Le esperienze ai confini della
morte, note anche come NDE (sigla dell'espressione inglese
Near Death Experience, a volte tradotta in italiano come
esperienza di pre-morte) sono fenomeni descritti in genere sia
da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver
sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le
condizioni di encefalogramma piatto o di arresto cardiocircolatorio,
sia da soggetti che avevano vissuto l'esperienza del coma. A volte le
NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le
funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in
seguito a interventi chirurgici o gravi incidenti.
Descrizione
Caratteristiche delle NDE
I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali, hanno raccontato di aver provato esperienze che risulterebbero connotate da numerosi elementi comuni:- abbandono del proprio corpo con la possibilità di osservarlo dall'esterno (chiamata "autoscopia" o esperienza extracorporea), assistendo all'eventuale attività di medici e/o soccorritori;
- attraversamento di un "tunnel" buio, in fondo al quale si intravede distintamente una luce;
- raggiungimento di una sorta di "confine" in cui l'esperienza materiale si interrompe e si ha consapevolezza e timore di "tornare indietro", verso la vita terrena;
- sensazione di pace e serenità mai provate prima, difficilmente descrivibili con il linguaggio umano, fuori dallo spazio e dal tempo terrestre;
- difficoltà nel descrivere la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori e suoni meravigliosi, non riscontrabili in alcun modo sulla Terra;
- incontro con "altri esseri", identificati in genere con parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale;
- incontro con uno o più "esseri" luminosi, rivestiti di luce bianca e comunicanti sensazioni di "amore totale", spesso identificati sia dai credenti sia dai non credenti come Dio;
- "rivisitazione" della propria vita terrena (life review), comprendente anche episodi che sembravano dimenticati e relativi a momenti immediatamente successivi alla nascita; tale rivisitazione avviene in un clima di rilettura etica delle esperienze vissute;
- ritorno alla vita terrena accompagnato da un sentimento di rimpianto per non essere rimasti nell'aldilà, oltre al ritorno alla sofferenza fisica per il "rientro" nel proprio corpo fisico;
- timore di riferire ad altri l'evento vissuto per paura di non essere creduti, desiderosi comunque di condividere un'esperienza estremamente preziosa e importante;
- ritorno alla vita terrena con totale scomparsa del timore della morte, vista ormai come il felice passaggio a una realtà superiore;
- ritorno alla vita terrena che porta ad una riconsiderazione
dei veri valori della vita, con a capo l'amore verso tutti gli
esseri viventi e la ricerca dell'armonia con essi.
Ipotesi scientifiche
Poiché i racconti dei soggetti
rianimati, o risvegliatisi da un coma, costituiscono un corpus di
testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee,
molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni. Le critiche sulle
NDE si dividono sostanzialmente in due tipi, uno finalizzato a darne
una spiegazione scientifica e razionale, l'altro invece di puro
carattere spirituale o soprannaturale.
Le spiegazioni scientifiche mettono in
relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo
chimico, neurologico e biologico, strettamente legate al campo delle
neuroscienze, e tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni
particolari come quelle prima descritte. Ad esempio, alcuni effetti
dell'ipercapnia (aumento di CO2 nel sangue), ma anche l'impiego di
alcuni farmaci durante la terapia intensiva dei soggetti. Ad esempio,
la ketamina, somministrata a dosaggi sub-anestetici, potrebbe
determinare alcune sensazioni analoghe. Sul piano psicologico, le
percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo
autoconsolatorio e rassicurante, elaborati per descrivere in modo
chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al
momento del risveglio, come ad es. la forte luce, probabilmente
presente nella stanza d'ospedale, che spiegherebbe il ricordo del
presunto "tunnel" con la luce in fondo.
L'opinione del CICAP invece,
attribuirebbe il ricordo del tunnel come effetto dell'ipossia
cerebrale, che restringerebbe o, comunque, altererebbe il campo di
tutto l'apparato visivo. Lo stesso Comitato, attribuirebbe
l'autoscopia - o esperienza extracorporea - a un disturbo
psicopatologico causato dal trauma o dalla situazione altamente
emotiva, identificato come "depersonalizzazione somatopsichica".
Nel 2013, furono avanzate ipotesi su una disorganizzata, ma
significativa e transitoria iperattività elettrica del cervello
durante la fase iniziale di morte clinica, confermata parzialmente da
alcuni esperimenti sui ratti da parte del team di Jimo Borjigin,
University of Michigan Medical School.
Ipotesi su origini spirituali e/o paranormali
I sostenitori dell'origine paranormale,
metafisica o soprannaturale, collegano le NDE a una sorta di contatto
anticipato con l'aldilà, durante la quale il soggetto ha modo di
sperimentare direttamente la separazione fra anima e corpo, con la
sopravvivenza della sola anima come entità spirituale rispetto alle
spoglie mortali. Se interpellati su tali spiegazioni, i reduci da una
NDE, pur comprendendo la necessità e il desiderio di cercare
un'interpretazione razionale a quanto da loro vissuto, ribadiscono
come, nella loro percezione, la loro esperienza sia stata
interpretata come pienamente intensa e reale, e non un'ingannevole
apparenza indotta da fattori endogeni o esogeni.
D'altra parte, naturalmente, la
soggettività del vissuto non è considerata scientificamente
attendibile. Il più noto studioso di questi fenomeni fu il medico e
psicologo americano Raymond Moody, autore del celebre bestseller La
vita oltre la vita (Life after life), pubblicato nel 1975.
Diedero un rilevante contributo a questi studi, e alla loro relativa
divulgazione, anche il teologo francese François Brune, nel 1989,
poi il medico olandese Pim van Lommel, nel 2001, e Gary E. Schwartz
nel 2004.
Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo
libro I morti resuscitati, pubblicato negli Stati Uniti nel
1986 con il titolo Raised from the dead, afferma che le NDE
vanno distinte da pratiche esoteriche perché "la persona
coinvolta non va in cerca" di comunicazioni con l'Aldilà.
Osserva Antonio Socci: "Le NDE non hanno alcun rapporto con
pratiche che la Chiesa condanna. Non c'è nessuna controindicazione
di principio della Chiesa." Hebert scrive inoltre: "Le
moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano
lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa
attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di
Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla terra."
Osserva Antonio Socci: "È stato rilevato che le NDE di segno
negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai
diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente
meno numerose." Enrico Facco, specialista in neurologia e
professore di anestesiologia e rianimazione presso l'Università di
Padova, scrive: "Sono stati riportati in letteratura alcuni casi
che hanno descritto visioni infernali, come ad esempio luoghi bui,
scuri, laghi con acque nere e visioni di esseri anch'essi scuri e
terrificanti". Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati
e pubblicati su riviste mediche o specialistiche, la letteratura
sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di
sensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non
scientifici.
Inoltre, data la sua natura,
l'argomento ha suscitato numerose polemiche in ambito scientifico a
causa del tentativo, da parte di alcuni, di dare una spiegazione alle
esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze
religiose.
NDE nella religione cristiana
Nella tradizione agiografica cristiana,
non è infrequente incontrare la testimonianza di fedeli che
ricordano vicino al letto di morte la presenza di Maria. Secondo la
tradizione cristiana, Maria e gli angeli verrebbero in soccorso del
moriente per guidare la sua anima in Paradiso e impedire l'azione
dannatrice dei demoni in punto di morte: e anche per questo motivo,
Maria è chiamata dulcedo et spes nostra nella preghiera del
Salve Regina.
Non mancano nella Bibbia (e nelle vite
dei santi, come Itala Mela) casi di risurrezione, in cui quindi il
corpo umano è a tutti gli effetti morto, e l'anima da esso
separatasi ritornerebbe in un secondo momento nello stesso corpo
terreno che aveva prima di morire.
Ciò che si chiama NDE sarebbe
equivalente, secondo la tradizione cristiana, a una vera e propria
risurrezione dai morti (nello stesso corpo terreno): la grazia che
Dio sceglie di concedere, per un ritorno dell'anima dal
Paradiso-Corpo Mistico nel corpo nativo che la possedeva prima della
morte psico-fisica.
Il contributo di Pim van Lommel
Da un punto di vista strettamente
scientifico il contributo a tutt'oggi più approfondito è,
probabilmente, quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che,
insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa
rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto
per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi
scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica
dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era
quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato
di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività
cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.
Dopo una lunga analisi sui metodi
adottati, pazienti, medicine utilizzate ma soprattutto su
elettroencefalogrammi, si concluse che i ricordi della NDE riferiti
dai soggetti non coincidessero né con le irrilevanti attività
cerebrali riscontrate durante il monitoraggio EEG, né come
epifenomeni delle stesse, quasi a intendere le NDE come degli "stati
di coscienza" totalmente separati dal corpo. Data la prestigiosa
natura della rivista nella quale fu pubblicato, ben presto lo studio
fu attaccato dai sostenitori della teoria dello "stato di
coscienza" esclusivamente come prodotto di attività cerebrale.
Le critiche più dure furono mosse dalle colonne di Scientific
American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò
una precisa replica dove, esponendo il rigore scientifico della
ricerca, osservò che sulla base delle osservazioni registrate non
era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle rilevate e poi
pubblicate dal proprio team. Nel 2007 van Lommel ha raccolto i
risultati delle sue ricerche in un libro, tradotto in italiano con il
titolo Coscienza oltre la vita. La scienza delle esperienze di
premorte.
Il contributo e la scala di Greyson
Nel 2010 il professor Bruce Greyson
dell'Università della Virginia, dopo aver raccolto per anni vari
studi, stabilì una sorta di test, composto da 16 domande da
sottoporre ai soggetti interessati da una NDE, con tre scelte
multiple di risposta a testa. Tali domande si concentrano sui ricordi
della NDE, ad esempio come era la percezione del tempo (accelerato,
rallentato), l'intensità della pace, la presenza o meno di episodi
della propria vita, ecc. I risultati del test, secondo Greyson, sono
apprezzabili con un punteggio totale superiore a sette, sostenendo la
tesi che le NDE sono riconoscibili da altri stati di alterazione
psichica poiché di emotività molto intensa, quasi mistica, con
scene molto limpide e vivide. La scala Greyson è stata recentemente
utilizzata per condurre alcuni studi avanzati, senza ancora un vero e
proprio riscontro statistico, su delle NDE avvenute in soggetti, ad
esempio, ciechi dalla nascita, quindi assolutamente privi di una
memoria visiva.
Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"
Dal 2008 il dott. Sam Parnia,
professore assistente di terapia intensiva all'Università Statale
Stony Brook di New York, in collaborazione con il dott. Peter Fenwick
e i professori Stephen Holgate e Robert Peveler dell'Università
inglese di Southampton, è alla guida del programma AWARE ("AWAreness
during REsuscitation" ovvero "Consapevolezza durante la
rianimazione"), la ricerca sulle NDE più estesa mai condotta
che coinvolge ormai ben venticinque ospedali tra Regno Unito, Europa
centrale, Stati Uniti, Brasile e India. Durante lo studio AWARE i
medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del
cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco e, nello stesso
tempo, hanno in programma di testare la validità delle eventuali
esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti "vedono"
o "sentono" durante l'arresto cardiaco. In particolare,
come viene descritto nel programma di ricerca, la verifica dei
ricordi relativi agli eventi di rianimazione comprende anche l'uso di
oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente, come
immagini poste su supporti appesi al soffitto, in modo che siano
rivolte verso l'alto. Questi oggetti forniranno un marcatore
indipendente obiettivo durante l'arresto cardiaco, perché saranno
visibili solo da "qualcuno" che li osserva dall'alto.
Nel 2014 sono stati resi noti i
risultati dello studio condotto sotto la guida di Sam Parnia: è
emerso tra l'altro che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto
"percezioni di consapevolezza" durante l'arresto cardiaco,
ma solo il 9% ha avuto NDE. Il dottor Parnia ha affermato:
"Potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la
morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai
sedativi che sono stati somministrati.".
Particolarmente interessante è il caso
- citato in una intervista dallo stesso Parnia - di un assistente
sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere
lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di
rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale
era ricoverato. L’uomo, benché il suo cuore si fosse fermato per
tre minuti, ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli
infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature
mediche. Il particolare che ha attirato l'attenzione dei ricercatori
è stato che l'uomo ricordava i 'bip' emessi da un particolare
apparecchio, programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti.
NDE di personaggi noti
- Carl Gustav Jung
- Eben Alexander
- Elizabeth Taylor
- Sharon Stone
- Jane Seymour
- Peter Sellers
- Donald Sutherland
- Larry Hagman
- George Lucas
- Burt Reynolds
- Cino Tortorella
- Umberto Scapagnini
- Pam Reynolds
Esperienza di Jung
Una tra le più famose esperienze di
questo tipo è certamente quella occorsa al medico psichiatra e
pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung, che descrive la propria
esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi,
sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961. Nel 1944 infatti un
incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in
coma. In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene
dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che
la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero
concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti
diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo
poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra,
dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea
nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci
sentiremo tutti membri di un unico corpo."
Il caso di Gloria Polo
Tra le NDE più note, un caso
particolare è quello di Gloria Polo, medico dentista, nata a Huila,
in Colombia, nel 1958. Verso le 16.30 di venerdì 5 maggio 1995 si
stava recando all'Università Nazionale di Bogotà, insieme al marito
e al cugino: c'era un temporale e all'improvviso un fulmine colpì la
donna e il cugino, risparmiando il marito che camminava a qualche
metro di distanza. Il cugino, ventitreenne, morì sul colpo, mentre
la dottoressa, terribilmente ustionata, ebbe un arresto cardiaco. I
soccorritori riuscirono a rianimarla con un defibrillatore,
portandola subito dopo in ospedale.
La Polo racconta di essersi trovata,
mentre era a terra priva di vita, in un tunnel luminoso, in fondo al
quale vide una luce bianca stupenda, che le donò una felicità e una
pace indescrivibili, e poté abbracciare i suoi cari scomparsi. In
fondo al tunnel vide un giardino meraviglioso, il cui ingresso era
segnalato da due alberi, ma solo il cugino vi entrò. Gloria infatti
fu rianimata e si ritrovò in ospedale. Venne operata per asportarle
i tessuti bruciati, ma subì un secondo arresto cardiaco. Racconta di
essersi trovata stavolta in un luogo oscuro, popolato di creature
mostruose: terrorizzata invocò il Signore, pur essendo una cattolica
"tiepida", e sentì la sua voce che la interrogava alla
luce dei dieci comandamenti, mentre rivedeva la sua esistenza nel
"libro della vita". Nuovamente rianimata, cominciò un
lungo cammino di recupero fisico e spirituale, al termine del quale,
oltre alla professione medica, si dedica attualmente alla
divulgazione della sua esperienza.
Lo scrittore Antonio Socci, nel suo
saggio Tornati dall'Aldilà, sottolinea alcuni aspetti della
testimonianza della Polo che suscitano domande: per esempio, tra
l'incidente e la rianimazione trascorrono due ore, ma la donna non
riporta danni cerebrali. Inoltre risultano carbonizzati il fegato, i
reni, i polmoni, le ovaie e le gambe, che dovrebbero essere amputate
ma, contrariamente alle previsioni dei medici, si verifica una
graduale e completa guarigione, e la donna ha anche una nuova
maternità.
0 commenti:
Posta un commento