'eccezione di Nightmare - Nuovo incubo di Wes Craven.
Nota: Nightmare - Nuovo incubo, insieme a Il seme della follia, La metà oscura e Candyman - Terrore dietro lo specchio, fecero parte di un piccolo movimento di horror "auto-riflessivo". Ogni film toccò temi del mondo reale, oltre a quelli della finzione orrorifica. Candyman ad esempio collegò una leggenda metropolitana e il realistico orrore del razzismo che produsse un mostro. Il seme della follia ha un approccio più letterario: il protagonista diventa parte di un romanzo che uno scrittore (di cui lui era alla ricerca) sta scrivendo. Questo stile diventò più ironico quando fu girato Scream.
Il film canadese Cube - Il cubo (1997) fu probabilmente uno dei pochi horror degli anni novanta a basarsi su un concetto relativamente nuovo; il regista fu capace di evocare una vasta gamma di paure, e toccò una varietà di temi sociali (come la paura della burocrazia) che non erano stati esplorati precedentemente.
Due problemi principali spinsero l'horror classico in secondo piano durante questo periodo: in primo luogo, il genere horror fu sopraffatto dalla continua proliferazione di film splatter e sanguinosi; in secondo luogo, il pubblico adolescente che aveva assistito ai film dei precedenti decenni crebbe e passò alla visione di film di fantascienza, che attiravano la gente grazie all'utilizzo di nuove tecniche negli effetti speciali.
Per riattirare il pubblico, l'horror diventò più auto-ironico, specialmente nella seconda metà degli anni novanta. Splatters - Gli schizzacervelli (1992) di Peter Jackson portò i film splatter a un livello comico. Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, prevedeva un insieme di attori di differenti epoche cinematografiche, riprendendo lo stile dei film della Hammer degli anni sessanta e con una trama che si concentra sia sulla trama del romanzo che sugli aspetti orrorifici. I film della serie Scream, iniziata nel 1996 da Wes Craven, coinvolgevano dei teenager molto interessati ai film horror (infatti in questi film troviamo molti riferimenti ai classici come "Halloween") dove si mescolava comicità a spavento.
Oltre ai popolari film horror in lingua inglese degli ultimi anni novanta, solo il film indipendente The Blair Witch Project (1999) provocò spaventi notevoli. Il successo internazionale Ring (1998) di Hideo Nakata, lanciò una serie di film horror che si concentravano su temi psicologici piuttosto che sul sangue. Il sesto senso (1999) di M. Night Shyamalan fu un esempio di grande successo.
Negli anni novanta il cinema horror si modifica nuovamente. Ciò che avviene può essere definito come il rendere quotidiano l'orrore che nei decenni precedenti era considerato distante. Da una parte vi è l'umanizzazione di personaggi negativi anche classici (si veda il complesso personaggio del conte Vlad in Dracula di Bram Stoker) dall'altra si ha la generalizzazione del male, il mostro è un uomo, ma stavolta non si è più sicuri di chi sia, chiunque è imputabile e di chiunque si può dubitare; è la società malata che crea e che nasconde il mostro. Caratteristica comune all'horror classico è che comunque il mostro è ben individuabile ed il bene è sempre presente e spesso vince.

Anni duemila

Dopo The Ring, altri film horror giapponesi - oltre che statunitensi - furono prodotti ricevendo un discreto successo: i cosiddetti "J-Horror", come Ju-on (2000) di Takashi Shimizu e Kairo (2001) di Kiyoshi Kurosawa. Altre novità nell'horror vennero dall'animazione giapponese, e la loro cultura cinematografica iniziò ad affacciarsi in occidente.
Continuò il saccheggiamento di personaggi dai classici del cinema horror, con remake, sequel e omaggi a film delle precedenti decadi. Da ricordare per aver avuto un discreto successo al botteghino sono Freddy vs. Jason (2003), la "riesumazione" dei vecchi mostri della Universal con Van Helsing (2004), il prequel a L'esorcista (L'esorcista - La genesi), e altri sequel ad Halloween e La bambola assassina. Alcuni remake degni di nota sono The Ring (2002) di Gore Verbinski (remake del film giapponese Ring), L'alba dei morti viventi (2004) (remake del film di Romero Zombi) e Amityville Horror (2005), remake dell'omonimo film.
Nel 2005 uscì il film Constantine.
Il genere zombie ebbe una rinascita in tutto il mondo, anche grazie ai videogiochi. Alcuni di questi giochi sono diventati anche film (ad esempio Resident Evil del 2002 e Silent Hill del 2006). La casa dei 1000 corpi di Rob Zombie, Cabin Fever di Eli Roth e il sorprendente Wrong Turn - Il bosco ha fame di Rob Schmidt ripresero le caratteristiche degli anni settanta e ottanta, con l'utilizzo dei primi metodi per spaventare.
I film horror originali di questo periodo sfruttarono i teenager come la serie di Final Destination, iniziata nel 2000, e i film più seri di M. Night Shyamalan.
James Gunn, scrittore dei film su Scooby-Doo, scrisse e diresse Slither. Uscito nel 2006, non ebbe molto successo al botteghino, ma ricevette migliori recensioni rispetto a ogni altro horror americano degli ultimi anni.
Un fenomeno particolare, ora molto comune nei film horror, è quello di essere vietati negli USA ai minori di 13 anni non accompagnati. Film come Stay Alive e Al calare delle tenebre hanno elementi caratteristici dei film horror e alcuni considerano il divieto troppo restrittivo. I film horror con tale divieto negli Stati Uniti sono solitamente storie di fantasmi (The Ring, The Exorcism of Emily Rose, White Noise - Non ascoltate), mentre la maggior parte di film horror continua ad avere il divieto ai minori di 17 anni non accompagnati (Saw - L'enigmista, Hostel).
Saw è la serie orrorifica che inaugura il filone torture movie (o Torture porn i cui elementi ricorrenti sono violenza, tortura, nudità e sadismo) e diventa il maggior successo commerciale dell'horror moderno creando una nuova figura di mostro: l'enigmista.
L'horror britannico torna al successo con film come 28 giorni dopo (2002), Dog Soldiers (2002), L'alba dei morti viventi (2004) e The Descent (2005).
La compagnia di wrestling World Wrestling Entertainment lanciò la WWE Films, il primo film della nuova casa produttrice è stato Il collezionista di occhi, un film horror con il wrestler Kane. Un altro trend è il remake dei film horror asiatici come One Missed Call, The Eye, Shutter e A Tale of Two Sisters.
Le grandi innovazioni, in ambito horror, del primo decennio del 2000 sono il già citato torture porn e le caratteristiche che al momento si possono riscontrare quasi esclusivamente nel cinema di Rob Zombie. Il torture porn è un sottogenere solo in parte simile allo splatter. Da questo mutua la violenza esposta, ma mentre il gore ha la tendenza a mostrare il sangue, la morte violenta; il torture movie vuole mostrare la sofferenza, al di là degli spargimenti di sangue, e la morte è solo l'ultima tappa di un lungo processo e comunque non è predominante (ciò è all'opposto dello splatter). I significati sociologici possono essere molti, al di là del già citato abu-graib, anche l'esposizione ostentata di video con uccisioni efferate o torture su internet (in particolare quelli con protagonisti fondamentalisti islamici), e dall'altra parte anche il fenomeno dei video su YouTube che spontaneamente si portano a mostrare le sofferenze o la violenza inutile. Da sottolineare che il torture movie, come già aveva fatto lo splatter, non si è limitato ad essere un sottogenere, ma ha creato un nuovo linguaggio; molti horror di questo decennio al di là degli stilemi classici affiancano un gusto per la sofferenza (sia psicologica che fisica) che manca quasi completamente nei decenni precedenti; esemplare in questo senso il remake fatto di Non aprite quella porta. Intanto nel 2003 esce il film Underworld. Infine è da citare il già menzionato Rob Zombie, il quale fa un discorso particolare per quanto riguarda storia e regia. Le tematiche sono infatti la naturale progressione del discorso iniziato negli anni sessanta con l'umanizzazione del mostro; il concetto viene portato alle estreme conseguenze (per ora), con l'idea di male esteso alla società prima che al mostro; Rob Zombie infatti mette in scena il lato umano di figure orribile non senza ironia nera ed eccessi; personaggi tutti calati in una società identica a loro per metodi e comportamenti anche se con fini diversi (nei suoi film i poliziotti non sono molto diversi dai criminali); è quindi la società ad essere un mostro è i devianti non sono che una sua propaggine; il bene sostanzialmente non esiste più. Per quanto riguarda la regia, Zombie adotta moltissimi primi piani eliminando invece i movimenti di macchina; opta poi per una sovraesposizione degli esterni. Il linguaggio creato da Zombie, almeno al momento, non è però entrato nel genere horror e rimane limitato al microcosmo del regista. Negli anni che vanno dal 2007 al 2011 esce la trilogia di Paranormal Activity. Il film, girato come falso documentario, è solo uno dei tanti girati con questa tecnica di ripresa (Cannibal Holocaust, The Blair Witch Project, Il quarto tipo, REC..) e riscuote un grandissimo successo, considerato il bassissimo budget di produzione.

Cinema dell'orrore gotico

Il cinema gotico nasce con il cinema horror con pellicole come Nosferatu o Il golem, passando per la casa di produzione Hammer (serie di film di Dracula, de La mummia e di Frankenstein), Mario Bava e Roger Corman. Tim Burton è senz'altro uno dei registi cardine del cinema gotico contemporaneo, ma non del gotico classico poiché ne offre una versione contaminata da influenze glam e pop e da una forte ironia.
Elementi tipici del cinema horror gotico sono principalmente le atmosfere gotiche. Temi e personaggi ricorrenti sono mostri, vampiri, zombie (o altre forme di non-morti), lupi mannari, fantasmi, demoni, antiche maledizioni, creature possedute dal demonio, occulto, animali demoniaci, oggetti inanimati dotati di una vita proveniente dalla magia, streghe, scienziati pazzi, case infestate, cannibali e creature extraterrestri.
Storie e personaggi provenienti dalla letteratura, specialmente dai romanzi gotici, sono diventati molto popolari ed hanno ispirato molti sequel e remake. Tra questi sono da ricordare Dracula, Frankenstein, La mummia, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, l'uomo invisibile, i racconti di Poe e Lovecraft.
Non di rado i film horror sono debitori di altri generi, in particolare il cinema di fantascienza, i film fantasy ed i thriller. I confini tra film horror e questi non sono sempre precisi, diventando così oggetto di dibattiti tra critici e fan.
I film horror giapponesi, che puntano molto su atmosfere inquietanti, stanno riscuotendo in tempi recenti un certo successo, tanto che di alcune di queste pellicole vengono girati dei rifacimenti (remake) negli Stati Uniti (tra questi, The Ring, The Grudge, Dark Water e The Eye).
Generalmente i film horror estremo-orientali tendono a descrivere per lo più storie di fantasmi e vendette, mentre quelli occidentali si basano più su mostri concreti, spesso creati dalla società stessa; la sostanziale differenza può, forse, essere spiegata dagli influssi che le rispettive religione hanno avuto sulle due società, rispettivamente la religione Buddista/shintoista con il concentrare l'attenzione sull'anima, la reincarnazione, la presenza di spiriti nelle cose e il raggiungimento di uno stato di pace puramente spirituale ha portato alla considerazione delle sole presenze spiritiche; dall'altra la religione cristiana, con la presenza di un nemico, il diavolo, non solo mostruoso e malvagio, ma anche estremamente reale e concreto ha portato ad un interessamento di tutte le variabile che l'idea di mostro tangibile e sanguinario può aver portato. In tempi recenti si sta formando poi un nuovo filone, quello che può essere definito come Horror spagnolo (nato, sostanzialmente da Guillermo del Toro; il cui film più rappresentativo è Il labirinto del fauno, non è il primo di questo genere, ma rimane il migliore ed il più rappresentativo per la presenza di tutte le tematiche essenziali) che ha come tratti caratteristici la presenza di bambini sospesi tra due mondi, uno reale e l'altro fantastico/spiritico; questi film hanno ampie connessioni con la realtà attuale o storica (soprattutto quelli del fondatore del genere, Del Toro stesso) e più in generale tendono ad essere usati come mezzo per descrivere stati d'animo o agnizioni completamente realistiche, di cui la componente fantastica fa da contraltare creando un mondo di fuga, ma al tempo stesso ignoto, e quindi spaventoso.

Contestazioni storiche al cinema dell'orrore

I film horror sono stati solitamente associati a bassi budget, ma anche studi importanti e ben rispettati sono stati produttori di film del genere. Lo stato marginale del genere ha fatto sì che i film horror fossero spesso oggetto di critiche e condanne nella storia del cinema. Nonostante ciò, negli ultimi decenni le nuove generazioni di critici, più inclini ad accettare il genere, hanno prestato attenzione al genere horror. Nello stesso periodo però, sono nate nuove controversie, in particolare riguardo alla violenza, e le accuse di misoginia, soprattutto da parte della critica femminista.

mercoledì 18 dicembre 2019

Body horror

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Il body horror (detto anche horror biologico) è un sottogenere del genere horror, soprattutto cinematografico, in cui i sentimenti di orrore e paura nello spettatore vengono creati attraverso la rappresentazione di deformità fisiche del corpo; temi ricorrenti sono per esempio mutazioni genetiche, malattie deturpanti, mutilazione e così via. Questi elementi possono essere combinati con altri propri dell'horror psicologico, per cui la deformità del corpo si accompagna alla degenerazione mentale dell'individuo; un esempio classico in questo senso è La mosca. Il concetto di deformità è spesso caricato di significati allegorici; il già citato La mosca, per esempio, viene talvolta interpretato come allegoria della vecchiaia, e Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York tratta attraverso la deformità fisica anche il tema del trauma conseguente a uno stupro.
Nella letteratura horror, il body horror è rintracciabile in molti lavori di Clive Barker, William S. Burroughs e Mike Philbin. Fumetti e graphic novel non sono estranee al body horror tuttavia, come ad esempio Black Hole. Nel campo del cinema horror, David Cronenberg è considerato lo scopritore del genere e l'introduttore del concetto nel pubblico. Altri esempi di 'body horror' possono essere La cosa di John Carpenter, diversi film di Shinya Tsukamoto tra cui Tetsuo e il classico di Ridley Scott, Alien.
La serie televisiva animata Æon Flux di Peter Chung fa frequentemente uso di elementi del 'body horror' come repentini cambiamenti di registro, mutilazioni e strani morbi. L'amputazione, le modifiche corporali e la perdita d'identità sono alcuni elementi-chiave della serie dei Borg di Star Trek.

martedì 17 dicembre 2019

Fantastico

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Il fantastico è un genere di narrazione basato sulla rappresentazione di elementi e situazioni immaginarie che esulano dall'esperienza quotidiana, straordinarie, che si ritiene non si verifichino (molto probabilmente) nella realtà comunemente sperimentata. Elementi che possono definire una situazione fantastica sono l'intervento del soprannaturale o del meraviglioso, come la magia o una invenzione tecnologica futuribile, ma non solo. All'interno del vasto ambito del fantastico si possono raggruppare un'ampia schiera di generi differenti, tra i quali l'orrore, la fantascienza, il fantasy, il gotico.

Origini del fantastico

Sotto un certo punto di vista si può iniziare a parlare di letteratura fantastica o di fantasia sin dall'alba dell'uomo, in cui si recitavano versi propiziatori di carattere sacro o epico, per implorare la benevolenza degli dei o celebrare le gesta dei guerrieri. I primi drammi, i cui personaggi erano maschere di divinità che si affrontavano tra loro (ad esempio per simboleggiare la lotta tra gli inferi e la luce al solstizio d'inverno), sarebbero nati in questo modo. In tempi storici gli antichi Egizi avevano formato una mitologia molto complessa già alcuni millenni prima di Cristo con i loro racconti di cui rimane testimonianza nelle piramidi. Nella stessa classe della letteratura mitologica rientrano anche i racconti sulle divinità greche, romane, norrene, induiste e native americane.

Il fantastico nella letteratura moderna

Sebbene si possa parlare di letteratura fantastica o di fantasia sin dai tempi degli antichi Egizi, è solo con la fiaba e la favola che si comincia a parlare di fantastico: in origine erano racconti per lo più dell'orrore fruibili quasi esclusivamente dagli adulti, per il fatto stesso che, a differenza dei bambini, la loro fantasia doveva essere stuzzicata. Col tempo questi sono diventati generi per l'infanzia, ma i primi racconti e leggende su mostri, orrori indicibili, fantasmi e quant'altro sono ancora oggi considerati classici del genere fantastico, che a sua volta si suddivide in vari sottogeneri. Il primo ad avere parlato di letteratura fantastica, ad averne fatto la storia ed esaminato le caratteristiche è lo scrittore francese Charles Nodier, nel suo saggio Il fantastico in letteratura (Du fantastique en littérature), pubblicato nella Revue de Paris nel 1830.

Classificazione dei generi secondo Calvino

Italo Calvino ha proposto una suddivisione del genere fantastico in fantastico visionario, con elementi soprannaturali come fantasmi e mostri (che include come sottogeneri fantascienza, horror, narrativa gotica e via dicendo) e fantastico mentale (o quotidiano), dove il soprannaturale si realizza tutto nella dimensione interiore (si pensi per esempio a Il giro di vite di Henry James, o a Marcovaldo ovvero Le stagioni in città dello stesso Calvino).

Classificazione dei generi secondo Todorov

Cvetan Todorov nel suo saggio La letteratura fantastica sostiene che il fantastico è un genere spurio. Il fantastico si muove sempre tra meraviglioso e perturbante (o strano), il primo essendo la narrazione dove elementi irreali sono presenti nella storia senza che la loro sussistenza crei problemi epistemologici agli attanti; il secondo è invece quella narrazione dove il momento di incertezza ("è vero o è falso quello che sto vedendo?") si risolve con una riaffermazione dei principi realistici.

Meccanismo psicologico del fantastico secondo Todorov

Il fantastico secondo Todorov è capace di evocare nel lettore scene irreali rendendole credibili dal punto di vista mimetico, anche se il narratore non rinuncia ad esprimere incertezze su quello che vede o sente, l'effetto di angoscia, timore è creato dal voluto stato di sospensione tra reale e soprannaturale, realtà e sogno mai irrisolto. Ciò è possibile utilizzando tecniche tipiche della narrazione moderna e naturalistica da una parte, e molti dei sapienti espedienti psicologici del gotico e del thriller dall'altra. Non a caso, la maggior parte dei racconti fantastici sono opera di letterati moderni, soprattutto dall'Ottocento ai giorni nostri. Dal punto di vista del contenuto l'effetto è reso possibile in quanto lo scrittore fa leva su timori o desideri escatologici legati alle nostre credenze (religione, filosofia, magia ecc.) o comunque a quelle nelle quali il lettore è stato educato. Nel mondo cristiano per esempio, il castello medievale, il monastero, la cripta e il cimitero evocano spesso timori nel visitatore: il fantastico fa un salto in più e li materializza in un contesto realistico, ma non necessariamente reale (simile a quello in cui viviamo).
Al contrario, nella fiaba o nel mito l'orco e il drago non spaventano più di tanto anche perché il contesto in cui appare non è plausibile almeno per il lettore adulto: castelli sulle nuvole, pianeti o continenti immaginari popolati di nani, streghe e di giganti rivelano apertamente la natura deliberatamente fittizia della storia, dove i personaggi stessi non sembrano fatti di carne e ossa. Todorov classifica le favole nel meraviglioso, quello che solitamente è denominato con la dicitura fantasy.
Nel fantastico l'effetto consiste invece nella sorpresa: è l'irruzione nel mondo reale di qualcosa che non vi appartiene, e l'effetto è perturbante. L'intervento del soprannaturale è credibile, ma sempre dato come possibile o probabile perché il narratore adduce prima o poi dei piccoli indizi (testimonianze contraddittorie o manifestazioni non facilmente risolvibili con la coerenza della fisica). Anche se gli indizi che fanno incrinare la credibilità della storia non sono probanti e lasciano il lettore nell'impossibilità di dipanare quei dubbi.
Il protagonista può vedere un fantasma, sentire delle voci provenienti da tombe, essere anche rapito da mostri. Ma se affiorano dubbi sulla sua sanità mentale o sul suo uso di droghe psichedeliche il salto definitivo nel meraviglioso è impossibile e restiamo in un'atmosfera di incertezza, di suspense tra sogno e realtà.
Todorov afferma che la spiegazione razionale è sicuramente accettabile, ma che manca di un alibi di ferro: l'immagine ricorrente è quella di un piccolo spiraglio aperto sulla stanza del soprannaturale attraverso il quale scorgiamo qualcosa di sospetto e magari terrificante, senza che possiamo uscire dalla nostra. La rigidità della definizione di Todorov verrà poi messa in discussione con l'avvento del postmodernismo e della mescidazione che ne seguirà.

Romanzo gotico

Il primo passo verso la letteratura dell'orrore e del mistero è il romanzo gotico. Se i racconti di streghe e fantasmi sono da considerarsi i primi esempi stilistici di tale genere, le sue origini sono però da porsi con Il castello di Otranto (1764) di Horace Walpole. Da lì in poi molti autori si sono cimentati con questa particolare forma di espressione: tra i principali la scrittrice Mary Shelley con il suo Frankenstein e Bram Stoker, il cui romanzo più famoso, Dracula, è anche considerato uno degli ultimi, se non l'ultimo, romanzo gotico. Una citazione allora la merita anche John William Polidori, che con il suo racconto Il vampiro ha dato origine al mito letterario del Vampiro (di cui Dracula è il più illustre esempio), che ancora oggi affascina i lettori di tutto il mondo. Nella categoria del romanzo gotico vengono spesso classificati tutti quei romanzi che parlano di creature mostruose, come appunto Frankenstein o il Golem.
Uno degli esponenti contemporanei di questo genere di letteratura è considerato l'italiano Valerio Evangelisti, che mescola quelli gotici con altri temi fantastici e in particolare fantascientifici. Grande notorietà per le sue storie di streghe e vampiri ha oggi Anne Rice.


Fantascienza

La fantascienza è probabilmente il genere fantastico più noto al grande pubblico. Il romanzo scientifico, precursore della fantascienza, nasce dal romanzo fantastico-avventuroso. La science fiction trova negli anni quaranta del XX secolo la sua "epoca d'oro". L'esperienza del non quotidiano, in questo tipo di narrativa, non è da ricollegarsi alla magia o al mistero ma a fatti scientificamente possibili, e si esplorano gli effetti di teorie scientifiche e di tecnologie plausibili anche se non ancora scoperte. Nascono quindi, come variazione a questa semplice definizione di base, vari tipi di fantascienza, sottogeneri e filoni, come ad esempio il cyberpunk.
Padri o esponenti di rilievo del genere fantascientifico sono considerati, tra gli altri, Jules Verne, H.G. Wells, Edgar Rice Burroughs, Isaac Asimov, Philip K. Dick, Frank Herbert, Ray Bradbury.

Fantasy

Il genere fantasy è, nell'uso comune, quello più legato al fantastico, pur se in realtà ne è un semplice comparto. È, tra tutti i generi fantastici, quello più legato alla letteratura mitica, alle fiabe e alle favole, in cui la magia e gli eventi inspiegabili, nemmeno con ipotesi scientifiche, sono una parte importante nella vicenda.
Tra i padri del genere un posto di primo piano va assegnato a J. R. R. Tolkien, autore della celebre trilogia de Il Signore degli Anelli. Sulla sua scia si inserisce tutta una serie di autori, tra i quali Terry Brooks, Roald Dahl, Tanith Lee, Marion Zimmer Bradley (Le nebbie di Avalon), Terry Pratchett (la serie del Mondo Disco), Michael Ende (La storia infinita e Momo), Robert Jordan (La Ruota del Tempo), David Eddings (Il ciclo del Belgariad), Clive Staples Lewis (Cronache di Narnia).
Uno dei sottogeneri più importanti è fantasy epico (o heroic fantasy o Sword and sorcery) generato dall'unione tra il romanzo epico e il fantasy: maestro indiscusso del genere è stato Robert Ervin Howard con la saga del cimmero Conan.
Da citare anche l'apporto al genere heroic fantasy, dato da Michael Moorcock con i suoi antieroi tra i quali spiccano per spessore psicologico e complessità di carattere Elric di Melniboné e John Daker, alias Erekose, alias Urlik Skarsol, alias Flamadin, alias Il Campione Eterno. Tra gli autori contemporanei più apprezzati c'è Neil Gaiman autore di Sandman e Terry Pratchett. Oggi la saga fantasy più letta al mondo è quella di Harry Potter di J.K.Rowling, che ha ridefinito il sottogenere dell'urban fantasy.
Nel tempo, si è andata a sviluppare una notevole sperimentazione nella fantasy, volta a liberare il genere dai suoi cliché. Si sono così sviluppati vari sottogeneri innovativi e originali. Addirittura molti scrittori della "nuova fantasy" (in particolar modo new weird, bizarro fiction, science fantasy e steamfantasy) hanno più volte osteggiato con violenza il lavoro di Tolkien e dei tanti autori da lui ispirati, considerati colpevoli di aver fossilizzato il genere sui suoi cliché fino a ridurlo in agonia. Esponenti di spicco della "nuova fantasy" sono China Miéville, Jeff VanderMeer, Michael Swanwick, Alan Campbell, Carlton Mellick III, Mary Gentle, Clive Barker, Philip Pullman, C. S. Friedman e Steph Swainston.

Romanzi dell'orrore

Erede diretta del romanzo gotico è la letteratura dell'orrore o horror, un genere che ha da un lato attirato il nostro lato morboso e macabro, e dall'altro respinto proprio a causa della paura, sentimento su cui si basa il genere.
I padri dell'orrore, coloro che, in un certo senso, ne hanno dettato le fondamenta e le leggi con le loro opere sono Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft. Da qui in poi l'orrore ha marciato spedito, raccogliendo consensi e un sempre maggiore seguito. Tra gli autori viventi quello di maggior successo commerciale è Stephen King. Tra gli autori emersi negli ultimi anni ci sono anche Clive Barker e Dan Simmons.

Il fantastico è un genere di narrazione basato sulla rappresentazione di elementi e situazioni immaginarie che esulano dall'esperienza quotidiana, straordinarie, che si ritiene non si verifichino (molto probabilmente) nella realtà comunemente sperimentata. Elementi che possono definire una situazione fantastica sono l'intervento del soprannaturale o del meraviglioso, come la magia o una invenzione tecnologica futuribile, ma non solo. All'interno del vasto ambito del fantastico si possono raggruppare un'ampia schiera di generi differenti, tra i quali l'orrore, la fantascienza, il fantasy, il gotico.

Origini del fantastico

Sotto un certo punto di vista si può iniziare a parlare di letteratura fantastica o di fantasia sin dall'alba dell'uomo, in cui si recitavano versi propiziatori di carattere sacro o epico, per implorare la benevolenza degli dei o celebrare le gesta dei guerrieri. I primi drammi, i cui personaggi erano maschere di divinità che si affrontavano tra loro (ad esempio per simboleggiare la lotta tra gli inferi e la luce al solstizio d'inverno), sarebbero nati in questo modo. In tempi storici gli antichi Egizi avevano formato una mitologia molto complessa già alcuni millenni prima di Cristo con i loro racconti di cui rimane testimonianza nelle piramidi. Nella stessa classe della letteratura mitologica rientrano anche i racconti sulle divinità greche, romane, norrene, induiste e native americane.

Il fantastico nella letteratura moderna

Sebbene si possa parlare di letteratura fantastica o di fantasia sin dai tempi degli antichi Egizi, è solo con la fiaba e la favola che si comincia a parlare di fantastico: in origine erano racconti per lo più dell'orrore fruibili quasi esclusivamente dagli adulti, per il fatto stesso che, a differenza dei bambini, la loro fantasia doveva essere stuzzicata. Col tempo questi sono diventati generi per l'infanzia, ma i primi racconti e leggende su mostri, orrori indicibili, fantasmi e quant'altro sono ancora oggi considerati classici del genere fantastico, che a sua volta si suddivide in vari sottogeneri. Il primo ad avere parlato di letteratura fantastica, ad averne fatto la storia ed esaminato le caratteristiche è lo scrittore francese Charles Nodier, nel suo saggio Il fantastico in letteratura (Du fantastique en littérature), pubblicato nella Revue de Paris nel 1830.

Classificazione dei generi secondo Calvino

Italo Calvino ha proposto una suddivisione del genere fantastico in fantastico visionario, con elementi soprannaturali come fantasmi e mostri (che include come sottogeneri fantascienza, horror, narrativa gotica e via dicendo) e fantastico mentale (o quotidiano), dove il soprannaturale si realizza tutto nella dimensione interiore (si pensi per esempio a Il giro di vite di Henry James, o a Marcovaldo ovvero Le stagioni in città dello stesso Calvino).

Classificazione dei generi secondo Todorov

Cvetan Todorov nel suo saggio La letteratura fantastica sostiene che il fantastico è un genere spurio. Il fantastico si muove sempre tra meraviglioso e perturbante (o strano), il primo essendo la narrazione dove elementi irreali sono presenti nella storia senza che la loro sussistenza crei problemi epistemologici agli attanti; il secondo è invece quella narrazione dove il momento di incertezza ("è vero o è falso quello che sto vedendo?") si risolve con una riaffermazione dei principi realistici.

Meccanismo psicologico del fantastico secondo Todorov

Il fantastico secondo Todorov è capace di evocare nel lettore scene irreali rendendole credibili dal punto di vista mimetico, anche se il narratore non rinuncia ad esprimere incertezze su quello che vede o sente, l'effetto di angoscia, timore è creato dal voluto stato di sospensione tra reale e soprannaturale, realtà e sogno mai irrisolto. Ciò è possibile utilizzando tecniche tipiche della narrazione moderna e naturalistica da una parte, e molti dei sapienti espedienti psicologici del gotico e del thriller dall'altra. Non a caso, la maggior parte dei racconti fantastici sono opera di letterati moderni, soprattutto dall'Ottocento ai giorni nostri. Dal punto di vista del contenuto l'effetto è reso possibile in quanto lo scrittore fa leva su timori o desideri escatologici legati alle nostre credenze (religione, filosofia, magia ecc.) o comunque a quelle nelle quali il lettore è stato educato. Nel mondo cristiano per esempio, il castello medievale, il monastero, la cripta e il cimitero evocano spesso timori nel visitatore: il fantastico fa un salto in più e li materializza in un contesto realistico, ma non necessariamente reale (simile a quello in cui viviamo).
Al contrario, nella fiaba o nel mito l'orco e il drago non spaventano più di tanto anche perché il contesto in cui appare non è plausibile almeno per il lettore adulto: castelli sulle nuvole, pianeti o continenti immaginari popolati di nani, streghe e di giganti rivelano apertamente la natura deliberatamente fittizia della storia, dove i personaggi stessi non sembrano fatti di carne e ossa. Todorov classifica le favole nel meraviglioso, quello che solitamente è denominato con la dicitura fantasy.
Nel fantastico l'effetto consiste invece nella sorpresa: è l'irruzione nel mondo reale di qualcosa che non vi appartiene, e l'effetto è perturbante. L'intervento del soprannaturale è credibile, ma sempre dato come possibile o probabile perché il narratore adduce prima o poi dei piccoli indizi (testimonianze contraddittorie o manifestazioni non facilmente risolvibili con la coerenza della fisica). Anche se gli indizi che fanno incrinare la credibilità della storia non sono probanti e lasciano il lettore nell'impossibilità di dipanare quei dubbi.
Il protagonista può vedere un fantasma, sentire delle voci provenienti da tombe, essere anche rapito da mostri. Ma se affiorano dubbi sulla sua sanità mentale o sul suo uso di droghe psichedeliche il salto definitivo nel meraviglioso è impossibile e restiamo in un'atmosfera di incertezza, di suspense tra sogno e realtà.
Todorov afferma che la spiegazione razionale è sicuramente accettabile, ma che manca di un alibi di ferro: l'immagine ricorrente è quella di un piccolo spiraglio aperto sulla stanza del soprannaturale attraverso il quale scorgiamo qualcosa di sospetto e magari terrificante, senza che possiamo uscire dalla nostra. La rigidità della definizione di Todorov verrà poi messa in discussione con l'avvento del postmodernismo e della mescidazione che ne seguirà.

Romanzo gotico

Il primo passo verso la letteratura dell'orrore e del mistero è il romanzo gotico. Se i racconti di streghe e fantasmi sono da considerarsi i primi esempi stilistici di tale genere, le sue origini sono però da porsi con Il castello di Otranto (1764) di Horace Walpole. Da lì in poi molti autori si sono cimentati con questa particolare forma di espressione: tra i principali la scrittrice Mary Shelley con il suo Frankenstein e Bram Stoker, il cui romanzo più famoso, Dracula, è anche considerato uno degli ultimi, se non l'ultimo, romanzo gotico. Una citazione allora la merita anche John William Polidori, che con il suo racconto Il vampiro ha dato origine al mito letterario del Vampiro (di cui Dracula è il più illustre esempio), che ancora oggi affascina i lettori di tutto il mondo. Nella categoria del romanzo gotico vengono spesso classificati tutti quei romanzi che parlano di creature mostruose, come appunto Frankenstein o il Golem.
Uno degli esponenti contemporanei di questo genere di letteratura è considerato l'italiano Valerio Evangelisti, che mescola quelli gotici con altri temi fantastici e in particolare fantascientifici. Grande notorietà per le sue storie di streghe e vampiri ha oggi Anne Rice.


Fantascienza

La fantascienza è probabilmente il genere fantastico più noto al grande pubblico. Il romanzo scientifico, precursore della fantascienza, nasce dal romanzo fantastico-avventuroso. La science fiction trova negli anni quaranta del XX secolo la sua "epoca d'oro". L'esperienza del non quotidiano, in questo tipo di narrativa, non è da ricollegarsi alla magia o al mistero ma a fatti scientificamente possibili, e si esplorano gli effetti di teorie scientifiche e di tecnologie plausibili anche se non ancora scoperte. Nascono quindi, come variazione a questa semplice definizione di base, vari tipi di fantascienza, sottogeneri e filoni, come ad esempio il cyberpunk.
Padri o esponenti di rilievo del genere fantascientifico sono considerati, tra gli altri, Jules Verne, H.G. Wells, Edgar Rice Burroughs, Isaac Asimov, Philip K. Dick, Frank Herbert, Ray Bradbury.

Fantasy

Il genere fantasy è, nell'uso comune, quello più legato al fantastico, pur se in realtà ne è un semplice comparto. È, tra tutti i generi fantastici, quello più legato alla letteratura mitica, alle fiabe e alle favole, in cui la magia e gli eventi inspiegabili, nemmeno con ipotesi scientifiche, sono una parte importante nella vicenda.
Tra i padri del genere un posto di primo piano va assegnato a J. R. R. Tolkien, autore della celebre trilogia de Il Signore degli Anelli. Sulla sua scia si inserisce tutta una serie di autori, tra i quali Terry Brooks, Roald Dahl, Tanith Lee, Marion Zimmer Bradley (Le nebbie di Avalon), Terry Pratchett (la serie del Mondo Disco), Michael Ende (La storia infinita e Momo), Robert Jordan (La Ruota del Tempo), David Eddings (Il ciclo del Belgariad), Clive Staples Lewis (Cronache di Narnia).
Uno dei sottogeneri più importanti è fantasy epico (o heroic fantasy o Sword and sorcery) generato dall'unione tra il romanzo epico e il fantasy: maestro indiscusso del genere è stato Robert Ervin Howard con la saga del cimmero Conan.
Da citare anche l'apporto al genere heroic fantasy, dato da Michael Moorcock con i suoi antieroi tra i quali spiccano per spessore psicologico e complessità di carattere Elric di Melniboné e John Daker, alias Erekose, alias Urlik Skarsol, alias Flamadin, alias Il Campione Eterno. Tra gli autori contemporanei più apprezzati c'è Neil Gaiman autore di Sandman e Terry Pratchett. Oggi la saga fantasy più letta al mondo è quella di Harry Potter di J.K.Rowling, che ha ridefinito il sottogenere dell'urban fantasy.
Nel tempo, si è andata a sviluppare una notevole sperimentazione nella fantasy, volta a liberare il genere dai suoi cliché. Si sono così sviluppati vari sottogeneri innovativi e originali. Addirittura molti scrittori della "nuova fantasy" (in particolar modo new weird, bizarro fiction, science fantasy e steamfantasy) hanno più volte osteggiato con violenza il lavoro di Tolkien e dei tanti autori da lui ispirati, considerati colpevoli di aver fossilizzato il genere sui suoi cliché fino a ridurlo in agonia. Esponenti di spicco della "nuova fantasy" sono China Miéville, Jeff VanderMeer, Michael Swanwick, Alan Campbell, Carlton Mellick III, Mary Gentle, Clive Barker, Philip Pullman, C. S. Friedman e Steph Swainston.

Romanzi dell'orrore

Erede diretta del romanzo gotico è la letteratura dell'orrore o horror, un genere che ha da un lato attirato il nostro lato morboso e macabro, e dall'altro respinto proprio a causa della paura, sentimento su cui si basa il genere.
I padri dell'orrore, coloro che, in un certo senso, ne hanno dettato le fondamenta e le leggi con le loro opere sono Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft. Da qui in poi l'orrore ha marciato spedito, raccogliendo consensi e un sempre maggiore seguito. Tra gli autori viventi quello di maggior successo commerciale è Stephen King. Tra gli autori emersi negli ultimi anni ci sono anche Clive Barker e Dan Simmons.

lunedì 16 dicembre 2019

Letteratura dell'orrore

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Tramite la commistione della realtà quotidiana con elementi di carattere soprannaturale o surreale o tramite l'inserimento inatteso di circostanze non razionali, la narrativa horror ipotizza situazioni che destabilizzano le sicurezze acquisite e suscitano in questo modo nell'animo e nella psicologia del lettore un sovrapporsi di sensazioni di orrore, di repulsione, di spavento o di paura.

Caratteristiche salienti

Una narrazione si può definire horror quando, agendo sulla fallacia delle percezioni sensoriali e sulle differenze soggettive della rappresentazione del reale, descrive possibili irruzioni di elementi irrazionali nella vita quotidiana e ne immagina le conseguenze, spesso connotate da reazioni violente e da sviluppi estremi, talora altamente drammatici e tragici.
Il tipico racconto dell'orrore alimenta le paure ancestrali radicate nell'inconscio collettivo dell'essere umano, come quelle:
  • per la morte e per le incognite che si celano nel mistero dell'esistenza,
  • per il buio e per i luoghi inesplorati,
  • per l'isolamento o per la perdita delle relazioni con le persone care,
  • per il sovvertimento delle regole della scienza e della vita sociale,
  • per l'ignoto e le "forze" incomprensibili dell'Universo.
Spesso l'autore del romanzo horror deforma, in modo a volte sensazionalistico e grottesco, le convinzioni presenti nelle fedi religiose, oppure enfatizza i contenuti emozionali e istintivi che si annidano nei rapporti sentimentali o nelle relazioni erotiche.
Alle volte, più banalmente, l'horror fa leva sulle comuni ossessioni e sulle fobie più diffuse nella psiche umana, ed ottiene reazioni forti ed immediate facendo leva:
  • sull'istinto di conservazione,
  • sul disgusto provocato dalla malattia (fisica e mentale) o dalle deformità,
  • sull'angoscia suscitata dalla violenza e dal dolore,
  • sul disagio dovuto a condizioni di vita estrema, esposta alle avversità climatiche,
  • sulla reazione al contatto con certi animali ripugnanti (insetti, serpenti, ecc.).
L'orrore letterario trae origine dalle contrapposizioni violente dei rapporti umani, che vengono spinte ai limiti del paradosso, con percorsi e contenuti a tratti persino grotteschi ed ironici, e quindi in modo analogo, sia pure con maggiori estremismi, ai contenuti tipici del racconto tragico della classicità. Proprio come le cosiddette tragedie dell'orrore della tradizione greca e shakespeariana, il romanzo horror ricava gran parte della sua attrattiva dall'effetto catartico che si genera spontaneamente nel lettore, dopo che questi è stato messo brutalmente a confronto con le sensazioni più forti ed estreme, tali da far apprezzare con sollievo il ritorno all'esistenza normale.
Analogamente alla letteratura poliziesca o gialla, la narrazione horror si serve spesso della tecnica della suspense per mezzo della quale, insinuando progressivamente dubbio o senso di attesa circa gli sviluppi narrativi, determina nel lettore l'ansiogena sensazione di temere e, al tempo stesso, trepidare per la sorte dei personaggi principali e per quelle che saranno le rivelazioni e gli sviluppi presenti nella conclusione del racconto.
Oggetto imprescindibile del racconto horror è la presenza di elementi soprannaturali, senza le quali il racconto, per quanto possa avvalersi di ambientazioni e situazioni tipiche dell'horror oppure determinare effetti psicologici analoghi, non appartiene a questo genere, ma può eventualmente rientrare nella letteratura gialla (thriller o noir).

Storia

Le origini: il romanzo gotico

Sebbene si trovino episodi di carattere precipuamente orrorifico in opere antichissime (tanto nei poemi epici, quanto negli scritti sacri), la letteratura a carattere orrorifico ha mosso i suoi primi passi significativi come genere autonomo solo con l'avvento del romanticismo e si è alimentata del crescente gusto per il mistero, per il fantastico ed il soprannaturale, radicato soprattutto nei salotti degli intellettuali post-illuministici, quasi come speculazione sorta per reazione all'eccesso di sicurezza derivanti dalle sempre più diffuse scoperte scientifiche. Nell’alveo della cultura preromantica, a partire dagli anni ’70 del Settecento, si sviluppò in Inghilterra un particolare genere di narrazione, il romanzo gotico, caratterizzato da atmosfere e trame particolarmente oscure, misteriose e inquietanti, ambientate in castelli diroccati, abbazie isolate e luoghi solitari. I protagonisti erano quasi sempre giovani nobili e fanciulle vergini vessate da aguzzini diabolici, spesso appartenenti al clero, aiutati da banditi senza scrupoli. La componente sovrannaturale (la presenza di fantasmi e dèmoni, lo scatenarsi di forze infernali ecc.) era quasi sempre al centro della narrazione, sebbene in alcuni casi essa venisse spiegata razionalmente alla fine del romanzo.
Il capostipite del romanzo gotico è Il Castello di Otranto (1764) di Horace Walpole (1717-1797), che può essere considerato la prima vera ghost story (lett. storia di fantasmi) della letteratura moderna. Il romanzo è ambientato a Otranto, in Puglia, all’epoca delle crociate, e narra una storia di dinastie e delitti miscelando realtà e sovrannaturale. La seconda edizione del romanzo aveva come sottotitolo proprio A Gothic Story (“Una storia gotica”): il termine gotico, relativo alla corrente artistica riguardante le chiese tardo-medievali (XII-XVI secolo) nelle quali spesso erano ambientati i romanzi, passò da allora a definire il nuovo genere. Al romanzo di Walpole seguì, negli anni ’70 e ’80 del secolo, un numero enorme di romanzi, la gran parte di scarso rilievo letterario e tra i quali è doveroso ricordare soltanto Il vecchio barone inglese (1778) di Clara Reeve e Vathek (1785) di William Beckford.
Soltanto con Ann Radcliffe (1764-1823) si arrivò a degli esiti originali, che non fossero semplicemente delle copie pedisseque del romanzo di Walpole. I romanzi della scrittrice, infatti, presentano delle trame più elaborate, un gusto più raffinato per il mistero, la meraviglia e il terrore, e la tendenza a rimuovere il sovrannaturale. Dopo aver pubblicato tre romanzi minori (The Castle of Athlin and Dunbayne, Romanzo siciliano e Il romanzo della foresta), la Radcliffe ottenne il suo maggior successo nel 1794, con la pubblicazione de I misteri di Udolpho. Il romanzo narra la storia della giovane Emily St. Aubert e delle sue disavventure in castelli tenebrosi, vessata da un brigante italiano. Nel 1797 l’autrice pubblicò un romanzo altrettanto noto, L’italiano, o il confessionale dei penitenti neri, nel quale troviamo il personaggio dello scellerato padre Schedoni, sicuramente una delle figure più riuscite della letteratura gotica (e non è da escludere che il Manzoni si sia ispirato a lui nella creazione dei personaggi di Don Rodrigo e dell’Innominato).
Nella stesura de L’italiano la Radcliffe fu probabilmente influenzata da un altro celebre romanzo, pubblicato nel 1796, Il monaco di Matthew Gregory Lewis (1775-1818). La storia è quella del monaco Ambrosio, una figura demoniaca, autore di spaventose nefandezze. L’opera ha un’importanza forse ancora maggiore rispetto ai romanzi della Radcliffe, sia perché in esso viene posto l’accento sull’orrore e sul macabro piuttosto che sul terrore e sul sublime, sia per l’attenzione rivolta alla sessualità e alle perversioni ad essa legate (lo stupro, l’incesto, l’omosessualità ecc.). Esso presenta inoltre una forte componente sovrannaturale, che sarà centrale in quasi tutta la narrativa dell’orrore.
Dagli anni ’90 del Settecento in poi la letteratura gotica godette di molto successo in tutta Europa. Notevole fu il suo influsso (specie quello de Il monaco) sulla narrativa del marchese de Sade, caratterizzata da situazioni erotiche al limite dell’assurdo, tanto che molti critici hanno classificato i suoi romanzi, o parte di essi (Justine o le disavventure della virtù), nel filone gotico. Ma dopo il romanzo di Lewis, la qualità e l’originalità andarono perdendosi gradualmente per scomparire ben presto del tutto. Una breve ripresa del genere (ma in realtà si tratta già di manifestazioni tardo-gotiche e romantiche) si ebbe nel triennio 1818-1820.
Nel 1818 venne pubblicato, infatti, il più celebre di tutti i romanzi gotici, Frankenstein di Mary Shelley (1797-1851). Il romanzo, in realtà, andrebbe considerato un erede del gotico e un precursore della fantascienza, piuttosto che un’opera inserita interamente nel solco della tradizione di Walpole. La storia sfugge ai canoni del genere: non sono presenti castelli diroccati, fanciulle perseguitate da monaci diabolici e signorotti sadici o fantasmi. Nonostante ciò, vengono mantenute le atmosfere cupe, che in certe parti del romanzo assumono toni ancor più lugubri. La storia di Victor Frankenstein e della sua Creatura rimane una delle più suggestive della letteratura ottocentesca e certamente una delle più influenti nel campo della letteratura dell’orrore. Mary Shelley pubblicò anche alcuni racconti dai toni gotici, tra i quali ricordiamo Metamorfosi, Il mortale immortale e Il malocchio.
Nel 1819 John William Polidori (1795-1821) pubblicò anonimo il racconto Il vampiro, considerato il prototipo di tutta la letteratura vampiresca successiva. È qui infatti che per la prima volta la figura del vampiro assume i tratti di un uomo aristocratico assetato di sangue, piuttosto che quelli di un demone folkloristico.
Il 1820 è l’anno di pubblicazione dell’ultimo romanzo inscrivibile nel genere gotico, Melmoth l'errante di Charles Robert Maturin (1782-1824). L’opera è incentrata sul patto con il Diavolo compiuto dal giovane John Melmoth per guadagnare l’immortalità.
In America il romanzo gotico non ebbe il successo riscosso in Inghilterra, ma ciò non toglie che la letteratura americana annovera al suo interno un discreto numero di opere ad esso riconducibili. Di particolare rilevanza sono i romanzi di Charles Brockden Brown (1771-1810): Wieland, o La trasformazione (1798), Ormond, o Il testimonio segreto (1799), Arthur Mervyn; or, Memoirs of the Year 1793 (1799-1800).
Vicine per tematiche al gotico sono le opere del tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822), che però si inserisce più in generale nella corrente romantica. Il romanzo Gli elisir del diavolo (1815-16) e i Racconti notturni (1816-17), tra i quali spicca L'uomo della sabbia, figurano ancora oggi tra le vette più alte raggiunte dai tedeschi nel campo della letteratura gotica e horror.

Edgar Allan Poe

La figura di Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849) rappresenta l'anello di congiunzione tra il genere gotico e l'horror moderno. Lo scrittore americano, infatti, può essere considerato senza ombra di dubbio il vero padre della letteratura dell'orrore: è soltanto nei suoi racconti che il terrore e l'orrore assumono autonomia, liberandosi dai tipici cliché del gotico. Non sono più il fantasma, il castello diroccato e il malefico persecutore a caratterizzare il genere, ma l'orrore puro, che viene declinato nelle sue varie espressioni. Così, l'orrore può essere richiamato da elementi gotici, come il castello (La caduta della casa Usher) e il fantasma/morto vivente (Ligeia), ma può anche essere legato a tematiche del tutto diverse: la sepoltura da vivi (La sepoltura prematura), la doppia personalità (William Wilson), il mare (Manoscritto trovato in una bottiglia, Una discesa nel Maelstrom), la malattia (La maschera della morte rossa), il mesmerismo (Rivelazione mesmerica, La verità sul caso di Mr. Valdemar), la tortura fisica e psicologica (Il pozzo e il pendolo) e soprattutto la follia omicida (Il gatto nero, Il cuore rivelatore, Il barile di Amontillado). In Poe sono presenti in nuce tutti i temi che caratterizzeranno la narrativa dell'orrore fino ai nostri giorni, meno uno, quello dell'orrore cosmico dell'ignoto, che sarà sviluppato solo da Hodgson, Machen e soprattutto da Lovecraft (sebbene un suo abbozzo possa essere riscontrato già nelle ultime pagine dell'unico romanzo di Poe, Le avventure di Gordon Pym). Nella narrativa dell’autore americano il genere acquista non solo autonomia, ma anche e soprattutto dignità letteraria: le pagine evocative, macabre e poetiche di Poe rimangono ancora oggi vette insuperate nell’intera letteratura ottocentesca.

L’Ottocento durante e dopo Poe

L'Ottocento è la prima epoca di vero sviluppo dell’horror, ormai codificato dalla narrativa di Poe. Alcune manifestazioni sono persino contemporanee alla produzione dello scrittore di Boston: ricordiamo i romanzi e racconti di Nathaniel Hawthorne (La casa dei sette abbaini, Il fauno di marmo, La figlia di Rappaccini, Il giovane Goodman Brown, L’esperimento del dottor Heidegger ecc.), Edward George Bulwer-Lytton (Zanoni, La casa e il cervello), Thomas de Quincey (Suspiria de Profundis), Frederick Marryat (The Phantom Ship), Prosper Mérimée (La venere d’Ille, Mateo Falcone), Théophile Gautier (La morta innamorata, Jettatura, Il romanzo della mummia, Arria Marcella, Il piede di mummia ecc.).
A partire dagli stessi anni si impone il genere della “ghost story”, la storia di fantasmi, che ha i suoi prodromi nel romanzo gotico e nei racconti di Walter Scott (La novella di Willie il vagabondo, Il racconto dello specchio misterioso), James Hogg (Spedizione all’inferno, Il folletto delle torbiere nere) e Washington Irving (La leggenda di Sleepy Hollow, Rip van Winkle) e che raggiungerà livelli elevati nella narrativa di Charles Dickens (Il segnalatore, Racconti di Natale), Wilkie Collins (La follia dei Monkton, La donna del sogno), George Eliot (Il velo dissolto), Elizabeth Gaskell (La storia della vecchia nutrice) e soprattutto nelle opere di Joseph Sheridan Le Fanu (1814-1873). Quest'ultimo rappresenta uno dei migliori autori horror dell'Ottocento; in particolare rimane celebre il suo romanzo breve Carmilla (1871), incentrato sulla figura dell’omonima vampira. Tra le altre sue opere si ricordano i racconti Il destino di Sir Robert Ardagh (1838), Il fantasma e il conciaossa (1838), Il pittore Schalken (1851), Tè verde (1869), Il fantasma della signora Crowl (1870), Il signor giudice di giustizia Harbottle (1872) e il romanzo post-gotico Lo Zio Silas (1864).
Nella letteratura americana uno dei più degni eredi di Poe è Fitz-James O'Brien (1826-1862), considerato uno dei padri della fantascienza e più in generale del fantastico. Per quanto riguarda la letteratura del terrore, è doveroso citare il tanto lodato Che cos’era? (1859) e L’artefice delle meraviglie (1859).
Sebbene la letteratura horror abbia il suo maggiore sviluppo nei paesi anglosassoni non bisogna mancare di citare i francesi Guy de Maupassant (1850-1893) e Auguste de Villiers de L'Isle-Adam (1838-1889). Il primo è certamente più rimarchevole, autore di racconti “macabri” e “crudeli”, tra i quali spiccano L'Horla, La mano dello scorticato, Il lupo, Il tic, La paura, Lui? . Il secondo è autore di racconti in bilico tra la satira, l'orrore e la fantascienza, i Racconti crudeli (1883) e i Nuovi racconti crudeli (1888).
Di particolare rilievo è la figura dello scozzese Robert Louis Stevenson (1850-1884), che porta verso nuove direzioni la narrativa dell'orrore. In particolare riprende il tema del doppio nel suo celeberrimo romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) e scrive racconti originali su svariate tematiche (Il trafugatore di salme, Markheim, Janet la Storta, Olalla, Il diavolo nella bottiglia).
Un autore poco noto per i suoi racconti dell'orrore e molto conosciuto invece per i suoi romanzi gialli è Arthur Conan Doyle (1859-1930), l’inventore di Sherlock Holmes, che pur continuando a scrivere fino agli anni '30 del Novecento, è per le tematiche trattate e le forme utilizzate uno scrittore pienamente fine-ottocentesco. Tra i suoi migliori racconti horror (spesso legati all’avventura e alla fantascienza) ricordiamo L'anello di Thoth (1890) e La mummia (1892), tra i primi dedicati alla figura della mummia, e Il racconto dell'americano (1879), La scure d'argento (1883), Il terrore delle altezze (1913).
Oscar Wilde (1854-1900) è ricordato come uno dei più grandi poeti e drammaturghi della storia della letteratura inglese, ma è notissimo anche per il suo unico romanzo Il ritratto di Dorian Gray (1891), che pur non appartenendo al genere del terrore, presenta così tante caratteristiche a esso riconducibili (il doppio, il patto diabolico, il delitto) da entrare a pieno diritto nella narrativa horror.

I grandi maestri

È tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento che viene alla ribalta un nuovo gruppo di scrittori, estremamente eterogeneo, che ha contribuito in maniera sostanziale alla rivoluzione di temi e forme della narrativa horror.
Ambrose Bierce (1842-1914) è noto principalmente per aver combinato le situazioni inquietanti e spaventose dell'horror con una vena umoristico-satirica tipica di tutta la sua produzione (un tale connubio si può riscontrare nella narrativa precedente soltanto in alcuni racconti di Poe e L'Isle-Adam). Tra i suoi migliori racconti si ricordano Accadde al ponte di Owl Creek (1891), Chickamauga (1891), Il segreto del burrone di Macarger (1893), La morte di Halpin Frayser (1893), La cosa maledetta (1898).
Certamente più rilevante è l'irlandese Bram Stoker (1847-1912), che con il suo Dracula (1897) portò in auge definitivamente la figura del vampiro. Ancora oggi il romanzo, intriso sia di atmosfere gotiche che di nuovi elementi psicologici, rimane insuperato nella sua tematica. Si può dire che è con Stoker che nasce il moderno romanzo horror: sino ad allora infatti la forma prediletta per l’horror era stata il racconto o al massimo il romanzo breve. Dagli inizi del Novecento in poi il romanzo iniziò ad essere un degno sostituto del racconto e alla fine del secolo batté definitivamente la forma breve. Tra le altre opere dell'autore sono particolarmente degni di nota i romanzi Il gioiello delle sette stelle (1903), La dama del sudario (1909) e La tana del Verme Bianco (1911) e i racconti raccolti ne L’ospite di Dracula (1914).
Robert William Chambers (1865-1933) è uno dei più noti scrittori americani del fantastico e dell’orrore. La sua fama è dovuta principalmente alla raccolta Il Re Giallo (1895), nella quale sono inseriti alcuni tra i più originali racconti dell’epoca (Il segno giallo, L’aggiustareputazioni, La Demoiselle d’Ys, La maschera), che già anticipano situazioni tipiche della narrativa lovecraftiana, come il tema del libro maledetto.
Henry James (1843-1916) e Montague Rhodes James (1862-1936) sono gli autori con i quali la “ghost story” classica raggiunge il suo apice letterario. Il primo è autore, oltre che di numerosissimi romanzi e racconti realistici, di una ventina di racconti di fantasmi. Tra questi, il migliore è certamente il romanzo breve Il giro di vite (1898), considerato un capolavoro all’interno del genere. Del secondo si ricordano i circa trenta racconti raccolti in The Collected Ghost Stories of M. R. James (1931), tra i quali spiccano Il conte Magnus, «Fischia e verrò da te, ragazzo mio», Il tesoro dell’abate Thomas, L’album del Canonico Alberico. Tra gli altri autori di “ghost stories” e racconti vampireschi del periodo, hanno un certo rilievo Walter de la Mare (La zia di Seaton, Il rinchiuso, Dall’abisso), Edith Wharton (Dopo, Ognissanti, Gli occhi), E. F. Benson (La stanza della torre, La signora Amworth), Oliver Onions (Il volto dipinto, La bella adescatrice, La corda fra le travi), Francis Marion Crawford (La cuccetta superiore, Il sangue della vita), Mary Wilkins Freeman (Il lotto vuoto, Il vento nel cespuglio di rose, Luella Miller).
L’austriaco Gustav Meyrink (1868-1932) rappresenta una delle poche voci non anglosassoni nel campo della letteratura soprannaturale degli inizi del Novecento. Noto per i suoi numerosi romanzi dalle tinte esoteriche e mistiche, la sua opera più nota è certamente Il Golem (1915). Di un certo rilievo rimangono anche alcuni suoi racconti, come La morte violetta (1902), Le piante del dottor Cinderella (1905) e L’albino (1908).
Algernon Blackwood (1869-1951) è uno degli autori più singolari nel panorama della letteratura horror ed è considerato anche un precursore del fantasy. I suoi racconti d'atmosfera, basati sulla meraviglia e sul sottile terrore, si distinguono dalle altre produzioni del tempo per la cura attentissima verso il processo narrativo e l'effetto. Il suo racconto più noto è I salici (1907), considerato uno dei migliori racconti soprannaturali di tutti i tempi, ma degno di menzione è anche Il Wendigo (1910). Egli è noto altresì per aver dato inizio al sottogenere dell’“investigatore dell’occulto”, con i romanzi brevi e i racconti dedicati al detective John Silence.
Il gallese Arthur Machen (1863-1947) e l’inglese William Hope Hodgson (1877-1918) sono probabilmente le due figure più importanti della narrativa horror prima di Lovecraft. Essi infatti furono i primi ad approcciarsi ad una visione cosmica dell'orrore, inserendovi elementi mitico-fantastici (Machen) e fantascientifici (Hodgson), creature mostruose non classificabili nei vecchi “tipi” del vampiro, del fantasma, del licantropo ecc. L'opera più nota di Machen è certamente il romanzo breve Il grande dio Pan (1894), definito da Stephen King “probabilmente la migliore storia horror in lingua inglese”. Tra le altre si citano I tre impostori (1895), Il Popolo Bianco (1904) e Il terrore (1917). Il capolavoro di Hodgson è invece La casa sull'abisso (1908), che per la prima volta offre una visione dell’orrore chiaramente cosmica e che fu fonte d’ispirazione primaria per Lovecraft. Gran parte delle sue altre opere è dedicata agli orrori marini (i romanzi I pirati fantasma, Naufragio nell’ignoto e moltissimi racconti). Non si possono trascurare, infine, i suoi racconti su Carnacki, investigatore dell’occulto, e il romanzo La terra dell'eterna notte (1912), uno dei primi connubi di horror, fantasy e fantascienza.
Importante per la storia dell'horror, ma ancor di più per quella del fantasy è Lord Dunsany (1878-1957), la cui produzione ebbe sicuramente influssi sulla narrativa di J. R. R. Tolkien. Autore di numerosissimi racconti e drammi teatrali (si ricordano in particolare Gli dei di Pegana, Il libro delle meraviglie e La maledizione della veggente), le sue opere possono essere catalogate in quello che oggi viene definito dark fantasy: esse infatti presentano caratteristiche riconducibili sia al genere del meraviglioso che a quello horror. Peculiarità saliente delle sue opere è l’importanza rivestita dal sogno, che ha il potere di portare l’uomo in territori fantastici e mitici.
Altri scrittori della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento degni di nota per i loro romanzi e racconti del terrore sono M. P. Shiel (La nube purpurea, Xelucha), Gaston Leroux (Una storia terribile, Il museo delle cere), Saki (Sredni Vashtar, Gli intrusi, Gabriel-Ernest), W. W. Jacobs (La zampa di scimmia). Leggermente posteriore, ma legato alla tradizione del fantastico di inizio Novecento, è il belga Jean Ray (1887-1964), autore del celebre Malpertuis (1943).

H. P. Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft (Providence, 20 agosto 1890 – Providence, 15 marzo 1937) è certamente la figura chiave della letteratura dell’orrore moderna. Senza considerare la sua opera, non si potrebbe comprendere la seconda fortunatissima fase dell’horror, che va dai primi decenni del Novecento ad oggi. Intorno al 1910-1920, la spinta originale del macabro, del fantasma e vampiro ecc. (in poche parole dell’horror classico), era finita: i due James e Stoker l’avevano oramai portata a livelli che sarebbero stati raggiunti nuovamente soltanto negli anni ’50, con la ripresa della “ghost story”. Alcuni autori erano stati portati dunque a percorrere nuove strade all’interno del variegato mondo del racconto del terrore: situazioni fantascientifiche (Hodgson), creature mitico-mostruose (Machen), libri maledetti (Chambers), mondi onirici (Lord Dunsany). Ma fu solo con Lovecraft che tutti questi elementi trovarono una sintesi originale ed energica, tanto che si è arrivati a parlare di lui come del “Copernico della letteratura dell’orrore”: egli, infatti, ebbe lo straordinario merito di spostare l’attenzione dalla Terra al cosmo (con qualche anticipazione in Hodgson, come abbiamo visto) e dalla paura della morte alla paura dell’ignoto (e qui i precedenti risiedono principalmente in Machen). Se gli scrittori della generazione a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento avevano per la prima volta affrontato (perlopiù in maniera velata) le terre sconosciute dell’ignoto e del cosmico, fu solo con il “solitario di Providence” (che tra l’altro ammise sempre di essere debitore nei confronti di quegli autori, oltre che ovviamente nei confronti di Poe, considerato maestro assoluto) che si compì il definitivo sovvertimento.
La narrativa di Lovecraft può essere suddivisa in tre grandi categorie (si badi che si tratta di una divisione di comodo, poiché spesso i suoi racconti presentano caratteristiche riconducibili a più di una categoria): le storie dell’orrore puro, il Ciclo dei Sogni e il Ciclo di Cthulhu (o Miti di Cthulhu). Nelle prime, prodotte maggiormente all’inizio della sua attività (1917-1925 ca.) ma anche successivamente, è evidente il modello di Poe e di tutti i grandi classici dell’orrore macabro. Esse tuttavia sono già estremamente rappresentative della poetica lovecraftiana, che abbandona del tutto vampiri, licantropi e castelli diroccati: spesso l’orrore è evocato da situazioni già note (il fantasma, il sepolcro, la resurrezione dei morti, gli orrori marini, la casa maledetta ecc.), ma è poi estrinsecato in maniera del tutto originale (si vedano La tomba, Il tempio, Herbert West, rianimatore, La casa evitata, Nella cripta). Catalogabili nella prima tipologia, ma già caratterizzate da situazioni e riferimenti originali che le proiettano verso il Ciclo di Cthulhu, sono alcuni tra i capolavori di Lovecraft: La musica di Erich Zann (1922), I ratti nei muri (1924), L'estraneo (1926), L'orrore a Red Hook (1927), Il modello di Pickman (1927).
Il Ciclo dei Sogni è invece un insieme di racconti fantasy, prodotti intorno agli anni 1919-1922 e debolmente connessi tra di loro, ispirati chiaramente all’opera di Lord Dunsany. Di tutta la produzione lovecraftiana, essi rimangono quelli meno significativi, specie in relazione al genere horror. Di particolare rilievo rimane però la saga di Randolph Carter, della quale fa parte il romanzo breve fantasy La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath (scritto 1926-27, pubblicato postumo nel 1943), fortemente collegato ai Miti di Cthulhu.
Il più grande contributo di Lovecraft alla narrativa dell’orrore è rappresentato dalla ventina di romanzi e racconti brevi, scritti tra la seconda metà degli anni ’20 e la morte, ai quali successivamente è stato dato il titolo collettivo di Ciclo di Cthulhu. Queste storie sono quasi sempre caratterizzate dall’incontro casuale di sventurati uomini con terribili realtà aliene, che li porteranno alla follia o alla morte, e mostrano un’evidente vena pessimistica. Il ciclo prende il nome da Cthulhu, una delle divinità mostruose che abitano il pantheon lovecraftiano, ed è caratterizzato principalmente da un’originalissima fusione di horror, fantasy e fantascienza, che raggiunge il suo apice in opere quali Il richiamo di Cthulhu (1928), Il caso di Charles Dexter Ward (scritto nel 1927, pubblicato postumo nel 1943), Il colore venuto dallo spazio (1927), L'orrore di Dunwich (1929), Colui che sussurrava nelle tenebre (1931), L'ombra su Innsmouth (1936), Alle montagne della follia (1936), L'ombra venuta dal tempo (1936), L'abitatore del buio (1936).
Le opere di Lovecraft stanno alla base di un filone della narrativa e della cinematografia horror (caratterizzato da mostri amorfi, libri maledetti, sette esoteriche e simili) che avrà un estremo successo a partire dagli anni ‘50. Alcuni autori hanno dedicato romanzi, racconti e graphic novel ai Miti di Cthulhu (August Derleth, Clark Ashton Smith, Robert Bloch, Fritz Leiber, Ramsey Campbell, Stephen King, Brian Lumley, Neil Gaiman, Alan Moore ecc.), in altri l’influsso di Lovecraft è meno evidente, ma comunque riconosciuto da loro stessi (scrittori come Clive Barker, Robert McCammon, Peter Straub, Caitlín R. Kiernan e registi quali John Carpenter e Guillermo del Toro). Per ulteriori informazioni, vedi Howard Phillips Lovecraft nella cultura di massa.
Lovecraft, infine, va ricordato quale uno dei primi studiosi critici della narrativa dell’orrore. Scrisse infatti un celebre saggio, L’orrore soprannaturale nella letteratura (1927, poi aggiornato negli anni seguenti), che può essere considerato il primo studio dedicato all’argomento.

Le riviste pulp e l’Arkham House

I racconti di Lovecraft vennero pubblicati principalmente sulle cosiddette riviste pulp e restano il meglio di ciò che venne pubblicato su quelle pagine. Per la maggior parte, infatti, le storie pubblicate sulle pulp magazine tra gli anni ‘20 e ‘40 erano di scarso livello, stereotipiche e ripetitive. Ciò non toglie però che esse abbiano ospitato alcuni valenti scrittori o lanciato altri che entrarono poi nella grande editoria.
Dopo Lovecraft, i più grandi scrittori apparsi sulle riviste pulp sono certamente Clark Ashton Smith (1893-1961) e Robert Ervin Howard (1906-1936). Il primo fu autore di racconti prevalentemente fantasy e fantascientifici, spesso però contaminati con l’horror, riuniti poi in vari cicli (Hyperborea, Xiccarph, Averoigne ecc.), il migliore dei quali resta quello di Zothique (raccolto nel 1970 nell’antologia omonima). Il secondo invece è la figura centrale dell’heroic fantasy moderno (grazie alla creazione del personaggio di Conan il Barbaro), ma anche autore di numerosi racconti dell’orrore di indubbia qualità (I figli della notte, La cosa sul tetto, L’orrore nel tumulo, I colombi dell’inferno e altri). Anche le sue storie possono essere raggruppate in vari cicli (oltre a quello di Conan, il ciclo di Solomon Kane, quello di Faccia di Teschio, quello di Kirby Buchner ecc.). Entrambi gli autori furono corrispondenti di Lovecraft e scrissero dei racconti direttamente ispirati ai Miti di Cthulhu, tra i quali ricordiamo La vendetta dello stregone e Ubbo-Sathla di C.A. Smith e La pietra nera di R.E. Howard.
Tra gli altri autori abbastanza noti delle riviste pulp, ricordiamo Manly Wade Wellmann, Seabury Quinn, Henry S. Whitehead, Carl Jacobi, G. G. Pendarves. Su di esse apparvero anche i primi racconti di autori come Robert Bloch, Fritz Leiber, Ray Bradbury, che diventarono in seguito i nuovi maestri della narrativa dell’orrore.
Un evento di una certa rilevanza all’interno del mondo horror fu la fondazione, da parte di August Derleth e Donald Wandrei, della Arkham House, una casa editrice dedicata a Lovecraft. Nel 1939, a due anni di distanza dalla morte dello scrittore di Providence, essa pubblicò The Outsider and Others, la prima raccolta di racconti di Lovecraft. Dagli anni ’40 essa iniziò a pubblicare raccolte di racconti e romanzi di chiara ispirazione lovecraftiana, ma anche opere weird e horror di diverso conio. La casa editrice ha il pregio di aver reso noto H.P. Lovecraft (d’altra parte, però, bisogna notare che falsò la vera natura della sua opera, in quanto Derleth alterò i Miti di Cthulhu sia tagliando parti dei racconti originali, sia stendendo nuovi racconti avulsi dal vero spirito della narrativa lovecraftiana), ma ancor di più quello di aver pubblicato le prime opere di autori che sono stati poi centrali nella narrativa dell’orrore degli ultimi cinquant’anni (il già citato Bloch, Ray Bradbury e Ramsey Campbell, solo per citarne alcuni).

I nuovi maestri

Gli anni ’40-‘60 furono fondamentali nella codificazione del nuovo horror. Una parte fondamentale fu ricoperta, come abbiamo detto, dalla narrativa lovecraftiana e dalla sua pubblicizzazione ad opera della Arkham House. Ma questi furono anche gli anni della sperimentazione ad opera di un gruppo di scrittori non particolarmente vasto, che pur avendo ben presenti sia la narrativa classica dell’orrore sia le storie di Lovecraft (tranne in alcuni casi, come vedremo), approdarono a produzioni originali. Perlopiù si tratta di autori attivi non solo nel campo dell’horror, ma anche in quelli della fantascienza e del fantasy.

Fritz Leiber (1910-1992) è stato un celebre scrittore americano, noto principalmente per i suoi romanzi fantascientifici e fantasy, ma autore anche di racconti horror. Fortemente influenzato da Lovecraft, egli raggiunse ben presto una sua originale voce narrativa, che ha dato origine a veri e propri capolavori della narrativa breve del terrore (Fantasma di fumo, La ragazza dagli occhi famelici, Ali nere). Il suo principale merito è quello di aver inserito la storia dell’orrore e fantasy nelle ambientazioni urbane, intuizione che avrà estremo successo nella narrativa seguente. Ma la narrativa di Leiber non si limita al racconto breve. Nel 1943 pubblicò Ombre del male, uno dei primi dark fantasy della storia della letteratura, e nel 1977 concluse in grande stile la sua carriera di romanziere con Nostra Signora delle Tenebre, considerato da molti il suo capolavoro, sicuramente uno dei migliori romanzi fantasy e horror dell’ultimo cinquantennio. Nel 1987 fu il primo, insieme a Frank Belknap Long e Clifford D. Simak, a venir insignito del premio Bram Stoker alla carriera. Nel 1997, dopo la sua morte, è stato ritrovato e pubblicato un interessante romanzo giovanile lovecraftiano, L’esperimento di Daniel Kesserich.
In direzioni diverse si mosse la narrativa breve di Robert Aickman (1914-1981), caratterizzata da una prosa raffinata e da situazioni sottilmente inquietanti. La sua produzione è stata definita da Peter Straub “psicologica, persino psicoanalitica” e include capolavori come L’ultimo rintocco (1955), Più forte di noi (1966), Le spade (1969) e L’ospizio (1975).
Ci fu un altro autore, o meglio un'autrice, che assurse al ruolo di maestra del sovrannaturale e dell’horror psicologico, pur ignorando molto probabilmente del tutto la lezione di H. P. Lovecraft. Si parla ovviamente di Shirley Jackson (1916-1965), la cui importanza letteraria va al di là del genere analizzato. Quasi tutti coloro che si avventurarono nel territorio dell’horror tradizionale finirono per produrre delle semplici copie dei classici (con qualche eccezione, come Aickman): la Jackson riuscì invece a produrre delle opere di straordinario livello e originalità. Il suo talento narrativo apparve palese già nel racconto La lotteria, pubblicato nel 1948 e considerato uno dei capolavori della narrativa breve horror, e nel romanzo psicologico Lizzie (1954), ma raggiunse il suo apice ne L'incubo di Hill House (1959), che contende a Il giro di vite di Henry James e ai migliori racconti di M. R. James la palma di migliore “ghost story” di sempre. L’autrice pubblicò nel 1962 il suo ultimo romanzo, Abbiamo sempre vissuto nel castello, un horror non sovrannaturale.

Robert Bloch (1917-1994) è stato uno dei pilastri dell’horror psicologico contemporaneo. Dopo aver iniziato la sua carriera con la pubblicazione di un’antologia di racconti lovecraftiani precedentemente pubblicati su Weird Tales, Colui che apre la via (1945, Arkham House), si dedicò alla narrativa dell’orrore e in particolare all’horror-thriller incentrato su serial killer psicopatici. Il suo primo romanzo, La sciarpa (1947), è già un autentico capolavoro del genere, ma il suo più gran successo è sicuramente Psycho (1959), dal quale Alfred Hitchcock trasse l’omonima trasposizione cinematografica. Al filone dell’horror psicologico appartengono anche molti romanzi degli anni seguenti (Il regno della notte, Gotico americano, Jack lo Squartatore) e alcuni racconti (il più celebre dei quali è Sinceramente tuo, Jack lo Squartatore, nel quale la storia criminale è unita al sovrannaturale), ma Bloch si dedicò a tutti i sottogeneri dell’horror, firmando opere lovecraftiane (L’ira di Cthulhu), ghost stories (L’incubo di Lori) ecc. Vinse un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (The Early Fears), un Premio Bram Stoker al racconto lungo (The Scent of Vinegar), un Premio Bram Stoker al saggio (Once Around the Bloch) e, nel 1989, il premio Bram Stoker alla carriera.

Ray Bradbury (1920-2012) è certamente il più noto, dopo Asimov, degli autori di fantascienza degli anni ’50 (celebri i suoi Cronache marziane e Fahrenheit 451), ma è stato anche un valentissimo scrittore dell’orrore. Prediligendo la forma del racconto, ha prodotto un numero smisurato di brevi storie, riunite in varie raccolte, tra le quali si ricorda Paese d’ottobre (1955). Del 1962 è il romanzo Il popolo dell'autunno, un interessante romanzo breve fantasy-horror, considerato un piccolo capolavoro. Vinse un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (Tangerine) e nel 1988, insieme a Ronald Chetwynd-Hayes, il premio Bram Stoker alla carriera.



Richard Matheson (1926-2013) è lo scrittore centrale nel campo dell’horror popolare degli anni ’50 e ’60. Iniziata la carriera sulle pagine delle riviste pulp, scrisse agli inizi degli anni ’50 due romanzi noir e venne lanciato definitivamente da Io sono leggenda (1954), un noto romanzo apocalittico che impiega in maniera del tutto originale la figura del vampiro e che apre nello stesso tempo la strada al filone degli zombie. Seguono altri romanzi, come Tre millimetri al giorno (1956), al confine con la fantascienza, Io sono Helen Driscoll (1958), una “ghost story” reinventata, La casa d'inferno (1971), sul tema della casa maledetta. Ancor più originali sono i suoi racconti, raccolti poi nelle antologie Shock 1 (1961), Shock 2 (1964), Shock 3 (1966), Shock 4 (1970), Incubo a seimila metri (2004), Duel e altri racconti (2005). Vinse un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (Richard Matheson: Collected Stories) e nel 1990, insieme a Hugh B. Cave, il premio Bram Stoker alla carriera.
Gli anni esaminati furono abbastanza densi di narrativa horror, scritti perlopiù da autori di fantascienza, tra i quali basti menzionare Theodore Sturgeon (La cosa, Killdozer!, Qualche goccia del tuo sangue), Jack Williamson (Il figlio della notte), Harlan Ellison (Non ho bocca, e devo urlare), Charles Beaumont (The Hunger and Other Stories, Yonder), Philip K. Dick (Qualcosa per noi temponauti), Thomas Disch (Scarafaggi, La costa asiatica, Il taumaturgo), Colin Wilson (I parassiti della mente, I vampiri dello spazio).

Il boom

Dopo l’apparire di autori quali Robert Bloch e Richard Matheson, l’horror si sviluppò in maniera straordinaria, ritornando però, dopo i fantascientifici anni ‘50 e ‘60, a situazioni più tradizionali. Oltre ai grandi scrittori dei decenni precedenti, furono essenzialmente tre gli autori artefici di quello che è noto come “boom” dell’horror. Furono loro infatti a rilanciare il “brand”, ad attirare un pubblico molto più vasto ed eterogeneo rispetto a quello delle riviste pulp e a permettere negli anni seguenti un enorme dilagare di narrativa horror (di qualità oscillante).
Il primo di questi autori è Ira Levin (1929-2007), che nel 1967 pubblicò un celebre romanzo, Rosemary's Baby, che portò alla ribalta il tema della possessione demoniaca e degli influssi satanici (già riscontrabile in alcuni romanzi di bassa lega pubblicati da Dennis Wheatley nei decenni precedenti e in un interessante romanzo di Ray Russell del 1963, The Case Against Satan). L’omonima trasposizione cinematografica di Roman Polański è forse più nota del romanzo stesso. Nel 1996 fu insignito, insieme a F.J. Ackerman, del Premio Bram Stoker alla carriera.
Ancor più centrale per l’horror di stampo demoniaco fu William Peter Blatty (1928-2017), autore del celebre romanzo L’esorcista (1971), che narra della possessione demoniaca della giovanissima Regan MacNeil da parte di un demone. Ancora una volta il film da esso tratto, prodotto e sceneggiato dallo stesso Blatty, è più conosciuto del romanzo stesso. Nel 1997 vinse, insieme a Jack Williamson, il Premio Bram Stoker alla carriera.
Ricordiamo infine l’attore e scrittore Tom Tryon (1926-1991), autore de L’altro (1971) e de La festa del raccolto (1973), che, insieme alle due opere citate in precedenza, sono i primi lavori di horror ad inserirsi nel solco della narrativa popolare. Senza di loro è impossibile comprendere il successo di autori successivi come Stephen King, James Herbert, Clive Barker e altri.

Stephen King

Negli anni ’70, dopo l’“accensione della miccia” da parte di romanzi come Rosemary’s Baby, L’esorcista e L’altro, uno sterminato numero di autori iniziò a pubblicare romanzi dell’orrore. Il racconto breve, al contrario, subì una sorta di deflazione, che lo ha portato quasi a scomparire ai nostri giorni. Dopo la breve epoca del romanzo gotico, era stata la narrativa breve a rappresentare il mezzo privilegiato dell’horror, per oltre un secolo e mezzo: ora vi era un ritorno alla forma lunga, più adatta al mercato. Di tutti gli autori lanciati in quegli anni, il più conosciuto è certamente Stephen King (Portland, 21 settembre 1947 – vivente), che ha superato i confini dell’horror ed è in breve diventato uno degli autori americani più popolari al mondo. Dalla pubblicazione di Carrie nel 1974, i suoi bestseller sono stati sempre tra i romanzi più letti dal pubblico. Certamente King è uno dei più straordinari narratori dell’ultimo cinquantennio: la sua prosa priva di fronzoli si inserisce nel solco della grande narrativa americana realistica. Così non è per le tematiche da lui trattate, che sono quasi sempre fantastiche.
Con King l’horror raggiunge il suo massimo splendore popolare. Nei suoi romanzi sono trattati i più svariati temi della narrativa dell’orrore: il vampiro (Le notti di Salem), il morto vivente (Pet Sematary), la presenza (Mucchio d'ossa), il licantropo (Unico indizio la luna piena), i poteri misteriosi e terribili (Carrie, La zona morta, L'incendiaria), la macchina infernale (Christine, Buick 8), l’animale impazzito (Cujo), lo psicopatico (Misery), il doppio (La metà oscura), la creatura extraterrestre (Le creature del buio, L'acchiappasogni), i miti lovecraftiani (Revival) e molti altri. Ha scritto anche romanzi di diverso genere, catalogabili nel thriller (Colorado Kid), nell’hard boiled (Mr. Mercedes, Chi perde paga, Fine turno), nel fantasy (Il talismano, Gli occhi del drago), nella fantascienza (The Dome, 22/11/'63), nella distopia (La lunga marcia, L'uomo in fuga) e nel drammatico/fantastico (Il miglio verde). Si ricordano inoltre i romanzi dedicati alle donne e alla violenza domestica (Il gioco di Gerald, Dolores Claiborne, Rose Madder, La storia di Lisey).
Egli raggiunge il suo massimo letterario sostanzialmente in tre romanzi: Shining (1977), che è uno dei più bei libri sul tema della casa maledetta, L'ombra dello scorpione (1978, poi ripubblicato nel 1990 nell’edizione completa), un dark fantasy post-apocalittico di dimensioni epiche, e soprattutto IT (1986), la storia di un gruppo di ragazzini (e poi adulti) e del loro scontro contro l’omonima creatura. Quest’ultimo romanzo in particolare, rappresenta la summa dei temi della letteratura kinghiana.
I romanzi di King sono caratterizzati da una straordinaria abilità nel tratteggiare i personaggi, la loro psicologia e le loro situazioni familiari e sociali, e da una certa tendenza a riunificare le varie storie in un unico universo fantastico, grazie a numerosissime citazioni e rimandi interni. Ciò avviene soprattutto con la saga fantasy/horror/fantascientifica La torre nera (1982-2012), che rappresenta, per sua stessa ammissione, “la madre di tutte le mie storie”, ricollegandosi direttamente o indirettamente, con situazioni e personaggi, a gran parte della sua narrativa (principalmente a Le notti di Salem, L’ombra dello scorpione, Gli occhi del drago, It, Insomnia e La casa del buio).
L’autore americano ha anche il merito di non aver abbandonato la forma del racconto e del romanzo breve, nella quale si destreggia sempre con abilità. Di particolare qualità rimangono le sue prime raccolte di racconti, A volte ritornano (1978) e Scheletri (1985), e le sua prime raccolte di romanzi brevi, Stagioni diverse (1982) e Quattro dopo mezzanotte (1990). Tra quelle più recenti si segnala la pluripremiata Notte buia, niente stelle (2010).
Stephen King ha vinto tredici Premi Bram Stoker: sei al romanzo (Misery, Il miglio verde, Mucchio d'ossa, La storia di Lisey, Duma Key, Doctor Sleep), tre alla raccolta narrativa (Quattro dopo mezzanotte, Al crepuscolo, Notte buia, niente stelle), uno al racconto lungo (Pranzo al "Gotham Cafe"), uno al racconto (Herman Wouk è ancora vivo), uno al saggio (On Writing: Autobiografia di un mestiere) e quello alla carriera nel 2002.

L’horror contemporaneo britannico

Negli anni ’70, in parallelo al successo del giovane Stephen King, si sviluppa il successo di altri scrittori dell’orrore, soprattutto nel Regno Unito e in America.
Il più grande degli scrittori horror britannici contemporanei è certamente Ramsey Campbell (1946-vivente), definito dal critico S. T. Joshi “il principale scrittore horror della nostra generazione”. Iniziata la carriera con la pubblicazione di una raccolta di racconti lovecraftiani, The Inhabitants of the Lake and Less Welcome Tenants (Arkham House, 1964), raggiunge il successo e l’autonomia letteraria con la raccolta di racconti Demons by Daylight (Arkham House, 1973) e con il suo primo romanzo, La bambola che divorò sua madre (1976), che rimane ancora oggi tra le sue opere migliori. Tra gli altri suoi capolavori si ricordano i romanzi La faccia che deve morire (1979, ripubblicato incensurato nel 1983), incentrato su un serial killer psicopatico, Luna affamata (1986), una storia di druidi e presenze malefiche, La casa a Nazareth Hill (1996), che contende a L’incubo di Hill House e a Shining il titolo di migliore romanzo sul tema della casa maledetta, e The Grin of the Dark (2007), le raccolte di racconti Il sesso della morte (1987) e Incubi & Risvegli (1991) e il romanzo breve L’ultima rivelazione di Gla'aki (2013), che segna il suo ritorno alle tematiche lovecraftiane. Le sue opere sono caratterizzate da una prosa elevata e da uno straordinario gusto per l’atmosfera, che le rendono stilisticamente superiori alle opere di tutti gli altri autori degli ultimi anni. Ha vinto un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (Alone with the Horrors: The Great Short Fiction of Ramsey Campbell 1961-1991), un Premio Bram Stoker al saggio (Ramsey Campbell Probably: Essays on Horror and Sundry Fantasies) e il Premio Bram Stoker alla carriera, insieme a Roger Corman, nel 1998.
L’altro grande maestro della narrativa horror contemporanea nel Regno Unito è lo scrittore, regista e artista Clive Barker (1952-vivente), vicino per temi e forme al movimento splatterpunk, caratterizzato da scene crude ed esplicite. A differenza che in altri scrittori, però, in Barker tale crudezza assume un velo poetico, che rende le sue storie le migliori nel panorama dell’horror internazionale. I suoi capolavori rimangono i sei Libri di sangue (1984-85, pubblicati in Italia con i titoli Infernalia, Ectoplasm, Sudario, Creature, Visions, Monsters), che contengono eccezionali racconti horror sovrannaturali e psicologici, i romanzi Gioco dannato (1985) e Cabal (1988) e il romanzo breve Schiavi dell’inferno (1986), da cui egli stesso ha tratto il film cult Hellraiser (1987). Le opere successive sono perlopiù ascrivibili al genere fantasy e sono di livello inferiore alle precedenti (con qualche eccezione: rimangono molto interessanti Il mondo in un tappeto, Apocalypse, Imagica, La casa delle vacanze e la serie di Abarat). Negli ultimi anni è ritornato all’horror con Mister B. Gone (2007) e The Scarlet Gospels (2015). Ha vinto un Premio Bram Stoker per il miglior romanzo per ragazzi (Abarat. Giorni di magia, notti di guerra) e il Premio Bram Stoker alla carriera nel 2012.
Tra gli altri autori britannici si ricordano Angela Carter (La camera di sangue), James Herbert (I topi, Nebbia), Brian Lumley (Necroscope, La saga di Titus Crow) e Graham Masterton (Il Manitou).

L’horror contemporaneo in America

Negli Stati Uniti il successo dell’horror è stato decisamente maggiore che in Gran Bretagna.
Anne Rice (1941-vivente) è spesso ricordata come scrittrice horror, ma si ritiene che i suoi romanzi non siano pienamente appartenenti al genere, in quanto privilegiano scene e situazioni tipici della narrativa mainstream e sentimentale. In ogni caso, Intervista col vampiro (1978) è uno dei migliori romanzi sul tema del vampirismo e tratta la tematica in un modo del tutto innovativo. Altri romanzi del periodo che affrontano in maniera originale la figura del vampiro sono Hotel Transilvania (1978) di Chelsea Quinn Yarbro, The Hunger (1981) di Whitley Streiber e Il battello del delirio (1982) di George R. R. Martin. Sia Anne Rice che Chelsea Quinn Yarbro sono state insignite, rispettivamente nel 2003 e nel 2008, del Premio Stoker alla carriera.
Uno dei più grandi scrittori horror viventi è Peter Straub (1943-vivente), che nella sua carriera ha privilegiato tre sottogeneri in particolare: la storia sovrannaturale neogotica, il dark fantasy e il thriller psicologico. Alla prima categoria appartengono i suoi primi romanzi (Julia, Patto di sangue) e soprattutto il suo capolavoro, Ghost Story (1979), che rielabora molte delle tipiche tematiche horror in una maniera del tutto originale. Della seconda ricordiamo Shadowland (1980) e Il drago del male (1983). Della terza hanno particolare rilievo la Blue Rose Trilogy (Koko, Mystery e The Throath) e La cosa oscura (2010). Si segnalano anche i due romanzi scritti in collaborazione con Stephen King, Il talismano (1984) e La casa del buio (2001). Straub ha vinto cinque Premi Bram Stoker al romanzo (The Throat, Mr. X, Lost Boy, Lost Girl, In the Night Room, La cosa oscura), due Premi Bram Stoker al racconto lungo (Mr. Clubb and Mr. Cuff, La ballata di Ballard e Sandrine), un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (Magic Terror: Seven Tales) e il Premio Bram Stoker alla carriera nel 2005.
Un altro valentissimo autore è T. E. D. Klein (1947-vivente), poco prolifico ma eccezionalmente abile nel creare la suspense e il terrore, oltre che nella ricerca stilistica. Egli ha scritto soltanto una decina tra racconti e romanzi brevi (i quattro più noti sono raccolti ne Gli dei delle tenebre), un romanzo (Cerimonia di sangue) e la sceneggiatura del film Trauma di Dario Argento, ma tutti questi lavori dimostrano un autentico talento, non riscontrabile in molti altri autori.
Più popolare è invece Dan Simmons (1948-vivente), maestro non solo nel campo dell’horror, ma anche e soprattutto in quello della fantascienza (i suoi Canti di Hyperion sono ritenuti tra le migliori opere fantascientifiche degli ultimi anni). I suoi maggior successi nella narrativa dell’orrore sono Danza macabra (1989), un originale e lungo romanzo sul tema dei vampiri, L'estate della paura (1991), un romanzo horror di formazione, e L'inverno della paura (2002), sequel del precedente. Ha vinto un Premio Bram Stoker al romanzo (Danza macabra), un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (Prayers to Broken Stones), un Premio Bram Stoker al racconto (This Year's Class Picture) e un Premio Bram Stoker al romanzo breve (Morire a Bangkok).
Joe R. Lansdale (1952-vivente) è uno degli scrittori più originali della narrativa americana contemporanea. Autore di romanzi thriller, noir, western, umoristici, fantascientifici e drammatici, è anche noto per i suoi romanzi e racconti dell’orrore, caratterizzati da originalissimi e improbabili fusioni di fantascienza, splatter e satira. Si ricordano in particolare Il drive-in (1988) e i suoi due seguiti, Il giorno dei dinosauri (1989) e La notte del drive-in 3. La gita per turisti (2005). Ha vinto cinque Premi Bram Stoker al racconto lungo (Nel lontano deserto delle Cadillac con il popolo dei morti, The Events Concerning a Nude Fold-Out Found in a Harlequin Romance, La grande burrasca, L'estate della rabbia, Fishing for Dinosaurs), due Premi Bram Stoker al racconto (La notte che si persero il film dell'orrore, The Folding Man) e, nel 2011, il Premio Bram Stoker alla carriera.
Robert McCammon (1952-vivente) è un autore che si inserisce tipicamente nella grande produzione di bestellers del mercato moderno: ha scritto romanzi più che racconti e non sembra curare particolarmente la forma. Ma a differenza di gran parte della narrativa di questo tipo, ha una sua voce narrativa personale e scrive delle storie originali. In particolare rimangono di ottimo livello i romanzi La maledizione degli Usher (1984), chiaramente ispirato a La caduta della casa degli Usher di Poe, Tenebre (1987), un romanzo post-apocalittico, Mary Terror (1990), uno straordinario horror psicologico, e Il ventre del lago (1991), una storia di formazione sul modello di It e L’estate della paura. Ha vinto tre Premi Bram Stoker al romanzo (Tenebre, Mary Terror, Il ventre del lago), due Premi Bram Stoker al racconto (The Deep End, Mangiami) e, nel 2012, il Premio Bram Stoker alla carriera.
La figura di Thomas Ligotti (1953-) è una delle più misteriose della letteratura contemporanea. Misantropo e pessimista, si tiene lontano dai circuiti del successo, ma è ritenuto da molti (in primis da Nic Pizzolatto, produttore della serie True Detective), uno dei maestri della prosa moderna e il degno erede letterario di Edgar Allan Poe e H. P. Lovecraft. I suoi racconti, tra i quali spiccano quelli raccolti ne I canti di un sognatore morto (1989) e Lo scriba macabro (1991), sono fini horror filosofici, scritti in uno stile ricercato e dai toni fortemente pessimistici. Ha vinto due Premi Bram Stoker al racconto lungo (The Red Tower, My Work Is Not Yet Done) e un Premio Bram Stoker alla raccolta narrativa (The Nightmare Factory).
Si ricordano anche alcuni scrittori che hanno prodotto una o due opere degne di note, ma in genere inferiori alle precedenti: Karl Edward Wagner (I graticci di legno, Lacune), David Seltzer (Il presagio), Richard Laymon (La casa della bestia, L’isola), Dean Koontz (Mostri), Charles L. Grant (I morti di Oxrun Station), F. Paul Wilson (La fortezza), Dennis Etchison (The Dark Country), John Saul (Gioco crudele), John Farris (Fury), Joanne Fluke (Video Kill), Jack Ketchum (La ragazza della porta accanto).

Sviluppi recenti

L’ultima generazione di scrittori horror, attiva negli anni ’90 e 2000, sembra aver ritrovato in parte una sua originalità di forme e contenuti, ma è ovviamente meno numerosa di quella degli anni del boom.
La principale corrente del nuovo horror è lo splatterpunk, che ha le sue origini nelle opere di alcuni autori degli anni ’80 (Lansdale, Barker, George R.R. Martin, Douglas E. Winter, Paul S. Sammon e altri) e caratterizzata da scene particolarmente violente e tematiche forti (cannibalismo, stragi, incesto, stupro ecc.). Alcuni racconti di questi autori vennero raccolti nel 1990 in un’antologia dal titolo Splatter Punk, che rappresenta l’inizio ufficiale della “scuola”. Il suo massimo sviluppo avviene in autori quali Poppy Z. Brite (Lost Souls, Disegni di sangue, Cadaveri squisiti), Richard Christian Matheson (Created By), John Skipp e Craig Spector (In fondo al tunnel), che mostrano in molti casi un valido talento narrativo. Esiti ancor più crudi sono raggiunti dal cosiddetto "horror hardcore", i cui principali esponenti sono Charlee Jacobs (The Symbiotic Fascination, I giorni della bestia) ed Edward Lee (The Bighead).
In direzioni del tutto diverse va la narrativa dello scrittore e fumettista Neil Gaiman (1960-vivente), autore di romanzi, racconti e fumetti fantasy e dark fantasy di elevata qualità, caratterizzati da trame originali e situazioni meravigliose o sottilmente inquietanti. In particolare si ricordano la serie di fumetti Sandman (1989-1996), il romanzo American Gods (2001), vincitore del premio Bram Stoker al romanzo, e le raccolte Cose fragili (2006) e Il cimitero senza lapidi e altre storie nere (2007).
Tra gli autori del nuovo millennio hanno una particolare rilevanza lo svedese John Ajvide Lindqvist (1968-vivente), che ha ripreso le classiche tematiche dell’horror rielaborandole in maniera originalissima in romanzi come Lasciami entrare (2004), L'estate dei morti viventi (2005), Il porto degli spiriti (2008) ecc., Joe Hill (1972-vivente), figlio di Stephen King, autore di racconti (Ghosts) e romanzi (La vendetta del diavolo, NOS4A2) di indubbia qualità, Brian Keene (I vermi conquistatori), Tim Curran (Cannibel Corpse, M/C, Nightcrawlers), Laird Barron (The Imago Sequence and Other Stories, La cerimonia), Jonathan Maberry (Ghost Road Blues), Sarah Langan (The Missing, Audrey's Door), Simon Strantzas (Soli carbonizzati), Nicole Cushing (Mister Suicidio). Tra gli autori horror non anglosassoni si ricorda in particolare il giapponese Koji Suzuki, autore del celebre Ring (1991).

Archetipi della letteratura horror

Nel corso dei decenni, la narrativa horror è venuta a caratterizzarsi mediante figure archetipiche e ricorrenti:
  • il fantasma, strumento attraverso cui vengono alimentate la paura per l'oltretomba, il dolore per la perdita dei propri cari, il desiderio di ritrovarli e di entrare in contatto con loro, sia pure in un contesto assolutamente impalpabile e dalle conseguenze non prevedibili. Presente in molti racconti della classicità, la figura del fantasma, o spirito inquieto, o poltergeist trova alcune delle sue prime espressioni letterarie significative nell'Amleto di William Shakespeare, nel racconto satirico Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Nel Novecento su questo tema vengono scritte, tra le altre, opere particolarmente significative, come Il giro di vite (1898) di Henry James, L'incubo di Hill House (1959) di Shirley Jackson, L'altro (1972) di Thomas Tryon o Shining (1977) di Stephen King;
  • il vampiro, che incarna la figura del "predatore", di chi esercita sulle proprie vittime una forma di predominio violento, che sottopone a schiavitù morale e fisica il debole e il pavido, ma che è anche un simbolo perverso dell'aggressività sessuale e della seduzione più morbosa. I capostipiti letterari di questo archetipo horror sono Il Vampiro (1819) di John Polidori e Dracula (1897) di Bram Stoker. In tutta la prima metà del Novecento, il vampiro ha trovato grande fortuna nel cinema, per poi essere riscoperto anche a livello letterario in opere significative come Io sono leggenda (1954) di Richard Matheson, Le notti di Salem (1975) di Stephen King, Intervista con il vampiro (1976) di Anne Rice, capostipite quest'ultimo di una lunga saga letteraria. Nel primo decennio del 2000 la figura del vampiro torna al centro dell'attenzione letteraria e mediatica, con particolare popolarità tra i giovani, grazie alla saga iniziata con il romanzo Twilight (appartenente al genere fantasy) di Stephenie Meyer e ad un'opera di inconsueta verosimiglianza come Lasciami entrare dello svedese John Ajvide Lindqvist: in entrambe queste opere, tuttavia, il vampiro diventa un personaggio positivo, capace di instaurare radicate relazioni sentimentali con normali esseri umani. Sono in qualche modo riconducibili all'archetipo del vampiro anche altre due tipologie ricorrenti di personaggi orrorifici:
  • il demone, che anche in questo caso simboleggia una forma di predominio aggressivo, ingiusto, vorace e distruttivo, spesso perpetrato a danno di persone deboli ed innocenti (molte volte si tratta di donne, o di bambini e comunque di persone molto giovani, e pertanto più vulnerabili). Presente in tutte le principali tradizioni religiose, tanto pagane quanto monoteiste, il demone letterario trova un importante antesignano nel Lucifero dell'opera teatrale La tragica storia del Dottor Faust di Christopher Marlowe (e nelle numerose varianti del tema della tentazione demoniaca che sono state prodotte nei secoli a seguire). A questo archetipo si rifanno anche le vicende relative ai fenomeni di possessione diabolica, che traggono spunto da episodi biblici ed hanno avuto particolare successo nella seconda metà del Novecento, con la pubblicazione di romanzi divenuti celebri come Rosemary's Baby (1967) di Ira Levin, L'esorcista (1971) di William Peter Blatty, Il presagio (1975) di David Seltzer, tutte opere che rispecchiano una sorta di reazione ai tentativi di affrancamento della società moderna dalla pressione degli imperativi etici legati alla fede religiosa;
  • lo stregone e lo scienziato pazzo. Pur essendo raramente causa principale ed immediata di orrore, l'archetipo dello stregone o dello scienziato è l'artefice delle situazioni paurose in cui si sviluppano molte trame dei romanzi di questo genere. Esso simboleggia la tracotanza della conoscenza, il fallimento del presunto dominio del sapere e delle arti. L'associazione tra stregone e paura alimenta la diffidenza dell'uomo comune per chi è ritenuto detentore di segreti ineffabili ed inarrivabili. Discendente diretto delle temute streghe che venivano arse sui roghi dalla Santa Inquisizione medievale per annullare gli effetti dei loro malefici, ma anche del leggendario Merlino del ciclo arturiano, come si è detto lo stregone della letteratura horror riveste ruoli analoghi a quelli del vampiro (nelle lingue mitteleuropee il termine strigoi individua entrambi). Lo scienziato pazzo trova l'esempio letterario più celebre nel medesimo dottor Frankenstein del capolavoro di Mary Shelley.
  • il licantropo o lupo mannaro, simbolo sia di instabilità psicologica (non a caso soggetto, come molti malati di mente, all'influsso delle fasi lunari), sia dell'incontrollabile dominio delle pulsioni e degli istinti ferini, mai del tutto sopiti nell'uomo, che in molti casi prendono quindi il sopravvento sulla mente razionale. È figura leggendaria presente, come il vampiro, in tutte le culture umane, anche le più primitive. Sebbene sia presente nella letteratura (essendo, tra l'altro, una delle possibili incarnazioni fisiche del vampiro) il lupo mannaro è una figura dell'horror che ha finora avuto miglior fortuna soprattutto al cinema. Tra i più noti romanzi dedicati al tema della licantropia si ricordano La Maledizione Eterna (1922) di Jessie Douglas Kerruish, Il figlio della notte (1948) di Jack Williamson, Wolfen (1978) di Whitley Strieber e Unico indizio la luna piena (1983) di Stephen King. Una variante letteraria del lupo mannaro è il mutevole e duplice personaggio al centro del romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson.
  • il mostro o creatura informe, dalla morfologia animalesca oppure "mutaforma", può essere il prodotto di esperimenti scientifici, della ribellione della natura o di influssi extraterrestri, oppure è l'abitatore di recessi ancora non conosciuti del mondo reale. In questa tipologia di archetipo ricorrente dell'horror, il cui capostipite sono senza dubbio il Golem della tradizione ebraica mitteleuropea (che compare nell’omonimo romanzo di Gustav Meyrink) ed il "mostro" di Frankenstein di Mary Shelley possono rientrare anche la mummia (Il gioiello delle sette stelle di Bram Stoker, La mummia di Arthur Conan Doyle, La mummia di Anne Rice), Mr. Hyde, lo yeti (Everest. Alba di sangue di Dan Simmons), l’alieno (i racconti di H. P. Lovecraft, It e L'acchiappasogni di Stephen King, L’invasione di Robert McCammon), il mostro della palude, l’animale preistorico, e così via. Una variante moderna di questo archetipo è:
  • lo zombie, ovvero il morto vivente; anche questo personaggio si ricollega alla leggenda del vampiro, ma in epoca più recente lo zombie ha assunto un'identità propria ed è diventato più specificamente un corpo umano privo di mente, mosso da incontenibili istinti cannibaleschi, capace di suscitare particolari reazioni di ripulsa proprio perché, come simulacro vivente di un uomo privo dell'anima e della ragione, esso rappresenta una morbosa e grottesca dissacrazione del culto per i defunti, presente in modo trasversale in tutte le tradizioni e religioni umane. Proprio per questo è ricorrente nelle storie che riguardano gli zombie l'attacco da parte di persone care, tornate alla vita in questa versione inebetita e dissennata, parodia grottesca dell'essere vivente. Lo zombie viene introdotto, nell'era moderna, dal romanziere statunitense Richard Matheson: l'umanità mutante descritta nella sua opera seminale Io sono leggenda (1954) prende le mosse dal vampiro, ma con varianti tali da ispirare, alcuni anni dopo la sua pubblicazione, la realizzazione del film La notte dei morti viventi (1968) di George A. Romero, dove l'archetipo dello zombie trova la sua configurazione definitiva e ancora attuale.

Il romanzo horror in Italia

In Italia si registrano episodiche escursioni in questo genere da parte di autori solo raramente interessati alla narrativa fantastica, come Luigi Pirandello, Mario Soldati. Più rilevante rimane l’importanza di scrittori dedicatisi specificamente al genere fantastico, come Dino Buzzati (Sette piani, Eppure battono alla porta, Paura alla Scala, Qualcosa era successo, I topi, Non aspettavano altro) e Tommaso Landolfi (Il racconto del lupo mannaro, Ombre, Il Mar delle Blatte, Il babbo di Kafka).
Tra gli scrittori contemporanei, si sono dedicati con prevalenza al genere horror autori come Eraldo Baldini (Gotico Rurale), Valerio Evangelisti (con i romanzi dei cicli dedicati all'inquisitore Nicolas Eymerich e a Nostradamus, che si collocano ai margini tra il romanzo storico, la fantascienza e l'horror), Gianfranco Nerozzi (Il cerchio muto), Alda Teodorani, definita in diversi paesi "la regina dell'horror" (Giù, nel delirio, Belve, Snake il vampiro della città morta), Claudio Vergnani (Il 18º vampiro, A volte si muore), Alessandro Manzetti (vincitore, con Eden underground, del premio Bram Stoker alla raccolta poetica e autore di numerosi romanzi, come Naraka e Shanti, pubblicati sotto lo pseudonimo di Caleb Battiago), Nicola Lombardi (La cisterna).

 
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