Il fatto che quasi sicuramente gli
alieni non c’entrino nulla, non rende questi luoghi meno speciali e
misteriosi.

Le nuvole sovrastano le statue
monolitiche dell’Isola di Pasqua.
Il nostro pianeta ospita spettacolari
resti del passato, opere che sembrano sfidare le competenze
tecnologiche della propria epoca perché troppo grandi, troppo
pesanti o troppo complesse.
Per questo, c’è chi ipotizza che chi
abbia costruito le piramidi egizie, tracciato le linee di Nazca e
realizzato altre opere simili, stesse seguendo un manuale di
istruzioni extraterrestre. Forse le mani che hanno plasmato questi
luoghi davvero non erano di questo mondo?
Certo, può essere divertente chiedersi
se gli alieni siano mai arrivati sulla Terra. Dopotutto, noi esseri
umani siamo sul punto di arrivare dove non pensavamo fosse possibile,
come su Marte ad esempio. Ma la verità è che non abbiamo prove che
gli alieni siano stati qui. E andare alla ricerca di una spiegazione
soprannaturale per alcune delle imprese umane più imponenti,
significa non soffermarsi sui modi meravigliosi in cui le civiltà
preistoriche riuscirono a dar vita ad alcune delle opere più grandi
ed enigmatiche della Terra.
Sacsayhuamán

L’antica fortezza di Sacsayhuamán,
in netto contrasto con la modernità degli edifici di Cuzco.
La fortezza di Sacsayhuamán si trova
sulle Ande peruviane, appena fuori l’antica capitale Inca di Cuzco.
Costruita con enormi massi di pietra intagliati e incastrati come in
un puzzle, secondo alcuni potrebbe essere opera di un’antica
civiltà che l’avrebbe realizzata con un piccolo aiuto di amici
provenienti dallo spazio.
Le cinte murarie della fortezza, tutte
collegate tra loro, risalgono a un migliaio di anni fa e sono state
realizzate con massi che potevano pesare fino a 360 tonnellate l’uno
e che dovevano essere trasportati per oltre 30 chilometri prima di
essere sollevati e collocati con una precisione millimetrica.
Come abbia potuto una civiltà antica
compiere una tale impresa di ingegneria è un mistero. A quanto pare
gli Inca non erano solo degli esperti nell’osservazione del cielo e
nella progettazione di calendari, ma anche nella costruzione di case
e di complessi fortificati. Tanto è vero che Sacsayhuamán non è
l’unico esempio di questa edilizia complessa: strutture murarie
simili si trovano in tutto l’Impero Inca. A Cuzco, ad esempio, c’è
un muro in cui una pietra con 12 angoli è stata perfettamente
incastrata tra le altre.
Recentemente, gli archeologi hanno
scoperto tracce del sistema di carrucole che gli Inca usavano per
trasportare le pietre dalle cave alle città, un metodo che faceva
sicuramente più affidamento su forza e ingegno che su fantomatici
architetti alieni.
Le linee di Nazca

Un aeroplano sorvola un antico geoglifo
raffigurante un ragno nel deserto peruviano.
Nel deserto peruviano, su un arido
altopiano a circa 320 chilometri a sud-est di Lima, sono state
tracciate oltre 800 linee lunghe, bianche e diritte apparentemente
senza una logica. Ma proprio con l’unione di queste linee si
ottengono 300 figure geometriche e 70 disegni di animali, tra cui un
ragno, una scimmia e un colibrì.
La linea più lunga si estende per
chilometri, dritta come una freccia. Le figure più grandi arrivano a
misurare quasi 370 metri e sono ben visibili dall’alto. Gli
scienziati ipotizzano che i disegni di Nazca risalgano a circa 2000
anni fa, e per via di dimensioni, visibilità dall’alto e,
soprattutto, per via della loro natura misteriosa, vengono spesso
citati come uno dei migliori esempi di reperti alieni sulla Terra. Se
così non fosse, come avrebbe fatto una civiltà antica a realizzare
disegni di tali dimensioni in mezzo al deserto senza essere in grado
di volare? E perché?
In realtà, capire come siano stati
fatti è abbastanza semplice. I geoglifi, questo è il nome dei
misteriosi disegni, vennero realizzati asportando dal terreno lo
strato superficiale di ciottoli color ruggine, dando così risalto
alla sabbia bianca al di sotto.
Comprenderne il motivo, invece, è un
po’ più complicato. Quando furono condotti i primi studi agli
inizi del 1900, si pensò che i disegni fossero allineati alle
costellazioni o ai solstizi. Tuttavia, studi più recenti ipotizzano
che le linee di Nazca indichino i luoghi in cui avvenivano i rituali
legati alla fertilità e al culto dell’acqua. Inoltre, le figure
non sono visibili solo dal cielo, ma anche dalla cima delle colline
circostanti. Una visione a portata di umano.
Le piramidi egizie

Il sole tramonta sulla necropoli di
Giza alla periferia del Cairo, in Egitto.
Nel deserto appena fuori dal Cairo, a
Giza, più di 4500 anni fa vennero costruite le piramidi più famose
d’Egitto. Tombe monumentali, luoghi di sepoltura di faraoni e
regine egizie: le Piramidi di Giza.
Ma come fecero gli antichi Egizi a
realizzare queste opere mastodontiche? La Grande Piramide è fatta di
milioni di blocchi di pietra che pesano due tonnellate ciascuno.
Persino con le attrezzature moderne costruire una piramide grande
come quella del faraone Cheope sarebbe una sfida immensa.
Ci sarebbe poi la configurazione
astronomica delle piramidi, che alcuni dicono essere allineate con le
stelle che formano la Cintura di Orione. Inoltre, i sostenitori della
teoria aliena sottolineano come queste tre piramidi si siano
conservate meglio di altre costruite secoli dopo (senza però
considerare tutto il lavoro svolto negli ultimi secoli per
preservarle).
Quindi le piramidi egizie sarebbero
opera degli alieni? Se è vero che gli scienziati non siano del tutto
sicuri di come gli antichi Egizi le abbiano costruite — e
soprattutto di come siano riusciti a farlo così in fretta — ci
sono prove concrete del fatto che queste tombe siano il risultato del
lavoro di migliaia di “mani umane”.
Stonehenge

Il cielo di Stonehenge striato di rosa
e viola all’alba.
Un enorme cerchio di pietre, alcune del
peso di circa 50 tonnellate, si erge nella campagna inglese alla
periferia di Salisbury. Conosciuto come stonehenge, il monumento
neolitico spinse lo scrittore svizzero Erich von Däniken a
teorizzare un modello del sistema solare usato persino come area di
atterraggio dagli alieni. Dopotutto, come avrebbero fatto degli
enormi massi di pietra a finire a centinaia di chilometri di distanza
dalla loro cava di origine?
Nessuno sa interpretare con esattezza
il motivo per cui fu realizzato. Tuttavia, come per tutti gli altri
siti archeologici di questo tipo, la spiegazione di Stonehenge non è
negli alieni. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che è del
tutto possibile realizzare una struttura simile sfruttando tecnologie
di circa 5000 anni fa, l’epoca a cui risalgono le prime costruzioni
in quest’area.
E a quanto pare, i massi di pietra
sarebbero allineati con i solstizi e le eclissi: anche se non
venivano dallo spazio, i costruttori di Stonehenge avevano grande
considerazione dell’argomento.
Teotihuacán

La Piramide del Sole di Teotihuacán si
staglia contro il cielo cobalto di Città del Messico.
Teotihuacán, che significa “città
degli dei”, è una grande e antica città del Messico famosa per i
suoi templi piramidali e allineamenti astronomici. Costruita più di
2000 anni fa, Teotihuacán potrebbe sembrare una città ultraterrena
per antichità, complessità e dimensioni. In realtà è solo il
risultato del lavoro dell’uomo.
Gli scienziati ipotizzano che questa
città, che poteva accogliere oltre 100.000 persone, fu costruita nel
corso dei secoli da un “mix di civiltà”, tra cui i Maya, gli
Zapotechi e i Mixtechi. Per i suoi murales, gli strumenti, i sistemi
di trasporto e le testimonianze di pratiche agricole all’avanguardia,
Teotihuacán viene spesso considerata molto più tecnologicamente
sviluppata di quanto fosse possibile nel Messico pre-azteco.
L’edificio più famoso di Teotihuacán
è la massiccia Piramide del Sole. Una delle costruzioni più grandi
nel suo genere nell’emisfero occidentale, la struttura ha un
orientamento curioso probabilmente basato sui cicli del calendario.
L’Isola di Pasqua

I moai si stagliano sulle colline
erbose dell’Isola di Pasqua, un territorio cileno nel sud-est del
Pacifico.
Il mistero che circonda i moai, le
grandi statue monolitiche dell’Isola di Pasqua, è simile agli
altri appena descritti: come riuscirono i Rapa Nui a realizzare
queste opere più di 1000 anni fa, e come arrivarono i moai
sull'Isola di Pasqua?
Ricavate dalla pietra, le quasi 900
figure umane sono sparse intorno all’isola ai fianchi dei vulcani
spenti. Hanno un’altezza media di 4 metri, un peso di 14 tonnellate
e sembra siano state intagliate nel morbido tufo vulcanico della cava
di Rano Raraku. Qui si trovano ancora più di 400 statue, alcune non
ultimate e altre pronte per essere trasportate nel luogo scelto per
ospitarle.
Perché siano stati realizzati i moai è
un mistero, anche se è probabile che i motivi siano di origine
religiosa o rituale. Non è neanche del tutto chiaro cosa sia
accaduto ai tagliapietre di Rapa Nui: secondo la teoria più
accreditata, la loro civiltà sarebbe stata spazzata via da un
disastro naturale causato proprio da loro stessi… cosa che
probabilmente non sarebbe accaduta se gli antichi alieni avessero
donato la loro infinita saggezza a quella civiltà.
Il Volto su Marte

La sonda spaziale Viking 1 della NASA
ha scattato questa fotografia di Marte nel 1976. Il gioco d’ombre
sulla formazione rocciosa crea l’illusione della presenza di un
volto umano.
Avvistato dalla sonda spaziale Viking 1
nel 1976, il cosiddetto “Volto su Marte” è lungo
approssimativamente 3 chilometri e si trova in una regione chiamata
Cydonia, che separa le pianure levigate del nord del pianeta dal
terreno disseminato di crateri nel sud. Se a quei tempi gli
scienziati accantonarono la questione del volto come un semplice
gioco d’ombre, nei decenni successivi diventò l’esempio
preferito tra chi sostiene che alcuni alieni particolarmente creativi
abbiano visitato il sistema solare.
Nel 2006, L'ESA (Agenzia Spaziale
Europea) grazie alle spattacolari immagini ottenute con la sonda Mars
Express, ha confermato quanto emerso dalle precedenti analisi: quello
che sembrava essere un volto impresso nella superficie marziana, non
è altro che un gioco di luci e ombre dovuto alla particolare
prospettiva di ripresa della Viking 1.
Questo però non significa che non
sarebbe bello poterci fare un salto per andare a vederlo.