giovedì 17 aprile 2025

Le “sfere di Dyson” che non erano: come i quasar polverosi hanno smontato una speranza cosmica

 

Se l’umanità non riesce a trovare prove di civiltà aliene, non è per mancanza di immaginazione. Dalla fine del XX secolo, l’astrofisica ha sognato strutture colossali capaci di inghiottire stelle intere: le cosiddette sfere di Dyson, congegni ipotetici che una civiltà avanzata potrebbe costruire attorno al proprio sole per catturarne tutta l’energia emessa. Un’impresa titanica, sì, ma affascinante. E soprattutto, rilevabile.

Non servirebbero segnali radio, né interviste intergalattiche: se una sfera di Dyson esistesse davvero, la sua impronta sarebbe visibile nei cieli. O almeno, così si credeva.

Un recente studio, emerso dal Project Hephaistos — una delle più ambiziose indagini sul tema — ha individuato sette oggetti anomali nella nostra galassia. Scovati attraverso l’analisi incrociata di dati provenienti dalle missioni Gaia, 2MASS e WISE, questi oggetti mostravano profili spettrali bizzarri, atipici per le stelle ordinarie. A una prima occhiata, potevano sembrare nane rosse di tipo M, ma lo spettro infrarosso che emanavano raccontava un’altra storia.

Il sospetto? Potrebbero essere costruzioni artificiali, forse le tanto agognate sfere di Dyson. Forse — sottolineano gli stessi ricercatori — ma non sicuramente.

Le riserve non si sono fatte attendere. Appena resi pubblici i risultati, altri gruppi di astronomi hanno sollevato dubbi sostanziali: e se questi oggetti fossero in realtà quasar mascherati? In particolare, una classe peculiare di quasar, talmente coperti da polveri cosmiche da risultare quasi irriconoscibili nei canali ottici, e che brillano intensamente soltanto nell’infrarosso. Questi oggetti sono noti con un acronimo curioso e suggestivo: hotDOG, ovvero “Hot Dust-Obscured Galaxies”.

I hotDOG sono tra gli oggetti più luminosi dell’universo, ma la loro luce è pesantemente filtrata dalle polveri galattiche. Questo li rende facili da confondere con possibili megastrutture aliene, almeno finché non si osservano con sufficiente precisione. Uno studio appena pubblicato su arXiv ha deciso di affrontare il problema alla radice: non cercare solo di distinguere tra le due ipotesi, ma capire quante volte è già successo che un hotDOG venisse scambiato per qualcosa di più esotico.

I risultati sono chiari. In una popolazione campione di quasar, circa 1 ogni 3.000 è un hotDOG. Considerando l’enorme volume di dati analizzati da Hephaistos, la probabilità che almeno sette oggetti siano hotDOG travestiti da sfere di Dyson è tutt’altro che trascurabile. Anzi, statisticamente è quasi inevitabile.

A ciò si aggiunge una riflessione teorica non meno interessante: una civiltà abbastanza avanzata da costruire una sfera di Dyson sarebbe anche capace di mascherarla, se volesse. Non possiamo presumere che eventuali alieni vogliano essere trovati. Anzi, potrebbero aver deliberatamente costruito sistemi per non farsi rilevare, eludendo ogni nostro tentativo di identificarli tramite l’infrarosso. Il silenzio cosmico, insomma, potrebbe essere voluto.

Alla luce di tutto questo, la conclusione dei ricercatori è prudente, ma netta: non ci sono al momento prove convincenti dell’esistenza di megastrutture aliene. Le anomalie individuate hanno spiegazioni astrofisiche solide, coerenti con quanto sappiamo delle galassie e dei fenomeni che le animano. Per quanto suggestiva, l’idea che si tratti di artefatti extraterrestri resta, oggi, più fantascienza che scienza.

Eppure, il fascino resta. Cercare segni di intelligenza aliena attraverso le opere che potrebbe aver lasciato è un approccio radicale e affascinante. Non si tratta di inseguire onde radio in cerca di un “ciao” cosmico, ma di guardare l’universo come un immenso cantiere, alla ricerca di costruzioni così assurde da non poter essere naturali.

Oggi sappiamo che alcune di quelle strutture apparenti erano solo hotDOG, ma il principio resta valido: se una civiltà ha davvero costruito qualcosa di così imponente, prima o poi lo troveremo. Forse però non somiglierà affatto a ciò che immaginiamo. E, come sempre accade con l’universo, sarà qualcosa che non avevamo previsto.



0 commenti:

Posta un commento

 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .