Sepher Ha-Razim è un
testo di misticismo ebraico ipoteticamente dato a Noè dall'arcangelo
Raziel e trasmesso nelle generazioni durante il corso della storia
biblica fino a Salomone, per il quale fu grande fonte di saggezza e
di presunti poteri magici. Da notare che questo è un libro
differente dal Sefer Raziel HaMalakh, che fu dato ad Adamo
dallo stesso angelo. È un testo totalmente non ortodosso: anche se
le leggi tradizionali di purezza fanno parte della cosmogonia, ci
sono per esempio dei riti magici che "richiedono la pratica di
mangiare focacce impastate con sangue e farina"; pratica
proibitissima per un ebreo osservante. Sembra quindi essere un'opera
di magia ebraica, che insegnerebbe ad evocare gli angeli piuttosto
che Dio, a compiere imprese sovrannaturali. Il testo fu inizialmente
considerato parte del giudaismo "ortodosso", benché sotto
l'influenza dell'ellenismo, ma ora insieme ad alcuni altri scritti è
considerato non ortodosso o addirittura eretico dall'Ebraismo
moderno.
Scoperta
Il testo fu scoperto nel XX secolo da
Mordecai Margalioth, uno ricercatore ebreo che studiava testi
cabalistici presso la Bodleian Library durante un soggiorno a Oxford
nel 1963. Egli comprese che alcuni frammenti rinvenuti nella Geniza
del Cairo provenivano da uno stesso testo e si mise alla ricerca in
diversi archivi di altri frammenti, che consentissero di ricostruire
tale fonte comune. Raggiunse questo scopo nel 1966, quando pubblicò
lo Sepher Ha-Razim. La prima traduzione in inglese del libro è
stata realizzata da Michael A. Morgan, nel 1983 ed il libro è ora in
stampa dall'estate 2007. Una nuova edizione critica delle più
importanti testimonianze manoscritte esistenti, tra cui i frammenti
della Geniza in ebraico e giudeo-arabo e una traduzione latina del
XIII secolo, è stata preparata da Bill Rebiger e Peter Schäfer nel
2009, seguita da una traduzione e commentario in tedesco.
Datazione
Margalioth pone la data del testo
originale ai primi del IV secolo e tardo III secolo dell'era volgare
e tale datazione è quasi universalmente accettata. Un'eccezione
viene dallo studioso Ithamar Gruenwald, che data il testo al VI o VII
secolo e.v., ma è comunque chiaro che questo testo predata non solo
i testi cabalistici, inclusi Zohar (XIII secolo), Bahir
(anche XIII secolo), ma forse anche il protocabalistico Sefer
Yetzirah (IV secolo). Ci sono chiari indizi testuali che
confermano questa datazione dei primi secoli, specificamente il
riferimento all'uso da parte dei "re greci" del computo
cronologico per mezzo delle indizioni romane. Se i re in questione
sono quelli egiziani il testo è successivo al 297 e.v.; se, invece,
si intende i re di Costantinopoli esso è successivo al 312".
Struttura e contenuto
Il libro è suddiviso in sette sezioni,
escludendo la prefazione che dettaglia la ricezione del libro e la
sua trasmissione. Ognuna delle sette sezioni contiene un elenco di
angeli e istruzioni per eseguire uno o più riti magici. C'è una
tensione inquieta tra la cosmogonia ortodossa del libro e le prassi
poco ortodosse incorporate in questi riti magici: il libro è stato
ovviamente curato da uno scriba rabbinico, ma la "religione
popolare" contenuta nel libro è più o meno intatta. Alcuni dei
rituali pretendono di facilitare la guarigione, la profezia, un
attacco contro il proprio nemico e ottenere buona fortuna. Il
simbolismo del numero sette, l'importanza dei nomi divini e la
prevalenza della "magia simpatica" (imitativa) non deve
essere trascurata nel collocare questa opera nella suo contesto
magico del Vicino Oriente antico.
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