La tavola Ouija è da sempre avvolta in un'aura di mistero. Per alcuni è uno strumento per comunicare con gli spiriti, per altri un semplice gioco da salotto, mentre per la scienza è il risultato di un fenomeno psicologico ben documentato. Ma cosa c’è davvero dietro a questo oggetto? È possibile che entità sovrannaturali rispondano alle domande o esiste una spiegazione razionale?
La tavola Ouija, così come la conosciamo oggi, nasce ufficialmente nel XIX secolo, durante il periodo dello spiritismo. Brevettata nel 1891 da Elijah Bond, venne commercializzata come un passatempo capace di mettere in contatto i vivi con i defunti. Tuttavia, strumenti simili erano già in uso da secoli: in Cina, per esempio, esistevano pratiche di scrittura automatica che risalgono alla dinastia Song (960-1279 d.C.).
Il suo funzionamento è semplice: su una tavola sono disposte le lettere dell’alfabeto, i numeri da 0 a 9 e le parole “sì”, “no” e “arrivederci”. I partecipanti poggiano le dita su una planchette (una sorta di cursore mobile) che, teoricamente, si muove per formare risposte alle domande poste.
Molti credono che le risposte fornite dalla tavola Ouija provengano da entità ultraterrene. Le testimonianze di esperienze inquietanti non mancano: c’è chi sostiene di aver ricevuto messaggi precisi, chi ha visto la planchette muoversi con una forza inspiegabile e chi riferisce di fenomeni paranormali avvenuti dopo una sessione.
Tuttavia, la scienza offre una spiegazione alternativa: l’effetto ideomotorio. Questo meccanismo psicologico, studiato già nell’Ottocento dal fisiologo William Benjamin Carpenter, spiega come movimenti involontari del nostro corpo possano far muovere la planchette senza che ce ne rendiamo conto. In pratica, il nostro cervello influenza i muscoli in base alle aspettative e ai pensieri, spingendoci a credere che sia un’entità esterna a muovere l’indicatore.
Esperimenti condotti in laboratorio hanno confermato questa teoria. Per esempio, quando ai partecipanti veniva bendata la vista, la tavola non forniva più risposte coerenti, dimostrando che il movimento dipende in gran parte dalla percezione visiva e dalle suggestioni.
Un altro aspetto da considerare è la suggestione collettiva. La tavola Ouija è spesso usata in contesti carichi di tensione emotiva, magari con luci soffuse e un’atmosfera che predispone la mente a credere nel paranormale. In questo stato, le persone tendono a interpretare ogni piccolo movimento come una prova di un intervento sovrannaturale.
Inoltre, la tavola può essere vista come un mezzo per esplorare l’inconscio. Alcuni psicologi ritengono che le risposte ottenute possano riflettere pensieri e desideri nascosti dei partecipanti, piuttosto che comunicazioni reali con l’aldilà.
La tavola Ouija rimane un enigma affascinante. Se da un lato il paranormale non è mai stato dimostrato scientificamente, dall’altro le esperienze soggettive di chi la usa sono difficili da liquidare come mere coincidenze. Forse la vera domanda non è se gli spiriti esistano o meno, ma perché il nostro cervello voglia tanto credere che esistano.
E tu? Hai mai provato la tavola Ouija? Ti sei mai chiesto se fosse la tua mente a guidarla, o se dietro di essa si nascondesse davvero qualcosa di inspiegabile?
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