
Col termine vitriol (dal
latino medievale vitriòlum) nell'alchimia ermetica si fa
riferimento a vari materiali di lucentezza vitrea, particolarmente
forti e acidi come il vetriolo, l'acido solforico, o altro
solfato metallico, utilizzato ad esempio come composto della polvere
di simpatia.
Sul piano metaforico indica in realtà
il procedimento alchemico della Grande Opera, che consiste nel
dissolvimento degli aspetti più duri ed egoistici della persona,
così come degli elementi fisici più grossolani, per ricomporli in
forma nobile e giungere alla realizzazione della pietra filosofale.
Vitriol nell'alchimia
Il termine nasce anche come acronimo,
V.I.T.R.I.O.L., formato dalle prime lettere di un celebre motto dei
Rosacroce, comparso la prima volta nell'opera Azoth del 1613
dell'alchimista Basilio Valentino, espresso in lingua latina: «Visita
Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem»,
che significa «Visita l'interno della terra, operando con
rettitudine troverai la pietra nascosta». La frase continuava
alle volte con le parole Veram Medicinam, a indicare che la
pietra è anche il «vero rimedio» per ogni malattia, in tal caso
l'acronimo diventava VITRIOLUM.
L'espressione stava a indicare
l'esigenza di scendere nelle viscere della terra, cioè negli
anfratti oscuri dell'anima, per conseguire l'iniziazione, operando
quella trasmutazione della materia nello spirito che avrebbe permesso
di conseguire l'immortalità e riportare alla luce la sapienza,
attraversando le diverse fasi dell'Opera alchemica, cioè nigredo,
albedo, rubedo.
A tal fine occorreva appunto un acido
come il vetriolo in grado di sciogliere anche la pietra più dura e
provocare le trasformazioni più radicali. Spesso era simbolizzato da
un leone verde intento a divorare il sole, capace cioè di
disciogliere l'elemento più elevato e incorruttibile, conferendo un
potere totale e illimitato.
Il colore verde era ciò che risultava
dalla distillazione dell'acqua di vetriolo e dello zolfo, come
testimonia un trattato arabo del XIII secolo:
«Si distilli il vetriolo
verde in una cucurbita o in un alambicco, usando il fuoco come
strumento; prendendo quanto ottenuto dal distillato lo si troverà
chiaro con una sfumatura verdastra.»
|
(Epistola di
Gàfar al-Ṣādiq sulla scienza dell'arte [alchemica])
|
Vitriol nella massoneria
La massoneria si è riappropriata
dell'acronimo vitriol, facendone non solo un semplice invito
al compimento di un percorso, ma anche un codice esoterico da
decifrare per il conseguimento dell'iniziazione. La parola VITRIOL
si trova impressa infatti sulla parete della camera oscura massonica,
cioè del gabinetto di riflessione dove deve sostare il nuovo adepto
prima di essere affiliato.
0 commenti:
Posta un commento