Una dimensione parallela o
universo parallelo (anche realtà parallela, universo
alternativo, dimensione alternativa o realtà
alternativa) è un ipotetico universo separato e distinto dal
nostro ma coesistente con esso; nella maggioranza dei casi immaginati
è identificabile con un altro continuum spazio-temporale. L'insieme
di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso. Il
concetto di "altri universi" non è estraneo alla
letteratura scientifica: esistono alcune teorie cosmologiche e
fisiche che ammettono la loro esistenza, la più famosa delle quali è
la teoria delle stringhe. In campo filosofico, un indagatore del tema
delle dimensioni parallele fu Auguste Blanqui, che nel 1872 indagò
gli aspetti teorici e filosofici di un universo a infinite dimensioni
nell'opera L'Eternité par les astres. Opera anomala nella
produzione di Blanqui, essa anticipa elementi che si ritrovano anche
in Jorge Luis Borges.
Nella narrativa fantascientifica, il
concetto di universi paralleli viene introdotto per la prima volta
dallo scrittore statunitense Murray Leinster nel 1934, per essere
ripreso in seguito da molte opere successive divenendo così un tema
classico della letteratura fantascientifica.
Introduzione
Va precisato che il lemma "dimensione"
(con l'accezione di regione o luogo spaziale occupabile e/o
percorribile), sebbene nel gergo colloquiale e narrativo possa
genericamente riferirsi a un'ulteriore realtà nascosta o oscura ma
simile o sovrapponibile alla struttura del nostro mondo, in contesto
prettamente scientifico va distinto dagli altri termini (universo
parallelo, realtà parallela, universo alternativo, realtà
alternativa) in quanto designa una o più quantità e qualità
metriche intrinseche al luogo misurato (inerenti a qualche specifica
topologia): ad esempio con le caratteristiche di "quarta
dimensione" è definibile una configurazione (come l'ipersfera)
che manifesta proprietà e relazioni spaziali differenti da quelle
tridimensionali a noi presenti e direttamente visibili, che non si
riesce neppure a raffigurarla mentalmente a meno di ricorrere ad un
modello geometrico composito, il cui segno grafico ha aspetto solo
indicativo e ne inquadra i singoli caratteri riducendoli nei limiti
tridimensionali. Così in tal contesto, asserire l'esistenza fisica
d'altra aggiuntiva dimensione parallela, oltre le tre
normalmente osservate nel nostro universo (euclideo), implica
dichiarare la presenza di misure/elementi/forme (associabili a cifre)
passibili di misurazione, le quali affiancano e/o completano
l'estensione (superficiale e volumetrica) normale, ma restando fuori
dalla gamma compresa e percepita empiricamente dall'apparato sensorio
naturale. Dunque la complessiva rappresentazione pluridimensionale
più corretta è approcciabile solo per mezzo o con ausilio
matematico. In breve, al di là della facilità con cui
artisticamente a volte s'illustrano esotiche "dimensioni
spaziali" e si usa l'espressione come sinonimo indicante
località comunque praticabili come il nostro ambiente, esse possono
ben delinearsi e approcciarsi solo con calcolo e ricomposizione
indiretta e astratta.
Comunque, malgrado la incompatibile
recepibilità (almeno completa e diretta) di strutture metricamente
pluridimensionali da parte di quelle corporee a sole tre dimensioni,
si stanno studiando soluzioni scientificamente attendibili per
aggirare le restrizioni fisiche e sfruttare almeno una ulteriore
dimensionalità (nel tessuto spazio-temporale conosciuto) per aprire
passaggi occasionali in grado di trasportare viaggiatori e/o oggetti
(che nello spostamento però continuerebbero a rimanere e a
sperimentare solo le proprie dimensioni originarie) tra punti anche
reciprocamente remoti del cosmo, o per muoversi avanti e indietro nel
cronotopo. L'uso di materia esotica con proprietà e effetti
antigravitazionali, prodotta artificialmente o trovata in natura, è
indispensabile a tal scopo. Ma su queste possibilità, che avvicinano
la produzione fantascientifica alla scienza ortodossa, vi è marcata
divisione nella comunità accademica; e sul tema si resta nell'ambito
puramente teorico mancando, finora, solidi indizi
osservativo-sperimentali relativi in scala macroscopica. Ma qualche
spiraglio s'intravede nello studio al livello quantistico. Difatti il
meccanismo (per ora avveniristico e ipotetico), per creare dei tunnel
utili al suddetto obiettivo, sarebbe espandere ai limiti del
macrocosmo quelle proprietà che diverse teorie (ma non tutte, non
v'è unanimità di giudizio) calcolano esistenti ma confinate al
massimo entro la misura del nucleo atomico.
In sintesi, per le prospettive
prettamente empirico-scientifiche e pratiche, per realizzare la
possibilità dei viaggi nel tempo e/o in altre dimensioni e universi
(ad esempio attraversando un buco-nero) è anzitutto indispensabile
fondere in unico teorema fisico matematicamente coerente la teoria
quantomeccanica e quella relativistica che finora divergono, in
specie per la differente considerazione delle proprietà del campo
gravitazionale. In quanto tali spostamenti crono/dimensionali
presuppongono la piena (e fin alle loro estreme conseguenze logiche)
padronanza e applicazione tecnologica d'entrambe le discipline.
Il viaggio nel tempo e il passaggio in
una o più dimensioni parallele, restano così temi strettamente
connessi spesso anche nell'espressioni classiche della fantascienza;
che le interessano in quanto il concetto di realtà parallela,
nell'ambito del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia
vaste possibilità all'intreccio narrativo; implicando che se in una
realtà un determinato evento s'evolve in una direzione, in altre,
fra quelle parallele, probabilmente può divergere verso un
alternativo esito. L'invenzione di trame basate su una linea storica
alternativa ha dato origine al genere distinto dell'ucronia; anche se
in tale filone generalmente non contemplata la compresenza di più
dimensioni. Il tema delle dimensioni parallele si lega frequentemente
a quello del viaggio nel tempo, ed è motivo di riflessione e
indagine epistematica insieme alla scientifica oltre che d'attenzione
artistica, a causa dei paradossi che quest'ultimo può generare. (Al
proposito il quantistico David Deutsch ritiene che proprio la
ramificazione del cosmo in realtà parallele, almeno quella
compatibile con la teoria di Hugh Everett, offra una
scappatoia/soluzione alle paventate attese paradossali
(autocontraddittorie) degli spostamenti verso il passato: dei quali
il principale è il paradosso del nonno).
A cavallo tra gli anni novanta e primi
duemila, in ambito cosmologico, sono state elaborate tipologie di
possibili universi coesistenti e paralleli. Una delinea la presenza
d'universi in serie a noi contigui, in quanto collocati a fianco del
nostro in un bulk, che arriva ad avere una quinta dimensione
(o quarta spaziale), che farebbe da contenitore alle loro rispettive
estensioni, aventi tutte proprietà metriche tridimensionali
(quadridimensionali, comprendendo anche la dimensione-tempo). Essi
sarebbero posizionati uno accanto all'altro, come i fogli racchiusi
in un libro: composto da pagine bidimensionali ma che nel loro
insieme sono inserite in un contenitore (il libro) con tre
dimensioni. Questo significherebbe che all'interno d'un ampio vuoto
iper-spaziale, tanti universi (sia per proprietà che leggi globali)
non dissimili dal nostro, siano così contigui da sfiorarci ma senza
noi poterli percepire direttamente, in quanto le forze naturali (come
quella elettromagnetica) captabili da apparati sensoriali e/o
tecnologici, restano confinate nelle dimensioni del loro luogo
cosmico originario; ma, in questo schema, con l'eccezione della
gravitazione: il cui "campo" è ritenuto in grado di
propagarsi oltre ogni distinto mondo dimensionale che ne è causa e
fonte. I piani su cui materialmente risiederebbero tali universi
vengono spesso definiti (in ambito teorico) "membrane" o
"brane". Secondo alcune vedute potrebbe trattarsi anche
d'un unico, infinito, piano spaziale ma ripiegato più volte: affine
(figurativamente) a un nastro a tratti curvato su sé stesso, in
strati geometricamente paralleli. Questo modello così esplica,
almeno in parte, anche la ragione di quella che comunemente è
denominata materia/massa oscura: astronomicamente
rilevata, in via indiretta, proprio per effetto gravitazionale;
entità che empiricamente risulta estendersi intorno alle galassie e
ai raggruppamenti che esse formano nel cosmo visibile.
Aspetti
metafisici
Si può aggiungere alle tipologie
riguardanti eventuali dimensioni parallele anche un'interpretazione
contemporanea d'aspetto metafisico e spiritualista/spiritistico. È
la visione propugnata attualmente nei saggi di Walter Semkiw, medico
statunitense, tra i quali "Return of the revolutionaries: the
case for reincarnation". Questo saggio e la sua cornice di
convinzioni si basa anche su coincidenze osservate considerate non
casuali e reperti (visivi) giudicati non artificiosi. L'impianto
generale della concezione riprende alcuni temi già conosciuti e
acquisiti dalla tradizione medianica, occultista anche ricollegati a
influenze mistiche orientali relative al ciclo escatologico delle
rinascite, vi s'intravede il riverbero della cognizione indù del
karma; e temi in parte originali, proiettabili in un contesto moderno
e tecnologico. In sintesi si sostiene la presenza d'un piano con
proprietà fisiche che ripetono, con qualità superiore, quelle
terrestri e adatto alla prosecuzione d'una vita dopo quella terrena:
e a seconda dei casi quasi speculare a essa. Tale regione
dovrebb'esser strutturata in graduali livelli: dai meno ai più
evoluti, nei quali è contemplato pure il noto medianico "piano
astrale". Veri livelli spaziali paralleli, riservati ai soggetti
deceduti, e adeguati alle rispettive virtù e imperfezioni morali
espresse nell'esperienza terrena. Fra le possibilità sarebbe
consentito viaggiare in tali spazi anche a bordo di vari velivoli,
fra i quali mongolfiere uguali a quelle usate sulla Terra.
Un corpo di leggera sostanza eterea,
contenuto in quello umano naturale (composto materia pesante) ma a
esso esteticamente somigliante, si trasferirebbe, subito o poco dopo
la morte, in tale alto luogo: profilabile com'un'altra dimensione
parallela alla terrestre. Dove, liberati dal consueto fardello
carnale, i corpi meno grevi, continuerebbero a vivere con modalità
riproducenti quelle del mondo materiale; potendovi praticare
addirittura le stesse attività, ludiche, intellettuali e
professionali, svolte nell'esistenza terrena, in condizioni
apparentemente simili sebbene molto più funzionali e soddisfacenti:
perfino disponendo di campi sportivi, come da golf o d'altri sport e
d'aree adibite allo svago, oltre che di laboratori scientifici. E i
là dimoranti, di tanto in tanto, cercherebbero di comunicare con
l'umanità terrena mediante apparecchiature tecnicamente affini a
quelle elettroniche e trasmittenti, là appositamente costruite e
migliorate da avanzate innovazioni. Per questo essi sarebbero udibili
o visibili a volte fra le immagini dei consueti schermi televisivi o
fra l'onde captate dai comuni nostri radioricevitori e simil
strumenti. Da quel mondo gli ex defunti riuscirebbero anche a
telefonere ai loro amici, colleghi, o parenti ancora vivi. "ITC":
Instrumental Trans Communication, è denominato questo sistema
di presunti contatti e il loro studio sistematico. Suddetti corpi
eterei però non resterebbero necessariamente stabili, ma pur essi
verrebbero abbandonati, anche mediante una specie di seconda morte,
al compimento di evoluzioni spirituali verso ulteriori livelli
dimensionali. Comunque tali entità resterebbero soggette a tornare
nella vita materiale con reincarnazione: manifestando parecchie
proprietà fisio-somatiche e attitudini mentali e comportamentali
della loro precedente esistenza terrena, e a tratti mantenute
nell'altra dimensione. A volte tali anime rinate sono recenti e altre
appartengono a epoche storiche, e qui possono ricondividere o
reincontrare persone già praticate in un loro comune passato, che
però rinascendo spesso dimenticano o di cui ricordano solo qualche
riverbero in modo vago o indistinto. L'autore del testo suindicato,
Walter Semkiw, sarebbe riuscito ad individuare un gruppo di
reincarnati che, alla luce delle sue indagini, parteciparono alla
guerra d'indipendenza americana e a volte, pur se in altre vesti,
celebri in questa nuova vita; qualcuno ora già rideceduto: fra i
quali spicca il nome del noto astronomo Carl Sagan, il quale sarebbe
stato un (pur se nella nuova vita a propria insaputa) indipendentista
americano, e intellettuale/scienziato all'epoca già d'un certo
rilievo.
Quest'idea, per quanto ai rigori della
tradizionale razionalità si presenti fantasiosa o bizzarra, è
teorizzata e seguita, e negli USA sta ottenendo un certo interesse
attivo, anche da e fra esponenti dediti a normali attività e
professione scientifica; e si vanno disponendo centri di studio e
ricerca pure a tratti con qualche partecipazione accademica e
collaborazioni qualificate: quali di medici, neurologi,
psicologi...etc. A riprova il libro di Semkiw, qui summenzionato, si
trova fra quelli elencati nel sito americano di Kary Mullis. (Non
mancano produzioni cinematografiche o narrative che s'ispirino a tale
prospettiva).
Teoria di Everett: l'interpretazione dei "molti mondi"
Una fra le teorie, quotata ora da una
buona porzione di stimati fisici contemporanei, che dà plausibilità
all'esistenza d'una pluralità d'universi contigui: è
l'interpretazione a realtà parallele, appartenente alla disciplina
della meccanica quantistica/meccanica ondulatoria; denominata
successivamente (da Bryce DeWitt) "a molti mondi" (a volte
riportata, in acronimo anglosassone, come MWI: Many Worlds
Interpretation). Essa fu elaborata e proposta da Hugh Everett III
a partire dagli ultimi anni cinquanta. Uno dei maggiori sostenitori
della teoria è il fisico David Deutsch, dell'Università di Oxford,
il quale nel suo noto saggio La trama della realtà definisce
genericamente la fisica quantistica (con evidente riferimento a
Everett) "la fisica del multiverso".
Va specificato che la teoria originaria
non par contemplare una distinzione fisica netta fra universi
differenziati, come sembra nella elaborazione che ne propose, forse
il suo principale primo seguace, B. DeWitt. Al proposito esponiamo
qui qualche stralcio della tesi originaria everettiana: "...D'altra
parte si ha a che fare con lo stesso sistema fisico, e da questo
punto di vista è lo stesso osservatore, che è in stati diversi...In
questa situazione useremo il singolare quando vorremo sottolineare
che si ha a che fare con un unico sistema fisico e il plurale quando
vorremo sottolineare le diverse esperienze degli elementi separati
della sovrapposizione..." (quindi qui è più la molteplice
visione d'uno stesso ambiente esperibile che di veri e propri
universi con reciproci confini perimetralmente delineati).
In linea di massima tale
interpretazione nega che vi sia disuguaglianza tra le leggi dei
processi basilari che regolano i fenomeni microscopici o elementari
(come l'indeterminazione dei risultati sperimentali), indagati dalla
quantomeccanica, e quelli macroscopici (o macro-cosmici)
sistematizzati dalla scienza classico-relativistica. Ciò, in ultima
analisi, comporterebbe anche che non avvenga mai il cosiddetto
collasso della funzione d'onda, evento implicito nella teoria
"ortodossa" (della "Scuola di Copenaghen", ma non
unicamente in essa): il quale riduce l'osservabile a un solo
rilevabile stato conclusivo fra quelli teoricamente previsti (e
sommabili col principio della sovrapposizione quantistica);
ciò riguarda sia l'evoluzione dei sistemi sperimentali sia quelli
producentesi spontaneamente in natura (come il
decadimento/trasformazione degli elementi atomici).
Ma per l'interpretazione everettiana,
che predilige l'impianto deterministico della meccanica ondulatoria
elaborata da Erwin Schrödinger, ognuno degli stati finali possibili
(dei processi empirici considerati) si concretizza materialmente:
tramite la continua diramazione dell'intera realtà/universo che li
contiene, coerentemente con gli stati risultanti e secondo le
probabilità con cui essi possono manifestarsi.
Anche l'osservatore, necessario per la
rilevazione dello stadio conclusivo del sistema, si ritrova suddiviso
in più repliche di sé: una per ogni misurazione alternativa che
l'evolversi quantistico consente. Però in tal contesto, prescindendo
dall'opera di preparazione degli eventuali esperimenti, egli resta
spettatore dell'effetto rilevato, essendo gli sviluppi teoricamente
considerati del tutto oggettivi e determinati dalle leggi della
Natura e non dall'atto osservativo; come invece le concezioni vicine
a quella "ortodossa" in varia modalità suppongono:
associando l'atto osservativo/misurativo all'immediato prodursi d'una
riduzione (parziale cancellazione) dei risultati della dinamica
empirica che guida la materia sotto esame. Dinamica descrivibile e
prevedibile dalla funzione d'onda quantistica(Ψ):
l'elaborazione matematica delle sue fasi.
Nella formulazione di Everett,
all'interno dell'universo, per ogni evoluzione quantistica, emerge un
sistema complessivo isolato: composto da un sottosistema
(oggetto e processo quantistico osservato) e dal sistema restante
(l'osservatore di suddetto processo) che evolvono insieme e quindi
determinano ulteriori possibili stati della realtà, parallelamente
alla realtà iniziale.
In sunto: secondo il criterio
everettiano lo sviluppo empirico dei sistemi quantici e l'osservatore
che li indaga sperimentalmente, o che semplicemente risente delle
loro proprietà infine rilevabili, non vanno ritenuti separabili ma
vincolati in ogni fase determinante dell'evoluzione quantica, diretti
dal complessivo meccanismo universale che regola tutti i processi
naturali; che, in modo impercettibile, tende a un'illimitata
suddivisione/replicazione dell'intera realtà (in relative varianti),
fin dal principio del tempo.
Attualmente l'impostazione su cui si
basa la teoria a molti mondi (o delle realtà parallele) è, in buona
parte, apprezzata da autorevoli cosmologi, che v'intravedono una
peculiare capacità esplicativa riguardo agli istanti precedenti
l'inizio del nostro universo e la sua causa, come ad esempio le
affini elaborazioni quantistiche di Stephen Hawking sulla "funzione
d'onda d'universo".
Complessivamente la concezione di
Everett, in un'ottica strettamente fisico-sperimentale, contempla un
parametro innovativo e logicamente autoconsistente ma empiricamente
controverso, e non usufruendo finora (inizio 2013) di prove o
osservazioni specifiche a suo netto vantaggio, da una parte
autorevole della comunità scientifico-accademica non è accettata.
Quindi resta nel novero dell'interpretazioni non più che ipotetiche,
avanzate per comprendere quegli aspetti oscuri, e quelli per cui
anche la sua esplicazione matematica è giudicata incompleta,
ricorrenti nei fenomeni quantistici. Comunque tutti gli esperimenti
finora compiuti non l'hanno ancora confutata, perciò continua a
rappresentare almeno una potenziale alternativa alla visione
originaria impostata da Niels Bohr e seguita dalla Scuola di
Copenaghen.
Per l'ampio intreccio d'accadimenti e
storie, che le sue conseguenze implicano, questo tema ha offerto
fertile campo per le elaborazioni narrative su pagine e film
improntati da scenari fantastici e fantascientifici; perciò la sua
prospettiva fu a volte anticipata dalla letteratura. Nell'opera
scritta incominciata nei primi anni cinquanta da Clive Staples Lewis,
il ciclo delle Cronache di Narnia, e terminata di pubblicare poco
prima della tesi proposta da Everett, l'autore (all'incirca nel 1950)
nel romanzo Il leone, la strega e l'armadio pone queste battute in
bocca a due suoi protagonisti: ...chiese Peter «Ci sarebbero davvero
altri mondi accanto al nostro?» «Niente di più probabile» rispose
il Professore...e borbottando «Ma cosa diavolo insegnano, dico io,
nelle scuole?».
Aspetti
filosofici
Il filosofo statunitense David Lewis
negli ultimi decenni del Novecento elaborò una teoria che pare
ricalcare almeno esteriormente la visione multiversale di Everett,
però in chiave e con motivazione specificatamente filosofica, senza
riferirsi ai paradigmi quantistici, come quello delle probabili
ramificazioni in autostati conseguenti ai processi della funzione
d'onda, o dell'osservazione sperimentale.
Tipico del suo pensiero è la logica
espressa nella forma (da egli teorizzata) del "realismo modale";
secondo la quale per dar consistenza alle soluzioni dei problemi
collegati alla definizione e determinazione del mondo empirico, con
le sue specificità temporali ed individuali, è fondamentale
riconoscere che per ogni relativo evento e comportamento esiste
un'entità "controfattuale", cioè una reale controparte
equivalente, che attua le varianti degli eventi: qui realizzatisi in
uno solo dei possibili modi correlati. In riferimento ad un suo
esempio, se si riconosce che una guardia avrebbe potuto dar l'allarme
per evitare un crimine qua commesso, è coerente accettare l'idea
dell'esistenza d'una controparte ("controfattuale") di tale
guardia, essenzialmente con identità uguale pur se del tutto
separata e fisicamente indipendente, che in un altro mondo, né
causalmente né casualmente legato all'altro (benché suo
corrispettivo), ha messo in pratica quel potenziale gesto che qui è
mancato (sviluppi impliciti nella "teoria della controparte").
Lewis, considerando come già
storicamente sia ricorsa, in filosofia (vedi Leibniz), l'idea dei
mondi possibili, avanzata solo quale modello puramente esemplare per
meglio affrontare razionalmente i più controversi problemi
epistemologici, arriva alla conclusione che invece può con
legittimità ritenersi indispensabile: proprio valutarla come
descrivente la realtà esistente. La sua pubblicazione più famosa è
appunto il libro On the plurality of Worlds (del 1986) che
nelle pagine iniziali, relativamente a una pluralità materialmente
concreta di mondi (in vari gradi) simili e/o uguali, dove si
svolgerebbero eventi da poter porre in reciproca comparazione,
asserisce "...l'ipotesi è utile e questa è una ragione per
pensare che sia vera..." E continua l'esposizione spiegando come
quest'ipotesi riesca a chiarire molte questioni logico/filosofiche,
nonché gli interrogativi emergenti nello studio della semantica, del
funzionamento mentale e (naturalmente) della scienza fisica.
Riassumendola, in linea di massima:
esiste un mondo per ogni modo possibile in cui esso può esistere. In
genere, per l'analisi d'ogni elemento osservato ci si basa proprio
sui confronti fra la sua determinazione empirica e le modalità
alternative e logicamente coerenti e autoconsistenti che l'elemento
potrebbe manifestare, e ciò implica che tali possibilità sia
corretto giudicarle vere in tutti i sensi.
Rappresentazioni delle dimensioni parallele nella fantascienza
Attorno all'ipotesi dell'esistenza
delle dimensioni parallele sono state create numerose ambientazioni
per libri, film, fumetti e serie televisive. Il comune denominatore
delle vicende raccontate è la possibilità di viaggiare o di
interagire con mondi esistenti nelle varie dimensioni teorizzate
dall'idea di multiverso e dall'interpretazione a molti mondi della
meccanica quantistica.