
La notizia ha catturato l’attenzione del mondo: un piccolo scheletro mummificato, trovato nel deserto di Atacama Desert, in Cile, è stato presentato dall’ufologo Steven M. Greer come la prova definitiva dell’esistenza di forme di vita extraterrestri. Secondo Greer, la creatura sarebbe un essere non umano, con struttura scheletrica differente dalla nostra e organi interni visibili tramite TAC. Ma cosa emerge realmente dalle analisi scientifiche? I fatti raccontano una storia più complessa — e alla fine, molto più umana.
Greer, noto per il suo impegno nel campo dell’ufologia
attraverso movimenti come il Disclosure Project e il CSETI, aveva
annunciato nei primi anni 2010 di essere entrato in possesso di un
“essere biologico” lungo circa 12 centimetri, dall’aspetto
umanoide ma non umano.
Le dichiarazioni
includevano:
la presenza di organi interni ben formati, come polmoni e un “cuore” visibile ai raggi X
una densità ossea e una morfologia tali da escludere un feto umano di 20-22 settimane
la struttura scheletrica scolpita da “esperti mondiali” come incompatibile con specie umane conosciute
la promessa di un test del DNA che avrebbe svelato l’origine aliena della creatura
Queste affermazioni sono state rilanciate nei media e utilizzate come materiale promozionale per il documentario Sirius (2013) di Greer.
Con il passare del tempo la comunità scientifica ha condotto studi rigorosi sulle presunte “prove”. Ecco i risultati chiave:
Il reperto in questione è noto come “Atacama skeleton” o “Ata”, un piccolo scheletro lungo circa 15 cm, rinvenuto nel 2003 nel deserto di Atacama.
Un’analisi genetica pubblicata nel 2018 (“Whole-genome sequencing of Atacama skeleton …”) ha dimostrato che il DNA estratto appartiene ad una femmina umana, probabilmente di origine cilena, e che le mutazioni genetiche riscontrate spiegano la sua morfologia insolita.
Lo studio conclude che la creatura presenta numerose mutazioni in geni noti per causare displasia scheletrica, ossa premature, anomalie costali (ad esempio nei geni COL1A1, COL2A1, FLNB, ATR…) e che non ci sono prove credibili che si tratti di specie diversa da Homo sapiens.
Datazioni e qualità del DNA suggeriscono che la morte dell’individuo possa essere avvenuta entro tempi relativamente recenti (qualche decennio fa), e non migliaia di anni prima come inizialmente ipotizzato.
Nonostante la conferma della natura umana, lo studio ha sollevato questioni etiche rilevanti riguardo al reperto: prelievo non autorizzato, vendita privata del corpo, mancanza di coinvolgimento degli studiosi cileni.
Alla luce dei fatti:
L’ipotesi che la creatura sia extraterrestre non è supportata dalle evidenze scientifiche.
Le analisi convergono sul fatto che si tratta di un essere umano, sebbene affetto da gravi mutazioni scheletriche e forse nato prematuramente.
Le affermazioni iniziali sulla natura aliena — seppur spettacolari — non reggono il confronto con dati genetici e anatomici pubblicati su riviste scientifiche.
Ci sono diversi motivi:
Il fascino degli UFO e della “verità nascosta” è forte e genera attenzione, soprattutto in contesti mediatici sensazionalistici.
La narrazione “essere alieno scoperto” è più potente di una storia di condizione genetica rara.
Le implicazioni etiche sollevate dalla ricerca (scavo, proprietà del corpo, diritto dei discendenti) aggiungono un livello di complessità che spesso viene ignorato nei tabloid.
Quali insegnamenti possiamo trarre?
È importante distinguere tra affermazioni straordinarie e evidenze scientifiche.
La genetica moderna consente di risolvere misteri che prima erano confinati alla speculazione.
Anche quando il risultato è meno “epico” di quanto sperato, la realtà può essere comunque profonda e commovente: un essere umano, un’anomalia genetica, una storia dimenticata.
Il rispetto delle culture locali e dell’etica della ricerca sono componenti fondamentali nelle scienze del passato.
La frase “non è umano” per la creatura di Atacama non trova al momento riscontri. La scoperta rimane affascinante, sì — e ha il merito di aver stimolato l’interesse e la ricerca — ma la sospensione del mistero deve dare spazio alla chiarezza scientifica. E in questo caso, la creatura è umana.


















