Lo zolfo in alchimia era
ritenuto l'elemento primordiale che insieme al mercurio potesse
essere trasformato in qualsiasi altro metallo, in special modo l'oro.
Lo zolfo (dal latino sulphur, in
sanscrito sulvere[senza fonte]) era già noto agli antichi, e viene
citato nella storia biblica della genesi. Altre fonti fanno derivare
il termine zolfo dall'arabo sufra, che vuol dire giallo. Lo zolfo fu
menzionato da Omero nel IX secolo a.C., e veniva utilizzato sia come
arma incendiaria di guerra insieme al carbone e al catrame, sia come
medicinale.
Nel XII secolo i Cinesi inventarono la
polvere da sparo che è una miscela di nitrato di potassio (KNO3),
carbone e zolfo. I primi alchimisti diedero allo zolfo il suo simbolo
alchemico, un triangolo sopra una croce; attraverso i loro
esperimenti scoprirono che il mercurio poteva combinarsi con lo
zolfo.
Le proprietà filosofico-spirituali
dello zolfo, dedotte per analogia da quelle fisiche, sono
complementari al mercurio: mentre quest'ultimo è associato alle
qualità femminili della Luna, dell'acqua, della passività, lo zolfo
è simbolo maschile del sole, del fuoco, dell'attività, della
coscienza, dell'individualità.
Interagendo col mercurio liquido
esso doveva trasformarlo in mercurio igneo per realizzare le nozze
alchemiche tra Luna e Sole, e ottenere così l'oro dei filosofi,
capace di risanare la corruzione della materia.
Paracelso vi aggiunse anche il sale,
portando a tre i componenti dell'opera di riunificazione alchemica,
ognuno esprimente una diversa capacità di trasmutazione della
materia: lo zolfo per la combustione, il mercurio per la plasticità,
ed il sale per la solubilità. Si tratta dei tre componenti
corrispondenti nell'uomo rispettivamente a spirito, anima e materia.
«Nel suo regno sta uno specchio nel quale si vede il mondo intero. Chiunque guardi in quello specchio può vedervi e apprendere le tre parti della sapienza del mondo.» |
(Michael Sendivogius, Tractatus de Sulphure, 1616) |
Quale
principio maschile, lo zolfo era ritenuto in particolare il «seme»
di natura dal quale nascono e crescono i metalli, ritenuti entità
vive come piante ed animali.[5] Esso era l'elemento primordiale, che
conferisce individualità e specificità alla vitalità
indifferenziata del mercurio, generando la varietà di metalli.
«Così nascon quaggiù metalli vari benché da un seme sol vengano tutti secondo i vasi crassi o spessi o rari e Piombo e Stagno e Rame escon produtti.» |
(Francesco Maria Santinelli, Carlo V, 1659) |
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