sabato 9 dicembre 2023

IL DIVORATORE DI OMBRE


Nelle antiche scritture orientali si narra dell'esistenza di una creatura ibrida, descritta come parte coccodrillo, parte leone, e parte ippopotamo, conosciuta come il Divoratore. Questa figura compare sia nel celebre Libro egiziano dei morti che in altri testi riguardanti il destino dei defunti, come le scritture gnostiche o il Libro del Bardo Thödol tibetano, durante ciò che è conosciuto come il "Giudizio dei morti". In queste narrazioni, si parla di un tribunale divino composto da divinità, sedute in cerchio, molte delle quali hanno fattezze animali, alcune con teste di scimmia, il cui compito era valutare le azioni e le colpe del defunto attraverso domande per giudicarne l'onestà e la moralità.

Nel Libro dei morti egiziano, in particolare, la purezza del defunto veniva valutata tramite la psicostasia, nota come la "pesatura del cuore". Il cuore, considerato il registratore di tutte le azioni compiute durante la vita, veniva posto su una bilancia con una piuma sull'altro piatto. La dea Maat, simbolo dell'ordine cosmico, della giustizia e della verità, sorreggeva la bilancia e posizionava il cuore del defunto. Se il cuore bilanciava con la piuma, il defunto veniva dichiarato "giusto" e ammesso nel Regno dei morti. Altrimenti, per ordine di Osiride, il cuore veniva dato in pasto al Divoratore, chiamato Ammit, mentre l'anima era condannata a risiedere nel duat, il regno degli inferi.

Nel Bardo Thödol tibetano, si trova una versione simile del Divoratore, ma sulla bilancia, al posto della piuma, venivano poste pietruzze bianche e nere.

Jorge Luis Borges, nel suo Manuale di zoologia fantastica, descrive il tribunale dell'aldilà dei tibetani, dove il defunto giurava di non aver causato sofferenza o morte, di non aver rubato, di non aver commesso ingiustizie. Se le sue parole fossero risultate false, i giudici lo avrebbero consegnato al Divoratore, assistito da un'altra mostruosa creatura chiamata Babài, di cui Plutarco parla soltanto accennando alla sua spaventosa somiglianza con uno dei Titani, forse il padre della Chimera.



venerdì 8 dicembre 2023

IL DIBBUK

 


Secondo un'antica tradizione ebraica, che trova riscontro anche nell'Antico Testamento, quando il corpo di una persona viene attaccato da un'anima dannata, siamo di fronte a uno spirito maligno chiamato Dibbuk.

Il termine è entrato nella letteratura a partire dal XVII secolo, ma sia nella Cabala che in molte altre tradizioni culturali, troviamo riferimenti a questo strano essere il cui nome deriverebbe dall'abbreviazione di due espressioni: "dibbuk me-ru’aḥ ra’ah", ovvero "assalto di uno spirito maligno", o "dibbuk min ha-hiẓonim", che significa "che attacca dall'esterno" il corpo di un individuo. Di conseguenza, il nome di questo spirito sarebbe il risultato dell'azione compiuta dallo stesso di prendere possesso dell'anima di un ospite.

Inizialmente il Dibbuk veniva considerato un semplice demone che entrava nel corpo di una persona malata peggiorandone le condizioni e talvolta causandone la morte; successivamente, però, il Dibbuk è stato visto come lo spirito di una persona morta "non sepolta", diventando per questa ragione un demone. È simile alla credenza del Revenant nella cultura europea, che si riferisce a una creatura che ritorna dal regno dei morti per vendicarsi di un'ingiustizia subita in vita.

La tradizione dei Dibbukim, sebbene originariamente ebraica, è diventata comune anche tra i cristiani, tanto che i Dibbukim sono stati considerati in molte comunità cattoliche come anime che, a causa del gran numero di peccati commessi in vita, non possono passare oltre e cercano rifugio nei corpi delle persone viventi.

Naturalmente, secondo le diverse culture, non tutti gli individui possono ospitare un Dibbuk. Questo spirito sceglie come potenziale vittima qualcuno che ha commesso un grave peccato, mantenuto segreto. In questo modo, la vittima del Dibbuk aprirebbe le porte della sua anima al demone.

Numerose credenze, diffuse soprattutto tra il popolo ebraico ma non solo, narrano episodi di possessione da parte di un Dibbuk e dei relativi esorcismi. Libretti speciali per gli esorcismi degli spiriti sono stati pubblicati in yiddish a Nikolsburg tra il 1696 e il 1743, a Detmold nel 1743 e a Stolowitz nel 1848. L'ultimo documento di questo tipo, pubblicato a Gerusalemme nel 1904, riguarda un Dibbuk che ha posseduto il corpo di una donna esorcizzata da Ben-Zion Hazzan. Quest'ultimo faceva parte di una cerchia ristretta di individui creduti in grado di liberare il corpo della vittima dal demone, salvando contemporaneamente l'anima posseduta.

Infine, sull'affascinante leggenda dell'anima errante che entra nel corpo di un vivente, l'autore Sholem An-Ski nel 1918 ha scritto un dramma d'amore che narra la storia di un giovane che, dopo la morte, entra nel corpo della sua amata con conseguenze drammatiche.


giovedì 7 dicembre 2023

Il chupacabra


Il chupacabra, o chupacabras, con il nome che deriva dallo spagnolo "succhiatore di capre", è una creatura leggendaria che si ritiene abiti in alcune regioni delle Americhe. È stato collegato a presunte apparizioni di un animale sconosciuto a Porto Rico (dove si hanno notizie per la prima volta nel 1990), Messico e Stati Uniti, soprattutto nelle comunità latinoamericane più recenti. Il nome deriva dalla supposta abitudine di bere il sangue di capre e altri animali domestici, infliggendo loro mutilazioni particolari. Le descrizioni del chupacabra da parte dei testimoni variano. Una delle rappresentazioni più comuni è quella di un animale piuttosto grande, simile a un piccolo orso, con una fila di spine che corrono dalla testa alla base della coda. Tuttavia, la maggior parte dei biologi e degli addetti alla forestale considera il chupacabra semplicemente una leggenda urbana, e la criptozoologia accademica in genere non prende in considerazione tali creature.

Recentemente, il mito di questa presunta creatura è stato associato al ritrovamento di alcune carcasse senza pelo in Texas, presentate da alcuni media come appartenenti a un canide di origine sconosciuta, affine al coyote, che potrebbe essere diffuso su un'ampia area geografica, sebbene in numero limitato e quindi poco conosciuto fino ad ora. Tuttavia, successivamente è emerso che si trattava semplicemente di carcasse di coyote.

È importante notare che, sebbene i primi casi accertati si riferiscano a vittime completamente dissanguate con fori quasi impercettibili, nei casi più recenti sono state attribuite al chupacabra prede letteralmente sbranate, il che costituisce una chiara contraddizione.

L'ipotesi che il chupacabra possa essere una specie sconosciuta di canide è stata avanzata dopo il ritrovamento di carcasse senza pelo nel 2005 a Elmendorf e nel 2007 a Cuero, in Texas. Il presunto chupacabra di Cuero è stato scoperto dalla proprietaria di un ranch, la quale ha dichiarato che non poteva trattarsi di un animale conosciuto come un cane o un coyote. L'animale era privo di pelo, tranne una sottile peluria lungo il dorso, e non aveva denti incisivi. Osservando un foro nella gengiva, la donna ha ipotizzato che l'animale potesse succhiare il sangue dalle sue vittime attraverso di esso, anche se questa teoria non era credibile dal punto di vista zoologico. La donna ha conservato la testa dell'animale come trofeo, consentendo l'analisi del DNA, condotta presso la Texas State University di San Marcos sotto la guida di Mike Forstner. L'esame ha dimostrato che l'animale era quasi identico a un coyote, il cui pelo mancante era dovuto a una malattia cutanea, mentre gli incisivi erano evidentemente caduti (era un esemplare anziano) e il foro potrebbe essere stato causato semplicemente dall'assenza di un dente. Alcuni hanno interpretato le parole di Forstner come indicazione che l'animale di Cuero avesse un DNA quasi identico alle sequenze di coyote presenti nel database, suggerendo così che fosse una specie simile ma distinta dal coyote - in altre parole, il famigerato chupacabra.

Tuttavia, questa conclusione è errata poiché si basa sull'assunto sbagliato che tutti gli animali della stessa specie abbiano un DNA identico, senza variazioni tra individui. In realtà, tali variazioni esistono e quindi, confrontando il DNA di un coyote con altri, si troverebbe un DNA non identico ma quasi identico, come confermato da Forstner.

Il mistero del chupacabra continua quindi a suscitare interesse e speculazioni.



mercoledì 6 dicembre 2023

Il Buràk: Un Viaggio tra Mitologia e Sacralità

 


Nell'antica tradizione islamica, si cela la leggenda di una creatura sacra ammirata dai musulmani: il Buràk. Le rappresentazioni di questa entità la dipingono spesso come una sorta di centauro, ma la sua figura è ancor più complessa e affascinante. Il Buràk possiede il corpo di un cavallo, le ali e i piedi di un pavone e il volto di un uomo, sebbene in certe tradizioni questo dettaglio non sia presente.



Muhammad al-Bukhari, autorevole commentatore musulmano, lo descrive come un animale bianco, più piccolo di un mulo ma più grande di un asino, dalle falcate così ampie da raggiungere l'estremità del suo stesso corpo. Si narra che il Buràk fosse il destriero di vari profeti, tra cui il Profeta Maometto durante il suo pellegrinaggio dalla Mecca a Gerusalemme.

Il Corano stesso fa menzione di questo straordinario viaggio, lodando Colui che ha fatto viaggiare il suo servo dal tempio sacro al tempio più lontano, benedetto dal Suo segno. Una leggenda parallela racconta che il Buràk, alzandosi da terra, rovesciò una giara d'acqua prima di trasportare Maometto fino al settimo cielo, dove egli conversò con patriarchi e angeli.

Oltre a Maometto, si dice che il Buràk sia stato cavalcato anche da Abramo, durante un suo viaggio dalla Siria alla Mecca. Secondo gli eruditi musulmani, sarà il primo degli animali a condurre alla tomba del Profeta, che poi verrà innalzato nei cieli sulla sua cavalcatura.



Il mito del Buràk è stato spesso utilizzato in senso metaforico per esprimere l'amore divino agli islamici, come sottolineato da Miguel Asìn Palacios nel suo "Libro del viaggio notturno fino alla Maestà del più Generoso". Una curiosità collegata a questo mito è il "Muro di Buràk", considerato dagli ebrei come l'ultima porzione rimasta del Secondo Tempio di Gerusalemme, legato a una leggenda che narra come Maometto abbia legato il suo destriero proprio a questo muro.


martedì 5 dicembre 2023

Creature Divinamente Maestose: Il Behemot e il Leviatano

 


Nel vasto panorama delle creature mitologiche, poche possono eguagliare la grandezza e il potere del Behemot e del Leviatano, entrambi descritti con dettaglio e maestria nel libro di Giobbe della Bibbia.

Il Behemot, presentato come un'entità terrestre di imponente forza, viene descritto con un linguaggio che evoca immagini di potenza e maestosità. Le sue ossa di bronzo e le vertebre di ferro suggeriscono una creatura mastodontica e imponente, mentre la sua coda, paragonata a un cedro, ne sottolinea la nobiltà e la grandezza. Questa rappresentazione ha portato a varie interpretazioni, con alcuni che identificano il Behemot con l'elefante, data la sua enorme stazza, mentre altri vedono in esso una rappresentazione simbolica della potenza della natura stessa.



Il Leviatano, al contrario, è una creatura marina di una bellezza e terrore straordinari. Descritto come un enorme mostro marino, il Leviatano è adornato di scudi saldati insieme, con fiamme che fuoriescono dalla sua bocca e fumo che esce dalle sue narici. La sua figura evoca un senso di mistero e potenza incommensurabile, e le sue origini sono oggetto di speculazione e dibattito. Alcuni studiosi lo collegano alle mitologie nordiche, dove ricorda il serpente cosmico avvolto attorno all'albero del mondo, mentre altri lo associano alle tradizioni babilonesi, in cui rappresenta una divinità marina primordiale destinata a essere sconfitta in una grande battaglia.

In entrambi i casi, il Behemot e il Leviatano sono figure impressionanti che evocano il mistero e la meraviglia del mondo naturale e spirituale. La loro presenza nella mitologia biblica continua a ispirare curiosità e riflessione, offrendo una finestra affascinante su antiche concezioni del divino e dell'universo.


lunedì 4 dicembre 2023

Il misterioso mondo del Basilisco!

 


Il Basilisco, una creatura leggendaria dalle origini mitologiche affascinanti e spaventose. Secondo Lucano, nacque dal sangue di Medusa, una delle Gorgoni, e con lui vennero alla luce tutti i serpenti della Libia. Plinio il Vecchio lo descriveva come un serpente con una macchia chiara a forma di corona sulla testa, mentre nel Medioevo la sua figura si trasformò in un gallo quadrupede con ali spinose e coda di serpente, coronato e dal piumaggio giallo.

Ma cosa rende così temibile il Basilisco? Si dice che il suo sguardo sia letale, capace di uccidere, rompere pietre e bruciare pascoli. Addirittura, ai suoi piedi gli uccelli cadono morti e i frutti marciscono, mentre l'acqua dei ruscelli in cui si abbevera rimane avvelenata per secoli. Tuttavia, c'è una nota di speranza: il suo unico punto debole sembra essere l'odore della donnola e la sua immagine riflessa in uno specchio, che lo ucciderebbe come la madre.

Nel folclore medievale, si diceva che il canto del gallo poteva uccidere il Basilisco, motivo per cui i viaggiatori prudenti portavano sempre con sé un gallo quando attraversavano terre sconosciute.

Ma nonostante le favole e le leggende, gli Enciclopedisti cristiani hanno cercato una spiegazione razionale per l'origine del Basilisco. L'ipotesi più accettata era che nascesse da un uovo deforme deposto da un gallo e covato da una serpe o da un rospo. Una teoria sorprendente che sfida la razionalità e ci fa riflettere sull'incredibile immaginazione dell'umanità nel creare creature così straordinarie.

Ma cosa accadrebbe se il Basilisco fosse più di una semplice leggenda? Immagina un mondo in cui queste terribili creature vagano per le terre, seminando distruzione con il solo sguardo e avvelenando le fonti d'acqua con la loro presenza. Le persone dovrebbero vivere nel terrore costante incrociando il cammino di un Basilisco e farebbero tutto il possibile per proteggersi e proteggere la loro comunità.

Le città potrebbero essere circondate da mura impenetrabili, mentre i viaggiatori intraprenderanno percorsi tortuosi e pericolosi per evitare le zone infestate dai Basilischi. Gli eroi coraggiosi potrebbero sfidare queste creature per proteggere i loro simili, ma a quale prezzo?

E se, invece, i Basilischi fossero solo fra le molte meraviglie nascoste nel mondo, da scoprire e studiare con cautela? Gli studiosi potrebbero cercare di comprendere la biologia e il comportamento di queste creature, mentre gli avventurieri potrebbero cercare fama e fortuna catturandone uno vivo o raccogliendo i loro tesori.

In ogni caso, il Basilisco rimane un'icona della nostra immaginazione, una creatura che incarna il nostro desiderio di esplorare l'ignoto e la nostra paura di ciò che non possiamo controllare. Che sia una leggenda o una realtà, il suo mito continuerà a vivere nelle nostre storie e nei nostri sogni più selvaggi.


domenica 3 dicembre 2023

Il misterioso mondo dei Jinn, signori dei desideri!

 


Hai mai sentito parlare dei Jinn? Queste creature sovrannaturali, conosciute anche come "geni" o "demoni" nella cultura occidentale, sono descritti nel Corano come esseri creati da Allah stesso per adorarlo. Ma ecco la cosa interessante: i Jinn sono a metà strada tra gli uomini e gli angeli, essendo stati creati dalla fiamma di un fuoco senza fumo. Sono dotati di intelligenza, libero arbitrio e, come noi umani, possono scegliere tra il bene e il male.

Anche se nella tradizione si tende a considerarli principalmente maligni, i Jinn possono anche manifestarsi con scopi benevoli e protettivi. Secondo il Profeta Maometto, ci sono addirittura tre categorie di Jinn: alcuni che possono volare nell'aria, altri che possono possedere animali come cani e serpenti, e altri ancora che risiedono in luoghi fissi ma possono viaggiare liberamente nei dintorni.

Ma come sono fatti esattamente i Jinn? Beh, il Corano ci dice che hanno occhi, orecchie e cuori, anche se la loro forma può variare da nebbia a una forma solida, persino umana. Si dice che preferiscano abitare luoghi come rovine, case abbandonate, deserti e cimiteri, dove possono diffondere il loro influsso in modo più efficace.

E che dire dei loro poteri sovrumani? I Jinn possono muoversi incredibilmente velocemente e hanno la capacità di assumere forme umane o animali. Ma attenzione: se un Jinn arreca danno agli esseri umani, sarà considerato responsabile delle sue azioni da Allah stesso, e verrà giudicato come noi umani al momento del Giudizio Universale.

Immagina solo tutte le possibilità ei pericoli che potrebbero sorgere se ci imbattessimo in un Jinn! La loro capacità di esaudire desideri potrebbe sembrare allettante, ma chi sa quali conseguenze inaspettate potrebbero derivare da questa concessione. E non dimentichiamo il lato oscuro di queste creature: se infastidite o provocate, potrebbero scatenare il loro potere in modi che sfuggono al nostro controllo.

La loro abilità di trasformarsi potrebbe far sì che camminino tra noi senza che ce ne accorgiamo, osservando i nostri movimenti e influenzando le nostre vite in modi sottili ma significativi. E che dire dei Jinn che si insinuano negli animali o abitano luoghi abbandonati? Chiunque s'imbatte in un Jinn potrebbe trovarsi coinvolto in un'avventura sovrannaturale che sfida la comprensione umana.

Ma nonostante il loro potenziale per il caos e la distruzione, i Jinn rimangono avvolti da un fascino misterioso che ci attrae e ci spinge ad esplorare i confini dell'ignoto. Ciò che è certo è che, se dovessimo incontrare un Jinn, dovremmo essere pronti a trattarlo con rispetto e cautela, poiché le sue intenzioni possono essere ben lungi dall'essere chiare e benignamente intenzionate.

In un mondo dove i Jinn sono una realtà tangibile, avremmo bisogno di sviluppare una nuova comprensione del soprannaturale e di imparare a convivere con queste creature che ci circondano. Forse, con il tempo, potresti anche imparare a coesistere pacificamente con i Jinn, sfruttando la loro saggezza e la loro conoscenza per il bene dell'umanità.

Chi può dire cosa riserva il futuro nel mondo dei Jinn? L'unica certezza è che, se siamo aperti all'avventura e al mistero, scopriremo un universo di meraviglie e pericoli che superano di gran lunga la nostra immaginazione più sfrenata.


 
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