domenica 6 marzo 2022

La "Sacra Sindone" è un falso?

L'onere della prova dovrebbe spettare a chi ne afferma l'autenticità, ad ogni modo ci sono forti ragioni per dubitare della sua autenticità:

1.Non esistono menzioni di questo oggettivo fino alla sua comparsa in Francia nel Medioevo. Le analisi al carbonio 14 infatti la datano alla prima metà del 1300.

2.Supponendo che quel lenzuolo sia effettivamente stato usato per avvolgere un corpo umano, allora l'immagine non è verosimile: non ci sono i lati del corpo e le deformazioni dovute al suo spessore.

3.L'immagine rispecchia molte convenzioni dell'arte cristiana riguardo alla crocifissione di Cristo, ma che gli studiosi moderni hanno scoperto essere storicamente inesatte.

  1. Esistono varie ipotesi su come si possa essere formata quell'immagine, dalla strinatura con pigmenti o bruciature. Luigi Garlaschelli negli anni '80 è riuscito a ricostruire un'immagine simile alla Sindone e con molti effetti chimici semplicemente strofinando una soluzione di pigmenti di ocra e cobalto su un bassorilievo.


sabato 5 marzo 2022

Perché la castità è così importante all'interno di molte religioni? Qual è il suo significato simbolico?

Già in epoca preistorica si è ipotizzato che gli sciamani, in contatto con gli spiriti dell'Aldilà, per essere ritenuti tali dovessero in qualche modo effettuare una sorta di iniziazione molto dura e che richiedesse parecchi sacrifici.

In base agli studi di Mircea Eliade, che fece dei raffronti molto interessanti con le tribù "primitive" ancora esistenti dove sono praticati riti sciamanici, questo è importante per rendere il futuro sciamano, stregone o uomo-medicina, tramite fra due mondi, realmente tale.

Ho unificato per semplicità le figure di sciamano, stregone e uomo medicina, che sono leggermente diverse, ma spero di aver reso l'idea.

In pratica a colui o colei che veniva scelto dagli spiriti, ricevendo una chiamata particolare, era richiesto anche un sacrificio grande da effettuare, che riguardava sia la sfera esteriore che quella interiore.

La sfera sessuale è importantissima per tutti gli animali, non solo dal punto di vista del piacere, ma soprattutto perché è essenziale per la riproduzione e prosecuzione della specie.
Per questo alcune religioni hanno inteso il sacrificio di questo aspetto così essenziale della vita umana come una sorta di pegno da pagare per essere i prescelti dalla divinità.

Tracce di questo concetto lo si può rintracciare leggendo tra le righe alcuni miti che hanno conservato in qualche modo una traccia di questo aspetto.

Un esempio è quello nordico relativo a Wotan/Odino che per poter conoscere i segreti delle rune si impicca al grande albero del mondo Yggdrasil e si trafigge con la sua lancia. Proibisce agli altri dei di aiutarlo, e poi rimane appeso lì per 9 giorni, fissando le acque scure sottostanti, dopodiché ottiene la conoscenza che ha cercato.

Sempre lo stesso dio in seguito, per poter acquisire la saggezza di Ymir, non esiterà a sacrificare il proprio occhio.


Alcune religioni hanno ulteriormente amplificato il concetto, intendendo la rinuncia alla sessualità come la rinuncia stessa al mondo e ai suoi piaceri (Buddhismo, Cristianesimo) nonché uno degli strumenti essenziali per potere accedere all'Illuminazione o Chiamata del Dio. In pratica era solo liberandosi da pulsioni interiori che si era più disposti a ricevere quello dello Spirito o divinità.
In alcune religioni misteriche, come quella di Cibele, i sacerdoti venivano addirittura evirati proprio per evitare completamente la sessualità dalla loro esistenza.
Anche il fatto del vivere per sempre o per lunghi periodi in isolamento porta per forza di cose come conseguenza la rinuncia del tutto o in parte alla vita sessuale.

Questo avveniva già in alcune religioni del passato dove le sacerdotesse/druidesse erano relegate per gran parte del tempo su isole o in luoghi poco accessibili, riservati solo a loro. Vedi ad esempio le Pizie, le Vestali, la sacerdotessa/sciamana Velleda che viveva in una torre, ecc.


Col cristianesimo questo aspetto alla solitudine e preghiera è presente fin dai primi secoli.
Sia che fossero anacoreti (dediti al romitismo) che cenobiti (alla vita comunitaria) i monaci/eremiti praticavano, assieme a digiuni e preghiere, anche la castità.
In questo si differenziarono fin da subito da altre figure come i sacerdoti e diaconi che, almeno agli inizi, non erano tenuti a questo.

In seguito, almeno nel cristianesimo, le figure di sacerdote/monaco si sono via via rassomigliate sempre di più soprattutto nel cattolicesimo romano.



venerdì 4 marzo 2022

Un primo tentativo riuscito di costruire un robot


Non si sa molto del robot che fu esposto a Berlino nel 1909 dal signor Adolph Whitman, un famoso inventore tedesco.

Solo che si chiamava Occultus o Barbarossa.

Whitman era riuscito, dopo anni di lavoro, a costruire un uomo meccanico che poteva camminare, parlare, cantare, fischiare e ridere.

Occultus era umano in modo tale da non poter essere distinto da un normale essere umano a pochi metri di distanza.

Il suo scheletro consisteva in un numero infinito di ingranaggi e parti di macchine.

Il modo in cui è stato controllato rimane un segreto dell'inventore.

Si diceva che le onde elettriche senza fili fossero la base della meraviglia meccanica.

Ogni singola parte del robot era controllata da un piccolo motore elettrico.

Poi del materiale emerge dalla Turchia, dove si sostiene che Occultus sia una loro invenzione.


Ma non so se c'è qualcosa di vero, né che ne è stato di Occultus.


giovedì 3 marzo 2022

Il fatto che Darwin credesse in Dio smentisce la sua teoria?


Intanto dobbiamo deciderci: se aveva ragione sull'evoluzione, questo non lo rende credibile come credente, anzi.

Semplicemente le due cose non sono in contrasto e nemmeno collegate, una persona riesce tranquillamente amare un figlio seria killer senza supportarlo. In poche parole si può essere semplicemente incoerenti, razionali nel lavoro emotivi nell’amore.

Inoltre sono stati o sacerdoti ad aver iniziato a far quadrare l’avoluzonismo con la religione e non vice versa. Quindi la realtà è che molti religiosi hanno modificato la loro religione e iniziato a credere nell’evoluzione e non il contrario.

Darwin credeva? Peggio per lui… ma l’evoluzione resta una teoria ampiamente corroborata, che ad ogni scoperta diviene più solida e credibile… la religione sta avendo il problema opposto ad ogni giorno che passa è sempre più facile metterla in discussione.



mercoledì 2 marzo 2022

Cosa potrebbe succedere dopo un'apocalisse zombie?

A rigor di logica?

Gli zombie si decomporrebbero e cadrebbero a pezzi per la necrosi.

La minaccia dei morti che camminano sarebbe, in realtà, molto piccola.

Anche la razza di zombie più intelligente e veloce vista, per esempio, nel remake di Dawn of the Dead non avrebbe ancora una reale possibilità di sopraffare la società. Queste creature funzionano ancora a un livello di intelligenza molto più basso dell'uomo e sarebbero quindi bersagli relativamente facili.

Gli zombi scalmanati cesserebbero semplicemente di essere una minaccia nel giro di pochi giorni, mentre i loro corpi cadono a pezzi.




martedì 1 marzo 2022

Noce di Benevento

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«Unguento unguento
portami al noce di Benevento
sopra l'acqua e sopra il vento
e sopra ogni altro maltempo.»
(Formula magica che molte donne accusate di stregoneria riferirono durante i processi.)



Il Noce di Benevento era un antico e frondoso albero di noce consacrato al dio germanico Odino, intorno al quale si riuniva una comunità di Longobardi stanziati nei pressi di Benevento a partire dal VI secolo, nei territori originariamente abitati dai Sanniti. La celebrazione di riti pagani e religiosi, che prevedevano si appendesse al noce una pelle di capro, ha dato vita a varie leggende che si sono perpetuate nei secoli, riguardante cerimonie e rituali magici officiati da streghe in occasione di sabba.

Storia

Il luogo in cui sorgeva il noce era peraltro già stato teatro di incantesimi, ed evocativo di atmosfere occulte.

Il culto di Iside

Sin dall'epoca romana, infatti, si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di Iside, dea egizia della magia; l'imperatore Domiziano aveva anche fatto erigere un tempio in suo onore. All'interno di questo culto, Iside faceva parte di una sorta di Trimurti, cioè assumeva un triplice aspetto: veniva infatti identificata anche con Ecate, dea degli inferi, e Diana, dea della caccia. Il culto di Iside sta probabilmente alla base di elementi di paganesimo che perdurarono nei secoli successivi: le caratteristiche di alcune streghe sono ricollegabili a quelle di Ecate, ed inoltre lo stesso nome con cui viene indicata la strega a Benevento, janara, sembra possa derivare da quello di Diana.

I rituali longobardi

Il protomedico beneventano Pietro Piperno nel suo saggio Della superstitiosa noce di Benevento (1639, traduzione dall'originale in latino De Nuce Maga Beneventana) fa risalire le radici della leggenda delle streghe al VII secolo. All'epoca Benevento era capitale di un ducato longobardo e gli invasori, pur formalmente convertitisi al cattolicesimo, non rinunciarono alla loro religione tradizionale pagana. Sotto il duca Romualdo essi adoravano una vipera d'oro (forse alata, o con due teste), che probabilmente ha qualche relazione con il culto di Iside di cui sopra, dato che la dea era capace di dominare i serpenti. Cominciarono a svolgere un rito singolare nei pressi del fiume Sabato che i Longobardi erano soliti celebrare in onore di Wotan, padre degli dèi: veniva appesa, ad un albero sacro, la pelle di un caprone. I guerrieri si guadagnavano il favore del dio correndo freneticamente a cavallo attorno all'albero colpendo la pelle con le lance, con l'intento di strapparne brandelli che poi mangiavano. In questo rituale si può riconoscere la pratica del diasparagmos, il dio sacrificato e fatto a pezzi, che diviene pasto rituale dei fedeli.
I beneventani cristiani avrebbero collegato questi riti esagitati alle già esistenti credenze riguardanti le streghe: le donne e i guerrieri erano ai loro occhi le lamie, il caprone l'incarnazione del diavolo, le urla riti orgiastici. Un sacerdote di nome Barbato accusò esplicitamente i dominatori longobardi di idolatria. Secondo la leggenda, nel 663 il duca Romualdo, essendo Benevento assediata dalle truppe dell'imperatore bizantino Costante II, promise a Barbato di rinunciare al paganesimo se la città - e il ducato - fossero stati risparmiati. Costante si ritirò (secondo la leggenda, per grazia divina) e Romualdo fece Barbato vescovo di Benevento. Barbato stesso abbatté l'albero sacro e ne strappò le radici, facendo costruire nel posto una chiesa, chiamata Santa Maria in Voto. Romualdo continuò ad adorare in privato la vipera d'oro, finché la moglie Teodorada la consegnò a Barbato che la fuse ottenendo un calice per l'eucaristia.
Tale leggenda non collima esattamente con i dati storici: nel 663 era duca di Benevento Grimoaldo, mentre Romualdo I sarebbe subentrato al predecessore, divenuto nel frattempo re dei Longobardi, soltanto nel 671; inoltre, la moglie di Romualdo I si chiamava Teuderada (Theuderada) e non Teodorada, che era invece la moglie di Ansprando e madre di Liutprando. In ogni caso, Paolo Diacono non fa alcun cenno alla leggenda, né a una presunta fede pagana di Romualdo, molto più probabilmente di credo ariano come il padre Grimoaldo. Le riunioni sotto il noce, uno dei tratti salienti della leggenda delle streghe, provengono quindi molto probabilmente da queste usanze longobarde; tuttavia si ritrovano anche nelle pratiche di culto di Artemide (la dea greca in parte assimilabile ad Iside) svolte nella città di Caria.
Nei secoli successivi la leggenda delle streghe prese corpo. A partire dal 1273 tornarono a circolare testimonianze di riunioni stregonesche a Benevento. In base alle dichiarazioni di tale Matteuccia da Todi, processata per stregoneria nel 1428, esse si svolgevano sotto un albero di noce, e si credette che fosse l'albero che doveva essere stato abbattuto da San Barbato, forse risorto per opera del demonio. Più tardi, nel XVI secolo, sotto un albero furono rinvenute ossa spolpate di fresco: andava creandosi un'aura di mistero attorno alla faccenda, che diveniva gradualmente più complessa.

Il noce

Secondo le testimonianze delle presunte streghe, il noce doveva essere un albero alto, sempreverde e dalle qualità nocive. Sono svariate le ipotesi sull'ubicazione della Ripa delle Janare, il luogo sulla riva del Sabato dove si sarebbe trovato il noce. La leggenda non esclude che potessero essere più di uno. Pietro Piperno, pur proponendosi di smentire la diceria, inserì nel suo saggio una piantina che indicava una possibile collocazione del rinato noce di San Barbato, nonché della vipera d'oro longobarda, nelle terre del nobile Francesco di Gennaro, dove era stata apposta un'iscrizione per ricordare l'opera del santo. Altre versioni vogliono il noce posto in una gola detta Stretto di Barba, sulla strada per Avellino, dove si trova un boschetto fiancheggiato da una chiesa abbandonata, o in un'altra località di nome Piano delle Cappelle. Ancora, si parla della scomparsa Torre Pagana, sulla quale fu costruita una cappella dedicata a San Nicola dove il santo avrebbe fatto numerosi miracoli.

I sabba e i malefìci

La leggenda vuole che le streghe, indistinguibili dalle altre donne di giorno, di notte si ungessero le ascelle (o il petto) con un unguento e spiccassero il volo pronunciando una frase magica (riportata all'inizio della pagina), a cavallo di una scopa di saggina o, secondo altre versioni, in groppa ad un «castrato negro» voltandogli le spalle. Contemporaneamente le streghe diventavano incorporee, spiriti simili al vento: infatti le notti preferite per il volo erano quelle di tempesta. Si credeva inoltre che ci fosse un ponte in particolare dal quale le streghe beneventane erano solite lanciarsi in volo, il quale perciò prese il nome di ponte delle janare, distrutto durante la seconda guerra mondiale.
Ai sabba sotto il noce prendevano però parte streghe di varia provenienza. Questi consistevano di banchetti, danze, orge con spiriti e demoni in forma di gatti o caproni, e venivano anche detti giochi di Diana.
Dopo le riunioni, le streghe seminavano l'orrore. Si credeva che fossero capaci di causare aborti, di generare deformità nei neonati facendo loro patire atroci sofferenze, che sfiorassero come una folata di vento i dormienti, e fossero la causa del senso di oppressione sul petto che a volte si avverte stando sdraiati. Si temevano anche alcuni dispetti più "innocenti", per esempio che facessero ritrovare di mattina i cavalli nelle stalle con la criniera intrecciata, o sudati per essere stati cavalcati tutta la notte. In alcuni piccoli paesini campani, tra gli anziani circolano ancora voci secondo cui le streghe di Benevento, di notte, rapiscano i neonati dalle culle per passarseli tra loro, gettandoli sul fuoco, e terminato il gioco li riportino lì dove li avevano presi.
Le janare, grazie alla loro consistenza incorporea, entravano in casa passando sotto la porta (in corrispondenza con un'altra possibile etimologia del termine da ianua, porta). Per questo si era soliti lasciare una scopa o del sale sull'uscio: la strega avrebbe dovuto contare tutti i fili della scopa o i grani di sale prima di entrare, ma nel frattempo sarebbe giunto il giorno e sarebbe stata costretta ad andarsene. I due oggetti hanno un valore simbolico: la scopa è un simbolo fallico contrapposto alla sterilità portata dalla strega, il sale si riconnette con una falsa etimologia alla Salus.

Proprietà

Alberi sacri a Giove, i noci hanno sempre goduto di particolari attribuzioni: dall'aspetto ambivalente, sia diurno che notturno, erano considerati portatori di un potere curativo, che poteva tuttavia diventare nocivo se non trattato adeguatamente. Ai suoi frutti erano attribuite qualità arcane, capaci di ridestare impulsi sessuali, per il loro guscio affine alle gonadi maschili; e d'altra parte la loro forma interna ricorda quella del cervello umano, e dunque usati, secondo la dottrina delle segnature, per guarire i mali di testa. Ancora oggi ad esempio il noce è uno dei fiori di Bach, denominato walnut.

lunedì 28 febbraio 2022

Malocchio

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Il malocchio è una delle tradizioni popolari più radicate, che tratta la superstizione del potere dello sguardo di produrre effetti sulla persona osservata; tale effetto può essere nella maggior parte dei casi negativo, come portare malasorte su persone invidiate o detestate, o più raramente positivo, ad esempio garantendo la protezione della persona amata.
Tale forma di superstizione, priva di alcuna validità scientifica o di riscontri oggettivi, è comune a molte culture presenti e passate, sopravvivendo ostinatamente agli sviluppi storici e scientifici dell'Occidente. Gli effetti immaginari del malocchio consisterebbero in una serie di presunte "disgrazie" che, improvvisamente e in breve lasso di tempo, accadrebbero alla persona colpita.
Contro il malocchio, nella cultura popolare, l'uso di amuleti portafortuna, che variano a seconda dei contesti culturali e sociali: ad esempio in Italia si usa fare le corna con le dita della mano, o toccare un oggetto in ferro o legno, o toccarsi i genitali, o portare addosso un corno di corallo, e per i devoti portare un santino o indossare una collanina con crocefisso.
Nella maggior parte delle lingue il nome si trova come variante di espressioni quali "occhio cattivo", "malocchio", "guardare male" o solamente "l'occhio." Alcune esempi di questo schema nel Mondo sono:
  • In greco, to matiasma (μάτιασμα) o mati (μάτι) qualcuno si riferisce all'atto di maledire attraverso l'occhio (mati è la parola greca che indica l'occhio); inoltre: baskania (βασκανία, la parola greca che indica fattura)
  • ebraico 'ayin ha'ra (עין הרע) "malocchio"
  • Persiano " (sguardo che ferisce/che provoca male) o "چشم شور" (occhio salato)
  • In spagnolo mal de ojo significa letteralmente "male dall'occhio" con esplicito riferimento al male che apparentemente proviene dall'occhio. Fare il malocchio viene così tradotto echar mal de ojo, i.e. "lanciare il male dall'occhio".
  • In arabo 'ain al hasoud (عين الحسود) "l'occhio dell'invidia". "Ayn haarrah" è usato inoltre per tradurre letteralmente come "occhio caldo".
  • In russo сглаз (sglaz) significa letteralmente "dall'occhio".
  • In sanscrito "drishti dosha" significa "sguardo pieno di cattiveria".
  • In turco nazar guardare con kem göz indica il guardare con occhio malvagio.



 
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