lunedì 25 novembre 2019

Antievoluzionismo

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Con il termine antievoluzionismo si fa riferimento a tutte quelle critiche ed ipotesi alternative sollevate nei confronti dell'evoluzione biologica, secondo le quali la teoria darwinista mancherebbe di fondamento logico, testabilità scientifica o sufficienti prove.
Tali critiche sono considerate senza fondamento dalla comunità scientifica in quanto non condotte con metodo scientifico o invalidate dallo stesso, pregiudiziali e non basate su evidenze; tecnicamente non suffragate da pubblicazioni su riviste scientifiche dotate di fattore d'impatto e sottoposte a revisione paritaria.
I modelli scientifici via via sviluppati nell'ambito della teoria dell'evoluzione per selezione naturale non fanno parte di questo gruppo: tra questi la teoria di Lamarck, superata per ragioni storiche, la teoria degli equilibri punteggiati e quella del saltazionismo, in qualche modo assorbite e integrate nella moderna sintesi neodarwinista.

Critiche all'evoluzionismo
Dalla genetica
Alcuni antievoluzionisti non ritengono possibile la speciazione (origine di una specie da un'altra). La critica è legata alla presunta mancanza di forme di transizione nella documentazione fossile.
Un caso discusso fu quello della scoperta nel 1997, in due specie di pesci che vivono nei due rispettivi poli, di un gene comune che sintetizza un anticongelante del sangue (glico-proteina Afgp). Questo gene è una versione leggermente modificata di un gene che produce il tripsinogeno, un enzima del pancreas. Il fatto che questi due pesci non possano avere un antenato comune che gli ha trasmesso il gene perché si sono evoluti da due ceppi diversi e in zone opposte del pianeta, porta alcuni a concludere che il gene sia stato selezionato indipendentemente nei due casi e che si tratti di un caso di evoluzione convergente.
Gli evoluzionisti ritengono che la probabilità di un'origine indipendente non sia né bassa (data la comune pressione selettiva), né tantomeno una dimostrazione della fallacia dei meccanismi darwiniani dell'evoluzione, essendo ben noti i fenomeni di convergenza evolutiva dovuti alla stessa pressione selettiva.

Dalla geologia
È stata mossa una critica, seppur piuttosto indirettamente, alla teoria di Darwin anche dalla chimica belga Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche. Van Oosterwyck-Gastuche è nota principalmente per le discusse critiche alla datazione al radiocarbonio della Sindone di Torino, che contesta, nello specifico, i metodi di datazione assoluta dei fossili forniti dai radioisotopi 14Carbonio, 40Potassio-Argon e 232Torio. Van Oosterwyck-Gastruche, sostenendo che tali metodi riportano spesso delle datazioni considerate "anormali" dai paleontologi, in quanto arretrano o fanno avanzare antiche creature estinte da milioni di anni sulla scala evolutiva[chiarire: il titolo del testo discute della datazione della Sindone col C14, non di altre tipologie di datazione usate per scale temporali ben più lunghe, afferma che:
«[...]Gli elementi radioattivi sono imprigionati in strutture cristalline ben definite. Sicché, è logico pensare che siano influenzati dai fattori che provocano la genesi e l'alterazione dei cristalli minerali: anzitutto la temperatura e le soluzioni cui possono essere stati sottoposti per l'intervento di fattori idro-termali, ma anche per la loro composizione chimica e la loro granulometria, ossia la finezza o grossolanità dei detriti da datare. Spiegare come queste osservazioni che sono tra quelle alla base della petrologia e sedimentologia, e quindi condivise da tutti i geologi, conducano ad avere risultati radiometrici errati»
La prof. Gastuche si è occupata negli anni '60 -'70 di questioni cristallografiche inerenti alla formazione geologica di silicati dei metalli di transizione in territori africani, ma . Attualmente è docente di chimica fisica all'Università di Lovanio.
In realtà le tecniche di datazioni con metodi radioattivi tengono già conto delle possibili alterazioni subite dai cristalli analizzati per effetto della temperatura e delle soluzioni circolanti. Proprio per questo i risultati possono essere discordanti, qualora l'alterazione abbia modificato la composizione originale dei minerali, con la loro età originaria di formazione e la datazione viene riferita al periodo dell'evento di alterazione geochimica del cristallo che è ben riconoscibile con analisi petrologiche e petrografiche.
Andando alle radici di tale metodo, ella affermò di avere appreso che la validazione delle date si basava sulla presenza di certi '"fossili tipici"', secondo la scala di Charles Lyell chiarire in quanto Lyell non ideò la scala basata sui fossili guida, amico personale di Darwin. In altre parole, per la Gastruche sarebbe impossibile per l'evoluzionismo riportare delle prove paleontologiche o geologiche a suo favore, in quanto le stesse datazioni (con le quali si costruisce una scala evolutiva) sarebbero errate o assai imprecise, e forse inconoscibili realmente.
È evidente la confusione che costei ha fatto fra stratigrafia relativa che utilizza i fossili guida e stratigrafia assoluta che si basa sulle datazioni radiometriche. Le affermazioni della Gastruche sono smentite inoltre dall'utilizzo, ormai pluridecennale delle datazioni radioattive anche in rocce completamente prive di fossili o comunque prive di fossili guida. Ad esempio tutte le datazioni dell'Archeano sono fondate sul metodo radiometrico, coerenti tra loro e non correlate con i fossili a causa della loro assenza o mancanza di significato stratigrafico. Inoltre oggi a questi criteri di datazione si sono aggiunte ed integrate le metodologie di datazione tramite il paleomagnetismo ed i cicli astronomici, utilizzanti misurazioni basate su differenti proprietà fisiche, indipendenti fra di loro, ma che permettono controlli incrociati nelle datazioni delle rocce. L'integrazione di queste tecniche non ha mostrato discrepanze sistematiche fra i diversi metodi cronologici, bensì ha permesso di migliorare la precisione delle datazioni geocronologiche sempre all'interno degli schemi di datazione riconosciuti a partire dal secolo XIX.

Evoluzionismo e fede cristiana
Sebbene non professi più il creazionismo biblico, tipico dell'Ebraismo ortodosso e delle chiese evangeliche e fondamentaliste statunitensi, la Chiesa cattolica non ha tuttavia una posizione unitaria e definita sul darwinismo. Oggi la teoria di Darwin è in parte accettata dai teologi favorevoli al progresso scientifico, pur non potendo essi accettare la totale casualità delle mutazioni genetiche che causano le speciazioni[senza fonte]. Essi si rifanno al pensiero di Sant'Agostino d'Ippona, il quale effettivamente sostenne che Dio non ha creato il mondo nelle identiche condizioni in cui questo si trova attualmente. Secondo Sant'Agostino, infatti, Dio ha creato il mondo in una condizione più semplice e più rudimentale, fornito però di speciali capacità (dette "ragioni seminali") di svilupparsi ed evolversi nei modi in cui di fatto si è in seguito sviluppato e perfezionato.
I teologi evoluzionisti, però, allo scopo di restare nei limiti dell'ortodossia cristiana, e cioè di conformarsi a quanto le Sacre Scritture narrano circa l'origine dell'uomo, fanno queste due importanti considerazioni:
  1. L'evoluzione è da intendersi solo come relativa al corpo biologico dell'uomo. Pertanto, quando la Bibbia dice che Dio, per creare l'uomo, plasmò il suo corpo con "fango della terra", si deve intendere che Egli, a tale scopo, ha preso non propriamente "fango", bensì il corpo di un animale, non molto diverso da quello dell'uomo attuale, sufficientemente evoluto e tale, quindi, da poter accogliere l'anima spirituale e divina.
  2. Si deve escludere che l'evoluzione abbia interessato anche l'anima spirituale dell'uomo, cioè si deve escludere che l'anima umana sia il frutto della spinta evolutiva del corpo umano. Anche accettando l'evoluzione, bisogna sempre ammettere l'intervento speciale di Dio nella creazione dell'uomo. Tale intervento consiste nell'infusione dell'anima spirituale nel corpo del predetto animale.


Chiesa cattolica
La Chiesa cattolica non esprime una posizione ufficiale riguardo alla teoria dell'evoluzione, rimettendo la questione agli scienziati. Da un lato troviamo le affermazioni di papa Giovanni Paolo II che ha implicitamente sostenuto che la Chiesa non si oppone oggi all'ipotesi evoluzionistica come fenomeno storico dichiarando che essa è "più che una teoria". Al contempo, però, la Chiesa rifiuta la posizione (alla base, tra l'altro, delle tesi a favore dell'ateismo del biologo evoluzionista Jacques Monod, esposte nella sua opera Il Caso e la Necessità) che vede il processo di mutazioni genetiche alla base dell'evoluzione come un processo guidato unicamente dal caso, e afferma invece che l'universo è il risultato di un progetto ordinato ad uno scopo. Si veda in merito la seguente dichiarazione di papa Benedetto XVI:
«Trovo che le parole di questo Padre del IV secolo (san Basilio di Cesarea) siano di un'attualità sorprendente quando dice: 'Alcuni, tratti in inganno dall'ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso'. Quanti sono questi "alcuni" oggi. Essi, tratti in inganno dall'ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Il Signore con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice: all'inizio è la Parola creatrice. All'inizio la Parola creatrice - questa Parola che ha creato tutto, che ha creato questo progetto intelligente che è il cosmo - è anche amore.»
(Omelia di Benedetto XVI all'Udienza generale del 9 novembre 2005)
Va comunque precisato che nessun darwinista ha mai affermato che l'evoluzione sia un processo dovuto unicamente al caso, l'idea che l'evoluzione sia guidata unicamente dal caso non fa affatto parte della teoria dell'evoluzione, ma è solo un frequente fraintendimento di molti "non addetti ai lavori".
Essi la definiscono una teoria, cioè una costruzione "metascientifica", la quale si avvale anche di certe nozioni ricavate non dall'esperienza, ma dalle varie espressioni della cosiddetta filosofia della natura. In quanto teoria, quindi, essa soffre irrimediabilmente di tutta la precarietà e la contingenza di cui soffre una qualunque altra teoria scientifica.
Va precisato però che, in questo discorso, si fa un uso distorto del termine "teoria" (si veda la voce: Teoria scientifica).
Inoltre, sottolineano, è soggetta a un condizionamento ideologico che, in ultima analisi, lascia aperta la questione di appurare la reale portata dei fatti osservati, dal momento che l'evoluzione in quanto tale, non è mai stata oggetto di osservazione. Esistono pertanto letture materialistiche e riduttive e letture spiritualistiche. Il giudizio sulla validità è, in ultima analisi, soggetto a verifiche di tipo filosofico e teologico. Mentre la Chiesa respinge ogni riduzione puramente materialistica che è incompatibile con la verità dell'uomo (immagine e figlio di Dio) è aperta al dialogo con la comunità scientifica. Ratzinger afferma: -"La dottrina dell'evoluzione è per certo un'ipotesi importante, che però presenta decisamente molti problemi, i quali necessitano ancora di un'ampia discussione"-.
Gli scienziati rispondono che esiste invece una mole enorme di prove sperimentali, fra cui spiccano i numerosissimi fossili; inoltre, come tutte le teorie scientifiche, è soggetta a continue verifiche e correzioni, chiarire ma questo non significa che essa presenti "decisamente molti problemi"; in ogni caso, rispondono, dalla discussione dovrebbero astenersi tutti coloro i quali non abbiano prima approfondito gli studi nel settore.
Recentemente nuove ricerche hanno messo in luce che già Pio XII riteneva non necessariamente incompatibili il pensiero scaturito dalla tradizione della Chiesa e la possibile ipotesi evoluzionista. Su questa convinzione si fonda la cosiddetta "evoluzione teistica" (theistic evolution), la quale afferma la creazione per opera divina, ma riconosce la teoria dell'evoluzione e le altre scoperte della scienza. Questa posizione si basa sull'assunto che fede e scienza abbiano ambiti di competenza completamente separati, assunto duramente attaccato dall'etologo Richard Dawkins nella sua opera L'illusione di Dio, e sostenuto invece dal paleontologo e biologo evoluzionista Stephen Jay Gould nel suo Rocks of Ages: Science and Religion in the Fullness of Life. Come riportano A. Desmond e J. Moore nella loro opera Darwin: The Life of a Tormented Evolutionist, Darwin visse una lacerante lotta interiore perché non riusciva a conciliare le evidenze sperimentali raccolte con i principi teologici a cui era stato educato. Secondo questa posizione, il racconto biblico della creazione non intende esporre la modalità precisa con la quale il mondo ebbe origine, ma soltanto esprimere con linguaggio figurato il fatto che l'universo è opera di Dio (come lo sarà il Giorno del Giudizio). In pratica 13 miliardi di anni fa Dio avrebbe creato l'Universo per mezzo del Big Bang, dopo di che (successivamente alla aggregazione per gravità della Via Lattea, del nostro Sole e infine della Terra circa 4,57 miliardi e di anni fa) la vita si sarebbe sviluppata sul nostro pianeta (circa 3,5 miliardi di anni fa nacque la prima forma di vita) e si sarebbe evoluta naturalmente secondo quanto descritto dalla Paleontologia e Geologia (Pesci, Anfibi, Rettili, Dinosauri, Mammiferi, Scimmie). Quindi sarebbe stato il turno dell'Australopitecus (3 milioni di anni fa), dell'Homo habilis (2 milioni di anni fa), dell'Homo Erectus (1 milione di anni fa) e infine (300.000 anni fa) in Africa meridionale sarebbe nato l'Homo Sapiens Sapiens. Sarebbero delle prove di evoluzione teistica certe traduzioni[, di Zecharia Sitchin di antichi testi sumeri (gli Enuma Elish), sebbene Sitchin sostenga che l'uomo sarebbe frutto di esperimenti di ibridazione genetica con specie terrestri condotti da alieni.
Uno dei problemi che impediscono di accettare la non contraddittorietà se non la complementarità di evoluzionismo e fede cristiana è costituito da una interpretazione letterale e concretistica degli antichi testi biblici tramandatisi di generazione in generazione e che costituivano la fonte prima della sapienza principale, modalità interpretativa ancora non abbandonata da gran parte di coloro che si confrontano con la parola rivelata, per cui per esempio soffermandoci soltanto al racconto biblico dello stato di perfetta simbiosi tra i primi umani e l'ordine del Padre se ne deduce che è lo stato di perfezione originaria di Adamo ed Eva, incompatibile con l'evoluzione che vuole tutto in continua trasformazione. Anche il peccato originale è in qualche modo un'evoluzione "al contrario", perché è il passaggio da una forma più evoluta (perfetta) a una meno evoluta. Lo stato di perfezione originaria dell'uomo, che non conosceva la morte prima del peccato originale, negherebbe la possibilità che esistano reperti fossili umani, i quali però esistono.

L'evoluzionismo di Teilhard de Chardin
Sempre per quanto riguarda i rapporti intercorrenti attualmente tra teoria evoluzionista e fede cristiana non si può non prendere atto che l'impostazione evoluzionista infine abbia comunque fatto breccia anche tra gli esponenti del clero e specificatamente del clero cattolico. Basti citare, per tutti, lo scienziato della natura e paleontologo sul campo, noto anche per aver scoperto nuovi reperti dell'uomo preistorico, il gesuita Pierre Teilhard de Chardin; quest'ultimo ha tentato un'operazione culturale originale, cioè quella di voler saldare, proprio grazie alla teoria evoluzionistica, la storia della materia e la storia dello spirito in un'unica visione del divenire storico che entrambe le comprende.

Creazionismo religioso
La teoria del creazionismo religioso (anche detto della Terra Giovane o Young Earth Creationism), una corrente di pensiero di matrice religiosa, interpreta il libro della Genesi in modo letterale. In epoca moderna, questo modo di interpretare la Bibbia è tipico di alcune confessioni cristiane ortodosse, protestanti ed evangeliche (non dal cattolicesimo) che professano l'inerranza biblica, diffuse specialmente negli Stati Uniti d'America. Tale paradigma deve essere pertanto distinto dal "creazionismo scientifico" o Disegno intelligente, una teoria senza alcuna base scientifica che rientra nella sfera della pseudoscienza.
Il creazionismo religioso, pur essendo sostenuto a volte anche da qualche geologo o scienziato creazionista (si veda il libro I sei giorni della creazione, a cui hanno collaborato 50 scienziati creazionisti), per sua stessa definizione, non soddisfa il criterio del rasoio di Occam, né il paradigma della falsificabilità o almeno emendabilità: per questo motivo esso non può essere considerato una teoria scientifica.

Disegno intelligente
La teoria del disegno intelligente (dall'inglese intelligent design, da intendersi come "progetto intelligente") è anche nota come creazionismo evolutivo o creazionismo scientifico. Una larga parte della comunità scientifica ritiene che sia stato introdotto per motivi che esulano dalla scienza, ma che hanno più a che fare con il sostegno alla fede cristiana e ad una certa politica americana.
Questa teoria è nata da una critica ad alcune lacune del darwinismo che lo stesso Darwin aveva descritto nel capitolo "Dubbi" del suo lavoro più noto, L'origine delle specie. La teoria del Disegno intelligente si fonda inoltre sul concetto di complessità irriducibile. L'inventore del concetto, il biochimico Michael Behe, illustra questo concetto tramite l'esempio della trappola per topi. Essa è composta di pochi, semplici elementi, senza uno dei quali essa non funziona affatto: è dunque "irriducibile". Si tratta in pratica di una moderna riproposizione dell'esempio dell'orologio (-"supponiamo che io abbia trovato per terra un orologio, e mi si chieda come abbia fatto a trovarsi lì. Difficilmente potrei dare la stessa risposta di prima, e cioè che, per quanto ne sappia, l'orologio si trova lì da sempre."-) portata da William Paley (1743-1805), arcidiacono di Carlisle, nel suo libro Teologia Naturale (1802).
Applicando questo principio a vari organismi e organi presenti in natura se ne desume, secondo i sostenitori del Disegno intelligente, che è impossibile che essi siano lo "stadio evoluto" di qualcosa che c'era prima. Ciò induce a ritenere probabile (assai più che sotto un'ipotesi di pura casualità) che questi organismi siano apparsi in questo stadio perfetto e funzionante da un momento in poi e non abbiano avuto "progenitori". Esempi portati a sostegno di questo argomento sono i batteri unicellulari, l'occhio, il sangue, i reni.
Il disegno intelligente non è tuttavia rigorosamente scientifico, e la maggior parte della comunità scientifica, la quale sostiene la teoria evoluzionistica, non lo considera valido. Infatti, la quasi totalità degli scienziati afferma che il suo maggiore argomento, quello della irriducibilità degli organismi complessi, sia stato superato già negli anni immediatamente successivi a Darwin stesso, in particolare:
  • constatando che molte "parti complesse" degli organismi hanno, o hanno avuto, nel corso della evoluzione dell'organismo stesso, funzioni multiple (si pensi per esempio alle funzioni uditive e di equilibrio dell'orecchio nei mammiferi, alle diverse funzioni endocrine svolte contemporaneamente dalle stesse ghiandole, nonché alle numerose funzioni sovrapposte del cervello animale).
  • notando come la stessa funzione viene a volte svolta in modo ridondante da organi diversi, permettendo quindi uno spostamento anche lento e parziale delle funzioni importanti o vitali da un organo ad un altro (si pensi per esempio alle funzioni simili svolte da ghiandole diverse)
Un esempio classico è l'origine degli ossicini nella catena uditiva dell'orecchio interno dei vertebrati, la cui evoluzione è descritta in termini strettamente darwiniani, oltre a quella dell'occhio negli animali superiori, e in altri casi ritenuti significativi dai sostenitori del Disegno intelligente, con taglio divulgativo, nei testi di Stephen Jay Gould e Richard Dawkins, e, in modo non divulgativo, da numerosi autori fin dai primi anni del Novecento.
La ricerca paleontologica inoltre ha messo alla luce sequenze evolutive di forme viventi, permettendo spesso di evidenziare la variazione nel tempo delle funzioni di alcuni organi e mostrando un panorama coerente di evoluzione ed espansione sulla terra degli esseri viventi a partire da forme semplici a forme più complesse.
Infine, il disegno intelligente, come tutte le versioni del creazionismo, non è falsificabile e rimanda a cause sconosciute per definizione. Per questo ad esso non può essere riconosciuto lo status di teoria scientifica.

Creazionismo islamico
Mentre l'Islam contemporaneo tende a prendere letteralmente i testi religiosi, di solito considera la Genesi una versione corrotta del messaggio di Dio. La creazione narrata nel Corano è chiara ma consente comunque un più ampio ventaglio di interpretazioni.
Diversi movimenti liberali all'interno dell'Islam generalmente accettano le posizioni scientifiche circa l'età della terra, l'età del cosmo e l'evoluzione. Tuttavia uno studio del 2007 ha evidenziato che solo l'8% degli egiziani, 11% del malaysiani, il 14% dei pakistani, il 16% di indonesiani e il 22% dei turchi è d'accordo sul fatto che la teoria di Darwin è certamente o probabilmente vera e uno studio del 2006 ha evidenziato che circa un quarto dei turchi adulti è convinto che gli esseri umani si sono evoluti da precedenti specie animali. Al contrario, uno studio del 2007 ha evidenziato che solo il 28% dei kazaki pensa che la teoria evoluzionistica è falsa; questa frazione è molto inferiore a quel 40% di adulti degli Stati Uniti che ha lo stesso parere.
In Turchia, una campagna contro la teoria dell'evoluzione è stata condotta dal movimento di Nurculuk Said Nursi sin dalla fine del 1970. Allo stato attuale, il suo principale esponente è lo scrittore Harun Yahya (pseudonimo di Adnan Oktar) che utilizza Internet come uno dei principali mezzi di per la propagazione delle sue idee.

Induismo ed evoluzione
Le opinioni degli Indù spaziano su una vasta gamma di punti di vista per quanto riguarda l'evoluzione, creazionismo, e l'origine della vita. A questo proposito alcune scuole indù non trattano letteralmente il mito scritturale della creazione, lasciando così aperta la possibilità di accettare la teoria dell'evoluzione. Alcuni indù trovano prove a sostegno o prefiguraziono delle idee evolutive nelle Scritture, vale a dire nei Veda. Un'eccezione a questa accettazione è la Società Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), che comprende diversi membri che si oppongono attivamente al "darwinismo" e alla moderna sintesi evolutiva.

Buddhismo ed evoluzione
Dal momento che non è in contrasto con i principi della loro religione, la maggior parte dei buddisti accettano tacitamente la teoria dell'evoluzione. Poiché il buddismo non si occupa di questo tipo di problemi, molti buddisti non considerano tale questione particolarmente significativa o utile dal punto di vista religioso, poiché il Buddha ha detto che l'unica realtà è la realtà percepita.
Il Buddha ha sostenuto che non vi è alcuna necessità razionale dell'esistenza di un dio creatore, perché tutto in ultima analisi viene creato dalla mente. La credenza in un creatore non è indispensabile per una religione basata sulla fenomenologia. Dal momento che il credere in un creatore non è necessario, una particolare teoria sulla vita e sulla causa dell'universo non sono necessarie.
Si può dare una interpretazione della Agañña Sutta sposando l'idea che si tratti di una teoria dell'evoluzione (anche se questo può essere difficile da sostenere).

Creazionismo non religioso
Alcuni attribuiscono la creazione della vita sulla Terra non ad un'entità divina, ma all'intervento di una civiltà extraterrestre (ipotesi inerente all'esobiologia): spiccano i sostenitori della panspermia diretta, propugnata da Francis Crick (Nobel per la scoperta del DNA), ma esistono anche sostenitori di teorie molto più azzardate, introdotte da Zecharia Sitchin, da Erich von Däniken e da Claude Vorilhon, fondatore del movimento raeliano.
Tuttavia queste ipotesi limitandosi alla problematica dell'origine o nascita della vita sulla terra, non entrano nella discussione sulle modalità e cause di come questa possa essersi evoluta. Fa eccezione Vorilhon, che afferma che tutte le specie viventi (estinte e non) sarebbero frutto non dell'evoluzione ma dell'ingegneria genetica applicata da presunti alieni. Sitchin e von Däniken, invece, si limitano ad ipotizzare che la spiegazione addotta da Vorilhon (il quale, però, la pubblicò molto dopo di loro) varrebbe per i soli esseri umani.

Devoluzionismo
Giuseppe Sermonti, ex professore universitario di genetica, è autore di una variante dell'antievoluzionismo che ha creato un certo scalpore mediatico: l'ipotesi del devoluzionismo. Nel suo libro La luna nel bosco (1985) sostiene esplicitamente la discendenza delle scimmie dalla linea di discendenza (filetica) umana. In altre parole, suggerisce che siano le scimmie a discendere dagli uomini.
L'idea di Sermonti è considerata, dalla comunità scientifica, come pseudoscienza: infatti, per la teoria dell'evoluzione, gli uomini non discendono dalle moderne scimmie, ma hanno con esse un antenato comune definito (in termini divulgativi) proto-scimmia. Tali progenitori vissero in Africa milioni di anni fa, a seguito del sollevamento del Rift Valley, che divise geograficamente la popolazione delle proto-scimmie. Le proto-scimmie rimaste isolate nelle foreste si sarebbero evolute nelle scimmie moderne, mentre le proto-scimmie rimaste isolate nelle praterie/savane si sarebbero evolute nell'uomo moderno.
Secondo l'ipotesi di Sermonti, comunità di uomini (già comparse come tali, cioè Homo sapiens sapiens, sulla Terra) costrette a vivere in condizioni ed ambienti estremi per generazioni siano diventate "estreme" e selvagge esse stesse; in sostanza, tali comunità umane si sarebbero adattate secondo necessità, a livello biologico, psichico e morale, ad un ambiente non più umano, e che dunque non permetteva più all'essere umano di rimanere tale. Tale ipotesi, insieme ad altre ipotesi alternative all'evoluzionismo, in ambienti estranei alla comunità scientifica, è sostenuta anche dal paleontologo dell'Università di Siena Roberto Fondi.
La critica di Sermonti al darwinismo inizia nel 1970, e arriva alle sue conseguenze finali affermando che:
«L'idea di uno sviluppo evolutivo graduale della nostra specie da creature come l'australopiteco, attraverso il pitecantropo, il sinantropo e il neanderthaliano, deve essere considerata come totalmente priva di fondamento e va respinta con decisione. L'uomo non è l'anello più recente di una lunga catena evolutiva, ma, al contrario, rappresenta un taxon che esiste sostanzialmente immutato almeno fin dagli albori dell'era Quaternaria [...] Sul piano morfologico e anatomo-comparativo, il più "primitivo" - o meno evoluto - fra tutti gli ominidi risulta essere proprio l'Uomo di tipo moderno! [...] Sono senz'altro meno lontani dalla verità coloro che [...] sostengono l'ipotesi opposta, e cioè che Australopitechi, Arcantropi e Paleoantropi siano tutte forme derivate dall'Uomo di tipo moderno!»
In ambiti estranei alla comunità scientifica tale ipotesi è sostenuta, seppur con basi diverse, anche dall'archeologo e scrittore Michael A. Cremo, che, insieme al collega Richard L. Thompson, nel suo libro Forbidden Archeology (1993), sostengono di avere numerose prove (in forma di scheletri, impronte e manufatti umani) le quali testimonierebbero che esseri umani, già classificabili come Homo sapiens, abitavano il pianeta diversi milioni di anni fa.

Le critiche da parte della comunità scientifica
Sia Sermonti che Cremo sono stati molto criticati dalla comunità scientifica, che ha considerato le prove dell'uno insufficienti, le prove dell'altro errate.
Il CICAP rileva in Sermonti un atteggiamento antiscientifico; questa tesi viene sostenuta citando un brano del suo libro Dimenticare Darwin:
«Ricordo una sera, mi aggiravo tra i banchi dell'aula vuota e chiedevo a me stesso: -Perché insegno Genetica? Perché insegno la Scienza? Insegno qualcosa a cui non credo, anzi insegno il contrario di ciò a cui credo. La scienza non ci aiuta a conoscere la realtà, anzi si adopera ad insegnarci che la realtà non conta, valgono solo alcuni principi astratti che l'uomo della strada non può comprendere, non può vivere. La scienza non si rende neppure utile. Essa riversa i suoi prodotti sulla società, crea necessità artificiali che coincidono con ciò che essa sa produrre.»
Inoltre gli vengono contestate affermazioni errate sulla teoria dell'evoluzione:
«che, secondo la teoria evoluzionistica, il DNA deve essere termodinamicamente isolato dall'ambiente; che le uniche piante con stecchi e foglie sono le angiosperme; che nel periodo Cambriano sono apparsi tutti i phyla animali, dai protozoi ai cordati; che non si conoscono forme fossili di transizione tra i mammiferi terrestri e i cetacei (per citarne solo alcune).»
Una critica che è stata mossa consiste nella constatazione che il Devoluzionismo non fornisce alcuna spiegazione di come si sviluppino le forme di vita più complesse, da cui quelle più semplici sono derivate per devoluzione. In questo senso il Devoluzionismo non può essere considerato una alternativa all'evoluzionismo, poiché non riesce a spiegare scientificamente l'attuale complessità biologica.

Altre opinioni su evoluzione e fede
Anche il noto fisico italiano Antonino Zichichi ha mosso una forte critica contro l'evoluzionismo, partendo dalla sua solida fede cattolica e sviluppando alcune argomentazioni di tipo scientifico. La validità di queste ultime è stata però fortemente criticata nel merito dagli specialisti della materia dato che Zichichi non ha assolutamente una formazione scientifica pertinente, non provenendo da nessun percorso di tipo biologico, biomolecolare, naturalistico o paleontologico, evidenziando elementari carenze conoscitive. Infatti, nel suo libro "Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo" (1999), egli scrive:
«"[...] La cultura dominante ha posto il tema della specie umana sul piedistallo di una grande verità scientifica in contrasto totale con la Fede. [...] Arrivati all'Homo Sapiens Neaderthalensis (centomila anni fa), con un cervello di volume superiore al nostro, la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana ci dice che, quarantamila anni fa circa, l'Homo Sapiens Neaderthalensis si estingue in modo inspiegabile. E compare infine, in modo altrettanto inspiegabile, ventimila anni fa circa, l'Homo Sapiens Sapiens. Cioè noi. Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. [...]"»
Egli, dunque, critica non solo una parte fondamentale della teoria di Darwin, ma anche la stessa struttura scientifica di tale teoria. Al contempo, però, dimostra di ignorare sia la sequenza fossile degli ominidi antecedente alla comparsa di H.sapiens e H.neandertalensis (quest'ultimo non è nemmeno antenato diretto di H.sapiens), che le datazioni dei ritrovamenti paleontologici, le quali concordano nel confermare la contemporanea presenza sulla Terra di entrambi per un certo lasso di tempo, e la precedente differenziazione di H.sapiens 200 000 anni fa. Questa sua ignoranza giustifica gli aggettivi "miracolosi ... inspiegabili ... improvvisi" che usa al riguardo della questione. Comunque, continua:
«"[...] Come può un'applicazione, ancora tanto imperfetta e lacunosa, dell'elettromagnetismo -quale è la teoria dell'evoluzione umana- pretendere di negare l'esistenza di Dio? Eppure l'uomo della strada è convinto che Charles R. Darwin abbia dimostrato la nostra diretta discendenza dalle scimmie: per la cultura dominante non credere alla teoria Evoluzionistica della specie umana è un atto di grave oscurantismo, paragonabile a ostinarsi nel credere che sia il Sole a girare intorno, con la Terra ferma al centro del mondo. È vero l'esatto contrario. [...]"»
Zichichi dunque nega esplicitamente la validità e la solidità dell'evoluzionismo, che si fonderebbe soltanto sull'opinione generale dell'uomo comune. Infine, il fisico italiano conclude:
«"[...] Gli oscurantisti sono coloro che pretendono di fare assurgere al rango di verità scientifica una teoria priva di una pur elementare struttura matematica e senza alcuna prova sperimentale di stampo galileiano. [...] Sappiamo con certezza che l'evoluzione biologica della specie umana è ferma da almeno diecimila anni (dall'alba della civiltà), [...] momento dal quale siamo in grado di studiare con certezza le proprietà di questa forma di materia vivente detta uomo. Durante diecimila anni questa forma di materia vivente è rimasta esattamente identica a sé stessa. Evoluzione biologica: zero. [...]"»
Zichichi, pur facendo spesso riferimento alla matematica, trascura le dimensioni temporali della storia dell'universo e della vita sulla Terra (peraltro spesso datate con metodi fisici basati sul decadimento radioattivo). Oltre al fatto che l'affermazione sui "10 000 anni" è inesatta, in quanto la specie H. sapiens è presente sulla Terra da circa 200 000 anni (si veda Paleoantropologia), 10 000 anni sono una quantità di tempo del tutto irrilevante su scala geologica e dunque evoluzionistica, e la mancanza di evoluzione apparente in questo lasso di tempo è una eventualità, contrariamente a quanto afferma Zichichi, niente affatto in contraddizione con la moderna teoria dell'evoluzione, secondo la quale le trasformazioni si possono verificare con velocità variabile, ma sempre su tempi geologici dell'ordine di centinaia di migliaia di anni.
La fede cattolica di Zichichi è dunque dichiarata secondaria rispetto alla critica scientifica, come egli stesso afferma:
«"[...] La mia linea è questa: dov'è l'equazione dell'evoluzione della specie umana? Non esiste. Non ci sono né esperimenti riconducibili, né una componente matematica di rigore dell'evoluzionismo biologico. E questi sono i caratteri che caratterizzano la scienza, che deve prevedere e non post-prevedere. [...]"»
Tuttavia, Zichichi non risparmia critiche anche al creazionismo fondato su una fede cieca e superstiziosa, incurante della scienza:
«"[...] I creazionisti sono spesso sciocchi quanto gli evoluzionisti, perché non si possono concedere caratteri scientifici al racconto biblico. Ciò che distingue la nostra specie è in realtà l'evoluzione culturale. Possiamo ragionevolmente discutere solo di questo aspetto. Biologicamente gli esseri umani sono al 95 per cento uguali alle scimmie, ma più di loro abbiamo l'evoluzione culturale, che è il vero nocciolo della querelle. La verità è che la Creazione è il passaggio da materia inerte a materia vivente, ma quale sia il mutamento nessuno è ancora riuscito a dimostrarlo. [...]»
Per Zichichi, quindi, l'unica, vera evoluzione è quella intellettuale, che non riguarda i corpi biologici, ma gli intelletti psichici, il punto differenziale di fronte alle scimmie. Zichichi non propone una teoria alternativa (scientifica o spirituale) all'evoluzionismo, ma mira a distruggerne le basi in favore di una ricerca più approfondita, che consideri ogni aspetto di ciò che studia. Dice, infatti:
«"[...] La più grande statua del mondo, diceva Galilei, è niente di fronte a un verme. La scienza non può aprir bocca sulla Creazione, anche se non è sua nemica. Rimane solamente il credere o no a un Dio Creatore. Non abbiamo ancora compreso la materia inerte, figuriamoci il passaggio verso la materia vivente. [...]»


domenica 24 novembre 2019

Archeologia misteriosa

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L'archeologia misteriosa, nota anche come fantarcheologia, criptoarcheologia, archeologia alternativa o pseudoarcheologia (in inglese pseudoarchaeology), è una sorta di archeologia pseudoscientifica che dà una interpretazione non scientifica di reperti archeologici o di presunti tali.
Tutto ciò che non si conforma al metodo scientifico usato in archeologia è considerato pseudoarcheologia.

Definizione
"Archeologia misteriosa" o "pseudoarcheologia" sono termini generici riferiti a tutte quelle attività legate alla scienza del passato che giungono a conclusioni rigettate dalla comunità scientifica internazionale. Questo termine viene spesso associato con l'investigazione di teorie ardite, spesso non suffragate da prove e di conseguenza non accettate dall'ambiente accademico, come le pretese scoperte dell'Arca di Noè sul monte Ararat o l'esistenza di antiche civiltà scomparse sviluppatesi in continenti perduti come Atlantide o Mu, l'idea di contatti diretti tra le antiche civiltà egiziana e maya o come l'influenza degli UFO o di antichi astronauti sulle civiltà del passato.
Vi sono un gran numero di siti archeologici legittimati che sono stati per lungo tempo al centro di uno sproporzionato interesse di speculazione pseudoscientifica nel contesto dell'archeologia misteriosa. Tra questi vi sono Stonehenge, la Piramide di Cheope, la Sfinge di Giza, le iscrizioni etrusche, l'Isola di Pasqua, Teotihuacan, Palenque, Chichén Itzá, le Linee di Nazca e le sfere di pietra della Costa Rica; quest'interesse è dovuto all'assenza di spiegazioni certe riguardo a taluni punti poco chiari dei suddetti siti. Allo stesso modo alcuni dei reperti che sono citati nell'ambito dell'archeologia misteriosa sono oggetti autentici, che, secondo le interpretazioni dei pseudoarcheologi, presenterebbero aspetti poco chiari o controversi.
L'origine dell'archeologia misteriosa può essere ricondotta all'opera dell'americano Charles Fort (1874 - 1932). Questi consacrò la propria vita alla paziente raccolta e catalogazione di tutti quegli articoli di giornali che riportassero fatti strani, oggetti impossibili e scoperte incredibili, dalle scienze naturali all'archeologia. Fort raggiunse alla fine la convinzione che tutta la storia della Terra sia stata diretta, ed alcuni pensano che lo sia tuttora, da un misterioso «potere» alieno. L'idea di una «chiave» unica alla quale far risalire la spiegazione di ogni mistero archeologico (o presunto tale) si ritrova alla base di gran parte della archeologia misteriosa. Gran parte delle notizie raccolte furono pubblicate nel The Book of the Damned e gli immensi schedari accumulati da Fort furono in seguito acquisiti alla sua morte dalla Fortean Society, che tuttora ne prosegue la divulgazione.
L'archeologia misteriosa gode ai giorni nostri di vasta popolarità in virtù del suo sensazionalismo, che trova nei mass media una risonanza a volte maggiore della divulgazione prettamente archeologica. Di conseguenza, il grosso pubblico non sempre riesce a distinguere tra le acquisizioni della ricerca storico-archeologica condotta dagli scienziati e le ipotesi, a volte fantasiose, messe in campo da alcuni "archeologi alternativi". Il favore incontrato dall'archeologia misteriosa dipende anche dal fatto che, mentre le spiegazioni fornite dall'archeologia scientifica sono a volte parziali e incerte, essa al contrario tende a fornire per ogni mistero una risposta esauriente, seppure non dimostrata e difficilmente dimostrabile.

Controversie
La maggioranza degli addetti ai lavori rigetta le teorie avanzate dall'archeologia misteriosa, classificandole come fantasiose dissertazioni prive di qualsiasi fondamento scientifico e volte più ad ingrossare il portafogli degli scrittori di archeologia misteriosa che a dimostrare ipotesi improbabili, scevre da un accurato esame dei dati archeologici.
Alcuni studiosi di archeologia del mistero argomentano che solamente conservando la massima apertura mentale si può evitare di escludere a priori alcune ipotesi che possono risultare fondate in seguito ad un'indagine più approfondita. Essi affermano che spesso la dottrina tradizionale è restìa ad accettare nuove teorie che mal si inseriscono nel sistema di conoscenze acquisite, specie se le nuove ipotesi comportano una revisione totale dei concetti consolidati.
Alcuni sono andati oltre, sostenendo che, secondo quanto illustrato dalla teoria critica, ogni forma di pensiero scientifico presuppone una ideologia di controllo, attraverso la quale si cerca di influenzare la società tramite la strumentalizzazione dello status degli scienziati in quanto 'esperti'. Il concetto di mentalità governativa del filosofo francese Michel Foucault ha anche spinto alcuni pensatori a vedere gli archeologi più come strumenti dello stato che come neutrali investigatori del passato, in quanto incorporati in un processo di pianificazione politica volto a mantenere un filtraggio delle conoscenze a livello mondiale. Tali teorie sono state accostate al complottismo.
Molti archeologi e antropologi accademici ribattono che anche i sostenitori dell'archeologia misteriosa tendono a ragionare secondo schemi prestabiliti. Per esempio se due civiltà costruirono strutture architettoniche simili (es: piramidi e piramidi a gradoni) devono per forza esistere dei collegamenti culturali tra di loro. Questo senza considerare che magari tra le due civiltà non si trovano solo migliaia di miglia di mare ma migliaia di anni di storia. In pratica l'accusa è quella di un velato e assolutamente inconsapevole razzismo, che si sviluppa sminuendo alcune civiltà (polinesiani, mesoamericani, andini) negandone lo sviluppo fortemente autonomo e indipendente dai condizionamenti culturali del vecchio mondo. Quando addirittura non si presuppone che l'umanità non sia in grado di sviluppare autonomamente una civiltà e si ricorre quindi, violando il rasoio di Occam, a improbabili contributi extraterrestri (teoria degli antichi astronauti).

Esempi celebri di pseudoarcheologia
Jet d'oro precolombiani
I jet d'oro precolombiani sono una collezione di monili in oro di circa 2–5 cm di lunghezza, identificati come figure zoomorfe. L'aspetto di alcuni di questi monili può ricordare la forma degli aerei a reazione con ala a delta, e per questo motivo sono considerati da alcuni come OOPArt, cioè manufatti estranei al loro contesto di origine, in connessione con la teoria degli antichi astronauti. La maggior parte di tali reperti è conservata al Museo dell'Oro di Bogotà, presso la Banca Nazionale della Colombia, al British Museum di Londra, e allo Smithsonian Institute di Washington.
Secondo alcuni pseudostudiosi interessati all'argomento, tali reperti presenterebbero elementi analoghi alle strutture tipiche dei jet, come le ali rigide e piatte a delta situate nella parte bassa della struttura (e non in alto, come dovrebbe essere per un insetto o un uccello), e l'impennaggio dotato di deriva triangolare e stabilizzatore.
Il biologo e criptozoologo Ivan Terence Sanderson (1911-1973) fu il primo a osservare analogie di forma con i jet, dopo avere notato che a suo giudizio, tali reperti non somigliavano a nessun animale alato (uccello o insetto); le somiglianze tra i reperti e i moderni jet sono state rimarcate anche nel libro Chariots of the Gods? di Erich von Däniken (1968).

Tubi di Baigong
I tubi di Baigong sono una serie di condotti scoperti vicino al monte omonimo nella provincia di Qinghai (Cina): questi tubi sono ritenuti un esempio di OOPArt e sono stati messi in relazione ad una ipotetica visita extraterrestre. Le condutture sono state associate ad una piramide alta circa 60 metri costruita sulla stessa montagna, sui lati della quale si aprono delle caverne. Fra i due tubi individuati nella caverna più grande uno ha un diametro di 40 cm ed è di colore marrone-rossiccio; inoltre sono stati individuati dozzine di tubi rettilinei, con diametri varianti tra i 10 e i 40 cm che fuoriescono dal Monte Baigon situato al di sopra della caverna più grande.

Uomo di Piltdown
A conforto della inattendibilità delle varie teorie, viene spesso citata la vicenda relativa all'uomo di Piltdown, i cui resti furono trovati in una cava di ghiaia all'inizio del XX secolo in Inghilterra. Il rinvenimento di frammenti di un cranio umano e di una mascella scimmiesca fu oggetto di aspre polemiche, in quanto confermava, per la paleontologia ufficiale e ortodossa, l'esistenza del cosiddetto "anello mancante" tra scimmia e uomo.
Dopo la scoperta della nuova specie umana, la vicenda si protrasse fino agli anni cinquanta, quando la truffa fu scoperta e la falsità dei reperti dimostrata. Secondo i sostenitori dell'archeologia misteriosa, il falso ebbe la possibilità di resistere tanto a lungo grazie al fatto che confermava la teoria sull'evoluzione di Darwin.

Nuovi approcci radicali
Le spedizioni dell'archeologo autodidatta tedesco Heinrich Schliemann per trovare l'antica città di Troia, seguendo le tracce presenti nell'Iliade di Omero, sono state portate ad esempio dai sostenitori dell'archeologia misteriosa per dimostrare che talvolta nuovi approcci radicali nella scienza archeologica all'inizio non sono stati presi per serie investigazioni scientifiche.
Diverso il caso dello studioso Athanasius Kircher che nel XVII secolo studiò la scrittura egizia; pur partendo dalla geniale intuizione che i geroglifici fossero in qualche modo connessi con la scrittura copta[non chiaro], arrivò all'errata conclusione che i segni avessero unicamente un'origine simbolica e non fonetica (Oedipus Aegyptiacus, Roma 1652), giungendo ad una interpretazione completamente di fantasia. Vi sono molte ragioni per il suo fallimento, come la mancanza di una Stele di Rosetta da cui partire, ma i suoi studi furono comunque d'aiuto per l'opera di decifrazione eseguita in seguito da Jean-François Champollion.


sabato 23 novembre 2019

Bambini indaco

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Quello dei bambini indaco (in inglese indigo children o semplicemente indigos, "gli indaco") è un concetto pseudoscientifico nato nell'ambito della subcultura New Age con cui si indica una generazione di bambini che sarebbero dotati di tratti e capacità speciali o soprannaturali. Il fenomeno, descritto da alcuni autori già con riferimento agli anni sessanta, si sarebbe intensificato dagli anni novanta in poi, cosa che, secondo le credenze New Age, preluderebbe all'imminente evoluzione dell'umanità preannunciata da tutte le correnti del pensiero New Age.
L'espressione "indigo children", introdotta negli anni settanta dalla parapsicologa Nancy Ann Tappe, ha acquisito popolarità soprattutto a partire dalla pubblicazione di The Indigo Children di Lee Carroll e Jan Tober, nel 1999. L'opera di Carroll e della Tober ha dato l'avvio a un vero e proprio movimento, che nell'ultimo decennio ha prodotto libri, documentari, film e congressi internazionali.
A seconda delle fonti, i bambini indaco vengono descritti come dotati semplicemente di spiccate qualità caratteriali (in particolare di empatia, creatività, forza di volontà) oppure addirittura di poteri paranormali come telepatia, chiaroveggenza o la capacità di comunicare con gli angeli. Sebbene negli anni siano state raccolte numerose testimonianze di genitori che asseriscono di riconoscere nei loro figli le caratteristiche dei bambini indaco, la teoria non ha alcun fondamento scientifico, per cui appartiene al campo dell'immaginazione popolare di tipo New Age.

Storia
Nancy Ann Tappe sviluppò la teoria dei "bambini indaco" negli anni settanta, e la espose al grande pubblico per la prima volta nel suo libro del 1982 Understanding Your Life Through Color ("Capire la vostra vita attraverso il colore"). La Tappe si occupava principalmente del concetto New Age dell'aura, e nel suo libro riportò di aver notato, a partire dagli anni sessanta, una presenza sempre maggiore di bambini dotati di un'aura di colore indaco. Tappe mise in relazione questo fenomeno con l'avvicinarsi di una nuova era dell'umanità, in cui il colore indaco dell'aura sarebbe stato predominante.
Le idee della Tappe furono riprese quasi vent'anni dopo dal sensitivo e channeler Lee Carroll e da sua moglie Jan Tober, già celebri nella sottocultura New Age quali portavoce dell'"entità angelica" Kryon. Nel 1999, Carroll e la Tober pubblicarono il libro The Indigo Children: The New Kids Have Arrived ("I bambini indaco: i nuovi bimbi sono arrivati"), che divenne poi la più nota e citata fonte sull'argomento. Carroll e la Tober diedero una descrizione dei bambini indaco soprattutto dal punto di vista dei tratti caratteriali, includendo numerosi elementi nei quali molti genitori avrebbero potuto vedere rispecchiati i propri figli. Come la Tappe, Carroll e la Tober sostennero che l'avvento dei bambini indaco preludeva a un salto evolutivo dell'umanità, e che proprio quei bambini avrebbero costruito un nuovo mondo senza guerre e senza inquinamento. Al libro contribuirono anche altri autori, alcuni dei quali enfatizzarono gli aspetti soprannaturali della natura dei bambini indaco, per esempio descrivendo la loro stretta relazione con gli angeli e altre creature eteree. Nonostante la disomogeneità dei contributi, l'opera di Carroll e della Tober ebbe un'eco molto vasta, tanto che a partire dai primi anni 2000 iniziarono a tenersi congressi internazionali sull'argomento (il primo si svolse alle Hawaii nel 2002).
Sebbene le opere della Tappe e, ancor più, di Carroll e della Tober costituiscano tuttora il più importante riferimento sui bambini indaco, il corpus della letteratura sull'argomento è in continua espansione. Fra i più noti seguaci della teoria dei bambini indaco c'è Doreen Virtue, già fondatrice della angel therapy (una forma di terapia alternativa basata sull'interazione con gli angeli), che ha recentemente annunciato l'avvento di una nuova generazione di bambini successiva a quella indaco, detta dei "bambini di cristallo" (crystal children).

Caratteristiche dei bambini indaco
Nel vasto panorama della letteratura New Age si trovano diverse descrizioni dei bambini indaco. Quella più influente, sviluppata da Carroll e Tober, presenta i bambini indaco come dotati di grande empatia, curiosità, forza di volontà, e una spiccata inclinazione spirituale. Sono anche descritti come molto intelligenti, intuitivi, e insofferenti nei confronti dell'autorità. Carroll e Tober sostengono che quest'ultima caratteristica è uno dei motivi per cui i bambini indaco sono generalmente percepiti come problematici nel sistema scolastico tradizionale. I loro testi sui bambini indaco si collocano anche in una posizione critica nel dibattito sulla controversa patologia infantile nota come sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e sulla sua cura farmacologica. Carroll e la Tober sostennero che questi bambini, classificati dalla medicina come affetti da ADHD, erano, secondo loro, bambini particolarmente dotati, bisognosi di attenzioni particolari sul piano spirituale e non di cure mediche.

Critiche
La teoria dei bambini indaco non è tenuta in alcuna considerazione dalla comunità scientifica, in particolare per la totale assenza di prove empiriche a sostegno; la mancanza di fondamento scientifico è confermata peraltro anche da alcuni fra coloro che sostengono la teoria, come Doreen Virtue, autrice di The Care and Feeding of Indigos. Alcuni autori, come lo psicologo Russell Barkley, hanno anche osservato che la maggior parte dei tratti attribuiti dalla letteratura New Age ai bambini indaco sono definiti in modo così vago da applicarsi praticamente a chiunque. Un celebre episodio, talvolta menzionato per dimostrare la debolezza concettuale della teoria, riguarda una intervista fra "ricercatore" e un bambino indaco, pubblicata sul quotidiano statunitense Dallas Observer. Nel dialogo, l'intervistatore si mostrò molto colpito dal fatto che il bambino parlasse di sé come di un "avatar" e facesse riferimento ai "quattro elementi dell'universo". Dopo la pubblicazione, alcuni lettori scrissero al giornale osservando che alcune delle frasi pronunciate dal bambino erano citazioni testuali di dialoghi di un celebre cartone animato, Avatar - La leggenda di Aang, trasmesso sul canale televisivo per bambini Nickelodeon.
Critiche più specifiche alla teoria dei bambini indaco vertono, in particolare, sulla sua connessione implicita con la polemica sull'ADHD e sul trattamento farmacologico dei disturbi del comportamento infantile negli Stati Uniti e in altri paesi. Robert Todd Carroll ha osservato che il successo di pubblico del "mito" dei bambini indaco è probabilmente correlato proprio alla diatriba sul Ritalin, uno dei farmaci prescritti dalle autorità mediche statunitensi ai bambini diagnosticati di ADHD:
«Il chiasso e l'isteria collettiva sul Ritalin hanno contribuito a creare un'atmosfera in cui un libro come Indigo Children poteva essere preso sul serio. Potendo scegliere, quale genitore non preferirebbe pensare che i propri figli siano speciali, e che siano i prescelti chiamati a un grande compito, anziché credere che soffrano di una patologia mentale?»
Alcuni psicologi hanno espresso la preoccupazione che l'influenza del movimento indaco sui genitori possa contribuire a ritardare o rimandare la diagnosi e il trattamento di disturbi dello spettro autistico.

Impatto commerciale
Nonostante l'inesistenza di fondamenti concreti, il cosiddetto "movimento indaco" ha sviluppato in pochi anni un significativo valore commerciale in termini di libri e video venduti, sedute a pagamento tenute da psicologi o parapsicologi per i genitori dei bambini dotati, congressi, donazioni e così via. Nick Colangelo, professore dell'Università dell'Iowa specializzato nell'istruzione di ragazzi particolarmente dotati, ha osservato che
«Il movimento dei bambini indaco non ha a che vedere con i bambini, né col colore indaco. Ha a che vedere con adulti che si atteggiano a esperti e fanno soldi vendendo libri, presentazioni e video.»

Riferimenti nella cultura di massa
  • Il videogioco Fahrenheit ha fra i protagonisti un bambino indaco.
  • Nell'episodio di CSI Las Vegas intitolato The Unusual Suspect, uno dei sospettati è una dodicenne presentata dai suoi genitori come "bambina indaco".
  • Indigo Children è un brano musicale di Maynard James Keenan, eseguito con la band Puscifer.
  • Il bambino indaco racconta la storia di un bambino, considerato fin dalla nascita una creatura delicata e perfetta, un "bambino indaco" straordinariamente dotato di poteri sovrannaturali.
  • Indigoism è il titolo del primo mixtape ufficiale del duo rap The Underachievers.
  • Nel film Hungry Hearts la madre (Alba Rohrwacher) è convinta, dopo un incontro con una veggente, che suo figlio sia un bambino indaco.
  • L'attuale band di Ebbot Lundberg, ex frontman dei The Soundtrack of Our Lives, si chiama The Indigo Children.
  • Il cantante italiano Enigma nel 2016 ha fatto riferimento al concetto con il suo album Indaco
  • Il cantante americano Chris Brown ha messo il concetto alla base del suo album Indigo, del 2019


venerdì 22 novembre 2019

Edgar Cayce

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Edgar Cayce (Hopkinsville, 18 marzo 1877 – Virginia Beach, 3 gennaio 1945) è stato un sensitivo statunitense, famoso per le sue attività di presunto chiaroveggente e taumaturgo.

Biografia
Abbandonato il mondo della fotografia, si dedicò al paranormale: rispondeva a domande sull'astrologia, sulla reincarnazione e su Atlantide mentre, a suo dire, si trovava in uno stato di trance.
Divenne noto con lo pseudonimo di profeta dormiente proprio perché dava le sue presunte letture profetiche entrando in uno stato catalettico profondo. In quella sorta di ipnosi autoindotta, Cayce rispondeva a tutte le domande che gli si poneva: da quelle mediche a quelle di carattere profetico. Al termine delle letture, Cayce asseriva di non ricordare nulla di quanto riferito ai presenti mentre era in stato di trance, durante il quale riusciva a fornire diagnosi e cure di carattere medico. La fama raggiunta fece sì che anche il New York Times si occupasse delle sue presunte capacità.
Cayce accettava compensi di denaro spontanei. È stato senz'altro il 'profeta' più prolifico, in quanto a documentazione prodotta, essendosi sottoposto per oltre 40 anni alle letture richiestegli, moltissime delle quali trascritte grazie ad una stenografa che ne seguiva la quasi totalità.
Fece previsioni riguardanti gli sconvolgimenti cataclismatici della Terra preconizzando che il Giappone e il Nord Europa sarebbero scomparsi improvvisamente e che i Grandi Laghi sarebbero esondati e avrebbero ricoperto la maggior parte del Midwest, mentre le regioni meridionali di California e Georgia sarebbero sprofondate. Inoltre a metà degli anni trenta Cayce sostenne che il centro magnetico del mondo sarebbe cambiato radicalmente durante il 1936. Pronosticò anche che l'asse di rotazione della Terra si sarebbe mosso in un qualche momento del 1998.
Edgar Cayce affermò di avere collaborato con diversi medici, aprendo strutture volte al miglioramento della salute psico-fisica. Sostenne anche di avere effettuato oltre 14000 "letture", come le chiamava lui, in ambito medico, storico, scientifico, esoterico, archeologico, politico e sociale.
Nonostante l'abbondanza di evidenze contrarie, le opere del profeta dormiente continuano ad avere degli estimatori e sono tuttora oggetto di analisi da parte di esoteristi come John Hogue.


 
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