Con il termine
antievoluzionismo
si fa riferimento a tutte quelle
critiche ed ipotesi alternative sollevate nei confronti
dell'evoluzione biologica, secondo le quali la teoria darwinista
mancherebbe di fondamento logico, testabilità scientifica o
sufficienti prove.
Tali critiche sono considerate senza
fondamento dalla comunità scientifica in quanto non condotte con
metodo scientifico o invalidate dallo stesso, pregiudiziali e non
basate su evidenze; tecnicamente non suffragate da pubblicazioni su
riviste scientifiche dotate di fattore d'impatto e sottoposte a
revisione paritaria.
I modelli scientifici via via
sviluppati nell'ambito della teoria dell'evoluzione per selezione
naturale non fanno parte di questo gruppo: tra questi la teoria di
Lamarck, superata per ragioni storiche, la teoria degli equilibri
punteggiati e quella del saltazionismo, in qualche modo assorbite e
integrate nella moderna sintesi neodarwinista.
Alcuni antievoluzionisti non ritengono
possibile la speciazione (origine di una specie da un'altra). La
critica è legata alla presunta mancanza di forme di transizione
nella documentazione fossile.
Un caso discusso fu quello della
scoperta nel 1997, in due specie di pesci che vivono nei due
rispettivi poli, di un gene comune che sintetizza un anticongelante
del sangue (glico-proteina Afgp). Questo gene è una versione
leggermente modificata di un gene che produce il tripsinogeno, un
enzima del pancreas. Il fatto che questi due pesci non possano avere
un antenato comune che gli ha trasmesso il gene perché si sono
evoluti da due ceppi diversi e in zone opposte del pianeta, porta
alcuni a concludere che il gene sia stato selezionato
indipendentemente nei due casi e che si tratti di un caso di
evoluzione convergente.
Gli evoluzionisti ritengono che la
probabilità di un'origine indipendente non sia né bassa (data la
comune pressione selettiva), né tantomeno una dimostrazione della
fallacia dei meccanismi darwiniani dell'evoluzione, essendo ben noti
i fenomeni di convergenza evolutiva dovuti alla stessa pressione
selettiva.
È stata mossa una critica, seppur
piuttosto indirettamente, alla teoria di Darwin anche dalla chimica
belga Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche. Van Oosterwyck-Gastuche è
nota principalmente per le discusse critiche alla datazione al
radiocarbonio della Sindone di Torino, che contesta, nello specifico,
i metodi di datazione assoluta dei fossili forniti dai radioisotopi
14Carbonio, 40Potassio-Argon e 232Torio. Van Oosterwyck-Gastruche,
sostenendo che tali metodi riportano spesso delle datazioni
considerate "anormali" dai paleontologi, in quanto
arretrano o fanno avanzare antiche creature estinte da milioni di
anni sulla scala evolutiva[chiarire: il titolo del testo discute
della datazione della Sindone col C14, non di altre tipologie di
datazione usate per scale temporali ben più lunghe, afferma che:
«[...]Gli elementi radioattivi sono imprigionati in strutture cristalline ben definite. Sicché, è logico pensare che siano influenzati dai fattori che provocano la genesi e l'alterazione dei cristalli minerali: anzitutto la temperatura e le soluzioni cui possono essere stati sottoposti per l'intervento di fattori idro-termali, ma anche per la loro composizione chimica e la loro granulometria, ossia la finezza o grossolanità dei detriti da datare. Spiegare come queste osservazioni che sono tra quelle alla base della petrologia e sedimentologia, e quindi condivise da tutti i geologi, conducano ad avere risultati radiometrici errati» |
La prof. Gastuche si è occupata negli
anni '60 -'70 di questioni cristallografiche inerenti alla formazione
geologica di silicati dei metalli di transizione in territori
africani, ma . Attualmente è docente di chimica fisica
all'Università di Lovanio.
In realtà le tecniche di datazioni con
metodi radioattivi tengono già conto delle possibili alterazioni
subite dai cristalli analizzati per effetto della temperatura e delle
soluzioni circolanti. Proprio per questo i risultati possono essere
discordanti, qualora l'alterazione abbia modificato la composizione
originale dei minerali, con la loro età originaria di formazione e
la datazione viene riferita al periodo dell'evento di alterazione
geochimica del cristallo che è ben riconoscibile con analisi
petrologiche e petrografiche.
Andando alle radici di tale metodo,
ella affermò di avere appreso che la validazione delle date si
basava sulla presenza di certi '"fossili tipici"', secondo
la scala di Charles Lyell chiarire in quanto Lyell non ideò la
scala basata sui fossili guida, amico personale di Darwin. In
altre parole, per la Gastruche sarebbe impossibile per
l'evoluzionismo riportare delle prove paleontologiche o geologiche a
suo favore, in quanto le stesse datazioni (con le quali si costruisce
una scala evolutiva) sarebbero errate o assai imprecise, e forse
inconoscibili realmente.
È evidente la confusione che costei ha
fatto fra stratigrafia relativa che utilizza i fossili guida e
stratigrafia assoluta che si basa sulle datazioni radiometriche. Le
affermazioni della Gastruche sono smentite inoltre dall'utilizzo,
ormai pluridecennale delle datazioni radioattive anche in rocce
completamente prive di fossili o comunque prive di fossili guida. Ad
esempio tutte le datazioni dell'Archeano sono fondate sul metodo
radiometrico, coerenti tra loro e non correlate con i fossili a causa
della loro assenza o mancanza di significato stratigrafico. Inoltre
oggi a questi criteri di datazione si sono aggiunte ed integrate le
metodologie di datazione tramite il paleomagnetismo ed i cicli
astronomici, utilizzanti misurazioni basate su differenti proprietà
fisiche, indipendenti fra di loro, ma che permettono controlli
incrociati nelle datazioni delle rocce. L'integrazione di queste
tecniche non ha mostrato discrepanze sistematiche fra i diversi
metodi cronologici, bensì ha permesso di migliorare la precisione
delle datazioni geocronologiche sempre all'interno degli schemi di
datazione riconosciuti a partire dal secolo XIX.
Sebbene non professi più il
creazionismo biblico, tipico dell'Ebraismo ortodosso e delle chiese
evangeliche e fondamentaliste statunitensi, la Chiesa cattolica non
ha tuttavia una posizione unitaria e definita sul darwinismo. Oggi la
teoria di Darwin è in parte accettata dai teologi favorevoli al
progresso scientifico, pur non potendo essi accettare la totale
casualità delle mutazioni genetiche che causano le speciazioni[senza
fonte]. Essi si rifanno al pensiero di Sant'Agostino d'Ippona, il
quale effettivamente sostenne che Dio non ha creato il mondo nelle
identiche condizioni in cui questo si trova attualmente. Secondo
Sant'Agostino, infatti, Dio ha creato il mondo in una condizione più
semplice e più rudimentale, fornito però di speciali capacità
(dette "ragioni seminali") di svilupparsi ed evolversi nei
modi in cui di fatto si è in seguito sviluppato e perfezionato.
I teologi evoluzionisti, però, allo
scopo di restare nei limiti dell'ortodossia cristiana, e cioè di
conformarsi a quanto le Sacre Scritture narrano circa l'origine
dell'uomo, fanno queste due importanti considerazioni:
- L'evoluzione è da intendersi solo come relativa al corpo biologico dell'uomo. Pertanto, quando la Bibbia dice che Dio, per creare l'uomo, plasmò il suo corpo con "fango della terra", si deve intendere che Egli, a tale scopo, ha preso non propriamente "fango", bensì il corpo di un animale, non molto diverso da quello dell'uomo attuale, sufficientemente evoluto e tale, quindi, da poter accogliere l'anima spirituale e divina.
- Si deve escludere che l'evoluzione abbia interessato anche l'anima spirituale dell'uomo, cioè si deve escludere che l'anima umana sia il frutto della spinta evolutiva del corpo umano. Anche accettando l'evoluzione, bisogna sempre ammettere l'intervento speciale di Dio nella creazione dell'uomo. Tale intervento consiste nell'infusione dell'anima spirituale nel corpo del predetto animale.
La Chiesa cattolica non esprime una
posizione ufficiale riguardo alla teoria dell'evoluzione, rimettendo
la questione agli scienziati. Da un lato troviamo le affermazioni di
papa Giovanni Paolo II che ha implicitamente sostenuto che la Chiesa
non si oppone oggi all'ipotesi evoluzionistica come fenomeno storico
dichiarando che essa è "più che una teoria". Al contempo,
però, la Chiesa rifiuta la posizione (alla base, tra l'altro, delle
tesi a favore dell'ateismo del biologo evoluzionista Jacques Monod,
esposte nella sua opera Il Caso e la Necessità) che vede il processo
di mutazioni genetiche alla base dell'evoluzione come un processo
guidato unicamente dal caso, e afferma invece che l'universo è il
risultato di un progetto ordinato ad uno scopo. Si veda in merito la
seguente dichiarazione di papa Benedetto XVI:
«Trovo che le parole di questo Padre del IV secolo (san Basilio di Cesarea) siano di un'attualità sorprendente quando dice: 'Alcuni, tratti in inganno dall'ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso'. Quanti sono questi "alcuni" oggi. Essi, tratti in inganno dall'ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Il Signore con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice: all'inizio è la Parola creatrice. All'inizio la Parola creatrice - questa Parola che ha creato tutto, che ha creato questo progetto intelligente che è il cosmo - è anche amore.» |
(Omelia di Benedetto XVI all'Udienza generale del 9 novembre 2005) |
Va comunque precisato che nessun
darwinista ha mai affermato che l'evoluzione sia un processo dovuto
unicamente al caso, l'idea che l'evoluzione sia guidata unicamente
dal caso non fa affatto parte della teoria dell'evoluzione, ma è
solo un frequente fraintendimento di molti "non addetti ai
lavori".
Essi la definiscono una teoria, cioè
una costruzione "metascientifica", la quale si avvale anche
di certe nozioni ricavate non dall'esperienza, ma dalle varie
espressioni della cosiddetta filosofia della natura. In quanto
teoria, quindi, essa soffre irrimediabilmente di tutta la precarietà
e la contingenza di cui soffre una qualunque altra teoria
scientifica.
Va precisato però che, in questo
discorso, si fa un uso distorto del termine "teoria" (si
veda la voce: Teoria scientifica).
Inoltre, sottolineano, è soggetta a un
condizionamento ideologico che, in ultima analisi, lascia aperta la
questione di appurare la reale portata dei fatti osservati, dal
momento che l'evoluzione in quanto tale, non è mai stata oggetto di
osservazione. Esistono pertanto letture materialistiche e riduttive e
letture spiritualistiche. Il giudizio sulla validità è, in ultima
analisi, soggetto a verifiche di tipo filosofico e teologico. Mentre
la Chiesa respinge ogni riduzione puramente materialistica che è
incompatibile con la verità dell'uomo (immagine e figlio di Dio) è
aperta al dialogo con la comunità scientifica. Ratzinger afferma:
-"La dottrina dell'evoluzione è per certo un'ipotesi
importante, che però presenta decisamente molti problemi, i quali
necessitano ancora di un'ampia discussione"-.
Gli scienziati rispondono che esiste
invece una mole enorme di prove sperimentali, fra cui spiccano i
numerosissimi fossili; inoltre, come tutte le teorie scientifiche, è
soggetta a continue verifiche e correzioni, chiarire ma questo non
significa che essa presenti "decisamente molti problemi";
in ogni caso, rispondono, dalla discussione dovrebbero astenersi
tutti coloro i quali non abbiano prima approfondito gli studi nel
settore.
Recentemente
nuove ricerche hanno messo in luce che già Pio XII riteneva non
necessariamente incompatibili il pensiero scaturito dalla tradizione
della Chiesa e la possibile ipotesi evoluzionista. Su questa
convinzione si fonda la cosiddetta "evoluzione teistica"
(theistic evolution), la quale afferma la creazione per opera divina,
ma riconosce la teoria dell'evoluzione e le altre scoperte della
scienza. Questa posizione si basa sull'assunto che fede e scienza
abbiano ambiti di competenza completamente separati, assunto
duramente attaccato dall'etologo Richard Dawkins nella sua opera
L'illusione di Dio, e sostenuto invece dal paleontologo e biologo
evoluzionista Stephen Jay Gould nel suo Rocks of Ages: Science and
Religion in the Fullness of Life. Come riportano A. Desmond e J.
Moore nella loro opera Darwin: The Life of a Tormented Evolutionist,
Darwin visse una lacerante lotta interiore perché non riusciva a
conciliare le evidenze sperimentali raccolte con i principi teologici
a cui era stato educato. Secondo questa posizione, il racconto
biblico della creazione non intende esporre la modalità precisa con
la quale il mondo ebbe origine, ma soltanto esprimere con linguaggio
figurato il fatto che l'universo è opera di Dio (come lo sarà il
Giorno del Giudizio). In pratica 13 miliardi di anni fa Dio avrebbe
creato l'Universo per mezzo del Big Bang, dopo di che
(successivamente alla aggregazione per gravità della Via Lattea, del
nostro Sole e infine della Terra circa 4,57 miliardi e di anni fa) la
vita si sarebbe sviluppata sul nostro pianeta (circa 3,5 miliardi di
anni fa nacque la prima forma di vita) e si sarebbe evoluta
naturalmente secondo quanto descritto dalla Paleontologia e Geologia
(Pesci, Anfibi, Rettili, Dinosauri, Mammiferi, Scimmie). Quindi
sarebbe stato il turno dell'Australopitecus (3 milioni di anni fa),
dell'Homo habilis (2 milioni di anni fa), dell'Homo Erectus (1
milione di anni fa) e infine (300.000 anni fa) in Africa meridionale
sarebbe nato l'Homo Sapiens Sapiens. Sarebbero delle prove di
evoluzione teistica certe traduzioni[, di Zecharia Sitchin di antichi
testi sumeri (gli Enuma Elish), sebbene Sitchin sostenga che l'uomo
sarebbe frutto di esperimenti di ibridazione genetica con specie
terrestri condotti da alieni.
Uno dei problemi che impediscono di
accettare la non contraddittorietà se non la complementarità di
evoluzionismo e fede cristiana è costituito da una interpretazione
letterale e concretistica degli antichi testi biblici tramandatisi di
generazione in generazione e che costituivano la fonte prima della
sapienza principale, modalità interpretativa ancora non abbandonata
da gran parte di coloro che si confrontano con la parola rivelata,
per cui per esempio soffermandoci soltanto al racconto biblico dello
stato di perfetta simbiosi tra i primi umani e l'ordine del Padre se
ne deduce che è lo stato di perfezione originaria di Adamo ed Eva,
incompatibile con l'evoluzione che vuole tutto in continua
trasformazione. Anche il peccato originale è in qualche modo
un'evoluzione "al contrario", perché è il passaggio da
una forma più evoluta (perfetta) a una meno evoluta. Lo stato di
perfezione originaria dell'uomo, che non conosceva la morte prima del
peccato originale, negherebbe la possibilità che esistano reperti
fossili umani, i quali però esistono.
Sempre per quanto riguarda i rapporti
intercorrenti attualmente tra teoria evoluzionista e fede cristiana
non si può non prendere atto che l'impostazione evoluzionista infine
abbia comunque fatto breccia anche tra gli esponenti del clero e
specificatamente del clero cattolico. Basti citare, per tutti, lo
scienziato della natura e paleontologo sul campo, noto anche per aver
scoperto nuovi reperti dell'uomo preistorico, il gesuita Pierre
Teilhard de Chardin; quest'ultimo ha tentato un'operazione culturale
originale, cioè quella di voler saldare, proprio grazie alla teoria
evoluzionistica, la storia della materia e la storia dello spirito in
un'unica visione del divenire storico che entrambe le comprende.
La teoria del creazionismo religioso
(anche detto della Terra Giovane o Young Earth Creationism), una
corrente di pensiero di matrice religiosa, interpreta il libro della
Genesi in modo letterale. In epoca moderna, questo modo di
interpretare la Bibbia è tipico di alcune confessioni cristiane
ortodosse, protestanti ed evangeliche (non dal cattolicesimo) che
professano l'inerranza biblica, diffuse specialmente negli Stati
Uniti d'America. Tale paradigma deve essere pertanto distinto dal
"creazionismo scientifico" o Disegno intelligente, una
teoria senza alcuna base scientifica che rientra nella sfera della
pseudoscienza.
Il creazionismo religioso, pur essendo
sostenuto a volte anche da qualche geologo o scienziato creazionista
(si veda il libro I sei giorni della creazione, a cui hanno
collaborato 50 scienziati creazionisti), per sua stessa definizione,
non soddisfa il criterio del rasoio di Occam, né il paradigma della
falsificabilità o almeno emendabilità: per questo motivo esso non
può essere considerato una teoria scientifica.
La teoria del disegno intelligente
(dall'inglese intelligent design, da intendersi come "progetto
intelligente") è anche nota come creazionismo evolutivo o
creazionismo scientifico. Una larga parte della comunità scientifica
ritiene che sia stato introdotto per motivi che esulano dalla
scienza, ma che hanno più a che fare con il sostegno alla fede
cristiana e ad una certa politica americana.
Questa teoria è nata da una critica ad
alcune lacune del darwinismo che lo stesso Darwin aveva descritto nel
capitolo "Dubbi" del suo lavoro più noto, L'origine delle
specie. La teoria del Disegno intelligente si fonda inoltre sul
concetto di complessità irriducibile. L'inventore del concetto, il
biochimico Michael Behe, illustra questo concetto tramite l'esempio
della trappola per topi. Essa è composta di pochi, semplici
elementi, senza uno dei quali essa non funziona affatto: è dunque
"irriducibile". Si tratta in pratica di una moderna
riproposizione dell'esempio dell'orologio (-"supponiamo che io
abbia trovato per terra un orologio, e mi si chieda come abbia fatto
a trovarsi lì. Difficilmente potrei dare la stessa risposta di
prima, e cioè che, per quanto ne sappia, l'orologio si trova lì da
sempre."-) portata da William Paley (1743-1805), arcidiacono di
Carlisle, nel suo libro Teologia Naturale (1802).
Applicando questo principio a vari
organismi e organi presenti in natura se ne desume, secondo i
sostenitori del Disegno intelligente, che è impossibile che essi
siano lo "stadio evoluto" di qualcosa che c'era prima. Ciò
induce a ritenere probabile (assai più che sotto un'ipotesi di pura
casualità) che questi organismi siano apparsi in questo stadio
perfetto e funzionante da un momento in poi e non abbiano avuto
"progenitori". Esempi portati a sostegno di questo
argomento sono i batteri unicellulari, l'occhio, il sangue, i reni.
Il disegno intelligente non è tuttavia
rigorosamente scientifico, e la maggior parte della comunità
scientifica, la quale sostiene la teoria evoluzionistica, non lo
considera valido. Infatti, la quasi totalità degli scienziati
afferma che il suo maggiore argomento, quello della irriducibilità
degli organismi complessi, sia stato superato già negli anni
immediatamente successivi a Darwin stesso, in particolare:
- constatando che molte "parti complesse" degli organismi hanno, o hanno avuto, nel corso della evoluzione dell'organismo stesso, funzioni multiple (si pensi per esempio alle funzioni uditive e di equilibrio dell'orecchio nei mammiferi, alle diverse funzioni endocrine svolte contemporaneamente dalle stesse ghiandole, nonché alle numerose funzioni sovrapposte del cervello animale).
- notando come la stessa funzione viene a volte svolta in modo ridondante da organi diversi, permettendo quindi uno spostamento anche lento e parziale delle funzioni importanti o vitali da un organo ad un altro (si pensi per esempio alle funzioni simili svolte da ghiandole diverse)
Un esempio classico è l'origine degli
ossicini nella catena uditiva dell'orecchio interno dei vertebrati,
la cui evoluzione è descritta in termini strettamente darwiniani,
oltre a quella dell'occhio negli animali superiori, e in altri casi
ritenuti significativi dai sostenitori del Disegno intelligente, con
taglio divulgativo, nei testi di Stephen Jay Gould e Richard Dawkins,
e, in modo non divulgativo, da numerosi autori fin dai primi anni del
Novecento.
La ricerca paleontologica inoltre ha
messo alla luce sequenze evolutive di forme viventi, permettendo
spesso di evidenziare la variazione nel tempo delle funzioni di
alcuni organi e mostrando un panorama coerente di evoluzione ed
espansione sulla terra degli esseri viventi a partire da forme
semplici a forme più complesse.
Infine, il disegno intelligente, come
tutte le versioni del creazionismo, non è falsificabile e rimanda a
cause sconosciute per definizione. Per questo ad esso non può essere
riconosciuto lo status di teoria scientifica.
Mentre l'Islam contemporaneo tende a
prendere letteralmente i testi religiosi, di solito considera la
Genesi una versione corrotta del messaggio di Dio. La creazione
narrata nel Corano è chiara ma consente comunque un più ampio
ventaglio di interpretazioni.
Diversi movimenti liberali all'interno
dell'Islam generalmente accettano le posizioni scientifiche circa
l'età della terra, l'età del cosmo e l'evoluzione. Tuttavia uno
studio del 2007 ha evidenziato che solo l'8% degli egiziani, 11% del
malaysiani, il 14% dei pakistani, il 16% di indonesiani e il 22% dei
turchi è d'accordo sul fatto che la teoria di Darwin è certamente o
probabilmente vera e uno studio del 2006 ha evidenziato che circa un
quarto dei turchi adulti è convinto che gli esseri umani si sono
evoluti da precedenti specie animali. Al contrario, uno studio del
2007 ha evidenziato che solo il 28% dei kazaki pensa che la teoria
evoluzionistica è falsa; questa frazione è molto inferiore a quel
40% di adulti degli Stati Uniti che ha lo stesso parere.
In Turchia, una campagna contro la
teoria dell'evoluzione è stata condotta dal movimento di Nurculuk
Said Nursi sin dalla fine del 1970. Allo stato attuale, il suo
principale esponente è lo scrittore Harun Yahya (pseudonimo di Adnan
Oktar) che utilizza Internet come uno dei principali mezzi di per la
propagazione delle sue idee.
Le opinioni degli Indù spaziano su una
vasta gamma di punti di vista per quanto riguarda l'evoluzione,
creazionismo, e l'origine della vita. A questo proposito alcune
scuole indù non trattano letteralmente il mito scritturale della
creazione, lasciando così aperta la possibilità di accettare la
teoria dell'evoluzione. Alcuni indù trovano prove a sostegno o
prefiguraziono delle idee evolutive nelle Scritture, vale a dire nei
Veda. Un'eccezione a questa accettazione è la Società
Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), che comprende
diversi membri che si oppongono attivamente al "darwinismo"
e alla moderna sintesi evolutiva.
Dal momento che non è in contrasto con
i principi della loro religione, la maggior parte dei buddisti
accettano tacitamente la teoria dell'evoluzione. Poiché il buddismo
non si occupa di questo tipo di problemi, molti buddisti non
considerano tale questione particolarmente significativa o utile dal
punto di vista religioso, poiché il Buddha ha detto che l'unica
realtà è la realtà percepita.
Il Buddha ha sostenuto che non vi è
alcuna necessità razionale dell'esistenza di un dio creatore, perché
tutto in ultima analisi viene creato dalla mente. La credenza in un
creatore non è indispensabile per una religione basata sulla
fenomenologia. Dal momento che il credere in un creatore non è
necessario, una particolare teoria sulla vita e sulla causa
dell'universo non sono necessarie.
Si può dare una interpretazione della
Agañña Sutta sposando l'idea che si tratti di una teoria
dell'evoluzione (anche se questo può essere difficile da sostenere).
Alcuni attribuiscono la creazione della
vita sulla Terra non ad un'entità divina, ma all'intervento di una
civiltà extraterrestre (ipotesi inerente all'esobiologia): spiccano
i sostenitori della panspermia diretta, propugnata da Francis Crick
(Nobel per la scoperta del DNA), ma esistono anche sostenitori di
teorie molto più azzardate, introdotte da Zecharia Sitchin, da Erich
von Däniken e da Claude Vorilhon, fondatore del movimento raeliano.
Tuttavia queste ipotesi limitandosi
alla problematica dell'origine o nascita della vita sulla terra, non
entrano nella discussione sulle modalità e cause di come questa
possa essersi evoluta. Fa eccezione Vorilhon, che afferma che tutte
le specie viventi (estinte e non) sarebbero frutto non
dell'evoluzione ma dell'ingegneria genetica applicata da presunti
alieni. Sitchin e von Däniken, invece, si limitano ad ipotizzare che
la spiegazione addotta da Vorilhon (il quale, però, la pubblicò
molto dopo di loro) varrebbe per i soli esseri umani.
Giuseppe Sermonti, ex professore
universitario di genetica, è autore di una variante
dell'antievoluzionismo che ha creato un certo scalpore mediatico:
l'ipotesi del devoluzionismo. Nel suo libro La luna nel bosco (1985)
sostiene esplicitamente la discendenza delle scimmie dalla linea di
discendenza (filetica) umana. In altre parole, suggerisce che siano
le scimmie a discendere dagli uomini.
L'idea di Sermonti è considerata,
dalla comunità scientifica, come pseudoscienza: infatti, per la
teoria dell'evoluzione, gli uomini non discendono dalle moderne
scimmie, ma hanno con esse un antenato comune definito (in termini
divulgativi) proto-scimmia. Tali progenitori vissero in Africa
milioni di anni fa, a seguito del sollevamento del Rift Valley, che
divise geograficamente la popolazione delle proto-scimmie. Le
proto-scimmie rimaste isolate nelle foreste si sarebbero evolute
nelle scimmie moderne, mentre le proto-scimmie rimaste isolate nelle
praterie/savane si sarebbero evolute nell'uomo moderno.
Secondo l'ipotesi di Sermonti, comunità
di uomini (già comparse come tali, cioè Homo sapiens sapiens, sulla
Terra) costrette a vivere in condizioni ed ambienti estremi per
generazioni siano diventate "estreme" e selvagge esse
stesse; in sostanza, tali comunità umane si sarebbero adattate
secondo necessità, a livello biologico, psichico e morale, ad un
ambiente non più umano, e che dunque non permetteva più all'essere
umano di rimanere tale. Tale ipotesi, insieme ad altre ipotesi
alternative all'evoluzionismo, in ambienti estranei alla comunità
scientifica, è sostenuta anche dal paleontologo dell'Università di
Siena Roberto Fondi.
La critica di Sermonti al darwinismo
inizia nel 1970, e arriva alle sue conseguenze finali affermando che:
«L'idea di uno sviluppo evolutivo graduale della nostra specie da creature come l'australopiteco, attraverso il pitecantropo, il sinantropo e il neanderthaliano, deve essere considerata come totalmente priva di fondamento e va respinta con decisione. L'uomo non è l'anello più recente di una lunga catena evolutiva, ma, al contrario, rappresenta un taxon che esiste sostanzialmente immutato almeno fin dagli albori dell'era Quaternaria [...] Sul piano morfologico e anatomo-comparativo, il più "primitivo" - o meno evoluto - fra tutti gli ominidi risulta essere proprio l'Uomo di tipo moderno! [...] Sono senz'altro meno lontani dalla verità coloro che [...] sostengono l'ipotesi opposta, e cioè che Australopitechi, Arcantropi e Paleoantropi siano tutte forme derivate dall'Uomo di tipo moderno!» |
In ambiti estranei alla comunità
scientifica tale ipotesi è sostenuta, seppur con basi diverse, anche
dall'archeologo e scrittore Michael A. Cremo, che, insieme al collega
Richard L. Thompson, nel suo libro Forbidden Archeology (1993),
sostengono di avere numerose prove (in forma di scheletri, impronte e
manufatti umani) le quali testimonierebbero che esseri umani, già
classificabili come Homo sapiens, abitavano il pianeta diversi
milioni di anni fa.
Sia Sermonti che Cremo sono stati molto
criticati dalla comunità scientifica, che ha considerato le prove
dell'uno insufficienti, le prove dell'altro errate.
Il CICAP rileva in Sermonti un
atteggiamento antiscientifico; questa tesi viene sostenuta citando un
brano del suo libro Dimenticare Darwin:
«Ricordo una sera, mi aggiravo tra i banchi dell'aula vuota e chiedevo a me stesso: -Perché insegno Genetica? Perché insegno la Scienza? Insegno qualcosa a cui non credo, anzi insegno il contrario di ciò a cui credo. La scienza non ci aiuta a conoscere la realtà, anzi si adopera ad insegnarci che la realtà non conta, valgono solo alcuni principi astratti che l'uomo della strada non può comprendere, non può vivere. La scienza non si rende neppure utile. Essa riversa i suoi prodotti sulla società, crea necessità artificiali che coincidono con ciò che essa sa produrre.» |
Inoltre gli vengono contestate
affermazioni errate sulla teoria dell'evoluzione:
«che, secondo la teoria evoluzionistica, il DNA deve essere termodinamicamente isolato dall'ambiente; che le uniche piante con stecchi e foglie sono le angiosperme; che nel periodo Cambriano sono apparsi tutti i phyla animali, dai protozoi ai cordati; che non si conoscono forme fossili di transizione tra i mammiferi terrestri e i cetacei (per citarne solo alcune).» |
Una critica che è stata mossa consiste
nella constatazione che il Devoluzionismo non fornisce alcuna
spiegazione di come si sviluppino le forme di vita più complesse, da
cui quelle più semplici sono derivate per devoluzione. In questo
senso il Devoluzionismo non può essere considerato una alternativa
all'evoluzionismo, poiché non riesce a spiegare scientificamente
l'attuale complessità biologica.
Anche il noto fisico italiano Antonino
Zichichi ha mosso una forte critica contro l'evoluzionismo, partendo
dalla sua solida fede cattolica e sviluppando alcune argomentazioni
di tipo scientifico. La validità di queste ultime è stata però
fortemente criticata nel merito dagli specialisti della materia dato
che Zichichi non ha assolutamente una formazione scientifica
pertinente, non provenendo da nessun percorso di tipo biologico,
biomolecolare, naturalistico o paleontologico, evidenziando
elementari carenze conoscitive. Infatti, nel suo libro "Perché
io credo in Colui che ha fatto il mondo" (1999), egli scrive:
«"[...] La cultura dominante ha posto il tema della specie umana sul piedistallo di una grande verità scientifica in contrasto totale con la Fede. [...] Arrivati all'Homo Sapiens Neaderthalensis (centomila anni fa), con un cervello di volume superiore al nostro, la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana ci dice che, quarantamila anni fa circa, l'Homo Sapiens Neaderthalensis si estingue in modo inspiegabile. E compare infine, in modo altrettanto inspiegabile, ventimila anni fa circa, l'Homo Sapiens Sapiens. Cioè noi. Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. [...]"» |
Egli, dunque, critica non solo una
parte fondamentale della teoria di Darwin, ma anche la stessa
struttura scientifica di tale teoria. Al contempo, però, dimostra di
ignorare sia la sequenza fossile degli ominidi antecedente alla
comparsa di H.sapiens e H.neandertalensis (quest'ultimo non è
nemmeno antenato diretto di H.sapiens), che le datazioni dei
ritrovamenti paleontologici, le quali concordano nel confermare la
contemporanea presenza sulla Terra di entrambi per un certo lasso di
tempo, e la precedente differenziazione di H.sapiens 200 000 anni fa.
Questa sua ignoranza giustifica gli aggettivi "miracolosi ...
inspiegabili ... improvvisi" che usa al riguardo della
questione. Comunque, continua:
«"[...] Come può un'applicazione, ancora tanto imperfetta e lacunosa, dell'elettromagnetismo -quale è la teoria dell'evoluzione umana- pretendere di negare l'esistenza di Dio? Eppure l'uomo della strada è convinto che Charles R. Darwin abbia dimostrato la nostra diretta discendenza dalle scimmie: per la cultura dominante non credere alla teoria Evoluzionistica della specie umana è un atto di grave oscurantismo, paragonabile a ostinarsi nel credere che sia il Sole a girare intorno, con la Terra ferma al centro del mondo. È vero l'esatto contrario. [...]"» |
Zichichi dunque nega esplicitamente la
validità e la solidità dell'evoluzionismo, che si fonderebbe
soltanto sull'opinione generale dell'uomo comune. Infine, il fisico
italiano conclude:
«"[...] Gli oscurantisti sono coloro che pretendono di fare assurgere al rango di verità scientifica una teoria priva di una pur elementare struttura matematica e senza alcuna prova sperimentale di stampo galileiano. [...] Sappiamo con certezza che l'evoluzione biologica della specie umana è ferma da almeno diecimila anni (dall'alba della civiltà), [...] momento dal quale siamo in grado di studiare con certezza le proprietà di questa forma di materia vivente detta uomo. Durante diecimila anni questa forma di materia vivente è rimasta esattamente identica a sé stessa. Evoluzione biologica: zero. [...]"» |
Zichichi, pur facendo spesso
riferimento alla matematica, trascura le dimensioni temporali della
storia dell'universo e della vita sulla Terra (peraltro spesso datate
con metodi fisici basati sul decadimento radioattivo). Oltre al fatto
che l'affermazione sui "10 000 anni" è inesatta, in quanto
la specie H. sapiens è presente sulla Terra da circa 200 000 anni
(si veda Paleoantropologia), 10 000 anni sono una quantità di tempo
del tutto irrilevante su scala geologica e dunque evoluzionistica, e
la mancanza di evoluzione apparente in questo lasso di tempo è una
eventualità, contrariamente a quanto afferma Zichichi, niente
affatto in contraddizione con la moderna teoria dell'evoluzione,
secondo la quale le trasformazioni si possono verificare con velocità
variabile, ma sempre su tempi geologici dell'ordine di centinaia di
migliaia di anni.
La fede cattolica di Zichichi è dunque
dichiarata secondaria rispetto alla critica scientifica, come egli
stesso afferma:
«"[...] La mia linea è questa: dov'è l'equazione dell'evoluzione della specie umana? Non esiste. Non ci sono né esperimenti riconducibili, né una componente matematica di rigore dell'evoluzionismo biologico. E questi sono i caratteri che caratterizzano la scienza, che deve prevedere e non post-prevedere. [...]"» |
Tuttavia, Zichichi non risparmia
critiche anche al creazionismo fondato su una fede cieca e
superstiziosa, incurante della scienza:
«"[...] I creazionisti sono spesso sciocchi quanto gli evoluzionisti, perché non si possono concedere caratteri scientifici al racconto biblico. Ciò che distingue la nostra specie è in realtà l'evoluzione culturale. Possiamo ragionevolmente discutere solo di questo aspetto. Biologicamente gli esseri umani sono al 95 per cento uguali alle scimmie, ma più di loro abbiamo l'evoluzione culturale, che è il vero nocciolo della querelle. La verità è che la Creazione è il passaggio da materia inerte a materia vivente, ma quale sia il mutamento nessuno è ancora riuscito a dimostrarlo. [...]» |
Per Zichichi, quindi, l'unica, vera
evoluzione è quella intellettuale, che non riguarda i corpi
biologici, ma gli intelletti psichici, il punto differenziale di
fronte alle scimmie. Zichichi non propone una teoria alternativa
(scientifica o spirituale) all'evoluzionismo, ma mira a distruggerne
le basi in favore di una ricerca più approfondita, che consideri
ogni aspetto di ciò che studia. Dice, infatti:
«"[...] La più grande statua del mondo, diceva Galilei, è niente di fronte a un verme. La scienza non può aprir bocca sulla Creazione, anche se non è sua nemica. Rimane solamente il credere o no a un Dio Creatore. Non abbiamo ancora compreso la materia inerte, figuriamoci il passaggio verso la materia vivente. [...]» |
0 commenti:
Posta un commento