Da oscure superstizioni mediterranee alle più celebri incarnazioni letterarie del XIX secolo, la figura del vampiro attraversa secoli e civiltà, configurandosi come una delle più resistenti e affascinanti manifestazioni del mito nella cultura umana.
Sin dai tempi antichi, il terrore per esseri notturni che si nutrono del sangue dei vivi ha attraversato popoli e latitudini. Se il vampiro moderno affonda le sue radici nella letteratura gotica dell’Ottocento, il suo archetipo è ben più antico e complesso. Le prime forme di vampirismo emergono nell’antica Grecia con l’empusa, creatura demoniaca in grado di assumere le sembianze di una bellissima donna per attirare gli uomini e divorarli. Filostrato di Lemno la mette in relazione con le lamie, esseri mostruosi dalla natura ibrida, a volte noti anche come larve o lemuri. L'origine leggendaria di queste ultime si ricollega alla figura tragica della regina Lamia, impazzita dopo la perdita dei figli per mano di Giunone, che inizia a nutrirsi del sangue di bambini.
Durante le Antesterie, feste dionisiache, si offrivano cibi agli spiriti affinché lasciassero il mondo dei vivi: un rituale che sottolinea il confine sottile tra l’onore ai defunti e il timore che potessero tornare pericolosi. In questo contesto emerge la figura della Mormo, spirito demoniaco anch’esso assetato di sangue infantile.
Il mondo romano eredita e trasforma questi miti, dando vita allo strix, uccello notturno famelico di sangue, progenitore della figura della strega. Nei testi sumeri, si fa menzione degli ekimmu, spiriti irrequieti che si nutrono dei cadaveri. Nella tradizione ebraica troviamo invece Lilith, la prima moglie di Adamo, rifiutata e trasformata in un demone notturno, spesso considerata madre di tutte le creature vampiriche.
Nel cuore dell’Europa orientale, il vampiro assume connotazioni ancor più definite. In Polonia si teme l’upior, un vampiro dalla sete insaziabile che, si dice, riversi fiumi di sangue al momento della sua distruzione. In Serbia e Slovenia, troviamo i termini vampir e vukodlak, quest’ultimo inizialmente identificato con il lupo mannaro ma successivamente accostato alla figura vampirica. Lungo le coste scozzesi, emerge la leggenda del baobhan-sìth, spirito femminile che seduce uomini solitari per poi dissanguarli.
Ma è la Russia a offrire il pantheon più vasto e inquietante: dai viesczy ai veripard, dagli alp — vampiri maschi seduttori e assassini — alle eretiche, nate da donne dannate. Ogni figura rappresenta una declinazione del terrore ancestrale verso la morte che ritorna, famelica, tra i vivi.
Il vampiro moderno nasce però in Romania, terra di confine e crocevia tra cristianesimo e superstizione. È qui che lo strigoi, o muroni, si configura come l’antenato diretto del Dracula di Bram Stoker. Capace di trasformarsi in animale, il muroni si muove tra i vivi senza lasciare segni, diversamente dal celebre conte. Proprio dalla regione della Valacchia, patria del principe Vlad III di Valacchia, detto l’Impalatore, proviene l’ispirazione per il Dracula letterario.
La letteratura romantica e gotica dell’Ottocento consacra definitivamente il mito. Dalla tragedia teatrale Le Vampire di Nodier (1819), ambientata in Scozia, si sviluppa una vera e propria moda letteraria. Compositori come Marschner firmano opere liriche come Der Vampyr (1828), mentre autori come Edgar Allan Poe e Charlotte Brontë introducono elementi vampirici nei loro racconti e romanzi, preparandone la consacrazione definitiva.
Nel 1897, Bram Stoker pubblica il suo Dracula, stabilendo le coordinate principali del mito moderno: il castello transilvano, la figura nobiliare, l’ipnosi, l’ombra della croce, l’aglio, il paletto nel cuore. L’incontro con il professor Arminius Vambéry, orientalista ungherese, è determinante: questi racconta a Stoker la leggenda di Vlad Tepes Dracul, che diventerà il nucleo narrativo della nuova creatura.
Dracula non è solo un romanzo: è un crocevia di simboli culturali, paure profonde e desideri repressi. Dal suo successo si dipana una genealogia sterminata di vampiri: da Carmilla di Sheridan Le Fanu a Le notti di Salem di Stephen King, da La regina dei dannati di Anne Rice fino alle varianti più recenti e pop.
Così, il vampiro ha attraversato i secoli cambiando pelle, adattandosi ai nuovi immaginari ma mantenendo intatto il suo potere ancestrale: quello di incarnare la paura dell’immortalità, della morte e della trasgressione.
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