domenica 21 giugno 2020

Qual è stata la cosa più interessante di ieri


Secondo il calendario Maya:


Il mondo sarebbe dovuto finire all'incirca sabato 20 giugno 2020, quando si è verificata un'eclissi solare.
Già, non è successo.
Ora la storia è cambiata e il mondo finirà oggi.


Il giorno dei padri.
Non è emozionante?
La parte triste è che la maggior parte delle persone crede a questo tipo di cose.
Anche se è importante essere informati di queste cose, i Maya avevano previsto che il mondo sarebbe finito nel 2019 a causa di una guerra nucleare.
E poi ha predetto che un asteroide avrebbe distrutto la Terra.
Non è successo.
Ora torniamo indietro di qualche frase in cui ho detto che è importante essere informati di queste cose.
Un programma per computer chiamato World One, sviluppato al MIT nel 1973, aveva previsto che il 2020 sarebbe stato l'anno in cui si sarebbe verificata una serie di eventi catastrofici e che sarebbe stata la lenta scomparsa della razza umana.
Beh, finora non è sbagliato. Questo non significa che si rivelerà tutto vero.
Ma non lo sapremo mai.
Potrebbe essere un'ipotesi fortunata?
Oppure abbiamo davvero una tecnologia che prevede il futuro?
Chi lo sa?


sabato 20 giugno 2020

Eolia

Immagine correlata


Eolia è una località leggendaria della mitologia greca.
Nell'Odissea di Omero (libro X) e nell'Eneide di Virgilio (libro I), Eolia è l'isola in cui dimora Eolo, re dei venti, che custodisce i venti stessi in una caverna. Nel poema omerico Eolia è descritta un’isola galleggiante, con coste alte e rocciose, circondata da una muraglia di bronzo.
L'isola era situata nel Mediterraneo, vicino alla Sicilia. Questi elementi hanno portato alcuni autori ad ipotizzare che Eolia vada identificata con l'isola di Lipari, la maggiore delle Isole Eolie, o con la vicina isola di Stromboli.

venerdì 19 giugno 2020

Confinati

Risultati immagini per anime confinate



Confinati oppure le anime confinate sono delle figure mitiche diffuse nelle tradizioni popolari della Lombardia nord-orientale, soprattutto nelle Valli Bergamasche, Val Camonica e Valtellina.
Essi erano delle anime di persone morte insoddisfatte, che erano state mandate al confino tramite un esorcismo in vallate laterali ed inospitali, in modo tale da non poter nuocere ai vivi.
Sono chiamati in dialetto camuno cunfinàcc, in dialetto Valtellinese cunfinàa.

giovedì 18 giugno 2020

Alligatori nelle fogne

Risultati immagini per Alligatori nelle fogne


La presenza di alligatori nelle fogne delle metropoli, in particolare di New York, è una leggenda metropolitana tipicamente nord-americana diffusasi a partire dagli anni 1920. Secondo i sostenitori di questa leggenda, che si rifanno a supposte prove e testimonianze, gli alligatori avrebbero costituito piccole comunità negli impianti fognari di diverse metropoli, perfino nell'antichità a Costantinopoli.

Storia

Nel febbraio 1935 fu segnalato un grande coccodrillo in una fogna di New York. Un gruppo di adolescenti stava spalando la neve caduta su un canale fognario quando trovò un coccodrillo, dalla presunta lunghezza di 2,1 m che era rimasto incastrato nel ghiaccio e nella neve. Dopo che alcuni componenti del gruppo liberarono il rettile dal ghiaccio, il coccodrillo ne avrebbe morso uno. Soccorrendo il compagno in pericolo, gli altri avrebbero ucciso l'animale con i badili da neve.
Secondo un rapporto successivo, il coccodrillo sarebbe scappato da una nave che viaggiava nelle Everglades quindi, nuotando nel fiume Harlem per 137 miglia, sarebbe stato costretto a rifugiarsi nei condotti fognari a causa di una tempesta.

Versione burocratica

Il sovrintendente delle fogne, Teddy May, si è più volte pronunciato sui presunti avvistamenti e soprattutto sulla teoria che qualcuno aveva avanzato per la quale i coccodrilli si stavano riproducendo a dismisura sotto la città. May, convinto che i suoi dipendenti prendessero le storie troppo superficialmente, esaminò gli avvistamenti ritenuti più credibili.
Era convinto che alcool, droga ed altre cause simili avessero giocato il loro ruolo sulle leggende. Dopo alcune ispezioni disse di aver visto numerosi coccodrilli, il più grande dei quali era lungo solo 61 cm, che vivevano all'interno dei tubi e attraverso quelli percorrevano le reti fognarie della città.

Versione comune della leggenda

A seguito degli avvistamenti di coccodrilli a partire dal 1930, la storia è divenuta sempre più verosimile. Si è comunque dubitato della relazione di Teddy May, ipotizzando che si fosse ispirato a qualche romanzo. La storia riguardante la Sewer Gator, è da molti ritenuta veritiera, ma col passare del tempo se ne sono sviluppate numerose versioni.

Dalla Florida a New York

Secondo la versione originale, le famiglie benestanti sulla strada del ritorno dalle vacanze dalla Florida a New York, riportavano con sé i propri coccodrilli, ancora cuccioli, per fare compagnia ai loro figli. Col tempo, i piccoli di coccordillo sarebbero cresciuti e quindi i genitori dei bambini li avrebbero gettati nel wc. Successivamente, si sostiene, i coccodrilli sarebbero sopravvissuti miracolosamente e si sarebbero riprodotti nella fogna in cui erano caduti, alimentandosi di ratti e rifiuti urbani. Col passare del tempo gli operai delle fogne ebbero paura di lavorare, credendo a queste leggende. Il libro The World Beneath the City (1959), di Robert Daley, racconta che ad un operaio, durante lo svolgimento del suo lavoro, accadde di trovarsi un grande coccodrillo alle spalle. Il caso provocò settimane di infruttuosa caccia.

Albinismo e mutamento

Altre versioni suggeriscono che i coccodrilli, in assenza di luce solare (nelle fogne), si sarebbero abituati a queste condizioni divenendo ciechi, modificando le squame e diventando albini; gli occhi sarebbero divenuti rossi. Il supposto albinismo comporta un disagio per i coccodrilli, che non potrebbero recarsi al di fuori delle fogne poiché essendo albini sarebbero molto vulnerabili ai danni causati dalla luce solare, soprattutto per i piccoli. Ma coloro che credono a questa leggenda, affermano che i coccodrilli sarebbero consci delle loro caratteristiche e quindi avvedutamente non uscirebbero dalle fogne. Non ci sono mai stati, tuttavia, avvistamenti di questo genere di coccodrillo a New York.

Scetticismo

Ci sono avvistamenti recenti di alligatori nelle fognature, ma gli esperti ribadiscono il loro scetticismo
  • La maggior parte degli esperti ritiene che la fogna sia un ambiente inospitale per qualsiasi coccodrillo, e sarebbe molto difficile la riproduzione.
  • Sull'ipotesi che i coccodrilli siano mutati per albinismo e che questo impedirebbe loro di avventurarsi in superficie, essendo molto vulnerabili agli effetti dannosi della luce solare, si risponde che un coccodrillo non potrebbe sopravvivere in luoghi bui per tutto l'arco della vita.
  • La maggior parte degli avvistamenti riguardanti i coccodrilli sono caratterizzati dal fatto che sono di piccola taglia. Si sviluppa perciò la possibilità della presenza di caimani, oppure di una specie di coccodrillo divenuta piccola per adattarsi alle temperature e alle condizioni sotterranee.

Nella cultura di massa

La leggenda degli alligatori nelle fogne è ripresa molto spesso nella cultura contemporanea in romanzi, fumetti e film. Tra gli esempi più notevoli il film del 1980 Alligator che, con il suo sequel Alligator II: The Mutation, è interamente basato su di essa; gli alligatori nelle fogne sono citati nei romanzi V. (1963, Thomas Pynchon), in cui il protagonista diventa membro della "Pattuglia Alligatori" di New York, e Nessun dove (1996, Neil Gaiman) e nelle serie televisive Doctor Who e Supernatural. Infine, i personaggi di Killer Croc (DC Comics, avversario di Batman) e Lizard (Marvel Comics, antagonista dell'Uomo Ragno) sono basati su questa leggenda, nonché forse anche Leatherhead, il coccodrillo mutante alleato delle Tartarughe Ninja. Il "coccodrillo bianco delle fogne di New York" appare nel quinto episodio della serie A tutto reality - Il tour quando i concorrenti attraversano un tratto fognario della città a bordo di canotti a motore, ed è celebrato anche dagli Elio e le Storie Tese nel testo della loro canzone Mio cuggino.

mercoledì 17 giugno 2020

Archeosofia

Risultati immagini per Archeosofia



L'archeosofia o scienza dei princìpi è una dottrina esoterico-cristiana elaborata dall'esoterista italiano Tommaso Palamidessi (1915-1983) alla fine degli anni sessanta.

La dottrina archeosofica

L'archeosofia è una forma di esoterismo cristiano eclettico, che attinge i suoi insegnamenti, oltre che alle tradizioni occulte dell'occidente (teosofia, ermetismo, cabala, alchimia e astrologia), al tantrismo indiano e al cristianesimo della Chiesa ortodossa. Importante è pure la tradizione dei primi Padri della Chiesa preconciliare, quali Clemente Alessandrino e Origene, che fecero confluire nelle teologia cristiana antica spunti dottrinali provenienti dalla gnosi, dall'ermetismo e dall'oriente, e che fondarono un'esegesi esoterica, a più livelli, del testo biblico.
L'archeosofia vede l'uomo come una struttura complessa, composta da una serie di corpi sottili (eterico, astrale, mentale, causale) e da una triade di principi immortali: spirito, anima ed anima erosdinamica (termine coniato da Palamidessi stesso). Questi tre principi immortali sarebbero all'origine del funzionamento dei vari corpi invisibili (lo spirito essendo legato al mentale, l'anima all'astrale e l'anima erosdinamica all'eterico). Inoltre, essi corrisponderebbero ad alcuni centri "occulti" dell'uomo (chakra), e sarebbero percepibili durante la prassi ascetica attraverso la meditazione su tali centri. In particolare, lo spirito è supposto come legato al centro frontale (situato tra le sopracciglia), l'anima al centro cardiaco (in prossimità del cuore) e l'anima erosdinamica al centro basale (alla base, cioè, della colonna vertebrale).
L'uomo è per Palamidessi una creatura in perenne evoluzione, attraverso la legge della metempsicosi: con il proprio corpo causale l'uomo attraverserebbe infatti la catena delle reincarnazioni, legato al proprio karma. Egli anela all'Assoluto senza forma che risiede al di là della manifestazione sensibile, un Assoluto che è Potenza, Sapienza ed Amore.
Il principale strumento dell'evoluzione è per Palamidessi l'ascesi. L'ascesi è esercizio continuo, lotta per il perfezionamento interiore, instancabile allenamento dell'uomo spirituale che vuole rendere i propri principi animici armoniosi ed aderenti ai loro modelli archetipici e divini. L'ascesi, secondo Palamidessi, avvicina la creatura al Creatore, favorendo il processo di divinizzazione che i Padri orientali chiamano theosis; essa favorisce inoltre, ad un altro livello, il fiorire dei cosiddetti "sensi spirituali" (chiaroveggenza, chiaroudienza, ricordi di vite passate).

Definizione dell'archeosofia

«L'archeosofia è la conoscenza integrale, è la saggezza arcaica o, in altri termini, la "Scienza dei Princìpi"; essa deriva dalle voci greche archè, "principio", et sofìa, "sapienza".
"L'archeosofia facilita la conoscenza dei mondi superiori tramite lo sviluppo nell'uomo dei nuovi sensi definiti spirituali".
"Gli archeosofi costituiscono nel mondo moderno della cultura scientifica, filosofica, religiosa, artistica, politica e filologica, una libera e volontaria fratellanza di persone di sesso diverso, che vogliono coltivare la vita dello spirito in se stessi e nella società, sulla base della conoscenza integrale del mondo fisico e spirituale".
"L'archeosofia, prima di diventare dottrina, è stata ed è esperienza che fa risalire ai primi princìpi, attraverso la pratica di numerose ascesi [...]. Una delle esperienze di queste ascesi è la morte apparente volontaria, lo sdoppiamento o fuoriuscita dell'uomo energetico dal corpo fisico, per visitare, esplorare e prendere contatto cosciente con i diversi piani o mondi e con i loro guardiani e abitanti: sdoppiamento o viaggio di andata e ritorno in piena coscienza".
"L'archeosofia è perciò una filosofia a posteriori, perché gli sperimentatori facenti parte dei suoi gruppi hanno scoperto e imparato i veri metodi psicobiofisici e spirituali per calcare uno ad uno i gradini delle diverse e numerose iniziazioni".»
(Tommaso Palamidessi, Tradizione arcaica e fondamenti dell'iniziazione archeosofica, 1968)

martedì 16 giugno 2020

Arktogäa

Risultati immagini per Arktogäa



Arktogäa (dal greco ἄρκτος árktos "settentrione" e γαῖα gâia "terra", quindi "terra del Nord", con grafia tedesca) è un continente mitico, assimilabile a quelli di Iperborea, Thule e di Pan. A differenza di questi non ha mai avuto una collocazione precisa, potendo riferirsi a qualsiasi territorio sopra il Circolo polare artico. Il nome venne creato nei circoli razzisti ed esoterici in Germania, come l'ipotetica terra nativa degli "ariani".

lunedì 15 giugno 2020

Baba Jaga

Risultati immagini per Baba Jaga



Baba-Jaga (in russo: Ба́ба-Яга́, pr. Baba-Iagà) è un personaggio della mitologia slava, in particolare di quella russa, e la figura immaginaria di un personaggio fiabesco. Mostruosa vecchietta che possiede oggetti incantati ed è dotata di poteri magici In una serie di fiabe viene paragonata ad una strega, una incantatrice. Spesso è un personaggio negativo, ma a volte agisce in qualità di aiutante del protagonista. Oltre che nelle fiabe russe, si trova anche in quelle slovacche e ceche. Inoltre, si tratta di un personaggio dei rituali magici nelle vecchie terre slave della Carinzia in Austria, di un personaggio carnevalesco in Montenegro e di uno spirito della notte in Serbia, Croazia e Bulgaria.


Etimologia

Vasmer fa risalire il nome Âgà al protoslavo* (j)ega, riflessi appartenenti dal serbocroato. jesa "orrore", jesib "pericolo", sloveno. Jeza "rabbia", jeziti "far arrabbiare" in ceco. Jeze "lamia" in ceco. Jezinka "strega della foresta, malvagia baba", in polacco. Jedza "strega baba Âgà, perfida baba", Jedzic sie "arrabbiarsi" ecc. Tuttavia, nella lingua russa c'è un'affinità con tutti gli esempi riportati dalle lingue slave: âsva [piaga]. Il che mette in discussione l'esistenza di un rapporto tra il nome Âgà e gli esempi riportati dalle lingue slave. È anche possibile l'eventuale etimologia, per cui l'antica denominazione è stata assimilata e rivalutata dagli slavi e accostata ai derivati del protoslavo (j)egа (etimologia popolare), il che spiega lo spostamento, espresso dalla variante con a-z-l-ž nelle lingue slave occidentali (il nome è reinterpretato), e la presenza della variante -g- nella lingua russa (il nome non è reinterpretato). Vasmer accosta la parola, oltre che alle lingue slave, anche a quelle baltiche, all'inglese e all'islandese, rifiutando il collegamento con le lingue turche, l'indiano, l'albanese e il latino. Gli etimologi accostano il protoslavo Âgà con l'immagine di serpenti e rettili, il che indica l'origine ctonica del personaggio. Il viaggiatore inglese Giles Fetcher nel 1588 fece menzione scritta della Baba Âgà nel suo libro "Of the Russe Common Wealth" (Lo Stato Russo). Egli aveva letto circa il culto degli idoli "d'oro o Âgà Baba" arrivato nella regione di Perm da i samoiedi, scoprì che era una "favola senza senso". Nella fiaba “Il principe Ivàn e Màr'a Morevna” vive Âgà Âgišna ( Baba Âgà, gamba di osso) in una terra lontana, in un regno lontano, non distante dal mare oltre il fiume ardente, dove possiede una mandria di cavalli possenti. La Âgà è madre di tre figlie demoniache (a volte di una principessa, la meravigliosa promessa sposa del protagonista) e di un serpente che viene ucciso del protagonista della fiaba. Vladimir Dal' aggiunge: "Ha il capo scoperto ed é in maniche di camicia, senza cintura: due segni di grande sciattezza" (Vladimir Ivanovič Dal'). Secondo il più importante esperto nel campo della teoria e della storia del folklore Propp, si distinguono tre tipi di Baba Âgà: la donatrice (che dà all'eroe un cavallo incantato o un oggetto magico); la rapitrice di bambini; la Baba-Âgà-guerriera, combattendo con cui «non per la vita ma per la morte» l'eroe delle fiabe passa a un altro livello di maturità. Invece, la malignità e l'aggressività della Baba Âgà non sono i suoi tratti dominanti, ma solo manifestazioni della sua natura irrazionale e indeterminata. La duplice natura della Baba Âgà nel folklore è legata, in primo luogo, con il personaggio della padrona della foresta, che bisogna blandire, in secondo luogo, con il personaggio della creatura malvagia, la quale fa sedere i bambini sulla pala per arrostirli. Questa immagine di Baba Âgà è associata alla funzione delle sacerdotesse, che conducono gli adolescenti attraverso un rito di iniziazione. Così, in molte fiabe, la Baba Âgà vuole mangiare l'eroe, o, dopo aver mangiato e bevuto, lo lascia andare, dandogli un gomitolo o alcuni segreti della sua conoscenza, oppure riesce a fuggire.


Caratteristiche

Nei racconti russi impersona una vecchia strega che si sposta volando su un mortaio, utilizzando il pestello come timone e che cancella i sentieri nei boschi con una scopa di betulla d'argento.
Vive in una capanna sopraelevata che poggia su due zampe di gallina, servita dai suoi servi invisibili. Il buco della serratura del portello anteriore è costituito da una bocca riempita di denti taglienti; le mura esterne sono fatte di ossa umane. In una variante della leggenda, la casa non rivela la posizione della porta finché non viene pronunciata una frase magica.


Storie e leggende

Baba Jaga a volte è indicata come cattiva e a volte come fonte di consiglio; ci sono storie in cui la si vede aiutare le persone nelle loro ricerche e storie in cui rapisce i bambini per mangiarli. Cercare il suo aiuto è solitamente un'azione pericolosa e sono assolutamente necessarie preparazione e purezza dello spirito.






La leggenda dei tre cavalieri

A questa figura si collega la leggenda dei tre cavalieri: il Cavaliere bianco, su un cavallo bianco con la bardatura bianca, che rappresenta il giorno; il Cavaliere rosso, che rappresenta il sole; il Cavaliere nero, che rappresenta la notte. Baba Jaga parlerà di loro a chi la interroga, ma può uccidere l'ospite che voglia sapere dei suoi servi invisibili.


Vasilisa la Bella

Nella storia popolare di Vasilisa la Bella, la fanciulla viene mandata a chiedere consiglio a Baba Jaga e viene schiavizzata dalla strega. I servi invisibili (un gatto, un cane, un cancello e un albero), tuttavia, aiutano Vasilisa a fuggire perché è stata gentile con loro. Alla fine della fiaba Baba Jaga è trasformata in un pellicano.
In un'altra versione della storia, registrata da Aleksander Afanas'ev (1862), a Vasilisa sono comandate tre missioni impossibili che tuttavia riesce a completare per mezzo di una bambola magica donatale da sua madre.
Similmente, in un'altra fiaba, il principe Ivan è aiutato contro Baba Jaga dagli animali che ha risparmiato.


Folklore polacco

La Baba Jaga del folklore polacco differisce leggermente; una delle differenze è che la casa ha soltanto una zampa di gallina. Inoltre le streghe dispettose che vivono nelle case di pan di zenzero sono comunemente chiamate Baba Jaga. Nella fiaba La piuma di Finist il Falco, l'eroe, viene a contatto con tre Baba Jaga.
Tali figure sono solitamente benevole e danno all'eroe consigli o strumenti magici.




 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .