sabato 24 settembre 2022

6 dati reali su Aladino che (forse) non conosci .

La versione originale del racconto orientale è molto diversa dalla fiaba che è giunta fino a noi grazie al cinema e alla letteratura moderna.

La storia di Aladino e la lampada meravigliosa è senza dubbio uno dei racconti più noti della letteratura orientale. Ma il cartone animato della Disney — che risale al 1992 — e i remake con attori in carne ed ossa hanno contribuito ad intorbidire i dettagli della narrazione originale, modificando la storia fino a trasformarla in un racconto sostanzialmente diverso da quello che giunse in Europa nel XVIII secolo. Vi riportiamo alcuni dettagli dell’opera originale sconosciuti ai più.


La storia fa parte di 'Le mille e una notte'

Aladino e la lampada meravigliosa forma parte di Le mille e una notte, una famosa antologia medievale in lingua araba di racconti tradizionali, raccolti e scritti a partire dal IX secolo. Il titolo all’inizio voleva indicare che si trattava di un gran numero di storie che avevano come filo conduttore il racconto di Sherazade, la sposa del sultano che lascia la narrazione incompleta all’alba per riprenderla al tramonto e avere così salva la vita. Nel corso dei secoli però sono stati aggiunti altri racconti fino a raggiungere il numero indicato nel titolo. La provenienza geografica di queste storie è molto ampia e comprende tradizioni orali di India e Cina, fino all’Egitto e alla Turchia. La prima versione europea, del francese Antoine Galland, risale al XVIII secolo e si basa su una traduzione di un manoscritto sirio composto da quattro volumi. Fu un successo letterario immenso e registrò un altissimo numero di vendite.



Aladino è un’aggiunta recente

I racconti di Le mille e una notte furono aggiunti in modo disordinato alla raccolta araba tra il IX e il XVI secolo. Il numero e i titoli integrati in ciascuna versione variano notevolmente a seconda della collezione consultata. Ma i racconti più famosi in Occidente, Sinbad il marinaioAlì Babá e i quaranta ladroni, o Aladino e la lampada meravigliosa, sono aggiunte molto più recenti al corpus originale. Aladino, in particolare, non appariva in nessuna versione fino a quella di Galland (nella foto). Sembra che questi fosse venuto a conoscenza della storia grazie ai racconti di un cristiano siriano, che gli narrò questa ed altre quindici fiabe, tra cui quella di Alì Babá, e che il francese decise di includere nell’ultimo volume della sua edizione.



Aladino era cinese

Il racconto classico ha un incipit diverso da quello che conosciamo noi: “In una città tra le città della Cina”, si spiega, viveva un povero sarto. Suo figlio, Aladino, “era un bambino poco istruito e che fin dalla più tenera età dimostrò di possedere un carattere irruento”. Il giovane era uno scavezzacollo e con il suo comportamento e il rifiuto di frequentare la sartoria di famiglia provocò la morte di suo padre, afflitto dal futuro che attendeva il figlio. Imperterrito, Aladino continuava a vagare per le strade e i vicoli del quartiere in compagnia di altri ragazzi della stessa risma.

Nell'immagine, un'illustrazione di Edmund Dulac per il volume The Arabian Nights, pubblicato nel 1938.


Aladino viveva con sua madre

La storia racconta che suo padre, Chin Fu, morì quando il ragazzo era adolescente. Ma Aladino aveva ancora la mamma, che lo amava così tanto da perdonargli i comportamenti più bizzarri. La donna faceva enormi sacrifici e lavorava giorno e notte per guadagnare i pochi soldi che suo figlio spendeva così incoscientemente, ma ad Aladino non mancava mai un buon piatto di cibo. Nonostante il suo carattere, Aladino portava inoltre un nome benedetto, che deriva dall’arabo Allah al-Din: Altezza o Gloria di Allah.

Nell'immagine, acquerello di Arthur Rackham inserito nel suo 'Fairy Book', pubblicato nel 1933.



I geni erano due

E non solo: al contrario di quanto riportano le versioni moderne della fiaba, il ragazzo non aveva limite al numero di desideri che poteva esprimere. Nella storia originale il primo genio è descritto come “simile un uomo nero come il catrame, con una testa come un calderone, una faccia orribile ed enormi occhi rossi fiammeggianti" e viene fuori da un anello. Il secondo è proprio il genio della lampada del titolo, così brutto che la madre di Aladino, non potendo sopportare "un viso repellente e spaventoso come quello, cadde svenuta". E, a scanso di equivoci, nessuno dei due geni aveva la pelle blu.

Illustrazione di H.J. Ford per il libro Aladino e la lampada meravigliosa.


Aladino deve combattere contro tre avversari

La povera Sherazade doveva allungare la storia per non perdere la vita. Quindi è normale che il racconto di Aladino fosse molto lungo: la versione giunta fino a noi è molto semplificata. Nella storia originale però il protagonista affronta tre nemici. Il primo è un mago malvagio che lo convince a cercare una lampada a olio per regalargliela. Ma Aladino decide di tenersela, appropriandosi anche di un anello e, soprattutto, dei geni contenuti da questi due oggetti. Grazie a loro, riesce a sposare la figlia del sultano, avendo la meglio sul figlio del suo secondo avversario, il gran visir. Dopo alcuni anni di felicità coniugale, il suo primo rivale, il mago, fa ritorno per riprendersi la lampada ma finisce vittima dell'ingegno (e dei geni) di Aladino. Infine, il fratello del mago ormai defunto, si reca in Cina per vendicarsi, ma Aladino e i suoi magici servitori hanno di nuovo la meglio. Dopo molte peripezie il futuro sultano e sua moglie possono vivere felici e governare il loro regno con giustizia.


venerdì 23 settembre 2022

I cristiani mangiano carne di maiale, ma nella Bibbia è proibito mangiarla come mai?

Nel Vecchio Testamento è proibita, essendo il maiale uno dei cibi non kosher (non puri) assieme al coniglio, alla lepre, al cavallo, alle aragoste, ecc.

Dato che all'inizio i primi cristiani, a cominciare dagli apostoli e discepoli di Cristo, erano tutti ebrei, queste proibizioni rimasero in vigore per loro.

Si può discutere moltissimo sul perché questi cibi fossero proibiti. Si sono in effetti tirate in ballo motivazioni igieniche (la carne di maiale si deteriora più facilmente nei luoghi molto caldi rispetto alle altre) piuttosto che culturali (gli Egiziani, coi quali gli Ebrei a lungo confinarono, non mangiavano quasi mai il maiale in quanto associato al dio Seth) ma nessuna ha mai soddisfatto pienamente storici e biblisti.

In ogni caso il cambiamento ci fu quando il cristianesimo venne propagato anche a non ebrei. Secondo gli Atti fu Cornelio, un tribuno romano, il primo pagano (ossia che praticava la religione greco-romana) a convertirsi al cristianesimo.

A lui ne seguirono altri. A un certo punto, nella Chiesa primitiva, si sollevò un grosso dibattito: i pagani che si convertivano al cristianesimo, dovevano sottostare anche a tutte le norme relative al cibo e al culto degli Ebrei o no? Dovevano pure circoncidersi?

Ci furono diverse posizioni. Giacomo, "fratello del Signore", che era diventato il capo della comunità di Gerusalemme pensava di sì. Saulo/Paulo, che invece stava convertendo moltissimi pagani, diceva di no: che Gesù portava un nuovo messaggio che liberava dalla Legge Antica e dai suoi vincoli.

Alla fine Simon Pietro trovò una soluzione intermedia: gli Ebrei che si fossero convertiti al cristianesimo avrebbero dovuto continuare a seguire i rituali ebraici (inclusi quelli relativi al cibo), mentre per quelli provenienti dal paganesimo no.

Fu una posizione in verità molto più favorevole a San Paolo, visto che il gran numero di convertiti verrà proprio dal Mondo greco-romano.

Fu quindi grazie a San Paolo che i cristiani possono mangiare anche carne di maiale.




giovedì 22 settembre 2022

Il Natale è basato sulla festa romana dei Saturnalia?

No, i Saturnalia erano celebrati prima del nostro Natale (1-23 dicembre) e si celebrava l'età di Saturno, ossia la mitica età dell'oro. Piú che al Natale era molto simile al Carnevale con grandi banchetti e sacrifici, coi plebei che si travestivano da nobili e gli schiavi che durante questo periodo erano esenti dai loro obblighi comportandosi da uomini liberi. Veniva anche eletto un princeps, un antesignano del re Carnevale dei secoli successivi.



Il Natale si basa sull'antica festa del Sol Invictus e sulla festa celtica di Yule, entrambe festeggiate il 25 dicembre. La prima raggruppava le feste di Apollo, Mitra, Helios e El-Gabal in un'unico giorno ed era una festività solare legata all'antico culto del Sole, in particolare la vittoria della luce sulle tenebre. Si discute se in origine fosse un'antica festa italica o provenisse dall'Oriente, forse dalla Persia.



Yule era un'antica festa germanica e norrena volta a festeggiare il solstizio d'inverno e la rinascita della vita. Di questa festa rimangono nel Natale cristiano le decorazioni in agrifoglio e vischio, piante sacre al dio norreno dell'abbondanza Freyr e l'uso di mangiare carne di maiale.




mercoledì 21 settembre 2022

7 luoghi antichi che alcuni credono di origine aliena

Il fatto che quasi sicuramente gli alieni non c’entrino nulla, non rende questi luoghi meno speciali e misteriosi.



Le nuvole sovrastano le statue monolitiche dell’Isola di Pasqua.

Il nostro pianeta ospita spettacolari resti del passato, opere che sembrano sfidare le competenze tecnologiche della propria epoca perché troppo grandi, troppo pesanti o troppo complesse.

Per questo, c’è chi ipotizza che chi abbia costruito le piramidi egizie, tracciato le linee di Nazca e realizzato altre opere simili, stesse seguendo un manuale di istruzioni extraterrestre. Forse le mani che hanno plasmato questi luoghi davvero non erano di questo mondo?

Certo, può essere divertente chiedersi se gli alieni siano mai arrivati sulla Terra. Dopotutto, noi esseri umani siamo sul punto di arrivare dove non pensavamo fosse possibile, come su Marte ad esempio. Ma la verità è che non abbiamo prove che gli alieni siano stati qui. E andare alla ricerca di una spiegazione soprannaturale per alcune delle imprese umane più imponenti, significa non soffermarsi sui modi meravigliosi in cui le civiltà preistoriche riuscirono a dar vita ad alcune delle opere più grandi ed enigmatiche della Terra.


Sacsayhuamán


L’antica fortezza di Sacsayhuamán, in netto contrasto con la modernità degli edifici di Cuzco.

La fortezza di Sacsayhuamán si trova sulle Ande peruviane, appena fuori l’antica capitale Inca di Cuzco. Costruita con enormi massi di pietra intagliati e incastrati come in un puzzle, secondo alcuni potrebbe essere opera di un’antica civiltà che l’avrebbe realizzata con un piccolo aiuto di amici provenienti dallo spazio.

Le cinte murarie della fortezza, tutte collegate tra loro, risalgono a un migliaio di anni fa e sono state realizzate con massi che potevano pesare fino a 360 tonnellate l’uno e che dovevano essere trasportati per oltre 30 chilometri prima di essere sollevati e collocati con una precisione millimetrica.

Come abbia potuto una civiltà antica compiere una tale impresa di ingegneria è un mistero. A quanto pare gli Inca non erano solo degli esperti nell’osservazione del cielo e nella progettazione di calendari, ma anche nella costruzione di case e di complessi fortificati. Tanto è vero che Sacsayhuamán non è l’unico esempio di questa edilizia complessa: strutture murarie simili si trovano in tutto l’Impero Inca. A Cuzco, ad esempio, c’è un muro in cui una pietra con 12 angoli è stata perfettamente incastrata tra le altre.

Recentemente, gli archeologi hanno scoperto tracce del sistema di carrucole che gli Inca usavano per trasportare le pietre dalle cave alle città, un metodo che faceva sicuramente più affidamento su forza e ingegno che su fantomatici architetti alieni.


Le linee di Nazca


Un aeroplano sorvola un antico geoglifo raffigurante un ragno nel deserto peruviano.

Nel deserto peruviano, su un arido altopiano a circa 320 chilometri a sud-est di Lima, sono state tracciate oltre 800 linee lunghe, bianche e diritte apparentemente senza una logica. Ma proprio con l’unione di queste linee si ottengono 300 figure geometriche e 70 disegni di animali, tra cui un ragno, una scimmia e un colibrì.

La linea più lunga si estende per chilometri, dritta come una freccia. Le figure più grandi arrivano a misurare quasi 370 metri e sono ben visibili dall’alto. Gli scienziati ipotizzano che i disegni di Nazca risalgano a circa 2000 anni fa, e per via di dimensioni, visibilità dall’alto e, soprattutto, per via della loro natura misteriosa, vengono spesso citati come uno dei migliori esempi di reperti alieni sulla Terra. Se così non fosse, come avrebbe fatto una civiltà antica a realizzare disegni di tali dimensioni in mezzo al deserto senza essere in grado di volare? E perché?

In realtà, capire come siano stati fatti è abbastanza semplice. I geoglifi, questo è il nome dei misteriosi disegni, vennero realizzati asportando dal terreno lo strato superficiale di ciottoli color ruggine, dando così risalto alla sabbia bianca al di sotto.

Comprenderne il motivo, invece, è un po’ più complicato. Quando furono condotti i primi studi agli inizi del 1900, si pensò che i disegni fossero allineati alle costellazioni o ai solstizi. Tuttavia, studi più recenti ipotizzano che le linee di Nazca indichino i luoghi in cui avvenivano i rituali legati alla fertilità e al culto dell’acqua. Inoltre, le figure non sono visibili solo dal cielo, ma anche dalla cima delle colline circostanti. Una visione a portata di umano.


Le piramidi egizie


Il sole tramonta sulla necropoli di Giza alla periferia del Cairo, in Egitto.

Nel deserto appena fuori dal Cairo, a Giza, più di 4500 anni fa vennero costruite le piramidi più famose d’Egitto. Tombe monumentali, luoghi di sepoltura di faraoni e regine egizie: le Piramidi di Giza.

Ma come fecero gli antichi Egizi a realizzare queste opere mastodontiche? La Grande Piramide è fatta di milioni di blocchi di pietra che pesano due tonnellate ciascuno. Persino con le attrezzature moderne costruire una piramide grande come quella del faraone Cheope sarebbe una sfida immensa.

Ci sarebbe poi la configurazione astronomica delle piramidi, che alcuni dicono essere allineate con le stelle che formano la Cintura di Orione. Inoltre, i sostenitori della teoria aliena sottolineano come queste tre piramidi si siano conservate meglio di altre costruite secoli dopo (senza però considerare tutto il lavoro svolto negli ultimi secoli per preservarle).

Quindi le piramidi egizie sarebbero opera degli alieni? Se è vero che gli scienziati non siano del tutto sicuri di come gli antichi Egizi le abbiano costruite — e soprattutto di come siano riusciti a farlo così in fretta — ci sono prove concrete del fatto che queste tombe siano il risultato del lavoro di migliaia di “mani umane”.


Stonehenge


Il cielo di Stonehenge striato di rosa e viola all’alba.

Un enorme cerchio di pietre, alcune del peso di circa 50 tonnellate, si erge nella campagna inglese alla periferia di Salisbury. Conosciuto come stonehenge, il monumento neolitico spinse lo scrittore svizzero Erich von Däniken a teorizzare un modello del sistema solare usato persino come area di atterraggio dagli alieni. Dopotutto, come avrebbero fatto degli enormi massi di pietra a finire a centinaia di chilometri di distanza dalla loro cava di origine?

Nessuno sa interpretare con esattezza il motivo per cui fu realizzato. Tuttavia, come per tutti gli altri siti archeologici di questo tipo, la spiegazione di Stonehenge non è negli alieni. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che è del tutto possibile realizzare una struttura simile sfruttando tecnologie di circa 5000 anni fa, l’epoca a cui risalgono le prime costruzioni in quest’area.

E a quanto pare, i massi di pietra sarebbero allineati con i solstizi e le eclissi: anche se non venivano dallo spazio, i costruttori di Stonehenge avevano grande considerazione dell’argomento.


Teotihuacán


La Piramide del Sole di Teotihuacán si staglia contro il cielo cobalto di Città del Messico.

Teotihuacán, che significa “città degli dei”, è una grande e antica città del Messico famosa per i suoi templi piramidali e allineamenti astronomici. Costruita più di 2000 anni fa, Teotihuacán potrebbe sembrare una città ultraterrena per antichità, complessità e dimensioni. In realtà è solo il risultato del lavoro dell’uomo.

Gli scienziati ipotizzano che questa città, che poteva accogliere oltre 100.000 persone, fu costruita nel corso dei secoli da un “mix di civiltà”, tra cui i Maya, gli Zapotechi e i Mixtechi. Per i suoi murales, gli strumenti, i sistemi di trasporto e le testimonianze di pratiche agricole all’avanguardia, Teotihuacán viene spesso considerata molto più tecnologicamente sviluppata di quanto fosse possibile nel Messico pre-azteco.

L’edificio più famoso di Teotihuacán è la massiccia Piramide del Sole. Una delle costruzioni più grandi nel suo genere nell’emisfero occidentale, la struttura ha un orientamento curioso probabilmente basato sui cicli del calendario.


L’Isola di Pasqua


I moai si stagliano sulle colline erbose dell’Isola di Pasqua, un territorio cileno nel sud-est del Pacifico.

Il mistero che circonda i moai, le grandi statue monolitiche dell’Isola di Pasqua, è simile agli altri appena descritti: come riuscirono i Rapa Nui a realizzare queste opere più di 1000 anni fa, e come arrivarono i moai sull'Isola di Pasqua?

Ricavate dalla pietra, le quasi 900 figure umane sono sparse intorno all’isola ai fianchi dei vulcani spenti. Hanno un’altezza media di 4 metri, un peso di 14 tonnellate e sembra siano state intagliate nel morbido tufo vulcanico della cava di Rano Raraku. Qui si trovano ancora più di 400 statue, alcune non ultimate e altre pronte per essere trasportate nel luogo scelto per ospitarle.

Perché siano stati realizzati i moai è un mistero, anche se è probabile che i motivi siano di origine religiosa o rituale. Non è neanche del tutto chiaro cosa sia accaduto ai tagliapietre di Rapa Nui: secondo la teoria più accreditata, la loro civiltà sarebbe stata spazzata via da un disastro naturale causato proprio da loro stessi… cosa che probabilmente non sarebbe accaduta se gli antichi alieni avessero donato la loro infinita saggezza a quella civiltà.


Il Volto su Marte


La sonda spaziale Viking 1 della NASA ha scattato questa fotografia di Marte nel 1976. Il gioco d’ombre sulla formazione rocciosa crea l’illusione della presenza di un volto umano.

Avvistato dalla sonda spaziale Viking 1 nel 1976, il cosiddetto “Volto su Marte” è lungo approssimativamente 3 chilometri e si trova in una regione chiamata Cydonia, che separa le pianure levigate del nord del pianeta dal terreno disseminato di crateri nel sud. Se a quei tempi gli scienziati accantonarono la questione del volto come un semplice gioco d’ombre, nei decenni successivi diventò l’esempio preferito tra chi sostiene che alcuni alieni particolarmente creativi abbiano visitato il sistema solare.

Nel 2006, L'ESA (Agenzia Spaziale Europea) grazie alle spattacolari immagini ottenute con la sonda Mars Express, ha confermato quanto emerso dalle precedenti analisi: quello che sembrava essere un volto impresso nella superficie marziana, non è altro che un gioco di luci e ombre dovuto alla particolare prospettiva di ripresa della Viking 1.

Questo però non significa che non sarebbe bello poterci fare un salto per andare a vederlo.


martedì 20 settembre 2022

Come fanno i casinò a vincere sempre ?

Non sempre, c'è un modo per far perdere il casinò, ma ci sono due problemi.

1) Bisogna essere un genio della matematica.

2) È illegale.

Vi faccio l'esempio di Edward O. Thorp, si può dire che sia considerato il padre del conteggio delle carte, questo matematico era interessato alla statistica applicata ai giochi da casinò, credeva che esistesse un metodo per aumentare la fortuna dello scommettitore.



Egli stesso applicò per anni questo metodo, che gli permise di accumulare una grande fortuna in pochissimo tempo e poiché nessun casinò conosceva il conteggio delle carte, non fu mai perseguitato o imprigionato.


In realtà, solo quando scrisse il libro "Beat the Dealer", in cui raccontava la sua strategia, i casinò si resero conto di ciò che stava accadendo.

Oggi l'eredità di Edward continua a vivere, ma i casinò sono riusciti a individuare praticamente tutte le varianti del metodo citato.

Quindi almeno c'è stato qualcuno che ha battuto il casinò, ma in ogni caso, con l'ammontare delle entrate che un casinò ha ogni giorno, alla fine vincono loro.


lunedì 19 settembre 2022

Esiste una prova concreta dell'esistenza di una vita ultraterrena?

Sì.

Eben Alexander, neuroscienziato dell'Università di Harvard, nel suo libro Proof of Heaven: A Neurosurgeons' Journey to the Afterlife (Viaggio di un neurochirurgo nell'aldilà), pubblicato nel 2012, in cui ha incontrato Dio dopo che un'infezione cerebrale ha causato la completa cessazione dell'attività del suo cervello;

Dottor Eben Alexander.


"Durante il coma il mio cervello non funzionava in modo improprio, ma non funzionava affatto. Nel mio caso, la neocorteccia era fuori gioco. Stavo incontrando la realtà di un mondo di coscienza che esisteva completamente libero dalle limitazioni del mio cervello fisico".

"La mia è stata per certi versi una tempesta perfetta di esperienze di pre-morte. Come neurochirurgo praticante, con decenni di ricerca e di lavoro pratico in sala operatoria alle spalle, ero in una posizione migliore della media per giudicare non solo la realtà ma anche le implicazioni di ciò che mi era accaduto".


"Queste implicazioni sono enormi, al di là di ogni descrizione. La mia esperienza mi ha mostrato che la morte del corpo e del cervello non è la fine della coscienza, che l'esperienza umana continua oltre la tomba. E, cosa ancora più importante, continua sotto lo sguardo di un Dio che ama e si preoccupa di ciascuno di noi e di dove l'universo stesso e tutti gli esseri al suo interno stanno andando in ultima analisi".


Infine, la fisica moderna ha dimostrato che la coscienza (la mente) esiste indipendentemente dalla materia. "Ovviamente" questo significa che non c'è alcuna base scientifica per negare l'esistenza di esseri coscienti immateriali.

Come l'anima degli esseri umani e Dio.


domenica 18 settembre 2022

Qual è la più alta forma di devozione religiosa?

L’ascetismo.



In foto un eremita indiano pratica una particolare forma di ascetismo: ha un collare in ferro legato attorno al collo che non gli permette in alcun modo di sdraiarsi per riposare o dormire, dovendo trascorrere il resto della sua esistenza con un tale peso al collo. Ci troviamo negli altopiani indiani del 1870 circa.



 
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