
Il cronovisore
(o cronoscopio)
è un ipotetico dispositivo in grado di captare e riprodurre immagini
e suoni provenienti dal passato.
Lo scrittore di fantascienza Isaac
Asimov nel racconto del 1956 Il cronoscopio (The Dead Past)
descriveva questa tecnologia immaginaria. Malgrado il nome, non
esiste alcuna relazione con il cronoscopio di Hipp, uno strumento
meccanico sviluppato da Mathias Hipp per la misurazione di brevi
intervalli di tempo con una precisione del millesimo di secondo, né
con il cronoscopio inventato dallo scienziato vittoriano Charles
Wheatstone per misurare piccoli intervalli di tempo.
Varie opere di fantascienza - anche
precedenti ad Asimov - hanno raffigurato la stessa idea, e alcune
hanno rappresentato l'ipotesi secondo la quale, realizzando un
viaggio interstellare a velocità superluminali e disponendo di
adeguate tecnologie di osservazione a distanza, sarebbe possibile
osservare il passato della Terra da qualche lontana stella.
L'ipotetica invenzione di un
"cronovisore" nei primi anni settanta è stata attribuita a
Pellegrino Ernetti, un monaco benedettino; non esiste tuttavia alcuna
prova concreta che sia mai stata realizzata una tecnologia simile e
il dispositivo non fu mai mostrato in pubblico e Peter Krassa riporta
in un suo testo quella che dichiara essere l'ammissione dello stesso
Ernetti circa l'infondatezza delle sue affermazioni.
Cronovisori nella narrativa fantascientifica
Il primo chiaro esempio di cronovisore
appare nel racconto L'historioscope (nella raccolta
Fantaisies, 1883) di Eugène Mouton, dove un telescopio
elettrico è utilizzato per vedere il passato.
Nel romanzo breve del 1947 D come
Diamoci Dentro (E for Effort), T. L. Sherred descrive un
visualizzatore temporale costruito da un genio povero che non riesce
a farsi considerare seriamente. Il genio usa la tua invenzione per
creare pellicole storiche che egli poi proietta al pubblico nel suo
decrepito cinema. Viene scoperto da un produttore di Hollywood che è
in grado di sfruttare l'apparecchio per creare i primi film, poi
ricostruzioni storiche e infine documentari politici. L'ultima parte
è la sua rovina, dato che egli espone ogni crimine commesso dai
leader mondiali in nome del patriottismo e dell'ideologia, con
conseguente crollo del governo, seguito da una guerra nucleare.
Per il racconto L'occhio privato
(Private Eye) del 1949, Henry Kuttner e C.L. Moore (scrivendo
con lo pseudonimo collettivo di Lewis Padgett) immaginano una società
in cui la visione del tempo rende virtualmente impossibile commettere
omicidi senza essere scoperti, ma che consente eccezioni per
temporanea infermità mentale e legittima difesa. Il protagonista si
organizza per provocare un attacco da parte della sua vittima, per
poi uccidere l'uomo per (apparente) autodifesa. L'arma dell'assassino
è un antico bisturi usato come tagliacarte, la cui presenza tra di
loro è accuratamente orchestrata dall'assassino. Il racconto è
stato trasposto dalla BBC1 nell'episodio The Eye della serie
tv antologica di fantascienza Out of the Unknown (stagione 2,
episodio 7).
Nel racconto Previdenza
(Paycheck) del 1953 di Philip K. Dick, la Rethrick
Constructions assume un ingegnere elettronico per costruire una
macchina che possa vedere nel futuro. Completato il lavoro, la
memoria dell'uomo viene cancellata ed egli si scopre indagato dalla
polizia segreta. Il racconto è stato liberamente adattato nel film
Paycheck del 2003.
Il racconto Il cronoscopio (The
Dead Past) di Isaac Asimov, pubblicato in origine sulla rivista
Astounding nell'aprile del 1956, riguarda l'invenzione
clandestina di un visualizzatore temporale dopo che la ricerca in
quel campo era stata soppressa. La ragione di ciò è rivelata nella
conclusione della storia: il monitoraggio temporale col cronoscopio
priva le persone della loro privacy. Asimov aveva già narrato della
possibilità di vedere (e manipolare) altre epoche nel suo romanzo La
fine dell'eternità (The End of Eternity) del 1955.
Il racconto Ti vedo (I See
You) di Damon Knight del 1976 descrive un'invenzione che permette
al suo operatore di vedere chiunque in qualsiasi punto del tempo.
Nel suo romanzo Millennium del
1983, John Varley concepisce un visore temporale manovrato da
viaggiatori temporali attraverso un varco spaziotemporale artificiale
chiamato "soglia". La soglia impedisce ai suoi operatori di
vedere luoghi in cui sono stati o saranno (fenomeno detto "censura
temporale"). Quando la soglia mostra un paradosso temporale,
l'immagine sfuma in quanto i futuri alternativi si sovrappongono.
Nel romanzo La luce del passato
(The Light of Other Days, 2000), Arthur C. Clarke e Stephen M.
Baxter descrivono il concetto di "visualizzatore del tempo"
o "cronovisore" come uno strumento che elabora i dati
presenti e futuri trasmessi attraverso i corpuscoli della luce che,
potendo raggiungere e superare la velocità della luce, con una
specie di apparecchio amplificatore riescono a inviare i dati anche
dal passato. La trama si dipana su tutta la storia umana fino a
giungere al Golgota.
Il racconto Custer's Angel del
2003 di Adrienne Gormley presenta una "Trappola temporale"
che il protagonista usa per studiare le storie riguardanti l'uccisore
del generale Custer.
Il romanzo ZigZag (2006) di José
Carlos Somoza descrive una tecnologia basata sulla teoria delle
stringhe che rende possibile produrre immagini fotografiche degli
eventi passati.
Altre storie che presentano
visualizzatori temporali come parte relativamente minore della trama
sono:
- Le guide del tramonto o Angelo custode (Childhood's End, 1953) di Arthur C. Clarke
- Pastwatch: The Redemption of Christopher Columbus (1996) di Orson Scott Card
- Cowl (2004) di Neal Asher
- The Brightonomicon (2005) di Robert Rankin (dove la tecnologia è chiamata Cronovisione)
Cinema
- I dominatori dell'universo (Masters of the Universe) (1987). Evil-Lyn usa un visore temporale portatile per osservare un combattimento tra He-Man e i propri guerrieri.
- Déjà Vu - Corsa contro il tempo (Déjà Vu, 2006) di Tony Scott: nel film è presente un concetto analogo al cronovisore.
- Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy) (2014). All'inizio del film Peter Quill o Star-Lord usa un visore temporale portatile sul pianeta Morag per assisterlo nel ritrovamento di un antico globo.
La presunta invenzione di Ernetti
Padre Pellegrino Ernetti (1925-1994),
monaco benedettino, esperto di musica antica, appassionato di fisica
ed elettronica, inoltre esorcista ufficiale della diocesi di Venezia,
iniziò a investigare, a partire dagli anni cinquanta, sulla
possibilità di ottenere immagini e suoni del passato e nei primi
anni settanta annunciò la scoperta di una macchina, successivamente
denominata "cronovisore" (termine creato dallo studioso
Luigi Borello), che tuttavia non mostrò mai al pubblico.
L'ipotetica invenzione ebbe la sua
notorietà nel 1972, quando La Domenica del Corriere riportò
il testo di un'intervista a padre Ernetti sugli esperimenti che lo
avrebbero condotto alla costruzione di un apparecchio da lui
denominato macchina del tempo. Agli inizi degli anni duemila,
François Brune ha ripreso l'argomento, aggiungendo vari dettagli che
gli sarebbero stati rivelati da Ernetti.
Padre Ernetti - a colloquio con
Vincenzo Maddaloni, giornalista della "Domenica del Corriere"
- spiegò come fosse giunto alla costruzione del cronovisore e quanto
affermava di aver visto nel corso della successiva sperimentazione.
L'apparecchio sarebbe stato realizzato in una serie di ricerche,
svoltesi tra Roma e Venezia, a cui avrebbe collaborato una cerchia di
dodici scienziati: gli unici nomi lasciati trapelare furono quelli di
Enrico Fermi, Wernher von Braun e Agostino Gemelli.
Principi di funzionamento
Il principio fisico che
sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina sembrerebbe
riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe
dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben
identificata forma di energia. Tali tracce, in forma di energia
visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione
definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse"
nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una non meglio
specificata "sfera astrale", dalle quali secondo Ernetti
sarebbe possibile recuperarle. Nell'intervista a La Domenica del
Corriere affermò infatti: «L'intera elaborazione si basa su
un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde
sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si
trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere
ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia.»
Il suo principio di funzionamento
sarebbe in buona sostanza un'applicazione delle teoria di Albert
Einstein e agirebbe nel modo seguente: dando per acclarato che la
velocità della luce sia la costante finita di cui ci parlano le
teorie relativistiche, noi percepiamo in ogni momento l'immagine (e
quindi la posizione) che il Sole aveva (circa) 8 minuti prima, dato
che la sua distanza media dalla terra è di 150 milioni di km. Il
cronovisore permetterebbe di vedere il passato perché, adoperando
tecniche non meglio specificate ma - a dire dell'autore - derivate da
applicazioni di metodiche usuali, si connetterebbe con la posizione
che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l'evento passato.
In ciò consisterebbe la "sintonizzazione" del cronovisore
con l'energia lasciata dall'evento; una sintonia che lo strumento,
secondo quanto afferma Ernetti, sarebbe in grado di raggiungere,
assicurando la visione e l'ascolto di qualsiasi fatto avvenuto in
epoche passate.
Il cronovisore, secondo la descrizione
dell'autore, consisteva di tre distinti componenti:
- una serie di trasduttori e antenne, in una lega di metalli non meglio specificati, garantiva la rivelazione di tutte le lunghezze d'onda del suono e della radiazione elettromagnetica.
- un modulo in grado di orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate.
- una serie di dispositivi deputati alla registrazione delle immagini e dei suoni.
Visioni della storia
Lo scrittore e religioso François
Brune ha scritto che padre Ernetti gli avrebbe rivelato alcuni viaggi
temporali da lui compiuti con il cronovisore, raccontando di aver
voluto «[...] per prima cosa verificare che quello che vedevamo
fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente,
della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo
l'apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il dispositivo:
«[...] risalimmo nel tempo, captando Napoleone (se ho ben compreso
quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava
l'abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare
una Repubblica Italiana). Successivamente andammo nell'antichità
romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso
di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo
visto e ascoltato il famoso: "Quousque tandem Catilina"»,
tenuto davanti al Senato romano nel 63 a.C., in merito al quale
Ernetti commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione...com'erano
potenti. E che fantastica oratoria!»
Sosteneva inoltre di aver assistito, a
una rappresentazione, tenutasi nel 169 a.C., del Tieste, una tragedia
del poeta latino Ennio che si riteneva definitivamente perduta, da
lui trascritta proprio in quell'occasione.
Ernetti affermava di aver assistito
anche alla passione e crocifissione di Gesù Cristo, le cui vicende
sarebbero state da lui interamente registrate. Così riferì a padre
Brune: «Vidi tutto. L'agonia nel giardino, il tradimento di Giuda,
il processo... il calvario.» Della presunta ripresa è stata
divulgata unicamente un'istantanea del volto di Cristo. Nel giro di
pochi mesi però si scoprì che l'immagine altro non era che la foto
di una scultura del Cristo in croce che si trova nel Santuario
dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, nei pressi di Todi.
Mancanza di prove
Non esiste a tutt'oggi alcuna prova
dell'effettiva realizzazione del cronovisore e del suo funzionamento,
all'infuori delle parole del suo autore. Né è disponibile
un'esposizione dei principi che ne permetterebbero il funzionamento.
La macchina infatti non è mai stata dimostrata pubblicamente e lo
stesso padre Ernetti, dapprima vago nelle descrizioni, a un certo
punto della sua vita si chiuse in un riserbo assoluto sull'apparato.
Peter Krassa, autore di un libro
sull'argomento, ha riconosciuto in un'intervista l'inesistenza di
testimoni attendibili circa l'esistenza del cronovisore, ammettendo
inoltre che nessuno, nemmeno chi, come Brune, era a lui molto vicino,
aveva mai visto l'apparecchio. Inoltre nessuno degli scienziati che
avrebbero preso parte al progetto è stato mai in grado di fornire
conferme o smentite: i soli tre nomi trapelati si riferivano o a
persone che all'epoca delle dichiarazioni di Ernetti, nel 1972, erano
già morte da tempo (Fermi e Gemelli) o, nel caso di von Braun (morto
nel 1977), a una personalità vissuta in strettissima sorveglianza
per motivi di sicurezza, prima dai nazisti e poi dagli americani, per
tutta la sua carriera.
Quanto poi alla presunta ed eccezionale
immagine del volto di Cristo, già pochi mesi dopo la sua
divulgazione, Alfonso De Silva, un lettore di Roma, in una lettera
pubblicata sul Giornale dei misteri nell'agosto 1972, spiegava
come essa fosse null'altro che la fotografia di una scultura lignea,
realizzata nel 1931 dallo scultore spagnolo Lorenzo Coullaut Valera,
di cui lui era in possesso avendola acquistata per la somma di 100
Lire nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza a Todi,
presso cui il crocifisso è conservato dal 1965.
Quanto alla presunta trascrizione del
Tieste di Ennio, la sua non autenticità sarebbe stata provata
dalla studiosa Katherine Owen Eldred, una classicista di formazione
princetoniana, servendosi di argomentazioni puramente linguistiche.
La trascrizione infatti, se da un lato include quasi tutti i
frammenti già noti dell'opera, dall'altro si rivelerebbe stranamente
breve e i frammenti già noti, precedentemente stimati essere la
decima parte dell'opera, coprirebbero invece ben il 65% dell'intera
trascrizione. Inoltre nelle parti nuove ricorrerebbero frequentemente
parole appartenenti a una lingua latina di gran lunga posteriore (250
anni) all'epoca della scrittura della tragedia. Infine l'eccessiva
frequenza con cui si presentano alcune parole sarebbe indice di una
estensione e una varietà lessicale che, se possono essere
considerate eccellenti in un latinista moderno (come Ernetti era),
risulterebbero invece limitate e povere se attribuite a un sommo
poeta come Ennio. Le affermazioni di Katherine Owen Eldred sono state
successivamente contestate da François Brune, il quale non possiede
però titoli o pubblicazioni specifiche nell'ambito della letteratura
classica, ma che nel suo libro sul cronovisore accusa la traduzione
della studiosa di essere "frettolosa" e di contenere
svariati errori grammaticali e lessicali.
La vicenda del cronovisore ha suscitato
polemiche tra chi crede alla sua reale esistenza e chi invece non ne
accetta l'esistenza in assenza di prove e argomentazioni
verificabili.
Peter Krassa riporta nel testo citato
la lettera di un non meglio identificato nipote di Ernetti, che
avrebbe raccolto le ultime volontà del monaco sul suo letto di
morte. Nella lettera si afferma che Ernetti aveva mentito, che la
foto di Cristo non era autentica e che il Thyestes l'aveva
scritto lui, ma l'aveva fatto perché sperava di riuscire un giorno a
trasformare il cronovisore in realtà.
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