sabato 2 novembre 2019

Licantropo

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Il licantropo, detto anche lupo mannaro o uomo lupo, è una creatura leggendaria della mitologia e del folclore poi divenuta tipica della letteratura e del cinema dell'orrore.
Secondo la leggenda sarebbe un essere umano condannato da una maledizione (o già dalla nascita) a trasformarsi in una bestia feroce a ogni plenilunio.
La forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l'orso, il bue (Erchitu) o il gatto selvatico (si veda in seguito). Nella narrativa, e nella cinematografia dell'orrore, sono stati aggiunti altri elementi che invece mancavano nella tradizione popolare, quali il fatto che lo si possa uccidere solo con un'arma d'argento, oppure che il licantropo trasmetta la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso. Alcuni credevano che uccidendo il lupo prima della prima trasformazione la maledizione venisse infranta.
È importante notare inoltre che lupo mannaro e licantropo non sempre sono sinonimi: infatti nelle leggende popolari il lupo mannaro è talvolta semplicemente un grosso lupo con abitudini antropofaghe, a cui può essere associata una natura mostruosa. Inoltre, nel caso del lupo mannaro come mutaforma, si può distinguere tra il lupo mannaro, che si trasforma contro la propria volontà, e il licantropo, che si può trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione (la componente umana).
Nella letteratura medica, con il termine licantropia clinica è stata descritta una rara sindrome psichiatrica che avrebbe colpito le persone, facendo sì che assumessero atteggiamenti da lupo durante particolari condizioni (come le notti di luna piena). In modo analogo un licantropo era semplicemente una persona affetta da questo disturbo ed è con questo unico significato che la voce è riportata su alcuni importanti dizionari della lingua italiana. In tempi recenti, l'esistenza di tale disturbo è stata considerata rarissima.

Etimologia
"Licantropo" viene dal greco λύκος lýkos, "lupo" e ἄνθρωπος ánthropos, "uomo".
"Lupo mannaro" deriva dal latino volgare *lupus hominarius, cioè "lupo umano" o "lupo mangiatore di uomini" oppure dal latino lupī hominēs, sviluppatosi in area meridionale come calco del greco λυκάνθρωποι lykanthrōpoi – cfr. Dialetto Molfettese lëpòmënë e calabrese settentrionale lëpuòmmënë – a cui si sarebbe aggiunto un suffisso -rë, come nell'abruzzese lopemënarë.

Storia e diffusione del mito
Origini
Il lupo è stato un animale soggetto ad un radicale processo di demonizzazione e successiva rivalutazione, dimostrando la sua intima connessione all'immaginario umano. Il lupo è un simbolo ambivalente: amato per gli stessi pregi che hanno fatto del suo discendente (il cane) l'animale domestico per eccellenza; invocato nei riti sciamanici come guida sul terreno di caccia, ammirato per la forza e l'astuzia, addomesticato per diventare un alleato, ma poi cacciato per impedirgli di predare le greggi e infine addirittura demonizzato durante il Medioevo.
Il modo di considerare il lupo muta, in maniera piuttosto brusca e radicale, col passaggio dell'uomo dal nomadismo, basato sulla caccia, alla cultura stanziale ed agricola. Il cacciatore ha bisogno della forza dell'animale totemico e del predatore, che lo può portare a scovare e ad uccidere la preda, e il lupo è il predatore per eccellenza. Per i cacciatori nomadi delle steppe dell'Asia centrale era rappresentativo della tribù e suo protettore. Il pastore e l'allevatore, invece, hanno un rapporto radicalmente diverso con esso: il lupo diviene minaccia per le greggi ma, contemporaneamente, i suoi cuccioli, debitamente addestrati, possono divenire preziosi alleati contro i loro stessi simili.
Il mito di un essere umano che si trasforma in lupo o viceversa è antico e presente in molte culture. I miti che riguardano la figura del lupo hanno origine, con buona probabilità, nella prima età del bronzo, quando le migrazioni delle tribù nomadi indoarie le portarono in contatto con le popolazioni stanziali europee. Il substrato di religioni e miti "lunari" e femminili degli antichi europei si innestò nel complesso delle religioni "solari" e maschili dei nuovi arrivati, dando vita ai miti delle origini, in cui spesso il lupo è protagonista. La sovrapposizione tra i culti solari della caccia e quelli lunari della fertilità si riscontra nei miti che vedono il lupo come animale propiziatore della fecondazione. In Anatolia, fino ad epoca contemporanea, le donne sterili invocavano il lupo per avere figli. In Kamčatka, i contadini, nelle feste ottobrali, realizzavano con il fieno il simulacro di un lupo a cui recavano voti, perché le ragazze in età da marito si sposassero entro l'anno. Questo intimo legame, nel bene e nel male, tra l'uomo e i canidi ha fatto sì che tra tutti i mannari proprio quelli di stirpe lupina siano tra le specie con le origini documentabili più antiche.
Le leggende riguardo agli uomini-lupo si moltiplicano in tutta Europa dall'Alto Medioevo in poi. Il corpus mitologico che ne scaturisce si manterrà sostanzialmente in costante espansione fino al XVIII secolo, con punte di massima crescita tra il XIV e il XVII secolo, in coincidenza delle più grandi Caccia alle streghe dell'Inquisizione. Dal Settecento in poi si tenderà a sconfessare apertamente la possibilità che un essere umano si muti fisicamente in un lupo, e la licantropia rimarrà contemplata solamente dalla psichiatria come affezione patologica che porta il malato già "lunatico" a credersi bestia a tutti gli effetti. Nel folclore locale manterrà, invece, solide radici.

Antico Egitto
Nell'Antico Egitto era presente una divinità teriomorfica con caratteristiche sia umane sia canine: il dio Anubi. Questa divinità veniva raffigurato come uno sciacallo, il più delle volte accucciato ma, quando deve presiedere ai riti del trapasso, assume la forma di un uomo con la testa di sciacallo. Le sue raffigurazioni, sebbene compaiano già all'inizio della storia egizia, si fanno più frequenti a partire dal Medio Regno (2134 a.C.–1991 a.C.), quando si diffondono maggiormente le tombe ipogee riccamente decorate. È da specificare che in questo caso non si può parlare di mannarismo vero e proprio perché manca l'aspetto della trasformazione, volontaria o involontaria; semplicemente, le due forme del dio convivono nell'immaginario egizio. La convivenza contemporanea di due o più forme per le divinità è caratteristica della religione egizia.

Antica Grecia
Nell'Antica Grecia compaiono altre raffigurazioni, rispettivamente Zeus, Febo e Licaone.
Zeus è un appassionato mutaforma e più volte si serve della sua facoltà per sedurre donne mortali eludendo la sorveglianza di Hera. Nel suo repertorio di trasformazioni (che, in effetti, si può ritenere illimitato, essendo egli un dio), vi è anche quella in lupo. Proprio in questa forma, e col nome di Liceo era adorato in Argo. In questa città, e sotto forma di lupo, Zeus era comparso a causa del malcontento popolare nei confronti del re Gelanore e appoggiare l'eroe Danao, che al re fu sostituito.
Febo, insieme a sua sorella Artemide, viene partorito da Latona, trasformata in lupa. Inoltre, tra le facoltà attribuite al dio Febo-Apollo vi è quella di mutare forma; una delle sue trasformazioni è appunto in lupo. A Febo Lykos viene anche dedicato un boschetto nei pressi del suo tempio ad Atene, nel quale soleva tener lezione ai suoi discepoli Aristotele (il Liceo di Aristotele, da cui prende il nome l'ordine scolastico, detto, appunto, liceo). Il lupo diviene quindi animale della sapienza. L'interpretazione non è comunque univoca; secondo altre fonti il nome deriverebbe da (Apóllōn) lýkeios, quindi "uccisore del lupo".
Il mito di Licaone documenta, nelle sue varie versioni, il passaggio del lupo da creatura degna di venerazione a essere da temere. Nella versione originaria, Licaone, re dei Pelasgi, fonda sul monte Liceo la città di Licosura, la prima città di questo popolo. Nelle versioni successive Licaone diviene un feroce re dell'Arcadia. Un giorno dette ospitalità a un mendicante ma, per burlarsi di lui, lo sfamò con le carni d'uno schiavo ucciso (secondo altre versioni, la portata principale era uno dei suoi stessi figli). Il mendicante, che era in realtà Zeus travestito, si indignò per il gesto sacrilego, e dopo aver fulminato i suoi numerosi figli lo trasformò in lupo, costringendolo a vagare per i boschi in forma di bestia. L'economia nella zona dell'Arcadia in cui ha origine la seconda versione del mito è molto più legata all'allevamento di quanto non fossero Atene o Argo. Si riflette quindi, in questa visione del predatore, l'atteggiamento di diffidenza che poteva assumere una società pastorale; il lupo viene visto, qui, come negativo, essere trasformati in esso è una punizione, non più una qualità divina. Il "lupo cattivo" stesso, nemesi dell'eroe in duemila anni di favole, ha i suoi natali nella Grecia antica. La lupa Mormolice, demone femminile, diviene lo spauracchio dei bambini cattivi, che, secondo le madri greche, fa diventare zoppi.

Antica Roma
La figura del lupo, in qualche modo antropomorfa, fa la sua comparsa indipendente anche in altre zone europee. Presso le tribù galliche è un carnivoro necrofago, e viene raffigurato seduto come un uomo nell'atto di divorare un morto. Presso gli etruschi è Ajta a incarnare in qualche modo le sembianze del mannaro; il dio etrusco degli inferi ama portare un elmo di pelle di lupo, che lo rende invisibile.
È difficile stabilire quando si abbiano le prime leggende che parlino esplicitamente di licantropi. Di certo, la figura del lupo mannaro compare, ancora in epoca classica, nel I secolo nella narrativa della Roma antica. Ne parla Gaio Petronio Arbitro nel frammento LXII del Satyricon ed è la prima novella in cui appare questa figura:
«[...] arrivati a certe tombe il mio uomo si nascose a fare i suoi bisogni tra le pietre, mentre io continuo a camminare canticchiando e mi metto a contarle. Mi volto e che ti vedo? Il mio compagno si spogliava e buttava le vesti sul ciglio della strada. Mi sentii venir meno il respiro e cominciai a sudare freddo. Sennonché quello si mette ad inzuppare di orina le vesti e diventa d'improvviso un lupo. [...] appena diventato lupo, si mette ad ululare ed entra nel bosco. [...] Mi faccio forza e, snudata la spada, comincio a sciabolare le ombre fino a che non arrivo alla villa dove abitava la mia amica. La mia Melissa pareva stupita al vedermi in giro a un'ora simile e aggiunse: "Se tu fossi arrivato poco fa, ci avresti dato una mano: un lupo è entrato nella villa e ha scannato tutte le pecore peggio di un macellaio. Ma anche se è riuscito a fuggire, l'ha pagata cara, perché uno schiavo gli ha trapassato il collo con una lancia". Al sentire questo non riuscii a chiudere occhio durante la notte e, a giorno fatto, me ne tornai di volata a casa di Gaio, il nostro padrone, come un mercante svaligiato. [...] quando entrai in casa, vidi il soldato che giaceva disteso sul mio letto, sanguinante come un bue, e un medico gli curava il collo. Capii finalmente che si trattava di un lupo mannaro.»
Nella cultura romana, il lupo non è visto solo con sospetto, ma anche con ammirazione. È un simbolo di forza, e la sua pelle viene indossata da importanti figure all'interno dell'esercito. I vexillifer, sottufficiali incaricati di portare le insegne di ogni legione, indossavano infatti una pelle di lupo che copriva l'elmo e parte della corazza. Il licantropo veniva chiamato versipellis, in quanto si riteneva che la pelliccia del lupo rimanesse nascosta all'interno del corpo di un uomo, che poi si "rivoltava" assumendo le fattezze bestiali.
Il rapporto tra il lupo e i Romani antichi è positivo, come testimoniato anche da altre tradizioni: a parte la lupa nutrice di Romolo e Remo, il 15 febbraio si svolgeva la cerimonia dei Lupercali, in onore del dio Luperco (identificato dai Greci con il loro Pan), nel corso della quale il sacerdote, vestito da lupo, passava un coltello bagnato di sangue sulla fronte di due adolescenti (questo aspetto della cerimonia era probabilmente derivato da un originario sacrificio umano). Luperco era il protettore delle greggi e il rito era stato ereditato dai Sabini. Essi identificavano sé stessi nel lupo, animale da cui pensavano avessero origine le loro caratteristiche originarie di guerrieri e cacciatori. Il termine "lupo mannaro" ha origine dal basso latino lupus hominarius, il cui significato etimologico è "lupo che si comporta come un uomo".
I Romani colti sembrano piuttosto consapevoli che la licantropia fosse concepita soprattutto come affezione psichiatrica piuttosto che come reale condizione fisica, e in ambito ellenico lo stesso Claudio Galeno nella sua Arte medica dà una descrizione più realistica di questa malattia, prescrivendo anche dei rimedi:
«Coloro che vengono colti dal morbo chiamato lupino o canino, escono di casa di notte nel mese di febbraio e imitano in tutto i lupi o i cani; fino al sorgere del giorno di preferenza aprono le tombe. Tuttavia si possono riconoscere da questi sintomi. Sono pallidi e malaticci d'aspetto, hanno gli occhi secchi e non lacrimano. Hanno anche gli occhi incavati e la lingua arida, e non secernono saliva per nulla. Sono anche assetati e hanno le tibie piagate in modo inguaribile a causa delle continue cadute e dei morsi dei cani; e tali sono i sintomi. È opportuno invero sapere che questo morbo è della specie della melanconia: che si potrà curare, se si inciderà la vena nel periodo dell'accesso e si farà evacuare il sangue fino alla perdita dei sensi, e si nutrirà l'infermo con cibi molto succosi. Ci si può avvalere d'altra parte di bagni d'acqua dolce: quindi il siero di latte per un periodo di tre giorni, parimenti si purgherà con la colloquinta di Rufo o di Archigene o di Giusto, presa ripetutamente ad intervalli. Dopo le purgazioni si può anche usare la teriaca estratta dalle vipere e le altre cose da applicare nella melanconia già in precedenza ricordate»
Nel latino medievale, infine, wargus designa il lupo (normale, in questo caso) ma deriva da una parola germanica che indica l'uomo che viene punito per un crimine. Nella società germanica questi veniva allontanato dalla civiltà e dalla protezione che essa offre, divenendo simile all'essere selvatico per eccellenza. "Criminale" è detto dunque wearg in Antico Inglese, warag in Antico Sassone, warc(h), in Antico Alto Tedesco, vargr in Norreno e wargus in Latino medievale (come prestito dal Germanico).

Nord Europa
Nelle tradizioni del Nord Europa compaiono figure di guerrieri, uomini e donne, consacrati a Odino, i berserker, che nella furia della battaglia si diceva si trasformassero in orsi, mentre gli úlfheðnar si tramutassero in lupi.
Fenrir è il prototipo del lupo mannaro scandinavo. È uno dei tre mostruosi figli di Loki, il dio vichingo degli inganni. Fenrir non è un lupo mannaro vero e proprio, perché non può trasformarsi e si presenta sempre in forma di lupo; tuttavia, è grosso al punto di essere deforme, ferocissimo, scaltro e dotato di parola come un uomo, tutte caratteristiche che lo avvicinano fortemente alla stirpe dei mannari. Gli dei vichinghi, man mano che cresce, iniziano a temerlo. Cercano di imprigionarlo, ma la belva è troppo forte e riesce a liberarsi. Per bloccarlo definitivamente devono ricorrere all'inganno e alla magia (altra analogia con molti miti riguardanti licantropi): lo legano con un laccio fabbricato dai nani intrecciando barba di donna, rumore di passi di gatto, radici di un monte, respiro di pesce, tendini d'orso e sputo d'uccello.
Ha forma di lupo anche l'innaturale progenie di una vecchia gigantessa. Due dei suoi figli lupi, Skǫll e Hati, inseguono dall'alba dei tempi il sole e la luna (ed è per questo motivo, secondo il mito, che i due astri si muovono) e finiranno per divorarli nell'ultimo giorno del mondo.
I lupi mannari propriamente detti compaiono anche nell'epica vichinga, in particolare nella saga dei Volsunghi, in almeno due occasioni. Nel canto quinto, a trasformarsi in lupo è la madre di re Sigger, facendo uso delle sue arti magiche. La regina-lupa si diverte, nella leggenda, a infierire sui figli di Volsung, che erano stati fatti prigionieri in battaglia da suo figlio; dei dieci uomini, nove vengono uccisi. Sopravvive Sigmund, aiutato dalla gemella Signi, che è anche moglie di re Sigger. Questa gli unge il volto di miele e la notte il lupo mannaro si ingolosisce, sentendo l'odore, ma gli lecca il volto anziché sbranarlo. Prontamente Sigmund gli afferra la lingua con i denti e la belva se la strappa per liberarsi. Nel tentativo, si procura una ferita che la uccide e, contemporaneamente, spezza i ceppi di Sigmund, liberandolo. Il tema del lupo mannaro ricompare nel canto ottavo; qui Sigmund e il nipote Sinfjotli giungono, attraverso una foresta, a una casa dove dormono due uomini di nobile stirpe. Sopra di loro sono appese delle pelli di lupo, due principi stregati da un incantesimo: devono sempre mostrarsi in forma di lupo, e solo una volta ogni cinque giorni possono riprendere sembianze umane. Sigmund e il nipote, incuriositi dalle pelli, le rubano, facendo ricadere su di loro la maledizione. Assumono sia le sembianze che la natura di lupi, e iniziano a aggredire uomini. In particolare, Sinfjotli si dimostra aggressivo e furbo.
«[...] quando nel più folto della foresta si imbatté a sua volta in un gruppo di undici uomini. Invece di chiamare lo zio [si erano accordati di non aggredire più di sette uomini contemporaneamente senza chiedere l'aiuto dell'altro], aspettò il momento più opportuno per coglierli di sorpresa, poi li assalì tutti insieme e li sbranò. Lo zio lo sorprende stanco a sonnecchiare presso i corpi degli uomini uccisi e si adira "Non rispetti i nostri accordi, Sinfjotli".»
Sigmund e Sinfjotli riescono poi a liberarsi dalla maledizione del lupo mannaro dando fuoco alle pelli.
Il mito del licantropo si ritrova nel nord Europa anche in altre zone, oltre alla Scandinavia. Compaiono nella tradizione dei popoli germanici e delle isole britanniche a fianco, di volta in volta, dell'orso mannaro o del gatto selvatico. La diffusione di queste credenze è testimoniata da Olaus Magnus nella sua Historia de gentibus septentrionalis. Magnus racconta come, nella notte di Natale, si radunino in un certo luogo molti uomini-lupo:
«[...] li quali la notte medesima, con meravigliosa ferocità incrudeliscono, e contro la generazione umana, e contro gl'altri animali, che non son di feroce natura, che gl'abitatori di quelle regioni patiscono molto di più danno da costoro, che da quei che naturali Lupi sono, non fanno. Perciochè, come s'è trovato impugnano con meravigliosa ferocità a le case de gl'uomini, che stanno nelle selve, e sforzansi di romperle le porte, per poter consumare gl'uomini e le bestie che vi son dentro»
(traduzione dal latino di Remigio Fiorentino, Venezia, 1561)
Il carattere di questi licantropi si differenzia quindi notevolmente dai lupi genuini, che ne escono quasi riabilitati. I mostri descritti da Magnus hanno anche spiccata tendenza all'alcolismo; dopo essere entrati nelle cantine:
«quivi si bevono molte botti [di birra] e di quella e d'altre bevande, e poi lasciano le botti vote, l'una sopra l'altra, in mezzo alla cantina. E in questa parte sono disformi dai naturali, e veri Lupi»
Ulfhendhnir è il nome dato in molte regioni settentrionali a questi esseri, e il suo significato è "dalla casacca di lupo".

Altre culture europee
In Italia il lupo mannaro assume nomi diversi da regione a regione: lupi minari nel forlivese, lupu pampanu o marcalupu in Calabria, lupenari in Irpinia, lupom'n in Puglia, Malaluna a Porticello, luv ravas nel cuneese, loup ravat nelle valli valdesi. In Lunigiana (Fortezza del Piagnaro a Pontremoli) viene segnalata la figura del lupomanaio, che comunque deve provenire da una zona linguisticamente toscana data la terminazione in -aio e la stessa forma lupo anziché il normale lov.
In Barbagia esiste la leggenda dell'Erchitu, un uomo che può trasformarsi, non in lupo, ma in un grosso bue bianco dalle grandi corna d'acciaio.
Nella Francia centrale e meridionale il lupo mannaro è il loup garou. L'etimologia è incerta; secondo Carlo Battisti e Giovanni Alessio garou deriva dal francone *wari(-wulf), "uomo(-lupo)", mentre secondo altri deriva da loup dont il faut se garer, ovvero "lupo dal quale bisogna guardarsi". Nella Francia settentrionale, in particolare in Bretagna, è il bisclavert.
In Germania e in Gran Bretagna esiste il werwulf o werewolf, la cui origine etimologica è la medesima: wer, dalla stessa radice del latino vir ("uomo") e wulf o wolf ("lupo").
Nell'Europa dell'Est compare una figura ambigua, a metà tra il lupo mannaro e un demone in grado di risucchiare la forza vitale (che, più tardi, si identificherà col vampiro). Il suo nome cambia a seconda della regione, ma l'origine del nome rimane sempre la stessa.
È detto oboroten in Russia, wilkolak in Polonia, vulkolak in Bulgaria, varcolac' (la forma forse più nota), in Romania.

Oriente e Americhe
In Oriente, si diceva che Gengis Khan fosse discendente del "grande lupo grigio".
Nelle pianure degli Stati Uniti, erano gli indiani Pawnee a ritenersi imparentati con i lupi. Usavano anche ricoprirsi delle pelli di questi animali per andare a caccia. Un simile comportamento può avere un valore esclusivamente simbolico (la volontà di impadronirsi delle doti del predatore) e non certo mimetico: le potenziali prede degli uomini sono anche, da altrettanto tempo se non di più, prede del lupo, e sono quindi molto ben allenate a distinguerne il manto. Inoltre poco dopo la scoperta delle Americhe i coloni sostenevano che la licantropia fosse una maledizione dei "pelle rossa" dovuta all'"incrocio" di sangue tra coloni e indiani dovuti a matrimoni misti o ad altre motivazioni come gli stupri compiuti meschinamente da coloni nei confronti degli indiani. Ed altri sostenevano fosse la punizione di Dio per aver accettato scambi con gli indiani. Mentre i nativi americani sostenevano che la licantropia fosse una malattia o maledizione portata dai coloni. Nel Sudamerica, in Argentina e Paraguay esiste la leggenda del Lobizon dove si narra che il settimo figlio maschio di un settimo figlio maschio nascerà uomo-lupo. Nel Suriname è presente la figura dell'Azeman, spirito malvagio femminile con caratteristiche sia del licantropo che del vampiro.

Epidemie medievali
Dal Basso Medioevo in avanti, il rogo è una soluzione usata a profusione per sbarazzarsi dei sempre più numerosi mutaformi, che paiono moltiplicarsi, specialmente in Francia e Germania. Il fenomeno arriva a toccare dimensioni gigantesche negli anni successivi alla controriforma, sia nei Paesi cattolici che protestanti. Redigere una contabilità precisa di quanti siano finiti al rogo con l'accusa di mannarrismo, da sola o in congiunzione con quella di stregoneria, è molto difficile. Le fonti più prudenti parlano di circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni si sbilanciano fino a suggerire un numero prossimo alle centomila vittime. La storia più famosa è quella di un certo Peter Stubbe, che forse era effettivamente un serial killer. Per secoli si è comunque in presenza di una sorta di isteria collettiva, che è ben testimoniata dagli studi di Jacques Collin de Plancy. De Plancy, studioso francese dell'Ottocento che si dedicò animatamente a studi di spirito volterriano per spazzare la superstizione residua nella gente, raccoglie molte testimonianze dei secoli precedenti nel suo Dictionnaire Infernal, dando un quadro abbastanza preciso di quella che era la situazione in Europa nei secoli citati:
«L'imperatore Sigismondo fece discutere in sua presenza, da un conclave di sapienti, la questione dei lupi mannari, e fu unanimemente stabilito che la mostruosa metamorfosi era un fatto accertato e costante. Un malfattore che volesse compiere qualche soperchieria, non aveva che da spacciarsi per Lupo Mannaro per terrorizzare e mettere in fuga chiunque. A tale scopo non aveva bisogno di trasformarsi davanti a tutti in lupo: bastava la fama. Molti delinquenti vennero arrestati come lupi mannari, pur rimanendo sempre con sembianze umane. Pencer, nella seconda metà del Cinquecento, riferisce che in Livonia, sul finire del mese di dicembre, ogni anno si trova qualche sinistro personaggio che intima agli stregoni di trovarsi in un certo luogo: e, se loro si rifiutano, il Diavolo stesso ve li conduce, distribuendo nerbate così bene assestate da lasciare immancabilmente il segno. Il loro capo va avanti per primo, e migliaia di Stregoni vanno dietro di lui; infine attraversano un fiume, varcato il quale si cambiano in lupi e si gettano su uomini e greggi, menando strage»
Plancy riferisce anche un episodio italiano, la cui fonte prima dice essere un certo Fincel:
«Un giorno venne preso al laccio un lupo mannaro che correva per le vie di Padova; gli si tagliarono le zampe, e il mostro riprese tosto forma d'uomo, ma con piedi e mani mozzati»
Questa sorta di isteria collettiva porta a episodi terribili e grotteschi insieme. A tal medico Pomponace, sempre secondo Plancy, venne portato un contadino affetto da licantropia; questi gridava ai suoi vicini di fuggire se non volevano essere divorati. Siccome lo sventurato non aveva affatto la forma di lupo, i villici avevano cominciato a scorticarlo per vedere se per caso non avesse il pelo sotto la pelle. Non avendone trovato traccia, lo avevano portato dal medico. Pomponace, con maggior buon senso, stabilì che si trattava di un ipocondriaco.

Caratteristiche
Morfologia licantropica
Per lo più, tutte le storie e le leggende sono concordi nell'affermare l'origine diabolica del mostro che viene spesso associato con streghe ed eretici. A parte questo punto in comune, è impossibile tracciare una morfologia univoca del licantropo. Normalmente lo si trova rappresentato in forma di lupo (e non una creatura ibrida tra l'uomo e la bestia, come nei film d'orrore) che può però assumere un'ampia gamma di aspetti e dimensioni, dal normale lupo, da cui si distingue solo per l'intelligenza e la ferocia, a una mostruosità grossa come una vacca e deforme, dalla forza spaventosa e dalla ferocia senza pari. Taluni affermano anche che il licantropo è privo di coda, perché le creazioni del diavolo, per quanto ben riuscite, sono necessariamente imperfette. Altri ritengono che sia necessariamente di colore nero. Un possibile tratto distintivo sta nelle sue impronte: in alcune leggende, il lupo mannaro lascia a terra il segno di cinque unghie (i canidi normali lasciano solo quattro tacche. Il pollice si è atrofizzato e non tocca il terreno). Alcuni di questi uomini bestia conservano la possibilità di parlare e ragionare come normali esseri umani, altri la perdono completamente. Anche alla regola secondo cui non vengono mai rappresentati come ibridi ci sono delle eccezioni, sia pure rare e parziali. Infatti, a volte il lupo mannaro sembra poter procedere su due zampe, o conservare una certa prensilità degli arti anteriori, cosa che gli consente, all'occorrenza, di intrufolarsi nelle case scassinando le porte chiuse. Altro tratto distintivo è l'immenso gusto del licantropo per la carne fresca.
Il demonologo francese Pierre Delancre (Bordeaux 1565 (?) – Parigi 1630), lo descrive così:
«Essi sgozzano li cani e li bambini e li divoran con eccellente appetito; camminano a quattro zampe; ululano come veraci [lupi]; hanno ampia bocca, occhi di fuoco e zanne acuminate»
Diventa imperativo, per la possibile vittima medievale, cercare di capire anche come si presenta il mannaro in forma umana, per individuarlo e guardarsene. Il compito non è facile, perché esistono quasi tanti segni indicatori quante sono le versioni della bestia. Bisogna guardarsi da chi ha sopracciglia troppo folte e unite al centro, oppure il volto ferino, i canini troppo affilati, pelo sia sul dorso che sul palmo delle mani. Il dito indice più lungo del medio è sicuro indizio di licantropia, così pure un insano appetito per la carne cruda. È opportuno anche sospettare di chi sia troppo in forze senza che lo si veda mai mangiare; quasi di sicuro è un lupo mannaro che uccide persone la notte e le divora di nascosto.
Personaggio a metà tra lo stregone e l'uomo-lupo è il francese meneur de loups o "pastore di lupi". È una sorta di incantatore che, pur non trasformandosi personalmente in lupo, è in grado di radunare e guidare un branco di queste bestie per i suoi scellerati fini. La capacità di comandare un branco di normali lupi è spesso riconosciuta anche al licantropo. Alla testa dei suoi "simili", poi, il lupo mannaro può dare l'assalto a paesi o, addirittura, a roccaforti, facendo strage degli abitanti e divorando gli armenti. Talvolta, questi branchi misti si presteranno anche a fare da cavalcatura alle streghe, e a portarle ai luoghi del sabba.
Nel Medioevo si completa l'opera di demonizzazione del lupo, che viene assimilato al suo "doppio" innaturale e visto come servo delle streghe (il mannaro è una loro possibile incarnazione). I lupi sono vicini a Satana, e devono cominciare a guardarsi con molta attenzione dagli uomini, che talvolta arriveranno a fare dei veri e propri roghi di queste bestie, a fianco di sventurati accusati di stregonerie o eresia.

Diventare licantropo
Molti sono i modi per diventare licantropi. L'unico che non figura nella tradizione è il morso: chi viene morso da un lupo mannaro non diventa lupo mannaro esso stesso. Il morso come veicolo dell'infezione muta forma è una trovata narrativa relativamente moderna, dovuta, quasi certamente, a una contaminazione proveniente dalle storie sul vampirismo.
Per tutto il Medioevo invece, per trasformarsi in lupi il modo più sicuro rimane ricorrere alla magia. Ciò, ovviamente, implica che la trasformazione sia volontaria. Per compierla ci si deve spogliare della propria pelle e indossare una pelle di lupo. Se si è restii ad autoscorticarsi, può bastare indossare una cintura confezionata con la pelle di questo animale. Caratteristica fondamentale perché la pelle possa funzionare è che la testa sia sostanzialmente intatta, se possibile con ancora il cranio inserito a supporto dei denti. La pelle, ovviamente, non può essere quella di un comune lupo, ma deve essere una sorta di veste maledetta. Questa deve essere consegnata da Satana, che volentieri la fornisce a persone esecrabili, oppure, secondo consolidata tradizione, in cambio dell'anima. Un'alternativa all'uso della pelle è il ricorso a unguenti o filtri magici. Uno dei componenti fondamentali è quasi sempre il grasso di lupo. A volte questo viene mescolato con sostanze tossiche (come la belladonna) o dagli effetti psicotropi. Una delle più note ricette di filtro magico prevede di mescolare cicuta, semi di papavero, oppio, zafferano, assafetida, solano, prezzemolo e giusquiamo. Parte andava spalmata sul corpo e parte bevuta. Non è quindi improbabile che una persona, se assume un simile intruglio e sopravvive, si comporti come un animale invasato, arrivando ad essere pericoloso. Un ulteriore sistema per trasformarsi è bere "acqua licantropica", cioè raccolta nelle impronte lasciate da un uomo-lupo.
La volontarietà di queste trasformazioni fa sì che possano avvenire in ogni ora del giorno o della notte e in ogni momento. Questo significa che, secondo molte tradizioni, non basta guardarsi dalla luna piena per essere in salvo dai lupi mannari. Il plenilunio assume importanza, anche se non sempre risulta fondamentale, nelle trasformazioni involontarie. Il primo autore ad associare la trasformazione alle fasi lunari è stato presumibilmente Gervasio di Tilbury, uno scrittore medievale. L'idea dell'influsso della luna piena viene ripreso e ritenuto fondamentale dalla maggior parte delle leggende. Vi sono tradizioni (ad esempio in Calabria) secondo cui il licantropo si può trasformare anche sotto l'influsso della luna nuova. L'involontarietà della trasformazione non si ricollega solo al fatto che si verifichi in particolari congiunzioni astrali, ma anche alle sue cause: è solitamente dovuta agli effetti di una maledizione o ad altro accidente. Infatti, anche il venir maledetti da una strega, come pure da un santo o da persona venerabile può portare alla licantropia. San Patrizio, secondo la tradizione, si dedicò a maledire e trasformare in lupi intere popolazioni, così come San Natale. I motivi per cui si può venire maledetti sono molteplici: eresia, empietà, antropofagia (qui ritorna il mito di Licaone), al limite anche solo essere nati in certi periodi dell'anno. Chi nasce la notte di Natale a cavallo della mezzanotte o il giorno dell'Epifania, per esempio, ha buone probabilità di divenire lupo mannaro. Si tratterebbe di una sorta di maledizione divina per punire un gesto quasi blasfemo. Per salvare il figlio dalla crudele sorte, il padre, utilizzando un ferro rovente, deve incidere una croce sotto la pianta di un piede del bambino per i tre Natali successivi. La maledizione può essere dovuta anche a incidenti o piante velenose. Vi è una tradizione abruzzese secondo cui dormire sotto la luna piena (in alcune zone deve essere anche un mercoledì notte) porta al licantropismo. Per le piante, la credenza più diffusa proviene dall'est europeo e avverte di stare lontani dai fiori neri (secondo la versione moldava, questi crescerebbero di preferenza vicino a cimiteri). Il nero è un colore che le infiorescenze in natura non assumono, tranne in casi particolarissimi (non attira gli insetti o altri animali impollinatori), quindi indica soprannaturalità e probabile matrice diabolica.

Difendersi dal licantropo
Tra le scarse difese contro questo essere forte e feroce la più efficace pare essere l'argento. Questo metallo può uccidere tutte le creature sovrannaturali (anche i vampiri, sebbene alcune tradizioni prediligono il paletto di frassino). Bisogna perciò trafiggere il mannaro con una lama di argento o sparargli con una pallottola dello stesso materiale. La credenza si deve alle proprietà di disinfettante che fin dall'epoca greca erano associate a questo metallo. Secondo alcune versioni del mito, l'arma d'argento deve anche essere benedetta, o addirittura fusa da un crocifisso d'argento. Le più complesse sono una versione piemontese e una francese della Saintogne; secondo quella piemontese, la fusione deve provenire non solo da un crocifisso d'argento benedetto, ma deve essere realizzata la notte di Natale. La versione della Saintogne non prevede espressamente l'argento, ma le pallottole devono essere benedette in particolari ore della notte in una cappella dedicata a Sant'Uberto. Un'alternativa che sembra funzionare bene, almeno con quelli che usano una pelle per trasformarsi, è la distruzione della pelle stessa. Opzionalmente, dopo aver ucciso l'uomo-lupo, si può procedere al taglio della testa prima del seppellimento. Questo eviterà che il mostro, dopo morto, si tramuti in vampiro (tradizione slava).
La licantropia si fronteggia meglio sul fronte della cura e della dissuasione. Se uccidere un lupo mannaro è complicato, si può sempre riuscire a sfuggirgli o a guarirlo. Ad esempio, l'uomo-lupo siciliano non è in grado di salire le scale che, di conseguenza, costituiscono un sicuro riparo e per curare il malcapitato da tale stato di affezione bisogna colpirgli la testa in modo da far zampillare fuori un quantitativo sufficiente di "sangu malatu" (sangue malato). Anche lo zolfo messo sulla soglia di casa costituisce un valido deterrente. Il lupo mannaro abruzzese potrà arrestare la trasformazione se gli si lascia a disposizione un recipiente con acqua pura, nel quale si possa bagnare. In alternativa, si può indurre il licantropo a riassumere la forma umana spillandogli tre gocce di sangue dalla fronte o facendolo ferire da un suo familiare che brandisce un forcone, oppure ancora colpendolo con una chiave priva di buchi. Buona efficacia ha anche l'aconito (in inglese prende il nome di wolfsbane, "veleno dei lupi") che risulta particolarmente sgradito.
La soluzione definitiva e radicale rimane il fuoco, da usarsi, preferibilmente, sul licantropo ancora in forma umana.



venerdì 1 novembre 2019

Lettura del biglietto

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La lettura del biglietto è un'illusione basata sulla suggestione psicologica, mediante la quale un soggetto legge, facendo finta di usare la chiaroveggenza, un messaggio sigillato in una busta, di cui in realtà già conosce il contenuto. Benché la lettura del biglietto sia sempre svolta attraverso un trucco, l'effetto è tale da dare l'impressione di un'effettiva lettura del pensiero.
La "lettura del biglietto" è di solito una performance degli illusionisti. I medium e coloro che affermano di possedere potere paranormali spesso usano questa tecnica per fingere di provare i loro presunti "poteri soprannaturali".


giovedì 31 ottobre 2019

Il libro di Urantia

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Il libro di Urantia (a volte chiamato Fascicoli di Urantia o Quinta Rivelazione Epocale) è un libro spirituale e filosofico che discute di Dio, di Gesù, di scienze, di cosmologia, di religione, della storia e del destino. È stato diffuso a Chicago, tra il 1924 e il 1955. La paternità rimane avvolta nel mistero. Gli autori introducono la parola "Urantia" come nome del pianeta Terra e si auto-descrivono come personalità sovrumane che consegnano il libro come una rivelazione.
La Fondazione Urantia, una società statunitense senza scopo di lucro, pubblicò per la prima volta Il libro di Urantia nel 1955. Nel 2001, una giuria ritenne che il copyright del libro in inglese non fosse più valido a partire dal 1983. Il testo in lingua inglese negli Stati Uniti è considerato di pubblico dominio.

Il retroscena
La paternità e la pubblicazione
Il Libro di Urantia non indica autori. È composto da 196 "documenti", o capitoli, ciascuno dei quali è attribuito a un essere celeste, come nel caso di un consigliere divino, del capo degli arcangeli, di un brillante astro della sera, e di tanti altri. Bill Sadler Jr. ha composto l'indice pubblicato con il libro. Nel 1911 William S. Sadler e sua moglie Lena Sadler, noti medici di Chicago, dissero di essere stati contattati da una vicina preoccupata perché di tanto in tanto trovava suo marito in stato di sonno profondo, e con la respirazione anomala. Questa signora aggiunse che in questi casi non era in grado di svegliarlo. I Sadler si recarono dal loro vicino a osservare questi episodi, e nel corso del tempo, l'individuo produsse delle comunicazioni verbali che sosteneva provenire da un essere spirituale identificatosi come un "visitatore studente". La situazione cambiò a partire dai primi mesi del 1925, quando venne prodotto un "voluminoso documento manoscritto", che da allora divenne il metodo regolare della presunta comunicazione. I Sadler erano entrambi medici rispettati, e William S. Sadler è stato uno psichiatra avventista demistificatore dei fenomeni paranormali, tanto da essere noto come un non credente nel soprannaturale. Nel 1929 ha pubblicato un libro intitolato The Mind at Mischief, in cui spiega i metodi fraudolenti dei medium e come l'auto-inganno può portare a certe rivendicazioni psichiche. Ha scritto in un allegato che ci sono stati due casi dei quali non ha potuto chiarire a sufficienza.
«Una delle due eccezioni ha a che vedere con un caso un po' particolare di fenomeni psichici, che non sono in grado di classificare ... Sono venuto a conoscenza di questo caso nell'estate del 1911, e l'ho avuto sotto la mia osservazione da allora, per ben 250 sessioni notturne, molte delle quali hanno visto la partecipazione di uno stenografo che ha compilato delle note molto voluminose. Uno studio approfondito di questo caso mi ha convinto che non si trattava di una delle trance ordinarie ... In nessun modo si ricollegano alle visite notturne, come ad esempio le sedute associati allo spiritismo. In questo periodo di diciotto anni di osservazione non vi è mai stata una comunicazione da parte di qualsiasi fonte che ha affermato di essere lo spirito di un essere umano deceduto ... Diciotto anni di studio e di indagine accurata non sono riusciti a rivelare l'origine psichica di questi messaggi ... La psicoanalisi, l'ipnotismo, il confronto intenso, non riescono a dimostrare che i messaggi scritti o parlati di questo individuo, hanno origine nella sua mente ... Il suo contenuto filosofico è abbastanza nuovo, e non siamo in grado di trovare nei pensieri espressi, dei collegamenti con espressioni umane già note... La sua filosofia è coerente. Essa è essenzialmente cristiana ed è, nel complesso, del tutto in armonia con i fatti noti dalla scienza e le verità di questo attuale periodo.»
(Sadler)
Nel 1924 un gruppo di amici Sadler, ex pazienti e colleghi, iniziarono degli incontri domenicali per discussioni intellettuali, interessati direttamente alle strane comunicazioni che il dott. Sadler registrava attraverso il "paziente dormiente" e dei quali lessero degli appunti. In seguito, al gruppo fu permesso (attraverso questo sistema di comunicazione) di formulare domande e di ricevere le risposte da esseri celesti attraverso la "personalità di contatto".
Sadler presentò questo possibilità al gruppo, il quale generò centinaia di domande senza serietà, ma il risultato è stato quello della comparsa di risposte, sotto forma di documenti scritti autografi. Essi si sono molto impressionati dalla qualità delle risposte avute e hanno continuato a fare domande, fino a che sono stati ottenuti tutti i documenti ora noti come "Il Libro di Urantia". Il gruppo venne poi conosciuto come il "Forum". Un piccolo gruppo di cinque persone, chiamato la Commissione di Contatto, inclusi i Sadler, è stato responsabile della raccolta di domande provenienti dal Forum, e anche in qualità di custodi dei manoscritti, presentati come risposta, in seguito alle domande formulate. Essi furono anche gli organizzatori addetti alla revisione e alla digitazione del materiale.
I Sadler e le altre persone coinvolte, ora tutti defunti, hanno sostenuto che i documenti del libro sono stati fisicamente materializzati dal 1925 al 1935 in un modo a loro incomprensibile, i primi tre capitoli in fase di completamento nel 1934 e il quarto nel 1935. L'ultima riunione del Forum avvenne nel 1942.
Dopo che l'ultima parte (la IV) fu ottenuta nel 1935, è trascorso un ulteriore periodo di tempo in cui le richieste di chiarimenti portarono a delle revisioni. Sadler e suo figlio William (Bill) Sadler Jr. scrissero una introduzione al progetto e dissero che non si sarebbero potute aggiungere altre introduzioni. La prefazione è stata "trasmessa" in seguito.
Le comunicazioni presumibilmente continuò per altri due decenni, mentre i membri del Forum studiavano il libro in profondità, e secondo Sadler e gli altri membri, il permesso di pubblicare è stato dato loro nel 1955. La Fondazione Urantia è stata costituita nel 1950 in Illinois, come società educativa e senza scopo di lucro, e attraverso la raccolta di fondi privati il libro è stato pubblicato con il diritto internazionale d'autore il 12 ottobre 1955.
I membri della Commissione di contatto furono i soli testimoni delle attività del paziente "dormiente", e soltanto loro conoscevano la sua identità. L'individuo fu tenuto volutamente nell'anonimato, al fine di evitare per il futuro scene indesiderabili di venerazione o rispetto nei suo confronti. Martin Gardner afferma che ci sarebbe stata un'altra spiegazione più plausibile di quella imputata agli Esseri Celesti, relativamente all'origine del libro. Indica il responsabile di tutto il fenomeno nella Commissione di Contatto e in particolare in William Sadler. La conclusione di Gardner sarebbe che un uomo di nome Wilfred Kellogg sia stato il paziente "dormiente" e l'autore stesso attraverso il suo subconscio, e William Sadler fu successivamente colui che riunì e impaginò i documenti. Un'analisi statistica mediante il metodo di stilometria di Wallace indica che siano stati coinvolti almeno nove autori nella stesura dei diversi capitoli, e la comparazione dei risultati dell'analisi del libro di Sadler, The Mind at Mischief, non indicherebbe la sua paternità o la sua direzione, senza escludere però la possibilità di alcune modifiche.

Le rivendicazioni di canalizzazione
Martin Gardner afferma che Wilfred Kellogg fosse il canalizzatore iniziale del Libro di Urantia — vale a dire, Wilfred era il vicino del dottor Sadler con un disturbo del sonno, — sottolineando che Wilfred morì un anno dopo la pubblicazione del libro, nel 1956, ed ebbe un servizio funebre "urantiano".

Stato del copyright
Nel 1991, dopo aver compilato un indice de Il Libro di Urantia e distribuito copie gratuite con CD e stampe, Kristen Maaherra venne citata in giudizio dalla Fondazione Urantia per aver violato i loro diritti d'autore sul libro. Nel 1995, Maaherra vinse un giudizio sommario che dichiarava valido il rinnovo copyright della Fondazione Urantia in appello, la sentenza venne capovolta e assegnato alla Fondazione Urantia. Quattro anni più tardi, nel 1999, Harry McMullan III e la Fondazione Michael pubblicarono un libro, Jesus – A New Revelation, che comprendeva testualmente 76 dei 196 documenti inclusi ne Il libro di Urantia. McMullan e la Fondazione Michael successivamente chiesero una dichiarazione legale che comprovasse la validità del copyright della Fondazione Urantia del "Il Libro di Urantia" o, in alternativa, che il copyright non fosse stato violato. I copyright della Fondazione Urantia si ritiene siano scaduti nel 1983, perché il libro non è stato ritenuto né un lavoro composito, né un lavoro commissionato per il noleggio. Questi due argomenti sono stati respinti, un tribunale statunitense ha dichiarato che, poiché il canalizzatore era deceduto prima del 1983, soltanto gli unici eredi sarebbero stati idonei a rinnovare il diritto d'autore nel 1983, e dal momento che questo non venne attuato, e il diritto d'autore della Fondazione Urantia per il Libro era scaduto, Il Libro di Urantia era quindi passato di pubblico dominio. Questa decisione venne confermata in appello.

Contenuti
Panoramica
Il libro di Urantia è di 2097 pagine e si compone di una prefazione introduttiva seguita da 196 "capitoli" divisi in quattro parti:
  1. L'Universo Centrale e il Superuniverso, questa parte riguarda ciò che gli autori considerano i più alti livelli della creazione, a partire dall'eternità e dall'infinito "Padre Universale", i componenti la Trinità e l'Isola del Paradiso. Gli autori affermano che Dio abita in questa isola, che esiste al di fuori dello spazio e del tempo ed è composta da una strana sostanza unica chiamata "Absolutum". In orbita intorno al Paradiso risiede l'Universo di Havona, un miliardo di "mondi perfetti, senza tempo". Al di fuori di questa eternità gravitano sette superuniversi imperfetti, in continua evoluzione, ognuno contenente 100.000 universi locali, e ciascuno di coloro contenente dieci milioni di pianeti abitati. Gli abitanti di questi pianeti sono descritti come umanoidi, con un'altezza che varia (a causa delle differenze di gravità) dai dieci metri ai 30 pollici, tra cui alcuni pianeti abitati da "non respiratori".
  2. L'Universo Locale, dove viene descritta l'origine, l'amministrazione e la personalità dell'universo locale di "Nebadon", che si dice contenga Urantia. Presenta racconti sugli abitanti di universi locali e come viene coordinato il loro lavoro in uno schema di ascensione spirituale e la progressione di diversi ordini di esseri, compresi gli umani, gli angeli, e tanti altri. Quando moriamo, ci svegliamo nel primo di sette "mondi delle dimore" in un pianeta costruito appositamente chiamato Jerusem. Le nostre anime sono in nuovi corpi semi-materiali (chiamati morontiali), con un cervello completo di tutti i nostri ricordi al momento della morte. Dopo lo studio sui mondi di Jerusem, riceviamo ulteriore formazione sui settanta satelliti di Edentia, e poi nei 490 satelliti di Salvington, la capitale mondiale di Nebadon. A quel punto, le nostre anime sono giunti al "primo stadio di spiriti."
  3. La Storia di Urantia è l'esposizione della storia della Terra, e presenta una spiegazione della presunta origine, scopo, evoluzione e destino, del nostro mondo e dei suoi abitanti, un saggio relativamente a "La religione nell'esperienza umana", il concetto di "Aggiustatore del Pensiero", de "la sopravvivenza della Personalità," e termina con "I conferimenti di Cristo Micael." I primi esseri umani non furono Adamo ed Eva, ma una coppia di gemelli chiamati Andon e Fonta, nati nel 991.485 a.C. Sulla origine delle razze, il Libro di Urantia sostiene che 500.000 anni fa, una famiglia nel nord dell'India ebbe 19 bambini con vari colori della pelle: cinque bambini svilupparono la pelle rossa (gli antenati dei nativi americani), due la pelle arancio (i loro discendenti sono stati poi spazzati via dai discendenti della razza verde), quattro quella gialla (gli antenati dei popoli orientali), due quella verde (i cui discendenti sono stati "incorporati" da altre razze), quattro quella blu (i cui discendenti, dopo aver avuto una leggera amalgama con le razze rossa e gialla, produssero l'attuale razza bianca), e due quella indaco (i cui discendenti emigrarono in Africa e divennero l'attuale razza negra).
  4. La vita e gli insegnamenti di Gesù narrano dell'infanzia di Gesù, della sua adolescenza, della sua vita familiare, del suo ministero pubblico, e degli gli eventi che hanno portato alla sua crocifissione, morte e risurrezione. Prosegue con fascicoli sulle apparizioni dopo la sua risurrezione, la Pentecoste, e infine, "La fede di Gesù". Questa Parte IV illustra molti dei concetti presentati nelle prime tre parti, attraverso la storia della vita di Gesù. Gli autori rifiutano l'idea di nascita della Vergine miracolosa, sostenendo che Gesù sia nato da padre e madre normale, indipendentemente dalla sua natura come incarnazione di un Figlio Creatore e lui stesso creatore materiale dell'universo locale di Nebadon (compreso la nostra Terra). Essi rifiutano anche il miracolo della moltiplicazione dei pesci e della trasformazione dell'acqua in vino, ma accettano la risurrezione miracolosa di Lazzaro, che in seguito divenne il tesoriere di una congregazione cristiana a Filadelfia.
L'aspetto letterario
Il Libro di Urantia è stata apprezzato da alcuni come una forma di fantascienza, romanzo storico o fantasia. Esso si distingue per il suo alto livello di coerenza interna e uno stile di scrittura avanzato. Lo scettico Martin Gardner, in un libro molto critico nei confronti del "Il Libro di Urantia", scrive che è "molto fantasioso" e che "supera in fantasia la cosmologia di qualsiasi altro lavoro di fantascienza da me conosciuto".
Le Parti I, II, e III sono scritte principalmente in linguaggio espositivo. I documenti sono informativi, dati di fatto, e didattici. La Parte IV del libro è una biografia della vita di Gesù, e alcuni sostengono che sia una narrazione ricca di personaggi ben sviluppati, l'attenzione ai dettagli, una fitta trama, e un dialogo realistico. Considerato alla stregua di letteratura, la IV Parte è notevolmente arricchita rispetto ad altre narrazioni della vita di Gesù, come ad esempio The Gospel According to Jesus Christ di José Saramago e Behold the Man di Michael Moorcock. Martin Gardner ritiene questa IV Parte un "lavoro ben scritto, speciale e impressionante", e dice: "Esso è particolarmente accurato nella sua storia perché proviene direttamente da esseri superiori in grado di sapere, o si tratta di un'opera di fantasia fertile derivante da qualcuno che conosceva molto bene il Nuovo Testamento a memoria e che è stato anche impegnato nello studio e conoscenza dei tempi in cui visse Gesù". La sua valutazione è che il racconto sia un lavoro avente paternità umana.

Interpretazioni critiche
Critiche sull'affermazione di rivelazione
La pretesa della rivelazione del Libro di Urantia è stata criticata per vari motivi. Gli scettici, come Martin Gardner, affermano che sia un prodotto degli sforzi umani, piuttosto che una rivelazione, perché una parte della sua scienza è imperfetta. Infatti il libro non supporta alcuni principi del cristianesimo, come la dottrina dell'Espiazione, e al tempo stesso presenta un resoconto della vita di Gesù, assente nel Vangelo. Anche altri con punti di vista cristiano hanno sostenuto non può essere vero.
Altri critici hanno ritenuto sia troppo lunga, complessa e burocratica, un insieme di oltre 2.000 pagine, quasi il doppio della lunghezza della Bibbia.

La critica sulla scienza
Nel Capitolo 101, "La Natura reale della Religione," gli autori scrivono:
«Noi sappiamo benissimo che, mentre i fatti storici e le verità religiose di questa serie di esposizioni rivelatorie sussisteranno negli archivi delle ere future, nel giro di pochi anni molte delle nostre affermazioni riguardanti le scienze fisiche avranno bisogno di una revisione in conseguenza di ulteriori sviluppi scientifici e di nuove scoperte. Questi nuovi sviluppi noi li prevediamo già adesso, ma ci è proibito includere tali fatti non ancora scoperti dagli uomini nelle esposizioni della rivelazione. Sia chiaro che le rivelazioni non sono necessariamente ispirate
Gli scettici come Martin Gardner vedono la scienza de Il libro di Urantia come un chiaro riflesso di punti di vista che ha prevalso nel momento in cui il libro ha avuto origine. L'ammissione da parte degli autori del libro che non debba essere presa in considerazione nessuna scoperta scientifica, sarebbe vista come un chiaro stratagemma per impedire agli eventuali errori di essere respinta in seguito. Tale presentazione scientifica non presentata nel dopo-1955 viene presa come una prova che il libro venne scritto da esseri umani e non da esseri celesti con una conoscenza superiore. Esempi di critiche per quanto riguarda la scienza ne Il libro di Urantia, includono:
  • La formazione descritta del sistema solare è in linea con l'ipotesi del Planetesimo di Chamberlin-Moulton. Anche se fu popolare nella prima parte del XX secolo, dai primi anni del 1940 è stata scartata, e la spiegazione scientifica attualmente accettata per l'origine del sistema solare è basata sull'ipotesi nebulare.
  • In base alle descrizioni del libro, l'universo è di centinaia di miliardi di anni e si espande e si contrae periodicamente - "respira" - con fasi di 2 miliardi di anni di intervallo. Osservazioni attuali suggeriscono che la vera età dell'universo è circa 13,7 miliardi di anni, e non ci sono cicli di espansione e contrazione. Il libro non è in linea con il concetto della Teoria del Big Bang.
  • Nel capitolo IV del Fascicolo 15 del Libro di Urantia, Andromeda ha una distanza di "quasi un milione di anni luce" dal nostro pianeta; in base alle scoperte contemporanee degli astronomi Hubble e Shapley, oggi è ben noto che questa galassia, M31, è distante di 2,537 milioni di anni luce.
  • Secondo il Fascicolo 58, la vita è stata impiantata 550 milioni di anni fa, ma gli scienziati hanno trovato prove di vita batterica e fossili stromatoliti in Australia fino a 3,5 miliardi di anni. Nel 2002 un risultato di grafite e uno studio successivo su roccia di carbone metamorfica però, presentano tracce di più giovani particelle di carbonio che contaminarono la roccia metamorfica più antica, mettendo in discussione la valutazione della prima prova scientifica, e ritornando quindi all'ipotesi di una più antica origine.
  • Si crede che una particella fondamentale chiamata "Ultimatone" sia alla base dell'elettrone, composto così da 100 ultimatoni. La particella non è stata ancora scoperta né è supportata da moderni studi sulla fisica delle particelle.
  • Il libro sembra ripetere l'idea prevalente al momento della sua origine, secondo cui un lato del pianeta Mercurio è sempre rivolto verso il Sole a causa del blocco delle maree. Nel 1965, radioastronomi hanno scoperto che Mercurio ruota in realtà abbastanza veloce in tutti i lati, per vedere la sua esposizione al sole.
«I pianeti più vicini al Sole sono stati i primi ad avere rallentate le loro rivoluzioni, per l'attrito delle maree. Tali influenze gravitazionali hanno contribuito anche, alla stabilizzazione delle orbite planetarie, mentre agiscono da freno alla velocità di rivoluzione planetaria-assiale, causando una lenta rotazione del pianeta fino a quando tale rivoluzione assiale cessa, lasciando un emisfero del pianeta sempre rivolta verso il Sole o di un corpo più grande, come è dimostrato dal pianeta Mercurio e dalla Luna, i quali rivolgono sempre la stessa faccia verso la Terra.»
  • Si dice che alcune specie si siano evolute da una singola mutazione genetica senza transizione di specie. La teoria nasce con il botanico olandese Hugo de Vries, ma, nonostante il punto di riferimento del documento pubblicato nel 1972 dai paleontologi Niles Eldredge e Stephen Jay Gould, molto scetticismo persiste in questa ricerca, ora conosciuta come la Teoria degli equilibri punteggiati.
  • Nel Libro si possono trovare controverse dichiarazioni sulle razze umane. I sostenitori di questa tesi affermano che la critica si è verificata decontestualizzando certi brani. Gardner ritiene che William S. Sadler, autore di alcuni trattati di eugenetica, era anche implicato nella pubblicazione del libro, e in questo modo, tali idee vennero veicolate.
Meredith Sprunger, un credente Liberal religion del Libro di Urantia in pensione e ministro della Chiesa unita di Cristo scrive, "la ricerca ha rivelato che la quasi totalità del materiale scientifico trovato nel Libro di Urantia era già a conoscenza della comunità scientifica di quel periodo, o era preso in considerazione da alcuni scienziati di quel tempo, o stava per essere scoperto o riconosciuto". Egli argomenta contro la sua infallibilità letterale e che il fondamentalismo del libro è "altrettanto insostenibile come fondamentalismo biblico". Una controversia che è nata tra lettori e Gardner riguarda la data di pubblicazione del libro, i primi ritengono che esso abbia anticipato profeticamente i progressi scientifici, mentre il secondo afferma che nel ventennio che va dal 1935 al 1955 (pubblicazione del libro), tali scoperte potrebbero essere percepite come profetiche, quando invece potrebbero essere stati aggiunti successivamente e prima della pubblicazione. Ad esempio, viene descritto il ruolo di catalizzatore che il carbonio gioca nelle reazioni nucleari del sole, anche se l'annuncio di Hans Bethe della scoperta non è stato fatto fino al 1938.
L'unica anticipazione della scienza che apparentemente viene svelata, secondo Gardner, è quando si parla del magnetismo in possesso dei piccioni viaggiatori: "L'umanità non è del tutto ignara di questo senso in quanto possesso consapevole"(Fasc. 34.4.13). Nel 1980 uno zoologo britannico, Robin Baker, ha pubblicato la prova che gli esseri umani hanno un limitato senso magnetico.
Mark McMenamin, professore di geologia, cita una sezione del libro che descrive un supercontinente miliardi di anni fa, che poi si divise, formando bacini oceanici dove si sviluppò presto vita marina. Egli dice: "Questo passaggio incredibile, scritto nel 1930, anticipa i risultati scientifici che in realtà non compaiono nella letteratura scientifica fino a molti decenni dopo". McMenamin afferma inoltre, "Sicuramente sto facendo una selezione nella mia scelta di citazioni, ma ci sono pagine e pagine di materiale scientificamente insostenibile ne Il libro di Urantia".

Influenza
Aderenti
Secondo lo studio dello scrittore Brad Gooch, non vi è alcun modo per stabilire il numero di adesioni al libro non essendoci alcuna organizzazione interna di censimento. Gruppi di studio informali "tendono a germogliare, maturare, poi svaniscono". I Lettori a volte partecipano a gruppi di studio, dopo aver letto da soli per anni o decenni, altri si uniscono a loro subito dopo aver sviluppato un certo interesse per il libro, mentre "per la maggior parte, il culto rimane individuale come l'atto della lettura". I contrasti sulla proprietà legale del libro, la sua interpretazione e la ricezione di nuove rivelazioni hanno portato ad alcune spaccature, anche se questi dissapori sembrano essere stati per la maggior parte risolti, in modo soddisfacente.[28] Il movimento comprende in genere una visione settaria, sostenendo che tutti gli individui anche di diverse religioni possano ricevere dal libro insegnamenti sotto forma di arricchimento, piuttosto che porsi in contraddizione alla propria fede.
Il piccolo movimento ispirato da Il Libro di Urantia non ha sviluppato clero o istituzioni come chiese, sale di lettura, o templi.
Sarah Lewis osserva che "La Rivelazione di Urantia non si garantisce la propria legittimità attraverso mezzi storicamente noti e accettate inella stragrande maggioranza di questi casi, nemmeno usando un linguaggio comune in grado di aumentare la possibilità di comprensione e quindi l'accettazione. Essa introduce nuovi concetti e un nuovo linguaggio, e questo non rende più facile l'accettazione." Si valuta che il movimento non si pone in contrapposizione rispetto a tutti gli altri, "manca lo zelante proselitismo che invece si trova in molti altri gruppi", e che quindi è probabile che rimanga un piccolo movimento, influenzato da punti di vista diversi.
La Fondazione Urantia in passato ha previsto una "lenta crescita" politica e non ha commercializzato in modo significativo il libro. Le vendite della Fondazione Urantia sono passate da 7.000 nel 1990 a 24.700 nel 1997, e costantemente in aumento, a quasi 38.000 nel 2000, una "ripresa che sembra rappresentare un vero e proprio trend e non soltanto un picco limitato ad un grafico sulle vendite", ma nel 2011 la Fondazione ha riferito che in tutto il mondo le vendite annuali sono state di 16.000 copie e oltre 60.000 download da vari siti. Dal momento che il Libro è stato stabilito di dominio pubblico nel 2001, altre organizzazioni, come ad esempio la Urantia Book Fellowship sotto il nome Uversa Press, hanno pubblicato il libro. Copie del Libro di Urantia sono su Internet in vari formati e di recente è stato adattato per le piattaforme come l'Amazon Kindle e l'App Store. Il Libro è presente su internet, anche in formato audio.
The International Urantia Association aveva, a partire dal 2002, 26 gruppi di lettori, e l'Urantia Book Fellowship (ex Urantia Brotherhood, fondata nel 1955 con Urantia Foundation come l'originale organizzazione fraterna di credenti) ha sostenuto circa 1.200 membri ufficiali, con le più alte concentrazioni nell'Ovest degli Stati Uniti e nel Sun Belt, in particolare in California, Colorado, Florida e Texas. Sembra che un numero crescente di persone si stiano formando in gruppi di studio, mediante la partecipazione a gruppi o forum su Internet, e l'accoglienza o la visita nei loro siti web.

Opere dedicate
  • Jaco Pastorius ha scritto una canzone che appare sul Heavy Weather dei Weather Report col titolo Havona
  • Karlheinz Stockhausen ha basato la sua settima opera del ciclo Licht sulla cosmologia del Libro di Urantia.
  • Stevie Ray Vaughan (1954–1990), Chitarrista di blues-rock: "Stevie spesso portava con se Il libro di Urantia e leggeva a Lindi singolari passaggi tratti dalla pubblicazione."
  • Jimi Hendrix (1942–1970) "Anche Jimi aveva con lui, Il Libro di Urantia, una Bibbia alternativa...Jimi portava con se questo libro ovunque--insieme al suo album di Bob Dylan--a detta dei suoi amici, egli aveva imparato molto leggendo quelle pagine."
  • Jerry Garcia era un Lettore del Il Libro di Urantia e affermà che era "una delle sue opere esoteriche preferite"
  • Kerry Livgren una sua citazione: "Nel 1977, ho scoperto un libro che mi ha convinto di aver raggiunto la fine della mia carriera. Esso si chiamava...Il Libro di Urantia
  • Pato Banton Artista Reggae e DJ in diverse interiviste ha spiegato come la socperta del Libro di Urantia ha risposto alle molte domande che egli sostenne durante le missioni dei quindici anni spirituali, e di come ha scoperto il suo rapporto personale con Dio attravaerso essa.
Curiosità
  • Stevie Ray Vaughan (1954-1990), chitarrista statunitense di blues-rock, "spesso porta con sé il libro di Urantia e rilegge i passaggi di più difficile comprensione".



mercoledì 30 ottobre 2019

La linea di sangue del Santo Graal

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La linea di sangue del Santo Graal (La storia segreta dei discendenti del Graal) è il primo tra i libri d'impostazione saggistico-narrativa dell'autore britannico Laurence Gardner incentrati sul mito del Santo Graal e sulla sua interpretazione come Linea di sangue di Gesù. Pubblicato nel 1996, è uno dei tanti best seller che seguono la scia de Il santo Graal.
L'autore ritiene di fornire qui le prove riguardanti una linea di discendenza che parte direttamente dai figli che Gesù avrebbe avuto da Maria Maddalena (vedi sposa di Gesù) e che giunge direttamente fino ai nostri giorni. La storia si articola in 20 capitoli, sviluppandosi a partire dalla visione "femminista" della teologia ebraica nelle sue figure concettuali di Lilith e Shekhinah e dall'identificazione di Akhenaton con Mosè.

Trama
Origini della linea di sangue
Il principe Moses (1394 a.C ca), figlio di Amenofi III e di Tiy, divenuto faraone dell'antico Egitto e dopo aver assunto inizialmente il nome di "Amenofi IV" improvvisamente, come di punto in bianco, dopo aver cambiato egli stesso nome impone un rivolgimento religioso radicale, dal più sfrenato politeismo ad un rigido monoteismo chiamato Atonismo; sposta inoltre la capitale creando praticamente dal nulla una nuova città, Amarna. Il "faraone eretico" tenta di sostituire con la forza il potente clero tebano che propugna il culto di Amon (allora il più importante e venerato); al suo posto mette l'adorazione personale del disco solare, Aton.
Dopo il ritorno all'antico culto e all'abbattimento del suo governo, l'oramai ex-faraone fugge con un manipolo di persone rimaste a lui fedeli dirigendosi verso la penisola del Sinai mentre il figlio, il futuro Tutankhamon, rimane in terra d'Egitto: dopo aver fortunosamente attraversato lo stretto marino inseguiti dalle truppe che lo hanno deposto Akhenaton torna a chiamarsi Moses e il gruppetto di fuggiaschi rimasto con lui diventa il popolo ebraico, il culto rivolto ad Aton diviene la fede nell'unico Dio (Adonai) e gli Ebrei sono i discendenti diretti della casata reale della XVIII dinastia egizia.
I principi della dottrina di Akhenaton sono straordinariamente simili a quelli impressi nelle Tavole della Legge, i "Dieci Comandamenti"; Giosuè, succeduto a Mosè come guida del nuovo popolo, inizia la ri-conquista della Terra promessa. Le varie tribù si uniscono sotto il loro primo re Saul verso il 1055 a.C.; Davide, originario di Betlemme, sposa sua figlia e diviene nuovo re.

Al principio
Gesù, figlio dell'uomo
All'incirca 1000 anni dopo la venuta di Davide gli Ebrei sono in spasmodica attesa di un Messia, una figura reale e al contempo sacerdotale proprio come lo è stato a suo tempo Mosè. A colui che sarà conosciuto come San Giuseppe, discendente della casa di Davide, viene data in sposa la vergine adolescente Maria (madre di Gesù); questa, fecondata d un "angelo tutto bianco", ovvero da uno dei membri più alti della casta sacerdotale degli Esseni, rimane incinta. Ciò fa parte del culto rituale inerente alla prostituzione sacra.
Il compito di Gesù il Messia avrebbe dovuto essere eminentemente regale, lasciando invece la parte più religioso-teologica nelle mani del cugino Giovanni Battista; egli però seguiva il nazireato, era cioè un "nazireo" e non un abitante della città di Nazaret (in seguito il termine indicò gli appartenente alla setta dei Nazareni).

La prima missione
I primi discepoli vennero reclutati nella primavera del 29. Tra gli apostoli, a Simone il Cananeo (detto "lo zelota"), era per l'appunto uno zelota, ovvero un attivista anti-romano, un "terrorista". Giuda Iscariota, uno dei capi degli scribi e sicario, un killer di professione dotato di sica. Matteo apostolo ed evangelista era un pubblicano, ossia esattore delle tasse, l'incaricato di riscuotere i tributi al banco della gabella. Infine Simone-Pietro apostolo, braccio destro e guardia del corpo del Cristo, il Re designato degli Ebrei.
Il nome angeli-messaggeri veniva invece dato ai più alti rappresentanti della gerarchia ecclesiastica di Qumran.

Gesù il Messia
Gesù era un ebreo decisamente intriso di ellenismo e si contrapponeva ai più intransigenti e rigidamente ortodossi, come Giovanni Battista, il cugino di secondo grado (fatto arrestare nella primavera del 30 e giustiziato nell'autunno 31 per ordine di Erode Antipa. Dopo la sua morte disonorevole molti dei suoi seguaci rivolsero la loro devozione a Gesù; questi mal sopportava i farisei ed aveva un atteggiamento generalmente liberale: la sua era una missione di liberazione, dal settarismo vigente all'epoca in seno al popolo innanzi tutto.
L'erede della stirpe davidica era obbligato per legge a sposarsi e doveva generare almeno due figli maschi. L'unguento che Maria di Betania, alias Maria Maddalena, utilizza per ungere il corpo del Signore è lo stesso descritto nel rituale del Cantico dei Cantici tra la sposa e il suo consorte. In origine l'unzione regale è usanza egizia e costituiva uno dei compiti primari delle semidivine sorelle-spose del faraone. Si preferiva che i faraoni sposassero le proprie sorelle perché l'autentico retaggio dinastico passava attraverso la linea femminile: Davide accede al trono sposando la figlia di re Saul, Erode il Grande divenne re sposando Mariamne della casa reale Asmonea.
Prima della sua incoronazione il futuro re deve però sposarsi, e ciò avviene esattamente nelle nozze avvenute a Cana, ove si diede un banchetto (con la tramutazione dell'acqua in vino) in onore del matrimonio tra Gesù e Maddalena, "sacerdotessa della Dea nera" fedele al culto di Iside. Per l'esattezza si tratta del fidanzamento ufficiale precedente la vera e propria cerimonia nuziale. Lazzaro di Betania, "Simone il lebbroso", è suo cognato (ancora una volta Simone Zelota, sempre lui).
Quando entro a Gerusalemme in groppa all'asino nel marzo del 33 aveva la moglie incinta di tre mesi, era quindi un futuro padre.

Tradimento e crocifissione
La cosiddetta "Ultima cena" però non si svolse a Gerusalemme, bensì a Qumram, un ambiente che sostituiva la Città Santa già da un secolo e mezzo; essa corrisponde al banchetto messianico descritto nella "Regola della Comunità" (vedi i manoscritti del Mar Morto) ed era la notte dell'equinozio di primavera del 20-21 marzo.
I membri del Sinedrio avevano molto ben strategicamente passato la palla della responsabilità i ci che stava per accadere a Ponzio Pilato, ben sapendo che non esisteva alcuna vera e propria accusa provata contro l'arrestato. A questo punto venne messa in atto un strategia per ingannare le autorità; tutto era imperniato sull'abile utilizzo di un veleno capace d'indurre uno stato comatoso. Grazie all'intervento provvidenziale di Giuseppe di Arimatea il corpo esanime ma ancora in vita del re viene tirato giù dalla croce e portato in salvo.
Avvolto in lenzuoli di lino lo depose nel sepolcro

La resurrezione
Se Gesù fosse veramente morto, i suoi discepoli impauriti e sgomenti si sarebbero dispersi e la causa per cui avevano tanto combattuto sarebbe anch'essa morta con lui. Invece la missione da quel momento in poi ricevette tutta un'altra prospettiva di vita ed il risultato fu la nascita del cristianesimo. Fu Paulus, un ebreo di epoca posteriore ad enunciare per la prima volta la dottrina della Resurrezione in carne ed ossa, ed anche per questo motivo venne considerato un fanatico pericoloso da Giacomo il Giusto, primo vescovo di Gerusalemme ed ufficialmente successore di Gesù.
Col tempo, tuttavia, la sua originaria missione venne usurpata e portata avanti da un movimento religioso che prese il suo nome per nascondere i suoi veri eredi. Quel movimento aveva la sua sede a Roma e basava la sua autoproclamata autorità su Pietro, un paesano poco istruito: alla fine il suo atteggiamento discriminatorio nei confronti delle donne, e di Maddalena in particolare (la più sapiente di esse, la Sophia incarnata, avrebbe preso ed occupato sempre più una posizione preminente nella dottrina romanizzata che si fondava sui suoi presunti insegnamenti. I primi vescovi se ne proclamarono successori; ma discepoli gnostici la chiamavano "la fede degli sciocchi".

La linea di sangue continua
Al momento della Crocifissione Maddalena era incinta di tre mesi di un figlio di Gesù, a seguito dell'unzione di Betania: venne alla luce una bimba che venne chiamata Tamar-palma. Quattro anni dopo nascerà un primogenito maschio, battezzato anch'egli Gesù, proprio come il padre. L'intromissione dall'esterno di Saulo di Tarso, cittadino romano, nella prima predicazione apostolica, portò scompiglio nella comunità nascente. Ma ecco nascere il terzo figlio regale, colui che sarà il "bambino del Graal" e a cui viene dato nome Giuseppe.
Fu allora che i "Desposini", ovvero i fratelli di Gesù e i membri della sua famiglia (i cui futuri seguaci furono gli ebioniti), cominciano ad entrare in sempre più profondo conflitto con la nuova visione propugnata da Saul-Paolo; soprattutto per opera di Giacomo il Giusto, "fratello del Signore" e fatto per tal motivo assassinare nel 62.

Maria Maddalena
La vedova regale muore nel 63, all'età di 60 anni, in terra di Provenza e per l'esattezza in quella che oggi St. Baume, dopo aver portato in salvo i figli del Signore prima in Egitto e poi, ad Alessandria d'Egitto in nave attraverso il Mar Mediterraneo in direzione del sud della Gallia ove era stabilita una prospera comunità giudaica: lo sbarco avvenne a Ratis, luogo divenuto poi noto col nome di "Saintes-Maries-de-la-Mer" (Le sante Marie del mare, ex "Notre-Dame-del-la-Mer"), nel Camargue. Con loro c'è anche Sara la Nera, Salome (discepola di Gesù), Maria Jacobé, Lazzaro di Betania e la sorella Marta di Betania, infine Giuseppe di Arimatea il portatore del Graal. Lo sbarco avviene nel 42 circa.

Giuseppe di Arimatea
Dopo aver accompagnato nel loro lungo ed avventuroso viaggio le tre Marie e i bambini alla ricerca di un sito sicuro, il fedele servitore prosegue il proprio cammino dirigendosi in Britannia, per l'esattezza a Glastonbury.

La religione e la linea di sangue
I figli di Maria e Gesù diedero origine alla sacra dinastia dei Merovingi, i re guaritori i quali potevano sanare i mali con la sola imposizione delle mani. Rappresentano la prima casa reale del popolo dei Franchi (uomini liberi), degli autentici re stregoni. Regnarono fino all'avvento di Pipino il Breve che li spodestò.

Leggende e tradizioni arturiane
Un ramo superstite per salvarsi passa lo stretto di Calais, ha inizio il mito i Camelot e dei Pendragon.

Intrigo contro la linea di sangue
L'annientamento della successione Merovingia in Gallia è stata voluta direttamente dallo Stato della Chiesa, viene fondata la dinastia dei Carolingi alle dirette dipendenze della Chiesa cattolica.

Il tempio del Graal
L'eredità reale sacra passa di mano, per preservarne il segreto in totale sicurezza viene creato il mito del Santo Graal, la reliquia per eccellenza.

I guardiani del Graal
Con la prima Crociata e la conquista della Terrasanta si aprono le porte per la prima volta al mondo cristiano ai segreti ancora custoditi nella santa città di Gerusalemme, là ove sorgeva l'antico Tempio di Salomone; nascono i Cavalieri templari che si vanno a posizionare esattamente sul Monte del Tempio e lì iniziano a scavare. Scoprono, forse, l'esatta ubicazione dell'Arca dell'Alleanza la quale è la suprema reliquia dell'ebraismo.
Questi monaci-guerrieri tornano in Europa e danno il via, soprattutto in Francia, alla costruzione di monumentali basiliche dedicate a Notre Dame-nostra signora; i segreti architettonici per 'erezione di tali monumenti danno il via ad un corporazione o fratellanza ispirata a quella che doveva esserci durante la costruzione del Tempio, i "liberi muratori".
In Linguadoca si sviluppa un fiorente e ricchissima cultura; all'interno di questa società posizionata nei pressi dell'antico sbarco di "Nostra Signora" o Madonna nera col bambino, ovvero Maria Maddalena e suo figlio, ebrei e cristiani vivono pacificamente a stretto contatto ed in perfetta armonia; qui fiorisce anche la Qabbalah. Ma nel 1209 il papa Innocenzo III ne ordina lo sterminio; i Templari si rifiutano di partecipare al massacro. È passata alla storia col nome di crociata albigese rivolta contro gli eretici Catari. L'ultimo atto si svolse a Motsegur.
Nel 1307 la stessa sorte tocca anche agli eretici Templari.

Eresia ed Inquisizione
Dopo la persecuzione dei cavalieri del Tempio e dei loro alleati, il Sant'Uffizio dell'Inquisizione medievale cattolica continuò il suo lavoro. Nel 1484 viene pubblicato il Malleus Maleficarum. Presto però il papato dovrà vedersela con la rivolta protestante



martedì 29 ottobre 2019

Linee temporanee

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Le linee temporanee o linee di prateria, note anche con l'espressione inglese ley line, sono allineamenti tra punti geografici di interesse spirituale, ad esempio locazioni di siti religiosi, megaliti, elementi naturali prominenti del paesaggio come valli e rilievi, siti archeologici, e simili. Esiste una convinzione pseudoscientifica che tali allineamenti non siano casuali e siano collegati a ipotetici poteri soprannaturali.
Tale teoria fa leva sull'ingiustificata convinzione che un allineamento sufficientemente accurato di tre o più punti disposti casualmente sia altamente improbabile. Al contrario, dato un certo numero di punti disposti su una superficie secondo una distribuzione casuale uniforme, il valore atteso del numero di allineamenti casuali sufficientemente precisi tra punti cresce in maniera molto rapida con l'aumentare del numero di punti considerati.

Storia
L'espressione Ley line venne coniata nel 1921 dall'archeologo dilettante Alfred Watkins, riferendosi a presunti allineamenti di numerosi luoghi di interesse geografico e storico, come monumenti antichi e megaliti, creste naturali e attraversamenti fluviali. Nei suoi libri Early British Trackways e The Old Straight Track, Watkins cercò di identificare tracce di antichi percorsi nel paesaggio britannico, sviluppando in seguito alcune teorie secondo cui questi allineamenti erano stati creati ai tempi del neolitico per facilitare gli spostamenti terrestri utilizzando un orientamento a vista e poi tali punti allineati erano rimasti nel paesaggio per millenni.
Nel 1969 lo scrittore John Michell risprese il termine "ley lines" nel suo libro The View Over Atlantis, associandolo a teorie spirituali e mistiche sugli allineamenti delle forme della terra, attingendo al concetto cinese di feng shui. Michell riteneva che esistesse una rete mistica di linee temporanee in tutta la Gran Bretagna e tale teoria venne attivamente promossa dalla rivista The Ley Hunter edita da Paul Screeton, biografo di John Michell.
Il concetto espresso libro di Michell venne poi spiritualizzato e adottato anche da altri autori, e venne adattata ad altri percorsi allineati sparsi in molti luoghi del mondo.

Critiche
La teoria di Watkins incontrò da subito lo scetticismo degli archeologi, tra cui Osbert Guy Stanhope Crawford, che rifiutò la pubblicità per il libro The Old Straight Track nella rivista scientifica Antiquity.[5] Dal 1989, le confutazioni delle teorie di Watkins si sono generalmente basate sui metodi matematici, statistici e l'analisi delle forme.
Una critica alla teoria delle linee di Watkins afferma che, data l'alta densità di siti storici e preistorici presenti in Gran Bretagna e in altre parti d'Europa, il trovare linee rette che "collegano" i siti è un fatto banale e riconducibile alla coincidenza. Un'analisi statistica sulle linee temporanee ha concluso che: "La densità di siti archeologici nel paesaggio britannico è così grande che una linea tracciata a caso in qualunque posto ovviamente incontra un certo numero di siti.
Uno studio del matematico inglese David George Kendall ha utilizzato le tecniche digitali dell'analisi delle forme per esaminare i triangoli formati dalle pietre posizionate verticalmente per dedurre se queste fossero disposte in linee rette. La forma di un triangolo può essere rappresentata come punto sulla sfera, e la distribuzione di tutte le forme può essere considerata come una distribuzione sulla sfera. La distribuzione del campione ricavato dalle pietre stazionarie è stata confrontata con la distribuzione teorica per dimostrare che la presenza di linee rette non era superiore alla media.
L'archeologo Richard Atkinson ha raccolto le posizioni delle cabine telefoniche del Regno Unito e provato l'esistenza di una "linea delle cabine telefoniche": tale esperimento ha dimostrato che la mera esistenza di tali linee poste su una serie casuale di punti non dimostrava che si trattasse di artefatti intenzionali, tanto più che è noto che le cabine telefoniche non erano disposte secondo un ordine o con alcuna intenzione del genere.

Inclusione nelle teorie new age
Nel 1969 l'autore britannico John Michell, che in precedenza aveva già scritto diversi libri sul tema degli UFO, pubblicò l'opera The View Over Atlantis, in cui riprese le teorie delle linee di Watkin, ricollegandole al concetto cinese di feng shui. Il libro si rivelò un successo popolare, venendo ristampato più volte nel Regno Unito e negli Stati Uniti fino al 1973.
La mescolanza dell'archeologia amatoriale di Watkins con i concetti spirituali cinesi delle forme della terra portò a molte nuove teorie sugli allineamenti dei monumenti e sulle caratteristiche del paesaggio naturale. Gli autori si avvalsero della terminologia di Watkins per spegare i concetti relativi alle credenze radiestesiche e new Age, comprese le teorie che le linee temporanee abbiano poteri spirituale oppure risuonino di una speciale energia psichica o mistico-esoterica. L'attribuzione di tali caratteristiche alle linee temporanee ha quindi portato a classificare il termine come pseudoscienza. Gli occultisti della new age affermano che le linee temporanee sono fonti di potere o energia. Tuttavia, i sostenitori della teoria sostengono che la presunta energia può essere correlata a campi magnetici, anche se nessuno di questi elementi è stato verificato scientificamente. Inoltre, Watkins non attribuì mai un significato soprannaturale a queste linee: egli credeva che si trattasse semplicemente di percorsi che erano stati utilizzati per scopi commerciali o cerimoniali di origine antichissima, forse risalenti al neolitico o comunque all'età pre-romana.


lunedì 28 ottobre 2019

Ascensione

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Con il termine ascensione si indica in generale un processo di elevazione, di cammino verso l'alto, in senso fisico (ad esempio l'arrampicata nell'alpinismo) o spirituale ed etico.
Nella tradizione cristiana, l'Ascensione è la salita al cielo di Gesù (che sarebbe avvenuta quaranta giorni dopo la sua resurrezione) e la festa che è derivata dall'avvenimento.
Il termine ascensione è anche utilizzato nell'ambito della New Age come sinonimo di evoluzione o crescita spirituale.

L'ascensione nella tradizione cristiana
L'Ascensione di Gesù è un fatto della vita di Cristo descritto nei vangeli (Mc16,19;Lc24,50-53) e negli Atti degli Apostoli (At1,6-11). È anche una festa cristiana, celebrata 39 giorni dopo la domenica di Pasqua (cade di giovedì), e prima della Pentecoste.
Nel cristianesimo, il termine Ascensione è usato solo per Gesù; nel caso di Maria, che secondo la tradizione e la dottrina cattolica fu trasferita in cielo con il corpo, si parla di Assunzione.

Festività
In diversi paesi sia cattolici che protestanti, il giorno dell'Ascensione è considerato festivo anche per gli effetti civili. In Italia, invece, è ricompresa fra le Festività soppresse.

L'ascensione nell'Islam
Nel Corano si narra che una notte Maometto fu svegliato da un angelo e trasportato nella spianata del Tempio di Gerusalemme. Da lì, in sella a Buraq (una cavalcatura volante) avrebbe asceso i sette Cieli incontrando i profeti che l'avevano preceduto, tra cui Mosè e Gesù; infine sarebbe stato ammesso al cospetto di Allah. L'ascensione di Maometto fu un fenomeno temporaneo, perché poi ritornò sulla Terra.

L'ascensione nella New Age
Nell'ambito della New Age il termine ascensione è generalmente utilizzato come sinonimo di crescita evolutiva, sia nel senso di un'accresciuta consapevolezza spirituale, sia anche in un senso più strettamente fisico e materiale. In questa seconda accezione l'ampliamento di coscienza andrebbe di pari passo con un processo di trasfigurazione (o trasmutazione alchemica), capace per alcuni di modificare e riattivare componenti attualmente inattive della stessa codifica genetica. A ciò seguirebbe eventualmente un vero e proprio salto cosciente verso dimensioni superiori del cosiddetto "multiverso".


domenica 27 ottobre 2019

Bruce Lipton

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Bruce H. Lipton (Mount Kisco, 21 ottobre 1944) è un biologo cellulare statunitense, conosciuto per la sua convinzione circa la possibilità che geni e DNA possano essere manipolati dal pensiero dell'individuo. Lipton è anche noto per le critiche al dogma centrale della biologia molecolare e alla teoria dell'evoluzione di Charles Darwin. Insegna al New Zealand College of Chiropractic. Le sue idee non sono accettate dalla comunità scientifica né sono state da lui pubblicate su riviste scientifiche.

Biografia e formazione
Lipton è nato a Mount Kisco, una località nello Stato di New York. Nel 1966 consegue una laurea in biologia nella C.W. Post Campus of Long Island University e in seguito riceve il dottorato di ricerca in Biologia dello sviluppo dalla University of Virginia nel 1971.

Il primato dell'ambiente (ambiente e DNA)
Lipton contesta il dogma centrale della biologia molecolare, il quale sostiene che il flusso dell'informazione genetica è monodirezionale e che parte dagli acidi nucleici (DNA, RNA) per arrivare alle proteine ("primato del DNA"). Egli afferma che il flusso dell'informazione avrebbe in realtà la sua sorgente nei segnali ambientali, per arrivare alle proteine passando per gli acidi nucleici ("primato dell'ambiente").

Selezione e Cooperazione
Lipton critica la teoria dell'evoluzione di Darwin, perché questa sopravvaluterebbe la natura competitiva della vita (selezione naturale), minimizzando l'aspetto della cooperazione fra gli organismi. La teoria endosimbiotica a tal riguardo ipotizza che alcuni organismi abbiano instaurato una relazione mutualistica di natura cooperativa al fine della sopravvivenza e che abbia portato ad un superamento evoluzionistico di altri organismi nel proprio ambiente. Estese sperimentazioni, osservazioni scientifiche ed analisi genetiche attualmente rendono accettabile come fatto verificato dalla comunità scientifica.
In La biologia delle credenze Lipton fa riferimento al biologo francese Jean-Baptiste de Lamarck, il primo a formulare l'idea di evoluzione; la sua teoria suggerisce che l'evoluzione si basi su un'interazione "istruttiva" e cooperativa fra gli organismi. Spunti similari sono presenti nella biologia dei sistemi.


 
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