Il morto vivente, detto anche non morto
o morto che cammina (in inglese undead, in francese revenant), è una
creatura mostruosa generata dalla resurrezione di un cadavere.
L'accezione morto vivente può riferirsi a vari tipi di creature
fantastiche, come ad esempio vampiri, zombie, mummie, personaggi di
serie fantasy e giochi di ruolo.
In ambito letterario e cinematografico
i morti viventi si sono spesso accavallati o confusi con gli zombie.
Lo zombie (o italianizzato zombi) è una parola di origine haitiana
collegata ai miti del vudù (o voodoo), e si riferisce ad uno spirito
evocato con riti magici dall'aldilà che si incarna in un cadavere.
Figura quanto mai leggendaria, su cui si è molto speculato,
specialmente durante la dittatura sull'isola della famiglia Duvalier.
A partire però dalla metà circa del
XX secolo, il morto vivente ha assunto una forma diversa da quella
dello zombie haitiano, che, seppur ancora legata in parte a quella
dello zombie (e del quale spesso mantiene la definizione), si è
modificata in favore di una nuova immagine più corrispondente alla
natura delle paure di una società occidentale moderna. Tale
tipologia di morto vivente ha avuto il suo sviluppo principalmente
attraverso il cinema e la narrativa.
Sviluppo storico
Il morto vivente cinematografico appare
per la prima volta nel film L'isola degli zombies (White Zombie,
1932) di V. Halperin, ma ancora nella sua veste originale legata alla
tradizione della magia nera haitiana. Molto simile a questo modello
di morto vivente è quasi tutta la filmografia successiva, dove le
creature che si susseguono sullo schermo sono quasi sempre il
prodotto di magia nera o forze diaboliche. Dagli anni cinquanta in
poi, con l'inizio dell'Era Atomica, durante il periodo della Guerra
Fredda, e con la sempre presente minaccia di una guerra nucleare, la
figura del morto vivente si trasforma. E pur non rinunciando
completamente alla sua veste precedente, diventa il prodotto di
esperimenti scientifici malsani, e piani d'invasione extraterrestre.
A creare una figura di transizione tra queste due tipologie di morti
viventi e il morto vivente moderno, fu Richard Matheson con il suo
libro Io sono leggenda (1954), dove la creatura affamata di carne
umana, aveva caratteristiche a metà tra il morto vivente e il
vampiro. Il romanzo di Matheson può essere a ragion veduta
considerato il capostipite del genere che si svilupperà subito dopo,
e non a caso ne sono state tratte numerosissime versioni
cinematografiche, più o meno fedeli all'originale. La prima vera
apparizione di un morto vivente non tradizionale avviene nel film La
notte dei morti viventi (Night of the Living Dead, 1968) di George A.
Romero. Da questo momento in poi, grazie anche al successo della
pellicola, la figura cinematografica del morto vivente si distacca
dai canoni precedenti e sviluppa autonomamente una sua propria
fisionomia, riconosciuta poi in tutti i film a seguire. Con la
successiva massiccia diffusione dei questo nuovo genere di mostro
cinematografico, il morto vivente ha sopravanzato ogni altra sua
precedente interpretazione. Ed è principalmente a lui che al giorno
d'oggi è legata la conoscenza del vocabolo “zombie” a livello
mondiale.
Caratteristiche
generali
Il morto vivente cinematografico, così
come appare per la prima volta sugli schermi, è un cadavere
riportato ad uno stato di vita apparente e alla continua ricerca di
carne umana o animale. Fondamentalmente questo non-morto o
resuscitato non possiede alcuna funzione vitale: non ha battito
cardiaco, respirazione, o riflessi. Anche se, a seconda dello stato
di deturpamento dovuto al processo di putrefazione subito dal corpo
durante il periodo di non-vita, può mantenere inalterate alcune
della facoltà precedentemente possedute, come la deambulazione, o la
vista, l'udito e l'olfatto. Originariamente i suoi movimenti erano
solitamente lenti e goffi, ma con il passare degli anni le nuove
generazioni sembrano aver guadagnato una maggiore mobilità e
consapevolezza. Il morto vivente non è in genere in grado di parlare
e al massimo emette solo una limitata gamma di suoni gutturali. Preso
nella sua singolarità non rappresenta in genere un pericolo
insormontabile per un essere vivente adulto e in buona salute. La sua
pericolosità deriva principalmente dal suo radunarsi in gruppi più
o meno numerosi, dalla tenacia con cui tenta di arrivare a divorare
le sue vittime, e dal suo morso sempre letale per un essere vivente.
Fisiologia
Ne Il giorno dei morti viventi (The Day
of the Dead, 1985), terzo film del genere diretto da George Romero,
attraverso uno dei personaggi del film, il Dr. Logan, che compie
esperimenti sui corpi dei morti viventi, viene offerta una sintetica
descrizione della fisiologia di un morto vivente. Secondo quanto
afferma il Dr. Logan, conseguentemente al “risveglio” si presenta
nel cadavere un subitaneo rallentamento dei processi di
decomposizione dei tessuti. Il che porta a ipotizzare una piena
attività del morto vivente per un arco di tempo che può raggiungere
i 15 anni nei cadaveri più recenti, e che quindi hanno subito meno
danneggiamenti. Sempre secondo le ricerche compiute dal Dr. Logan,
tutte le funzioni possedute da un non-morto si manifestano attraverso
stimolazioni cerebrali provenienti dall'archeo-cervello (o cervello
degli istinti e passioni), unica struttura del corpo a non presentare
un evidente disfacimento, posizionata alla base del cervello, in
un'area corrispondente all'incirca a quella dell'ipotalamo. La stessa
bramosia incessante di carne che caratterizza il comportamento del
morto vivente non avrebbe quindi la funzione di nutrirlo, ma farebbe
parte solamente di un istinto arcaico prodotto dall'attività di
questa parte del cervello. Non ci sono invece teorie univoche circa
il contagio trasmesso dal morso del morto vivente. In certi casi,
quando la manifestazione del fenomeno è legata ad un agente di
natura virale, è legittimo ipotizzare la presenza di un virus che si
trasmette tramite la saliva (o il sangue stesso, come nel film 28
giorni dopo). Ma nelle restanti categorie di manifestazione la natura
del contagio rimane quasi sempre non specificata. Altrettanto non
univocamente specificato è il tempo di mutazione in seguito al morso
- che può variare da pochi istanti a periodi di 12 ore o più.
Nonostante i non morti siano principalmente rappresentati come
zombie, ne esistono vari tipi con differenti connotazioni fisiche. I
cosiddetti lich, dallo scozzese cadavere, vengono ritratti come
scheletri o cadaveri viventi dotati di poteri soprannaturali. Altro
esempio sono i vampiri, con canini aguzzi e carnagione pallida.
Tipologie
Come ampiamente illustrato nel nuovo
libro di Max Brooks - Eat My Brains ! (inedito in Italia), è
possibile catalogare la manifestazione del fenomeno del risveglio dei
morti in almeno quattro categorie principali:
Morti Viventi divenuti tali per opere
di magia nera o forze demoniache.
Morti Viventi divenuti tali per
l'azione di esseri o cose provenienti da altri mondi.
Morti Viventi divenuti tali in seguito
a esperimenti scientifici (esposizione a virus, gas, radiazioni,
etc.).
Morti Viventi divenuti tali senza una
spiegazione apparente.
Molto spesso, a seconda della diversa
categoria di manifestazione, si possono presentare alcune varianti
riguardo a quelli che sono in generale ritenuti i comportamenti
tipici dei morti viventi.
I tipi di non morti conosciuti
maggiormente nel fantasy e nella mitologia e folklore sono i Vampiri,
gli zombie, i Revenant e i Lich
Nella serie iniziata con Il ritorno dei
morti viventi (The Return of the Living Dead, 1985) di Dan O'Bannon,
i cadaveri venivano risvegliati da un particolare tipo di gas
sperimentale realizzato dall'esercito statunitense. Una volta che un
essere vivente o defunto entrava in contatto con questo gas, si
trasformava in un morto vivente che non poteva essere eliminato
utilizzando i metodi tradizionali. Anche volendone bruciare il corpo,
il gas mischiato al fumo della cremazione si spargeva nell'aria
contagiando nuove aree. Il gas permetteva loro anche di parlare,
indipendentemente lo stato di decomposizione del corpo, e di muoversi
con una maggiore agilità rispetto agli standard normali.
Nel film Undead or Alive. Mezzi vivi,
mezzi morti (Undead or Alive: A Zombedy, 2007) di Glasgow Phillips,
per uccidere i morti viventi creati dalla maledizione che il capo
indiano Geronimo aveva lanciato agli uomini bianchi che avevano
sterminato il suo popolo, si rendeva necessaria la completa
decapitazione. Anche in questo caso i corpi rianimati possedevano
l'uso della parola e delle principali facoltà di un normale essere
vivente.
In molti film, e in special modo in
quelli che si sono ispirati più o meno liberamente al romanzo di
Matheson, si è verificata addirittura una sovrapposizione della
figura del morto vivente con quella del vampiro, con le altrettanto
inevitabili sovrapposizioni dei comportamenti, facoltà e
vulnerabilità delle due tipologie di creature in questione.
Nella cultura di massa
Nella letteratura fantastica del XVIII
secolo, il "revenant" veniva generalmente correlato al tema
della necromanzia. Spesso il revenant stesso era uno stregone tornato
dal regno dei morti, o un altro essere umano riportato in vita da un
negromante come suo schiavo. Nella maggior parte dei casi si trattava
di un essere umano malvagio, per esempio un assassino. Per alcune
fonti esisteva un nesso anche fra il ritorno alla vita come revenant
e l'essere "nato con la camicia", ovvero con la membrana
amniotica sul corpo o sulla testa.
Il revenant è in genere un non morto
con poteri magici fortissimi; nel caso sia stato risvegliato da un
necromante, può succedere che i poteri magici del non morto siano
superiori a quelli del suo "padrone". Il folklore vuole che
se chi governa il revenant dovesse morire, il revenant stesso
cesserebbe di esistere perché mentalmente ed "energicamente"
legato al suo padrone.
Per impedire ad una persona morta di
diventare un revenant, la leggenda vuole che si dovessero infilare
dei chiodi benedetti nel cranio, oppure amputargli arti e testa per
segregarlo per sempre nel buio della tomba. La figura del revenant è
stata recuperata da diverse opere di letteratura horror e fantasy
moderne, nonché da altre forme di finzione come i giochi di ruolo.
Un esempio è il mostro Revenant nella serie di videogiochi Final
Fantasy, dove il Revenant è appunto, un tipo di mostro umanoide
della classe non-morto o zombie, a volte con arti mancanti.
Lo storico Renzo De Felice utilizza il
termine revenants per indicare quei personaggi politici che, caduti
in disgrazia con l'avvento della dittatura fascista, tornarono
improvvisamente in auge dopo la caduta di Benito Mussolini.
Diffusione
Dopo essere stato per lungo tempo un
genere principalmente di produzione statunitense (con discreti
contributi da parte della cinematografia europea, in special modo
italiana) la figura del morto vivente ha conosciuto negli ultimi
dieci anni una sviluppo planetario, con produzioni di film e serie tv
distribuite nell'arco di quattro continenti. Sono numerose infatti le
produzioni giapponesi e inglesi, seguite da Canada, Australia, Nuova
Zelanda, Corea e Hong Kong. In Europa si sono cimentate, anche con
buoni risultati, produzioni spagnole, tedesche, francesi e irlandesi.
Un piccolo contributo è stato dato anche dalla Repubblica Ceca e
dalla Grecia. Morti viventi si trovano perfino nella cinematografia
indiana: nel datato Chalta Purza (1932) di Balwant Bhatt, o nel più
recente Border di J.P. Dutta (1997) e in quella pakistana con Hell's
ground (Zibahkhana - 2007) di Omar Khan.
Parallelamente al filone esplicitamente
horror, si è andato sviluppando, soprattutto negli anni più
recenti, anche un diverso genere maggiormente ispirato da una vena
umoristica o grottesca. Di questo genere può essere riconosciuto
come capostipite il film Il ritorno dei morti viventi (The Return of
the Living Dead, 1985) di Dan O'Bannon.
Con l'inizio del nuovo secolo si sta
assistendo ad un vero e proprio fenomeno zombie, dove la figura del
morto vivente ha conosciuto positivi consensi di pubblico anche nel
filone letterario, nei fumetti e nelle serie televisive. Notevole
sviluppo si è avuto anche nella creazione di videogiochi in tema.
Interpretazione
L'immagine del morto vivente,
introdotta da La notte dei morti viventi in poi, è stata spesso
utilizzata come metafora sociale, e come critica nei confronti di
molti aspetti della società moderna.
Nel secondo film realizzato da George
Romero – Zombi (Dawn of the dead - 1978), i morti viventi
affollavano un centro commerciale, mimando grottescamente le medesime
gestualità dei vivi.
Nell'episodio Candidato maledetto
(Homecoming - 2005), girato da Joe Dante per la serie Masters of
Horror – i morti viventi erano soldati uccisi durante la guerra in
Iraq che tornavano in vita solo per partecipare con il loro voto alle
elezioni presidenziali statunitensi.
In Fido, pellicola canadese realizzata
dal regista Andrew Currie (2006), i morti viventi entravano a far
parte della società stessa, resi innocui da un collare elettronico e
utilizzati quindi come bassa manovalanza. In maniera similare si
concludeva anche l'inglese L'alba dei morti dementi (Shaun of the
dead – 2004) di Edgar Wright.
Secondo poi un'ottica prettamente
religiosa la figura del morto vivente cinematografico incarna
l'immagine stessa del mito dell'Apocalisse di Giovanni (o Libro della
Rivelazione) - dove è scritto che al finire dei tempi i morti
resusciteranno dalla tomba per il Giudizio Finale.
Nei giochi
Nei giochi da tavolo o nei wargame ad
ambientazione fantasy i morti viventi sono creature che abitano
cimiteri e cripte. In Dungeons & Dragons i morti viventi sono
tutti classificati come "non morti" e costituiscono un
nutrito gruppo di creature che di solito sono avversari dei
personaggi giocanti. Tuttavia, alcuni non morti dotati di
intelligenza, possono essere usati dai giocatori come personaggi.
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