martedì 12 aprile 2022

Strega

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Per strega (un tempo anche lamia) si intende una figura mitologica creata in parte dalla credenza popolare, in parte dalla cultura dotta, e dotata di poteri soprannaturali.
Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della magia e dotate di poteri occulti che sarebbero derivati loro dall'essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali. Queste donne (perché si è trattato per lo più di donne) avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all'intera società umana. Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe.
La stessa idea dell'esistenza delle streghe fu messa in discussione, nella metà del XVIII secolo, dallo studioso trentino Girolamo Tartarotti, che giudicò infondate le teorie sulla stregoneria, e frutto di superstizione piuttosto che di logica, di indagine scientifica ed ortodossia cattolica.
Alla definizione classica e popolare di strega se ne intrecciano altre che assumono caratteri specifici, anche se il più delle volte puramente simbolici, e soggetti alla flessibilità e all'ambiguità delle diverse culture che li rendono espliciti. Risulta pertanto riduttivo, benché storicamente corretto, indicare come "strega" solamente quella donna che si sarebbe data al Demonio per mezzo di un patto e dunque strettamente associata al male e al peccato. Per una maggiore comprensione del termine usato attualmente è indispensabile fare riferimento a tutte quelle discipline che studiano la figura della strega nei suoi molteplici aspetti (la psicologia, la psicoanalisi, la sociologia, l'antropologia, ecc.).
Con il supporto delle scienze sociali e delle scienze umane la ricerca storica ha potuto collocare la figura della strega all'interno di determinati gruppi sociali e individuarla in soggetti dalle precise caratteristiche, quali ad esempio i poveri, i mendicanti, gli emarginati, gli anziani, le vedove, e in tutti coloro che all'interno di una comunità ristretta esercitavano pratiche magiche e guaritive. Naturalmente non sono esistite delle categorie fisse entro le quali si possono rintracciare con assoluta certezza i soggetti che corrispondono allo stereotipo della strega. Nei secoli delle persecuzioni vennero infatti accusate di stregoneria anche persone giovani, benestanti, fisicamente sane e perfettamente inserite nell'ambito sociale di provenienza. Ciascuna differenziazione dipende dallo specifico contesto storico, culturale, politico, religioso ed economico, ma in linea di massima la strega è sempre colei che si distingue dalle persone che la circondano e che non si adatta interamente al modo di vita e alle regole del gruppo sociale di appartenenza.
L'immagine della strega è stata ampiamente rinnovata e rivalutata all'interno dei movimenti neopagani e in particolare dalla Wicca a partire dalla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento, oltre che da tutte quelle correnti tradizionaliste individuabili nella Stregoneria tradizionale e nella Stregoneria italiana, le quali, rifacendosi agli studi sul folclore, mettono in evidenza soprattutto il ruolo della strega nelle società antiche e moderne come guaritrice ed esperta di medicina naturale.
Nel folclore popolare occidentale la figura della strega ha avuto solitamente un'accezione negativa: si riteneva che le streghe usassero i loro poteri per nuocere alla comunità, soprattutto a quella agricola, e che prendessero parte a dei raduni periodici chiamati sabba dove adoravano il Demonio.
La figura della strega ha radici antichissime, che precedono di molto il cristianesimo: basti ricordare la cosiddetta strega di Endor, in realtà una negromante, citata nella Bibbia, come anche le celebri streghe della Tessaglia, nell'antica Grecia.
A partire dal tardo Medioevo e con l'inizio del Rinascimento, la Chiesa cattolica e, in seguito, anche alcune confessioni protestanti hanno individuato nelle streghe delle figure eretiche, pericolose per la comunità e dedite al culto del Maligno, da perseguitare ed estirpare dalla società con la violenza. L'insieme dei fenomeni persecutori contro la presunta setta di adoratori del Demonio è noto come "caccia alle streghe" e in Italia l'ultimo caso di una donna che sia stata uccisa perché ritenuta una strega avvenne nel 1828 a Cervarolo in Valsesia. Si stima che in Germania, nel solo secolo compreso tra il 1450 ed il 1550, vennero condannate al rogo circa centomila donne, considerate streghe.
Dietro ad alcuni fenomeni ritenuti di stregoneria registrati a fine Seicento a Salem negli USA si pensa vi sia stato un consumo alimentare di segale cornuta (cioè infettata da Claviceps purpurea) i cui alcaloidi sono resistenti anche alle alte temperature dei forni di cottura del pane.
Il medico olandese Johann Wier, con il suo libro De praestigiis daemonum del 1563, è stato uno dei primi a stabilire una connessione tra il possibile stato allucinatorio di anziane donne malate e frustrate e i tipici comportamenti di coloro che venivano ritenute delle streghe. Tra i seguaci di questa visione scettica, ancorché non del tutto scientifica, vi fu l'inglese Reginald Scot, autore di un'opera intitolata The Discoverie of Witchcraft (1584).
Pur con intenti tutt'altro che assolutori, l'inquisitore francese Pierre de Lancre, nel suo trattato Tableau de l'inconstance des mauvais anges et démons del 1612, ha riflettuto prima di ogni altro sulle caratteristiche che accomunavano le streghe da lui perseguite nella regione del Labourd e i "maghi" della Lapponia, ossia gli sciamani. Secondo il de Lancre, streghe e sciamani si abbandonavano a un'estasi di tipo diabolico.
Alla metà del XVIII secolo, quando sono già molto numerose le manifestazioni di scetticismo da parte di intellettuali ed eruditi verso la realtà della stregoneria, Girolamo Tartarotti pubblica il suo Del Congresso notturno delle Lammie (1749), nel quale afferma la realtà della magia diabolica (e dunque la possibilità di operare malefici e incantesimi con l'aiuto del Maligno), mentre nega l'esistenza del sabba considerandola pura illusione, arrivando con ciò a ridefinire lo stereotipo della strega che a quel tempo era ancora prevalentemente incentrato sulla credenza nel volo notturno e nelle tregende.
A partire dall'Ottocento è iniziata la rivalutazione della figura della strega attraverso varie opere storiche e letterarie, tra le quali basti citare La Sorcière di Jules Michelet, in cui lo storico francese afferma tra i primi la tesi che la stregoneria sia un residuo di antichissime pratiche pagane. Una notevole influenza ha avuto il saggio Aradia, o il Vangelo delle Streghe, scritto da Charles Godfrey Leland nel 1899, in cui l'autore descrive in forma romanzata antichi riti della tradizione stregonesca italiana, chiamandola "stregheria". Nel testo si narra di Aradia, figlia della dea Diana, che scende sulla terra per insegnare l'arte della stregoneria ai suoi seguaci.
Altrettanta importanza hanno avuto, nei primi decenni del Novecento, le tesi di Margaret Murray, secondo le quali la stregoneria sarebbe la sopravvivenza per tradizione misterica, soprattutto nelle campagne, di culti e pratiche di origini remote: pratiche di guarigione, rituali di fertilità, conoscenze dell'uso delle erbe, comunicazione con gli spiriti e il numinoso, e viaggi extracorporei. La strega della cultura occidentale corrisponderebbe allo sciamano delle culture cosiddette primitive.
Questo nuovo contesto ha contribuito alla nascita del neopaganesimo e della wicca, nel cui ambito per strega si intende colei che è stata iniziata a una delle varie tradizioni neopagane o wiccan, o una praticante della stregoneria tradizionale.
In italiano con il termine strega si intende solitamente una donna, mentre il suo omologo maschile è lo stregone. Strega deriverebbe dal latino striga e stryx, con corrispondente nel greco stryx, strygòs" e sta per "strige, barbagianni, uccello notturno", ma col passare del tempo avrebbe assunto il più ampio significato di "esperta di magia e incantesimi". Nel latino medievale il termine utilizzato era lamia, mentre nelle varie regioni d'Italia il sostantivo che indica la strega varia a seconda della località. Possiamo perciò trovare:
  • Masca o Maggia (Piemonte)
  • Stria o Bàsura (Liguria)
  • Borde (Toscana)
  • Strega, Mazzera (Corsica)
  • Strìa, Strea (pron.: Htrea), Strolega, Maggia (Lombardia, Emilia, Trentino, Friuli-Venezia Giulia)
  • Cogas, Stria, Brúscias o Maghiargia (Sardegna)
  • Strìa/Striga/Strigo (Veneto)
  • Janara (Sannio) e (Irpinia)
  • Mavara o Majara (Sicilia)
  • Magara (Calabria e Basilicata)
  • Masciáre (Bari e provincia)
  • Masciáre o Chivàrze (Taranto e provincia)
  • Macàra (Salento)
  • Stiara (Grecìa Salentina)
  • Stroll'ca (Umbria)
  • Strolleca (Macerata)
A partire dal Rinascimento le streghe appaiono soprattutto come delle donne vecchie e arcigne (anche se non manca all'opposto la figura della strega bella e fascinosa), qualche volta rappresentate accanto ad un filatoio o nell'atto di intrecciare nodi, a richiamare l'idea di vendetta, tessendo, cioè, il destino degli uomini e ponendoli di fronte a mille ostacoli (in questa iconografia ricordano le antiche Parche/Moire/Norne).
Ogni strega della tradizione è accompagnata da qualche strano animale, il famiglio, con caratteri diabolici, che fungerebbe da consigliere della propria padrona. Tipici famigli sono il gatto, il gufo, il corvo, la civetta, il topo e il rospo.
Poiché le loro pratiche magiche avvengono in giorni stabiliti in base al ciclo naturale, le streghe sono spesso raffigurate in luoghi aperti. Vi sono però anche molte immagini di streghe nelle loro case, intente a preparare un filtro magico o in procinto di partire per il sabba.
Un'altra immagine tradizionale e molto popolare della strega la rappresenta in volo a cavallo di una scopa. Questa iconografia dichiara esplicitamente la sua parentela con la Befana, e l'appartenenza di entrambe le figure all'immaginario popolare dei mediatori tra il mondo dei vivi e quello dei morti.



lunedì 11 aprile 2022

Falsificazioni in ufologia

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Le deliberate falsificazioni in ufologia sono una delle tre spiegazioni date dalla United States Air Force e dalle commissioni ufficiali di studio statunitensi per spiegare gli avvistamenti di UFO. Le altre sono le allucinazioni e gli errori di interpretazione nell'avvistamento di oggetti noti, naturali o umani. Secondo il Progetto Blue Book, a queste tre spiegazioni sarebbe riconducibile circa il 95% degli avvistamenti ufologici, mentre il restante 5% di casi è inspiegato. A parere della comunità scientifica, l'esistenza di questi casi non spiegati non prova in sé nulla; in particolare, non ci sono prove per affermare che si tratti di veicoli extraterrestri, come sostengono certi ufologi.
Per il SEPRA, organizzazione ufficiale francese per lo studio degli UFO, le frodi intenzionali rappresentano circa l'1% sul totale dei casi in ufologia. Le motivazioni più comuni delle mistificazioni ufologiche sono riconducibili a: ricerca di notorietà per l'autore; mania di protagonismo; pubblicità per una certa località; semplice voglia di scherzare; desiderio, da parte di certi ufologi, di presentare dei casi per aumentare il prestigio di fronte ai colleghi.
I casi più famosi in questo campo riguardano: avvistamenti di UFO; fotografie; filmati; incontri ravvicinati; rapimenti alieni. Alcune di queste mistificazioni sono state confessate in seguito dagli stessi autori, altre sono state scoperte da esperti in seguito all'accertamento di circostanze sospette e all'analisi di reperti.
Le mistificazioni ufologiche sono cominciate nel 1947, anno di nascita della moderna ufologia, ma hanno avuto come antesignane le bufale di fine Ottocento riguardanti le aeronavi.
Vi sono anche mistificazioni riguardanti la clipeologia, che consistono in falsi documenti storici riguardanti avvistamenti di UFO nei secoli passati; un famoso documento di questo genere è il cosiddetto Papiro Tulli.
Molti avvistamenti di UFO sono dovuti ad errori di interpretazione di oggetti o fenomeni naturali (pianeti, meteore, nubi lenticolari, pareli, fulmini globulari, spettri rossi, luci telluriche) o oggetti artificiali (palloni sonda, aerei convenzionali o sperimentali, satelliti artificiali, stadi di razzi vettori che rientrano nell'atmosfera in modo spettacolare, nubi di gas generate da razzi durante la fase di lancio). Meno comuni sono i casi spiegabili con allucinazioni, che in certe condizioni (es. privazione del sonno e limitazione degli stimoli sensoriali) possono capitare anche a persone normali, come gli automobilisti che guidano a lungo da soli di notte o in presenza di un paesaggio monotono.
Vi sono anche avvistamenti che non sono frutto di errori in buona fede, ma di menzogne volontarie e consapevoli. In alcuni casi, i mistificatori non si limitano a raccontare una falsa storia inventata da loro, ma arrivano a costruire un falso UFO mediante luci varie, palloni riempiti di elio o altri marchingegni, in modo da trarre in inganno testimoni inconsapevoli.
Il testimone dell'incidente di Maury Island, Herbert Dahl, ha successivamente ritrattato affermando che si era inventato tutto. L'episodio è stato definito "la più sporca bugia della storia dell'ufologia" e si può considerare come la prima mistificazione nella storia dell'ufologia moderna, essendo avvenuto nello stesso periodo del famoso avvistamento di Kenneth Arnold.
Quest'avvistamento, avvenuto a Belesta in Francia durante l'ondata di avvistamenti dell'autunno 1954, è stato considerato a lungo come "un classico dell'ufologia". La sera del 16 ottobre 1954 venne avvistata una strana luce che sembrava provenire da un oggetto molto brillante situato sul ciglio della montagna; l'oggetto salì verso l'alto e poi ridiscese, facendo questo movimento diverse volte. Il fenomeno durò per più di mezz'ora e fu visto da parecchi testimoni. Il giornale La Dépêche du Midi dedicò al fenomeno un lungo articolo, parlando di "sfere luminose che si muovevano come in una specie di ronda magica". Il caso è stato citato anche in libri di noti ufologi.
Dopo 55 anni un uomo, René Lagarde, ha confessato che si era trattato di uno scherzo, che aveva organizzato insieme ad altri amici. Dato che in quei giorni, alla radio e sui giornali, si parlava spesso di avvistamenti di dischi volanti, quel sabato sera il gruppo di giovani (una mezza dozzina) decise di organizzare la messinscena per divertirsi. Lagarde ha detto di avere deciso di parlare avendo constatato che dopo 55 anni si continuava ancora a citare l'avvistamento su libri e siti ufologici. L'uomo ha rivelato che lui e i suoi amici fabbricarono il falso UFO con una forcella di bicicletta, un manubrio, una ruota e alcune potenti lampade elettriche fissate alla struttura che avevano approntato. Quella di Belesta si può considerare come la prima mistificazione ufologica in Europa.
Il famoso avvistamento di Socorro, fatto nel 1964 in Nuovo Messico dal poliziotto Lonnie Zamora, è stato identificato come un imbroglio dopo 45 anni. L'ex preside di un college ha confessato che il famoso avvistamento di Zamora, su cui avevano indagato gli ufologi del NICAP e dell'APRO, era in effetti una burla organizzata da alcuni studenti del college.
Il 5 gennaio del 2009 vennero avvistate cinque luci rosse nel cielo della Contea di Morris, nel New Jersey, con avvistamenti concentrati nelle città di Morristown e nelle vicine città di Morris Plains, Madison, Hanover e Florham Park. Alcuni cittadini telefonarono alla polizia e il tenente Jim Cullen avvisò la torre di controllo dell'aeroporto di Morristown, che non riuscì a determinarne la natura né a rilevarne la presenza con il radar. Nei giorni successivi furono intervistati diversi testimoni: uno di essi, Tom Bender, dichiarò che a suo parere non si trattava di oggetti fabbricati da uomini; un altro testimone, George Van Orden, disse che si muovevano in tre direzioni diverse (anche controvento) e quindi non potevano essere palloni; Paul Harley, un ex pilota di aerei, disse che non aveva mai visto niente di simile nella sua vita. In seguito fu furono altri avvistamenti, l'ultimo dei quali si verificò il 17 febbraio.
Sugli avvistamenti, conosciuti come caso di Morristown, furono avanzate diverse ipotesi: veicoli extraterrestri, elicotteri, prototipi militari segreti. Fu avanzata anche l'ipotesi che si trattasse di lanterne cinesi lanciate in occasione di qualche festa, ma Bill Birnes, un noto ufologo, affermò che non c'erano elementi per sostenere tale ipotesi.
Tre mesi più tardi due uomini, Joe Rudy e Chris Russo, affermarono che si trattava di luci rosse attaccate a palloni riempiti di elio. Essi dissero che avevano organizzato il falso come un esperimento sociale, per dimostrare tra le altre cose come è facile prendere in giro i cosiddetti "esperti di UFO". La loro storia fu pubblicata sulla rivista statunitense Skeptic. In USA l'avvistamento di Morristown fu definito "The Great UFO Hoax of 2009".
In ufologia si parla anche di UFO crash, cioè di UFO che sarebbero precipitati schiantandosi a terra o in mare. Nella maggior parte dei casi questi avvenimenti sono stati spiegati con cadute di palloni sonda, satelliti artificiali o meteoriti, ma non mancano casi di mistificazioni.
Un giornalista statunitense, Frank Scully, raccontò in un suo libro che un ricco uomo d'affari, Silas Newton, e uno scienziato, presentatosi come il "dott. Gee", gli avevano raccontato che il 25 marzo 1948 ad Aztec, in Nuovo Messico, era precipitato un UFO, al cui interno i militari avevano recuperato i corpi di diversi umanoidi di piccola statura. La storia divenne nota come incidente di Aztec e venne anche chiamata "l'altra Roswell", per le analogie con il più famoso incidente di Roswell. Un giornalista del San Francisco Chronicle, Philip Cahn, indagò sulla vicenda e scoprì che il dott. Gee si chiamava in realtà Leo Gebauer ed era socio di Silas Newton; i due avevano viaggiato nella zona cercando di vendere strumenti (a loro dire basati sulla tecnologia aliena) per la ricerca di petrolio, gas e oro. Per convincere i potenziali acquirenti, Newton mostrava loro un presunto pezzo recuperato dall'UFO. Con un gioco di destrezza, Cohn riuscì ad impadronirsene e lo fece analizzare, scoprendo che era composto da alluminio per pentole. Nel 1952 i particolari della truffa vennero raccontati in un articolo pubblicato sulla rivista True. A seguito dell'articolo, vennero allo scoperto diverse persone truffate da Newton e Gebauer, che vennero arrestati nel 1953.
Molti UFO presenti nelle fotografie sono stati spiegati con difetti della pellicola oppure con oggetti convenzionali (ad es. palloni sonda) ripresi in buona fede dal fotografo. Vi sono poi le foto truccate di UFO, che sono state realizzate mediante l'uso di modellini o di particolari tecniche fotografiche come la doppia esposizione. Alcune foto realizzate da abili fotografi furono riconosciute come false solo dopo parecchi anni, a seguito dell'introduzione di nuove e sofisticate tecniche di analisi.
Nel 1952 il giornalista Joao Martins e il fotografo Eduardo Keffel riferirono di avere avvistato un UFO il 7 maggio a Barra da Tijuca, vicino Rio de Janeiro. Keffel scattò 5 fotografie dell'oggetto, che vennero pubblicate l'8 maggio sul giornale O Cruzeiro. La Forza Aerea Brasiliana condusse un'inchiesta e dichiarò che le foto erano autentiche. Il fotografo Almiro Barauna, esperto di trucchi fotografici, analizzò le foto e dichiarò pubblicamente in un'intervista che secondo lui erano false. Negli anni sessanta le foto furono analizzate da un esperto statunitense della Commissione Condon; pur non dichiarando espressamente la falsità delle foto, l'esperto rilevò diverse incongruenze, che vennero giustificate dal direttore dell'APRO. Nel 1981 William Spaulding, ingegnere aeronautico e ufologo del Ground Saucers Watch, ha analizzato le foto ed è arrivato alla conclusione che sono dei falsi realizzati con l'uso di un modellino del diametro di 40 centimetri.
Le fotografie dell'avvistamento di Trindade, scattate nel 1958 dal fotografo Almiro Barauna, sono state per lungo tempo fonte di discussione. Ritenute inizialmente autentiche dalla Marina Militare brasiliana, vennero comunque messe in dubbio dagli scettici, dal momento che Barauna era un noto esperto di trucchi fotografici. Nel 1999 il ricercatore Martin J. Powell ha rilevato che l'UFO, ripreso frontalmente nelle prime due foto, assomiglia al profilo sfocato di un aereo dell'epoca; tale spiegazione non si adatta tuttavia alla terza foto, in cui l'UFO è visto da un'altra prospettiva ed ha una forma assai differente. Nel 2010 una parente di Barauna, nel frattempo deceduto, ha raccontato che durante una riunione di famiglia, in cui lei era presente, il fotografo aveva confessato che le foto erano false. Per mostrare come aveva fatto, Barauna prese due piatti, li mise uno sull'altro e li fotografò davanti alla porta del frigorifero con la giusta illuminazione.
Il 1º giugno del 1967 fu avvistato un UFO in Spagna a San José de Valderas, vicino Madrid. L'ingegnere José Luis Jordán Peña effettuò un'indagine sull'avvistamento e rintracciò un testimone che aveva scattato alcune fotografie. I negativi vennero esaminati dalla Guardia Civil, che non rilevò tracce di alterazioni. L'avvistamento di San José de Valderas con le relative foto venne definito "un caso perfetto" dagli ufologi Antonio Ribera e Raphael Farriols, che vi dedicarono un libro. Nel 1977 le fotografie vennero esaminate indipendentemente da due ricercatori (il francese Claude Poher del CNES e lo statunitense William Spaulding del Ground Saucer Watch), che giunsero alla conclusione che erano state realizzate mediante un modello di UFO appeso ad un filo. Nel 1996 Peña confermò la falsificazione (organizzata per confermare il mito degli extraterrestri del pianeta Ummo) e ne spiegò i dettagli all'ufologo spagnolo Manuel Carballal. Nonostante le analisi dei ricercatori e la confessione di Peña, alcuni ufologi continuano a credere nell'autenticità delle foto.
Nel novembre del 1975 a Beert in Belgio cinque studenti portarono alla redazione di un giornale locale la fotografia di un UFO che definirono "il caso del secolo". Il giornale pubblicò la foto, con un articolo che chiedeva se vi erano testimoni. Nei giorni successivi la redazione fu assalita da file di testimoni che giuravano di avere visto lo stesso oggetto. Ci fu anche una mini-ondata di avvistamenti di UFO. Dopo qualche giorno, i cinque studenti rivelarono che la foto era un falso. Per gli scettici legati all'ipotesi psicosociale sugli UFO, l'esperienza ha dimostrato che a partire da un falso caso si possono generare altre testimonianze, ugualmente false, per semplice contagio psicologico. I credenti negli UFO hanno gridato allo scandalo, senza potere però invalidare la correttezza della dimostrazione.
Gli avvistamenti di Gulf Breeze si sono verificati in Florida tra il novembre e il dicembre del 1987. L'11 novembre un costruttore edile, Ed Walters, raccontò di avere visto un piccolo UFO vicino casa sua; il 2 dicembre egli rivide lo stesso UFO e, messo in allarme dal cane che abbaiava, si accorse della presenza di un alieno vicino alla porta posteriore di casa sua. Walters scattò con una Polaroid parecchie foto dell'UFO ma nessuna dell'alieno. Le foto a colori scattate da Walters vennero pubblicate da una rivista e suscitarono un dibattito, per cui vennero esaminate dal dottor Robert Nathan della NASA, che però non poté certificarne l'autenticità. Walters si rivolse allora al fisico ottico Bruce Maccabee, che si pronunciò a favore dell'autenticità delle foto. Nelle settimane successive, parecchi cittadini di Gulf Breeze segnalarono avvistamenti di UFO. Tre anni più tardi, nel 1990, Walters si trasferì altrove con la famiglia e il nuovo inquilino trovò in soffitta un modellino molto simile all'UFO raffigurato nelle foto. La notizia del ritrovamento del modellino venne pubblicata sui giornali e Walters si difese dicendo che erano stati i debunkers a collocarlo nella sua casa per screditarlo. Le foto vennero allora esaminate da altri investigatori (tra cui l'esperto di fotografia forense William G. Hyzer), che arrivarono alla conclusione che erano false. Bruce Maccabee non concorda con le conclusioni degli altri esperti e continua a ritenere che le foto di Walters siano autentiche.
L'autenticità della famosa foto di un UFO triangolare scattata nell'aprile del 1990 a Petit-Rechain durante l'ondata di avvistamenti di UFO in Belgio è stata molto dibattuta. Alcuni scettici, tra cui ricercatori dell'Università di Liegi, hanno espresso l'opinione che sia un falso. Quando un fotografo professionista racconta la storia di un testimone che prende una fotografia con un teleobiettivo e il diaframma aperto per più di due secondi e assicura che non si è mosso, "l'inconsistenza di questa storia" può fare credere che il fotografo ha preso in giro gli "esperti" a cui ha dato la fotografia. Nella storia c'è poi uno stereotipo tipicamente falso: un testimone che prende due fotografie e si affretta a buttare la seconda, come se quest'ultima potesse rivelare tracce di un falso.
Il 26 luglio del 2011 l'autore della foto ha confessato pubblicamente che si tratta di un falso, da lui realizzato insieme ad alcuni amici: l'UFO triangolare è in realtà un modellino costruito con un pezzo di polistirolo dipinto e alcune lampadine.
In questi casi, foto non truccate di soggetti "terrestri" (come riflessi di luce o manichini) sono state presentate come foto di UFO o di alieni.
In vari articoli e libri dove si parla degli avvistamenti del 1952 conosciuti come Carosello UFO di Washington, è stata pubblicata una foto che raffigura una formazione di UFO che sorvola il Campidoglio. Nel 1988 il ricercatore spagnolo Borraz Aymerich ha scoperto che la famosa foto è stata pubblicata tagliata. Dalla foto intera si capisce che gli UFO che si vedono in cielo sono invece un riflesso sull'obiettivo della macchina fotografica, provocato dalle luci di alcuni lampadari.
Nel 1980 l'ufologo Dennis Pilichis ha rivelato che un suo collega, Willard McIntyre, aveva avuto notizia che nei primi di agosto del 1948 era stato ritrovato un UFO schiantatosi al suolo in Texas vicino Laredo e che il veicolo conteneva il corpo di un umanoide. McIntyre aveva avuto l'informazione tramite una lettera anonima ricevuta nel gennaio del 1979; qualche mese più tardi, aveva ricevuto un'altra lettera con i negativi originali delle foto. Pilichis e McIntyre hanno pubblicato nel 1981 un libriccino con i dettagli della storia. Nel 1982 le fotografie sono state esaminate dall'ufologo William Spauling, direttore del Ground Saucers Watch, che ha riconosciuto l'ogiva di un razzo sperimentale (probabilmente una V2) contenente il corpo di una scimmia.
Il 1º dicembre 1987 a Ilkley Moor, nel Regno Unito, fu scattata una fotografia di un presunto alieno; il testimone riferì di avere visto lo strano essere dopo avere avvistato un UFO. La fotografia fu all'origine di un'indagine del MUFON e MUFORA prima che venisse pubblicata sul periodico Magonia. Alcuni ufologi hanno considerato questa fotografia come la più credibile tra le foto di presunti alieni. Il 2 luglio 1989 il giornale inglese Daily Star pubblicò la foto con la spiegazione: l'alieno raffigurato era in realtà un agente di assicurazione, inconsapevole di essere stato fotografato, che si travestiva in quel modo quando doveva andare a trovare la clientela in zone isolate attraversando le colline. Un investigatore belga, analizzando questo caso, ha così commentato: "Ma come possiamo immaginare che investigatori esperti possano essere ingannati da una burla o abbaglio così banale?"
Nel settembre 1996 la rivista Penthouse, dopo ampia pubblicità, pubblica la fotografia di un alieno che l'editore Bob Guccione aveva avuto da una donna di cui non ha rivelato l'identità. Poco tempo dopo la pubblicazione, si è scoperto che si trattava della fotografia del manichino di un alieno realizzato da Steve Johnson (esperto di effetti speciali) ed esposto al Museo Internazionale degli UFO di Roswell.
Il giornalista scientifico Robert Sheaffer ha rilevato che molti filmati sugli UFO sono confusi e presentano luci o sagome indistinte che possono essere qualsiasi cosa. Vi sono anche filmati che mostrano chiaramente extraterrestri e dischi volanti e che sono stati dichiarati falsi dagli esperti dopo attente analisi.
Negli anni novanta la scoperta del filmato sull'autopsia di un alieno, correlato all'incidente di Roswell, ha avuto una grande risonanza e varie reti televisive di tutto il mondo hanno trasmesso le immagini di ciò che appare essere il corpo di un presunto alieno, disteso su un lettino, che viene sottoposto ad autopsia. Il filmato non ha retto alle indagini condotte successivamente dagli esperti, che lo hanno classificato come falso. Il sociologo francese Pierre Lagrange ha spiegato il suo punto di vista sul caso. Secondo Lagrange, un produttore cinematografico, Ray Santilli, ha deciso di trarre profitto dalla credulità della gente; parlando di un vecchio caso di UFO, l'incidente di Roswell, in cui sarebbe precipitato un UFO uccidendo nella caduta gli occupanti, ha messo in vendita un filmato che diceva di avere acquistato da Jack Barnett, un sedicente ex cineoperatore dell'esercito statunitense. Diverse televisioni hanno acquistato i diritti del filmato e lo hanno trasmesso. Dopo le indagini degli esperti, Santilli ha ammesso che il filmato era falso, anche se ha affermato che esiste un filmato originale, troppo rovinato per essere trasmesso.
Nel mese di settembre 1997 il giornalista e ufologo messicano Jaime Maussón trasmette durante il suo programma televisivo domenicale un filmato che mostra un UFO che si muove in cielo tra alcuni grattacieli di Città del Messico. Il video era pervenuto al giornalista insieme ad una lettera in cui l'operatore, che voleva conservare l'anonimato, spiegava che le riprese erano state effettuate il 6 agosto. Un'inchiesta ha messo in rilievo che nei giorni successivi al presunto avvistamento la stampa locale non ha riportato alcuna notizia in merito e che l'UFO non è stato rilevato dai radar dell'aeroporto internazionale di Città del Messico; inoltre non è stato trovato alcun testimone dell'avvistamento tra gli abitanti dei palazzi che si vedono nel filmato. La maggior parte degli esperti che ha esaminato il filmato, tra cui il fisico ottico e ufologo Bruce Maccabee, ha concluso che il video è un falso.
Nel 1966 alcuni ufologi, tra cui lo scrittore spagnolo Fernando Sesma Manzano, cominciarono a ricevere lettere da parte di sedicenti extraterrestri che dicevano di essere in missione sulla Terra e di provenire dal pianeta Ummo, orbitante intorno alla stella Wolf 424. La cosa andò avanti per diversi anni, fino a creare un vero e proprio mito. Nel 1993 lo spagnolo José Luis Jordán Peña confessò che si trattava di un falso, che aveva organizzato per scopi scientifici (studiare la tendenza della gente alla paranoia).
Nel dicembre del 1984 l'ufologo Jaime Shandera riceve per posta un plico, in cui non è indicato il mittente, che contiene un filmato. Shandera esamina la pellicola assieme al collega ufologo William Moore e si rende conto che si tratta della riproduzione di un documento segreto con cui il presidente Harry Truman dispone la costituzione di un comitato, formato da 12 persone e chiamato Majestic 12. Il gruppo, di cui fanno parte influenti militari, scienziati e politici, viene incaricato di studiare gli UFO, con particolare riguardo a quello precipitato nell'incidente di Roswell. Il documento viene studiato da diversi scettici, tra cui Philip J. Klass, che scoprono diverse incongruenze storiche e tipografiche incompatibili con la sua autenticità; in particolare, Klass scopre che la firma di Truman è stata fotocopiata sul documento del Majestic 12 prendendola da un'altra lettera scritta dal presidente. Anche l'ufologo Jerome Clark ritiene falso il documento, tanto che lo ha collocato nel capitolo "Scherzi" della sua enciclopedia ufologica.
Le esperienze di persone che sostengono di essere state vittime di rapimenti alieni possono essere spiegate scientificamente con allucinazioni, falsi ricordi e altre cause psicologiche, ma in alcuni casi sono frutto di mistificazioni deliberate.
Tre giovani (Jean-Pierre Prèvost, Franck Fontaine e Salomon N'Diaye) nel novembre del 1979 avrebbero avvistato un UFO in Francia, a Cergy-Pontoise; mentre due di loro si allontanavano per prendere la macchina fotografica, gli alieni avrebbero rapito il terzo amico, rimasto da solo. I giovani hanno denunciato la scomparsa dell'amico alla polizia. Dopo alcuni giorni, il giovane è ricomparso ed ha confermato di essere stato rapito dagli alieni, che gli avrebbero comunicato telepaticamente che sarebbero ritornati il 15 agosto del 1980. Alla data stabilita numerose persone aspettarono inutilmente insieme al giovane il ritorno degli alieni. Tre anni più tardi, trascorso il termine della prescrizione legale, uno dei giovani, Jean-Pierre Prèvot, ha ammesso l'imbroglio con una dichiarazione pubblica, affermando che era stato lui ad avere organizzato tutto. L'amico scomparso, Franck Fontaine, aveva trascorso gli 8 giorni del "rapimento" nell'appartamento di un altro amico, a Pontoise; lo stesso Prèvot lo ha condotto lì e poi l'ha riportato indietro. L'episodio, che all'epoca ha avuto una vasta attenzione sulla stampa internazionale, è stato definito "una delle tre più grandi bugie della storia dell'ufologia". Jacques Vallée ha avanzato l'ipotesi che l'episodio non sia stato una semplice burla di studenti, ma che i tre giovani si siano prestati ad un esperimento sociologico sulla credulità della gente.
Le mutilazioni misteriose del bestiame, che secondo vari ufologi sono opera di alieni, sono riconducibili a cause naturali (roditori, autolisi degli organi interni) o a mistificazioni. Si ritiene che parte delle mutilazioni avvenute in Sudamerica sarebbero state effettuate da organizzazioni malavitose, con finalità intimidatorie verso gli allevatori. L'ufologo Nick Pope (ex funzionario del Ministero della Difesa britannico), sostiene invece che buona parte dei casi denunciati di" mutilazione aliena del bestiame" in USA sarebbero stati orchestrati da funzionari del governo americano impegnati nel valutare l'assorbimento di polveri radioattive da parte del bestiame negli stati dell'ovest americano. I principali poligoni dove sono stati effettuati test nucleari endo-atmosferici (fino al 1963) si trovano negli stati del Nevada e del Nuovo Messico; gli stati dove si registra il maggior numero di mutilazioni sono questi, oltre agli stati confinanti dell'Arizona, del Colorado, dell'Oklahoma e del Texas. Pope mette anche in evidenza che la tecnologia dei raggi laser, che ha permesso la costruzione di bisturi laser, è a disposizione della scienza terrestre da più di 30 anni.
I contattisti raccontano storie fantasiose di presunti incontri ravvicinati con forme di vita aliene senza mai esibire prove serie e concrete delle loro affermazioni. In alcuni casi è stata palesemente dimostrata la falsità dei loro racconti.
George Adamski, uno dei primi e dei più famosi contattisti, negli anni cinquanta raccontò di avere compiuto viaggi a bordo di dischi volanti pilotati da Venusiani e di avere visto la faccia nascosta della Luna, su cui si trovavano città, alberi e montagne con le cime coperte di neve. I racconti di Adamski sono stati smentiti dalle foto lunari inviate dalle sonde spaziali. Adamski ha anche esibito foto di dischi volanti, in cui sono stati riconosciuti oggetti terrestri come lampadari e coperchi di refrigeratori per bibite.
Billy Meier, famoso contattista svizzero, nella seconda metà degli anni settanta ha raccontato di essere stato contattato da alieni provenienti dalle Pleiadi, che gli avrebbero fatto fare viaggi a bordo delle loro astronavi e gli avrebbero affidato messaggi spirituali per l'umanità. A riprova dei suoi contatti, Meier ha esibito diverse foto di UFO, di pianeti del sistema solare e di tre astronaute aliene e anche alcuni filmati, nonché alcuni frammenti di metallo che a suo dire sono di provenienza aliena. Alcuni esperti, tra cui l'ingegner William Spaulding (direttore del Ground Saucer Watch) e il maggiore Colman Von Keviczky (ex fotografo dell'ONU) hanno accertato che le foto degli UFO sono state realizzate per mezzo di modellini appesi ad un filo, che le foto dei pianeti sono riproduzioni di immagini ottenute da sonde spaziali americane e che i volti delle astronaute aliene corrispondono a quelli di tre modelle svedesi.
Anche il fisico Bruce Maccabee ha esaminato le foto di Meier trovando diverse incongruenze (presenza di linee sopra gli oggetti, inquadrature troppo perfette per essere delle istantanee, mancanza di conferme degli avvistamenti da parte di altri testimoni residenti in zona) ed è giunto anche lui alla conclusione che gli UFO fotografati sono modelli sostenuti da un supporto.
Maccabee ha esaminato anche il filmato di un UFO in volo realizzato da Meier e lo ritenuto falso. Alcuni sostenitori di Meier hanno ribattuto che i falsi sono stati realizzati da persone che volevano screditare il contattista svizzero e hanno affermato che altre foto sono state esaminate da altri esperti, che le hanno ritenute autentiche, ma parecchi ufologi ritengono che l'attendibilità di tali analisi sia molto dubbia. Per quanto riguarda i pezzi di metallo in possesso di Meier, i ricercatori dell'Independent Investigations Group hanno affermato che i risultati delle analisi non provano la loro provenienza extraterrestre.


domenica 10 aprile 2022

Mitologia

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Mitologia è il termine con cui si indica sia lo studio - riferito di frequente alle singole religioni - dei miti, sia il complesso delle credenze mitiche. Queste concernono principalmente tre argomenti: a) l'origine del mondo; b) l'origine dell'uomo; c) l'origine del popolo privilegiato rispetto alla divinità (l'elaboratore del mito stesso)
Disciplina considerata fenomeno culturale assai complesso, la mitologia può essere analizzata sotto diverse prospettive; il suo corpus è comunque dato dall'insieme di narrazioni - quasi sempre orali, spesso letterarie - e da drammatizzazioni e rappresentazioni di tipo figurativo che mettono a fuoco le vicende di personaggi esterni al tempo inteso in senso storico.
L'intersecarsi, il comporsi - ed anche lo scomporsi ed il successivo ricomporsi - delle vicende mitologiche - che è possibile vedere sotto una diversa prospettiva a seconda di una narrazione o rappresentazione rispetto ad un'altra - costituiscono il patrimonio fondativo di una determinata cultura e di un popolo. Ciò è sempre in qualche modo in rapporto con la sfera del sacro e del divino, per questa ragione il confine tra mitologia e teologia è molto labile e talvolta indistinguibile.
Può darsi che le civiltà antiche abbiano considerato i loro miti come la memoria di avvenimenti realmente accaduti, spesso legati all'origine stessa del mondo e dell'uomo. Di certo, le culture storiche molto spesso (o quasi sempre) hanno messo in dubbio la verità letterale dei miti, interrogandosi sulle ragioni e sui modi della nascita di questi antichi racconti strettamente connessi al pensiero del divino.
Un celebre tentativo di rispondere a questo genere di domande si deve a Evemero, filosofo greco vissuto tra il IV e il III secolo a.C. Nell'interpretazione cosiddetta evemeristica, i miti sono in effetti resoconti di avvenimenti storici, che però, nel loro essere tramandati di generazione in generazione, sono stati via via sottoposti ad un insensibile procedimento fantastico, cristallizzando dettagli inverosimili e assumendo specifiche peculiarità simboliche. Secondo questa tesi (che ha sostenitori anche in tempi moderni), gli dèi del mito sono in realtà antichi re e guerrieri che col tempo sono diventati leggendari o sono stati divinizzati.
Sempre fra i filosofi greci, altri (per esempio Plotino) sostennero invece l'infondatezza storica del mito, asserendo che la mitologia andava considerata come un corpus di insegnamenti morali espresso in forma metaforica. Anche questa posizione generale ha ancora i propri sostenitori, sebbene in genere gli studiosi moderni concordino sul fatto che non tutti i miti abbiano un significato morale.
Nel XVII secolo, il filosofo Giambattista Vico suppose che il mito fosse nato dalle caratteristiche proprie dei primi uomini: simili a "fanciulli", i nostri progenitori, anziché formulare concetti astratti, avrebbero espresse la loro visione del mondo mediante immagini poetiche. Si tratta di una concezione di cui sarebbe davvero imprudente sottovalutare l'importanza: se ne ritrovano tracce, di segno peraltro opposto, in quasi tutte le teorie antropologiche successive, sia in quelle che vedono nell'ipotetica "fantasia" primordiale null'altro che un'incapacità razionale, sia in quelle che all'opposto ritengono quel pensiero "poetico" (di cui si parla per via ipotetica, occorre ricordarlo) come superiore a quello fondato sul principio di non contraddizione e su altri protocolli della Ragione.
Un primo contributo importante si deve al filologo Max Mueller nel XIX secolo, il quale affermava che i miti avevano avuto origine nel linguaggio, dunque il mito nella sua interezza era, semplicisticamente parlando, una descrizione poetica degli eventi naturali, e i nomi degli dei che venivano dati a tali fenomeni. In questo però Mueller non faceva che riprendere quanto già sostenuto nella Scienza Nuova da Vico. Ma un'interpretazione di tipo completamente differente ci viene dallo studio di Sigmund Freud e dei suoi seguaci ed allievi. Tra questi Carl Gustav Jung, tra la fine del XIX secolo e i primi anni del XX secolo è sicuramente colui che si è occupato maggiormente del mito, ma con un'interpretazione spiritualistica che finisce per confliggere con quella materialistica del maestro. Jung apre, a tutti gli effetti, una via alla psicanalisi su presupposti molto differenti da quelli di Freud.
Secondo gli psicanalisti in genere, il mito nasce in seguito a due processi: il primo si può definire come un affacciarsi alla mente dell'uomo delle attività intellettive fondamentali, ossia la ricerca delle cause, i sentimenti contrapposti, le intuizioni, attività che prendono piede contemporaneamente. Il secondo processo opera una fusione della vita cosciente con la vita inconscia, ossia avviene un meccanismo simile a quello che avviene nei sogni.
Questi due processi si integrano e si completano vicendevolmente: infatti, mentre il primo porta alla formazione di immagini "sintetiche", ossia immagini non direttamente stampate sulla retina dell'occhio, che racchiudono tutto quello che concerne una determinata idea, il secondo interviene, attingendo alla capacità di correlazione e sincretismo tra le varie attività del pensiero, per organizzare il primo processo, dando così origine al mito.
Ad esempio, l'idea di "acqua" riunisce le idee di necessità, di causa prima, di fecondità, e di conseguenza il secondo processo interviene per creare la figura di un essere che ne rappresenti gli attributi e che operi di conseguenza. Nel momento in cui nasce il mito, la potenza diventa atto.
Naturalmente questo non esclude il fatto che molti personaggi mitologici potrebbero essere realmente esistiti, anzi in alcuni casi ne abbiamo la quasi certezza: quello che è vero, è che probabilmente le loro imprese raccontate dai miti siano state romanzate, per i motivi di cui sopra, ed è certo che la mitologia è stata, specie nel passato, fonte di ispirazione nell'arte, sia in letteratura come nella pittura e nella musica.
Gli aspetti fondamentali del mito sono simili in ogni parte del mondo. Ad esempio Giorgio De Santillana ed Herta Von Dechend (in Il mulino di Amleto) affermano che la complessità della descrizione mitologica non ha nulla da invidiare alla complessità della scienza attuale. Attraverso il mito si scopre un messaggio importante per l'umanità che solo ora è possibile e necessario decifrare. L'autore afferma infatti che sia necessario affrontare una lettura "su più livelli" del mito. Ad esempio il Diluvio universale è un mito che si trova dovunque, in quasi tutte le antiche mitologie, anche in popoli geograficamente molto distanti. La prima ipotesi che si affaccia alla mente è che questo mito sia la descrizione di un'alluvione avvenuta in tempi remotissimi, il cui racconto fu tramandato oralmente e poi trascritto.
Alcuni studiosi tuttavia credono che un mito come quello del Diluvio potrebbe essere molto più semplicemente nato dall'idea che le antiche popolazioni potevano avere dell'acqua: è innegabile che molte immagini risultano avere la stessa valenza in luoghi diversi (il fuoco e l'acqua la purificazione, il fulmine l'ira divina e così via), pertanto è possibile che l'idea di un'alluvione talmente devastante da costringere gli uomini a ricominciare da zero sia nata nelle diverse culture per diverse esigenze. Secondo questa ipotesi, piuttosto che un evento reale raccontato in modi diversi, le culture antiche avrebbero adattato una identica idea ai loro interessi, ai loro scopi; bisogna considerare che anticamente gli uomini erano molto più vulnerabili agli eventi naturali, e potrebbero aver scelto quasi indipendentemente un'inondazione come evento catastrofico. D'altra parte il primo Diluvio, raccontato nell'Epopea di Gilgamesh fu ripreso nell'Enuma Elish, e da qui si diffuse nella cultura greca e in quella ebrea, e da lì in tutto il mondo indoeuropeo.
I racconti mitologici di pressoché qualsiasi popolo tradiscono un sentimento profondo per gli organismi vegetali che spesso venivano analizzati con cura, e di cui ci si serviva per comunicare significati allegorici a mezzo di un linguaggio simbolico. Inoltre laddove si analizzino alcuni racconti mitologici in relazione al culto è possibile riconoscere un nesso di ordine tradizionale tra la flora e il divino; basti pensare all'uso diffuso nelle celebrazioni che già in tempi remoti si faceva dell'incenso, e ad alcuni racconti mitologici che vedono protagonisti la pianta (mito di Leucothoe), ovvero un giovane che porta il nome della pianta (Libanotis).
Oltre a quella classica in senso stretto (greca e romana), esistono diversi tipi di mitologie e le più ricche sono quella indiana e quella mesopotamica. Tuttavia, non esiste cultura antica senza una propria mitologia.
Le aree interessate comprendono tutti i continenti: Africa, Americhe, Asia, Europa ed Oceania.

sabato 9 aprile 2022

Morte personificata

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La morte personificata è una figura esistente fin dall'antichità nella mitologia e nella cultura popolare, con una vaga forma umana o come personaggio fittizio. La raffigurazione più diffusa nell'immaginario collettivo è quella di uno scheletro che brandisce una falce, a volte vestito da un saio nero, una tunica o da un mantello di colore nero munito di cappuccio.
La figura della morte è nota a molti con il nome di Tristo Mietitore o Sinistro Mietitore,Cupo Mietitore e "'Nera Mietitrice"'. La personificazione della morte viene generalmente associata all'idea di un'entità neutra, ossia né buona né cattiva. Il suo unico compito sarebbe quello di accompagnare nel trapasso le anime degli esseri umani al regno dei morti.
Nella mitologia greca, Thanatos (Θανατος) è la personificazione della morte. Dal suo nome deriva la tanatofobia, la paura della morte. Secondo Esiodo, è figlio di Nyx (Νυξ) (la Notte), che l'aveva concepito per partenogenesi, nonché fratello gemello di Hypnos (il Sonno), come già narrato da Omero nell'Iliade.
Nemico implacabile del genere umano, odioso anche agli immortali, ha fissato il suo soggiorno nel Tartaro o dinanzi alla porta degli Inferi. È in questi luoghi che Eracle ha combattuto con Thanatos sconfiggendolo e legandolo con una catena di diamanti per tenerlo prigioniero sino a che non ottenne la restituzione di Alcesti, che ricondusse trionfalmente a casa.
Ateniesi e Spartani lo onoravano di un culto particolare, ma non si sa nulla sul tipo di culto che gli rendevano.
Thanatos aveva un cuore di ferro e delle viscere di bronzo. I greci lo rappresentavano come un giovane o un vecchio barbuto con le ali.
Gli attributi comuni tra Thanatos e la madre Nyx (la Notte) sono le ali e la torcia capovolta, quale simbolo della vita che si estingue.
Talvolta era rappresentato sotto la figura di un bambino nero con piedi torti o incrociati, quale simbolo dell'imbarazzo dei corpi che si trovano nella tomba. Nelle antiche sculture viene rappresentato anche con un viso dimagrito, gli occhi chiusi, coperto da un velo, e mentre tiene una falce in mano a simboleggiare la vita raccolta come il grano. Altri simboli sono farfalla in mano (ψυχή [psiche], che oltre a farfalla, può significare anche anima, vita) oppure con un fiore di papavero sonnifero, simbolo che condivideva col fratello Hypnos.
I Romani lo chiamavano anche Mors raffigurandolo come un Genio alato e silenzioso e gli alzarono anche degli altari.
Nell'Induismo Yama è la divinità preposta al controllo e al trapasso delle anime da un mondo all'altro. È figlio di Surya (dio del Sole) e di Saranyu, viene chiamato anche Dharma (Giustizia, poiché ha il compito di giudicare le destinazioni delle anime) e Kala (Tempo, Yama è identificato con il tempo poiché è quest'ultimo a decretare il momento della morte). La sua tradizionale iconografia è quella di un uomo che cavalca un bufalo nero, vestito di rosso con gli occhi di fuoco e la pelle verde.
Nel Buddhismo è rappresentato come un essere irato, dalla pelle di colore nero-blu, vestito di pelli animali e adorno di teschi e ossa. Nella rappresentazione iconografica del Saṃsāra Yama stringe a sé la ruota dell'esistenza. Nel buddhismo Vajrayana la morte viene considerata uno degli otto dharmapada, un difensore del Dharma. Sempre nel buddhismo Vajrayana esiste anche Yamantaka, il Distruttore della morte, che assume su di sé le sembianze di Yama, compreso il volto di bufalo tratto dal suo veicolo nell'iconografia induista, a significare il superamento di ogni dualità.
Nella Bibbia il quarto cavaliere dell'Apocalisse è rappresentato con l'inferno che lo segue. Nell'Antico Testamento il cosiddetto "Angelo del Signore" colpisce 185.000 nell'accampamento Assiro (II Re 19:35), nel libro dell'Esodo 12:23, il Signore "percuote" ogni primogenito d'Egitto ma non fa passare lo "sterminatore" nelle case in cui c'è un segno di sangue sulla porta. Sempre l'Angelo Sterminatore causa una pestilenza in Israele finché il Signore non gli ordina di "ritirare la mano" (II Sam 24:16; I Cronache 21:15). Re Davide vede l'Angelo della Morte descrivendolo "stava tra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme"(I Cronache 21:16). Nel suo libro, Giobbe usa il termine "distruttore" e in Proverbi si fa riferimento alla morte (Prov. 16:14). Di solito Azrael è riconosciuto come Angelo della Morte. Il "mĕmītǐm" è un tipo di angelo biblico associato con la mediazione oltre la vita dei morenti (Libro di Giobbe 33:22). Ci sono alcuni dibattiti religiosi tra gli studiosi per quanto riguarda l'esatta natura del memitim.
Secondo il Midrash, l'angelo della Morte fu creato da Dio nel primo giorno. Egli abita nei cieli e possiede dodici ali. È rappresentato come un essere ricoperto da occhi che tiene in mano una spada da cui gocciola fiele. Quando un uomo sta per morire, l'Angelo fa cadere una goccia di fiele in bocca all'uomo e questo ne causa la morte: l'uomo comincia a decomporsi e il suo viso diventa giallo. L'espressione "avere il gusto della morte" è derivata dalla credenza che la morte fosse causata da una goccia di fiele. Dopo la morte dell'uomo l'anima esce dalla bocca (o dalla gola) e la sua voce giunge fino alla fine del mondo.
Proprio per questo l'Angelo sta sulla testa del morente, per impedire all'anima di fuggire. Nella tradizione ebraica, l'angelo è rappresentato come un brutale macellaio che uccide tramite la sua goccia di fiele, usando la sua spada (o un coltello) o con un laccio (che simboleggia la morte per soffocamento). Infatti le pratiche di esecuzione capitale nella cultura ebraica venivano eseguite tramite la combustione (il versare un liquido incandescente nella gola del condannato—pratica che ricorda la goccia di fiele), la macellazione (o decapitazione) e il soffocamento. Inoltre l'Angelo possiede un mantello nero che gli permette di trasformarsi in tutto ciò che vuole per meglio assolvere il suo compito, di solito si trasforma in mendicante o studioso.
Secondo la tradizione ci sarebbero sei angeli della morte:
  • Gabriele, che prenderebbe le anime dei giovani,
  • Kapziel o Kafziel, che prenderebbe le anime dei re,
  • Mashbir o Meshabber, che prenderebbe le anime degli animali selvatici,
  • Mashhit, che prenderebbe le anime dei bambini,
  • Af, che prenderebbe le anime degli uomini,
  • Hemah, che prenderebbe le anime degli animali domestici.
L'angelo della Morte, a causa delle sue frequenti rappresentazioni di mostro vestito di nero o di impietoso ed iniquo omicida, è stato spesso associato al diavolo. Persino nella genesi quando Eva, durante il suo colloquio col serpente, associa la morte al peccato originale (Gen. 3:3).
Nel Nuovo Testamento la morte è citata solo qualche volta e affrontata con un atteggiamento notevolmente positivo. Basti pensare a Cristo che risorge dai morti, alle numerose allusioni della vittoria sulla morte e alla scomparsa di paura della morte. La morte, quindi, mantiene la sua accezione negativa (vedi Ap.6:8) ma assume il ruolo di vinta e non di vincitrice. Prima, infatti, la condizione umana sia buona che cattiva aveva conclusione nella morte, ora la morte è solo un "periodo transitorio", una sorta di lungo sonno. La morte non è eterna e da essa si può risuscitare.
Nella tradizione ci sono due Angeli della Morte: Michele, che è buono, e Samaele, che è malvagio.
Azrael, uno dei quattro Arcangeli principali nella teologia islamica, appare come la personificazione della Morte nella tradizione islamica.
Nella mitologia giapponese la morte è impersonata da Enma, anche conosciuto come Enma Ou e Enma Daiou. Enma comanda lo Yomi (gli Inferi), il che lo rende simile ad Ade, e decide se i morti devono andare in paradiso o all'inferno.
I testi religiosi, in particolare il Kojiki, parlano del Takama no Hara (Pianura degli Alti Cieli, paragonabile al concetto occidentale di paradiso) e dello Yomi no Kuni (o Terra di Yomo, paragonabile al concetto occidentale di inferno), una terra dei morti in cui regna un Re demoniaco, Enma, che ha il compito di giudicare i morti che sono condotti innanzi a lui. Tuttavia non è così facile giungere al suo cospetto, infatti per accedere alla vita ultraterrena, bisogna superare le varie prove della vita. Il rimpianto per il mancato conseguimento di una o più prove condanna l'anima dell'individuo ad un vagare senza meta sulla terra anche se è stato destinato al Takama no Hara.
Un culto più recente è quello degli shinigami, gli dei della morte.
Le antiche tribù slave vedevano la morte come una bellissima donna vestita di bianco che teneva in mano un ramoscello di sempreverde. Il tocco di questo ramoscello avrebbe significato la morte immediata di una persona. Questa iconografia è sopravvissuta fino al Medio Evo fino a quando non è stata sostituita dallo scheletro con la falce.
I lituani chiamarono la morte Giltinè dalla parola "gilti" (pungere). Giltinè è stata rappresentata come una vecchia donna vestita di blu con una lingua velenosa e mortale. La leggenda vuole che prima Giltinè fosse una bellissima giovane trasformata in un essere mostruoso quando fu chiusa in una bara per sette anni. La dea della Morte era la sorella della dea della Vita, Laima, che rappresenta inoltre il legame tra inizio e fine. Dopo i lituani adottarono come immagine della morte lo scheletro con la falce.

venerdì 8 aprile 2022

Mictlan

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Secondo la mitologia azteca, Mictlan era il livello inferiore del mondo sotterraneo, localizzato nell'estremo nord. I guerrieri che morivano in battaglia e le donne che morivano di parto erano le uniche persone che non sarebbero andate a Mictlan dopo la morte. Dovevano affrontare un lungo e faticoso viaggio, dalla Terra a Mictlan, ma erano aiutati da Xolotl, il guardiano dell'al di là.
I guerrieri si sarebbero alleati agli aiutanti del sole nella guerra quotidiana contro le tenebre e dopo quattro anni si sarebbero trasformati in colibrì o in farfalle. Le donne invece che morivano partorendo si sarebbero congiunte al sole per quattro anni, per diventare successivamente degli spiriti ed avrebbero vagato tutte le notti per l'eternità per il mondo.
Il re di Mictlan era Mictlantecuhtli. La regina, Mictecacihuatl. Altre divinità di Mictlan erano Ciucoatl (che comandava gli spiriti chiamati Ciuteoteo), Acolnahuacatl, Chalmecacihuilt e Chalmecatl.
Per giungere al riposo eterno, il defunto doveva affrontare un duro viaggio, lungo quattro anni, dalla Terra a Mictlan, potendo contare però sull'aiuto del guardiano dell'aldilà Xólotl.
Il Mictlan era una dimensione formata da nove luoghi distinti; nei primi otto i morti dovevano affrontare numerose lotte mentre nel nono - il più profondo - potevano godere del riposo eterno.
Le nove dimensioni del Mictlan erano:
  1. Itzcuintlan (Apanohuayan): qui c'era un grande fiume e l'unica maniera di attraversarlo era con l'aiuto di Xólotl. Se il defunto durante la vita aveva maltrattato dei cani Xolotl non gli avrebbe dato aiuto facendolo rimanere per l'eternità in questa dimensione.
  2. Tepetl Monamicyan: luogo dove le colline, che sono in movimento, si scontrano tra loro; presumibilmente il defunto doveva passare in mezzo ad esse senza rimanere schiacciato.
  3. Itztepetl: collina delle lame; questo luogo era zeppo di appuntiti e taglienti quarzi di silicio che il defunto doveva attraversare cercando di non rimanere trafitto.
  4. Itzehecayan: luogo in cui soffiava un vento tagliente (dato il freddo estremamente pungente); era una regione formata da 8 colline su cui nevicava continuamente e copiosamente.
  5. Pancuecuetlacayan: luogo dove i corpi "sventolano" come bandiere; questo luogo si trovava ai piedi dell'ultima collina dell'Izteecayan e lì iniziava una zona desertica molto fredda, composta de otto pianure desolate che il defunto doveva attraversare.
  6. Temiminaloyan: il luogo dove abbondano le saette; qui si diceva vi fosse un sentiero dai cui lati delle mani invisibili scagliavano saette affilate ed appuntite in grado di crivellare coloro che vi si avventuravano.
  7. Teyollocualoyan: luogo dove le belve mangiano il cuore; in questo luogo, una bestia selvaggia tentava di aprire il petto del defunto per mangiargli il cuore; qualora fosse riuscita nell'intento la persona, privata del cuore, sarebbe caduta in uno stagno dove sarebbe stata ferocemente perseguitata da un caimano.
  8. Itzmictlán Apochcalocan: il sentiero della nebbia che acceca; in questo luogo il defunto doveva guadare nove fiumi senza la possibilità di vedere granché data la fittissima nebbia.
  9. Chicunahuapan (Mictlan): qui le anime (chiamate tonalli) potevano finalmente godere del tanto desiderato riposo. Era il più profondo dei luoghi dei signori della morte.

giovedì 7 aprile 2022

Kur

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Il termine Kur (anche, per esteso, Kurnugi o Kurnugia, "paese del non ritorno") è una delle parole che nella mitologia sumera viene utilizzata per indicare gli inferi, insieme a Irkalla, l'equivalente dell'Ade della mitologia greca.
È governato da Ereshkigal e Nergal ed è menzionato nel mito della Discesa di Ištar negli Inferi.


 
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