sabato 2 aprile 2022

Magia nera

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La magia nera è tradizionalmente considerata come la capacità di un mago di comprendere e controllare un potere oscuro e soprannaturale.
Nel mondo popolare la magia nera è considerata un potere distruttivo opposto a quello della magia bianca, che invece persegue effetti benefici. Questo concetto appare però molto più sfumato in alcune società primitive extraeuropee, come ad esempio tra gli Azande, le cui tradizioni furono studiate negli anni Trenta del secolo scorso da Edward Evan Evans-Pritchard. Questi popoli, infatti, ritenevano benefica qualsiasi magia che avesse recato danno ai nemici del loro gruppo sociale, e credevano si avesse senz'altro a che fare con la magia nera ogni qualvolta veniva colpito un soggetto che non avesse infranto alcuna legge o usanza.
Questa opposizione alla magia bianca, stando ad altre interpretazioni, sussisterebbe in quanto fondamento di quel dualismo di energie cosmiche che garantirebbe l'equilibrio dell'intero universo. Il colore nero è collegato all'oscurità ed è in diretto contrasto con il bianco, collegato alla luce; entrambi gli elementi sono però indispensabili e l'uno non può esistere senza l'altro. La metafora cinese dello yin e dello yiang può fornire un esempio di questo genere di contrapposizione.
Nell'ambito della magia naturale – un fenomeno tipico degli strati sociali più acculturati, come ad esempio quello dei maghi europei del Rinascimento – non esisterebbe un vero e proprio concetto di magia nera se non come deviazione dallo scopo primario del mago, che dovrebbe essere quello di stabilire un contatto tra macrocosmo e microcosmo. La magia nera (magia daemoniaca o magia illicita) deve pertanto ricorrere a un patto o a un contratto con le forze malefiche della Natura, invece che a un rituale simbolico in grado di mettere il mago in comunicazione con le divinità positive. Nel corso della storia, tuttavia, questi due aspetti della questione non sempre sono stati tenuti nettamente distinti.
La magia nera è inoltre ritenuta un'espressione della hýbris greca, ovvero della volontà di ottenere conoscenze e poteri superiori a quelli permessi dal proprio livello di sviluppo attraverso una prevaricazione delle leggi dell'armonia universale.
Secondo la tradizione cristiana, la magia nera sarebbe un tentativo da parte del Demonio di deviare l'umanità dalla retta via prevista nei piani divini per mezzo della seduzione diabolica. Il mago nero, ingannato dal Diavolo, cercherebbe un accordo con le potenze del male, vale a dire le schiere demoniache, che in cambio di offerte sacrificali e dell'adorazione tributata loro nel corso di rituali specifici e cruenti (che possono prendere anche la forma di perversioni di rituali religiosi, come le messe nere) lo ricompenserebbero poi con i doni della conoscenza, del potere, della ricchezza e dell'amore, il cui prezzo finale è immancabilmente la perdizione di colui che ha ceduto alla tentazione.
Jacques Collin de Plancy, nel suo Dizionario infernale, alla voce Magia e maghi scrisse quanto segue:
«La Magia è l’arte di produrre nella natura cose superiori al potere degli uomini, coi soccorsi dei demoni, adoperando certe cerimonie che la religione interdice.»
Benché il Plancy generalizzasse il concetto di magia in chiave negativa, nel prosieguo egli compì ugualmente una suddivisione tra i generi di pratica magica:
«Si distingue la magia nera, naturale e celestiale, vale a dire l’astrologia giudiziaria.»
E quanto alla prima:
«La magia nera o demoniaca, insegnata dal diavolo ed esercitata sotto la sua influenza, è l’arte di commerciare coi demoni, in conseguenza di un patto stabilito con loro, e servirsi del loro ministero per operare cose al di sopra della natura umana.»
Nella tradizione sabbatica coloro che compiono stregonerie vengono considerati esseri senza anima. Poiché la brama di potere porta inesorabilmente all'autodistruzione, il mago nero, nel suo vano tentativo di assogettare la natura compiendo atti sacrileghi, sarebbe quindi mosso da un desiderio di morte.
Una figura di mago nero è quella Landolfo II principe di Capua, scomunicato nell'anno 875 e archetipo del Klingsor nel Parsifal wagneriano.

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