lunedì 17 gennaio 2022

Contattista

Risultati immagini per Contattista


Contattista è un termine col quale, in ufologia, si indica un soggetto che afferma di essere entrato in contatto con asserite intelligenze aliene.
Il caso del contattista si differenzia da quello dell'"contattato", soprattutto dell "rapito" (cioè chi si dichiara vittima di un presunto rapimento alieno), perché questi ultimi subiscono un'esperienza casuale non pianificata e perché i suoi contatti con i presunti alieni non avverrebbero in modo coatto ma consensuale e perché spesso egli si dichiara latore di un messaggio per l'umanità. L'asserita visita che il contattista compie a bordo di un oggetto non identificato è indicato con il termine "ride", che in lingua inglese significa letteralmente "passaggio", "corsa", o "giro". Generalmente, il contattista descrive questi esseri come di natura benevola.
Le affermazioni di numerosi contattisti comprendono anche una sorta di preavviso telepatico da parte delle creature extraterrestri. Gli incontri con gli alieni avvengono senza la presenza di altri testimoni e in luoghi appartati.
Il contattista, sovente, scrive libri su quanto afferma gli sia accaduto o fonda movimenti, anche religiosi, dichiarandosi una sorta di ambasciatore degli extraterrestri e portavoce di loro messaggi al mondo.
Fra i più celebri contattisti: Claude Vorilhon, sedicente ultimo messia o profeta e fondatore del Movimento Raeliano, George Adamski, Billy Meier, Carlos Diaz, Fernando Sesma Manzano (protagonista di un presunto contatto con gli Ummiti), Elizabeth Klarer, Orfeo Angelucci, Riley Martin, Eugenio Siragusa.
Jacques Vallée, ufologo, ha affermato che "nessun investigatore serio si è mai preoccupato delle affermazioni dei contattati".
Nessun contattista ha mai esibito prove dimostrabili dei propri asseriti incontri con forme di vita aliene. Inoltre, mentre i contattati cercano talvolta di dar credibilità ai propri racconti mediante elementi indiretti a supporto delle proprie tesi, i contattisti non invocano quasi mai testimonianze indipendenti o prove indiziarie su quanto riferiscono.

domenica 16 gennaio 2022

Tarocchi





I tarocchi sono un mazzo di carte da gioco, generalmente composto da 78 carte utilizzate per giochi di presa, la cui origine risale alla metà del XV secolo nell'Italia settentrionale. Si diffusero in varie parti d'Europa e raggiunsero il periodo di maggior diffusione a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, dopodiché il loro uso è andato calando.
A partire dalla fine del XVIII secolo i tarocchi furono associati alla cabala e ad altre tradizioni mistiche. Lo sviluppo di queste teorie fu avviato dal massone francese Antoine Court de Gébelin, che senza alcuna base storica fece risalire i tarocchi all'Antico Egitto, ed ebbe nuovo impulso nella metà dell'Ottocento con l'occultista Eliphas Lévi, che indicò la loro origine nella Cabala ebraica. Negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento le dottrine esoteriche sui tarocchi furono fissate definitivamente dagli occultisti francesi Papus (pseudonimo di Gérard Encausse) e Oswald Wirth in una serie di celebri opere ancora in auge. Nei primi decenni del Novecento la "Scuola francese dei Tarocchi" cominciò ad essere soppiantata dalla "Scuola inglese" nata in seno all'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata.
Il tipico mazzo di tarocchi è composto da un mazzo di carte tradizionale a cui si aggiungono ventuno carte dette Trionfi e una carta singola detta Il Matto. Il mazzo di carte tradizionale è diviso in quattro semi (italiani o francesi) di quattordici carte, dall'asso al dieci più quattro figure, dette anche "onori" o "carte di corte": Re, Regina, Cavaliere e Fante. I trionfi sono generalmente illustrati con figure umane, animali e mitologiche e numerati da 1 a 21, spesso in numeri romani). Esistono varianti in cui il numero di carte viene ridotto, per esempio il tarocchino bolognese o il tarocco siciliano, o aumentato come nelle minchiate. Nella terminologia introdotta dalle teorie esoteriche i Trionfi e il Matto sono detti collettivamente arcani maggiori e le carte rimanenti arcani minori.

Etimologia

Alla loro comparsa nel XV secolo questo tipo di mazzo era detto trionfi. Tuttavia, l'origine del termine è da sempre controversa. Sono state ipotizzate alcune possibilità:
  1. un rapporto diretto con il poemetto allegorico I Trionfi di Francesco Petrarca, le cui sei allegorie sono state spesso rappresentate in modo simile alle icone trionfali dei tarocchi: Trionfo dell'Amore = Amanti, Trionfo della Castità = Temperanza, Trionfo della Morte = Morte, Trionfo della Fama = Giudizio, Trionfo del Tempo = Eremita, Trionfo dell'Eternità = Mondo. Ma mentre nelle allegorie del Petrarca le figure allegoriche sono sempre a bordo di un carro trionfale, questo non avviene per le figure dei tarocchi, inoltre i trionfi del Petrarca sono solo sei contro i ventuno trionfi dei tarocchi ed è difficile trovare una corrispondenza per trionfi come la Papessa o L'Appeso
  2. un rapporto con i carri trionfali che nel Medioevo accompagnavano le processioni carnevalesche.
Nel XVI secolo in contemporanea con la comparsa di diversi giochi detti anch'essi "Trionfi", che assegnano il ruolo di atout ricoperto dai trionfi dei tarocchi a carte normali, compare per la prima volta il termine "tarocco". La sua prima occorrenza è in un inventario della corte di Ferrara del dicembre 1505, ma dello stesso anno è anche la prima occorrenza dell'equivalente francese Taraux, per cui è stato teorizzato che il termine italiano potrebbe derivare da quello francese, piuttosto che il contrario. La prima occorrenza in un testo stampato è nel Gioco della Primiera del poeta Francesco Berni nel 1526 e per il XVI secolo aveva soppiantato "Trionfi". L'origine del termine "tarocco" è tuttora ignota, sebbene siano state avanzate alcune congetture, tra cui che potrebbe derivare dal processo di decorazione delle carte, dal nome del fiume Taro, un affluente del Po. Nel tentativo di sostenere un'origine antica dei tarocchi alcune ipotesi esoteriche ipotizzano connessioni con antiche civiltà o con termini della Cabala, per esempio Antoine Court de Gébelin ipotizzò che derivasse dall'egiziano "Ta-Rosh" ("via regale"), Samuel Liddell MacGregor Mathers che derivasse dall'egiziano "taru" (che significherebbe "consultare") mentre per Gérard Encausse da un tetragramma cabalistico ("Tora", "Rota" o altre varianti.).


Storia

Origini

Non ci sono dati certi sull'origine delle carte da gioco occidentali, i primi indizi della loro esistenza cominciano a comparire in documenti risalenti alla fine del XIII secolo. La teoria più diffusamente accettata è che queste siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani, e per quell'epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva quattro semi: bastoni da polo, denari, spade e coppe simili a quelli ancora utilizzati nelle carte tradizionali italiane, spagnole e portoghesi, con la sola sostituzione dei bastoni da polo con i bastoni, ed ogni seme aveva tre figure di corte, anche qui come nei mazzi tradizionali occidentali.
La teoria generalmente accettata è che le carte dei tarocchi derivino dall'aggiunta dei trionfi al normale mazzo di carte da gioco italiane. Il primo riferimento alla loro esistenza sono un paio di citazioni nei registri della corte estense di Ferrara del 1442, ulteriori riferimenti compaiono in annotazioni del 1452, 1454 e 1461. Il confronto tra le due registrazioni del 1442, la prima relativa al pagamento del pittore di corte Jacopo da Sagramoro per la decorazione di quattro mazzi di trionfi destinati al signore di Ferrara Leonello d'Este, mentre la seconda relativa all'acquisto ad un prezzo molto minore di alcuni mazzi destinati ai fratelli di Leonello indicherebbe che all'epoca erano già diffusi mazzi economici e che quindi questi erano già prodotti da alcuni anni. Un'altra prima testimonianza è l'affresco Il gioco dei tarocchi in uno dei cortili interni di Palazzo Borromeo a Milano, di attribuzione incerta e datato alla fine degli anni quaranta del XV secolo

Primi mazzi

Una prima descrizione di "carte de trionfi" compare nella lettera che accompagnava un mazzo di carte inviato dal capitano Jacopo Antonio Marcello a Isabella di Lorena, consorte di Renato d'Angiò nel 1449. Il mazzo non è giunto fino a noi, ma allegata alla lettera c'era un trattato in latino di Marziano da Tortona, segretario di Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Marziano descrive esplicitamente solo ventiquattro carte del mazzo: sedici carte illustrate con immagini di divinità greche e quattro carte illustrate con Re, ma si può dedurre dal contenuto che con tutta probabilità a esse si aggiungevano un mazzo di carte tradizionali i cui semi erano però rappresentati da uccelli. Nonostante le diversità rispetto al mazzo di tarocchi tradizionali è comunque un esempio dell'evoluzione dei mazzi del periodo. Nel suo trattato Marziano attribuisce l'idea del mazzo al duca Filippo Maria Visconti e la sua illustrazione a Michelino da Besozzo. In base a quest'ultimo punto si può datare il mazzo ad un periodo tra il 1414 e il 1425.
I mazzi più antichi ancora esistenti sono stati realizzati per la famiglia Visconti e sono generalmente attribuiti al pittore di corte Bonifacio Bembo. Le carte sono miniate col fondo in foglia d'oro o d'argento e lavori di punzonatura, il loro prezzo non è pervenuto ma era certamente molto alto. Il più antico dei tre è detto Tarocchi Visconti di Modrone (dal nome del ramo cadetto dei Visconti che l'ha posseduto) o anche Cary-Yale (poiché è conservato nella collezione Cary della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell'Università di Yale). La sua struttura differisce lievemente da quella dei mazzi correnti, ogni seme contiene sei figure di corte (tre maschili e tre femminili) anziché quattro e negli undici trionfi rimasti ce ne sono alcuni non entrati nella tradizione, come tre dedicati a virtù cardinali (fede, speranza e carità). Un secondo mazzo, i Tarocchi Brera-Bambrilla, di cui i trionfi rimasti sono solo due (La Ruota della Fortuna e L'Imperatore) viene datato tra il 1442 e il 1445. Il terzo e più completo mazzo, detto Tarocchi Visconti-Sforza, fu realizzato per Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti. Di quest'ultimo sopravvivono diciannove trionfi (mancano Il Diavolo e La Torre), anche se sei di esse (Temperanza, Forza, La Stella, La Luna e Il Mondo) sono carte aggiunte successivamente e dipinte da un altro pittore.
Ulteriori frammenti di mazzi sono di origine ferrarese: per esempio i tarocchi detti di Carlo VI conservati alla Bibliothèque nationale de France; quelli detti "di Alessandro Sforza" conservati al Museo di Castello Ursino a Catania; quelli di Ercole I d'Este conservati alla Yale University Library. Il fatto che quasi tutti questi giochi (ed altri più recenti) siano giunti incompleti è evidentemente legato alla fragilità del supporto cartaceo ed alle citate persecuzioni che subirono le carte da gioco (spesso soggette a roghi oppure sciolte nel macero per ricavarne cartapesta da riutilizzare).
Questi mazzi e le loro varianti si diffusero nell'Italia settentrionale con diverse interpretazioni illustrative: per esempio, nella versione ferrarese la Luna è rappresentata da uno o due astrologi, mentre in quella viscontea una donna tiene una mezza luna nella mano destra; nei tarocchi ferraresi il Matto è un buffone tormentato da alcuni bambini mentre in quelli lombardi è un mendicante gozzuto (evidente allusione al gozzo, cioè la tipica malattia dei montanari della zona prealpina). A volte i mazzi erano realizzati in occasione di matrimoni signorili ed in tal caso gli emblemi dei due sposi erano dipinti sulla carta dell'Innamorato.

Funzione delle carte

Ci sono numerose testimonianze che i tarocchi fossero usati originariamente come carte da gioco, già il trattato di Marziano descrive alcune delle regole del gioco, anche se non in maniera sufficientemente dettagliata da ricostruirlo completamente, comunque le prime descrizioni sufficientemente complete delle regole di gioco risalgono al XVI secolo e non divennero comuni prima del XVII secolo. I giochi erano giochi di presa, come per esempio la briscola, giocati in una sequenza di mani in cui i trionfi che comandano sulle carte numerali, sulle figure e sui trionfi di valore inferiore. Il Matto è generalmente usato per evitare di dover giocare una carta dello stesso seme o uno dei trionfi quando non lo si desidera. Il punteggio viene calcolato a fine partita in base alle carte ottenute, ma il metodo esatto di conteggio varia da gioco a gioco.
Nei primi secoli non ci sono resoconti che attestino l'uso dei tarocchi per scopi esoterici o di divinazione, l'unico riferimento ai tarocchi come mezzo di lettura del carattere delle persone è in un'opera di narrativa, il Caos del tri per uno del monaco Merlin Cocai, in cui uno dei personaggi compone dei sonetti che descrivono il carattere di altri personaggi basandosi sulle carte dei Trionfi.
Oltre a questo tipo di passatempo, i tarocchi furono utilizzati come giochi di abilità verbale. Nelle lunghe serate a corte, infatti, non di rado si utilizzavano le figure per comporre frasi e motti che dovevano ispirarsi alle carte estratte ed i 22 Trionfi potevano anche essere abbinati (o appropriati, come si diceva) a persone e gruppi, specialmente gentildonne oppure note cortigiane. Molti di questi sonetti sono giunti fino a noi: poesiole comiche, satiriche, mordaci, scritte solitamente in ambiente cinquecentesco. Probabilmente, in questo ambito colto vanno a collocarsi due mazzi: i cosiddetti Tarocchi del Mantegna (una serie di cinquanta incisioni che non costituiscono in realtà un mazzo di tarocchi, né sono opera del Mantegna) ed il Tarocco Sola-Busca, realizzato con la tecnica dell'acquaforte tra il XIV e il XV secolo. In quest'ultimo le 22 carte dei Trionfi raffigurano guerrieri dell'antichità classica e biblica, mentre le carte numerali rappresentano scene della vita quotidiana.
Anche Pietro Aretino si occupò di tarocchi nella sua opera Le carte parlanti che ebbe un discreto successo e godette di varie ristampe.

Diffusione del gioco

Per la metà del XV secolo le figure che comparivano sui trionfi si era ormai stabilizzata e il gioco si diffuse a partire dai tre principali centri di Ferrara, Milano e Bologna. In quest'epoca i trionfi non erano ancora numerati ed i giocatori dovevano memorizzare l'ordine di precedenza, che presentava alcune differenze tra città e città: a Bologna la carta di maggior valore era l'Angelo, seguito da Il Mondo e quindi dalle tre virtù (Giustizia, Temperanza e Forza), a Milano le tre virtù avevano valori inferiori mentre a Ferrara la carta di maggior valore era il Mondo, seguito dalla Giustizia, dal Mondo e le altre due virtù avevano valori molto inferiori.
Da Ferrara, prima di estinguersi all'inizio del XVII secolo, il gioco si trasmise a Venezia e a Trento, senza però attecchire. A Bologna il gioco rimase popolare fino ai giorni nostri nella forma del tarocchino bolognese e da qui si diffuse a Firenze dove invece nacque la variante delle Minchiate che utilizza un mazzo espanso di 97 carte. Da Firenze il gioco si diffuse a Roma e da qui nel XVII secolo in Sicilia. Fu comunque da Milano che il gioco si diffuse nel resto d'Europa, prima in Francia e in Svizzera i cui soldati vennero in contatto con il gioco durante l'occupazione francese di inizio del XVI secolo e da queste nazioni si sparse nel resto d'Europa.
Tarocchi marsigliesi (mazzo di Jean Dodal, 1701 circa), a sinistra L'Imperatrice, a destra L'Imperatore
In Francia il gioco è giocato con il mazzo detto dei tarocchi di Marsiglia, la cui principale differenza è l'uso dei semi francesi (cuori, quadri, fiori e picche) al posto di quelli italiani. Il gioco è documentato in diversi brani della letteratura francese del XVI secolo, e compare nel capitolo risalente al 1534 del Gargantua e Pantagruel in cui Rabelais elenca i giochi giocati da Gargantua. Una prima descrizione delle regole è contenuta in un libretto stampato a Nevers intorno al 1637. Il gioco è apparentemente molto diffuso, tanto che il gesuita François Garasse scrive nel 1622 che in Francia è più popolare degli Scacchi, ma per il 1725 la sua diffusione si è ridotta alla Francia Orientale, dove persiste fino ai giorni nostri ed incontra un generale revival nel XX secolo. In Francia si aggiungono alcune nuove regole ai giochi di tarocchi, la possibilità ottenere un bonus per possedere certe combinazioni di carte in apertura di partita, bonus o penalità per vincere o perdere una mano con certe carte (per esempio vincere con il Pagat - il Bagatto italiano o perdere uno dei Re).
In Germania il gioco arriva intorno all'inizio del XVII secolo, probabilmente importato dalla Francia, vista l'attestazione nel gergo dei giocatori tedeschi di numerosi termini che sono corruzioni dei corrispondenti francesi e per la metà del secolo è ampiamente diffuso. Non è comunque certo il periodo e canale di arrivo del gioco.
L'apice della diffusione del gioco è dal 1730 al 1830, in questo periodo era giocato nell'Italia settentrionale, Francia orientale, Svizzera, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Austro-Ungheria, Svezia e Russia e sebbene rimanesse un gioco a diffusione locale le regole erano abbastanza omogenee con piccole differenze locali, sia che si giocasse con un mazzo con semi italiani che con uno con semi francesi.
L'uso dei tarocchi come carte da gioco si trova ancor oggi in alcune aree italiane e francesi. Il tarocco siciliano è ancora giocato in quattro paesi della Sicilia: Barcellona Pozzo di Gotto, Calatafimi, Tortorici e Mineo. A Bologna si usa il tarocchino bolognese, le cui regole originali sono conservate dall'Accademia del tarocchino bolognese. A Pinerolo si usa il tarocco ligure-piemontese. In Francia è attiva una Fédération Française de Tarot il cui regolamento usa i Tarot nouveau.

Tecniche di stampa

Le tecniche che nel corso dei secoli si sono susseguite per la creazione dei tarocchi e per le carte da gioco sono state innumerevoli. È presumibile che anticamente fossero vergati su pergamena o incisi su tavolette di legno; nei secoli successivi, si passò dall'uso degli stampi in legno di pero (o affini per morbidezza e robustezza) come matrice per i tratti, congiuntamente agli stampini (i cosiddetti pochoirs o stencil) per l'applicazione dei colori. Verso la metà del XV secolo, le tecniche di stampa furono perfezionate prima con la xilografia, poi con la calcografia e, alla fine del secolo, con l'invenzione dei caratteri mobili.
Il progresso della stampa fece nascere le prime fabbriche di mazzi di tarocchi, che erano stampati su foglio unico, numerati, rozzamente colorati e tagliati. Il prezzo era superiore alle carte comuni, dato il maggior numero, come ci informa un registro fiscale bolognese del 1477. Tuttavia la stampa introdusse sul mercato mazzi a basso costo che favorirono la diffusione del gioco. Nell'Ottocento, in concomitanza con la rivoluzione industriale, si passò all'uso delle macchine di stampa quadricromiche (che modificarono notevolmente i colori più antichi di certi cartai) ed oggigiorno i tarocchi sono disegnati e riprodotti soprattutto mediante tecnologia informatica (penne grafiche e digitalizzazione).



Tarocchi occulti

I primi usi documentati dei tarocchi come strumento per la cartomanzia risalgono al XVII secolo a Bologna. Comunque la loro diffusione moderna in cartomanzia e l'associazione con l'occultismo risalgono alla fine del XVIII secolo e sono dovuti principalmente ad Antoine Court de Gébelin e di Etteilla. Il primo nell'VIII volume della sua opera Le Monde primitif pubblicato nel 1781 incluse due saggi nel quale si sosteneva che i tarocchi fossero in realtà i Libri di Thot codificati dai sacerdoti egizi nelle immagine simboliche dei trionfi per tramandarlo segretamente sotto l'aspetto innocuo di carte da gioco, il secondo pubblicò una serie di libri (Manière de se récréer avec le jeu de cards nommées Tarots) tra il 1783 e il 1785 nei quali riprese a approfondì il legame dei tarocchi con i Libri di Toth e descrisse un metodo per il loro uso in cartomanzia.
Gérard Encausse, sotto lo pseudonimo di Papus (1865-1917), seguendo le idee di Lévi, si permise di creare tarocchi con i personaggi egizi illustranti una struttura cabalistica.
Arthur Edward Waite, per far combaciare i tarocchi con le 22 vie dell'Albero della Vita che uniscono le 10 sephirot della medesima Tradizione cabalistica, scambiò il numero VIII della Giustizia con il numero XI della Forza; trasformò l'Innamorato in Gli Amanti; rivisitò a suo modo il Matto, spogliandolo di qualunque valenza esoterica, falsificando in questo modo il significato di tutti gli arcani.
Aleister Crowley, occultista appartenente all'Ordo Templi Orientis, cambiò anche i nomi, i disegni (e quindi il significato) e l'ordine delle carte: la Giustizia diventa il Giudizio; Temperanza diventa l'Arte; il Giudizio diventa Eone ed i Fanti ed i Cavalieri, eliminati, sono sostituiti da Principi e Principesse.
Oswald Wirth, occultista svizzero massone e membro della Società Teosofica, disegnò da sé i propri tarocchi introducendo negli arcani non soltanto abiti medievali, sfingi egizie, numeri arabi e lettere ebraiche al posto dei numeri romani, simboli taoisti e la versione alchemica del Diavolo inventata da Éliphas Lévi, ma si ispirò anche alla grossolana versione di Court de Gébelin.
All'inizio del Novecento un noto autore, Paul Marteau, nel suo libro Le Tarot de Marseille riprodusse le sue carte. Questo evento, insieme a tutte le deviazioni di cui sono stati oggetto i tarocchi in questi ultimi due secoli, ha rappresentato il "colpo di grazia" per i tarocchi di Marsiglia. Infatti Marteau, commise due grandi errori: per un verso il suo mazzo è soltanto un'approssimazione dell'originale (i disegni sono, infatti, l'esatta riproduzione dei tarocchi di Besançon pubblicati da Grimaud alla fine del XIX secolo, che a sua volta riproducono altri tarocchi di Besançon pubblicati da Lequart e firmati "Arnault 1748." ); inoltre, modificò alcuni dettagli originali, forse per imprimere il proprio marchio e poter commercializzare il "prodotto" incassandone i diritti d'autore. Per di più, conservò i quattro colori di base imposti dai macchinari tipografici invece di rispettare gli antichi colori delle copie dipinte a mano.

I mazzi storici

I tarocchi del Mantegna

I cosiddetti tarocchi del Mantegna sono due serie distinte di 50 incisioni risalenti al XV secolo, denominate serie "E" e serie "S", opera di due distinti artisti di scuola ferrarese rimasti anonimi, che per secoli sono state attribuite ad Andrea Mantegna. Le due serie ritraggono gli stessi soggetti raggruppati tematicamente in cinque gruppi (le condizioni dell'uomo, Apollo e le muse, le arti liberali, i principi cosmici e le virtù cristiane) e non costituiscono in realtà neanche un mazzo di tarocchi, poiché mancano completamente le carte di semi e i soggetti pur presentando in alcuni casi delle somiglianze iconografiche con quelli dei tarocchi tradizionali sono comunque diversi. Si ignora l'uso a cui era destinato il mazzo, sembrerebbero essere stati un'opera didattica e istruttiva.

I tarocchi di Marsiglia

Non abbiamo riferimenti per la datazione dei tarocchi di Marsiglia così chiamati per la città della Francia che ha goduto di una posizione di monopolio nella produzione di questo tipo di carte pur non avendole inventate; sebbene i primi mazzi conosciuti risalgano al XVIII secolo, lo stile delle carte a semi italiani fa propendere per l'origine latina di questo tipo di mazzo, probabilmente diffusosi dalla Lombardia in territorio francese. Uno dei modelli più conosciuti dei tarocchi di Marsiglia fu inciso su legno dal francese Claude Burdel nel 1751.
Egli aveva contrassegnato Il Carro con le sue iniziali, mentre la sua firma per esteso compare sul 2 di denari. Le figure sono intere, e - relativamente agli Arcani maggiori - recano la denominazione in francese e sono contrassegnati da numeri romani. La morte non aveva nome. Le scritte erano in un francese sgrammaticato, spesso privo di accenti e apostrofi. Gli abiti delle figure, pur nella loro forte stilizzazione, si riferiscono a prototipi rinascimentali. Il mazzo fu poi rielaborato correttamente dal francese Grimaud, e ristampato nel XIX secolo.

I tarocchi di Besançon

Come per Marsiglia, la città non può vantare la paternità di queste carte da tarocco a semi italiani. Il più antico mazzo di questo genere databile con certezza risale al 1746, e ne conosciamo sia il fabbricante - Nicolas Laudier - sia l'incisore, Pierre Isnard. Le eccezioni più notevoli sono i Trionfi II, la Papessa, trasformata in Giunone, e il V, il Papa, diventato Giove tonante.

La composizione dei Trionfi marsigliesi

È questa forse la principale forma definitiva attualmente usata. Molti tarocchi fantastici si ispirano a quelli marsigliesi. Vale quindi la pena di darne una descrizione più accurata:
  • I - Il Bagatto (le Bateleur). La parola ha origini latine e sta ad indicare "figura da poco", "bagatella", cosa di nessun conto. Rappresenta un giovane uomo con un grande cappello e abiti vistosi, posto in piedi davanti a un tavolo, su cui figurano monete, vasetti, dadi, coltelli, una borsa. L'uomo regge nella mano sinistra un bastone dorato.
  • II - La Papessa (La Papesse). È forse una delle figure che ha dato luogo a maggiori discussioni, dal momento che nessuna donna ha mai avuto accesso al soglio di Pietro. In taluni mazzi è stata sostituita da Divinità o altre carte. La donna ha un triregno in capo, è seduta su un trono ricoperto da un velo e ha in mano un libro aperto.
  • III - L'Imperatrice (L'Imperatrice). Una donna in trono, con la corona in testa, ha in mano uno scettro col globo sormontato dalla croce (da sempre simbolo di impero). Regge con la mano destra uno scudo con un'aquila araldica, e ha due ali aperte sulla schiena.
  • IV - L'Imperatore (L'Empereur). Un uomo barbuto, seduto in trono di profilo, con una gamba incrociata sull'altra, regge uno scettro con la destra. Sotto al Trono è appoggiato uno scudo con un'aquila araldica. La carta è evidentemente collegata col potere terreno.
  • V - Il Papa (Le Pape). Seduto in posizione frontale, il Pontefice col Triregno regge un pastorale a croce con tre traverse. Ai suoi piedi, di statura notevolmente inferiore, sono inginocchiati due chierici. Il Papa ha la barba canuta, probabile allusione alla sua saggezza.
  • VI - L'innamorato (L'Amoreux). Sotto un grande cupido alato, pronto a scoccare la sua freccia, un giovane sta in piedi tra due figure femminili, una vestita più poveramente dell'altra. I critici sono concordi nell'identificare questa lama col mito di Ercole, che dovette scegliere tra Vizio e Virtù.
  • VII - Il Carro (Le Chariot). Un carro visto in modo rigidamente frontale, è condotto da un giovane guerriero incoronato, mentre trattiene saldamente due cavalli, uno blu ed uno rosso, che tendono a scartare in posizioni opposte.
  • VIII - La Giustizia (la Justice). È questa una delle quattro Virtù cardinali citate nel mazzo, da cui manca la Prudenza. Una donna in trono regge con la mano sinistra una bilancia dai piatti allineati, e con la destra una spada. Questo Trionfo contiene in sé l'idea di equilibrio e di punizione.
  • IX - L'Eremita (L'Hermite). Un vecchio barbuto, appoggiandosi ad un bastone, avanza reggendo una lampada. Non si può fare a meno di pensare a Diogene che, reggendo una lampada affermava di cercare l'uomo.
  • X - La Ruota della Fortuna (La Roue de Fortune). Questa immagine, largamente conosciuta e rappresentata nel Medioevo, raffigura una ruota sormontata da una sfinge alata con corona e spada, con due esseri mezzo uomo e mezzo animale arrampicati ai suoi lati. Già in epoca medievale la Ruota era usata per ricordare la vanità delle conquiste e dei beni terreni.
  • XI - La Forza (La Force). Una donna con un ampio cappello in testa chiude le fauci di un leone. È una delle quattro Virtù cardinali raffigurata nel mazzo.
  • XII - L'Appeso (Le Pendu). Un uomo è appeso per un piede a un palo retto da nodose travi di legno. La gamba libera è piegata verso l'interno. La carta raffigura una pena praticata realmente durante il Medioevo, sia dal vero sia in effigie, a chi si rendeva reo di tradimento. Questo tipo di pittura, detta infamante, era solitamente affidata a mestieranti, ma a volte ad artisti di rilievo, come Sandro Botticelli e Andrea del Sarto.
  • XIII - La Morte (a volte lasciata senza scritta) - Uno scheletro con una falce cammina in un campo cosparso di mani e di teste. La figura è collegata con l'iconografia medievale del Trionfo della Morte molto diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento, in cui uno o più scheletri si trascinano, in fila o in una danza macabra, regnanti, Papi e altri soggetti solitamente di alto livello sociale.
  • XIV - La Temperanza (La Temperance). Altra virtù cardinale. Un Angelo con la veste bipartita in due zone di colore blu e rosso, versa un liquido da un'anfora all'altra reggendole entrambe con le mani.
  • XV - Il Diavolo (Le Diable). Un essere cornuto dal viso sghignazzante, le ali di pipistrello, i seni femminili, i genitali maschili, le gambe caprine, sta in cima a un piccolo ceppo a cui sono legati due diavoletti. Gli zoccoli e il ghigno osceno sono mutuati dalle classiche immagini greche del dio Pan.
  • XVI - La Casa Dio (La Maison Dieu). Una torre che ha come tetto una corona, viene scoperchiata da una lingua di fuoco, mentre due figure umane cadono al suolo e piccole sfere riempiono l'aria. La costruzione evoca la Biblica torre di Babele, talmente alta che Dio punì gli uomini confondendo il loro linguaggio.
  • XVII - La Stella (L'étoile). Con questa carta si abbandona il mondo umano e si entra in quello spiritualmente superiore. Otto stelle, di cui la centrale molto più grande, sormontano una donna nuda che versa per terra acqua da due anfore. Sul fondo, un minuscolo albero su cui canta un piccolo uccello.
  • XVIII - La Luna (La Lune). Seconda lama della serie degli astri la Luna splende rotonda in cielo ma con il volto raffigurato di profilo, mentre gocce colorate partono dalla terra verso di essa. In primo piano un Gambero, legato zodiacalmente al segno del Cancro, esce da una pozza d'acqua. Due cani ululano e due torri sullo sfondo sembrano custodire il paesaggio.
  • XIX - Il Sole (Le Soleil). Un grande sole radiante sparge gocce su due gemelli ritti in piedi vicino a un basso muretto in mattoni.
  • XX - Il Giudizio (Le Jugement). Un angelo esce da un nembo colorato suonando la tromba, mentre tre piccoli corpi sorgono da un avello. Anche questa immagine, frequentissima nel Medioevo, può farsi risalire ai numerosi miti sulla fine del mondo presenti in molte religioni antiche. Il più importante riferimento è certamente l'Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. Questa carta corrisponde all'Angelo di altri mazzi da gioco.
  • XXI - Il Mondo (Le Monde). La carta rappresenta una donna seminuda che regge due bastoncini nelle mani. Essa è circondata da una mandorla di foglie, mentre ai quattro lati della carta compaiono i simboli Tetramorfi degli Evangelisti: un Angelo (San Matteo) un'Aquila (San Giovanni) un Toro (San Luca) e un Leone (San Marco). La carta compendia, se pur in forma elementare due figure geometriche, il cerchio e il quadrato, che erano considerate il simbolo della perfezione.
  • Il Matto (Le Fou). La lama non è numerata e può essere inserita sia all'inizio sia alla fine del mazzo. Un giullare girovago, col cappello a sonagli, che regge su una spalla un fagottino con le sue poche cose, si avvia verso una strada non meglio identificata, rincorso da un cane che gli sta lacerando una calza. Una figura analoga si trova nel tarocco del Mantegna, ma è chiamato il Misero.

Le Minchiate

Comparso a Firenze, questo curioso mazzo di novantasette carte fu chiamato così con probabile attinenza al membro virile, ma anche per indicare che il gioco di carte non era da prendersi sul serio. Godette di grande fortuna soprattutto nell'Italia centro settentrionale, ma fu poi gradualmente abbandonato. Le Minchiate sono una curiosa variante regionale, completamente alterata, del tarocco tradizionale. Le prime trentacinque carte, dette Papi sono seguite da cinque carte chiamate Arie: la Stella, la Luna, il Sole, il Mondo e il Giudizio finale detto Le trombe. I semi sono Denari, Coppe, Bastoni, Spade. Gli onori sono detti Cartiglia e presentano centauri al posto dei cavalieri. Tra le altre carte mancano la Papessa e il Papa, mentre sono stati aggiunti il Granduca, le quattro Virtù Cardinali, le tre Teologali, i quattro Elementi, i dodici Segni zodiacali.

Il tarocchino bolognese

Bologna, che è stata uno dei centri in cui il gioco era più attivamente praticato, non ci ha lasciato alcun mazzo completo prima del XVII secolo. I questo periodo si giocava una nuova forma di tarocco a mazzo ridotto di 62 carte, anche se non abbiamo indicazioni precise sulla data in cui vennero eliminate determinate carte. I tagli erano relativi alle carte numerali, ad esclusione degli Assi. Né il tarocchino è l'unico esempio di contrazione del mazzo: a Venezia il gioco della trappola prevedeva trentasei carte.
Il tarocchino bolognese trionfò in questo periodo grazie a vicissitudini particolari: tra il 1663 e il 1669 un artista bolognese fantasioso e versatile, Giuseppe Maria Mitelli (1634 - 1718) incise un libro sui tarocchini dedicato a Prospero Bentivoglio. I fogli dovevano poi essere tagliati e incollati dal giocatore.
In periodo della Controriforma e con sensibilità tutta barocca, il Mitelli trasformò il mazzo eliminando la figura della Papessa e ridisegnando i Trionfi. Così l'Appeso è un uomo condannato alla pena capitale che aspetta che il boia gli fracassi il cranio con un martello; la Stella è un mendicante che avanza nella notte con una lanterna; la Luna e il Sole sono ispirati ad Artemide e ad Apollo, il mondo è un globo sorretto da un gigantesco Atlante. Anche le carte numerali hanno disegni fantasiosi, mentre nell'Asso di denari l'artista ha inciso il suo ritratto con la firma.
Un altro tipo di tarocchino bolognese, che non è mai stato usato neppure per la divinazione, risale al 1725 e fu ideato dal canonico Montieri. L'autore aveva indicato le diverse forme di stati europei, audacemente situando Bologna sotto un governo misto, laico-clericale. Dal momento che la città era inserita nei domini dello Stato Pontificio, la cosa fu giudicata irrispettosa e l'audace prelato fu incarcerato.
Il senato bolognese trovò un accordo facendo sostituire le icone irriverenti con figure di mori. In una data non precisata della seconda metà del Settecento, il tarocchino fu uno dei primi mazzi che suddivise le figure in due metà speculari.

Il tarocco Piemontese

Grazie alla sua vicinanza con il Ducato di Milano, dove il gioco dei Tarocchi molto probabilmente ebbe origine, il Piemonte conobbe e usò ben presto queste carte; il documento piemontese più antico è il Discorso sopra l'ordine delle figure dei Tarocchi, scritto da Francesco Piscina da Carmagnola e pubblicato nel 1565 a Monte Regale (oggi Mondovì).
Intorno al 1830 una famiglia di Torino, i Vergnano, avviò la produzione di un nuovo modello, oggi definito "Tarocco piemontese", simile ai Tarocchi cosiddetti “di Marsiglia. Tuttavia, come ha rilevato lo storico Giordano Berti, i Tarocchi di Vergnano si distinguono dalla produzione francese per lo stile e per il contenuto di alcune carte, in particolare per il Matto, vestito con i pantaloni a sbuffo, che insegue una farfalla; per il Bagatto, che ha sul tavolo gli strumenti del calzolaio; per il Diavolo, che ha un muso di felino che spunta dall'addome; per il Giudizio, detto Angelo, dove i morti emergono dalle fiamme, collegandosi con l'iconografia popolare delle anime del Purgatorio; per l'Asso di Coppe, un vaso colmo di fiori e frutti.
Altra variazione rispetto al mazzo "marsigliese" è l'uso dei numeri arabi al posto di quelli romani.
Nella seconda metà di quel secolo, sulla base del mazzo di Vergnano fu introdotto il modello a due teste, senza dubbio utile ai giocatori che non dovevano girare le carte ogni volta che si presentavano rovesciate.

I tarocchi contemporanei

Lo straordinario interesse che si è sviluppato intorno ai tarocchi dall'Ottocento in avanti ha spinto numerosi artisti contemporanei a reinterpretare le misteriose figure. Fra gli italiani si possono ricordare Franco Gentilini, Renato Guttuso, Emanuele Luzzati, Ferenc Pinter e Sergio Toppi. Fra gli artisti non italiani spiccano Salvador Dalí e Niki de Saint Phalle, autrice del fantastico Giardino dei Tarocchi costruito a Garavicchio, presso Capalbio.
Numerosi illustratori hanno realizzato nuovi mazzi, talvolta in collaborazione con storici e letterati. Per esempio, i Tarocchi di Dario Fo sono stati dipinti dal figlio Jacopo su progetto del Premio Nobel Dario Fo, Michele Marzulli ha ideato, disegnato e realizzato i Tarocchi Massonici, mentre allo scrittore Giordano Berti si deve la sceneggiatura di dieci mazzi realizzati da vari illustratori.
A Riola, in provincia di Bologna, è stato istituito da tempo un Museo dei Tarocchi con un'ampia raccolta di carte.

Tarocchi e fumetti

Dalla fine degli anni 1980 numerosi fumettisti si sono cimentati nella creazione di nuovi mazzi di Tarocchi, soffermandosi solitamente sui 22 Arcani Maggiori.
Le mangaka CLAMP hanno basato sui tarocchi la loro opera X, collegata a temi mistici e strutturata in una serie di 22 volumi, di cui 21 di fumetto e uno illustrato, ognuno dei quali è introdotto da un Arcano maggiore interpretato da un personaggio della serie. Hirohiko Araki a partire dalla terza serie del manga Le bizzarre avventure di JoJo, introduce il concetto di "Stand", materializzazione fisica dei poteri psichici di ciascun personaggio, attribuendogli i nomi e le sembianze degli arcani maggiori.


sabato 15 gennaio 2022

Numerologia

Risultati immagini per Numerologia



La numerologia è lo studio della possibile relazione mistica o esoterica tra i numeri e le caratteristiche o le azioni di oggetti fisici ed esseri viventi.
La numerologia e la divinazione numerologica erano pratiche popolari fra i primi matematici come Pitagora, ma non sono più considerate parte della matematica e sono considerate invece una pseudoscienza. Questo sviluppo è storicamente simile a quello avuto dall'astrologia nei confronti dell'astronomia o dall'alchimia nei confronti della chimica.

Significato esoterico dei numeri

Il seguente elenco cerca di sintetizzare le opinioni dei moderni numerologisti i quali non di rado si scontrano con gli "scientisti" che insistono nell'affermare che non esistono prove matematiche o scientifiche che dimostrino la fondatezza di tali "proprietà" simboliche dei numeri.
Nel Rinascimento, quando i numeri erano utilizzati e studiati in dettaglio per la musica, la poesia e l'architettura, l'associazione, per analogia, dei significati a specifici numeri era molto più dettagliata e ricca dell'attuale sintesi moderna.
I procedimenti sono numerosi e diversi. Uno dei più semplici consiste nel sommare (somma teosofica) il valore numerico di ogni lettera del vostro nome e cognome o quello del vostro partner o di chi v'interessa e di interpretare l'ultimo numero ottenuto. Solo questo verrà tradotto in linguaggio che può essere analogico, simbolico, psicologico, metafisico, poetico, ecc..

Uno

Uno è il primo numero usato per contare e quindi gli è riconosciuto un grande potere; senza di esso non ci sarebbe il sistema numerico così come lo conosciamo. Ogni sistema numerico che possiamo immaginare ha il suo punto d'inizio. Spesso è visto come l'origine di tutte le cose e rappresenta la perfezione, l'assoluto e la divinità nelle religioni monoteiste. L'Uno è la sorgente di ciò che esiste, di ciò che è altro dall'Uno: da esso emanano le forme, le dimensioni, i colori, le direzioni, lo spazio, quindi il tempo, dunque la diversità. L'Uno è il punto, la retta (l'asse), la sfera. Nell'Uno coesiste il Tutto inespresso e indifferenziato dal quale rimarrà necessariamente distinto; in tal senso è Pienezza, Completezza, cioè Perfezione. In ambito mistico presso molte culture è concepito come punto di attracco per lo spirito dell'uomo Degno, Illuminato, Consapevole che vi si abbandona in un anelito di perfezione nel tentativo di ritornare all'Origine. È considerato un numero maschile, il principio attivo e materiale della creazione. Anche detto motore primo.

Due

Due può avere molti significati, rappresentanti, da un lato, associazioni e interazioni con gli altri e, dall'altro polarità differenti e contrapposizione. Nel simboleggiare associazione, il Due implica che i risultati individuali non sono realistici, in quanto solo attraverso la cooperazione e il lavoro di squadra tali risultati sono perseguiti in modo migliore. Mentre la dualità è richiesta per la formazione della vita delle specie viventi che si riproducono in modo sessuato, è anche vista nella sua accezione negativa come contrasto al perfetto e unificante numero Uno. Due rappresenta le polarità distinte quali bene e male, bianco e nero, maschio e femmina, destra e sinistra. Un polo non può esistere senza l'altro; questa idea di complementarità è meglio simboleggiata dal Tao Yin-Yang. Le polarità possono anche creare conflitto e discordia. Nella valenza positiva, Due può essere considerato femminile, intuitivo e corrisponde all'istinto di protezione. Nella valenza negativa, Due può essere avido, soffocante e frustrante. L'aspetto frustrante è derivato dalla delusione e dall'insoddisfazione dello spirito umano a cui venga sempre negata la prima posizione.

Tre

Tre è considerato il numero del potere, con riferimenti diversi nelle varie religioni. Nell'esoteria e nella mistica raffigura il triangolo. Il numero tre simboleggia inoltre, La Creazione, in Arte ed Esoterismo

Quattro

Quattro deriva il suo significato da molte fonti. È il primo numero pari non primo, e il tetraedro, la più semplice figura solida, ha quattro facce. Da quest'ultima interpretazione viene quindi associato alla materia e alla Terra in particolare, così come la Terra è legata ai quattro punti cardinali (Nord, Sud, Ovest ed Est). Un altro concetto legato a questo numero riguarda il tempo in quanto l'anno è diviso in quattro stagioni, i mesi hanno all'incirca quattro settimane e, secondo un punto di vista Cristiano, la vita di Gesù è raccontata tramite quattro Vangeli, ognuno dei quali è, a sua volta, legato ai quattro classici elementi alchemici di fuoco, aria, terra e acqua. Più in specifico il Vangelo di San Matteo è associato alla terra (in quanto insiste sull'incarnazione del Cristo nella sua forma terrena), il Vangelo di San Marco è associato all'acqua (poiché enfatizza l'importanza del battesimo), il Vangelo di San Giovanni è associato al fuoco (in quanto è quello più "spirituale"), mentre il Vangelo di San Luca è associato all'aria (in quanto è il più "lungo"). Nella religione ebraica il Quattro simboleggia il Tetragramma biblico, cioè le quattro lettere che compongono il nome di Dio e che sono tanto sacre da non poter essere pronunciate da nessuno. Nella numerologia cinese (così come in altre lingue orientali) la parola "quattro" è una omonima della parola "morte" e quindi il numero viene considerato sfortunato. Nella sua valenza positiva il Quattro rappresenta l'essere pratico (o "terra-terra"), mentre il fatto che sia il primo numero pari non primo lo lega a una personalità composita che trae idee da fonti diverse e spesso in conflitto per elaborare un fiero modo di pensare "fuori dal coro". il Quattro comanda gli elementi della terra.

Cinque

Cinque è collegato alla consapevolezza dei cinque sensi così come alla protezione. Rappresenta anche il servizio agli altri. In quanto numero delle dita della mano, il cinque indica il potere dell'uomo. Questo significato si riflette nella matematica a base 10 (visto come doppio cinque), nelle costruzioni militari a forma di pentagono o di stella a cinque punte, nello stesso pentacolo. il 5 comanda il sole e le stelle.
È un numero dalle molte facce che collega lo stato fisico alla salute mentale, che governa l'abilità di pensare chiaramente e la capacità intellettuale. Rappresenta l'apertura a nuove idee ed esperienze, è altamente analitico e ha l'abilità di pensare in modo critico, ma può ponderare così eccessivamente un problema da fargli perdere significato. È la ricerca della libertà, dell'avventura.

Sei

Sei è relativo al tatto, alla bellezza e all'armonia. Il Sei possiede carisma, grazia, la possibilità di conversare con tutti, la diplomazia, la capacità di costruire relazioni in incontri a due. Tratta delle cose da cui si è attratti o da cui si trae piacere. Denota perfezionismo in quanto le operazioni 1+2+3 e 1X2X3 lo danno come risultato. Nella sua valenza positiva è associato ad una piccola somma di denaro ed è considerato il numero madre/padre. Nella sua valenza negativa è associato alla gelosia, all'infedeltà, all'amarezza e alla vendetta. Inoltre all'interno della numerologia cristiana il 666 è simbolo della seconda bestia, nell'Apocalisse.

Sette

Sette è considerato un numero spirituale in quanto è illusivo e contiene veli che devono essere scoperti, uno dopo l'altro, per arrivare all'illuminazione ultima. Sette è detto sacro in quanto la settimana è composta da sette giorni, in Genesi la creazione è stata eseguita in sette giorni, l'antico sistema solare consisteva di sette pianeti, il corpo umano consiste di sette plessi o Chakra e qualche versione della Cabala è composta da sette sephirot. Nella sua valenza positiva possiede le qualità della consapevolezza nel sogno, nella spiritualità e nella sfera psichica.

Otto

Otto è considerato un numero di influenza karmica che richiede il pagamento di debiti contratti nella vita attuale o in una vita precedente. Rappresenta un lavoro profondo e le lezioni imparate attraverso l'esperienza e può quindi risultare un numero "difficile" per le restrizioni imposte dalla sua natura. Più di ogni altro numero l'Otto rappresenta la ricerca di denaro e successo materiale, ma la sua natura implica il confrontarsi con rischi estremi e molti capovolgimenti di vita. Considerato l'importanza ai massimi livelli data alla reputazione e alla posizione sociale, coloro che ricadono in modo preminente sotto l'Otto dovranno condurre una vita onesta, in quanto ogni imprudenza sarà quasi certamente resa pubblica nel modo meno lusinghiero. Sebbene l'Otto nella cultura cinese sia considerato di buon auspicio, nella numerologia cinese non gli è assegnata particolare importanza.

Nove

Nove era considerato un numero sacro dagli antichi e, di conseguenza, non venne associato a nessuna lettera dell'alfabeto caldeo. Rappresenta il cambiamento, l'invenzione e la crescita attraverso l'ispirazione. Nove è umanitario ed è stato ritenuto di particolare importanza dal fatto che occorrono nove mesi del calendario per la gestazione di un bambino. Nove rappresenta infine la perfezione numerica attraverso esempi come la prova del nove, dove il risultato di un'operazione aritmetica di moltiplicazione o divisione è corretto a meno di un multiplo di nove.

Dieci

Dieci è la rappresentazione di Uno in una "ottava" maggiore e significa la fine di un importante ciclo dal quale scaturirà un cambio di circostanze. Dieci porta con sé una grande carica di significato esoterico che è reso evidente dal fatto che una gravidanza dura dieci mesi lunari, in molte versioni della Cabala ci sono dieci sephirot, il sistema numerico più utilizzato al mondo è quello decimale. Le persone hanno dieci dita che usano per contare, portando ad una innata adozione del Dieci come base nel sistema numerico intuitivo. Da notare che Dieci è considerato un numero moderno di completamento perché è solo negli ultimi secoli che è stato utilizzato come blocco base di sistemi numerici, valuta e misura. Quando Dieci sostituì Dodici come il numero supremo, portò un cambio negli schemi mentali umani rendendoli più scientifici nell'approccio a questioni di natura esoterica. (I sostenitori di Dodici sono in disaccordo con quest'ultima affermazione). Il Dieci era sacro ai Pitagorici, che amavano rappresentarlo tramite la Tetratkys (una sorta di triangolo equilatero composto da 10 punti:la base di 4, poi a salire 3 2 1). Per i Pitagorici dieci erano anche le entità celesti: Sole, Luna, Terra, i cinque pianeti visibili a occhio nudo: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, il Cielo delle stelle fisse più l'Antiterra: un pianeta invisibile perché in opposizione alla Terra rispetto al sole.

Undici

Undici è il numero Due in una ottava maggiore ed è considerato un numero maestro (il secondo numero maestro è il 22). Undici è considerato la via della consapevolezza spirituale e la conoscenza oltre la comprensione altrui. Porta con sé vibrazioni psichiche e ha una uguale presenza di proprietà maschili e femminili. È anche associato ad apertura mentale, intuizione, idealismo e visione. Nella sua valenza negativa (proprio dovuto al grande potere di consapevolezza spirituale e all'acuto senso di sensibilità) è associato al tradimento di nemici segreti.

Dodici

Dodici è il numero Tre in una ottava maggiore ed indica un gran livello di comprensione e saggezza. La maggior parte della sua esperienza deriva dall'esperienza di vita, che permette ad un senso di calma di prevalere anche nelle situazioni più turbolente. Dodici era molto significativo nella vita umana antica per il fatto delle dodici tribù di Israele, dei dodici discepoli che seguivano Gesù, dei dodici segni zodiacali e delle dodici ore in cui è diviso un orologio. È considerato il numero antico del completamento come segnale della fine della fanciullezza ed ingresso nella vita adulta. In più sistemi numerici e di misura antichi erano basati su Dodici, ne sono esempio la dozzina, lo scellino (12 pence) il piede (che misura 12 pollici).

Tredici

Tredici è il numero Quattro in una ottava maggiore ed è uno in più di Dodici, l'antico numero della completezza. Tredici è associato il significato della fine di un ciclo, dal fatto che ci sono tredici mesi lunari in un anno e tredici sono i segni nell'astrologia celtica e dei nativi americani. Mentre Tredici predice nuovi inizi, significa anche che i vecchi sistemi devono terminare per favorire le trasformazioni richieste. Visto come 12+1 è il numero dell'iniziato, in quanto una ottava musicale cromatica è composta da 13 suoni differenti (anche se il primo e l'ultimo sono la stessa nota ma in ottave diverse). Nella geometria sacra Tredici simboleggia l'eterna distruzione e creazione della vita. Tredici ha anche un significato astrologico in quanto la somma dei primi 13 numeri dà come risultato 91 che è il numero di giorni di una stagione.

Armoniche dell'alfabeto

Esiste una scuola di pensiero che ritiene che a differenza della società nella quale viviamo normalmente, basata sulla comunicazione verbale, le mitiche civiltà antiche come Atlantide e Lemuria siano state basate su differenti e compositi metodi di comunicazione, incluse forme d'arte capaci di veicolare un messaggio all'osservatore. La nostra era della conoscenza è basata sulla storia scritta deriva dalle registrazioni degli eventi mediante rappresentazioni pittoriche, cioè pittogrammi, capaci di raccontare e tramandare storie elaborate da parte degli uomini preistorici. Nel tempo queste immagini sono state contratte e abbreviate nei geroglifici, con un simbolo per ciascun vocabolo. Successivamente, in molte culture, i simboli si sono modificati fino a rappresentare un singolo suono o un concetto. L'alfabeto che utilizziamo oggi è probabilmente derivato da un antico sistema egizio, il quale derivava a sua volta da un sistema pittografico simile concettualmente al cinese e al giapponese. Con l'evoluzione dei geroglifici in lettere rappresentanti un suono invece di parole specifiche, le lettere hanno assunto caratteristiche peculiari proprie, a tal punto che la scrittura di certe parole è rimasta inalterata nonostante le lingue parlate, con la loro evoluzione e trasformazione, abbiano reso certi suoni obsoleti. Con l'evoluzione del pensiero umano e dello stile di comunicazione, che diviene sempre più verbale, appare sempre più evidente che ciascun suono genera particolari armoniche (vibrazioni) di particolare significato esoterico. I numerologi ritengono che ogni lettera dell'alfabeto abbia un suo particolare carattere, che può essere meglio descritto associandola ad un valore numerico, che semplifica i calcoli. Ogni lettera di una certa parola contribuisce ad aggiungere un particolare aroma o colore che contribuisce a chiarirne il significato: specialmente quando la lettera è l'iniziale dalla parola o è ripetuta molte volte nella parola stessa. La lettera iniziale di una parola, consonante o vocale, è quella che contribuisce maggiormente a rivelare il reale significato della parola o del nome. Esiste una corrente di pensiero che associa ad ognuna delle ventun lettere dell'alfabeto italiano la corrispondente lamina degli arcani maggiori dei tarocchi, in questo modo la A risulta legata al Bagatto, la B alla Papessa e così via, incentrando il significato delle lettere su questa corrispondenza. La carta che resta slegata a qualunque lettera è il Matto il cui significato divinatorio risulta piuttosto particolare e con più di un significato, risulta infatti la fine e il principio del mazzo allo stesso tempo.
  • A è l'equivalente numerico di 1. È fortemente collegato alla confidenza che ci rende capaci di raggiungere gli obiettivi. Coloro che si chiamano con un nome la cui iniziale è la A tendono ad essere vigili e audaci. Nel suo significato negativo A può essere eccessivamente critico nei confronti degli sforzi altrui. Si ritiene che il suono della vocale A abbia un significato ancestrale che può essere ritrovato nel suono dello sbadiglio e richiamerebbe la calma e il buon sonno.
  • B è l'equivalente numerico di 2. Rappresenta le reazioni emozionali. Coloro che si chiamano con un nome in cui iniziale è B sono persone amichevoli, compassionevoli alle quali piace l'ambiente domestico. Nel suo significato negativo B può essere auto-assorbito se non un po' avido.
  • C è l'equivalente numerico di 3. Rappresenta l'energia. Influenza particolarmente l'umore e si presta bene anche con le altre lettere. Nel suo significato negativo C può essere scrupoloso e inattendente ai bisogni altrui.
  • D è l'equivalente numerico di 4. Rappresenta in bilanciamento. È molto potente ed è la lettera associata agli affari. Se è la prima consonante in un nome, la persona presenta un notevole senso e bisogno di ordine e giustizia. Nel suo significato negativo, D può essere testardo e intransigente.
  • E è la seconda vocale nell'alfabeto e l'equivalente numerico è 5. Rappresenta un cuore-caldo, amicizia, e passione. Se è la prima vocale nel nome è segno di una persona libera, amorevole e carismatica. Nel suo aspetto negativo E può essere instabile e poco affidabile. Il suono della E sarebbe legato alla vitalità e al risveglio.
  • F è l'equivalente numerico di 6 e rappresenta l'amore. Caratterizza persone dal cuore caldo, passionali e con la capacità di far stare meglio gli altri. Quando è la prima consonante in un nome, essa porta le vibrazioni di una persona molto protettiva. Nel suo aspetto negativo F può portare un senso di malinconia.
  • G è l'equivalente numerico di 7 e rappresenta le esperienze mistiche e religiose. Questa lettera è immaginativa, creativa e cerca soluzioni alternative ai problemi di ogni giorno. Quando è la prima consonante in un nome, la persona tende ad essere intuitiva, colta e in qualche modo solitaria. Negativamente le G detestano ricevere consigli dagli altri, anche se migliori.
  • H l'equivalente numerico di 8 e rappresenta la creatività e la forza. Questa lettera ha un forte senso per gli affari e pertanto nella maggior parte di casi aiuta a ricavare profitti. Quando è la prima consonante in un nome, la persona tende ad avere successo negli affari. Negativamente, può essere assorta ed egoista.
  • I è la terza vocale nell'alfabeto ed è l'equivalente numerico 9. Rappresenta la giustizia, e generalmente è sensitiva, compassionevole e umana. Nel suo lato negativo, la I manca di autostima e si arrabbia facilmente. Il suono della vocale I sarebbe legato alla stabilità corporea e alla buona postura. Pare che il suo suono prolungato abbia impatto sul corretto allineamento della colonna vertebrale e più in generale sia legato alla buona postura.
  • J è l'equivalente numerico di 1 e rappresenta le nostre aspirazioni. Questa lettera è veritiera, benevolente e intelligente. Quando è la prima consonante in un nome, la persona possiede un incontenibile desiderio di insistere, resistere, di non mollare mai, fino a trovare il successo o l'opportunità giusta. Negativamente, J può essere pigra e smarrita.
  • K è l'equivalente numerico di 2 e rappresenta l'estremità. È a volte molto sicura di sé e autorevole, altre volte piuttosto emotiva. Quando è la prima consonante in un nome, la persona possiede un'intuitività che spesso non viene capita o compresa dagli altri. Nel suo lato negativo, K può essere insoddisfatta nella vita.
  • L è l'equivalente numerico di 3 e rappresenta l'azione. È caritatevole e ben regolata, ma a volte può essere piuttosto soggetta ad incidenti/scontri.
  • M è l'equivalente numerico di 4 e rappresenta la spiritualità. Questa lettera tende ad essere molto sicura di sé e aiuta nella realizzazione di un obiettivo di successo. È anche una lettera diligente che può essere piuttosto stacanovista. Nel suo lato negativo, M può essere frettolosa e facile nell'arrabbiarsi.
  • N è l'equivalente numerico di 5 e rappresenta l'immaginazione. È intuitiva e comunicativa, ma nel suo aspetto negativo è predisposta alla gelosia.
  • O è la penultima vocale dell'alfabeto e equivale al numero 6. Essa rappresenta pazienza ed è rende particolarmente abili nello studio. Quando è la prima vocale nel nome, la persona ha un buon senso della famiglia ed è un buon studente. Negativamente O necessita di molto allenamento per ottenere il controllo delle proprie emozioni. Il suono della O può essere denominato "farmacia vocale" in quanto avrebbe poteri taumaturgici, il suono, legato alle meditazioni orientali dell'OM farebbe entrare in uno stato meditativo e le micro vibrazioni prodotte avrebbero potere di rilassare gli organi interni facendo trarre notevole beneficio a tutto l'organismo.
  • P è l'equivalente numerico di 7 e rappresenta la forza. Porta a un forte senso del comando e possiede molta conoscenza e saggezza. Quando è la prima consonante in un nome, la persona è attratta dalle materie spirituali. Negativamente, P tende a racchiudersi in sé stesso con una certa tendenza a immedesimarsi nelle preoccupazioni degli altri.
  • Q è l'equivalente numerico di 8 e rappresenta l'originalità. È una lettera misteriosa che in molti cose mostra zone che altrimenti sarebbero sconosciute. Negativamente, Q può essere estremamente noiosa.
  • R è l'equivalente numerico di 9 e rappresenta le possibilità. È tollerante e umano ma ha la tendenza a diventare facilmente irascibile. Quando è la prima consonante in un nome, la persona spesso agisce come rappacificatore.
  • S è l'equivalente numerico di 1 e rappresenta l'inizio. Ha degli attributi molto attraenti e possiede un istinto di abbondanza o di ricchezza. Negativamente, S può agire in modo impulsivo e crea forti sconvolgimenti nelle persone.
  • T è l'equivalente numerico di 2 e rappresenta la crescita. È una lettera irrequieta che cerca risposte a questioni spirituali. Quando è la prima consonante in un nome, la persona ha una spiccata forza di volontà nell'aiutare le persone e tende ad essere insofferente. Negativamente, T è troppo emozionale e viene facilmente influenzato dalle opinioni degli altri.
  • U è l'ultima vocale dell'alfabeto e il suo equivalente numerico è 3. Questa lettera rappresenta l'accumulo ed è considerata essere molto fortunata. Quando è la prima vocale in un nome, la persona sa amare liberamente senza restrizioni. Negativamente, U può essere egoista, avida e indecisa. Il suo suono pare sia legato all'oscurità e al superamento delle paure ancestrali collegandosi all'ululare notturno del lupo che crea paura per il suo suono minaccioso, ma che poi non risulta particolarmente pericoloso per l'uomo in sé. Il suono prolungato e ripetuto pare tenda a fluidificare il rapporto tra ES e SUPER IO.
  • V è l'equivalente numerico di 4 e rappresenta la costruzione. È una lettera lavorativa, instancabile e efficiente. Nel suo lato negativo, V può essere imprevedibile.
  • W è l'equivalente numerico di 5 e rappresenta l'espressione personale. Nonostante questa lettera possa essere eccessivamente incantevole, possiede anche un'aurea di mistero. Negativamente W può essere avida e tende a prendere troppi rischi.
  • X è la terzultima lettera dell'alfabeto e il suo equivalente numerico è 6. Essa rappresenta la sensualità. Questa lettera è sempre alla ricerca sfrenata del piacere e può facilmente cadere nella promiscuità e nell'infedeltà.
  • Y è la penultima lettera nell'alfabeto e il suo equivalente numerico è 7. Questa lettera rappresenta la libertà e non conosce freni di nessun tipo. Negativamente, Y può essere indecisa e di conseguenza può farsi scappare molte opportunità nella vita.
  • Z è l'ultima lettera nell'alfabeto ed è l'equivalente numerico di 8. Rappresenta la speranza nel riuscire a rappacificare le persone. Negativamente Z può essere testardo e dovrebbe pensare prima di agire.

Divinazione numerologica

Nella divinazione numerologica, uno studente sul campo usa la data e l'ora della nascita di un individuo per analizzare e definire gli aspetti della personalità e le caratteristiche di quella persona. Dei numeri specifici sono inoltre associati alle lettere dell'alfabeto. Uno metodo simile (per l'alfabeto Inglese) è rappresentato qui:
Alla base della convinzione che le date e le ore abbiano un significato numerologico si pensa che le vibrazioni di fondo dell'universo avvengano a cicli regolari e che le cose create o modificate in un punto qualsiasi di questi cicli, avranno le proprietà che le vibrazioni creano in quel preciso punto.
È meno chiaro però come nomi e parole seguano una regola simile.
Una teoria accreditata da alcuni numerologisti dice che una persona che dà il nome ad una cosa sia influenzata dalle vibrazioni universali che vengono percepite inconsciamente e che fanno sì che questo nome sia armonico con le vibrazioni dell'oggetto nominato.
Un'altra questione sulla quale ci si è soffermati relativamente al significato numerologico delle parole è come, se alle lettere possono essere assegnati numeri, gli oggetti possano avere un significato numerologico identico quando vengono tradotti in una lingua diversa o viene usato un diverso alfabeto.
Per esempio, il valore numerologico per "Shirt" è 8. Lo stesso oggetto tradotto in spagnolo, "camisa", ha valore numerologico 6, quindi differente. Una teoria, spiega che i differenti nomi di un oggetto in differenti lingue o ortografie possano avere un significato completamente diverso per quell'oggetto, come le parole che si possono usare per identificare uno stesso oggetto possono assumere aspetti differenti.
Va specificato che non esiste una prova scientifica sulla validità delle affermazioni usate nei principi numerologici. La numerologia viene classificata come una pseudo-scienza, e molti scienziati pensano che i principi numerologici siano falsi o inventati. La vera scienza, come riconosciuta nella società moderna, si basa sul metodo scientifico che afferma che ogni teoria applicata ad un fenomeno debba essere prevedibile e ripetibile in qualsiasi circostanza per essere considerata come vera.
I numerologisti replicano che i loro studi non sono dimostrabili in quanto i meccanismi di interazione fra le vibrazioni universali e i corpi celesti sono troppo piccoli per essere registrati, misurati o quantificati con gli attuali strumenti disponibili alla scienza. Gli scienziati sostengono però che sia illogico pensare che la scienza moderna non riesca a registrare nemmeno un minimo effetto di questi meccanismi di interazione. Osservazioni empiriche riguardo alla regolarità e alla prevedibilità matematica delle relazioni tra cose nell'universo evidenziano come, in fondo, potrebbero esserci effettive connessioni con la numerologia. Tuttavia, queste osservazioni non sostengono direttamente le affermazioni numerologiche.
La numerologia non va considerata come uno studio unico. A dimostrazione della sua veridicità, esistono 3 differenti scuole di pensiero. Riassumendole:
  1. La verità della numerologia ha origine divina, avendo l'Onnipotente disseminato nell'universo delle chiavi riconoscibili da coloro che seguono la via della saggezza, facendoli avvicinare all'unitarietà insita nel Grande Progetto.
  2. La numerologia è vera grazie all'accordo dello spirito universale tra tutte le forme di vita su un livello o un altro. E siccome l'universo è il prodotto dell'accordo medio (come nella media statistica) tra tutte le forme di vita in qualunque luogo, l'accordo sulla regolarità matematica nell'universo crea un sotto-strato Numerologico attraverso l'universo.
  3. La numerologia è vera perché è un riflesso delle leggi Naturali, dando indizi sullo stato di complesse vibrazioni che regolano le funzioni e l'esistenza nell'universo. Il fallimento della scienza moderna sul verificare questo fatto è semplicemente segno di una scienza che dispone di una tecnologia insufficiente. Dopo tutto, la scienza una volta credeva che tutte le cose fossero composte dai 4 elementi primari terra, aria, fuoco, acqua in combinazioni differenti. Quando la scienza sarà sufficientemente avanzata, sarà in grado di verificare la validità della numerologia.
Gli storici credono che la moderna numerologia sia un insieme di insegnamenti che derivano dall'antica babilonia, da Pitagora e i suoi seguaci (VI secolo a.C. Grecia), dalla Filosofia astrologica da Alessandria d'Egitto, dai primi misticismi cristiani, dall'occultismo dell'antico gnosticismo e dal sistema ebreo del Kabbalah. L'indiano Vedas il cinese "Circle of the Dead", e l'egiziano "Book of the Master of the Secret House", (Rituale della Morte), danno una chiara dimostrazione di come la Numerologia è utilizzata e studiata da centinaia di anni.

Numerologia pitagorica

Pitagora e altri filosofi del tempo credevano che siccome i concetti matematici erano più "pratici" (più facili da regolare e classificare) rispetto quelli fisici, hanno avuto maggiore attualità. Questa è un'idea in armonia con il pragmatismo filosofico e una scelta per un concetto permanente sopra una fisica variabile. Questi concetti, comunque, sono stati variamente intesi dagli stessi pitagorici. Per alcuni l'universo sembra esser fatto di numeri, per altri i numeri stessi costituiscono l'armonia su cui si fonda il mondo, per altri costituiscono il modello originario del mondo dal quale originano tutte le cose. Altre interpretazioni sono state messe in luce da Aristotele nella sua metafisica. Da ricordare l'importanza che la numerologia ha avuto nella storia dell'estetica musicale, visto che per i pitagorici la natura più profonda dell'armonia e del numero viene rivelata proprio dalla musica.
Sant'Agostino d'Ippona nel 345 - 430 d.C. scrisse " I numeri sono il linguaggio universale offerto dalle divinità agli umani come riconferma della verità". Analogamente a Pitagora anche Agostino credeva che tutto avesse una relazione matematica e spettava alla mente ricercare e investigare i segreti di queste relazioni o farsele rivelare da una forza divina.
Nel 325 d.C., dopo il Primo Consiglio di Nicea, le materie e le pratiche al di fuori dalle credenze dello stato della Chiesa vennero classificate come violazioni civili nelle competenze dell'Impero Romano. La Numerologia non trovò quindi il favore delle autorità cristiane dell'epoca. Essa venne così "assegnata" al campo delle credenze non approvate, assieme all'astrologia e altre forme di divinazione e "magia". A causa di questa "pulizia" religiosa, il significato spirituale assegnato ai precedentemente "Sacri" numeri iniziò a sparire. Ma malgrado la soppressione ci furono comunque molti devoti credenti che mantennero la "conoscenza segreta" al sicuro.
Tra gli studi più importanti sulla numerologia, si segnala quello di Pietro Bongo, morto nel 1601. Si tratta di un'enciclopedia sui misteri e la simbologia dei numeri, a partire dall'uno per arrivare al miliardo, con alcune omissioni, le cui ragioni sono difficili da comprendere.
Un importante esempio dell'influenza della numerologia nella letteratura inglese è il discorso The Garden of Cyrus di Sir Thomas Browne del 1658. L'autore in questa occasione illustrò il numero 5 e relativo modello Quincunx per l'arte, natura e misticismo. Il Discorso è un esempio dell'influenza del pensiero Pitagorico nella filosofia inglese.
Nel Million Man March nel 1995, Il Ministro Louis Farrakhan fece numerosi riferimenti al numero "19" durante un suo discorso; Alcuni pensano che questi riferimenti avessero una connessione con la Numerologia.
Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.


Numerologia nella scienza

La numerologia è considerata come materia non scientifica, ma alcuni scienziati hanno, di volta in volta, avanzato ipotesi basate su osservazioni numerologiche.
Il Fisico Arthur Eddington basandosi su estetismi e argomenti numerologici disse che la Costante di struttura fine α, (che era stata stimata avere un valore di circa 1/136), valesse esattamente 1/136. (Misurazioni più accurate hanno dimostrato che non è così: il valore di α è stimato a 1/137.035 999 11(46).)
Quando poi le misure dimostrarono sempre più che il valore di questa costante si avvicinava a 1/137, Eddington cercò di spiegarlo collegando 137 al cosiddetto numero di Eddington, una sua stima del numero esatto di elettroni nell'Universo.
Il matematico James Gilson ha calcolato che α può essere matematicamente ricavata attraverso la seguente espressione
α = cos ⁡ ( π / 137 ) 137 tan ⁡ ( π / ( 137 ⋅ 29 ) ) π / ( 137 ⋅ 29 ) ≈ 1 / 137.0359997867 {\displaystyle \alpha ={\frac {\cos \left(\pi /137\right)}{137}}\ {\frac {\tan \left(\pi /(137\cdot 29)\right)}{\pi /(137\cdot 29)}}\approx 1/137.0359997867} {\displaystyle \alpha ={\frac {\cos \left(\pi /137\right)}{137}}\ {\frac {\tan \left(\pi /(137\cdot 29)\right)}{\pi /(137\cdot 29)}}\approx 1/137.0359997867}
con un ampio grado di accuratezza. 29 e 137 sono rispettivamente il Decimo e il 33º numero primo. Il calcolo di α sembrava una misurazione corretta, ma nel 2002 CODATA attraverso sofisticati calcoli, ha escluso questo valore matematico.



Critica postmoderna

Esiste anche una seria critica sui numeri, il loro attuale significato cognitivo, linguistico e politico e l'affermazione numerologica che i numeri siano creati da esseri superiori. John Zerzan e George Lakoff sono due dei maggiori esponenti tra questi teorici. Una critica a sostenere tali affermazioni è che il mondo Romano e quello Greco elevarono i numeri a dei ma solo per il loro potere di prevedere i tempi dei fenomeni naturali, e per permettere le realizzazioni di infrastrutture ingegneristiche. Al centro di altre critiche si dice che il primati abbiano l'abilità di "contare fino a quattro" usando i loro stessi sensi, ma credere che memorizzino il numero degli oggetti contati e il criterio con i quali sono stati distinti dal sistema sensoriale nella memoria a breve termine è surreale. Fare questo richiede un sistema di conteggio preciso, una gerarchia sociale di preti, militari e politici. In breve, una cultura
La numerologia, in accordo con questa scienza cognitiva della matematica, ha facilmente spiegato dal fatto che i numeri stessi sono parte della cultura.
"La matematica è una semplice invenzione umana. un metodo sistematico per catturare il modo in cui il cervello vede il mondo; l'unica matematica che conosciamo è la matematica che il nostro cervello ci permette di conoscere", George Lakoff afferma: "Di conseguenza, qualsiasi questione su come la matematica sia inerente alla realtà fisica è senza risposta, in quanto non c'è modo di conoscere cosa è o cosa non è. "La matematica potrebbe o non potrebbe essere presente nel mondo, ma non c'è modo con cui la scienza può dimostrarlo." Il Dott. Lakoff afferma: "La matematica è superiore alla scienza", Lakoff e Raphael Nunez controbattono, "solo perché gli scienziati vogliono che sia così".
Questa affermazione è controversa per gli scienziati, ma la tesi ha ricevuto alcuni riscontri positivi, ed è stata caldamente accolta dai matematici del campo, come la Teoria del Caos, che sembra richiedere nuove fondazioni cognitive.
Le critiche su queste affermazione puntano sul fatto che mentre matematica e numeri (almeno sopra il 4) possono essere una invenzione umana e l'uso di prove matematiche così come la numerologia sia parte della cultura matematica, le grandi scimmie hanno le stesse abilità sensoriali e cognitive. Esperimenti recenti hanno dimostrato che gli scimpanzé possono distinguere facilmente collezioni di dozzine di oggetti. I futuri teorici potrebbero essere forzati nel distinguere tra l'oggettiva matematica di primati che conta direttamente sui tratti condivisi delle grandi scimmie e la soggettiva matematica con forse poco più di qualche base nella realtà cognitiva piuttosto che il tradizionale sistema della numerologia

Numerologia e astrologia

Alcuni astrologi credono che ciascun numero sia governato da un pianeta del nostro sistema solare.

Nella cultura di massa

Nel film π - Il teorema del delirio, il protagonista è alla ricerca di uno schema numerico nascosto nella borsa valori e nella Torah.
La band inglese Inkubus Sukkubus cambiò il nome da 'Incubus Succubus' su consiglio di un amico che disse loro che secondo la numerologia la prima parola del nome, stava portando sfortuna al gruppo.
La serie TV Lost contiene una sequenza di numeri: 4 8 15 16 23 42.

 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .