La clipeologia o paleoufologia
è la branca dell'ufologia che si occupa di presunti contatti con
oggetti volanti non identificati che sarebbero avvenuti nel passato,
anche remoto, dell'umanità. Al pari dell'ufologia, la clipeologia è
una pseudoscienza e le sue affermazioni non hanno valore scientifico.
Origine
Nel suo libro del 1953 intitolato
Flying Saucers, l'astronomo e scettico Donald Menzel riportò
uno strano fenomeno raccontato da Plinio il Vecchio e lo spiegò come
un fenomeno naturale; in seguito a ciò, alcuni studiosi e
appassionati di UFO hanno cominciato a ricercare nei testi di autori
antichi i racconti di strane apparizioni nei cieli, compilando liste
di tali fenomeni e ritenendoli simili, spesso acriticamente, ai
moderni UFO.
Il termine clipeologia fu
coniato nel 1959 dall'italiano Umberto Corazzi, che lo fece derivare
dalla parola "clypeus", nome dello scudo dei legionari
dell'Antica Roma, in riferimento ai racconti di apparizioni di
"clypei ardentes" (scudi di fuoco) riferiti da vari autori
latini. In Italia le idee inerenti alla clipeologia vennero diffuse
dalla rivista Clypeus, fondata a Torino nel 1964 dal
giornalista Gianni Settimo mentre al di fuori dell'Italia il termine
clipeologia non ebbe fortuna e si preferì quello di
paleoufologia.
Tra i principali sostenitori di queste
teorie vi sono gli italiani Gianni Settimo e Solas Boncompagni, i
britannici Raymond W. Drake e Desmond Leslie e lo statunitense Harold
T. Wilkins.
Campo di interesse
La clipeologia afferma che il fenomeno
dei presunti avvistamenti di UFO non sarebbe esclusivo dell'epoca
contemporanea, ma che oggetti sconosciuti sarebbero stati
testimoniati in cielo anche in passato, e che tali testimonianze
sarebbero assimilabili a quelle contemporanee. Oggetto di interesse
dei clipeologi sono le opere letterarie ed artistiche del passato
come testi sacri, cronache, diari di viaggio, libri di bordo,
dipinti, ecc., nell'ambito dei quali affermano di identificare
presunte testimonianze di avvistamenti UFO.
La clipeologia si differenzia
dall'archeologia spaziale, corrente dell'archeologia misteriosa,
perché quest'ultima è orientata a ricercare le tracce della
presunta presenza di visitatori extraterrestri in epoca preistorica e
protostorica nei reperti archeologici; le due discipline vengono
tuttavia ritenute complementari. Si differenzia inoltre dalla teoria
degli antichi astronauti perché quest'ultima non si limita a
supporre che siano avvenuti avvistamenti di UFO nei secoli passati,
ma ritiene che alcuni popoli antichi abbiano avuto contatti con
visitatori extraterrestri e che questi abbiano influenzato lo
sviluppo della civiltà umana.
Il limite temporale della clipeologia
non è chiaramente definito: secondo alcuni autori, dovrebbe
terminare nel giugno del 1947, data in cui è iniziata l'ufologia a
seguito dell'avvistamento di Kenneth Arnold; secondo altri autori
dovrebbe invece terminare con la Prima guerra mondiale, periodo in
cui l'aereo cominciò a diffondersi, mentre secondo altri dovrebbe
terminare quando cominciano ad essere diffuse le fonti
giornalistiche, cioè nell'Ottocento.
Riferimenti in letteratura
Secondo i sostenitori delle teorie
clipeologiche, nella letteratura antica vi sarebbero numerose
segnalazioni di oggetti volanti che si muovevano nel cielo. Spesso
tali fenomeni sono stati attribuiti a divinità o entità
soprannaturali, ma in altri casi, come nelle cronache o in altri
testi storici, gli autori avrebbero cercato di descrivere ciò che
vedevano senza confonderlo con immagini mitiche o religiose.
Diodoro Siculo ha raccontato che
nell'Antica Grecia il condottiero Timoleone avvistò una torcia
volante durante un viaggio in mare tra la Grecia e la Sicilia.
Nell'Antica Roma, autori come Plinio il
Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente hanno raccontato
l'apparizione nel cielo di torce, fiaccole e scudi ardenti e riferito
anche l'apparizione di due soli o due lune, mentre Seneca nelle
Naturales quaestiones ha riferito dell'apparizione di travi
luminose; Cicerone, nel De divinatione, ha riferito anche di
un'apparizione del sole di notte.
Anche nelle cronache del Medioevo si
trovano riferimenti a scudi ardenti, come quelli comparsi in cielo a
Sigiburg nel 776 e descritti negli Annales Laurissenses, all'epoca di
Carlo Magno, ma anche a croci luminose, come quella comparsa a
Firenze nel 1301 e descritta dallo storico Dino Compagni nella
Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi.
Nel Rinascimento vi sono riferimenti a
travi volanti infuocate, come quella segnalata da Leone Cobelli nel
1487 a Forlì e quella segnalata da Benvenuto Cellini vicino Firenze
intorno al 1550. Le cronache del Cinquecento hanno tramandato due
famosi eventi, il Fenomeno celeste di Norimberga del 1561 e il
Fenomeno celeste di Basilea del 1566.
Nel 1680 il cronista Erasmus Francisci
nel libro Der Wunder ha riferito di avvistamenti di navi
volanti avvenuti nei paesi del Nord Europa sul Mar Baltico nella
seconda metà dei Seicento e in un caso avvenuto nel 1665 sarebbe
apparso tra le navi un oggetto circolare avente la forma di "un
cappello da prete".
Riferimenti nella pittura italiana
Secondo alcuni ufologi, una delle
possibili testimonianze del possibile passaggio di UFO in passato
sull'Italia verrebbe dall'arte del XIV-XVI secolo. Infatti, secondo i
sostenitori di tali teorie, alcuni dipinti sembrerebbero raffigurare
corpi volanti le cui caratteristiche ricorderebbero da vicino quelle
descritti dai testimoni di presunti avvistamenti o dai cosiddetti
contattisti. Gli storici dell'arte forniscono per tali presunti UFO
interpretazioni tradizionali.
Tra i principali vanno ricordate: la
Madonna con Bambino e San Giovannino esposta nella
"Sala di Ercole" di Palazzo Vecchio a Firenze, in cui pare
apparire un oggetto somigliante ad una nave volante; la Tebaide
di Paolo Uccello, per la presenza di un oggetto volante "a
cappello da prete"; la Glorificazione dell'eucaristia
di Ventura Salimbeni, dove sembra essere rappresentato un globo
simile ad un moderno satellite; la Natività di Pinturicchio a
Spello dove appare un globo luminoso dall'aspetto metallico; la
Madonna di Foligno di Raffaello dove compare un grosso corpo
luminoso che cade sul tetto di un edificio.
Critiche e spiegazioni scientifiche
La clipeologia è una teoria che non ha
nessun riscontro scientifico, dunque incontra l'opposizione degli
scettici, ma anche tra gli ufologi si ammette che le presunte
manifestazioni di UFO nel passato non possono essere provate con
certezza. Il linguaggio usato dagli autori antichi è infatti
pre-scientifico e le metafore usate nelle descrizioni derivano spesso
dal mondo agricolo. A volte inoltre non è chiaro se l'autore stia
descrivendo il fenomeno in modo neutrale o lo stia interpretando.
Inoltre è stato obiettato che la descrizione dei fenomeni celesti
viene effettuata secondo il moderno metodo scientifico a partire dal
Settecento. Per tali motivi, le interpretazioni dei clipeologi
rimangono incerte e a volte appaiono piuttosto forzate.
Un'interpretazione scientifica di
questi eventi descritti dagli autori antichi non è agevole, tuttavia
in certi casi, dalla descrizione dei fenomeni e dal reperimento in
altre fonti della registrazione di fenomeni naturali coevi sia di
natura terrestre (terremoti, eventi meteorologici, ecc.) che
astronomica, è stato possibile ipotizzare spiegazioni scientifiche,
come pareli, paraseleni, bolidi, stelle novae, aurore boreali e luci
telluriche.
Riferimenti basati su fonti dubbie
A volte i clipeologi citano le fonti
antiche in modo approssimativo, per cui risulta difficile effettuare
i riscontri sulle fonti originali. Un esempio di ciò si ha a
proposito dell'avvistamento di due scudi volanti da parte
dell'esercito di Alessandro Magno nel 329 a.C. o nel 332 a.C.;
l'episodio è citato in un libro dell'ufologo Frank Edwards, senza
alcun riferimento alle fonti originali. L'ufologo Yannis Deliyannis
ha riscontrato che l'episodio non appare né in Plutarco né in
Arriano, i maggiori storici antichi di Alessandro, pertanto ha
ipotizzato che la fonte sia da ricercarsi in un errore di traduzione
di un passo di Quinto Curzio Rufo oppure nell'opera medievale Romanzo
di Alessandro, che raccoglie anche episodi leggendari della vita
del condottiero macedone.
Mistificazioni accertate
Alcune fonti storiche riportate da qualche clipeologo sono state successivamente accertate come false. Tra le più note si ricordano le seguenti:- Papiro Tulli: si tratta di un papiro egiziano scoperto nel 1934 dal professor Alberto Tulli, direttore del Pontificio Museo Egizio del Vaticano, che non potendolo acquistare lo ricopiò e lo fece tradurre; fu scoperto così che il testo parla dell'apparizione di cerchi di fuoco nel cielo dell'Antico Egitto. Negli anni novanta, un esame della traduzione da parte di esperti ha rivelato che si tratta di un falso.
- Avvistamento di Ampleforth: il clipeologo britannico Desmond Leslie ha riportato in un libro la notizia che un antico manoscritto racconta che nel 1290 i monaci dell'Abbazia di Ampleforth o Byland, situata in Inghilterra, videro in cielo un oggetto volante a forma di disco, di colore argenteo. Due studiosi, Christopher Evans e Samuel Rosenberg, hanno scoperto in seguito che si tratta di un falso realizzato da due studenti.
- Incidente di Alençon: il clipeologo italiano Alberto Fenoglio ha riportato in un articolo del 1966 che nel 1790 un oggetto volante circolare sarebbe apparso in Francia sopra la città di Alençon e si sarebbe schiantato al suolo, svanendo poi nel nulla, secondo un rapporto di polizia firmato dall'ispettore Liabeuf. Un'indagine condotta dall'ufologa belga Christane Piens ha dimostrato nel 1977 che si tratta di un falso, in quanto negli archivi di polizia francesi non c'è traccia del rapporto ed è stato accertato che non esisteva alcun ispettore che si chiamasse Liabeuf.
0 commenti:
Posta un commento