L'effetto
Pauli è una espressione gergale, tra
lo scherzoso e il superstizioso, che si riferisce al malfunzionamento
di apparecchiature tecniche in presenza di fisici teorici. Il suo
nome deriva dal fisico austriaco Wolfgang Pauli.
L'effetto Pauli non è da confondersi
con il principio di esclusione di Pauli, che è un fenomeno peculiare
della fisica quantistica.
Storia
A partire dal XX secolo, la ricerca
fisica è stata divisa in "teorica" e "sperimentale",
per cui la maggior parte dei fisici apparteneva ad uno di questi
settori (o "modi di vedere" la fisica): solo pochi fisici,
come per esempio Fermi, si dedicarono ad entrambi gli ambiti. A causa
della mancanza di competenze e di esperienza nel lavoro sperimentale,
molti fisici teorici fecero delle scoperte in seguito a degli eventi
accidentali (come ad esempio la scoperta della mauveina da parte di
William Henry Perkin), ma nella maggior parte dei casi gli incidenti
in laboratorio avevano conseguenze spiacevoli, sia dal punto di vista
economico sia dal punto di vista dei danni alla salute.
Pauli fu un fisico teorico, e in
seguito ad una serie di sfortunati eventi, che si verificarono a
partire dal 1924, gli fu attribuita la fama di guastare qualsiasi
esperimento con la propria presenza. Così, per paura dell'"effetto
Pauli", il fisico Otto Stern ammonì Pauli di non entrare nel
suo laboratorio.
Se fosse reale, l'effetto Pauli
potrebbe essere classificato come un fenomeno macro-psicocinetico.
Wolfang Pauli comunque, secondo il suo biografo Enz, era convinto che
l'effetto che portava il suo nome fosse reale. Markus Fierz, un suo
collega e collaboratore, affermava:
«Anche specialisti della
fisica sperimentale – persone obiettive e realiste –
condividevano l’opinione secondo cui fosse proprio Pauli che
emanava questi effetti strani. Per esempio, si credeva che la sua
semplice presenza dentro un laboratorio generasse un sacco di
problemi nella conduzione di un esperimento: rivelava, diciamo
così, la malignità delle cose. Era questo L’Effetto Pauli. Per
questa ragione, il suo amico Otto Stern, celebre ‘artista dei
fasci molecolari’, non l’ha mai lasciato entrare nel proprio
istituto. Non è affatto una leggenda, conoscevo benissimo Stern
così come Pauli! Anche Pauli credeva assolutamente ai suoi
effetti. M’ha raccontato come percepisse le sventure in anticipo
nella forma di una spiacevole tensione e che, se poi il disagio
preconizzato avveniva davvero, si sentiva bizzarramente libero e
sollevato. Si può insomma considerare l’Effetto Pauli come un
fenomeno sincronico.»
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e aggiunge inoltre: «Lo stesso Pauli
comunque credeva nell'esistenza dell'effetto».
Poiché Pauli considerava la
parapsicologia un metodo d'indagine serio, quest'affermazione
potrebbe essere in accordo con il suo pensiero scientifico.
Aneddoti
Un incidente avvenne nel laboratorio di
fisica dell'Università di Gottinga. Uno strumento di misura costoso,
senza alcun motivo apparente, smise immediatamente di funzionare. Il
direttore dell'istituto informò dell'accaduto il suo collega Pauli,
a Zurigo, asserendo scherzosamente che questo fosse dovuto
all'effetto Pauli. Solo in seguito si seppe che Pauli, nel momento in
cui era avvenuto il malfunzionamento, stava rientrando a Zurigo da
Copenaghen e si trovava proprio alla stazione di Gottinga, in attesa
di una coincidenza. Il fatto è riportato, tra gli altri, nel libro
di George Gamow Trent'anni che sconvolsero la fisica, dove si
afferma anche che l'effetto è tanto più forte quanto il fisico è
talentuoso.
Nel febbraio del 1950, quando Pauli si
trovava all'Università di Princeton, il ciclotrone si incendiò, ed
egli si chiese se questo incidente fosse dovuto giusto a questo
effetto che prendeva da lui il nome. Questo avvenimento spinse Pauli
a scrivere il suo articolo "Background-Physics", in cui
egli prova a trovare relazioni complementari tra fisica e psicologia
profonda.