mercoledì 11 marzo 2020

Zolfo (alchimia)

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Lo zolfo in alchimia era ritenuto l'elemento primordiale che insieme al mercurio potesse essere trasformato in qualsiasi altro metallo, in special modo l'oro.

Impieghi
Lo zolfo (dal latino sulphur, in sanscrito sulvere[senza fonte]) era già noto agli antichi, e viene citato nella storia biblica della genesi. Altre fonti fanno derivare il termine zolfo dall'arabo sufra, che vuol dire giallo. Lo zolfo fu menzionato da Omero nel IX secolo a.C., e veniva utilizzato sia come arma incendiaria di guerra insieme al carbone e al catrame, sia come medicinale.
Nel XII secolo i Cinesi inventarono la polvere da sparo che è una miscela di nitrato di potassio (KNO3), carbone e zolfo. I primi alchimisti diedero allo zolfo il suo simbolo alchemico, un triangolo sopra una croce; attraverso i loro esperimenti scoprirono che il mercurio poteva combinarsi con lo zolfo.

Proprietà alchemiche
Le proprietà filosofico-spirituali dello zolfo, dedotte per analogia da quelle fisiche, sono complementari al mercurio: mentre quest'ultimo è associato alle qualità femminili della Luna, dell'acqua, della passività, lo zolfo è simbolo maschile del sole, del fuoco, dell'attività, della coscienza, dell'individualità. Interagendo col mercurio liquido esso doveva trasformarlo in mercurio igneo per realizzare le nozze alchemiche tra Luna e Sole, e ottenere così l'oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.
Paracelso vi aggiunse anche il sale, portando a tre i componenti dell'opera di riunificazione alchemica, ognuno esprimente una diversa capacità di trasmutazione della materia: lo zolfo per la combustione, il mercurio per la plasticità, ed il sale per la solubilità. Si tratta dei tre componenti corrispondenti nell'uomo rispettivamente a spirito, anima e materia.
«Nel suo regno sta uno specchio nel quale si vede il mondo intero. Chiunque guardi in quello specchio può vedervi e apprendere le tre parti della sapienza del mondo.»
(Michael Sendivogius, Tractatus de Sulphure, 1616)
Quale principio maschile, lo zolfo era ritenuto in particolare il «seme» di natura dal quale nascono e crescono i metalli, ritenuti entità vive come piante ed animali.[5] Esso era l'elemento primordiale, che conferisce individualità e specificità alla vitalità indifferenziata del mercurio, generando la varietà di metalli.
«Così nascon quaggiù metalli vari
benché da un seme sol vengano tutti
secondo i vasi crassi o spessi o rari
e Piombo e Stagno e Rame escon produtti.»
(Francesco Maria Santinelli, Carlo V, 1659)







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