La magia nera è
tradizionalmente considerata come la capacità di un mago di
comprendere e controllare un potere oscuro e soprannaturale.
Nel mondo popolare la magia nera è
considerata un potere distruttivo opposto a quello della magia
bianca, che invece persegue effetti benefici. Questo concetto appare
però molto più sfumato in alcune società primitive extraeuropee,
come ad esempio tra gli Azande, le cui tradizioni furono studiate
negli anni Trenta del secolo scorso da Edward Evan Evans-Pritchard.
Questi popoli, infatti, ritenevano benefica qualsiasi magia che
avesse recato danno ai nemici del loro gruppo sociale, e credevano si
avesse senz'altro a che fare con la magia nera ogni qualvolta veniva
colpito un soggetto che non avesse infranto alcuna legge o usanza.
Questa opposizione alla magia bianca,
stando ad altre interpretazioni, sussisterebbe in quanto fondamento
di quel dualismo di energie cosmiche che garantirebbe l'equilibrio
dell'intero universo. Il colore nero è collegato all'oscurità ed è
in diretto contrasto con il bianco, collegato alla luce; entrambi gli
elementi sono però indispensabili e l'uno non può esistere senza
l'altro. La metafora cinese dello yin e dello yiang può fornire un
esempio di questo genere di contrapposizione.
Nell'ambito della magia naturale – un
fenomeno tipico degli strati sociali più acculturati, come ad
esempio quello dei maghi europei del Rinascimento – non esisterebbe
un vero e proprio concetto di magia nera se non come deviazione dallo
scopo primario del mago, che dovrebbe essere quello di stabilire un
contatto tra macrocosmo e microcosmo. La magia nera (magia
daemoniaca o magia illicita) deve pertanto ricorrere a un
patto o a un contratto con le forze malefiche della Natura, invece
che a un rituale simbolico in grado di mettere il mago in
comunicazione con le divinità positive. Nel corso della storia,
tuttavia, questi due aspetti della questione non sempre sono stati
tenuti nettamente distinti.
La magia nera è inoltre ritenuta
un'espressione della hýbris greca, ovvero della volontà di
ottenere conoscenze e poteri superiori a quelli permessi dal proprio
livello di sviluppo attraverso una prevaricazione delle leggi
dell'armonia universale.
Secondo la tradizione cristiana, la
magia nera sarebbe un tentativo da parte del Demonio di deviare
l'umanità dalla retta via prevista nei piani divini per mezzo della
seduzione diabolica. Il mago nero, ingannato dal Diavolo, cercherebbe
un accordo con le potenze del male, vale a dire le schiere
demoniache, che in cambio di offerte sacrificali e dell'adorazione
tributata loro nel corso di rituali specifici e cruenti (che possono
prendere anche la forma di perversioni di rituali religiosi, come le
messe nere) lo ricompenserebbero poi con i doni della conoscenza, del
potere, della ricchezza e dell'amore, il cui prezzo finale è
immancabilmente la perdizione di colui che ha ceduto alla tentazione.
Jacques Collin de Plancy, nel suo
Dizionario infernale, alla voce Magia e maghi scrisse
quanto segue:
«La Magia è l’arte di
produrre nella natura cose superiori al potere degli uomini, coi
soccorsi dei demoni, adoperando certe cerimonie che la religione
interdice.»
|
«Si distingue la magia
nera, naturale e celestiale, vale a dire l’astrologia
giudiziaria.»
|
«La magia nera o demoniaca,
insegnata dal diavolo ed esercitata sotto la sua influenza, è
l’arte di commerciare coi demoni, in conseguenza di un patto
stabilito con loro, e servirsi del loro ministero per operare cose
al di sopra della natura umana.»
|
Nella tradizione sabbatica coloro che
compiono stregonerie vengono considerati esseri senza anima. Poiché
la brama di potere porta inesorabilmente all'autodistruzione, il mago
nero, nel suo vano tentativo di assogettare la natura compiendo atti
sacrileghi, sarebbe quindi mosso da un desiderio di morte.
Una figura di mago nero è quella
Landolfo II principe di Capua, scomunicato nell'anno 875 e archetipo
del Klingsor nel Parsifal wagneriano.
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