giovedì 12 marzo 2020

Lloyd Pye

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Lloyd Pye (Houma, 7 settembre 1946 – 9 dicembre 2013) è stato uno scrittore statunitense, noto soprattutto per la sua teoria personale sull'origine della vita umana, appartenente a un campo che egli stesso definisce "conoscenza alternativa" (alternative knowledge).
Pye è l'autore di quattro libri, incluso Everything You Know Is Wrong - Book One: Human Origins. Ha inoltre fatto diverse apparizioni televisive su The Learning Channel, National Geographic Channel, Extra, Animal Planet, e sul The Richard and Judy Show nel Regno Unito.
Nei suoi lavori afferma che gli uomini non si sarebbero evoluti a partire da organismi precedenti, ma si sarebbero originati a partire da deliberati interventi di presunte forme di vita extraterrestri. Sostiene inoltre che il teschio di Starchild apparterrebbe a un presunto ibrido tra un essere umano e un alieno.
Nel 2013 gli venne diagnosticato un tumore che costrinse Pye a ritirarsi dall'attività di ricercatore e promotore del teschio sopracitato. Il 10 dicembre la sua famiglia ha annunciato, tramite facebook, la sua dipartita avvenuta il 9 dicembre.


mercoledì 11 marzo 2020

Zolfo (alchimia)

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Lo zolfo in alchimia era ritenuto l'elemento primordiale che insieme al mercurio potesse essere trasformato in qualsiasi altro metallo, in special modo l'oro.

Impieghi
Lo zolfo (dal latino sulphur, in sanscrito sulvere[senza fonte]) era già noto agli antichi, e viene citato nella storia biblica della genesi. Altre fonti fanno derivare il termine zolfo dall'arabo sufra, che vuol dire giallo. Lo zolfo fu menzionato da Omero nel IX secolo a.C., e veniva utilizzato sia come arma incendiaria di guerra insieme al carbone e al catrame, sia come medicinale.
Nel XII secolo i Cinesi inventarono la polvere da sparo che è una miscela di nitrato di potassio (KNO3), carbone e zolfo. I primi alchimisti diedero allo zolfo il suo simbolo alchemico, un triangolo sopra una croce; attraverso i loro esperimenti scoprirono che il mercurio poteva combinarsi con lo zolfo.

Proprietà alchemiche
Le proprietà filosofico-spirituali dello zolfo, dedotte per analogia da quelle fisiche, sono complementari al mercurio: mentre quest'ultimo è associato alle qualità femminili della Luna, dell'acqua, della passività, lo zolfo è simbolo maschile del sole, del fuoco, dell'attività, della coscienza, dell'individualità. Interagendo col mercurio liquido esso doveva trasformarlo in mercurio igneo per realizzare le nozze alchemiche tra Luna e Sole, e ottenere così l'oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.
Paracelso vi aggiunse anche il sale, portando a tre i componenti dell'opera di riunificazione alchemica, ognuno esprimente una diversa capacità di trasmutazione della materia: lo zolfo per la combustione, il mercurio per la plasticità, ed il sale per la solubilità. Si tratta dei tre componenti corrispondenti nell'uomo rispettivamente a spirito, anima e materia.
«Nel suo regno sta uno specchio nel quale si vede il mondo intero. Chiunque guardi in quello specchio può vedervi e apprendere le tre parti della sapienza del mondo.»
(Michael Sendivogius, Tractatus de Sulphure, 1616)
Quale principio maschile, lo zolfo era ritenuto in particolare il «seme» di natura dal quale nascono e crescono i metalli, ritenuti entità vive come piante ed animali.[5] Esso era l'elemento primordiale, che conferisce individualità e specificità alla vitalità indifferenziata del mercurio, generando la varietà di metalli.
«Così nascon quaggiù metalli vari
benché da un seme sol vengano tutti
secondo i vasi crassi o spessi o rari
e Piombo e Stagno e Rame escon produtti.»
(Francesco Maria Santinelli, Carlo V, 1659)







martedì 10 marzo 2020

Tanatofobia

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La tanatofobia (dal greco thanatos che significa morte, e phobos che significa paura) indica una morbosa paura della morte e dell'idea della propria mortalità, e delle manifestazioni ad essa collegate. Da non confondersi con necrofobia che indica la paura dei cadaveri. Tale fobia può sorgere in seguito a traumi subiti, per motivi emozionali o nevrotici. Nelle persone tanatofobiche tutto ciò che riporta anche remotamente alla morte è causa di attacchi di panico e profonda angoscia.

lunedì 9 marzo 2020

Torri del silenzio

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Le torri del silenzio (persiano: دخمه, dakhmeh; note anche in hindi come Chil Ghar e Tower of Silence in inglese) sono delle strutture tipiche dello Zoroastrismo, religione sviluppatasi durante l'Impero persiano achemenide nel VII-VI secolo a.C. ad opera di un sacerdote di nome Zaratustra (Zoroastro per i greci).
Si tratta di impalcature di legno e argilla alte da 10 a 30 metri, che sostengono una piattaforma esposta ai venti. Servono per la eliminazione dei cadaveri, che vengono esposti agli elementi atmosferici e divorati dagli uccelli rapaci. La piattaforma ha una circonferenza rialzata e inclinata verso l'interno, tre cerchi concentrici talvolta suddivisi in celle, e ha al suo centro un'apertura o un pozzo. Le ossa rimanenti vengono gettate dentro il pozzo fino a riempirle completamente. Qui i cadaveri vengono disposti da speciali addetti, i Nāsāsālar (letteralmente, “coloro che si prendono cura di ciò che è impuro”), gli unici che hanno la facoltà di toccare i morti: gli uomini vengono sistemati nel cerchio esterno, le donne in quello mediano e i bambini in quello più interno.
Il rituale delle torri del silenzio è oggi sempre più a rischio a causa di due enormi problemi: la sovrappopolazione e la scarsità di avvoltoi. Nonostante la comunità Parsi abbia stanziato 200.000 euro l'anno per l'acquisto e l'allevamento di avvoltoi specificamente addestrati, sono sempre più numerosi i fedeli che optano per il cimitero o la cremazione.
Il cadavere è considerato impuro, perché appena dopo la morte viene invaso da demoni e spiriti che rischiano di contaminare non soltanto gli uomini retti, ma anche gli elementi. Il fuoco è sacro, e pertanto non può essere contaminato, rendendo impossibile il ricorso alla cremazione. Non si ricorre nemmeno alla sepoltura perché anche la terra era sacra, non si gettavano neppure nelle acque, perché anch'esse sacre.
Lo zoroastrismo, presente essenzialmente nella corte e nell'aristocrazia persiana, oltre che nella classe sacerdotale durante il periodo di massimo splendore di tale paese, quello achemenide e sasanide, cedette il posto all'islam, portato dai conquistatori arabo-musulmani tra il VII e l'VIII secolo, ma sopravvive ancor oggi in Iran e piccole e floride comunità dell'India, dette parsi.

Esempi di torri del silenzio
  • A circa 15 km da Yazd vi è un famoso sito chiamato Dakhmeh-ye Zartoshtiyun oggi non più in uso.
  • Bombay. Dietro alla collina dei "Giardini Sospesi" si trovano le "Torri del silenzio" dove i Parsi ancor oggi espongono i cadaveri per la scarnificazione.
  • Mumbai. Il parco funebre sta sulla collina residenziale di Malabar Hill
  • Pune, Calcutta, Bangalore e nello Stato indiano del Gujarat.


domenica 8 marzo 2020

Divinità della morte

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Il dio della morte è una divinità che personifica e rappresenta la morte in diverse culture. Sovente è in coppia con un'altra divinità maggiore creatrice del mondo.
Il Dio della Morte può anche essere identificato genericamente come: la Morte. Tuttavia, diversi popoli di diverse culture hanno attribuito alla Morte un'identità personale, a seconda dell'interpretazione del genere sessuale proprio della parola. In alcuni casi, la Morte è identificata come una figura femminile, anche se in molti media con la voce predominante maschile. Da tale interpretazione derivano i nomi: la Falciatrice, la Grande Mietitrice, la Fine; nel caso in cui la Morte venga interpretata come una figura maschile, viene denominata: il Falciatore, il Grande - o - il Tristo Mietitore ("Tristo" per l'atmosfera cupa che trasmette, traslitterazione di Triste; "Mietitore" perché "miete" le vite delle sue vittime).
La Morte viene spesso raffigurata in molti modi, a seconda dell'immaginario collettivo di membri delle varie culture. Durante il periodo che va dal 1340 al 1350 (periodo più devastante della Peste nera), con l'arte macabra nasce una nuova immagine della Morte: uno scheletro armato di falce, avvolto in un mantello nero ed incappucciato. In alcune raffigurazioni, egli cavalca un cavallo scheletrico che emana un'aura nera. In altre personificazioni della Morte, non v'è molta differenza da quella appena descritta. Le poche differenze riguardano piccoli dettagli, come il fatto che dietro il mantello, non c'è nessuno scheletro e in questo caso l'individuo fluttua nell'aria, ma con mani comunque scheletriche. A volte nelle tante rappresentazioni della Morte, è assente il cavallo scheletrico e in certi casi anche la falce (che comunque nella stragrande maggioranza dei casi non usa, perché gli basta toccare il/i malcapitato/i o schioccare le dita per prendere la vita delle persone).
In alcuni media ed opere viene rappresentata la morte mentre combatte con la falce contro la vita, o qualsiasi altro suo rivale.
In altre culture, invece (come quella azteco-messicana o quella presente in alcuni stati africani), la Morte è vista come una vera e propria divinità da venerare in una religione precisa, senza timore; è vista come un'entità a cui portare rispetto, non un tabù di cui avere paura. Secondo alcune di queste culture, la Morte verrebbe vista come una persona dal morente, solo quando egli muore di vecchiaia: in altri casi non apparirebbe. Alcune persone che sono state in coma, riferiscono di aver visto l'Angelo della Morte (denominato: Grim Walker) prendere in prestito la loro anima per mostrargli una dimensione superiore o parallela al mondo in cui vivevano (ciò è accertato in alcune religioni e/o mitologie, quali il buddismo, lo shintoismo o l'induismo, oppure nella mitologia greca e norrena).
Secondo folklori e leggende, esisterebbero più tipi di Dèi della Morte. Ciò che le contraddistingue è il colore del mantello, che ne simboleggia la natura:
  • Morte Nera, quando il soggetto muore per malattia o per avvelenamento;
  • Morte Rossa, quando il soggetto muore di una morte violenta, come una malattia dalla natura sanguigna, in battaglia o per un'emorragia di qualsiasi tipo. Per parlare di Morte Rossa, la morte del soggetto deve coincidere in qualche modo con il sangue, o comunque con la violenza;
  • Morte Bianca, quando il soggetto muore di una morte non violenta o non dolorosa, come la morte per vecchiaia, o per arresto cardiaco.
Lista degli dei della morte
  • Mitologia africana: Abassi, Ala, Azrail, Chuku
  • Mitologia azteca: Mictlantecuhtli, Xolotl
  • Mitologia babilonese: Ereshkigal, Nergal
  • Mitologia buddista e hindu: Yama, Pushan
  • Mitologia cahuilla: Muut
  • Mitologia cananea: Mot
  • Mitologia celtica: Mórrígan, Belatu-Cadros (soprattutto nel Galles), Epona, Ogmios, Ankou
  • Mitologia egizia: Anubi, Osiride, Nefti, Neith, Seth, Thot
  • Mitologia etrusca: Mania (divinità)
  • Mitologia finlandese: Tuoni
  • Mitologia giapponese: Enma (probabilmente una traslitterazione di Yama), Shinigami
  • Mitologia greca: Moire, Caronte, Thanatos, Ker, Hades, Persefone, Macaria, Ecate
  • Mitologia igbo: Ogbunabali
  • Mitologia inglese: Waetla
  • Mitologia induista: Yama
  • Mitologia Inuit: Anguta, Pinga
  • Mitologia islamica: Azrael, Nakir e Munkar
  • Mitologia māori: Hine-nui-te-pō
  • Mitologia maya: Ah Puch, Ixtab
  • Mitologia nordica: Hel, Odino, Freyja
  • Mitologia polinesiana: Aumakua
  • Mitologia romana: Plutone, Proserpina, Mercurio, Dis Pater, Cerere, Parche
  • Mitologia lituana: Giltinė
  • Mitologia slava: Volos, Morana
  • Mitologia sumera: Kur
  • Zoroastrismo: Vohu Mano
  • Vudù: Guédé, Baron Samedì


sabato 7 marzo 2020

Caleuche

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Il Caleuche è una mitica nave fantasma della tradizione dell'isola di Chiloé in Cile.

Leggenda
Secondo la leggenda, il Caleuche naviga nei mari intorno all'isola. Appare improvvisamente come una bellissima nave a vela al suono di una festa e improvvisamente sparisce di nuovo, navigando sotto la superficie del mare. Secondo il mito, l'equipaggio è formato da marinai annegati e portati sulla nave da tre figure mitologiche: le sorelle Sirena chilota e Pincoya e il loro fratello Pincoy.
La leggenda è stata ripresa nel libro Il mondo alla fine del mondo, opera di Sepùlveda.


venerdì 6 marzo 2020

Dagor Dagorath

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La Dagor Dagorath (nome Sindarin per Battaglia delle Battaglie o Battaglia Finale) è un evento dell'universo immaginario creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien.
Il Silmarillion così come fu scritto da Tolkien, finisce con una profezia di Mandos sulla Dagor Dagorath, chiamata anche "La Fine" ("Ambar-metta" in Quenya). Pare che Tolkien, tuttavia, abbia in seguito deciso di abbandonarla. Per questo motivo essa non è stata inserita nel testo pubblicato, che termina con il racconto del viaggio di Eärendil. Vi sono molte similarità tra la Dagor Dagorath e la leggenda nordica del Ragnarǫk.
Secondo la profezia di Mandos, Morgoth scoprirà come abbattere le Mura della Notte e distruggerà il Sole e la Luna. Allora Eärendil scenderà dal cielo e incontrerà Tulkas, Manwë (o Eönwë, il suo araldo) e Túrin Turambar ritornato dalla morte sulle pianure di Valinor. Tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo parteciperanno insieme ad essi ad una battaglia finale, la Dagor Dagorath, appunto. A loro si aggiungeranno anche Ar-Pharazôn e i Númenóreani che sbarcarono in Aman nel 3319 della Seconda Era.
Molti nemici caduti da tempo torneranno per lottare dalla parte di Morgoth, l'antagonista della battaglia; anche Sauron, il cui spirito si disperse nel vuoto dopo la distruzione del suo Anello, sarà presente nella Dagor Dagorath. Si dice che tutte le creazioni di Morgoth torneranno, Orchi, Troll e Draghi e altre creature spaventose. Si presume che i restanti uno o due Balrog combatteranno ai suoi ordini, così come Sauron e non si sa se i capitani uccisi di Morgoth e Sauron (come i Nazgûl, Ancalagon il Nero, Glaurung, e Gothmog) torneranno. Gandalf ritiene che almeno il Re Stregone di Angmar e gli altri Nazgûl non siano morti ma dispersi nel vuoto come Sauron dopo la distruzione dell'Unico Anello. Questo suggerisce che, se Sauron farà ritorno, anche loro torneranno.
Quindi le forze dei Valar, insieme ai popoli liberi, daranno battaglia a Melkor. Tulkas lotterà contro di lui, ma sarà la mano di Túrin a portare morte e distruzione su Melkor. Con la sua spada nera Gurthang ("Ferro di Morte") Túrin trapasserà il cuore di Melkor, vendicando se stesso così come tutti gli Uomini. Quindi le montagne dei Pelóri saranno spianate, i tre Silmaril ritrovati da terra, cielo e mare, e lo spirito di Fëanor verrà liberato dalle Aule di Mandos per restituirli a Yavanna, che li spezzerà e li userà per ridare la luce ai Due Alberi. La battaglia metterà fine ad Arda e le donerà nuova vita. Tutti gli Elfi si sveglieranno e le Potenze saranno di nuovo giovani.
Dopo la battaglia, ci sarà una Seconda Musica degli Ainur. La musica darà vita a un nuovo mondo, e gli Uomini la canteranno con gli Ainur. Non si sa quale sarà il destino delle vecchie razze del vecchio mondo in quello nuovo. Nemmeno gli Ainur sanno niente sulla Seconda Musica. Tutto ciò che gli Ainur sanno è che la Seconda Musica sarà più grande della Prima.
Christopher Tolkien tolse la profezia da Il Silmarillion basandosi su una versione del Valaquenta del 1958, in cui suo padre aveva scritto che nessuna delle profezie di Mandos aveva detto se i danni di Arda sarebbero mai stati riparati (Christopher Tolkien usò questo passaggio come chiusura del Quenta Silmarillion). Data questa rimozione della profezia Christopher inizialmente credette che anche l'Ultima Battaglia fosse stata rimossa. In seguito fu sorpreso di trovare riferimenti ad essa ed una nuova versione (in cui anche Beren ritorna dalla morte per la battaglia finale) scritta dopo il passaggio del Valaquenta.
È da notare che Il Silmarillion, così come è stato pubblicato, contraddice alcune parti della Seconda Profezia. Dove questa dice esplicitamente che gli Elfi e i Valar verranno rigenerati dopo l'Ultima Battaglia e che il fato degli Uomini è sconosciuto, Il Silmarillion afferma che gli Uomini parteciperanno alla Seconda Musica, e che è il destino degli Elfi ad essere sconosciuto.



 
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