La sorprendente ipotesi di un gruppo di ricercatori italiani: le spoglie di Vlad III, il voivoda che ispirò la leggenda del vampiro, riposerebbero in un’antica chiesa partenopea
di redazione cultura
NAPOLI – Non in Transilvania, tra le nebbie dei Carpazi, ma nel cuore pulsante del centro storico di Napoli. È qui, nel complesso monumentale di Santa Maria la Nova, che secondo una recente teoria potrebbero trovarsi i resti del vero “Conte Dracula”, ovvero Vlad III di Valacchia, detto l’Impalatore, figura storica del XV secolo e ispirazione diretta del celebre romanzo di Bram Stoker.
La notizia, che ha il sapore del sensazionale, arriva da un team di ricercatori italiani guidati da Raffaello Glinni, esperto di simbologia medievale. Il gruppo ha lavorato per anni allo studio delle iscrizioni funerarie presenti nella chiesa napoletana, in particolare su una tomba in pietra situata in una delle cappelle laterali, finora considerata appartenente a un nobile aragonese di secondo piano. Ma qualcosa non tornava.
Una scritta misteriosa, rimasta a lungo indecifrata, avrebbe riacceso l’interesse. Secondo i ricercatori, l’epigrafe – redatta in caratteri latini misti a simboli esoterici e cifre ermetiche – farebbe riferimento proprio a “Vlad Basarab, figlio del Dracul”, citando anche elementi della tradizione valacca e riferimenti al lignaggio dei dragoni, l’ordine cavalleresco a cui Vlad era affiliato.
Il legame tra Vlad III e l’Italia non è del tutto campato in aria. Durante il periodo di prigionia a seguito della sua deposizione da parte dei turchi, è noto che il voivoda fu preso sotto la protezione di alcuni ambienti filo-angioini. Proprio la dinastia angioina, che regnava su Napoli nel XV secolo, avrebbe potuto accogliere l'esule principe valacco per motivi politici e diplomatici. Alcuni documenti, finora poco considerati, suggeriscono infatti uno scambio epistolare tra la corte napoletana e i Balcani.
A rafforzare la tesi, l’iconografia scolpita sulla lastra tombale: simboli come il drago (emblema dell’Ordine del Drago), una serie di pipistrelli stilizzati e un medaglione che rappresenta un rapace che impala una preda, dettagli che, secondo Glinni, richiamerebbero senza ambiguità la figura di Vlad l’Impalatore.
Lo storico napoletano Riccardo Menna invita però alla prudenza: “L’ipotesi è suggestiva, ma servono prove archeologiche concrete. Una ricognizione della tomba e un’analisi del DNA, confrontato con campioni noti della stirpe basaraba, potrebbero fornire risposte definitive”.
Tuttavia, la Sovrintendenza ai Beni Culturali si è detta cauta. L’apertura della sepoltura richiederebbe un iter lungo e l’autorizzazione della Curia, oltre al rischio di danneggiare un monumento storico di grande pregio. Nonostante ciò, l’eco mediatica dell’ipotesi ha già risvegliato curiosità in tutto il mondo. Alcuni tour operator hanno segnalato un aumento delle richieste per visitare Santa Maria la Nova, ora ribattezzata da alcuni “la Cappella del Conte Dracula”.
Mentre gli studiosi si dividono tra scetticismo e fascinazione, Napoli potrebbe diventare, paradossalmente, una nuova meta gotica, portando alla luce un legame tra Mezzogiorno e Balcani che affonda le radici nel cuore oscuro della storia europea. Forse non è solo leggenda: Dracula, il voivoda che sfidò gli Ottomani e terrorizzò la Transilvania, potrebbe aver trovato pace proprio sotto il cielo partenopeo.
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