martedì 6 maggio 2025

Il mistero del "Calendario di Adamo": un cerchio di pietre potrebbe riscrivere la storia dell’umanità?

Sospeso tra mito e archeologia, tra scienza e pseudostoria, il cosiddetto "Calendario di Adamo" – una struttura megalitica situata tra i rilievi di Mpumalanga, in Sudafrica – potrebbe rappresentare una delle più grandi scoperte archeologiche dell’era moderna. O, al contrario, un clamoroso abbaglio.

Scoperto nel 2005 dal pompiere ed esploratore sudafricano Johan Heine, durante un sorvolo per una missione di soccorso, il sito ha da allora attirato l’attenzione di studiosi, teorici alternativi e curiosi da tutto il mondo. Quel che si presenta oggi agli occhi dei visitatori è un insieme di massi sparsi su un altopiano, molti dei quali appaiono deliberatamente disposti lungo assi astronomici, con particolare attenzione agli equinozi e ai solstizi. Heine, esperto di navigazione aerea, notò fin da subito che alcune pietre sembravano costituire una sorta di “cornice litica” rivolta verso i principali punti cardinali.

Secondo il ricercatore Michael Tellinger, figura controversa ma carismatica del panorama pseudoscientifico, questa struttura non solo risale a oltre 75.000 anni fa, ma sarebbe la più antica costruzione realizzata dall’uomo. Più ancora: egli ipotizza che si tratti di un insediamento annunako, un avamposto costruito da antiche divinità aliene descritte nei testi sumeri, giunte sulla Terra 200.000 anni fa alla ricerca dell’oro.

Questa tesi, sostenuta da traduzioni non ortodosse dei testi mesopotamici effettuate a partire dagli anni ’70 da Zecharia Sitchin, ipotizza che gli Annunaki abbiano creato l’Homo sapiens modificando geneticamente gli ominidi africani per impiegarli come forza lavoro nelle miniere d’oro del Sudafrica. A sostegno di questa teoria, Tellinger richiama l’attenzione sulle vaste reti di rovine in pietra presenti nella regione: secondo alcune stime, oltre 20.000 insediamenti megalitici, molti dei quali connessi tra loro da antiche strade, coprirebbero un’area superiore a 5.000 chilometri quadrati.

Le immagini satellitari mostrano una rete intricata di muretti e strutture circolari, parzialmente sepolte, talvolta riconoscibili solo da altitudine elevata. Alcune delle strade, secondo le ricostruzioni fornite dai sostenitori di questa teoria, avrebbero richiesto l’impiego di milioni di pietre per la loro costruzione. Se tali rovine risalissero davvero a decine di migliaia di anni fa, l’intera cronologia della civiltà umana – comunemente fissata intorno a 12.000 anni fa con l’avvento dell’agricoltura – andrebbe radicalmente riscritta.

La comunità scientifica, tuttavia, resta cauta. I principali archeologi e antropologi che si sono occupati del sito rimarcano la mancanza di datazioni al radiocarbonio o di altri metodi rigorosi per stabilire l’età dei manufatti. L’apparente allineamento con la costellazione di Orione, spesso citato da Tellinger, potrebbe essere casuale o frutto di interpretazioni retroattive, applicando moderne coordinate celesti a strutture prive di una precisa funzione documentata.

La verità è che molte delle pietre del "Calendario di Adamo" sembrano posizionate in modo naturale, e solo una piccola percentuale mostra segni di un eventuale intervento umano. In assenza di reperti, incisioni, strumenti o resti organici databili, qualsiasi ipotesi su una civiltà tecnologicamente avanzata risalente a 200.000 anni fa resta al di fuori del consenso scientifico.

Tuttavia, alcuni studiosi più aperti all’ipotesi di un passato umano più complesso non escludono che parte delle rovine nell’area di Mpumalanga possano effettivamente risalire a epoche più antiche di quanto comunemente si creda. L’archeologia africana è, in molti aspetti, ancora agli albori, e la difficoltà di conservazione dei materiali organici in climi tropicali ha lasciato ampie lacune nella documentazione preistorica del continente.

Che si tratti di un sofisticato calendario astronomico, di una semplice disposizione rituale o di un campo agricolo dell’età della pietra, il sito resta un punto di interesse notevole. In un momento storico in cui il passato remoto dell’umanità è oggetto di vivace revisione grazie a scoperte come Göbekli Tepe in Turchia, è fondamentale che anche i siti africani ricevano la dovuta attenzione, ma con il rigore che la scienza impone.

Il "Calendario di Adamo" potrebbe non essere il lascito di divinità aliene, né il primo esempio di civiltà terrestre. Ma la sua esistenza è un promemoria eloquente: molte pagine della storia dell’uomo devono ancora essere scritte. E forse, come spesso accade, le domande più importanti non trovano risposta nelle certezze assolute, ma nell’umiltà del dubbio.



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