La fantascienza è
un genere di narrativa popolare di successo
sviluppatosi nel Novecento, che ha le sue radici nel romanzo
scientifico. Dalla letteratura la fantascienza si è
massicciamente estesa agli altri mass media, anzitutto
il cinema, quindi i fumetti, la televisione e
i videogiochi.
La fantascienza ha come tema
fondamentale l'impatto di una scienza e/o una tecnologia –
reale o immaginaria – sulla società e sull'individuo. I
personaggi, oltre che esseri umani, possono
essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti;
la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più
frequentemente, nel futuro.
Il termine è usato, in senso più
generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura di
fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a
volte ogni genere di racconto fantastico; un certo grado di
plausibilità scientifica rimane tuttavia un requisito essenziale.
L'espressione inglese science
fiction fu coniata da Hugo Gernsback nel 1926.
Gernsback inizialmente chiamò questo genere di storie scientific
fiction. L'espressione
poi si contrasse in scientifiction, per ridursi infine a science
fiction (spesso abbreviata Sci-Fi dagli anglosassoni).
La traduzione italiana fantascienza, attraverso un calco
linguistico, è attribuita a Giorgio Monicellinel 1952.
La data di nascita della fantascienza è
convenzionalmente indicata al 5 aprile del 1926, quando uscì
negli Stati Uniti la prima rivista di fantascienza, Amazing
Stories, diretta da Hugo Gernsback, ma al genere possono essere
ascritte numerose opere precedenti, dal Frankenstein di Mary
Shelley ai romanzi di Jules Verne e H. G. Wells.
Prima della fantascienza esistevano
i resoconti dei viaggiatori, che presentavano elementi spesso
fantasiosi o del tutto immaginari. Da qualche parte, lontano da qui,
in qualche angolo inesplorato del mondo, esistevano
strane culture, fauna e flora esotiche, a
volte persino mostri marini.
La fantascienza vera e propria vide i
suoi albori solo dopo la nascita della scienza moderna, in
particolare dopo le rivoluzioni avvenute nel campo dell'astronomia e
della fisica nel corso del Seicento. Fianco a fianco con
l'antico genere della letteratura fantastica (di cui oggi
il sottogenere più diffuso è il fantasy), vi erano notevoli
precursori, tra i quali:
- Il romanzo greco La storia vera di Luciano di Samosata (120-180 d.C.), primo resoconto noto di un viaggio sulla Luna, e di incontri con i Seleniti. Esso include due dei temi principali del genere: il viaggio su un altro corpo celeste e l'incontro con una civiltà extraterrestre.
- Il trattato La nuova Atlantide (incompiuto) di Bacone, sebbene sia per lo più un trattato filosofico, racconta di una civiltà tecnocratica avveniristica che immagina molte delle nostre invenzioni future.
- I viaggi immaginari sulla Luna del XVII secolo, mostrati per la prima volta nel Somnium di Giovanni Keplero (1634), poi ne L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della Luna (L'autre monde ou Les états et empires de la Lune, 1657) di Savinien Cyrano de Bergerac
- Il mondo alternativo scoperto nell'Artico da un giovane nobiluomo nel romanzo di Margaret Cavendish del 1666 The Description of a New World, Called the Blazing-World
- Descrizioni di vita nel futuro, come L'anno 2440 di Louis-Sébastien Mercier (1772) o la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860. Tra queste opere vi è il secondo romanzo più venduto del secolo negli Stati Uniti, Guardando indietro, 2000-1887 (Looking Backward) di Edward Bellamy (1888).
- Culture aliene ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1726) e ne Il viaggio sotterraneo di Niels Klim di Ludvig Holberg (1741)
- Elementi di fantascienza nelle storie del XIX secolo di Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Fitz-James O'Brien. Negli ultimi decenni del secolo, le opere fantascientifiche per adulti e ragazzi erano numerose, malgrado non esistesse ancora il termine "science fiction". Nella poesia romantica, inoltre, le immaginazioni degli scrittori portavano a visioni di altri mondi e di remoti futuri come in Locksley Hall di Alfred Tennyson. Voltaire, d'altra parte, chiamava il suo Micromégas (1752) non un racconto fantastico ma una "storia filosofica" (titolo ripreso poi, non a caso, da Nievo).
Il più rilevante esempio rimane però
il romanzo Frankenstein di Mary Shelley,
del 1818. Brian Aldiss, nel suo libro Billion Year
Spree, sostiene che Frankenstein rappresenta "il primo
lavoro seminale al quale l'etichetta di fantascienza può
essere logicamente appiccicata". È anche il primo esempio
del cliché dello "scienziato pazzo". Un altro
romanzo avveniristico di Mary Shelley, L'ultimo uomo (The
Last Man), è spesso citato come la prima vera storia di
fantascienza.
La fantascienza in Europa inizia
propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo
scientifico (scientific romance), di cui un esponente di spicco
fu Jules Verne(1828 – 1905), per il quale la scienza
era piuttosto sul livello dell'invenzione, come pure le storie di
critica sociale orientate alla scienza di H. G.
Wells (1866 – 1946).
Wells e Verne non furono privi di
concorrenti nello scrivere la prima fantascienza: racconti e romanzi
brevi con temi di immaginazione fantastica apparvero nei quotidiani
per tutta la fine dell'Ottocento, e molti utilizzavano idee
scientifiche come espediente per l'immaginazione. Erewhon è
un romanzo di Samuel Butlerpubblicato nel 1872 sul
concetto che le macchine potessero un giorno
diventare senzienti e supplenti della razza umana. Malgrado
sia più conosciuto per altre opere, sir Arthur Conan
Doyle scrisse anch'egli di fantascienza. L'unico libro con il
quale Charles Dickens si avventurò nel territorio della
speculazione scientifica e negli strani misteri della natura fu il
romanzo Casa desolata (Bleak house, 1852), nel quale
faceva morire uno dei personaggi di combustione umana
spontanea(dopo avere svolto minuziose ricerche sulla casistica del
fenomeno).
Wells e Verne avevano entrambi un
bacino di lettori internazionale e influenzarono numerosi scrittori,
in particolare in America, dove ben presto nacque fantascienza
indigena. Molti scrittori britannici inoltre trovarono più lettori
nel mercato americano, scrivendo in uno stile americanizzato.
Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov, uno
dei due fondatori del bolscevismo, medico, sperimentatore,
filosofo ed economista, fu il più importante scrittore
fantascientifico russo prima della rivoluzione del 1917, autore
del popolare romanzo La stella rossa (Красная
звезда Krasnaja zvezda, 1908) e del suo seguito L'ingegner
Menni (Inžener Menni, 1912), ambientati in un pianeta
Marte dalla società socialista utopica. Circa negli stessi
anni esordì il grande scrittore americano H. P. Lovecraft,
considerato uno dei geni più rivoluzionari nel campo della
fantascienza "cosmica" e dell'horror soprannaturale.
Nel 1924 fu pubblicato il
romanzo Noi del russo Evgenij Ivanovič Zamjatin,
considerato il precursore di molti successivi romanzi distopici.
La science fiction, come fenomeno
letterario di massa, è fatta risalire alla pubblicazione negli Stati
Uniti del primo numero di Amazing Stories (Storie
sorprendenti), il 5 aprile del 1926. Hugo Gernsback, il
fondatore della rivista, nell'editoriale annunciava di voler
pubblicare: “… Quel tipo di storie scritte da Jules Verne, H. G.
Wells ed Edgar Allan Poe – un affascinante romanzo
fantastico, in cui si mescolino fatti scientifici e visioni
profetiche… “.
Il successivo grande scrittore
britannico di fantascienza dopo H. G. Wells fu Olaf
Stapledon (1886 – 1950), le cui quattro opere
maggiori (Last and First Men, 1930; Odd John, 1935; Star
Maker, 1937; Sirius, 1940) introdussero una miriade di
idee che furono presto adottate da altri scrittori.
Più tardi, le opere di John
Wyndham (1903 – 1969) guadagnarono l'acclamazione
del pubblico dei lettori e della critica. Wyndham, che firmava con
una quantità di pseudonimi, amava definire la fantascienza come
una logical fantasy. Prima della seconda guerra mondiale,
Wyndham scrisse quasi esclusivamente per i pulp
magazine statunitensi, ma nel dopoguerra divenne noto al grande
pubblico, anche al di fuori dell'ambito degli appassionati, a partire
dal suo romanzo Il giorno dei trifidi (The Day of the
Triffids, 1951).
La prima fantascienza aveva una forte
base avventurosa ed era caratterizzata dalla "meraviglia"
per i progressi della scienza (si era nell'epoca dell'avvento
dell'elettricità), ma dagli anni quarantacominciò a occuparsi
più delle ripercussioni del progresso scientifico che non delle
ipotetiche conquiste della scienza in sé stesse.
Questi anni sono dominati da John
W. Campbell, che alla fine del 1937 assunse la direzione
della rivista Astounding Stories nella quale ospitò tutti
gli autori della cosiddetta Golden Age (Età dell'oro),
quali A. E. Van Vogt, Isaac Asimov, Robert A.
Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore
Sturgeon: per quanto l'"epoca d'oro" vera e propria la si
consideri terminata negli anni cinquanta, questi scrittori
sarebbero diventati i "mostri sacri" a cui si sarebbero
rifatti gli autori successivi, compresi quelli degli anni
sessanta, anche solo per contestarli o farne la satira.
Secondo i critici degli anni
cinquanta, la caratteristica della fantascienza americana era
l'estrapolazione, ovvero il riconoscimento, sulla base di alcuni
elementi, di una tendenza in atto per proiettarla nei suoi sviluppi
futuri, non tanto con lo scopo di prevedere il futuro come farebbe
la futurologia, quanto per discutere fenomeni del presente
estremizzandoli in un contesto ipotetico. Altri spunti
critici mettono invece in luce il (prevalente) riferimento al
"sense of wonder" ("la meraviglia"), che fa
appello ad un analogo della "volontaria sospensione
dell'incredulità" di cui parlava il
poeta Coleridge ("Quella volontaria e momentanea
sospensione dell'incredulità che costituisce la fede poetica").
Gli anni cinquanta segnano
per la fantascienza americana un notevole cambiamento:
all'atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della
scienza, a causa della bomba atomica si sostituisce un
approccio più angosciato. La guerra fredda, la società
dei consumi, la paura del diverso (sia esso
il comunista o il nero, a causa delle lotte per i diritti
civili), la società di massa americana dominata
da pubblicità e televisione (significativa fu la
vittoria alle elezioni del 1952 di Dwight D.
Eisenhower su Adlai Stevenson: nonostante Stevenson fosse
candidato più colto e brillante, l'apparato pubblicitario scatenato
per sostenere Eisenhower lo portò alla vittoria): tutti temi
centrali per quella che verrà a lungo chiamata "fantascienza
sociologica".
Rappresentanti più importanti di
questa tendenza sono la coppia Frederik Pohl e Cyril
M. Kornbluth, Robert Sheckley, Richard Matheson, Walter
M. Miller, jr. nonché la prima produzione di Philip K.
Dick.
Ma accanto a questa linea sociologica,
che usa la fantascienza come strumento di critica della società
americana e dei suoi eccessi, ce n'è un'altra, che s'incarna
soprattutto nella figura del grande editor e
scrittore Anthony Boucher, che si sforza di promuovere una
migliore qualità letteraria nella fantascienza. Suo discepolo è
Philip K. Dick, ma a questa tendenza appartengono anche altri
scrittori che esplodono in questo decennio, come Fritz
Leiber (che insegnava Shakespeare in un college)
o Cordwainer Smith(coltissimo discendente di una potente
famiglia americana, cresciuto in Cina e imbevuto della
cultura di quel paese); le esperienze, le invenzioni, le scoperte e
le soluzioni stilistiche di questi scrittori apriranno la strada ai
discepoli, negli anni sessanta, della "New Wave".
La rivoluzione nella fantascienza fu
portata avanti sui due lati dell'Atlantico: nel Regno Unito c'era il
gruppo di scrittori legati alla rivista New Worlds, tra cui
spiccava James G. Ballard, ma che contava anche altri talenti
come Brian W. Aldiss, John Brunner e Michael
Moorcock. Negli Stati Uniti la figura di riferimento diventò il
provocatorio e dissacrante Harlan Ellison, innovativo autore di
racconti e curatore di due antologie (intitolate Dangerous
Visions e Again, Dangerous Visions) che smossero le acque
fin troppo ferme del genere con argomenti scottanti: il sesso,
le droghe, il femminismo, il razzismo,
il Vietnam, ecc. Nelle antologie di Ellison ci sono nomi
importanti della nuova fantascienza americana: Robert
Silverberg, Philip José Farmer, Philip K. Dick, Roger
Zelazny, Samuel R. Delany, Norman Spinrad, R. A.
Lafferty, Joanna Russ, Ursula K. Le Guin, Gene
Wolfe, Kate Wilhelm.
La fantascienza della New Wave fu il
prodotto di due tendenze che s'incrociavano creando un equilibrio
instabile:
- una ricerca letteraria che spinge molti scrittori a rifarsi ai modelli della letteratura modernista e alle avanguardie del postmodernismo, quindi a non scrivere nello stile da best seller (letteratura di consumo) tipico fino a quel momento di molta letteratura fantascientifica (e il migliore rappresentante di questa tendenza è il più sofisticato e letterario tra gli scrittori americani, Thomas Disch);
- una ben precisa volontà di andare a toccare temi tabù che erano stati assenti per anni dalle riviste di fantascienza: non a caso questo è il momento in cui s'inseriscono autori neri, come Delany, o donne, come la Russ o la Le Guin, o dichiaratamente gay, come Thomas Disch e ancora Delany.
Se da un lato la nuova ondata (questo
il significato letterale di New Wave) costrinse finalmente il
mondo accademico – non solo negli Stati Uniti – ad occuparsi
della fantascienza (pur tra resistenze e incomprensioni) - è in
questo periodo che nascono le prime riviste accademiche di critica
sulla fantascienza, Science-Fiction
Studies, Foundation ed Extrapolation. -
dall'altro la sofisticazione letteraria di queste opere portò alla
presa di distanza di molti fan della fantascienza tradizionale degli
Asimov e degli Heinlein.
Il decennio successivo fu
caratterizzato dalla continuazione dell'attività della New
Wave: soprattutto Ballard scrisse in questo periodo la sua
trilogia fondamentale, Crash, Il Condominio (High
Rise) e L'isola di cemento (The Concrete Island). Entrò in
crisi invece Philip K. Dick, per problemi di droga ed
esistenziali, che lo portarono a una pausa nella sua produzione fino
alla seconda metà del decennio. L'impatto innovativo della New Wave
poco a poco si attenuò: i singoli autori andarono ciascuno per la
propria strada.
Il fenomeno degli anni settanta fu
da un lato l'emergere di numerose scrittrici, sempre più interessate
ai temi del femminismo e più in generale dell'identità
femminile. Tra le figure dominanti spiccarono Joanna
Russ e Ursula K. Le Guin, Marion Zimmer Bradley, Doris
Lessing (autrice che proveniva da altre esperienze, ma che negli
anni settanta scrisse il monumentale ciclo fantascientifico
di Canopus in Argos: Archives). A queste va aggiunta Alice
Sheldon, una notevole autrice che fino al 1977 si era
nascosta dietro lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr..
A metà degli anni settanta nel cinema
di fantascienza il travolgente successo di Guerre
stellari di George Lucas riporta in auge i temi
della space opera degli anni quaranta; la pellicola
richiamava alcuni elementi di sword and sorcery (fu coniato
per essa il termine ibrido science fantasy e alcuni
commentatori si sono azzardati a dichiarare che si tratta di
una fiabariverniciata di fantascienza). Il successo clamoroso
della serie sancì il ritorno a una fantascienza d'intrattenimento,
più spensierata e meno culturalmente impegnata.
A dominare la scena nei primi anni
ottanta fu l'ondata cyberpunk. Il nuovo spazio da
esplorare, dopo quello esterno tra le stelle e quello interiore della
psiche, fu quello virtuale delle tecnologie informatiche e
di telecomunicazione. Si può dire che Internet sia stata
profetizzata (anche se già ne esisteva una prima forma
pionieristica) nel 1984 dal romanzo più celebrato del
cyberpunk, Neuromantedi William Gibson con il
suo cyberspazio. Anche il cyberpunk fu lanciato da un'antologia
di racconti, Mirrorshades, curata dall'intraprendente scrittore
e giornalista Bruce Sterling.
Sulla scia dell'ondata cyberpunk si
assistette ad un rinnovato interesse accademico per la fantascienza
(vista come un'area confinante con la letteratura postmoderna),
all'esplodere dell'immaginario fantascientifico nel nuovo ambito
dei videogiochi, ma soprattutto ad un rinnovato interesse da
parte del cinema di Hollywood, che cominciò a
realizzare, complici le nuove tecnologie digitali, film sempre più
spettacolari spesso basati, direttamente o indirettamente, sui
classici del genere. Le avanguardie furono una volta ancora
sostituite del "mercato".
L'ondata cyberpunk durò meno della New
Wave, soprattutto a causa dell'affievolirsi dell'ispirazione
dell'autore più dotato, William Gibson. Altri autori del movimento
si affermarono in modo più o meno duraturo, come Lucius
Shepard, Kim Stanley Robinson, Rudy Rucker, Lewis
Shiner. A margine del movimento cyber si pose una tra le più
interessanti autrici di quegli anni, la sofisticata e letteraria Pat
Cadigan, mentre ne era del tutto al di fuori l'altra figura di spicco
della scrittura al femminile, l'afroamericana Octavia Butler.
Il periodo fu caratterizzato da una
forte ripresa della fantascienza britannica, tanto che alla fine del
decennio si parlò di un vero e proprio "British Boom",
legato all'attività di nuovi autori quali Iain Banks, Ken
MacLeod, M. John Harrison e infine il più giovane, China
Miéville.
Negli Stati Uniti si assistette invece
a un declino delle vendite di tali proporzioni che alcuni scrittori
cambiarono genere: un vecchio leone come Thomas M. Disch, si
riciclò brillantemente nell'horror con la sua Minnesota
Supernatural Series; Robert Sheckley tentò di passare al
giallo (come aveva già fatto negli anni sessanta), ma senza grandi
risultati; Patricia Anthony, una delle autrici più promettenti,
dalla fantascienza passò al fantasy; Jonathan Lethem,
considerato da alcuni l'unico vero erede di Philip K. Dick,
passò alla letteratura mainstream.
Tutto questo avvenne nel momento in cui
temi, idee, immagini, luoghi, trame della fantascienza comparivano
sempre più spesso anche al di fuori del genere, e si parlò di un
genere avantpop che pescava dalla fantascienza, dal giallo,
dal western, dall'horror. Oltre alla prima produzione di Lethem,
buon rappresentante di questa tendenza fu uno degli scrittori
giovani, Matt Ruff.
Anche in Gran Bretagna la ripresa della
letteratura fantascientifica si legò a fenomeni d'ibridazione, che
fecero parlare di new weird, o di weird fiction,
o slipstream. China Miéville, ad esempio, nei suoi romanzi
mescolò fantasy, horror, gotico, fantascienza e (in dosi
massicce) i giochi di ruolo.
Ancora prima della nascita del termine
"fantascienza", a partire dagli ultimi anni del XIX
secolo appaiono in Italia racconti e romanzi brevi di
contenuto fantascientifico nei supplementi domenicali dei quotidiani,
nelle riviste letterarie, in collane popolari e opere
antologiche. Gli autori sono tra i protagonisti della letteratura
popolare dell'epoca, come Emilio Salgari (in particolare
con il romanzo Le meraviglie del duemila) e Yambo, ma
anche note figure della letteratura, tra i quali Massimo
Bontempelli, Luigi Capuana, Guido Gozzano, Ercole
Luigi Morselli. Già prima di questi vi sono però degli interessanti
quanto poco conosciuti esempi, come la Storia filosofica dei
secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860.
L'anno ufficiale di nascita della
fantascienza in Italia è considerato generalmente il 1952,
con il primo numero della rivista Scienza Fantastica, avventure
nello spazio, tempo e dimensione e nello stesso anno della
rivista Urania. A queste prime pubblicazioni ne seguono altre,
generalmente di breve vita, non tutte con storie avventurose in cui
non mancano classici elementi come gli alieni dalla
carnagione verde, armi a raggi, astronavi ed eroine
scollate, in puro stile pulp.
La rivista Oltre il cielo, diretta
dall'ing. Cesare Falessi, affiancava lavori di science
fiction al consueto novero di articoli sull'aviazione e
l'astronautica. Poi nel 1957 si affianca alla guida della
rivista Oltre il cielo l'ingegnere Armando
Silvestri che nell'anteguerra, nel 1938, aveva ideato, ma senza
successo concreto, il progetto per una rivista
quadrimestrale, Avventure dello spazio, che però non trovò mai
il favore di un editore.
A testimonianza dell'aderenza del
pubblico al canone da poco sviluppatosi oltreoceano, gli scrittori
italiani pubblicano i loro racconti sotto pseudonimi rigorosamente
anglosassoni: Gianfranco Briatore diventa John
Bree; Ugo Malagutisi firma Hugh Maylon; Luigi
Naviglio, Louis Navire; Roberta Rambelli è Robert
Rainbell, al maschile; Carlo Bordoni, Charley B. Drums.
All'inizio degli anni sessanta,
con Futuro – a cura di Lino Aldani già noto
sotto lo pseudonimo di N. L. Janda, Massimo Lo Jacono già
conosciuto sotto lo pseudonimo di L. J. Mauritius e Megalos
Diekonos, e Giulio Raiola – la science
fiction italiana acquista tuttavia un respiro internazionale,
che avrà però corta durata (solo otto numeri mensili, fra il
maggio-giugno 1963 e il novembre 1964).
Negli anni sessanta il numeroso
pubblico degli appassionati diede vita a numerose fanzine, il
più delle volte pubblicate a ciclostile in poche centinaia di copie,
che costituirono un momento di passaggio per futuri scrittori
come Vittorio Curtoni e Paolo Brera.
Sempre nel 1952 la casa
editrice Mondadori lancia una rivista e una
collana di romanzi, ispirandosi alla musa
dell'astronomia: Urania. Primo direttore: Giorgio
Monicelli, che conia anche il termine italiano "fantascienza". La
rivista chiude dopo appena un anno, mentre i suoi romanzi a cadenza
quindicinale riscuotono un grande successo. Negli anni
sessanta le copertine sono disegnate da Karel Thole, mentre
la direzione della collana viene assunta da Fruttero &
Lucentini.
Il ruolo di Urania nella
diffusione della letteratura fantascientifica tra gli italiani è
rilevante: molti scrittori di
fantascienza come Asimov, Ballard, Dick, Le
Guin e altri furono pubblicati per la prima volta in questi
libri dal cerchio rosso in copertina. D'altro canto per un trentennio
la collana evitò di pubblicare autori italiani, favorendo l'idea che
si trattasse di una letteratura esclusivamente d'importazione, fino a
che nel 1989 istituì un noto premio letterario, che ha scoperto
e lanciato autori come Luca Masali e Valerio
Evangelisti.
Con l'eccezione di Urania, oggi la
letteratura di fantascienza è praticamente scomparsa dalle edicole
italiane, avendo ceduto molto terreno ai generi fantasy e horror.
Il ruolo di riviste come Robot (tuttora pubblicata) è
stato parzialmente ripreso dalle pubblicazioni sul Web (riviste
e fanzine), che raggiungono migliaia di lettori. Le più
popolari sono Delos e il Corriere della
Fantascienza che sono parte del portale Fantascienza.com
e Intercom. Le riviste online raggiungono non soltanto il
tradizionale lettore della narrativa di fantascienza, ma coinvolgono
anche chi è appassionato a questo genere in altre forme, come
cinema, fumetti e soprattutto serie televisive. In questo senso le
riviste online contribuiscono in qualche misura ad avvicinare alla
letteratura chi non la conosceva, dando un impulso, anche se di
proporzioni tutte da verificare, allo sviluppo di nuove generazioni
di lettori. Siti web, blog, forum, newsgroup e mailing list inoltre
contribuiscono in questa direzione grazie alla creazione di grandi
comunità di appassionati e al conseguente scambio di esperienze e di
consigli di lettura, allargando quello che prima degli anni novanta
era, sebbene in misura molto minore e qualitativamente diversa, il
fenomeno del fandom.
Il film di Paolo Heusch La
morte viene dallo spazio, del 1958, è spesso indicato come la
prima pellicola fantascientifica (non farsesca) del cinema
italiano; narra della minaccia al pianeta Terra portata da
una pioggia di asteroidi, con precisi riferimenti al cinema americano
ed effetti speciali di Mario Bava. Totò nella luna, dello
stesso anno, è stato visto come la risposta comica a questo film. In
precedenza c'erano stati altri film farseschi: la commedia Mille
chilometri al minuto (1939) di Mario Mattoli (uno dei
primi voli verso il pianeta Marte, anche se s'interrompe quasi
sul nascere) e Baracca e burattini, una commedia musicale
del 1954, con la regia di Sergio Corbucci. Di una certa
rilevanza per il genere, la tetralogia della stazione spaziale Gamma
1, del 1965, diretta da Antonio Margheriti.
Malgrado la fantascienza sia stata un
tempo incentrata anzitutto "sulla scienza",
all'interno e ai confini di questo tipo di narrativa si è evoluta
una grande varietà di generi e sottogeneri, con la commistione
sempre più frequente della fantascienza con il fantasy e
l'horror, tanto che alcuni autori e critici utilizzano di preferenza
l'espressione speculative fiction (narrativa speculativa)
per descrivere complessivamente il fenomeno e altri utilizzano il
termine slipstream intendendo il fantastico, cioè
quella forma letteraria estremamente ampia che utilizza
l'immaginario, il surreale e tutto ciò che non è mimetico della
realtà, per dare maggior impatto ad un messaggio radicato nella
visione politica, ideologica del reale.
Vi possono essere molti modi diversi
per tentare di classificare un'opera di fantascienza; non di rado
un'opera o un autore utilizzano vari temi contemporaneamente e si
possono collocare all'interno di più categorie. Una prima
classificazione, puramente convenzionale, viene spesso effettuata
tra fantascienza hard o tecnologica (hard science fiction)
e fantascienza soft (soft science fiction), dove la prima
si occupa con verosimiglianza degli aspetti tecnologici, la seconda
rivolge il suo interesse ai temi umanistici e sociologici.
Un genere avventuroso molto popolare è
la space opera (in particolare quella militare), a
base di astronavi e battaglie spaziali, che ha avuto un
notevole influsso anche nella tv e nel cinema, da Star
Trek a Guerre stellari. Altre storie di forte presa sul
pubblico sono quelle apocalittiche o post apocalittiche, che
descrivono in termini drammatici la fine del mondo o
della civiltà.
Movimenti che hanno introdotto nuovi
fermenti nel panorama fantascientifico sono stati prima la New
Wave negli anni sessanta, poi il cyberpunk negli anni
ottanta; quest'ultimo ha generato tutta una serie di sotto-filoni
fino ai giorni nostri, e ad esso si affianca lo steampunk. Le
opere contemporanee di fantapolitica, le utopie e
le distopie vengono a loro volta fatte rientrare nel genere
fantascientifico, come pure le ucronìe, dove le vicende sono
ambientate in una immaginaria linea temporale del passato, una
"storia alternativa".
Vi sono alcuni temi particolarmente
sfruttati nelle storie di fantascienza. Anzitutto lo spazio: la
sua conquista, l'esplorazione e la sua colonizzazione,
il viaggio interstellare (in genere con astronavi più
veloci della luce) è stato per lungo tempo uno dei temi più
popolari, ed in buona parte rimane tale. Lo spazio tuttavia può
essere visto anche come un pericolo per l'umanità, un luogo ignoto e
misterioso da cui possono prevenire terribili minacce, come un corpo
celeste che minaccia la Terra o una invasione aliena.
L'esistenza di forme di vita e di
intelligenze extraterrestri (maligne o benigne), assieme
alla possibilità di stabilire con esse un primo contatto, sono
soggetti ritenuti particolarmente affascinanti dagli autori e dai
loro lettori, vista la mole di opere che vi sono state dedicate.
Dalla fine degli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia,
anche gli UFO sono un elemento molto presente nelle opere
popolari. Dagli anni sessanta lo sono anche le facoltà
paranormali e la parapsicologia.
Il viaggio nel tempo è un
tema classico già a partire dalla fine dell'Ottocento, con La
macchina del tempo di H. G. Wells. A propria volta, la
teoria sull'esistenza di dimensioni parallele offre
innumerevoli spunti narrativi per le più diverse trame. La
possibilità ipotetica di creare vita artificiale, presente
in miti e leggende e nel Frankenstein, mantiene intatto ed
accresce il suo fascino grazie all'interesse sviluppato per
l'intelligenza artificiale e con la creazione
di robot, cyborg e androidi ad imitazione
dell'essere umano. Questo tema è spesso legato a quello
della ribellione della macchina. Verso la fine del Novecento,
dopo la rivoluzione informatica, tra gli ambienti da esplorare
si è aggiunta la realtà virtuale e in particolare
il cyberspazio. La trascendenza dalla condizione umana,
così spesso trattata a livello filosofico e religioso, è divenuta a
sua volta un tema fantascientifico, soprattutto in relazione alle
modificazioni della genetica, come le mutazionio
la clonazione, e alle biotecnologie in generale.
Benché il cinema di
fantascienza venga spesso riconosciuto come genere autonomo solo
a partire dagli anni cinquanta, l'elemento del fantastico era
ben presente fin dagli esordi della settima arte. Il
neonato cinema viene scoperto infatti come un mezzo che
permette di portare sullo schermo non solo la realtà quotidiana, ma
anche per visualizzare i sogni, le fantasie dell'essere umano, in
modo da suscitare stupore e meraviglia nello spettatore. Tra i
primissimi esempi Viaggio nella Luna] del 1902 di Georges
Méliès, seguito a breve distanza da Viaggio attraverso
l'impossibile; lo stesso Méliès è anche l'inventore dei
primi effetti speciali.
Per circa mezzo secolo sarebbero quindi
uscite una serie di opere che verranno definite solo a posteriori
come fantascienza, ma sono più che altro appartenenti al genere
avventuroso di ambientazione esotica, venato di fantastico e
condito di dettagli pseudoscientifici. Fanno eccezione poche
pellicole, a cominciare dal celeberrimo Metropolis (1927),
di Fritz Lang o La vita futura di William
Cameron Menzies del 1936. Queste opere forniranno
ispirazione per le produzioni successive, quali Aelita (primo
kolossal sovietico), King Kong, Frankenstein, La donna
e il mostro, La maschera di Fu Manchu, L'isola delle anime
perdute, per citarne alcuni tra i più noti e suggestivi.
Il cinema di fantascienza ha esplorato
una grande varietà di soggetti e temi, molti dei quali non
potrebbero essere facilmente rappresentati in alcun altro genere.
Questi film sono stati utilizzati, oltre che per intrattenere lo
spettatore, per esplorare delicati temi sociali e politici.
Attualmente le produzioni fantascientifiche puntano molto sull'azione
e sono in prima linea riguardo all'uso degli effetti speciali. La
platea si è abituata alla rappresentazione di realistiche forme
di vita aliene, spettacolari battaglie spaziali, armi ad energia,
viaggi più veloci della luce e paesaggi di lontani
mondi.
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