mercoledì 4 giugno 2025

Tanakh: Il Cuore dell’Ebraismo e la Sua Biblioteca Sacra


Nel cuore della tradizione ebraica, esiste un testo che non è soltanto sacro, ma costitutivo: il Tanakh. Non un singolo libro, bensì una raccolta composita, un intero sistema culturale e spirituale. Questo corpus rappresenta non solo il canone delle Scritture ebraiche, ma anche la radice comune di ogni espressione religiosa, morale e intellettuale dell’ebraismo. È, in altre parole, la “Bibbia ebraica”, e la sua struttura, i suoi contenuti e la sua visione del mondo ne fanno una testimonianza unica della civiltà ebraica.

Il termine Tanakh è un acronimo formato dalle iniziali di tre parole ebraiche:

  • Torah (Legge o Insegnamento),

  • Nevi’im (Profeti),

  • Ketuvim (Scritti).

Insieme, queste sezioni racchiudono l’intera narrazione sacra del popolo d’Israele: dalla creazione del mondo all’alleanza con Dio, dalle grandi figure profetiche alle riflessioni poetiche e sapienziali, fino ai racconti storici dell’esilio e della restaurazione.

La Torah, conosciuta anche con il termine greco Pentateuco, comprende i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. È il fondamento su cui poggia tutta la spiritualità e la normativa ebraica. La Torah narra la creazione dell’universo, la vicenda dei patriarchi, la schiavitù in Egitto, l’esodo, la rivelazione sul Sinai e l’instaurarsi dell’Alleanza tra Dio e il popolo d’Israele. Ma è anche una guida pratica: contiene leggi rituali, morali e sociali che regolano ogni aspetto della vita ebraica. Nella liturgia sinagogale, la Torah è letta pubblicamente ogni sabato in sezioni settimanali, dette parashot, completando il ciclo in un anno.

La seconda sezione, i Nevi’im (Profeti), raccoglie sia testi storici sia profetici. È divisa in due gruppi: i Profeti anteriori, che narrano la storia del popolo ebraico dalla conquista della Terra Promessa alla distruzione del Primo Tempio, e i Profeti posteriori, che raccolgono i messaggi spirituali, politici e morali dei grandi profeti come Isaia, Geremia, Ezechiele e i Dodici profeti minori. Nei Nevi’im, la voce profetica è chiamata a giudicare i re, a consolare il popolo durante l’esilio e a indicare una visione etica della società. I profeti sono i guardiani del patto, i custodi dell’integrità morale dell’Israele biblico.

La terza sezione, Ketuvim (Scritti), è la più varia per stile e contenuto. Vi si trovano inni poetici (Salmi), riflessioni sapienziali (Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste), racconti storici (Ester, Rut, Daniele, Cronache), nonché testi di grande intensità esistenziale e religiosa. Molti di questi libri sono legati alle festività ebraiche: ad esempio, Ester viene letto a Purim, Rut a Shavuot, Lamentazioni a Tisha B’Av. I Ketuvim completano il quadro teologico del Tanakh offrendo una prospettiva più individuale, introspettiva e letteraria sulla fede e sulla condizione umana.

Il Tanakh è scritto prevalentemente in ebraico biblico, con alcune sezioni in aramaico (soprattutto in Daniele ed Esdra). Questi testi furono trasmessi con straordinaria fedeltà attraverso secoli di copiatura e commento, soprattutto grazie al lavoro dei Masoreti, sapienti vissuti tra il VI e il X secolo d.C., che fissarono il testo nella forma oggi nota come testo masoretico, vocalizzando le parole, annotando le cantillazioni e conservando varianti testuali.

È fondamentale notare che il Tanakh, pur essendo l’equivalente dell’Antico Testamento cristiano, si distingue da quest’ultimo sia per contenuti che per ordinamento.

  • L’ordine dei libri è diverso: il Tanakh termina con le Cronache, mentre l’Antico Testamento cristiano si chiude con i Profeti.

  • Alcuni libri presenti nelle versioni cattoliche e ortodosse, i cosiddetti deuterocanonici (Tobia, Giuditta, Sapienza, ecc.), non fanno parte del Tanakh.

  • Inoltre, nel giudaismo non esiste un “Nuovo Testamento”: il Tanakh è un testo completo, concluso, che non prelude ad alcuna rivelazione successiva.

Nel giudaismo osservante, il Tanakh non è solo un oggetto di studio, ma anche una componente fondamentale della vita liturgica. Oltre alla lettura della Torah ogni sabato, durante le festività e in occasioni solenni si leggono selezioni dai Nevi’im (Haftarot) e dai Ketuvim. L’intero ciclo annuale della lettura della Torah culmina nella festa di Simchat Torah, durante la quale si celebra la conclusione e la ripresa della lettura.

Al di là della sua funzione religiosa, il Tanakh è una straordinaria fonte culturale e identitaria. Ha plasmato l’etica ebraica, ha fornito un vocabolario comune per secoli di pensiero rabbinico, e ha influenzato profondamente la filosofia, la letteratura e la giurisprudenza. Non è semplicemente un documento antico: è una viva testimonianza della relazione tra l’essere umano e il divino, una continua interrogazione sulla giustizia, sul dolore, sulla speranza e sulla responsabilità. Per milioni di ebrei, è una bussola spirituale e morale. Per studiosi e lettori di ogni tempo, è una delle più alte espressioni della civiltà scritta.

Il Tanakh non è soltanto un libro: è una biblioteca sacra, una cronaca di fede e di esilio, una teologia in forma narrativa e poetica. Leggerlo significa entrare in un universo dove la storia del mondo si intreccia con il destino di un popolo, dove ogni parola è studiata, commentata, cantata. È il cuore pulsante dell’ebraismo, un testo che continua a parlare, a interpellare, a trasformare.



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