martedì 12 aprile 2022

Strega

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Per strega (un tempo anche lamia) si intende una figura mitologica creata in parte dalla credenza popolare, in parte dalla cultura dotta, e dotata di poteri soprannaturali.
Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della magia e dotate di poteri occulti che sarebbero derivati loro dall'essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali. Queste donne (perché si è trattato per lo più di donne) avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all'intera società umana. Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe.
La stessa idea dell'esistenza delle streghe fu messa in discussione, nella metà del XVIII secolo, dallo studioso trentino Girolamo Tartarotti, che giudicò infondate le teorie sulla stregoneria, e frutto di superstizione piuttosto che di logica, di indagine scientifica ed ortodossia cattolica.
Alla definizione classica e popolare di strega se ne intrecciano altre che assumono caratteri specifici, anche se il più delle volte puramente simbolici, e soggetti alla flessibilità e all'ambiguità delle diverse culture che li rendono espliciti. Risulta pertanto riduttivo, benché storicamente corretto, indicare come "strega" solamente quella donna che si sarebbe data al Demonio per mezzo di un patto e dunque strettamente associata al male e al peccato. Per una maggiore comprensione del termine usato attualmente è indispensabile fare riferimento a tutte quelle discipline che studiano la figura della strega nei suoi molteplici aspetti (la psicologia, la psicoanalisi, la sociologia, l'antropologia, ecc.).
Con il supporto delle scienze sociali e delle scienze umane la ricerca storica ha potuto collocare la figura della strega all'interno di determinati gruppi sociali e individuarla in soggetti dalle precise caratteristiche, quali ad esempio i poveri, i mendicanti, gli emarginati, gli anziani, le vedove, e in tutti coloro che all'interno di una comunità ristretta esercitavano pratiche magiche e guaritive. Naturalmente non sono esistite delle categorie fisse entro le quali si possono rintracciare con assoluta certezza i soggetti che corrispondono allo stereotipo della strega. Nei secoli delle persecuzioni vennero infatti accusate di stregoneria anche persone giovani, benestanti, fisicamente sane e perfettamente inserite nell'ambito sociale di provenienza. Ciascuna differenziazione dipende dallo specifico contesto storico, culturale, politico, religioso ed economico, ma in linea di massima la strega è sempre colei che si distingue dalle persone che la circondano e che non si adatta interamente al modo di vita e alle regole del gruppo sociale di appartenenza.
L'immagine della strega è stata ampiamente rinnovata e rivalutata all'interno dei movimenti neopagani e in particolare dalla Wicca a partire dalla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento, oltre che da tutte quelle correnti tradizionaliste individuabili nella Stregoneria tradizionale e nella Stregoneria italiana, le quali, rifacendosi agli studi sul folclore, mettono in evidenza soprattutto il ruolo della strega nelle società antiche e moderne come guaritrice ed esperta di medicina naturale.
Nel folclore popolare occidentale la figura della strega ha avuto solitamente un'accezione negativa: si riteneva che le streghe usassero i loro poteri per nuocere alla comunità, soprattutto a quella agricola, e che prendessero parte a dei raduni periodici chiamati sabba dove adoravano il Demonio.
La figura della strega ha radici antichissime, che precedono di molto il cristianesimo: basti ricordare la cosiddetta strega di Endor, in realtà una negromante, citata nella Bibbia, come anche le celebri streghe della Tessaglia, nell'antica Grecia.
A partire dal tardo Medioevo e con l'inizio del Rinascimento, la Chiesa cattolica e, in seguito, anche alcune confessioni protestanti hanno individuato nelle streghe delle figure eretiche, pericolose per la comunità e dedite al culto del Maligno, da perseguitare ed estirpare dalla società con la violenza. L'insieme dei fenomeni persecutori contro la presunta setta di adoratori del Demonio è noto come "caccia alle streghe" e in Italia l'ultimo caso di una donna che sia stata uccisa perché ritenuta una strega avvenne nel 1828 a Cervarolo in Valsesia. Si stima che in Germania, nel solo secolo compreso tra il 1450 ed il 1550, vennero condannate al rogo circa centomila donne, considerate streghe.
Dietro ad alcuni fenomeni ritenuti di stregoneria registrati a fine Seicento a Salem negli USA si pensa vi sia stato un consumo alimentare di segale cornuta (cioè infettata da Claviceps purpurea) i cui alcaloidi sono resistenti anche alle alte temperature dei forni di cottura del pane.
Il medico olandese Johann Wier, con il suo libro De praestigiis daemonum del 1563, è stato uno dei primi a stabilire una connessione tra il possibile stato allucinatorio di anziane donne malate e frustrate e i tipici comportamenti di coloro che venivano ritenute delle streghe. Tra i seguaci di questa visione scettica, ancorché non del tutto scientifica, vi fu l'inglese Reginald Scot, autore di un'opera intitolata The Discoverie of Witchcraft (1584).
Pur con intenti tutt'altro che assolutori, l'inquisitore francese Pierre de Lancre, nel suo trattato Tableau de l'inconstance des mauvais anges et démons del 1612, ha riflettuto prima di ogni altro sulle caratteristiche che accomunavano le streghe da lui perseguite nella regione del Labourd e i "maghi" della Lapponia, ossia gli sciamani. Secondo il de Lancre, streghe e sciamani si abbandonavano a un'estasi di tipo diabolico.
Alla metà del XVIII secolo, quando sono già molto numerose le manifestazioni di scetticismo da parte di intellettuali ed eruditi verso la realtà della stregoneria, Girolamo Tartarotti pubblica il suo Del Congresso notturno delle Lammie (1749), nel quale afferma la realtà della magia diabolica (e dunque la possibilità di operare malefici e incantesimi con l'aiuto del Maligno), mentre nega l'esistenza del sabba considerandola pura illusione, arrivando con ciò a ridefinire lo stereotipo della strega che a quel tempo era ancora prevalentemente incentrato sulla credenza nel volo notturno e nelle tregende.
A partire dall'Ottocento è iniziata la rivalutazione della figura della strega attraverso varie opere storiche e letterarie, tra le quali basti citare La Sorcière di Jules Michelet, in cui lo storico francese afferma tra i primi la tesi che la stregoneria sia un residuo di antichissime pratiche pagane. Una notevole influenza ha avuto il saggio Aradia, o il Vangelo delle Streghe, scritto da Charles Godfrey Leland nel 1899, in cui l'autore descrive in forma romanzata antichi riti della tradizione stregonesca italiana, chiamandola "stregheria". Nel testo si narra di Aradia, figlia della dea Diana, che scende sulla terra per insegnare l'arte della stregoneria ai suoi seguaci.
Altrettanta importanza hanno avuto, nei primi decenni del Novecento, le tesi di Margaret Murray, secondo le quali la stregoneria sarebbe la sopravvivenza per tradizione misterica, soprattutto nelle campagne, di culti e pratiche di origini remote: pratiche di guarigione, rituali di fertilità, conoscenze dell'uso delle erbe, comunicazione con gli spiriti e il numinoso, e viaggi extracorporei. La strega della cultura occidentale corrisponderebbe allo sciamano delle culture cosiddette primitive.
Questo nuovo contesto ha contribuito alla nascita del neopaganesimo e della wicca, nel cui ambito per strega si intende colei che è stata iniziata a una delle varie tradizioni neopagane o wiccan, o una praticante della stregoneria tradizionale.
In italiano con il termine strega si intende solitamente una donna, mentre il suo omologo maschile è lo stregone. Strega deriverebbe dal latino striga e stryx, con corrispondente nel greco stryx, strygòs" e sta per "strige, barbagianni, uccello notturno", ma col passare del tempo avrebbe assunto il più ampio significato di "esperta di magia e incantesimi". Nel latino medievale il termine utilizzato era lamia, mentre nelle varie regioni d'Italia il sostantivo che indica la strega varia a seconda della località. Possiamo perciò trovare:
  • Masca o Maggia (Piemonte)
  • Stria o Bàsura (Liguria)
  • Borde (Toscana)
  • Strega, Mazzera (Corsica)
  • Strìa, Strea (pron.: Htrea), Strolega, Maggia (Lombardia, Emilia, Trentino, Friuli-Venezia Giulia)
  • Cogas, Stria, Brúscias o Maghiargia (Sardegna)
  • Strìa/Striga/Strigo (Veneto)
  • Janara (Sannio) e (Irpinia)
  • Mavara o Majara (Sicilia)
  • Magara (Calabria e Basilicata)
  • Masciáre (Bari e provincia)
  • Masciáre o Chivàrze (Taranto e provincia)
  • Macàra (Salento)
  • Stiara (Grecìa Salentina)
  • Stroll'ca (Umbria)
  • Strolleca (Macerata)
A partire dal Rinascimento le streghe appaiono soprattutto come delle donne vecchie e arcigne (anche se non manca all'opposto la figura della strega bella e fascinosa), qualche volta rappresentate accanto ad un filatoio o nell'atto di intrecciare nodi, a richiamare l'idea di vendetta, tessendo, cioè, il destino degli uomini e ponendoli di fronte a mille ostacoli (in questa iconografia ricordano le antiche Parche/Moire/Norne).
Ogni strega della tradizione è accompagnata da qualche strano animale, il famiglio, con caratteri diabolici, che fungerebbe da consigliere della propria padrona. Tipici famigli sono il gatto, il gufo, il corvo, la civetta, il topo e il rospo.
Poiché le loro pratiche magiche avvengono in giorni stabiliti in base al ciclo naturale, le streghe sono spesso raffigurate in luoghi aperti. Vi sono però anche molte immagini di streghe nelle loro case, intente a preparare un filtro magico o in procinto di partire per il sabba.
Un'altra immagine tradizionale e molto popolare della strega la rappresenta in volo a cavallo di una scopa. Questa iconografia dichiara esplicitamente la sua parentela con la Befana, e l'appartenenza di entrambe le figure all'immaginario popolare dei mediatori tra il mondo dei vivi e quello dei morti.



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