venerdì 11 aprile 2025

Baphomet, il simbolo frainteso: tra alchimia, esoterismo e mistificazioni religiose


Spesso evocato nei dibattiti più accesi sul satanismo e sulle pratiche occulte, il Baphomet rimane uno dei simboli più enigmatici, fraintesi e strumentalizzati della storia dell’esoterismo occidentale. Associato troppo frettolosamente alla demonologia e alla malvagità, il Baphomet – o Bafometto – è in realtà una figura carica di significati simbolici profondi, radicati in tradizioni antiche, che spaziano dall’alchimia all’ermetismo, dalla cabala alla mitologia pagana. Il suo aspetto inquietante cela, per chi è disposto a guardare oltre il velo della paura, un insegnamento spirituale tutt’altro che diabolico.

La rappresentazione più celebre e influente di Baphomet è quella tracciata nel 1854 dall’occultista francese Eliphas Levi, nel suo Dogme et Rituel de la Haute Magie, un trattato fondamentale per la rinascita dell’occultismo in epoca moderna. L’immagine che Levi offre è potente: una figura androgina con testa caprina, torcia tra le corna, seni umani, ali, zampe artigliate, simboli astrologici e alchemici sparsi sul corpo. Una creatura che sintetizza in sé le polarità del cosmo – maschile e femminile, luce e oscurità, spirito e materia – in un’unità armonica, specchio di quel principio ermetico che recita: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.

Contrariamente all'errata convinzione popolare che lo assimila a Satana, Baphomet non è mai stato concepito da Levi come un demone, né come una figura appartenente alla gerarchia infernale. La sua testa di capra – che tanti hanno ricollegato all'iconografia cristiana del diavolo – simboleggia piuttosto la natura istintiva e animale dell’uomo, che può essere sublimata attraverso la conoscenza e l’equilibrio interiore. La torcia tra le corna rappresenta la luce dell’intelligenza che illumina le tenebre della materia. Il bastone con i serpenti intrecciati al posto dei genitali rimanda al caduceo, simbolo della medicina e dell’energia vitale. I seni femminili e le braccia androgine esprimono la dualità riconciliata. Nulla, in questa immagine, suggerisce la malvagità: tutto è metafora dell’unione cosmica e dell’illuminazione spirituale.

Sulle braccia, le parole Solve e Coagula evocano i due momenti fondamentali dell’alchimia spirituale: la dissoluzione dell’ignoranza e la ricostruzione dell’essere illuminato. È il percorso dell’iniziato, l’ascesa interiore che trasforma la “pietra grezza” dell’anima in “oro filosofale”.

Ma allora, da dove nasce l’equivoco che ha condannato Baphomet a diventare, agli occhi dell’opinione pubblica, un simbolo satanico? Le radici affondano nella storia, e in particolare nel processo ai Templari, accusati nel XIV secolo di eresia e idolatria. I cavalieri furono sospettati di adorare una figura chiamata Baphomet, forse frutto di un'errata traslitterazione di Mahomet (Maometto), forse una deformazione del nome di una divinità pagana perduta. Da allora, l’accusa ha alimentato leggende e sospetti che nei secoli sono stati ripresi da inquisitori, moralisti e, più recentemente, da una certa cultura pop sensazionalista.

Paradossalmente, mentre alcuni ambienti occultisti elevavano Baphomet a simbolo dell’illuminazione interiore, il satanismo moderno – in particolare nella sua versione simbolica – ne ha fatto un emblema provocatorio e iconoclasta, svuotandolo in molti casi dei suoi significati originari. L’uso strumentale dell’immagine di Baphomet da parte di gruppi satanici o anti-istituzionali ha consolidato nella cultura di massa l’identificazione con il male assoluto. Ma si tratta, in buona parte, di un travisamento intenzionale.

Eppure, il mistero si infittisce quando si scopre che figure simili al Baphomet compaiono anche in luoghi insospettabili: da dettagli scultorei nel Battistero di Pisa alle chiavi di volta di Castel del Monte in Puglia. Presenze simboliche che, più che indicare un culto occulto nascosto nella Chiesa, suggeriscono quanto certe simbologie – anche se oggi mal comprese – fossero un tempo parte integrante di una visione del mondo più complessa, meno binaria, meno spaventata dal mistero.

In definitiva, Baphomet non è il demone che molti immaginano, ma un’immagine allegorica densa di riferimenti filosofici, spirituali e culturali. Un simbolo sincretico che invita a riflettere sulla necessità di superare le apparenze, di comprendere la dualità del reale e di cercare, attraverso la conoscenza, una nuova armonia tra opposti.

Ignorarlo o demonizzarlo significa rifiutare la sfida della complessità. Comprenderlo, invece, può aprire la porta a una consapevolezza più profonda di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare.


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