giovedì 1 settembre 2022

Dimensione parallela

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Una dimensione parallela o universo parallelo (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa) è un ipotetico universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nella maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale. L'insieme di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso. Il concetto di "altri universi" non è estraneo alla letteratura scientifica: esistono alcune teorie cosmologiche e fisiche che ammettono la loro esistenza, la più famosa delle quali è la teoria delle stringhe. In campo filosofico, un indagatore del tema delle dimensioni parallele fu Auguste Blanqui, che nel 1872 indagò gli aspetti teorici e filosofici di un universo a infinite dimensioni nell'opera L'Eternité par les astres. Opera anomala nella produzione di Blanqui, essa anticipa elementi che si ritrovano anche in Jorge Luis Borges.
Nella narrativa fantascientifica, il concetto di universi paralleli viene introdotto per la prima volta dallo scrittore statunitense Murray Leinster nel 1934, per essere ripreso in seguito da molte opere successive divenendo così un tema classico della letteratura fantascientifica.

Introduzione

Va precisato che il lemma "dimensione" (con l'accezione di regione o luogo spaziale occupabile e/o percorribile), sebbene nel gergo colloquiale e narrativo possa genericamente riferirsi a un'ulteriore realtà nascosta o oscura ma simile o sovrapponibile alla struttura del nostro mondo, in contesto prettamente scientifico va distinto dagli altri termini (universo parallelo, realtà parallela, universo alternativo, realtà alternativa) in quanto designa una o più quantità e qualità metriche intrinseche al luogo misurato (inerenti a qualche specifica topologia): ad esempio con le caratteristiche di "quarta dimensione" è definibile una configurazione (come l'ipersfera) che manifesta proprietà e relazioni spaziali differenti da quelle tridimensionali a noi presenti e direttamente visibili, che non si riesce neppure a raffigurarla mentalmente a meno di ricorrere ad un modello geometrico composito, il cui segno grafico ha aspetto solo indicativo e ne inquadra i singoli caratteri riducendoli nei limiti tridimensionali. Così in tal contesto, asserire l'esistenza fisica d'altra aggiuntiva dimensione parallela, oltre le tre normalmente osservate nel nostro universo (euclideo), implica dichiarare la presenza di misure/elementi/forme (associabili a cifre) passibili di misurazione, le quali affiancano e/o completano l'estensione (superficiale e volumetrica) normale, ma restando fuori dalla gamma compresa e percepita empiricamente dall'apparato sensorio naturale. Dunque la complessiva rappresentazione pluridimensionale più corretta è approcciabile solo per mezzo o con ausilio matematico. In breve, al di là della facilità con cui artisticamente a volte s'illustrano esotiche "dimensioni spaziali" e si usa l'espressione come sinonimo indicante località comunque praticabili come il nostro ambiente, esse possono ben delinearsi e approcciarsi solo con calcolo e ricomposizione indiretta e astratta.
Comunque, malgrado la incompatibile recepibilità (almeno completa e diretta) di strutture metricamente pluridimensionali da parte di quelle corporee a sole tre dimensioni, si stanno studiando soluzioni scientificamente attendibili per aggirare le restrizioni fisiche e sfruttare almeno una ulteriore dimensionalità (nel tessuto spazio-temporale conosciuto) per aprire passaggi occasionali in grado di trasportare viaggiatori e/o oggetti (che nello spostamento però continuerebbero a rimanere e a sperimentare solo le proprie dimensioni originarie) tra punti anche reciprocamente remoti del cosmo, o per muoversi avanti e indietro nel cronotopo. L'uso di materia esotica con proprietà e effetti antigravitazionali, prodotta artificialmente o trovata in natura, è indispensabile a tal scopo. Ma su queste possibilità, che avvicinano la produzione fantascientifica alla scienza ortodossa, vi è marcata divisione nella comunità accademica; e sul tema si resta nell'ambito puramente teorico mancando, finora, solidi indizi osservativo-sperimentali relativi in scala macroscopica. Ma qualche spiraglio s'intravede nello studio al livello quantistico. Difatti il meccanismo (per ora avveniristico e ipotetico), per creare dei tunnel utili al suddetto obiettivo, sarebbe espandere ai limiti del macrocosmo quelle proprietà che diverse teorie (ma non tutte, non v'è unanimità di giudizio) calcolano esistenti ma confinate al massimo entro la misura del nucleo atomico.
In sintesi, per le prospettive prettamente empirico-scientifiche e pratiche, per realizzare la possibilità dei viaggi nel tempo e/o in altre dimensioni e universi (ad esempio attraversando un buco-nero) è anzitutto indispensabile fondere in unico teorema fisico matematicamente coerente la teoria quantomeccanica e quella relativistica che finora divergono, in specie per la differente considerazione delle proprietà del campo gravitazionale. In quanto tali spostamenti crono/dimensionali presuppongono la piena (e fin alle loro estreme conseguenze logiche) padronanza e applicazione tecnologica d'entrambe le discipline.
Il viaggio nel tempo e il passaggio in una o più dimensioni parallele, restano così temi strettamente connessi spesso anche nell'espressioni classiche della fantascienza; che le interessano in quanto il concetto di realtà parallela, nell'ambito del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia vaste possibilità all'intreccio narrativo; implicando che se in una realtà un determinato evento s'evolve in una direzione, in altre, fra quelle parallele, probabilmente può divergere verso un alternativo esito. L'invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell'ucronia; anche se in tale filone generalmente non contemplata la compresenza di più dimensioni. Il tema delle dimensioni parallele si lega frequentemente a quello del viaggio nel tempo, ed è motivo di riflessione e indagine epistematica insieme alla scientifica oltre che d'attenzione artistica, a causa dei paradossi che quest'ultimo può generare. (Al proposito il quantistico David Deutsch ritiene che proprio la ramificazione del cosmo in realtà parallele, almeno quella compatibile con la teoria di Hugh Everett, offra una scappatoia/soluzione alle paventate attese paradossali (autocontraddittorie) degli spostamenti verso il passato: dei quali il principale è il paradosso del nonno).
A cavallo tra gli anni novanta e primi duemila, in ambito cosmologico, sono state elaborate tipologie di possibili universi coesistenti e paralleli. Una delinea la presenza d'universi in serie a noi contigui, in quanto collocati a fianco del nostro in un bulk, che arriva ad avere una quinta dimensione (o quarta spaziale), che farebbe da contenitore alle loro rispettive estensioni, aventi tutte proprietà metriche tridimensionali (quadridimensionali, comprendendo anche la dimensione-tempo). Essi sarebbero posizionati uno accanto all'altro, come i fogli racchiusi in un libro: composto da pagine bidimensionali ma che nel loro insieme sono inserite in un contenitore (il libro) con tre dimensioni. Questo significherebbe che all'interno d'un ampio vuoto iper-spaziale, tanti universi (sia per proprietà che leggi globali) non dissimili dal nostro, siano così contigui da sfiorarci ma senza noi poterli percepire direttamente, in quanto le forze naturali (come quella elettromagnetica) captabili da apparati sensoriali e/o tecnologici, restano confinate nelle dimensioni del loro luogo cosmico originario; ma, in questo schema, con l'eccezione della gravitazione: il cui "campo" è ritenuto in grado di propagarsi oltre ogni distinto mondo dimensionale che ne è causa e fonte. I piani su cui materialmente risiederebbero tali universi vengono spesso definiti (in ambito teorico) "membrane" o "brane". Secondo alcune vedute potrebbe trattarsi anche d'un unico, infinito, piano spaziale ma ripiegato più volte: affine (figurativamente) a un nastro a tratti curvato su sé stesso, in strati geometricamente paralleli. Questo modello così esplica, almeno in parte, anche la ragione di quella che comunemente è denominata materia/massa oscura: astronomicamente rilevata, in via indiretta, proprio per effetto gravitazionale; entità che empiricamente risulta estendersi intorno alle galassie e ai raggruppamenti che esse formano nel cosmo visibile.


Aspetti metafisici

Si può aggiungere alle tipologie riguardanti eventuali dimensioni parallele anche un'interpretazione contemporanea d'aspetto metafisico e spiritualista/spiritistico. È la visione propugnata attualmente nei saggi di Walter Semkiw, medico statunitense, tra i quali "Return of the revolutionaries: the case for reincarnation". Questo saggio e la sua cornice di convinzioni si basa anche su coincidenze osservate considerate non casuali e reperti (visivi) giudicati non artificiosi. L'impianto generale della concezione riprende alcuni temi già conosciuti e acquisiti dalla tradizione medianica, occultista anche ricollegati a influenze mistiche orientali relative al ciclo escatologico delle rinascite, vi s'intravede il riverbero della cognizione indù del karma; e temi in parte originali, proiettabili in un contesto moderno e tecnologico. In sintesi si sostiene la presenza d'un piano con proprietà fisiche che ripetono, con qualità superiore, quelle terrestri e adatto alla prosecuzione d'una vita dopo quella terrena: e a seconda dei casi quasi speculare a essa. Tale regione dovrebb'esser strutturata in graduali livelli: dai meno ai più evoluti, nei quali è contemplato pure il noto medianico "piano astrale". Veri livelli spaziali paralleli, riservati ai soggetti deceduti, e adeguati alle rispettive virtù e imperfezioni morali espresse nell'esperienza terrena. Fra le possibilità sarebbe consentito viaggiare in tali spazi anche a bordo di vari velivoli, fra i quali mongolfiere uguali a quelle usate sulla Terra.
Un corpo di leggera sostanza eterea, contenuto in quello umano naturale (composto materia pesante) ma a esso esteticamente somigliante, si trasferirebbe, subito o poco dopo la morte, in tale alto luogo: profilabile com'un'altra dimensione parallela alla terrestre. Dove, liberati dal consueto fardello carnale, i corpi meno grevi, continuerebbero a vivere con modalità riproducenti quelle del mondo materiale; potendovi praticare addirittura le stesse attività, ludiche, intellettuali e professionali, svolte nell'esistenza terrena, in condizioni apparentemente simili sebbene molto più funzionali e soddisfacenti: perfino disponendo di campi sportivi, come da golf o d'altri sport e d'aree adibite allo svago, oltre che di laboratori scientifici. E i là dimoranti, di tanto in tanto, cercherebbero di comunicare con l'umanità terrena mediante apparecchiature tecnicamente affini a quelle elettroniche e trasmittenti, là appositamente costruite e migliorate da avanzate innovazioni. Per questo essi sarebbero udibili o visibili a volte fra le immagini dei consueti schermi televisivi o fra l'onde captate dai comuni nostri radioricevitori e simil strumenti. Da quel mondo gli ex defunti riuscirebbero anche a telefonere ai loro amici, colleghi, o parenti ancora vivi. "ITC": Instrumental Trans Communication, è denominato questo sistema di presunti contatti e il loro studio sistematico. Suddetti corpi eterei però non resterebbero necessariamente stabili, ma pur essi verrebbero abbandonati, anche mediante una specie di seconda morte, al compimento di evoluzioni spirituali verso ulteriori livelli dimensionali. Comunque tali entità resterebbero soggette a tornare nella vita materiale con reincarnazione: manifestando parecchie proprietà fisio-somatiche e attitudini mentali e comportamentali della loro precedente esistenza terrena, e a tratti mantenute nell'altra dimensione. A volte tali anime rinate sono recenti e altre appartengono a epoche storiche, e qui possono ricondividere o reincontrare persone già praticate in un loro comune passato, che però rinascendo spesso dimenticano o di cui ricordano solo qualche riverbero in modo vago o indistinto. L'autore del testo suindicato, Walter Semkiw, sarebbe riuscito ad individuare un gruppo di reincarnati che, alla luce delle sue indagini, parteciparono alla guerra d'indipendenza americana e a volte, pur se in altre vesti, celebri in questa nuova vita; qualcuno ora già rideceduto: fra i quali spicca il nome del noto astronomo Carl Sagan, il quale sarebbe stato un (pur se nella nuova vita a propria insaputa) indipendentista americano, e intellettuale/scienziato all'epoca già d'un certo rilievo.
Quest'idea, per quanto ai rigori della tradizionale razionalità si presenti fantasiosa o bizzarra, è teorizzata e seguita, e negli USA sta ottenendo un certo interesse attivo, anche da e fra esponenti dediti a normali attività e professione scientifica; e si vanno disponendo centri di studio e ricerca pure a tratti con qualche partecipazione accademica e collaborazioni qualificate: quali di medici, neurologi, psicologi...etc. A riprova il libro di Semkiw, qui summenzionato, si trova fra quelli elencati nel sito americano di Kary Mullis. (Non mancano produzioni cinematografiche o narrative che s'ispirino a tale prospettiva).

Teoria di Everett: l'interpretazione dei "molti mondi"

Una fra le teorie, quotata ora da una buona porzione di stimati fisici contemporanei, che dà plausibilità all'esistenza d'una pluralità d'universi contigui: è l'interpretazione a realtà parallele, appartenente alla disciplina della meccanica quantistica/meccanica ondulatoria; denominata successivamente (da Bryce DeWitt) "a molti mondi" (a volte riportata, in acronimo anglosassone, come MWI: Many Worlds Interpretation). Essa fu elaborata e proposta da Hugh Everett III a partire dagli ultimi anni cinquanta. Uno dei maggiori sostenitori della teoria è il fisico David Deutsch, dell'Università di Oxford, il quale nel suo noto saggio La trama della realtà definisce genericamente la fisica quantistica (con evidente riferimento a Everett) "la fisica del multiverso".
Va specificato che la teoria originaria non par contemplare una distinzione fisica netta fra universi differenziati, come sembra nella elaborazione che ne propose, forse il suo principale primo seguace, B. DeWitt. Al proposito esponiamo qui qualche stralcio della tesi originaria everettiana: "...D'altra parte si ha a che fare con lo stesso sistema fisico, e da questo punto di vista è lo stesso osservatore, che è in stati diversi...In questa situazione useremo il singolare quando vorremo sottolineare che si ha a che fare con un unico sistema fisico e il plurale quando vorremo sottolineare le diverse esperienze degli elementi separati della sovrapposizione..." (quindi qui è più la molteplice visione d'uno stesso ambiente esperibile che di veri e propri universi con reciproci confini perimetralmente delineati).
In linea di massima tale interpretazione nega che vi sia disuguaglianza tra le leggi dei processi basilari che regolano i fenomeni microscopici o elementari (come l'indeterminazione dei risultati sperimentali), indagati dalla quantomeccanica, e quelli macroscopici (o macro-cosmici) sistematizzati dalla scienza classico-relativistica. Ciò, in ultima analisi, comporterebbe anche che non avvenga mai il cosiddetto collasso della funzione d'onda, evento implicito nella teoria "ortodossa" (della "Scuola di Copenaghen", ma non unicamente in essa): il quale riduce l'osservabile a un solo rilevabile stato conclusivo fra quelli teoricamente previsti (e sommabili col principio della sovrapposizione quantistica); ciò riguarda sia l'evoluzione dei sistemi sperimentali sia quelli producentesi spontaneamente in natura (come il decadimento/trasformazione degli elementi atomici).
Ma per l'interpretazione everettiana, che predilige l'impianto deterministico della meccanica ondulatoria elaborata da Erwin Schrödinger, ognuno degli stati finali possibili (dei processi empirici considerati) si concretizza materialmente: tramite la continua diramazione dell'intera realtà/universo che li contiene, coerentemente con gli stati risultanti e secondo le probabilità con cui essi possono manifestarsi.
Anche l'osservatore, necessario per la rilevazione dello stadio conclusivo del sistema, si ritrova suddiviso in più repliche di sé: una per ogni misurazione alternativa che l'evolversi quantistico consente. Però in tal contesto, prescindendo dall'opera di preparazione degli eventuali esperimenti, egli resta spettatore dell'effetto rilevato, essendo gli sviluppi teoricamente considerati del tutto oggettivi e determinati dalle leggi della Natura e non dall'atto osservativo; come invece le concezioni vicine a quella "ortodossa" in varia modalità suppongono: associando l'atto osservativo/misurativo all'immediato prodursi d'una riduzione (parziale cancellazione) dei risultati della dinamica empirica che guida la materia sotto esame. Dinamica descrivibile e prevedibile dalla funzione d'onda quantistica(Ψ): l'elaborazione matematica delle sue fasi.
Nella formulazione di Everett, all'interno dell'universo, per ogni evoluzione quantistica, emerge un sistema complessivo isolato: composto da un sottosistema (oggetto e processo quantistico osservato) e dal sistema restante (l'osservatore di suddetto processo) che evolvono insieme e quindi determinano ulteriori possibili stati della realtà, parallelamente alla realtà iniziale.
In sunto: secondo il criterio everettiano lo sviluppo empirico dei sistemi quantici e l'osservatore che li indaga sperimentalmente, o che semplicemente risente delle loro proprietà infine rilevabili, non vanno ritenuti separabili ma vincolati in ogni fase determinante dell'evoluzione quantica, diretti dal complessivo meccanismo universale che regola tutti i processi naturali; che, in modo impercettibile, tende a un'illimitata suddivisione/replicazione dell'intera realtà (in relative varianti), fin dal principio del tempo.
Attualmente l'impostazione su cui si basa la teoria a molti mondi (o delle realtà parallele) è, in buona parte, apprezzata da autorevoli cosmologi, che v'intravedono una peculiare capacità esplicativa riguardo agli istanti precedenti l'inizio del nostro universo e la sua causa, come ad esempio le affini elaborazioni quantistiche di Stephen Hawking sulla "funzione d'onda d'universo".
Complessivamente la concezione di Everett, in un'ottica strettamente fisico-sperimentale, contempla un parametro innovativo e logicamente autoconsistente ma empiricamente controverso, e non usufruendo finora (inizio 2013) di prove o osservazioni specifiche a suo netto vantaggio, da una parte autorevole della comunità scientifico-accademica non è accettata. Quindi resta nel novero dell'interpretazioni non più che ipotetiche, avanzate per comprendere quegli aspetti oscuri, e quelli per cui anche la sua esplicazione matematica è giudicata incompleta, ricorrenti nei fenomeni quantistici. Comunque tutti gli esperimenti finora compiuti non l'hanno ancora confutata, perciò continua a rappresentare almeno una potenziale alternativa alla visione originaria impostata da Niels Bohr e seguita dalla Scuola di Copenaghen.
Per l'ampio intreccio d'accadimenti e storie, che le sue conseguenze implicano, questo tema ha offerto fertile campo per le elaborazioni narrative su pagine e film improntati da scenari fantastici e fantascientifici; perciò la sua prospettiva fu a volte anticipata dalla letteratura. Nell'opera scritta incominciata nei primi anni cinquanta da Clive Staples Lewis, il ciclo delle Cronache di Narnia, e terminata di pubblicare poco prima della tesi proposta da Everett, l'autore (all'incirca nel 1950) nel romanzo Il leone, la strega e l'armadio pone queste battute in bocca a due suoi protagonisti: ...chiese Peter «Ci sarebbero davvero altri mondi accanto al nostro?» «Niente di più probabile» rispose il Professore...e borbottando «Ma cosa diavolo insegnano, dico io, nelle scuole?».

Aspetti filosofici

Il filosofo statunitense David Lewis negli ultimi decenni del Novecento elaborò una teoria che pare ricalcare almeno esteriormente la visione multiversale di Everett, però in chiave e con motivazione specificatamente filosofica, senza riferirsi ai paradigmi quantistici, come quello delle probabili ramificazioni in autostati conseguenti ai processi della funzione d'onda, o dell'osservazione sperimentale.
Tipico del suo pensiero è la logica espressa nella forma (da egli teorizzata) del "realismo modale"; secondo la quale per dar consistenza alle soluzioni dei problemi collegati alla definizione e determinazione del mondo empirico, con le sue specificità temporali ed individuali, è fondamentale riconoscere che per ogni relativo evento e comportamento esiste un'entità "controfattuale", cioè una reale controparte equivalente, che attua le varianti degli eventi: qui realizzatisi in uno solo dei possibili modi correlati. In riferimento ad un suo esempio, se si riconosce che una guardia avrebbe potuto dar l'allarme per evitare un crimine qua commesso, è coerente accettare l'idea dell'esistenza d'una controparte ("controfattuale") di tale guardia, essenzialmente con identità uguale pur se del tutto separata e fisicamente indipendente, che in un altro mondo, né causalmente né casualmente legato all'altro (benché suo corrispettivo), ha messo in pratica quel potenziale gesto che qui è mancato (sviluppi impliciti nella "teoria della controparte").
Lewis, considerando come già storicamente sia ricorsa, in filosofia (vedi Leibniz), l'idea dei mondi possibili, avanzata solo quale modello puramente esemplare per meglio affrontare razionalmente i più controversi problemi epistemologici, arriva alla conclusione che invece può con legittimità ritenersi indispensabile: proprio valutarla come descrivente la realtà esistente. La sua pubblicazione più famosa è appunto il libro On the plurality of Worlds (del 1986) che nelle pagine iniziali, relativamente a una pluralità materialmente concreta di mondi (in vari gradi) simili e/o uguali, dove si svolgerebbero eventi da poter porre in reciproca comparazione, asserisce "...l'ipotesi è utile e questa è una ragione per pensare che sia vera..." E continua l'esposizione spiegando come quest'ipotesi riesca a chiarire molte questioni logico/filosofiche, nonché gli interrogativi emergenti nello studio della semantica, del funzionamento mentale e (naturalmente) della scienza fisica.
Riassumendola, in linea di massima: esiste un mondo per ogni modo possibile in cui esso può esistere. In genere, per l'analisi d'ogni elemento osservato ci si basa proprio sui confronti fra la sua determinazione empirica e le modalità alternative e logicamente coerenti e autoconsistenti che l'elemento potrebbe manifestare, e ciò implica che tali possibilità sia corretto giudicarle vere in tutti i sensi.

Rappresentazioni delle dimensioni parallele nella fantascienza

Attorno all'ipotesi dell'esistenza delle dimensioni parallele sono state create numerose ambientazioni per libri, film, fumetti e serie televisive. Il comune denominatore delle vicende raccontate è la possibilità di viaggiare o di interagire con mondi esistenti nelle varie dimensioni teorizzate dall'idea di multiverso e dall'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica.

mercoledì 31 agosto 2022

Multiverso

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In fisica moderna il multiverso è un'ipotesi che postula l'esistenza di universi coesistenti fuori del nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele; è la possibile conseguenza di alcune teorie scientifiche, specialmente la teoria delle stringhe e quella delle bolle ("inflazione caotica").
Il termine fu coniato nel 1895 dallo scrittore e psicologo americano William James. Il concetto di universi paralleli fu ripreso dallo scrittore di fantascienza statunitense Murray Leinster nel 1934, e in seguito da molti altri, come Jorge Luis Borges, divenendo un classico della fantascienza.
Dal punto di vista filosofico, l'ipotesi è antica, seppur posta come pluralità dei mondi simili alla Terra già dagli atomisti greci, e ha trovato vigore nella scoperta della grandezza effettiva dell'universo, contenente miliardi di galassie, a partire dalla rivoluzione copernicana in poi. Un precursore dell'idea moderna di multiverso fu il filosofo rinascimentale Giordano Bruno.
Dal punto di vista scientifico il concetto di multiverso fu proposto in modo rigoroso per la prima volta da Hugh Everett III nel 1957 nell'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica. L'ipotesi è fonte di disaccordo nella comunità dei fisici che la collocano nella scienza di confine. Alcuni affermano che la teoria deve essere oggetto di appropriati studi scientifici per poter essere validata.Tra i sostenitori di almeno uno dei modelli del multiverso ci sono Stephen Hawking, Steven Weinberg, Brian Greene, Michio Kaku, Neil Turok, Lee Smolin, Max Tegmark, Andrej Linde e Alex Vilenkin. Tra coloro che non accettano l'ipotesi così com'è formulata, o che la criticano, ci sono David Gross, Paul Steinhardt (che ha affermato la possibilità di due mondi-brana che collidono, ma non di infiniti universi, dato che è stato uno dei fondatori della teoria delle stringhe), Roger Penrose (che ne propone una sua versione molto differente da quella "classica") e Paul Davies, per i quali la questione è più filosofica che scientifica, quindi dannosa per la fisica teorica in quanto semplicemente pseudoscienza, essendo una speculazione teorica non confermata da dati o evidenze sperimentali, ed essendo le teorie stesse da cui deriva non confermate sperimentalmente.


Il multiverso nella cosmologia

Il multiverso è, scientificamente parlando, un insieme di universi coesistenti previsto da varie teorie, come quella dell'inflazione eterna di Linde o come quella secondo cui da ogni buco nero esistente nascerebbe un nuovo universo, ideata da Smolin. Le dimensioni parallele sono contemplate anche in tutti i modelli correlati al concetto di D-brane, classe di P-brane inerenti alla teoria delle stringhe.

Hugh Everett III e la sua "interpretazione a molti mondi"

Il concetto di multiverso fu proposto in modo serio per la prima volta nella cosiddetta "interpretazione a molti mondi" della meccanica quantistica di Hugh Everett III, nella sua tesi di dottorato (The Many-Worlds Interpretation of Quantum Mechanics, abbreviata in MWI): ogni misura quantistica porta alla divisione dell'universo in tanti universi paralleli quanti sono i possibili risultati dell'operazione di misura.
La teoria del multiverso proposta da MWI ha un parametro di tempo condiviso. In molte delle sue formulazioni, gli universi costituenti il multiverso sono strutturalmente identici, e possono esistere in stati diversi anche se possiedono le stesse leggi fisiche e gli stessi valori delle costanti fondamentali. Gli universi costituenti sono inoltre non-comunicanti, nel senso che non può esservi transito di informazioni tra di essi, anche se nell'ipotesi di Everett potenzialmente potrebbero esercitare un'azione reciproca.
«Le dimensioni del Multiverso sono così smisurate che hanno come conseguenza che da qualche parte esistono altri esseri uguali a noi, ma non rischiamo di incontrarli. La distanza che dovremmo percorrere è così grande che il numero di chilometri ha più cifre di quante sono le particelle dell'Universo conosciuto.»
(Max Tegmark)

Interpretazione di Copenaghen

Altre interpretazioni della molti-mondi sono quella di Copenaghen e quella delle "storie consistenti". In queste ipotesi, lo stato dell'intero multiverso è correlato agli stati degli universi costitutivi dalla sovrapposizione quantistica, ed è descritto da una singola funzione d'onda universale. Simili a questa visione sono l'interpretazione a molteplici storie di Feynman e quella di Zeh a molte menti.
L'interpretazione a molti mondi (Many Worlds Interpretation) non può spiegare l'apparente universo antropico, perché le costanti fisiche di almeno una parte degli infiniti "mondi" possibili sono le stesse. L'interpretazione a molti mondi può, comunque, spiegare l'esistenza (all'apparenza improbabile) di un pianeta come la Terra. Vedasi l'Ipotesi della rarità della Terra: se l'interpretazione a molti mondi fosse corretta, esisterebbero così tante copie del nostro universo che l'esistenza di almeno un'altra Terra non sarebbe sorprendente.

Teoria delle "bolle" o universo a inflazione caotica

La teoria delle bolle è la teoria del multiverso solitamente più accreditata, perché più aderente ai dati e alle misurazioni.
La formazione del nostro universo da una "bolla" del multiverso fu proposta da Andrej Linde, sulla base degli studi di Alan Guth sull'inflazione cosmologica negli anni '80, ed è nota come teoria dell'universo a bolle.
Il concetto dell'universo a bolle comporta la creazione di universi derivanti dalla schiuma quantistica di un "universo genitore". Alle scale più piccole (quantistiche), la schiuma ribolle a causa di fluttuazioni di energia. Queste fluttuazioni possono creare piccole bolle e wormhole. Se la fluttuazione di energia non è molto grande, un piccolo universo a bolla può formarsi, sperimentare una qualche espansione (come un palloncino che si gonfia), ed in seguito contrarsi. Comunque, se la fluttuazione energetica è maggiore rispetto ad un certo valore critico, dall'universo parentale si forma un piccolo universo a bolla che va incontro ad un'espansione a lungo termine, e permette la formazione sia di materia che di strutture galattiche a grandissima scala.

Teoria del Multiverso di David Deutsch

Nella "Teoria del Multiverso" il fisico David Deutsch, uno dei massimi teorizzatori viventi della computazione quantistica e dei computer quantistici, vede proprio nella realizzabilità di tali dispositivi la prova sperimentale di una iperstruttura cosmologica detta multiverso.

Teoria delle stringhe e delle superstringhe

Nell'ambito della teoria delle superstringhe, troviamo un quarto tipo di multiverso, le membrane. Secondo la teoria delle stringhe, la materia è composta da minuscole corde vibranti in uno spazio di 11 dimensioni (10+1), 7 in più dello spazio 3 D a noi noto (più la dimensione temporale).
Le stringhe potrebbero essere aggregate a membrane 3 D (o più) immerse in uno spazio molto più ampio (iperspazio): ogni membrana è un universo distinto. Alcuni ritengono che il Big Bang all'origine del nostro universo sia stato causato da uno scontro tra due o più membrane.
Secondo la teoria delle stringhe e delle superstringhe, le ipotesi di natura corpuscolare e ondulatoria della materia non sono alternative. A livello microscopico, la materia appare composta da particelle, in realtà aggregati di cariche energetiche. Ad una dimensione di analisi crescente, queste particelle si presentano composte da energia.
Il costituente primo della materia sono stringhe di energia che vibrano ad una determinata frequenza o lunghezza d'onda caratteristica, e che si aggregano a formare particelle.
Gli infiniti universi paralleli potrebbero coesistere nello stesso continuum di dimensioni, vibrando a frequenze differenti. Il numero di dimensioni necessarie è indipendente dal numero di universi, ed è quello richiesto per definire una stringa (al momento 11 dimensioni). Questi universi potrebbero estendersi da un minimo di 4 a tutte le dimensioni in cui è definibile una stringa. Se occupano 4 dimensioni, queste sono il continuo spazio-temporale: nel nostro spazio-tempo, coesisterebbero un numero infinito o meno di universi paralleli di stringhe, che vibrano entro un range di lunghezze d'onda/frequenze caratteristico per ogni universo. Coesistendo nelle stesse nostre 4 dimensioni, tali universi sarebbero soggetti a leggi con significato fisico analogo a quelle del nostro universo.
La novità di questa teoria è che gli infiniti universi non vivono in dimensioni parallele, e non necessita di postulare l'esistenza di più di 4 dimensioni di spazio-tempo. Ciò che consente di definire una pluralità di universi indipendenti non è un gruppo di 4 o più dimensioni per ogni universo, ma l'intervallo di lunghezze d'onda caratteristico.
L'intervallo teorico di frequenze/lunghezze d'onda per le vibrazioni di una stringa determina anche il numero finito/infinito di universi paralleli definibili.

Correlazioni con la "regolazione fine" del cosmo

L'esistenza di universi paralleli costituisce una possibile spiegazione del misterioso fine-tuning (“regolazione fine”, o “perfetto accordo”) cosmologico nei confronti della vita. Alcune costanti della natura del nostro universo sono infatti perfettamente regolate per consentire l'esistenza della vita: una loro minima variazione avrebbe reso quest'ultima impossibile. Alcuni scienziati suppongono perciò che esistano innumerevoli universi governati da leggi fisiche diverse, e che solo una minima percentuale di questi (tra cui il nostro, evidentemente) sia in grado di ospitare esseri viventi.
Esempi di parametri "finemente regolati" sono:
  • Densità dell'energia oscura
  • Intensità delle forze fondamentali: gravità, elettromagnetica, nucleare forte e nucleare debole
  • Massa delle particelle: elettroni, neutroni, protoni ecc.
  • Dimensioni spaziali e temporali: tre e una
Se i suddetti parametri fossero (in alcuni casi anche lievemente) differenti da quelli attuali, la vita non avrebbe potuto svilupparsi nell'universo: gli atomi non sarebbero stabili, non esisterebbero le stelle, non potrebbero formarsi molecole di carbonio ecc.
In alternativa agli universi paralleli, altre spiegazioni avanzate per la regolazione fine sono la coincidenza fortuita o il progetto intelligente.

Possibile misurazione degli effetti del multiverso

Nel luglio del 2007 Tom Gehrels dell'University of Arizona ha pubblicato un articolo dal titolo "The Multiverse and the Origin of our Universe", in cui suggerisce gli effetti misurabili dell'esistenza del multiverso.

Ipotesi del Multiverso nella fisica

Laura Mersini-Houghton propose la teoria che il "cold spot" rivelato dal satellite WMAP potrebbe fornire un'evidenza empirica misurabile per un universo parallelo all'interno del multiverso. Secondo Max Tegmark, l'esistenza di altri universi è conseguenza diretta delle osservazioni cosmologiche. Tegmark descrive l'insieme generale di concetti correlati che condividono la nozione che esistono altri universi al di là di quello osservabile, e si spinge a fornire una tassonomia degli universi paralleli organizzata a livelli.

Classificazione

Per poter rendere chiara la terminologia, i fisici George Ellis, U. Kirchner e W.R. Stoeger consigliano l'utilizzo del termine "Universo" per il modello teorico della totalità dello spaziotempo connesso nel quale viviamo, dominio universo per l'universo osservabile o una parte simile dello stesso spazio-tempo, "universo" per uno spazio-tempo generale, che si applica sia al nostro "Universo" oppure ad un altro disconnesso dal nostro, multiverso per una collezione di spazio-tempi non connessi tra di loro, e universo a multi-dominio per riferirsi a un modello dell'insieme di spazio-tempi singoli connessi nella modalità descritta dai modelli della teoria dell'inflazione caotica.
I livelli secondo la classificazione di Tegmark descritti secondo la terminologia di Ellis, Koechner e Stoeger sono brevemente descritti in seguito.

Universi a multi-dominio (nell'interpretazione di Ellis, Koechner e Stoeger)

I Livello (Multiverso aperto): Una predizione generica di inflazione cosmologica è quella dell'universo infinito dell'ipotesi ergodica, che, essendo infinito, deve contenere vari volumi di Hubble che adempiano tutte le condizioni iniziali.

Universi con costanti fisiche diverse

II Livello (Teoria dell'universo a bolle di Andrej Linde): Nell'inflazione caotica, altre regioni termalizzate possono avere diverse costanti fisiche, diversa dimensionalità e diverso contenuto di particelle (sorprendentemente, questo livello include anche la teoria di Wheeler sull'universo oscillante).

Multiversi (nell'interpretazione di Ellis, Koechner e Stoeger)

Livello III (Interpretazione multimondo di Hugh Everett III): si tratta di un'interpretazione della meccanica quantistica che propone l'esistenza di universi multipli aventi tutti le stesse costanti fisiche ma che si differenziano per ciò che succede al loro interno: ad esempio, se in un universo una particella elementare subisce l'effetto tunnel, in un altro non lo fa; allo stesso modo, sempre a titolo di esempio, un uomo potrebbe venire ucciso in un universo ma non in un altro e così via. Molti ritengono che l'interpretazione di Everett sia un'estensione conservativa della meccanica quantistica standard, il che vuol dire che se si riesce ad esprimere i suoi risultati nel linguaggio della meccanica quantistica ordinaria, essa non porta a nuovi universi con leggi e costanti fisiche diverse, ossia a nuovi risultati non-contemplati dalla fisica senza interpretazione everettiana, ciò che rende quest'ultima superflua dal punto di vista del Rasoio di Ockham. Questo, secondo Tegmar, "è un fatto ironico, dal momento che storicamente questo livello è stato il più controverso". Nel settembre del 2007 David Deutsch ha presentato quella che viene considerata una prova dell'interpretazione a molti-mondi.

Insieme definitivo

Livello IV (insieme definitivo di Tegmark): altre strutture matematiche danno differenti equazioni fondamentali per la fisica. Questo livello considera reale ogni ipotetico universo basato su queste strutture. Siccome esso contiene tutti gli altri insiemi porta a chiusura la gerarchia dei multiversi: non ci può essere un livello 5. La questione ancora aperta riguarda le possibili suddivisioni del livello IV in futuro.

Teoria M

Un multiverso di una specie differente è stato ipotizzato con l'estensione a 11 dimensioni della teoria delle stringhe conosciuta come Teoria M. In questa teoria il nostro universo, così come gli altri, sono creati da collisioni fra membrane in uno spazio a 11 dimensioni.

Critiche

Le ipotesi sul multiverso sono controverse all'interno della comunità scientifica, e non ancora accettate dalla maggioranza degli studiosi. Le critiche più ricorrenti sono le seguenti:
  • Gli universi paralleli non sono osservabili, non solo di fatto ma (generalmente) nemmeno in linea teorica; manca la verificabilità empirica, che demarca il discorso scientifico dagli altri ambiti
  • Non sembrano superare il criterio della falsificabilità di Popper
  • Sono una conseguenza di ipotesi scientifiche ancora incerte e controverse
  • In quanto soluzione complicata e ridondante, rischiano di soccombere al “rasoio di Occam”
  • In generale molti considerano simili prospettive più filosofiche che scientifiche, più vicine alla metafisica che alla fisica

Rappresentazioni del multiverso nella fantascienza

Attorno all'ipotesi dell'esistenza del multiverso sono state create numerose ambientazioni per libri, film, fumetti e serie televisive. Il comune denominatore delle vicende raccontate è la possibilità di viaggiare o di interagire con mondi esistenti nelle varie dimensioni teorizzate dall'idea di multiverso.


martedì 30 agosto 2022

Perché i fantasmi giapponesi hanno una fascia in testa?


È perché è così che i morti erano vestiti nell'era Edo.

Molte storie di fantasmi classiche sono state create nell'era Edo o basate su eventi realmente accaduti nell'era Edo.

Questo mostra i vestiti e gli accessori per i morti. Quando qualcuno muore, il suo corpo viene lavato con rispetto e si veste come di seguito. Fondamentalmente è il modo in cui i viaggiatori di quell'epoca erano vestiti perché la gente pensava che i morti camminassero verso il regno dei morti attraversando un grande fiume. Quindi, ci sono un bastone, ghette e una borsa e monete per le tasse della barca.


Quello che hai visto sulla fronte dei fantasmi giapponesi è in alto. Si chiama 天冠 (Tenkan). Sembrano esserci varie teorie sul motivo per cui i morti lo indossano (i viaggiatori viventi non indossano Tenkan), come essere educati nei confronti di Enma (giudice dell'aldilà) o non essere disprezzati nel regno dei morti. È considerato un accessorio formale.

Molti becchini spiegano questo come il modo in cui il corpo dovrebbe essere vestito anche oggi. Ma non l'ho mai visto in nessuno dei 10 funerali a cui ho partecipato in giro per Tokyo. Indossavano abiti che piacevano alla persona quando era viva o abiti eleganti che avevano. Ma questo tipo di cerimonie sono molto locali. Regioni diverse hanno usanze e regole diverse. Dovrebbero esserci regioni in cui le persone vestono i morti in quel modo.


lunedì 29 agosto 2022

Viaggio interstellare

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Il viaggio interstellare è il viaggio – con o senza equipaggio – tra le stelle, come il nostro Sole, per raggiungere altri sistemi planetari (o sistemi stellari con pianeti) simili al nostro sistema solare.
La capacità di raggiungere altre stelle è frenata dalle enormi distanze. La tecnologia attualmente disponibile non permette di percorrere simili spazi in tempi inferiori ai cento anni.
L'idea di posare il piede su pianeti ad anni luce di distanza, viaggiando a bordo di un'astronave ha stuzzicato la fantasia di molti romanzieri di fantascienza, a cominciare dai pionieri del genere come Jules Verne passando per il filone della space opera, ma ha affascinato anche numerosi scienziati.
Per attraversare le enormi distanze interstellari sono state ipotizzate varie soluzioni.


Missioni robotiche
Il problema principale dei viaggi interstellari usando le tecnologie attuali è il trasporto di carburante necessario per raggiungere velocità considerevoli. Al 2018, quattro sonde stanno lasciando il sistema solare, Voyager 1, Voyager 2, Pioneer 10 e Pioneer 11 e per percorrere una distanza simile a quella della stella più vicina, Proxima Centauri, occorrerebbero circa 80.000 anni.


Breakthrough Starshot
Breakthrough Starshot è un progetto annunciato da Juri Milner e Stephen Hawking per raggiungere Alfa Centauri con una minisonda robotica dotata di vela solare dal peso di pochi grammi, spinta da una propulsore laser esterno alla sonda.


NASA 2069
Un concetto simile è stato pensato dalla NASA; pur non avendo ancora le tecnologie disponibili, l'agenzia spaziale sta sviluppando un concetto per rendere il viaggio possibile per il 2069, scelto simbolicamente come centenario dello sbarco sulla Luna


Missioni umane
Astronavi generazionali
Una nave generazionale è un ipotetico tipo di nave spaziale interstellare in grado di viaggiare a velocità variamente inferiori a quella della luce, e proprio per questo destinata ad ospitare generazioni di esseri umani, in vista di un viaggio che potrebbe durare secoli o anche migliaia d'anni. Le navi generazionali sono state descritte come immensi scafi in grado di mantenere in vita per secoli un equipaggio di migliaia di persone, mantenendo un ecosistema necessario alla produzione di aria respirabile e cibo. Allo stato attuale della tecnica è l'unico sistema teoricamente attuabile.

Animazione sospesa
Per ridurre drasticamente la durata soggettiva del viaggio, ma anche il consumo di risorse a bordo, si è ipotizzato che l'equipaggio dell'astronave, o buona parte di esso, possa essere messo in uno stato di animazione sospesa (come l'ibernazione), utilizzando una tecnologia non ancora disponibile. L'astronave in questo caso verrebbe guidata da un sistema automatico (un sofisticato computer), oppure da una piccola parte dell'equipaggio in stato di veglia. A seconda della durata del viaggio, sarebbe possibile effettuare delle turnazioni.

Invio di embrioni
La colonizzazione tramite embrioni è un concetto teorico che implica l'invio di una missione robotizzata su un pianeta abitabile di tipo terrestre trasportando embrioni umani surgelati, oppure trasportando mezzi tecnologici o biologici per creare in loco embrioni umani.
La proposta aggirerebbe o ridurrebbe alcuni seri problemi tecnologici presenti in altri concetti di colonizzazione interstellare. Contrariamente all'animazione sospesa, non richiede il "congelamento" - tecnicamente più impegnativo - di esseri umani pienamente sviluppati. Rispetto ad una nave generazionale, richiederebbe risorse notevolmente inferiori in termini di pura massa e di complessità nella costruzione del veicolo spaziale. Inoltre, gli embrioni potrebbero essere lanciati dalla Terra con sistemi alternativi, a buon mercato ma incompatibili con un equipaggio, come un cannone spaziale.

Contrazione temporale
Ipotizzando di riuscire a costruire un sistema propulsivo in grado di portare il veicolo ad una velocità molto prossima a quella della luce si sperimenterebbe, secondo il meccanismo della dilatazione del tempo previsto dalla teoria della relatività, un effetto di rallentamento dello scorrere del tempo all'interno della nave. Questo permetterebbe all'equipaggio di effettuare un viaggio della durata di decine d'anni mentre a bordo dell'astronave trascorrerebbero solo pochi mesi o anni.

Tipi di propulsione
Per un viaggio interstellare a velocità inferiore a quella della luce si potrebbero impiegare razzi a fusione nucleare, che farebbero uso dell'energia generata da un reattore a fusione nucleare (come il Collettore di Bussard) oppure della propulsione nucleare ad impulso, come l'astronave del Progetto Dedalo; quest'ultima potrebbe raggiungere circa il 10% della velocità della luce, per cui potrebbe arrivare solo alle stelle più vicine al Sole come Alpha Centauri.
I razzi a fotoni potrebbero raggiungere velocità molto prossime a quella della luce (dall'80% al 99,9%) e potrebbero arrivare più lontano, ma per il momento sono soltanto teorici.

domenica 28 agosto 2022

Ciò che sembra magia ma non lo è?

Deglutizione della spada.



L'inghiottimento delle spade viene sempre mostrato insieme ad alcuni trucchi magici e questo ha fatto pensare che l'atto in sé sia un trucco magico.

Allora, come è possibile?

Il mangiatore di spade è una persona che può ingoiare una spada da 40 centimetri, che non entra necessariamente nello stomaco.

La lunghezza del tubo digerente dall'incisivo al punto in cui l'esofago si unisce allo stomaco è di circa 40 cm di lunghezza.

L'atto di ingoiare la spada richiede tempo per imparare, ma fondamentalmente l'iperestensione del collo aiuta ad allineare il tratto gastrointestinale superiore in modo che una spada contundente possa scivolare dentro.


sabato 27 agosto 2022

Ade

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Ade, o Hades (in greco antico: ᾍδης, Hádēs), è un personaggio della mitologia greca, figlio di Crono e Rea.
Dio dell'Ade, delle ombre e dei morti. È conosciuto anche come Axiokersos poiché coniuge di Persefone, soprannominata infatti "axiokersa", e Katakthonios ossia "Signore degli Inferi".
Nella mitologia romana la sua figura corrisponde a quella di Plutone.
Sposo di Persefone.
Alcuni autori gli attribuiscono la paternità di Zagreo e di Melinoe e secondo la Suda (un testo tardo-bizantino del X-XI secolo), avrebbe avuto una figlia di nome Macaria, dea della buona morte.
Appena nato, fu brutalmente ingoiato dal padre. I suoi fratelli seguirono la stessa sorte con eccezione dell'ultimogenito Zeus, che ideò uno stratagemma con la madre Rea, grazie al quale il padre rigurgitò i figli.
Ade partecipò alla Titanomachia, nell'occasione in cui i Ciclopi gli fabbricarono la kunée, o elmo dell'oscurità, un magnifico elmo magico in pelle d'animale che gli permette di diventare invisibile: si poté introdurre così segretamente nella dimora di Crono rubandogli le armi e, mentre Poseidone minacciava il padre col tridente, Zeus lo colpì con la folgore.
In seguito, ricevette la sovranità del mondo sotterraneo e degli Inferi, quando l'universo fu diviso con i suoi due fratelli Zeus e Poseidone, che ottennero rispettivamente il regno del cielo e del mare.
Viene annoverato saltuariamente fra le Divinità olimpiche, nonostante questo sia contrario alla tradizione canonica; Ade è d'altra parte poco presente nella mitologia, nonostante sia uno degli dei più potenti, essendo essenzialmente legato ai racconti legati agli eroi: Orfeo, Teseo, Piritoo ed Eracle sono fra i pochi mortali ad averlo incontrato. Inoltre la tradizione lo vuole riluttante ad abbandonare il mondo dell'Aldilà: le uniche due eccezioni si ricordano per il rapimento di Persefone e per ricevere alcune cure dopo essere stato ferito da una freccia di Eracle.
La leggenda lo vuole padrone delle greggi solari, al pascolo nell'isola Erizia, la cosiddetta isola rossa, dove il Sole muore quotidianamente. Il pastore era chiamato Menete.
Tuttavia in queste storie è chiamato Crono, o Gerione.
Ade, innamorato di Persefone, la rapì con il consenso di Zeus; mentre stava raccogliendo dei fiori in compagnia delle ninfe le apparve un Asfodelo (il fiore da cui anche gli Dèi sono attratti) e quando lei lo colse, Ade la rapì. Il rapimento, secondo alcuni, avvenne ai piedi del monte Etna. Sua madre, Demetra, dea del grano e dell'agricoltura (nonché del ciclo delle stagioni), disperata per la scomparsa della figlia, la cercò per nove giorni arrivando fino alle regioni più remote: il decimo giorno, con l'aiuto di Ecate ed Helios, seppe che il rapitore era il Dio degli Inferi. Adirata, Demetra abbandonò l'Olimpo e scatenò una tremenda carestia in tutta la Terra, affinché questa non offrisse più i suoi frutti ai mortali e agli Dèi. Zeus tentò allora di riconciliare Ade e Demetra, per evitare la fine del genere umano: inviò il messaggero Ermes al fratello, ordinandogli di restituire Persefone, a patto che ella non si fosse cibata del cibo dei Morti.
Ade non si oppose all'ordine ma, poiché Persefone era effettivamente digiuna dal ratto, la invitò a mangiare prima di tornare dalla madre: le offrì così un melograno, frutto proveniente dagli Inferi, in dono. In procinto di mettersi sulla via di Eleusi, uno dei giardinieri di Ade, Ascalafo, la vide mangiare pochi grani del melograno: in questo modo si compì dunque il tranello ordito da Ade, affinché Persefone restasse con lui negli Inferi. Allora si scatenò nuovamente l'ira di Demetra, Zeus propose un nuovo accordo, per cui, dato che Persefone non aveva mangiato un frutto intero sarebbe rimasta nell'oltretomba solamente per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così trascorrere con la madre il resto dell'anno; avrebbe trascorso così sei mesi con il marito negli Inferi, e sei mesi con la madre sulla Terra. La proposta fu accettata da entrambi, e da quel momento si associano la primavera e l'estate ai mesi che Persefone trascorre in terra dando gioia alla madre, e l'autunno e l'inverno ai mesi che passava negli Inferi, durante i quali la madre si strugge per la figlia.
Secondo Ovidio e Strabone, Ade tentò di approfittarsi della ninfa Menta. Persefone, gelosa del marito, si dispiacque dell'unione e si infuriò quando Menta proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie arti erotiche molto sviluppate. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi: Ade le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta, ma Demetra la condannò alla sterilità, impedendole di produrre frutti.
Ade aveva un tempio ai piedi del monte Mente in Elide.
Leuce, un'altra ninfa figlia di Oceano, fu rapita da Ade e trasformata da Persefone in pioppo bianco presso la fontana della Memoria.
Il regno dell'Ade corrisponde più genericamente al mondo degli Inferi ed in principio nella lingua greca antica solo il caso genitivo del nome della divinità era impiegato come abbreviazione per intendere la casa del dio dell'oltretomba. In seguito e per estensione, si cominciò a utilizzare il termine in tale significato anche nel nominativo.
Nella mitologia latina inizialmente Plutone (l'alter ego latino di Ade) è dapprima definito come il Signore degli Inferi e solo successivamente Signore dell'Ade.
Per Ade si sacrificavano, principalmente nelle ore notturne, pecore o tori neri, e coloro che offrivano il sacrificio voltavano il viso, poiché guardare negli occhi Ade senza l'ordine o il permesso del dio avrebbe portato immediatamente alla morte. Il suo culto non era molto sviluppato ed esistono poche statue con sue raffigurazioni. Euripide indica che Ade non riceveva libagioni rituali.
Il principale tempio di Ade, in comune con Persefone, si trova nell'Epiro, la casa di Ade, dove aveva sede il Nekromanteion, l'oracolo dei morti. Dei pochi altri luoghi di culto a lui dedicati, uno dei più noti è in Samotracia (sebbene più propriamente dedicato a Pluto), mentre si suppone ne esistesse uno situato nell'Elide, a nord ovest del Peloponneso e un ulteriore a Eleusi, strettamente connesso con i misteri locali.
Un altro tempio, sempre in comune con Persefone, si trova in Turchia, a Ierapoli, dove i sacrifici veninano effettuati in corrispondenza della "porta dell'inferno".
Veniva solitamente rappresentato come un uomo tenebroso, barbuto, freddo e serio (ma mai cattivo), spesso seduto su un trono e dotato di una patera e di uno scettro, con il cane a tre teste protettore degli Inferi, Cerbero. A volte si trovava anche un serpente ai suoi piedi. Indossa molto spesso un elmo, oppure un velo che gli copre il volto e gli occhi. Suo attributo era la cappa che rende invisibili. Si hanno sue rappresentazioni in moltissimi contesti ceramici, soprattutto nelle pìnakes di Locri Epizefiri. Altri esempi si conoscono in alcuni affreschi della Tomba dell'Orco (altro nome del dio) a Tarquinia, mentre ad Orvieto se ne ha una raffigurazione all'interno della Tomba Golini I. Per la Grecia si ricordano un trono del Partenone attribuito a Fidia ed una base colonnare da Efeso, più esattamente dal Tempio di Artemide. Nel mondo romano i sarcofagi, soprattutto in età tardo antica, usavano rappresentare il ratto di Proserpina e dunque una raffigurazione del dio infernale. Molto famosa in epoca barocca la versione scultorea di Gian Lorenzo Bernini del Ratto di Proserpina, di estremo virtuosismo. Fra le versioni pittoriche dell'episodio si ricorda il Ratto di Proserpina di Rembrandt.
Ade è l'antagonista principale del film d'animazione della Walt Disney Hercules del 1997 e anche della serie animata spin-off del 1998 Hercules. La versione Disney è stata poi usata nella serie videoludica Kingdom Hearts e nella serie ABC C'era una volta.
Ade è uno dei personaggi principali del manga ed anime I Cavalieri dello zodiaco, in cui i protagonisti sono coinvolti in un combattimento finale contro di lui, quale dio degli Inferi.
Ade è presente nella saga letteraria Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, padre di Nico e Bianca di Angelo.
Ade è uno degli antagonisti principali del videogioco Horizon Zero Dawn, in cui vuole distruggere la terra con delle macchine, simili ad animali.
Ade è presente nella saga originale (ambientata in Grecia) del videogioco God of War; nel terzo capitolo lo si affronta e uccide.
Ade compare come antagonista ricorrente nella serie videoludica Kingdom Hearts, assieme ai suoi scagnozzi Pena e Panico.
Appare anche nella serie animata Zig & Sharko.
Ade è l'antagonista principale del film Scontro tra titani.
Ade è presente nella serie TV Once upon a time.
Nell'ultimo film della trilogia Disney Descendants, Ade è l'ex marito di Malefica, cattiva della La bella addormentata nel bosco, oltre ad essere il padre di sua figlia, Mal, la protagonista della trilogia.

venerdì 26 agosto 2022

Corone egizie

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La Corona per l'antico popolo della valle del Nilo, era riservata alle divinità ed al sovrano come simbolo del potere con attributi magici-identificativi e fin dal periodo predinastico l'iconografia egizia e la statuaria ne mostrano un numero notevole, assimilando ad essa anche il copricapo ed il simbolo.
Con significato emblematico, le corone occupavano il punto più elevato del corpo e lo superavano implicando quindi il concetto di superamento, perfezione e superiorità ma altri significati erano dati dal materiale con le quali erano realizzate e dalla loro forma.
Alcune corone, molte delle quali estremamente variegate, erano esclusive di una divinità mentre altre erano intercambiabili, tanto che persino il sovrano, divinità egli stesso, veniva rappresentato con le medesime corone degli dei. Quelle prettamente regali venivano chiamate "le grandi di magia" ed un testo ci narra che il re defunto divorava corone per acquisire la loro potenza e forza nel periglioso viaggio nell'Oltretomba.
Esse erano generalmente affidate ad un nobile, dignitario di corte, che prendeva il titolo di "Guardiano della corona che adorna il re" oppure "Intimo consigliere delle due corone".
Verso il Periodo saitico alcune di queste corone divennero molto complesse e pesanti, con l'aggiunta di corna ritorte, dischi solari e urei, tanto che gli egittologi ne hanno ipotizzato uno scarso uso. Ulteriore caratteristica era la sovrapposizione di più corone.
Per le corna d'ariete, usate nella decorazione delle corone, occorre precisare che l'ariete con le corna orizzontali a spirale era Ovis longipes palaegypticus già estinto verso la XII dinastia egizia quando apparve l'ariete sheft, detto anche montone sahariano, ossia Ovis platyra aegyptiaca che era quello con le spesse corna ritorte.

Per completezza aggiungiamo:
Khat: era una corona più semplice del nemes, le punte invece di cadere in avanti, venivano intrecciate sulla schiena coprendo le orecchie. Spesso veniva rappresentata come una parrucca e con l'aspetto di rete, raramente era fatta in tessuto a strisce. Era provvista di un cerchio decorato anteriormente con un cobra e un avvoltoio che rappresentavano le Due Terre.

Diadema: era la corona più semplice con la quale il sovrano compariva in pubblico. Sul diadema, il corpo sinuoso dell'ureo costituiva la parte superiore mentre la testa era posizionata in corrispondenza della fronte. Due elementi in oro pendevano nella parte posteriore. L'ureo reale rappresentava la forza del sovrano e lo difendeva dai nemici con il suo "soffio di fuoco". Spesso questa semplice corona veniva sovrapposta alle altre.

Avvoltoio: era la tipica corona delle regine e veniva raffigurato con le ali aperte. Sopra poteva essere posta un'ulteriore corona con il disco solare, due alte piume di struzzo e, qualche volta, anche l'ureo. Questa corona era portata anche dalle dee.

Modio: copricapo o corona a forma di vaso o canestro svasato verso l'alto. Poteva essere impreziosito con urei. Era portato indifferentemente da uomini e divinità e poteva servire come base per ulteriori corone.

Hemhemet: questa complicata corona era composta da un modio con sopra tre corone atef a fasci di papiro, recanti alla base ed in cima un disco solare e chiusi in doppie corna a forma di lira. Era sormontata da corna d'ariete e decorata con urei. Veniva indossata per indicare un atteggiamento di tipo aggressivo.


Copricapi di divinità
I due copricapi più ricorrenti nell'iconografia delle divinità egizie sono:
il disco solare con due corna a forma di lira: questo copricapo era tipico delle divinità femminili ed era formato dal disco solare tra due corna a forma di lira. Era tipico della dea Hathor e, verso la fine della XXVI dinastia, anche della dea Iside. La distinzione tra le due dee è rappresentata dalle piccole orecchie di vacca (mucca o toro) di Hathor.

Atef: simbolo di Osiride e uno dei copricapi più comuni nelle immagini delle divinità. Era formato dalla Corona bianca completata da due piume di struzzo (simboleggianti Maat, cioè la verità e la giustizia); poteva essere composto da un fascio di papiri a forma di tiara con disco solare, con corna di ariete e urei.


Corona con disco solare e corna a forma di lira
A partire almeno dal Nuovo Regno, fino all'epoca romana, rimase tipica del defunti la Corona di giustificazione, legata sia alla vittoria di Osiride sulla morte che ai raggi solari di Ra. Non risulta alcuna catalogazione completa dei copricapi delle divinità, per la difficoltosa decodificazione delle caratteristiche divine modificate e stratificate dal sincretismo. L'unica certezza sull'identità può essere data dal nome, scritto in geroglifico, o dal simbolo entrambi generalmente apposti sopra la testa. Poiché a ogni copricapo divino iconograficamente attestato non corrisponde un nome specifico, seguono le immagini di alcune divinità con i copricapi che generalmente le distinguevano, fermo restando il principio dell'intercambiabilità dei copricapi.

 
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