L'uovo cosmico è un simbolo
del mito cosmogonico della creazione dell'Universo.
Storia del simbolo nella mitologia
L'uovo cosmico è un archetipo
cosmogonico ricorrente nei più diversi miti delle civiltà antiche.
Di esso si trovano per la prima volta i
tratti strutturali, sebbene non ancora espressi in forma esplicita,
presso gli Assiri (Sumeri) e i Babilonesi. Dalla Mesopotamia, nel
2000 a.C., si è diffuso in India, nel 1.600 a.C., nella religione
induista, nell'antico Egitto, nell'antica Grecia attrverso l'orfismo
nell'800 a.C., e nei Pelasgi attraverso il pelagismo. Tardivamente si
è diffuso anche in altre religioni orientali, occidentali e
africane, come in Cina, nel 400, nelle regioni europee celtiche, e in
Africa presso la tribù dei Bambara.
Nella religione induista, l'uovo
cosmico, detto Hiranyagarbha o "grembo d'oro",
identificato anticamente con l'anima del mondo, viene descritto nei
libri della Bhagavad Gita e delle Upanishad, come un nucleo
universale galleggiante nell'oceano primordiale e avvolto
dall'oscurità della non-esistenza. Quando l'uovo si schiuse, il
Signore Brahma lo rese manifesto per mezzo dell'Aum, una
sillaba che permette l'emissione respiratoria e che nell'induismo
rappresenta il soffio vitale originario. Dalla metà superiore del
guscio, fatta d'oro, nacque così il cielo; dalla metà inferiore,
fatta d'argento, nacque la terra. Da questa primeva creazione della
cosmologia induista si è sviluppato l'Universo, fino a degradarsi
progressivamente giungendo alla sua conclusione, e poi da capo in una
serie di cicli chiamati kalpa.
Un'immagine scultorea del concetto si
ha nel Mitraismo, dove il dio Mitra, detto anche Phanes, viene spesso
rappresentato mentre compare dall'interno di un uovo d'oro.
Nella mitologia greca si narra che
dall'uovo di Leda, fecondato da Zeus tramutatosi in cigno, nacquero i
Dioscuri, cioè i gemelli Castore e Polluce, che rappresentano i due
poli della creazione.
Nella religione orfica, un'altra storia
mitica greca, racconta come dall'uovo d'argento, deposto dalla dea
Notte nell'oscurità dell'Erebo e fecondato da un soffio di vento del
Nord, contenente il cosmo, sia nato Eros.
Nel mito dei Pelasgi si racconta la
stessa storia in modo particolareggiato. Qui è la dea Eurinome,
emersa dal caos e fecondata dal serpente Ofione, che depone l'uovo
universale. Quindi quest'uovo, come quello cinese è un uovo di un
rettile mitico, forse il basilisco.
Nella religione taoista cinese, nel IV
secolo d.C., l'uovo cosmico viene descritto nel mito di Pangu, il
creatore del mondo, coadiuvato dalla tartaruga, da Qilin, un drago
con le corna, simile ad una chimera, dalla Fenice e dal dragone.
Nella religione celtica il cerchio
vuoto si chiama Oiw ed è il centro dell'evoluzione cosmica,
simboleggiato dal Sole. Per i celti si chiama Glain, un uovo
rossastro nato da un rettile marino che depone uova sulla spiaggia.
Nella tribù africana dei Bambara vi
era in origine un uovo vuoto che si riempie e si sviluppa per effetto
di un soffio creativo dello Spirito.
Nel mito polinesiano Vari-Ma-Tetakere
vive in una noce di cocco cosmica.
Nell'antica religione egizia, è la
Fenice a deporre l'uovo, dal quale rinascerà , ciclicamente. La
Fenice è dotata di alito vitale dal quale nasce il dio dell'aria
Shu. In prossimità della propria morte la Fenice costruisce un nido
a forma di uovo e lì essa brucia completamente, ma da questa
combustione si genera un uovo, che il Sole fa germogliare.
Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia:
«Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, ai Pangwe dell'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud. Il centro di diffusione di questo mito deve probabilmente ricercarsi nell'India o in Indonesia. [...] Qui la cosmogonia è il modello dell'antropogonia, la creazione dell'uomo imita e ripete quella del Cosmo. [...] In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Le statue di Dioniso trovate nelle tombe in Beozia portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione del ritorno periodico all'esistenza. [...] La virtù rituale dell'uovo non si spiega con una valorizzazione empirico-razionalistica dell'uovo come germe; si giustifica invece col simbolo che l'uovo incarna, riferibile non tanto alla nascita come alla rinascita, ripetuta secondo il modello cosmogonico. Si prenda uno qualsiasi di tali complessi mitico-rituali, la sua idea fondamentale non è la "nascita", è invece la "ripetizione della nascita" esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia.» |
Immagini affini a quelle mitologiche
sulle origini del cosmo sono state descritte dagli astrofisici a
partire dagli anni trenta, quando hanno incominciato a parlare di un
nucleo primordiale preesistente, oscuro e inconoscibile, dal quale si
sarebbe sviluppato l'Universo per via del Big Bang, da allora in poi
resosi manifesto perché emettitore di luce.
L'idea nasce dal tentativo di integrare
l'osservazione di Edwin Hubble di un universo in espansione, ipotesi
già formulata da Albert Einstein con le sue equazioni della
relatività generale. Lo scienziato Erwin Schrödinger appassionato
di Vedanta, applica questo concetto alla meccanica quantistica.
Attualmente la cosmologia astronomica
asserisce che prima di 13,7 miliardi di anni fa l'intera massa
dell'universo doveva essere compressa in un volume di circa trenta
volte la dimensione del nostro Sole, dal quale si sarebbe espansa
fino allo stato attuale a partire dal Big Bang.
In particolare Vittorio Castellani, nel
suo libro sui fondamenti di astrofisica, parla di questo nucleo
primitivo sconosciuto, in modo ipotetico, immaginandolo formato da un
brodo di quark, leptoni e fotoni.
Ancora oggi un'eco degli antichi
significati dell'uovo cosmico primordiale è costituito dall'Uovo di
Pasqua.
Simbolismo dell'uovo in alchimia
In quanto simbolo dell'origine
primordiale del mondo, l'uovo era considerato l'archetipo in grado di
riportare ogni elemento alla sua purezza originaria, risanando la
corruzione della materia.
Per questo la pietra filosofale,
ricercata dagli alchimisti per le sue capacità di trasmutare in oro
i metalli vili, era assimilata ad un uovo, spesso di consistenza
vitrea, i cui componenti, guscio, albume e tuorlo, corrispondevano ai
tre ingredienti alchemici sale, mercurio e zolfo, che opportunamente
combinati conducevano al culmine della Grande Opera.
Simbolismo dell'uovo nell'arte
L'uovo cosmico è stato spesso
rappresentato in varie arti figurative. Esso ricorre in particolare
nelle scene funerarie dell'antico Egitto, dell'antica Grecia, e degli
Etruschi, dove allude alla rinascita dell'anima defunta in una vita
ultraterrena. Con l'avvento del Cristianesimo, in numerose chiese
dell'Abissinia e dell'Oriente cristiano-ortodosso veniva spesso
appeso nel catino absidale un uovo come segno di vita, di nascita e
di resurrezione.
Un celebre esempio nella storia
dell'arte è poi l'uovo dipinto nella Pala di Brera da Piero
della Francesca, dove lo si vede pendere da un soffitto a volta:
illuminato da una luce uniforme, l'uovo rappresenta in quest'opera
una sorta di unità di misura, centralizzando lo spazio e rendendolo
armonico e geometricamente equilibrato, in quanto fulcro centrale del
dipinto come dell'intero universo. Appeso alla sommità di una
conchiglia scolpita dentro un'arcata semicircolare, anch'essa
ovoidale, l'uovo assume qui una pluralità di significati: fluttuando
sopra la testa della Madonna, ne simboleggia l'immacolata concezione,
oltre che la natura generatrice di Vita e la perfezione divina.
L'uovo era inoltre emblema della casata di Federico da Montefeltro
che aveva commissionato l'opera a Piero della Francesca, e potrebbe
alludere alla nascita del figlio del duca avvenuta all'epoca. Lo
stesso volto di Maria Vergine è inoltre di forma ovoidale.
Giorgio Vasari nelle sue Vite
riferisce che la forma dell'uovo ispirò anche in Brunelleschi la
costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore.
Fra gli altri dipinti contenenti
raffigurazioni di uova dal profondo significato allegorico vi è la
Presentazione di Maria al Tempio di Tiziano, il Trittico
delle Delizie di Hyeronimus Bosch, L'adorazione dei pastori
di Francisco de Zurbarán, l'Allegoria della Gourmandise di
Faustino Bocchi.
Simbolismo esoterico dell'uovo
Una delle rappresentazioni grafiche
dell'uovo cosmico si ha nello zero, in quanto fondo primordiale e
femminile di tutti i numeri, che da esso scaturiscono a seguito della
fecondazione dell'Uno. Come l'uovo, infatti, lo zero rappresenta «un
nulla latente che produce qualcosa di attivo, di vivente» a seguito
di un intervento divino ordinatore del caos, così che «la figura
dell'unità iscritta nello "zero" era un tempo il simbolo
della divinità , dell'universo e dell'uomo»: un microcosmo che
racchiude il Macrocosmo.
Altri simboli affini allo zero
utilizzati in analogia all'uovo sono la chiocciola, la conchiglia, la
spirale, la pigna.
Nell'ambito della letteratura esoterica
l'argomento è stato trattato nel libro The Crack in the Cosmic
Egg, scritto da Joseph Chilton Pearce e Thom Hartmann.
Musica
Lo stesso titolo, The Crack in the
Cosmic Egg, è stato utilizzato dai musicologi Alan e Steve
Freeman per la loro enciclopedia della musica Krautrock e
Kosmische, un genere tedesco di rock sperimentale degli anni
settanta.
Nel 2009 la band australiana Wolfmother
ha pubblicato un album dal titolo Cosmic Egg.
Nel 2011 la cantante Björk ha
pubblicato una canzone chiamata Cosmogony che narra, appunto, della
cosmogonia partendo proprio dall'uovo cosmico.
Influenza nella fantascienza
Il concetto di uovo cosmico ha
catturato l'immaginazione di molti scrittori di fantascienza, inclusi
i creatori del personaggio della Marvel Comics Galactus. Galactus era
il solo sopravvissuto al precedente Big Crunch e dunque, essendo
stato protetto nell'uovo cosmico, è ricomparso dotato di un immenso
potere nell'universo presente.
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