martedì 29 settembre 2020

Nostradamus

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Nostradamus, pseudonimo di Michel de Nostredame, alle volte Notre Dame in francese o Miquèl de Nostradama in occitano, raramente Michele di Nostradama in italiano seicentesco (Saint-Rémy-de-Provence, 14 o 21 dicembre 1503 – Salon-de-Provence, 2 luglio 1566), è stato un astrologo, scrittore, farmacista e speziale francese.
È considerato da molti, assieme a san Malachia, come uno tra i più famosi e importanti scrittori di profezie della storia. È famoso principalmente per il suo libro Le Profezie, che consiste di quartine in rima, raccolte in gruppi di cento, nel libro Centuries et prophéties (1555).
I sostenitori dell'attendibilità di queste profezie attribuiscono a Nostradamus la capacità di aver predetto un incredibile numero di eventi nella storia del mondo, tra cui la rivoluzione francese, la bomba atomica, l'ascesa al potere di Adolf Hitler e gli attentati dell'11 settembre 2001. Nessuno ha tuttavia mai dimostrato di poter ricavare dalle quartine di Nostradamus dati attendibili per la previsione del futuro.
Si rileva infatti che queste predizioni altro non sono che esempi di chiaroveggenza retroattiva. In altri termini, le quartine sono scritte in un modo così ambiguo che chiunque, a posteriori, può leggere o interpretare in esse ciò che meglio crede. «Nostradamus non ha mai veramente previsto alcun evento futuro. Infatti le uniche tre volte in cui ha indicato una data precisa per le sue profezie si è clamorosamente sbagliato: in una prevedeva nel 1792 il culminare di una lunga e selvaggia persecuzione religiosa che non c'è mai stata, in un'altra la totale distruzione della specie umana per il 1732 e nella terza la fine del mondo per il 1999».

Biografia

La famiglia

Nostradamus nacque il 14 o 21 dicembre del 1503 a Saint-Rémy-de-Provence nel sud della Francia: il padre fu Jaume (o Jacques) de Nostredame (commerciante di cereali e ricco notaio), la madre Reynière (o Renée) de Saint-Rémy. Jaume era il primo dei sei figli di Pierre de Nostredame e Blanche de Sainte-Marie. Il nome Pierre de Nostredame venne dato all'ebreo Guy de Gassonet (figlio di Arnauton de Velorges) in occasione della sua conversione al cattolicesimo, probabilmente intorno al 1455.
Documenti degli archivi di Avignone e di Carpentras, che spesso fanno riferimento agli ebrei presenti nelle rispettive zone e in altre regioni, suggeriscono la possibilità che l'origine del nome Nostredame sia stato imposto da Pierre de Foix, allora arcivescovo di Arles. Il nonno di Nostradamus, Guy de Gassonet, visse così intensamente la propria conversione da ripudiare la compagna Benastruge Gassonet, restia ad abbandonare l'ebraismo.
Resta traccia di alcuni dei fratelli di Michel: Delphine, Jean (circa 1507-1577), Pierre, Hector, Louis, Bertrand, Jean II (nato nel 1522) e Antoine (nato nel 1523). Della sua infanzia si sa poco: si ritiene sia stato educato dal bisnonno Jean de St. Rémy, circostanza tuttavia smentita da altre fonti.

Istruzione

A quindici anni Nostradamus entrò all'università di Avignone per conseguire il baccalaureato. Dopo circa un anno, iniziato a studiare matematica, retorica, astronomia e astrologia, fu costretto a lasciare l'università poiché questa chiuse a causa della peste. Stando al racconto tradizionale, Nostradamus viaggiò per otto anni alla ricerca di erbe che potessero fungere da rimedi alla peste. Nel 1529, dopo alcuni anni come speziale, entrò all'Università di Montpellier per conseguire il dottorato in medicina. Fu espulso poco dopo quando scoprirono il suo passato da speziale, figura espressamente vietata all'interno della struttura universitaria. Il documento di espulsione (BIU Montpellier, Register S 2 folio 87) è oggi conservato nella libreria dell'università. Ottiene comunque la toga rossa alla terza iscrizione nel 1532 e viene in seguito appellato come "dottore". Nostradamus continuò a viaggiare, visitando Avignone, Bordeaux e Tolosa e raggiunse la notorietà creando una pillola rosa che si supponeva proteggesse dalla peste.

Ad Agen

Nel 1531 fu invitato da Giulio Cesare Scaligero, considerato una delle somme menti del Rinascimento, a recarsi nella città occitana di Agen. Lì Nostradamus sposò una donna il cui nome è ancora oggetto di discussione (forse Henriette d'Encausse), dalla quale ebbe due figli. Nel 1537 la moglie e i figli morirono, presumibilmente di peste.
Dopo la loro scomparsa egli continuò a viaggiare, attraversando Francia e Italia. Nel 1545 cercò di aiutare Louis Serre nella lotta contro la peste a Marsiglia e poi, da solo, in altre zone della Francia. Nel 1547 si stabilì a Salon, dove sposò una ricca vedova di nome Anne Ponsarde, e da lei ebbe tre figli e tre figlie. Iniziò ad allontanarsi dalla medicina e a interessarsi dell'occulto. Stando al racconto tradizionale, scrisse un almanacco nel 1550; decise anche di scriverne uno ogni anno. Si ritiene che quegli almanacchi contenessero almeno 6.338 profezie. Probabilmente per il successo degli almanacchi molti notabili dell'epoca cominciarono a chiedergli amuleti e oroscopi.

Il presunto soggiorno a Torino

Corrado Pagliani, nel 1934, ricostruisce in un articolo il possibile passaggio di Nostradamus a Torino. Tale passaggio sarebbe stato attestato da una lapide collocata sull'androne della cascina Domus Morozzo, appartenente alla omonima famiglia risiedente presso villa Vittoria di Via Lessona in borgata Parella e demolita negli anni sessanta.
Nel suo articolo, Pagliani riportò la riproduzione di un dagherrotipo ottocentesco presunta fotografia dell'originale, quindi a sua volta fotografata con tecniche attuali a partire solo dal 1922. Scritta in franco-provenzale, la lapide recitava: «ISS6 Nostre Damvs aloge ici on ilia le paradis lenfer le pvrgatoire ie ma pelle la victoire qvi mhonore avrala gloire qvi me meprise ovra la rvine hntiere».
Nel tempo, anche prima dell'articolo di Pagliani, si sono poi succeduti diversi scritti che davano come avvenuta la permanenza di Nostradamus a Torino, ma mancano delle prove certe di tale passaggio.

Origini delle Centuries

Egli iniziò il suo progetto di scrivere mille quartine (poesie di quattro versi) in francese, che formano le supposte predizioni per le quali oggi è famoso; le quartine effettivamente pubblicate furono tuttavia 942. Per il timore di rendersi vulnerabile ai fanatismi religiosi, oscurò i suoi versi utilizzando giochi di parole e vari linguaggi insieme, come il provenzale, il greco, il latino, l'italiano, l'ebraico e l'arabo.
Le quartine, raccolte in un libro intitolato Les Propheties, ricevettero diverse reazioni dopo la pubblicazione. Alcuni pensarono che Nostradamus fosse un servo del diavolo, un impostore o un pazzo, mentre gran parte dell'élite credeva che le sue quartine fossero profezie ispirate spiritualmente.
Molti nobili giunsero a lui per oroscopi e consigli. Caterina de' Medici, la regina consorte di Enrico II di Francia, fu una delle ammiratrici di Nostradamus: dopo aver letto Le profezie lo invitò alla corte reale a Parigi per ottenere spiegazioni sulle recentemente pubblicate Centurie (secondo alcuni, anche circa le quartine intorno alla prossima morte del marito) e per elaborare oroscopi per i giovani figli della dinastia Valois. Dopo quest'incontro, la regina Caterina divenne una fidata sostenitrice di Nostradamus e poco prima della sua morte, avvenuta nel 1566, lo nominò consigliere e medico del re Enrico III Valois.
Taluni ritengono che Nostradamus avesse il timore di essere perseguitato per eresia dall'inquisizione, ma né le profezie né la sua attività astrologica furono oggetto di attenzione da parte dell'inquisizione. I rapporti con la Chiesa cattolica come medico e guaritore furono eccellenti e la sua breve prigionia nel 1561 avvenne solo in relazione al fatto che un almanacco fu pubblicato senza previa approvazione del vescovo, violando così un decreto reale.

La morte

Dal 1566 la gotta di Nostradamus, che gli fece patire sofferenze per molti anni e gli rese molto difficili i movimenti, si tramutò in idropisia. La tradizione racconta che una notte di luglio fece sapere di voler trascorrere l'ultima notte da solo e quando il suo segretario Chavigny lo congedò con un «Fino a domani, Signore?», Nostradamus gli rispose «Non mi troverai vivo all'alba». La mattina successiva Chavigny condusse amici e familiari allo studio (che era stato convertito in una camera da letto) e trovò il corpo di Nostradamus che giaceva al suolo fra il letto e una panca improvvisata. Fu seppellito nella locale cappella, ma poi, durante la rivoluzione francese, la salma fu trasferita nella Collégiale Saint-Laurent, a Salon-de-Provence, nel sud della Francia, dove si trova tuttora.

Le Profezie

Nostradamus affermò di basare le proprie profezie sull'astrologia giudiziaria, ma fu aspramente criticato da altri astrologi dell'epoca, come Laurens Videl, per l'incompetenza e le tesi relative all'oroscopo comparativo (cioè la comparazione della configurazione futura dei pianeti con quella che era presente durante eventi del passato).
Recenti ricerche suggeriscono che gran parte del suo lavoro profetico non è altro che la parafrasi di elementi escatologici principalmente derivati dalla Bibbia, integrati da eventi storici e da antologie riportanti presagi, il tutto mescolato dall'oroscopo comparativo. Per questo le molte predizioni coinvolgono antiche figure come Lucio Cornelio Silla, Nerone, Gaio Mario e altri, così come descrizioni di battaglie tra le nuvole e rane che cadono dal cielo. L'astrologia in sé è menzionata solo due volte nella prefazione e 41 volte nelle centurie. Nell'ultima quartina della sesta centuria egli esplicitamente attacca gli astrologi.
Le fonti storiche da cui ha attinto sono facilmente identificabili in Tito Livio, Svetonio, Plutarco e altri autori classici, così come ha attinto da cronisti medievali come Goffredo di Villehardouin e Jean Froissart. Gran parte delle citazioni astrologiche sono prese parola per parola da Livre de l'estat et mutations des temps di Richard Roussat.
Una delle maggiori fonti per le profezie fu il Mirabilis liber del 1522, un testo anonimo che contiene una larga raccolta di profezie derivate dall' Apocalisse di Pseudo-Methodius, dalla "sibilla tiburtina", da Savonarola e da Gioacchino da Fiore e altri. Questo testo ebbe molto successo negli anni che seguirono la sua pubblicazione e venne edito in circa sei edizioni, ma tale successo non perdurò nel tempo plausibilmente perché era scritto in latino con caratteri gotici e abbreviazioni difficili da capire. Nostradamus fu uno dei primi a rielaborare queste profezie in lingua francese, il che spiega perché la paternità di tali predizioni fu attribuita proprio a lui.
Nostradamus attinse altro materiale dal De honesta disciplina del 1504 di Pietro Baldi del Riccio, che a sua volta includeva estratti dal De daemonibus di Michele Psello e dal De Mysteriis Aegyptiorum, un libro sulla magia di Giamblico.
Solo nel XVII secolo la gente cominciò a prendere in considerazione il ruolo che le fonti, principalmente classiche, ebbero per Nostradamus.
Nostradamus rigettò sempre l'etichetta di "profeta", nonostante il titolo del libro.

Profezie "precise"

In generale, le quartine profetiche di Nostradamus hanno pochi riferimenti oggettivamente identificabili. In pochi casi egli fornisce profezie con una data precisa. Tra questi in una quartina avrebbe previsto il culminare di una lunga e selvaggia persecuzione religiosa per il 1792 (che non c'è mai stata); la distruzione totale della specie umana per il 1732 e un evento catastrofico per l'anno 1999. Nostradamus nel suo libro Le Profezie afferma che le sue predizioni si estendono fino all'anno 3797, anche se la data non viene fornita come fine del mondo.

Esempi di interpretazioni di quartine

A parte le quartine con una data precisa, le interpretazioni sono varie e spesso discordanti e, da sottolineare, post eventum.
Per individuare gli scritti nostradamiei si utilizzano "C" per centuria e "Q" per quartina.
«Il giovane leone il vecchio sormonterà
Nel campo bellico in singolar tenzone
Nella gabbia d'oro gli occhi perforerà
Due ferite (o "flotte") in una, poi morire, morte crudele.»
(C1Q35)
È opinione di alcuni che Nostradamus volesse parlare del re di Francia Enrico II: nel 1559, anche se avvisato dal veggente Luca Gaurico, che lo dissuadeva dall'intraprendere singolar tenzoni, il re si avviò a giostrare in un torneo indetto per celebrare i matrimoni di sua sorella Margherita con il duca di Savoia e di sua figlia Elisabetta con il re di Spagna. Sia Enrico II che il suo giovane opponente, conte di Montgomery, avevano leoni a sbalzo incisi sui loro scudi. Il re perse: molteplici ferite sulla faccia e sulla gola lo portarono alla morte, con una terribile agonia durata dieci giorni.

Opere principali di Nostradamus

  • Vaticinia Michaelis Nostredami de Futuri Christi Vicarii ad Cesarem Filium (VE 307; Vaticinia di Nostradamus Manoscritto nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma)
  • Interpretation des Hyeroglyphes de Horapollo (Interpretazione dei geroglifici di Horapollo)
  • Traité des Fardements et Confitures (Trattato dei Condimenti e Conserve), Lyon 1556.
  • Les Vrayes Centuries et Propheties de Maistre Michel Nostradamus (Le vere centurie e profezie del maestro Michel de Notre-Dame), edizione originale di Avignone 1556, Lione 1558.
  • Les Vrayes Centuries et Propheties de Maistre Michel Nostradamus, Lione 1568 edizione (postuma con dieci centurie),
  • Les Vrayes Centuries et Propheties de Maistre Michel Nostradamus, Troyes 1610 (edizione delle stamperie reali costituita da dodici centurie)



lunedì 28 settembre 2020

Paragnosta






Il termine paragnosta (dal greco parà, vicino, e gnosis, conoscenza, cognizione) indica una persona che possiederebbe capacità paranormali e in particolare la capacità di conoscere cose attraverso canali non convenzionali di conoscenza, per lo più attraverso fenomeni ESP di retrocognizione (comunemente intesa come chiaroveggenza rivolta al passato).
Il paragnosta, messo a contatto con un oggetto (cd. oggetto induttore), riuscirebbe a raccontarne la storia pur senza conoscere nulla dell'oggetto stesso. Nella letteratura pseudoscientifica sono descritti casi in cui un oggetto può rappresentare un "appoggio", un "aiuto" per raggiungere lo stato psicologico adatto alla retrocognizione.

domenica 27 settembre 2020

Clipeologia



La clipeologia o paleoufologia è la branca dell'ufologia che si occupa di presunti contatti con oggetti volanti non identificati che sarebbero avvenuti nel passato, anche remoto, dell'umanità. Al pari dell'ufologia, la clipeologia è una pseudoscienza e le sue affermazioni non hanno valore scientifico.

Origine

Nel suo libro del 1953 intitolato Flying Saucers, l'astronomo e scettico Donald Menzel riportò uno strano fenomeno raccontato da Plinio il Vecchio e lo spiegò come un fenomeno naturale; in seguito a ciò, alcuni studiosi e appassionati di UFO hanno cominciato a ricercare nei testi di autori antichi i racconti di strane apparizioni nei cieli, compilando liste di tali fenomeni e ritenendoli simili, spesso acriticamente, ai moderni UFO.
Il termine clipeologia fu coniato nel 1959 dall'italiano Umberto Corazzi, che lo fece derivare dalla parola "clypeus", nome dello scudo dei legionari dell'Antica Roma, in riferimento ai racconti di apparizioni di "clypei ardentes" (scudi di fuoco) riferiti da vari autori latini. In Italia le idee inerenti alla clipeologia vennero diffuse dalla rivista Clypeus, fondata a Torino nel 1964 dal giornalista Gianni Settimo mentre al di fuori dell'Italia il termine clipeologia non ebbe fortuna e si preferì quello di paleoufologia.
Tra i principali sostenitori di queste teorie vi sono gli italiani Gianni Settimo e Solas Boncompagni, i britannici Raymond W. Drake e Desmond Leslie e lo statunitense Harold T. Wilkins.

Campo di interesse

La clipeologia afferma che il fenomeno dei presunti avvistamenti di UFO non sarebbe esclusivo dell'epoca contemporanea, ma che oggetti sconosciuti sarebbero stati testimoniati in cielo anche in passato, e che tali testimonianze sarebbero assimilabili a quelle contemporanee. Oggetto di interesse dei clipeologi sono le opere letterarie ed artistiche del passato come testi sacri, cronache, diari di viaggio, libri di bordo, dipinti, ecc., nell'ambito dei quali affermano di identificare presunte testimonianze di avvistamenti UFO.
La clipeologia si differenzia dall'archeologia spaziale, corrente dell'archeologia misteriosa, perché quest'ultima è orientata a ricercare le tracce della presunta presenza di visitatori extraterrestri in epoca preistorica e protostorica nei reperti archeologici; le due discipline vengono tuttavia ritenute complementari. Si differenzia inoltre dalla teoria degli antichi astronauti perché quest'ultima non si limita a supporre che siano avvenuti avvistamenti di UFO nei secoli passati, ma ritiene che alcuni popoli antichi abbiano avuto contatti con visitatori extraterrestri e che questi abbiano influenzato lo sviluppo della civiltà umana.
Il limite temporale della clipeologia non è chiaramente definito: secondo alcuni autori, dovrebbe terminare nel giugno del 1947, data in cui è iniziata l'ufologia a seguito dell'avvistamento di Kenneth Arnold; secondo altri autori dovrebbe invece terminare con la Prima guerra mondiale, periodo in cui l'aereo cominciò a diffondersi, mentre secondo altri dovrebbe terminare quando cominciano ad essere diffuse le fonti giornalistiche, cioè nell'Ottocento.

Riferimenti in letteratura

Secondo i sostenitori delle teorie clipeologiche, nella letteratura antica vi sarebbero numerose segnalazioni di oggetti volanti che si muovevano nel cielo. Spesso tali fenomeni sono stati attribuiti a divinità o entità soprannaturali, ma in altri casi, come nelle cronache o in altri testi storici, gli autori avrebbero cercato di descrivere ciò che vedevano senza confonderlo con immagini mitiche o religiose.
Diodoro Siculo ha raccontato che nell'Antica Grecia il condottiero Timoleone avvistò una torcia volante durante un viaggio in mare tra la Grecia e la Sicilia.
Nell'Antica Roma, autori come Plinio il Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente hanno raccontato l'apparizione nel cielo di torce, fiaccole e scudi ardenti e riferito anche l'apparizione di due soli o due lune, mentre Seneca nelle Naturales quaestiones ha riferito dell'apparizione di travi luminose; Cicerone, nel De divinatione, ha riferito anche di un'apparizione del sole di notte.
Anche nelle cronache del Medioevo si trovano riferimenti a scudi ardenti, come quelli comparsi in cielo a Sigiburg nel 776 e descritti negli Annales Laurissenses, all'epoca di Carlo Magno, ma anche a croci luminose, come quella comparsa a Firenze nel 1301 e descritta dallo storico Dino Compagni nella Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi.
Nel Rinascimento vi sono riferimenti a travi volanti infuocate, come quella segnalata da Leone Cobelli nel 1487 a Forlì e quella segnalata da Benvenuto Cellini vicino Firenze intorno al 1550. Le cronache del Cinquecento hanno tramandato due famosi eventi, il Fenomeno celeste di Norimberga del 1561 e il Fenomeno celeste di Basilea del 1566.
Nel 1680 il cronista Erasmus Francisci nel libro Der Wunder ha riferito di avvistamenti di navi volanti avvenuti nei paesi del Nord Europa sul Mar Baltico nella seconda metà dei Seicento e in un caso avvenuto nel 1665 sarebbe apparso tra le navi un oggetto circolare avente la forma di "un cappello da prete".

Riferimenti nella pittura italiana

Secondo alcuni ufologi, una delle possibili testimonianze del possibile passaggio di UFO in passato sull'Italia verrebbe dall'arte del XIV-XVI secolo. Infatti, secondo i sostenitori di tali teorie, alcuni dipinti sembrerebbero raffigurare corpi volanti le cui caratteristiche ricorderebbero da vicino quelle descritti dai testimoni di presunti avvistamenti o dai cosiddetti contattisti. Gli storici dell'arte forniscono per tali presunti UFO interpretazioni tradizionali.
Tra i principali vanno ricordate: la Madonna con Bambino e San Giovannino esposta nella "Sala di Ercole" di Palazzo Vecchio a Firenze, in cui pare apparire un oggetto somigliante ad una nave volante; la Tebaide di Paolo Uccello, per la presenza di un oggetto volante "a cappello da prete"; la Glorificazione dell'eucaristia di Ventura Salimbeni, dove sembra essere rappresentato un globo simile ad un moderno satellite; la Natività di Pinturicchio a Spello dove appare un globo luminoso dall'aspetto metallico; la Madonna di Foligno di Raffaello dove compare un grosso corpo luminoso che cade sul tetto di un edificio.

Critiche e spiegazioni scientifiche

La clipeologia è una teoria che non ha nessun riscontro scientifico, dunque incontra l'opposizione degli scettici, ma anche tra gli ufologi si ammette che le presunte manifestazioni di UFO nel passato non possono essere provate con certezza. Il linguaggio usato dagli autori antichi è infatti pre-scientifico e le metafore usate nelle descrizioni derivano spesso dal mondo agricolo. A volte inoltre non è chiaro se l'autore stia descrivendo il fenomeno in modo neutrale o lo stia interpretando. Inoltre è stato obiettato che la descrizione dei fenomeni celesti viene effettuata secondo il moderno metodo scientifico a partire dal Settecento. Per tali motivi, le interpretazioni dei clipeologi rimangono incerte e a volte appaiono piuttosto forzate.
Un'interpretazione scientifica di questi eventi descritti dagli autori antichi non è agevole, tuttavia in certi casi, dalla descrizione dei fenomeni e dal reperimento in altre fonti della registrazione di fenomeni naturali coevi sia di natura terrestre (terremoti, eventi meteorologici, ecc.) che astronomica, è stato possibile ipotizzare spiegazioni scientifiche, come pareli, paraseleni, bolidi, stelle novae, aurore boreali e luci telluriche.

Riferimenti basati su fonti dubbie

A volte i clipeologi citano le fonti antiche in modo approssimativo, per cui risulta difficile effettuare i riscontri sulle fonti originali. Un esempio di ciò si ha a proposito dell'avvistamento di due scudi volanti da parte dell'esercito di Alessandro Magno nel 329 a.C. o nel 332 a.C.; l'episodio è citato in un libro dell'ufologo Frank Edwards, senza alcun riferimento alle fonti originali. L'ufologo Yannis Deliyannis ha riscontrato che l'episodio non appare né in Plutarco né in Arriano, i maggiori storici antichi di Alessandro, pertanto ha ipotizzato che la fonte sia da ricercarsi in un errore di traduzione di un passo di Quinto Curzio Rufo oppure nell'opera medievale Romanzo di Alessandro, che raccoglie anche episodi leggendari della vita del condottiero macedone.

Mistificazioni accertate

Alcune fonti storiche riportate da qualche clipeologo sono state successivamente accertate come false. Tra le più note si ricordano le seguenti:
  • Papiro Tulli: si tratta di un papiro egiziano scoperto nel 1934 dal professor Alberto Tulli, direttore del Pontificio Museo Egizio del Vaticano, che non potendolo acquistare lo ricopiò e lo fece tradurre; fu scoperto così che il testo parla dell'apparizione di cerchi di fuoco nel cielo dell'Antico Egitto. Negli anni novanta, un esame della traduzione da parte di esperti ha rivelato che si tratta di un falso.
  • Avvistamento di Ampleforth: il clipeologo britannico Desmond Leslie ha riportato in un libro la notizia che un antico manoscritto racconta che nel 1290 i monaci dell'Abbazia di Ampleforth o Byland, situata in Inghilterra, videro in cielo un oggetto volante a forma di disco, di colore argenteo. Due studiosi, Christopher Evans e Samuel Rosenberg, hanno scoperto in seguito che si tratta di un falso realizzato da due studenti.
  • Incidente di Alençon: il clipeologo italiano Alberto Fenoglio ha riportato in un articolo del 1966 che nel 1790 un oggetto volante circolare sarebbe apparso in Francia sopra la città di Alençon e si sarebbe schiantato al suolo, svanendo poi nel nulla, secondo un rapporto di polizia firmato dall'ispettore Liabeuf. Un'indagine condotta dall'ufologa belga Christane Piens ha dimostrato nel 1977 che si tratta di un falso, in quanto negli archivi di polizia francesi non c'è traccia del rapporto ed è stato accertato che non esisteva alcun ispettore che si chiamasse Liabeuf.

sabato 26 settembre 2020

Perché la figura del serpente è associata al diavolo?

Si tratta dell'ennesimo caso di sostituzione di una religione o culto con un'altra, in questo caso il culto del serpente, denigrando i simboli. Prima del Cristianesimo e anche dell'Ebraismo erano diffusi i culti legati al serpente. Non sto a spiegare come si svolgevano ma erano un ostacolo per la diffusione della religione ebraica e poi del Cristianesimo. I primi cristiani per eliminare questi culti cominciarono a denigrare il suo simbolo, il serpente, facendone il capro espiatorio di ogni male. É cosí che nacquero le storie legate al serpente come simbolo di malvagità. La cosa non si limitò solo al serpente; animali come il corvo (simbolo di Odino), la civetta (simbolo di Minerva), il cinghiale (simbolo del dio celtico Lug), il gatto (simbolo della dèa egizia Bastet) ed altri subirono la stessa sorte ed ancora oggi sono visti come animali indegni o di malaugurio solo perché erano i simboli di antiche religioni pagane. Hai presente quando un politico getta fango sul suo avversario per portare gli elettori dalla sua parte? Qui il meccanismo é lo stesso, cambia solo l'obiettivo.

L'immagine del serpente come creatura maligna è centrale all'interno della genesi. Il serpente è tentatore, subdolo e malvagio, in lui alberga il diavolo. Cosa ha orientato la scelta di questo simbolo nella cultura cristiana?



Secondo le sacre scritture questo animale sarebbe stato privato delle zampe da Dio stesso, che l'avrebbe costretto così a vagare strisciando per la terra. In effetti ciò che evoca il peccato in questa creatura riguarda, da una parte, la componente sessuale: suscita l'idea di sensualità e seduzione; dall'altra, una sensazione di pericolo: il veleno che possiede può essere letale.

Il serpente nella Bibbia ha anche altre valenze simboliche, derivanti delle antiche culture orientali le quali dinanzi a questo animale provavano il sentimento di fascino e di paura che appartengono al sacro. Il fatto che il serpente cambi pelle e ne rigeneri una nuova lo rendeva simbolo dell'immortalità, della fertilità e di sapienza. Astarte moglie del dio Baal, nella Bibbia ricordata come Regina del cielo, in alcune immagini, era raffigurata con un serpente. L'autore biblico mette in guardia dai culti idolatrici dei popoli Cananei.

Nella bibbia il serpente è un animale, non è una divinità. In tal modo il male è demitizzato, una creatura come il resto degli animali della creazione. Ma è comunque un essere che si distingue per la sua astuzia. Non è una divinità concorrente con Dio, e cosa fa? Interroga, insinua il dubbio, ponendosi fuori della relazione stabilita da Dio, e arreca una ferita alla relazione che intercorre tra l’uomo e Dio. Il serpente rappresenta l’illusione di poter giudicare Dio e le sue azioni e pretende di essere giudice e guida dell’uomo.


GENESI 3:

1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».



venerdì 25 settembre 2020

Esperienze ai confini della morte

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Le esperienze ai confini della morte, note anche come NDE (sigla dell'espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotta in italiano come esperienza di pre-morte) sono fenomeni descritti in genere sia da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le condizioni di encefalogramma piatto o di arresto cardiocircolatorio, sia da soggetti che avevano vissuto l'esperienza del coma. A volte le NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in seguito a interventi chirurgici o gravi incidenti.

Descrizione

Caratteristiche delle NDE

I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali, hanno raccontato di aver provato esperienze che risulterebbero connotate da numerosi elementi comuni:
  • abbandono del proprio corpo con la possibilità di osservarlo dall'esterno (chiamata "autoscopia" o esperienza extracorporea), assistendo all'eventuale attività di medici e/o soccorritori;
  • attraversamento di un "tunnel" buio, in fondo al quale si intravede distintamente una luce;
  • raggiungimento di una sorta di "confine" in cui l'esperienza materiale si interrompe e si ha consapevolezza e timore di "tornare indietro", verso la vita terrena;
  • sensazione di pace e serenità mai provate prima, difficilmente descrivibili con il linguaggio umano, fuori dallo spazio e dal tempo terrestre;
  • difficoltà nel descrivere la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori e suoni meravigliosi, non riscontrabili in alcun modo sulla Terra;
  • incontro con "altri esseri", identificati in genere con parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale;
  • incontro con uno o più "esseri" luminosi, rivestiti di luce bianca e comunicanti sensazioni di "amore totale", spesso identificati sia dai credenti sia dai non credenti come Dio;
  • "rivisitazione" della propria vita terrena (life review), comprendente anche episodi che sembravano dimenticati e relativi a momenti immediatamente successivi alla nascita; tale rivisitazione avviene in un clima di rilettura etica delle esperienze vissute;
  • ritorno alla vita terrena accompagnato da un sentimento di rimpianto per non essere rimasti nell'aldilà, oltre al ritorno alla sofferenza fisica per il "rientro" nel proprio corpo fisico;
  • timore di riferire ad altri l'evento vissuto per paura di non essere creduti, desiderosi comunque di condividere un'esperienza estremamente preziosa e importante;
  • ritorno alla vita terrena con totale scomparsa del timore della morte, vista ormai come il felice passaggio a una realtà superiore;
  • ritorno alla vita terrena che porta ad una riconsiderazione dei veri valori della vita, con a capo l'amore verso tutti gli esseri viventi e la ricerca dell'armonia con essi.
Questi aspetti, anche se non sempre tutti contemporaneamente, ricorrono sistematicamente in ogni NDE.

Ipotesi scientifiche

Poiché i racconti dei soggetti rianimati, o risvegliatisi da un coma, costituiscono un corpus di testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee, molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni. Le critiche sulle NDE si dividono sostanzialmente in due tipi, uno finalizzato a darne una spiegazione scientifica e razionale, l'altro invece di puro carattere spirituale o soprannaturale.
Le spiegazioni scientifiche mettono in relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico e biologico, strettamente legate al campo delle neuroscienze, e tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari come quelle prima descritte. Ad esempio, alcuni effetti dell'ipercapnia (aumento di CO2 nel sangue), ma anche l'impiego di alcuni farmaci durante la terapia intensiva dei soggetti. Ad esempio, la ketamina, somministrata a dosaggi sub-anestetici, potrebbe determinare alcune sensazioni analoghe. Sul piano psicologico, le percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo autoconsolatorio e rassicurante, elaborati per descrivere in modo chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al momento del risveglio, come ad es. la forte luce, probabilmente presente nella stanza d'ospedale, che spiegherebbe il ricordo del presunto "tunnel" con la luce in fondo.
L'opinione del CICAP invece, attribuirebbe il ricordo del tunnel come effetto dell'ipossia cerebrale, che restringerebbe o, comunque, altererebbe il campo di tutto l'apparato visivo. Lo stesso Comitato, attribuirebbe l'autoscopia - o esperienza extracorporea - a un disturbo psicopatologico causato dal trauma o dalla situazione altamente emotiva, identificato come "depersonalizzazione somatopsichica". Nel 2013, furono avanzate ipotesi su una disorganizzata, ma significativa e transitoria iperattività elettrica del cervello durante la fase iniziale di morte clinica, confermata parzialmente da alcuni esperimenti sui ratti da parte del team di Jimo Borjigin, University of Michigan Medical School.

Ipotesi su origini spirituali e/o paranormali

I sostenitori dell'origine paranormale, metafisica o soprannaturale, collegano le NDE a una sorta di contatto anticipato con l'aldilà, durante la quale il soggetto ha modo di sperimentare direttamente la separazione fra anima e corpo, con la sopravvivenza della sola anima come entità spirituale rispetto alle spoglie mortali. Se interpellati su tali spiegazioni, i reduci da una NDE, pur comprendendo la necessità e il desiderio di cercare un'interpretazione razionale a quanto da loro vissuto, ribadiscono come, nella loro percezione, la loro esperienza sia stata interpretata come pienamente intensa e reale, e non un'ingannevole apparenza indotta da fattori endogeni o esogeni.
D'altra parte, naturalmente, la soggettività del vissuto non è considerata scientificamente attendibile. Il più noto studioso di questi fenomeni fu il medico e psicologo americano Raymond Moody, autore del celebre bestseller La vita oltre la vita (Life after life), pubblicato nel 1975. Diedero un rilevante contributo a questi studi, e alla loro relativa divulgazione, anche il teologo francese François Brune, nel 1989, poi il medico olandese Pim van Lommel, nel 2001, e Gary E. Schwartz nel 2004.
Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo libro I morti resuscitati, pubblicato negli Stati Uniti nel 1986 con il titolo Raised from the dead, afferma che le NDE vanno distinte da pratiche esoteriche perché "la persona coinvolta non va in cerca" di comunicazioni con l'Aldilà. Osserva Antonio Socci: "Le NDE non hanno alcun rapporto con pratiche che la Chiesa condanna. Non c'è nessuna controindicazione di principio della Chiesa." Hebert scrive inoltre: "Le moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla terra." Osserva Antonio Socci: "È stato rilevato che le NDE di segno negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente meno numerose." Enrico Facco, specialista in neurologia e professore di anestesiologia e rianimazione presso l'Università di Padova, scrive: "Sono stati riportati in letteratura alcuni casi che hanno descritto visioni infernali, come ad esempio luoghi bui, scuri, laghi con acque nere e visioni di esseri anch'essi scuri e terrificanti". Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche o specialistiche, la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di sensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici.
Inoltre, data la sua natura, l'argomento ha suscitato numerose polemiche in ambito scientifico a causa del tentativo, da parte di alcuni, di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze religiose.

NDE nella religione cristiana

Nella tradizione agiografica cristiana, non è infrequente incontrare la testimonianza di fedeli che ricordano vicino al letto di morte la presenza di Maria. Secondo la tradizione cristiana, Maria e gli angeli verrebbero in soccorso del moriente per guidare la sua anima in Paradiso e impedire l'azione dannatrice dei demoni in punto di morte: e anche per questo motivo, Maria è chiamata dulcedo et spes nostra nella preghiera del Salve Regina.
Non mancano nella Bibbia (e nelle vite dei santi, come Itala Mela) casi di risurrezione, in cui quindi il corpo umano è a tutti gli effetti morto, e l'anima da esso separatasi ritornerebbe in un secondo momento nello stesso corpo terreno che aveva prima di morire.
Ciò che si chiama NDE sarebbe equivalente, secondo la tradizione cristiana, a una vera e propria risurrezione dai morti (nello stesso corpo terreno): la grazia che Dio sceglie di concedere, per un ritorno dell'anima dal Paradiso-Corpo Mistico nel corpo nativo che la possedeva prima della morte psico-fisica.

Il contributo di Pim van Lommel

Da un punto di vista strettamente scientifico il contributo a tutt'oggi più approfondito è, probabilmente, quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che, insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.
Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, pazienti, medicine utilizzate ma soprattutto su elettroencefalogrammi, si concluse che i ricordi della NDE riferiti dai soggetti non coincidessero né con le irrilevanti attività cerebrali riscontrate durante il monitoraggio EEG, né come epifenomeni delle stesse, quasi a intendere le NDE come degli "stati di coscienza" totalmente separati dal corpo. Data la prestigiosa natura della rivista nella quale fu pubblicato, ben presto lo studio fu attaccato dai sostenitori della teoria dello "stato di coscienza" esclusivamente come prodotto di attività cerebrale. Le critiche più dure furono mosse dalle colonne di Scientific American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una precisa replica dove, esponendo il rigore scientifico della ricerca, osservò che sulla base delle osservazioni registrate non era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle rilevate e poi pubblicate dal proprio team. Nel 2007 van Lommel ha raccolto i risultati delle sue ricerche in un libro, tradotto in italiano con il titolo Coscienza oltre la vita. La scienza delle esperienze di premorte.

Il contributo e la scala di Greyson

Nel 2010 il professor Bruce Greyson dell'Università della Virginia, dopo aver raccolto per anni vari studi, stabilì una sorta di test, composto da 16 domande da sottoporre ai soggetti interessati da una NDE, con tre scelte multiple di risposta a testa. Tali domande si concentrano sui ricordi della NDE, ad esempio come era la percezione del tempo (accelerato, rallentato), l'intensità della pace, la presenza o meno di episodi della propria vita, ecc. I risultati del test, secondo Greyson, sono apprezzabili con un punteggio totale superiore a sette, sostenendo la tesi che le NDE sono riconoscibili da altri stati di alterazione psichica poiché di emotività molto intensa, quasi mistica, con scene molto limpide e vivide. La scala Greyson è stata recentemente utilizzata per condurre alcuni studi avanzati, senza ancora un vero e proprio riscontro statistico, su delle NDE avvenute in soggetti, ad esempio, ciechi dalla nascita, quindi assolutamente privi di una memoria visiva.

Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"

Dal 2008 il dott. Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all'Università Statale Stony Brook di New York, in collaborazione con il dott. Peter Fenwick e i professori Stephen Holgate e Robert Peveler dell'Università inglese di Southampton, è alla guida del programma AWARE ("AWAreness during REsuscitation" ovvero "Consapevolezza durante la rianimazione"), la ricerca sulle NDE più estesa mai condotta che coinvolge ormai ben venticinque ospedali tra Regno Unito, Europa centrale, Stati Uniti, Brasile e India. Durante lo studio AWARE i medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco e, nello stesso tempo, hanno in programma di testare la validità delle eventuali esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti "vedono" o "sentono" durante l'arresto cardiaco. In particolare, come viene descritto nel programma di ricerca, la verifica dei ricordi relativi agli eventi di rianimazione comprende anche l'uso di oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente, come immagini poste su supporti appesi al soffitto, in modo che siano rivolte verso l'alto. Questi oggetti forniranno un marcatore indipendente obiettivo durante l'arresto cardiaco, perché saranno visibili solo da "qualcuno" che li osserva dall'alto.
Nel 2014 sono stati resi noti i risultati dello studio condotto sotto la guida di Sam Parnia: è emerso tra l'altro che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto "percezioni di consapevolezza" durante l'arresto cardiaco, ma solo il 9% ha avuto NDE. Il dottor Parnia ha affermato: "Potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai sedativi che sono stati somministrati.".
Particolarmente interessante è il caso - citato in una intervista dallo stesso Parnia - di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale era ricoverato. L’uomo, benché il suo cuore si fosse fermato per tre minuti, ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature mediche. Il particolare che ha attirato l'attenzione dei ricercatori è stato che l'uomo ricordava i 'bip' emessi da un particolare apparecchio, programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti.

NDE di personaggi noti

  • Carl Gustav Jung
  • Eben Alexander
  • Elizabeth Taylor
  • Sharon Stone
  • Jane Seymour
  • Peter Sellers
  • Donald Sutherland
  • Larry Hagman
  • George Lucas
  • Burt Reynolds
  • Cino Tortorella
  • Umberto Scapagnini
  • Pam Reynolds

Esperienza di Jung

Una tra le più famose esperienze di questo tipo è certamente quella occorsa al medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung, che descrive la propria esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961. Nel 1944 infatti un incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in coma. In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo."

Il caso di Gloria Polo

Tra le NDE più note, un caso particolare è quello di Gloria Polo, medico dentista, nata a Huila, in Colombia, nel 1958. Verso le 16.30 di venerdì 5 maggio 1995 si stava recando all'Università Nazionale di Bogotà, insieme al marito e al cugino: c'era un temporale e all'improvviso un fulmine colpì la donna e il cugino, risparmiando il marito che camminava a qualche metro di distanza. Il cugino, ventitreenne, morì sul colpo, mentre la dottoressa, terribilmente ustionata, ebbe un arresto cardiaco. I soccorritori riuscirono a rianimarla con un defibrillatore, portandola subito dopo in ospedale.
La Polo racconta di essersi trovata, mentre era a terra priva di vita, in un tunnel luminoso, in fondo al quale vide una luce bianca stupenda, che le donò una felicità e una pace indescrivibili, e poté abbracciare i suoi cari scomparsi. In fondo al tunnel vide un giardino meraviglioso, il cui ingresso era segnalato da due alberi, ma solo il cugino vi entrò. Gloria infatti fu rianimata e si ritrovò in ospedale. Venne operata per asportarle i tessuti bruciati, ma subì un secondo arresto cardiaco. Racconta di essersi trovata stavolta in un luogo oscuro, popolato di creature mostruose: terrorizzata invocò il Signore, pur essendo una cattolica "tiepida", e sentì la sua voce che la interrogava alla luce dei dieci comandamenti, mentre rivedeva la sua esistenza nel "libro della vita". Nuovamente rianimata, cominciò un lungo cammino di recupero fisico e spirituale, al termine del quale, oltre alla professione medica, si dedica attualmente alla divulgazione della sua esperienza.
Lo scrittore Antonio Socci, nel suo saggio Tornati dall'Aldilà, sottolinea alcuni aspetti della testimonianza della Polo che suscitano domande: per esempio, tra l'incidente e la rianimazione trascorrono due ore, ma la donna non riporta danni cerebrali. Inoltre risultano carbonizzati il fegato, i reni, i polmoni, le ovaie e le gambe, che dovrebbero essere amputate ma, contrariamente alle previsioni dei medici, si verifica una graduale e completa guarigione, e la donna ha anche una nuova maternità.

giovedì 24 settembre 2020

Il mistero dell'isola di Roanoke

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L'isola di Roanoke (in inglese Roanoke Island) è situata lungo la costa della Carolina del Nord (USA). Nel XVI secolo vi fu fondata la colonia di Roanoke, secondo insediamento inglese nel "nuovo mondo" dopo San Giovanni di Terranova. Nel XIX secolo fu teatro di una battaglia della Guerra di secessione americana e in seguito ospitò una colonia per schiavi liberati.

Geografia

L'isola è situata lungo la costa della Carolina del Nord. Lunga circa 19 km e larga circa 5 km, Roanoke si trova tra la terraferma e gli Outer Banks, la barriera esterna di isole che separano l'Oceano Atlantico dalle acque salate delle lagune interne, chiamate Sound. A nord si trova l'Albermarle Sound, a est il Roanoke Sound, a sud il Pamlico Sound e a ovest il Croatoan Sound. Sull'isola sorgono le città di Manteo a nord e Wanchese a sud.

Storia

Il mistero della colonia perduta

La colonia di Roanoke fu il secondo insediamento inglese in Nord America. Il primo fu San Giovanni di Terranova, fondato nel 1583.

La battaglia

Durante la Guerra di secessione americana l'isola fu fortificata dai confederati.
Il 7 e l'8 febbraio 1862 vi si svolse la "Battaglia dell'isola di Roanoke", durante la quale le forze nordiste comandate da Ambrose E. Burnside sbarcarono sull'isola e conquistarono i tre fortini sudisti. In seguito, vennero ribattezzati con i nomi dei generali unionisti che avevano comandato le forze vincitrici: Fort Huger divenne Fort Reno, Fort Blanchard divenne Forte Parke, e Fort Bartow divenne Fort Foster. L'isola rimase sotto l'occupazione unionista per tutto il resto della guerra, ed attirò gli schiavi fuggiti dall'isola e dalla terraferma con la speranza di ottenere la libertà.

La colonia per schiavi liberati

Nel 1863 un numero considerevole di ex-schiavi viveva ai margini dell'accampamento nordista. Avevano costruito chiese e aperto una scuola gratuita per neri, probabilmente la prima mai aperta nella Carolina del Nord. Temendo problemi di igiene e disciplina dei soldati, l'esercito aprì una colonia ufficiale per gli schiavi liberati in un altro punto dell'isola, la Roanoke Island Freedmen's Colony. Oltre ad essi, la colonia ospitava anche le famiglie dei soldati neri arruolati nell'esercito unionista. Il sovrintendente della colonia, Horace James, riponeva grandi aspettative nella colonia, che vedeva come un importante esperimento sociale. Insegnanti missionari dal nord, soprattutto donne, arrivarono sull'isola per contribuire alla sperimentazione. Alla fine della guerra la popolazione della colonia arrivava quasi a 3500 persone.

La colonia perduta nella cultura di massa

  • Un'interpretazione alternativa all'improvvisa sparizione dei coloni di Roanoke viene dato nell'episodio "Croatoan" della serie televisiva Supernatural. In tale episodio la scomparsa dei coloni viene fatta risalire ad una piaga demoniaca.
  • Un'altra interpretazione al mistero viene fornita da Max Brooks nel libro Manuale per sopravvivere agli zombi, adducendo la sparizione dei coloni ad un attacco da parte di zombie.
  • Viene inoltre citata nella miniserie televisiva La tempesta del secolo, dove la scomparsa dei coloni è dovuta al rifiuto di un patto proposto da un demone.
  • Nel romanzo It dell'autore americano Stephen King, l'anno della sparizione della colonia è fatto coincidere con uno dei cicli trentennali del mostro antagonista della storia.
  • È il tema della sesta stagione della serie televisiva American Horror Story.
  • La colonia di Roanoke è presente anche nella serie Sleepy Hollow (1x5) dove la sparizione della colonia è attribuita al Cavaliere della Pestilenza, II Cavaliere Apocalittico

mercoledì 23 settembre 2020

Ebreo errante

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L'ebreo errante è una figura leggendaria, protagonista di un racconto popolare europeo che nasce, molto probabilmente, nel periodo del Basso Medioevo.
Si tratterebbe di un ebreo ignoto che, stando a varie interpretazioni, schernì Gesù di Nazareth durante l'episodio evangelico della Passione, non avendo riconosciuto in lui il messia. Per tal motivo Gesù lo avrebbe maledetto, costringendolo a vagabondare per sempre sulla terra, senza riposo e senza poter morire, fino alla fine dei tempi (per alcuni interpretata come la seconda venuta di Gesù, cioè la parusia, per altri lo stesso giudizio universale).
Le caratteristiche dell'errante variano a seconda delle differenti versioni del racconto leggendario: a volte si dice sia un antico ciabattino o un mercante di Gerusalemme, a volte una guardia dei sommi sacerdoti, oppure un custode del palazzo di Ponzio Pilato, o ancora un romano-giudaico. Per molti comunque, incarnerebbe colui che, in ultima istanza, non avendo accolto, o comunque non soccorso il Cristo sofferente, fu costretto a vagare per sempre.

Storia

Il mitologema poggerebbe su molte riflessioni di carattere escatologico cristiano, soprattutto su alcuni passi del Vangelo secondo Luca (23,27-31), del Vangelo secondo Matteo (16,28) o di Giovanni (21,23), dove si accenna ad un discepolo che non morirà mai. Nei secoli successivi numerose furono le interpretazioni in merito. Tuttavia, l'ipotesi di un "ebreo errante" fu subito dichiarata eretica da Tertulliano nel III secolo. Tale argomento fu però ripreso in considerazione dall'arcivescovo bulgaro Teolfilatto nel XII secolo.
L'errante ricompare poi, ancora in molti scritti:
  • nel VI secolo, il monaco bizantino Giovanni Mosco ci testimonia che molte sono le leggende per le quali l'ebreo errante in realtà potrebbe essere Malco, la guardia del sommo sacerdote al quale Pietro apostolo, durante l'Arresto di Gesù, recise l'orecchio con la spada, quindi risanato da Gesù stesso. Sarebbe la stessa guardia che, poco dopo, in Gv 18,19, percuoterebbe Gesù: violento e irriconoscente al Cristo, sarebbe quindi costretto a errare per sempre.
  • una cronaca anonima di un monaco cistercense del convento italiano di Santa Maria di Ferraria a nord di Caserta, nell'allora Regno di Napoli, riferisce che nel 1223 sarebbero passati dei pellegrini europei. Questi testimoniarono d'aver incontrato, in Armenia, quendam Judaeum - un ebreo (la cui stessa leggenda gli attribuì il nome Cartafilo) che vagava da secoli per l'Europa. Durante la Passione, Gesù gli avrebbe detto: ego vado et tu expectabis me donec revertar, cioè io vado e tu mi aspetterai fino al mio ritorno. Questo viene confermato anche nei Flores Historiarum, di Roger de Wendover, si narra della visita fatta nel 1228 a Saint Alban da un arcivescovo armeno, che, interrogato a proposito di un certo Giuseppe di cui si parlava spesso tra la gente (de Joseph, viro illo, de quo frequens sermo habetur inter homines) e che si diceva vivere ancora dopo avere assistito alla Passione di Gesù, affermava di conoscerlo: il suo nome era Cartafilo, guardiano del pretorio all'epoca di Ponzio Pilato (Cartaphilus, praetorii ostiarius), che si sarebbe convertito e battezzato col nome di Giuseppe;
  • l'astronomo ed astrologo Guido Bonatti riferisce invece di un passaggio dello stesso Ebreo errante per la città di Forlì, passaggio che sarebbe avvenuto nel 1267;
  • anche una Cronaca rimata del XIII secolo di Philippe Mousqkes, arcivescovo di Tournai, riferisce fatti analoghi, attribuiti a vescovi dell'Armenia.
  • nel XVI secolo, l'ebreo errante apparirebbe nuovamente col nome di Ahasvero (o Assuero, un nome persiano citato anche nel Libro di Ester della Bibbia), citato in una lettera, attribuita da taluni studiosi a Chrysostomo Dedalaeo Vestphalo, dove Paul af Eitzen, vescovo di Schleswig, in Danimarca, nel 1547 avrebbe visto l'errante in una chiesa di Amburgo e avrebbe parlato con lui.


Cultura di massa

La figura dell'uomo vagabondo e condannato al nomadismo dalle stesse divinità è una figura ricorrente in quasi, se non tutte, le mitologie del mondo.
Alcuni interpreti vedono, nello specifico, l’ebreo errante come una personificazione metaforica della Diaspora del popolo ebraico. Un più allegorico punto di vista sostiene invece che l’"ebreo errante" personifichi un qualunque individuo che si renda conto dell’errore della sua malvagità. Nella storia, una varietà di nomi sono stati dati all'Ebreo errante, inclusi:
  • Ahasuerus (o Ahasverus o Assuero)
  • Buttadeus (o Buttadeu)
  • Cartophilus (o Cartophylax)
  • Der ewige Jude (tedesco: "L'Ebreo eterno")
  • Le Juif errant (francese: "L'Ebreo errante")
  • Isaac Laquedem, è un nome attribuitogli in Francia nelle leggende popolari e in un romanzo di Dumas
  • João Espera em Deus (portoghese: "Giovanni [che] aspetta Dio")
  • El Judío Errante (spagnolo: "L'Ebreo errante")
Nella fiabistica alpina italiana, l'errante incontrava incomprensione e atti ostili, in seguito avveniva la caduta in disgrazia delle comunità responsabili (comparsa improvvisa di un ghiacciaio). A volte un isolato atto di carità o gentilezza garantiva la salvezza degli autori del gesto tramite una profezia da parte dell'ebreo errante (oppure un avvertimento sulla maledizione da egli stesso scagliata). In alcuni racconti l'ebreo errante figurava come il portatore di nuove conoscenze (come la preparazione del formaggio). In generale un atto di ingiustizia causava la sua ira e la ripresa del suo ininterrotto vagare.



 
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