La chiaroveggenza è
la presunta capacità di conoscere eventi, luoghi o oggetti, che
possono essere lontani (nel tempo o nello spazio) oppure nascosti,
attraverso una percezione extrasensoriale. Chi ne è dotato è
chiamato chiaroveggente.
La
parola deriva dal francese clairvoyance, «visione
chiara», e questa dal latino clarus, «chiaro» e videre,
«vedere»; a seconda del contesto si può intendere sia alla lettera
come percezione di tipo visivo, sia in senso esteso come acquisizione
generica di conoscenza; in questo senso esteso è chiamata
anche telestesia o metagnomia.
La chiaroveggenza,
come termine della parapsicologia, viene generalmente
distinta dalla divinazione poiché in quest'ultima le
conoscenze provengono da una fonte soprannaturale come
una divinità o un ente spirituale, mentre nella
chiaroveggenza provengono direttamente dalle capacità del sensitivo.
Questa distinzione tuttavia non è sempre rispettata: sia nell'uso
comune sia nell'uso letterario i termini "chiaroveggenza"
e "chiaroveggente" sono talvolta utilizzati anche per
pratiche di tipo divinatorio, come la chiromanzia o
la cartomanzia; c'è chi addirittura li usa per indicare una
spiccata perspicacia di tipo intellettivo, che è però estranea
sia alla chiaroveggenza sia alla divinazione.
La credenza che esistano fenomeni di
chiaroveggenza esiste da sempre in tutte le culture. In Occidente,
uno dei primi chiaroveggenti ad acquisire grande notorietà
fu Nostradamus, nel 1555. Il mistico svedese Emanuel
Swedenborg, nel XVIII secolo, suscitò perfino l'attenzione
di Kant, nell'opera I sogni di un visionario spiegati coi
sogni della metafisica (1766). La chiaroveggenza era anche uno
dei fenomeni attribuiti ai pazienti di Franz Mesmer.
Durante l'epoca d'oro dello spiritismo,
a cavallo tra XIX e XX secolo,
numerosi medium affermavano di poter praticare la
chiaroveggenza, che è stata studiata scientificamente dalla Society
for Psychical Research a partire dal 1882. Alcuni
parapsicologi ritengono che
chiaroveggenza, telepatia e precognizione siano
manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno; tuttavia non è ancora
stata formulata una teoria soddisfacente di quale possa essere tale
meccanismo, né tantomeno sono state trovate fino ad ora prove
scientifiche che tali fenomeni esistano davvero. D'altra parte,
queste percezioni extrasensoriali possono essere pseudosensi, ed in
tale veste sono studiati nel campo della psichiatria come
fenomeni deliranti nel disturbo schizotipico di
personalità e nelle allucinazioni, ma in tali casi
evidentemente non si possono avere riscontri non casuali alle proprie
percezioni allora meramente soggettive.
Alcuni medium e sensitivi, tra i quali
l'olandese Gerard Croiset, studiato da Tenhaeff, direttore
dell'Istituto di Parapsicologia dell'Università Statale di Utrecht,
hanno affermato di poter individuare attraverso la chiaroveggenza
persone scomparse (generalmente deceduti dei quali non è ancora
stato ritrovato il cadavere). Nel corso del Novecento vi
sono stati poi alcuni veggenti, appartenenti a varie scuole e
indirizzi di natura filosofica ed esoterica, come
quello antroposofico, rosicruciano, o
anche yogico-orientale, che intendevano basarsi sulla percezione
dei fenomeni extra-sensoriali per costruire una vera e propria
scienza spirituale, per spiegare cioè col metodo e il rigore
della scienza il mondo occulto.
«Alcuni poteri occulti sono indispensabili per
l'investigazione diretta delle condizioni anteriori alla nascita e
posteriori alla morte dell'uomo, ma nessuno deve disperare di
acquistare tali cognizioni per non aver ancora sviluppato poteri
occulti. Come l'uomo può imparare molte cose sull'Africa senza
esserci andato personalmente, leggendo le descrizioni degli
esploratori che vi sono stati, così egli può visitare i regni
superfisici, se ha acquistato il potere di farlo, o può leggere
frattanto ciò che altri, in possesso di tale potere, hanno
riferito come risultato della loro investigazione.» |
(Max Heindel, La cosmogonia dei Rosacroce,
pag. 8, 1909-1920) |
L'antroposofo Rudolf
Steiner distingue tre gradi della visione chiaroveggente,
progressivamente più alti, cioè quelli dell'immaginazione,
dell'ispirazione, e infine dell'intuizione. Chiunque a suo dire può
elevarsi a questi gradi, praticando ripetutamente l'«esercizio della
Rosacroce» da lui descritto ne La scienza occulta, che allena a
slegare la vita dell'anima dalle impressioni dei sensi: per
raggiungere il primo livello dell'immaginazione, egli prospetta
l'immagine del verde delle piante, puro e rasserenante, col
quale riempire la mente e il cuore. Il praticante dovrebbe poi
immergersi nella visione di passioni e bramosie insoddisfatte di un
uomo, contenute nel suo sangue rosso. I due colori
contrapposti, col verde sotto e il rosso sopra, vanno quindi
congiunti a formare una rosa, che rappresenta la purificazione
di quelle passioni. Componendo infine l'immagine seria e gravosa di
una croce nera, che di quelle brame animalesche simboleggia
la morte, le si vedranno risorgere come forze divine facendo
fiorire dal centro della croce sette rose rosse.
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