Iperborea è una terra
leggendaria, patria dell'anch'esso mitico popolo degli Iperborei.
Nei miti della religione greca e nelle
dottrine dei loro storici (tra cui Erodoto), gli Iperborei
(Ὑπερβόρεoι o Ὑπερβόρειoι,
"coloro [che vivono] oltre βορέας") erano un popolo
che viveva in una terra lontanissima situata a nord della Grecia.
Questa regione era un paese perfetto, illuminato dal sole splendente
per sei mesi all'anno. L'appellativo di iperboreo viene riferito da
Giamblico nel suo catalogo di pitagorici ad Abaris il quale viene
appellato in tal modo anche da Nicomaco mentre Eliano riferisce che,
a quanto detto da Aristotele, Pitagora era chiamato dai Crotoniati
Apollo Iperboreo.
Fonti letterarie sugli Iperborei
Ecateo di Mileto (VI secolo a.C.)
colloca gli Iperborei all'estremo Nord, tra l'Oceano (inteso come
l'anello d'acqua che la cultura greca immaginava scorrere attorno
alle terre emerse come se fosse un fiume) e i monti Rifei.
Ecateo di Abdera (IV-II secolo a.C.),
autore di un'opera Sugli Iperborei di cui ci sono pervenuti
solo alcuni frammenti, li colloca in un'isola dell'Oceano "non
minore della Sicilia per estensione". Su quest'isola, dalla
quale è possibile vedere la luna da vicino, i tre figli di Borea
rendono culto ad Apollo, accompagnati dal canto di una schiera di
cigni originari dei monti Rifei.
Esiodo colloca gli Iperborei "presso
le alte cascate dell'Eridano (Ἐριδανός)
dal profondo alveo". La cultura greca formulò numerose proposte
in merito alla sede geografica di questo fiume e due fonti in
particolare ci trasmettono la nozione secondo cui l'Eridano sfociasse
nell'Oceano settentrionale: Ferecide di Atene ed Erodoto, anche se in
seguito venne identificato.
Pindaro colloca gli Iperborei nella
regione delle "ombrose sorgenti" del fiume Istro (in greco
Ἴστρος, l'attuale Danubio). In un
passo del Prometeo Liberato Eschilo ricorda la fonte
dell'Istro come situata nel paese degli Iperborei e nei monti Rifei;
Ellanico di Lesbo e Damaste di Sigeo pongono la sede iperborea oltre
i monti Rifei; quest'ultimo, inoltre, ricorda i monti Rifei come
situati a nord dei grifoni guardiani dell'oro (si veda a tale
proposito il poema di Aristea di Proconneso sugli Issedoni).
Erodoto riassume un poema di Aristea di
Proconneso, ora perduto, nel quale l'autore riferiva di un proprio
viaggio compiuto per ispirazione di Apollo in regioni lontane, sino
al paese degli Issedoni, "al di là" dei quali ci sarebbero
gli Arimaspi monocoli, i grifoni custodi dell'oro e infine gli
Iperborei, che vivevano in una terra dove il clima era sempre
primaverile e piume volteggiavano nell'aria. Bruno Luiselli
ricostruisce la posizione degli Iperborei, sulla base di queste
indicazioni, come situata in zona uralica.
Per tutte queste caratteristiche
idilliache, iperboreo assunse in greco il significato di
"felice", "beato".
Iperborea nell'età moderna
L'astronomo e letterato francese Jean
Sylvain Bailly, verso la fine del Settecento, fu il primo autore
moderno a tornare a parlare di Iperborea, in alcune tra le sue opere
più importanti, tra cui le Lettres sur l'Atlantide de Platon
(1779) e l′Essai sur les fables et sur leur histoire
(postumo, 1798). Egli unì la tradizione di Iperborea al mito di
Atlantide, ipotizzando l'esistenza di un'antichissima civiltà
nordica. Bailly, nella sua concezione della storia, sosteneva infatti
la tesi secondo cui un'Atlantide Iperborea nordica fosse la civiltà
originaria del genere umano, che essa avesse inventato le arti e le
scienza e che avesse "civilizzato" i Cinesi, gli Indiani,
gli Egizi e tutti i popoli dell'antichità. Egli posizionò questo
popolo primordiale nel lontano nord dell'Eurasia, nell'isola di
Spitzbergen, nei pressi della Siberia, argomentando che quelle
dovevano essere state le prime terre abitabili quando la Terra,
originariamente incandescente ed inospitale alla vita secondo le
ipotesi paleoclimatiche teorizzate da Buffon e Mairan, aveva
incominciato a raffreddarsi. Il costante raffreddamento della Terra
le aveva però, successivamente, rese inabitabili e aveva seppellito
l'ancestrale territorio di questa civiltà sotto delle lastre di
ghiaccio, in modo da perdere completamente le tracce degli
Atlantidei, e obbligando i loro discendenti a spostarsi più a sud
per colonizzare le altre zone del globo.
Eppure, sebbene l'antirazzista Bailly
non avesse fatto riferimento ad alcun tipo di razza umana, da qui a
teorizzare un'origine iperborea della "razza ariana" il
passo fu breve. Helena Blavatsky descrisse ne La dottrina segreta
una storia fantastica dell'umanità, nella quale Iperborea è
rappresentata come un continente polare che si estendeva dall'attuale
Groenlandia fino alla Kamčatka e sarebbe stata la sede della seconda
razza dell'umanità, giganti androgini dalle fattezze mostruose.
Friedrich Nietzsche ne L'Anticristo
dice: "Iperborei siamo - sappiamo bene di vivere al margine. 'ne
per mare o per terra troverai il cammino che porta agli Iperborei',
già recitava Pindaro di noi. Oltre il Nord, oltre il ghiaccio, oltre
la morte- la vita nostra, la felicità nostra..." Si riferisce a
se stesso e ai suoi lettori elitari, in quanto già nella prefazione
del libro precisa: "Appartiene ai pochissimi questo libro. Non
ne è venuto al mondo neppure uno di costoro, forse. [...] V'è chi
nasce postumo."
Miguel Serrano, scrittore cileno
appartenente al filone occultista neonazista, affermò esplicitamente
che Iperborea sarebbe stata la prima casa degli ariani dopo lo sbarco
sulla Terra dalla "dimensione del raggio verde", che
sarebbe stato possibile grazie a una "fessura cosmica" di
Venere. La progenie degli ariani con gli "uomini-bestia"
allora presenti avrebbe dato origine all'umanità. Questo tuttavia
fece sì che gli iperborei perdessero la grazia originale e che la
loro terra sprofondasse dentro la Terra cava, dove, nelle città
sotterranee di Shambhala e Agartha, ancora si troverebbero uomini-dei
di pura discendenza ariana.
Tra gli scrittori che in una magica
terra chiamata "Hyperborea" hanno ambientato le loro storie
di fantasia vi sono H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Clark Ashton
Smith e Miloš Crnjanski.
Identificazioni
Alcune persone hanno voluto
identificare la terra degli Iperborei con un'ipotetica isola che,
alla pari di Atlantide, in tempi antichissimi sarebbe stata sommersa
(più di 11.000 anni fa), estesa dalle coste occidentali dell'Irlanda
alla Groenlandia, comprendendo interamente l'Islanda.
Altri studiosi hanno identificato
Iperborea come l'estremità settentrionale di Atlantide, mentre altri
studiosi ancora con Thule, altri semplicemente con la Scandinavia e
il Nord Europa, terre sconosciute e misteriose per gli antichi Greci.
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