sabato 18 aprile 2020

Si sente spesso parlare di come sarà l’uomo tra 100/1000 anni ma volendo pensare più in grande, e ipotizzando che non ci saremmo ancora estinti, come sarà l’uomo tra un milione di anni?


L'unica cosa di cui si sente davvero parlare sono fantasie o titoli suggestivi sulle pagine web per farti clickare.


Sopra, concept art di Civilization Beyond Earth, in cui gli ultimi 3 esempi rappresentano le strade evolutive percorribili nel gioco. C) Umano geneticamente perfezionato. D) Umano con corpo artificiale cibernetico. E) Umano ibradito con alieni per adattarsi ad ambiente extraterrestre.
L'evoluzione avviene continuamente in qualsiasi specie, gli umani non fanno eccezione, ma i cambiamenti che riguardano il genotipo sono troppo graduali e imprevedibili, per poterne fare previsioni.
Tra 100/1000 anni l'unica evoluzione biologica significativa nel genotipo a cui potrai assistere sarà quella che ci concederemo da noi, semmai saremo in grado di farlo. Perché in natura, senza un ipotetico intervento artificiale di editing genetico, 1000 anni sono il minuto che sto impiegando a rispondere qui. I cambiamenti li potresti osservare solo analizzando il DNA di un miliardo di persone, per scoprire che il gene vattelappesca è diffuso nel 29% del campione esaminato, quando 1000 anni prima lo era nel 27%. Ecco tutto il cambiamento che avrai tra 1000 anni.
Gli articoli come quelli citati all'inizio, si concentrano molto sul fenotipo, soprattutto per sottolineare che la selezione in parte diretta da noi stessi per le condizioni ambientali che abbiamo creato e a cui siamo sottoposti, potrebbe determinare tendenze demografiche che porteranno ad una maggiore diffusione di questo o quel tratto, ma non sarebbero previsioni evolutive, ma piuttosto proiezioni demografiche.
Ad esempio la proiezione (artistica) qua sotto, racconta che per via dello stile di vita (e prende in considerazione solo quello occidentale…) gli umani tenderanno ad avere occhi più grandi, mento più piccolo, fronte più ampia.



Non hanno granché fondamento queste previsioni e sono esclusivamente fenotipiche.
Le vere previsioni che è in grado di fornire la biologia evolutiva sono ad esempio: "in che tipo di ambiente e in quali strati rocciosi potrei trovare il fossile di una forma transizionale tra queste due specie di Sarcopterygii?" Questo e poco più potresti prevedere.


Sopra, ricostruzione artistica del Tiktaalik, scoperto grazie alle previsioni della Sintesi dell'Evoluzione.
Soprattutto perché ogni transizione evolutiva avviene in conseguenze di cause che la determinano (e mai per uno scopo): mutazioni (che non puoi prevedere), migrazioni con conseguente ibridazione e gene flowing (che più che prevedere puoi tirare ad indovinare) e, soprattutto, pressione selettiva esercitata dall'ambiente (come sarà stato l'ambiente evolutivo degli umani da qui ad un milione di anni?) e chissà, magari altri fattori che non abbiamo ancora nemmeno compreso appieno.
Dovresti sapere in anticipo tutte queste cose, anche quelle che non sappiamo di dover sapere adesso, per rispondere con un minimo di serietà alla tua domanda. Questo è il motivo per cui nessuno che faccia ricerca seria perde molto tempo a fare "studi" su come sarà l'umanità tra un milione di anni. Se lo facessero sarebbe solo per attirare l'attenzione e fare marketing. Puoi vederlo da te negli articoli che ho citato, tutti finiscono sulla strada del "con la tecnologia ci evolveremo da soli", perché non c'è molto altro da dire.
Queste affermazioni vanno benissimo per la fantascienza, ma non hanno davvero granché di serio.


Nella trilogia Ilium-Olympos, Dan Simmons immagina post-umani con corpi progettati artificialmente, con il DNA che funge da processore in grado di eseguire app come i nostri smartphone.
Chiunque ti risponderà qualcosa di preciso o è un illuso che crede di sapere cosa sta dicendo e vive in un mondo di fantasie, oppure ti sta prendendo in giro.



venerdì 17 aprile 2020

Quanto sarebbe facile per una specie aliena conquistare o eliminare l'intera razza umana?


Se potessero arrivare fin qui? Sarebbe irrilevante per loro.
Non si creerebbe una situazione del genere:


VS questo


Non sarebbe nemmeno una cosa così:


VS questo


Sarebbe più vicino ad una cosa di questo tipo:


contro questo


Assolutamente irrilevante per loro. Saremmo completamente cancellati prima ancora di essere consapevoli di essere in conflitto.


giovedì 16 aprile 2020

ESISTE UN "MISTERO DEL TRIANGOLO DELLE BERMUDE"?


Dati alla mano, un giornalista australiano chiarisce, forse definitivamente, uno dei misteri più amati e temuti dell'ultimo secolo.


Protagonista dei migliori film di mistero, dell’interesse dei più importanti scienziati al mondo e ormai parte dell’immaginario collettivo, il Triangolo delle Bermuda si trova in pieno Oceano Atlantico. Si tratta di una zona proprio a forma di triangolo, caratteristica che gli ha assegnato il nome.
Circoscritta dall’arcipelago delle Bermuda a nord, dall’isola di Porto Rico a sud e dalla Florida a ovest, quest’area marina è ricordata per i numerosi misteri che nasconde dagli anni ’50. Coinvolta in moltissime scomparse di aerei, navi ed equipaggi, il Triangolo delle Bermuda è ancora oggi un mistero che nessun è riuscito a svelare.


La storia
Il Triangolo delle Bermuda, soprannominato anche triangolo maledetto o triangolo del diavolo, inizia a essere al centro dell’interesse internazionale negli anni cinquanta, quando un susseguirsi di articoli e libri sottolineano la sparizione di aerei e navi, tra cui una flotta di cinque navi della United States Navy.
Le idee di un’area avvolta nel soprannaturale viene poi avvalorata dalla scomparsa del Volo 19, ponendo il dubbio che alla base di questi eventi ci fossero individui extraterrestri. Ma le storie che ci hanno fatto più rabbrividire non sono terminate. Nel 1840 scomparve la nave francese Rosalie.
Quest’ultima venne ritrovata carica di merce e nella norma, ma senza equipaggio. L’unico superstite fu un canarino. Nell’81 dello stesso secolo, toccò invece alla nave americana Austin, che si volatilizzò nel nulla. In tutti questi casi sembra che le navi fossero scomparse improvvisamente e dopo un arco di tempo variabile fossero riapparse, ma senza gli uomini che vi erano a bordo.
Tra le storie più sorprendenti, possiamo citare quella che coinvolse nel 1945 cinque aerei da caccia. Con destinazione Bahamas, gli aerei sulla via del ritorno iniziano a inviare alla base aeronautica delle richieste di aiuto dovute al malfunzionamento della strumentazione. Una volta persa la rotta, gli aerei iniziano a vagare nel nulla finendo così il carburante a disposizione.

Il segreto


Ciò che c’è dietro a queste misteriose scomparse rimane ancora sconosciuto, ma diverse teorie sono state avanzate. Una prima idea vede il Triangolo delle Bermuda nell’area in cui sorgeva l’antica civiltà di Atlantide. I resti di quest’ultima sembra creino un campo elettromagnetico. Tuttavia, questa teoria può spiegare solo il parte il mal funzionamento degli strumenti di bordo.
Altri studiosi avanzarono l’idea che tutti gli aerei e le navi sarebbero entrati in un’altra dimensione spazio-temporale, sempre dovuta a pericolosi campi magnetici. Anche Einstein in effetti teorizzò di universi paralleli: ipotesi avvalorata da un fenomeno riscontrato in alcuni voli. Questi ultimi, infatti, sorvolando la zona del Triangolo delle Bermuda atterrerebbero con un anticipo inusuale senza venti di 800Km/h.


martedì 14 aprile 2020

Il "nucleo del demonio"


The Demon core o nucleo del demonio è stato un esperimento degli scienziati americani; era una massa sferica da 6 chilogrammi di plutonio, coinvolta in due incidenti nel 1945 e 1946. Il nucleo era destinato ad essere utilizzato come terza arma nucleare, e rimase in uso per i test, dopo la resa del Giappone.
Gli incidenti sono avvenuti nel laboratorio di Los Alamos; entrambi provocarono l’avvelenamento da radiazioni acute e conseguenti decessi degli scienziati Harry Daghlian e Louis Slotin.


Dopo quegli incidenti, il nucleo sferico di plutonio fu chiamato "nucleo demoniaco".


lunedì 13 aprile 2020

Ci sono delle spiegazioni scientifiche che spiegano il "Martello di London"?


Sì.
Per chi non lo sapesse, il cosiddetto "Martello di London" è stato trovato a London, in Texas, nel 1936 ed è diventato famoso negli anni '80, dopo essere stato acquistato da un giovane seguace del Creazionismo di nome Carl Baugh che sosteneva che il manufatto fosse stato costruito prima della grande Inondazione (quella dell'Arca di Noè per capirci).


Non è affatto così.
Il martello di London, che è lungo 15 centimetri e largo 25 mm con una sezione trasversale ottagonale, è un piccolo martello da fabbro del tipo che avrebbe potuto essere usato per calzare i cavalli. Il contenuto di zolfo del ferro ci dice che è stato prodotto nel XVIII o all'inizio del XIX secolo usando il carbone e con una fucina.
Poiché all'epoca l'America rurale era in qualche modo tecnologicamente arretrata, potrebbe anche essere ancora più recente. E la pietra intorno è ancora più recente. È una concrezione ferrosa del tipo che può formarsi ovunque se il ferro viene lasciato a contatto con terreno, acqua e minerali reattivi.
London, Texas, è nota per il suo calcare Ordoviciano. Il calcare è una roccia morbida e solubile a base di carbonato di calcio, motivo per cui forma grotte naturali. Le acque superficiali in tali aree trasportano minerali lisciviati dalle rocce e quando incontrano la lisciviazione del ferro di uno strumento perduto, reagiscono con esso, cementando il ferro e il terreno circostante in una concrezione.
Le concrezioni possono formarsi abbastanza rapidamente solo dalla precipitazione di un numero qualsiasi di minerali solubili attorno a un nucleo o a una crepa, ma formano croste abbastanza spettacolari quando ossidi di ferro, terreno e altri precipitati si combinano attorno a un pezzo di ferro perso. Questo è un fenomeno comune, noto a chiunque abbia una minima conoscenza della geologia.
Ecco una concrezione formata nell'acqua di mare attorno a un chiodo di navi in ferro:


Ed ecco una concrezione attorno a un paio di calibri:


E intorno alle pompe di zavorra del sottomarino, Hunley:


Tali concrezioni si formano anche sulla terra ferma. Ecco una concrezione attorno a una candela Champion vintage degli anni '20.


Ed eccone un altro:


E un altro:


E un altro:


Insomma, il martello non è antichissimo, pre-inondazione di Noè. Come non lo sono le candele delle auto nelle foto…


domenica 12 aprile 2020

Casa lunare

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Una casa lunare è un segmento dell'eclittica (spesso chiamata stazione o dimora) attraverso il quale la luna si muove nella sua orbita intorno alla terra, spesso usata dalle antiche culture come parte del loro sistema di calendari. In generale, benché non sempre, lo zodiaco è diviso in 27 o 28 segmenti relativi alle stelle fisse - uno per ciascun giorno del mese lunare, che è lungo 27,3 - e la posizione della luna è mappata rispetto a quei segmenti fissi. Poiché la posizione della luna a un determinato stadio varierà secondo la posizione della terra nella sua orbita, le case della luna sono un sistema efficace per tenere traccia del passaggio delle stagioni.
Varie culture hanno usato astrologicamente serie di case lunari; ad esempio le nakshatra astrologiche della cultura indù, le manzil arabe (manazil al-qamar), le ventotto case dell'astronomia cinese e i 36 decani dell'astronomia egizia. Altre case sono raggruppate insieme: nell'astrologia occidentale ciascun segno dello zodiaco copre 2-3 case, mentre il sistema cinese raggruppa le case in quattro gruppi legati alle stagioni.
Il concetto di case lunari è considerato di origine babilonese. Jim Tester, nella sua Storia dell'astrologia occidentale spiega che esse appaiono nell'astrologia ellenistica con la lista di stelle fisse redatta nel II secolo da Massimo di Tiro, nelle liste arabe di Alchandri e Albohazen Haly, nonché in una lista copta simile con nomi greci, e che benché esse fossero note nell'India vedica, tutte le liste «sembrano tradire» la trasmissione attraverso fonti greche. Pur evidenziando che i Babilonesi avevano ben stabilito i raggruppamenti lunari verso il VI secolo d.C., Tester nota anche che «lo schema delle ventotto case era derivato attraverso la magia egiziana legando le liste dei giorni fortunati e sfortunati del mese lunare alle emerologie e allo zodiaco».

Case cinesi

Le 28 Case Lunari (cinese: 二十||宿, Èrshí-Bā Xiù) sono la forma cinese e est-asiatica delle case lunari. Possono essere considerate come l'equivalente dello zodiaco occidentale, sebbene le 28 Case riflettano il movimento della Luna attraverso un mese siderale piuttosto quello del Sole in un anno solare. Nella loro forma finale, esse incorporavano le forme astrali dei Quattro Simboli: Dragone Azzurro dell'Est, Tartaruga Nera del Nord, Tigre Bianca dell'Ovest e Uccello Vermiglio del Sud. Si tratta di due animali reali e due leggendari assai importanti nella cultura cinese tradizionale come il fengshui.

Case Indiane

Le Nakshatra o Nákṣatra (lit. "stelle") sono la forma indiana delle case lunari. Esse di solito ammontano a 27, ma a volte 28 e i loro nomi sono legati alle più importanti costellazioni in ciascun settore. Esse partono da un punto sull'eclittica precisamente opposto alla stella Spica (sanscrito: Chitrā) e si sviluppano verso est. Nella mitologia indiana classica, la creazione delle nakshatra è attribuita a Daksha. Esse erano le spose di Chandra, il dio della luna. Le nakshatra dell'astronomia bhartiya tradizionale sono basate su una lista di a list of 28 asterismi trovati nell'Atharvaveda (AVŚ 19.7) e anche nelle Shatapatha Brahmana. Il primo testo astronomico che le elenca è il Vedanga Jyotisha. Le case sono una parte importante dell'astrologia indiana.

Case arabe

L'astrologia araba utilizzava un sistema di 28 case lunari chiamato Manāzil al-qamar. In questo sistema si riteneva che la luna si muovesse attraverso 28 distinte manazil (singolare: manzil = casa) durante il normale anno solare, ciascuna delle quali durava, perciò, circa 13 giorni. Una o più manazil erano poi raggruppate in una nawaa e l'insieme delle anwaa (forma plurale di nawaa) componeva l'anno. In altre parole, lo schema era il seguente: un anno era diviso in anwaa, ciascuna delle quali era fatta di una o più manazil, che erano associate a una stella o costellazione dominante.

sabato 11 aprile 2020

Bestie di Satana

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Le Bestie di Satana erano un gruppo di assassini seriali della provincia di Varese, responsabili di induzione al suicidio e vari omicidi di matrice satanista, che riempirono le pagine di cronaca nera e colpirono profondamente l'opinione pubblica italiana. La notizia arrivò anche all'estero e i crimini della setta vennero definiti dalla BBC tra i più scioccanti della storia d'Italia dal secondo dopoguerra.
La magistratura, con sentenza della Corte di cassazione pronunciata nel 2007, ha ritenuto i membri della setta responsabili degli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara Marino, Fabio Tollis e del relativo occultamento di cadavere, così come del suicidio indotto di Andrea Bontade e di altri giovani che avevano rapporti con l'organizzazione.
La scoperta della setta ha portato poi gli investigatori dell'Arma a fare dei collegamenti con casi irrisolti, omicidi ed assassinii misteriosi nella zona delle "bestie". C'è chi ha parlato di diciotto tra omicidi e casi di suicidio sospetti, tra i quali quelli di Andrea Bontade e Christian Frigerio. Tuttavia ad oggi non è stata aperta nessuna nuova inchiesta, e gli imputati sono ritenuti responsabili dei soli crimini sopracitati.

Storia

L'organizzazione della setta

Le “bestie di Satana” si ispiravano vagamente al cosiddetto satanismo acido; in realtà la vocazione satanista era alquanto confusa, ma ciò non impediva lo sfoggio di simboli esoterici quali pentacoli, croci rovesciate e rappresentazioni del numero della bestia nell'Apocalisse di Giovanni, il 666. Nata nella seconda metà degli anni novanta la setta era più che altro dedita all'uso e all'abuso di sostanze stupefacenti, come ammesso anche dagli stessi membri nel corso dei processi. Alcuni membri della setta erano noti nel circondario come spacciatori di droghe. I luoghi abituali di ritrovo della setta erano il parco Sempione e la fiera di Sinigallia a Milano. Il clima di esaltazione dovuto alle droghe e la connotazione simil-satanica del luogo facevano sì che le pratiche degli aderenti alla setta fossero delle “prove di coraggio” che venivano eseguite a cuor leggero a causa dello stordimento (come durante i riti d'affiliazione) oppure, in un ambito che era più o meno consapevolmente nichilista, le sedute consistevano nell'infliggere dolore fisico.
Dalla testimonianza di Andrea Volpe emerge ad esempio che una volta al giovane Fabio Tollis vennero spenti mozziconi di sigaretta sul corpo, mentre un altro membro, Eros Monterosso, lo mordeva sul collo. In un'altra occasione Paolo Leoni, detto "Ozzy" (appellativo ispirato al cantante Ozzy Osbourne), capo carismatico della setta, venne fermato dalla polizia ed accompagnato a casa dopo essere stato sorpreso a camminare sui binari della metropolitana, completamente ubriaco e sotto l'effetto di stupefacenti mentre gridava frasi sconnesse. Nel corso di un'intervista rilasciata in carcere, il giovane minimizzò l'episodio, asserendo che si trattasse di un tentativo di suicidio a seguito della perdita, a pochi mesi di distanza l'una dall'altro, del padre e della sorella. I riti di affiliazione si svolgevano appunto tramite il superamento di prove di coraggio, suggellate nel momento della riuscita da un vero e proprio patto di sangue, una volta compiuto si sarebbe potuto uscire dalla setta soltanto da morti.
Si è molto discusso intorno al fatto se le "Bestie" avessero dei capi, e quali fossero. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, membri di più vecchia data erano Nicola Sapone e Paolo Leoni, conosciutisi casualmente durante una visita di leva. Nicola Sapone, idraulico e incensurato, di origine calabrese ma da anni residente a Dairago, aveva condotto fino ad allora una vita normale, mentre Leoni, commesso in un ipermercato di Corsico, era figlio di un ex detenuto per omicidio noto nella zona come satanista. Gli altri membri del gruppo si unirono in un secondo tempo.
L'enigmatica figura di Andrea Volpe di Busto Arsizio, disoccupato e tossicodipendente, descritto come un giovane squilibrato ma con un forte carisma personale, fu introdotta nel gruppo da Sapone. Nonostante Volpe fosse tra gli esecutori materiali in tutti e tre i delitti accertati, non fu mai considerabile come capo probabilmente a causa del suo stato di tossicodipendenza - che lo costrinse a diversi ricoveri in ospedale ed in alcune comunità per disintossicarsi - anche se non si deve sottovalutare la sua influenza nel prendere le decisioni. Tutti i rei confessi sono concordi sul fatto che proprio dopo l'entrata di Volpe si cominciò a progettare gli omicidi rituali.

La scoperta della setta: lo "chalet degli orrori"

I crimini della setta vennero improvvisamente scoperti all'inizio del 2004, quando il 24 gennaio dello stesso anno Andrea Volpe ricevette un chiaro ordine di Nicola Sapone. Quest'ultimo gli commissionò l'assassinio di Mariangela Pezzotta (ex ragazza di Volpe) in quanto conosceva troppi dettagli sulla scomparsa di Fabio Tollis e Chiara Marino, due ex membri della setta, dei quali si erano perse le tracce nel gennaio 1998. Con il pretesto di una videocassetta da farsi restituire, Volpe invitò a cena la Pezzotta nella baita di Golasecca. Mentre Elisabetta Ballarin, la sua nuova fidanzata, era in cucina a preparare due dosi di speedball (cocaina ed eroina), egli, dopo una violenta discussione con la sua ex compagna, esplose con una pistola Smith&Wesson due colpi al volto della malcapitata, che però non morì sul colpo.
Volpe e la Ballarin, in condizioni alterate a causa delle droghe assunte quella sera, chiamarono in aiuto Sapone, il quale accorse prontamente e, a detta di Volpe, gli rinfacciò di "non essere nemmeno capace di uccidere una persona". Egli stesso finì l'agonizzante ex ragazza di Volpe a colpi di badile nella serra antistante lo chalet, e subito dopo tornò a casa propria a Dairago, presso Legnano, comportandosi come niente fosse ed ostentando stupore alla notizia degli avvenimenti successivi. Prima di andarsene, ordinò di lavare via ogni traccia di sangue, di seppellire la Pezzotta nel giardino e di gettare nel fiume la sua automobile. Sapone dirà poi di non essere stato lui ad aver commesso quel delitto, ma di essere stato chiamato da Volpe a omicidio già commesso.
Diventa fatto di contorno, a questo punto, la deposizione dell'astronomo Salvatore Furia. Secondo il pentito la data in cui uccidere la Pezzotta venne scelta in base alle fasi lunari: perché tutto andasse per il verso giusto occorreva che fossero giorni di luna nuova. Furia ha confermato che effettivamente in quei giorni la luna in cielo era una falce quasi invisibile. Alle posizioni degli astri i satanisti sembravano dare molto credito, come ha confermato un testimone, il maresciallo Quaranta: «Consideravano maggio un mese non adatto a riti satanici poiché la tradizione cristiana fa risalire a quel periodo la nascita della Madonna».
Una volta seppellita la Pezzotta, la Ballarin salì sull'auto della vittima, decisa a sbarazzarsi del mezzo facendolo scivolare nel Ticino, che scorre a poca distanza, e Volpe la seguì sulla sua auto. La ragazza, però, a causa delle condizioni psicofisiche alterate per l'assunzione di cocaina ed eroina, non riuscì a condurre nel fiume la macchina e andò ad incastrarsi su un muretto. Volpe scese dalla sua auto, si accorse delle condizioni della Ballarin ormai prossima al collasso, e si recò verso un parcheggio poco distante, invocando soccorso e dando in escandescenze.
Ad una pattuglia dei carabinieri accorsa sul posto inizialmente dichiarò che lui e la fidanzata erano stati aggrediti da alcuni balordi, mentre si trovavano appartati in auto, ma i carabinieri realizzarono velocemente che in realtà la coppia aveva avuto un incidente d'auto causato dall'assunzione di stupefacenti ed alcol e fece trasportare entrambi i giovani in ospedale. Qui Elisabetta, ancora sotto l'effetto della droga, cominciò a mugugnare e ripetere frasi, apparentemente sconnesse, riguardanti la morte di una certa "Mariangela". A questo punto i carabinieri, assieme alla procura, fanno partire le indagini, affidate al nucleo investigativo del Comando provinciale di Varese.
Il giorno successivo segue il ritrovamento del corpo di Mariangela (sfigurato e ancora caldo), rinvenuto dagli investigatori in quella serra dello chalet di Volpe, dove era stata sepolta che ancora respirava (seppur flebilmente), come dichiarato da Volpe durante gli interrogatori. Dopo il ritrovamento della Pezzotta ed una estesa attività informativa, i carabinieri iniziano una ricostruzione a ritroso dei crimini dei quali comincia ad essere sospettato Volpe e il suo gruppo, del quale al tempo non si conosceva ancora nulla. Dalla confessione di Volpe emerge che egli fu costretto ad agire sotto ricatto da Sapone, che lo aveva minacciato «se non lo fai tu lo facciamo noi», lasciandogli capire che anche lui e la Ballarin sarebbero stati uccisi qualora non si fossero liberati della vittima.






Le indagini

Inizialmente Volpe sostenne davanti agli investigatori di aver sparato a Mariangela durante una lite accesa tra ex fidanzati degenerata a causa della droga e la pista satanica non venne inizialmente presa in considerazione, anche se cominciavano a nutrirsi dei sospetti. Con l'entrata in campo di Michele Tollis, autotrasportatore di origini pugliesi e padre del defunto Fabio (amico di vecchia data di Volpe), le indagini presero una svolta. Da anni Tollis cercava di capire dove fosse finito suo figlio, e cominciò a frequentare il suo ambiente per farsi un'idea. Portò il caso alla trasmissione di Rai 3 Chi l'ha visto? ed intervenne in numerose puntate nel corso degli anni. Sin dal principio, non si fidò degli affiliati alle “bestie di Satana”, i quali sostenevano che Fabio fosse scappato con Chiara per ragioni sentimentali.
Quando Michele Tollis seppe dell'arresto di Volpe, ai suoi occhi risultò immediato il collegamento con la scomparsa del figlio, facendosi avanti; e infatti le sue indicazioni saranno preziose nel corso delle indagini. Sottoposto allo stress psicologico degli interrogatori, e per mero calcolo in funzione di evitare l'ergastolo, Volpe decise di collaborare e confessò gli omicidi di:
  • Mariangela Pezzotta, per il quale era già trattenuto;
  • Chiara Marino, amica di Fabio Tollis;
  • Fabio Tollis stesso;
  • Andrea Bontade.

 

Il primo tentativo di omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino

Stando alla ricostruzione degli inquirenti così come è andata in onda su La linea d'ombra, la diciannovenne Chiara Marino, vicina di casa di Paolo Leoni e sua amica fin dall'infanzia, era perdutamente innamorata di lui ed era l'unica ragazza stabilmente affiliata al gruppo, mentre altre giovani si allontanarono in quanto turbate dai rituali, dalle violenze e dalle minacce subite. Una ex fidanzata di Leoni, amica della stessa Marino, dichiarò che in diverse occasioni il Leoni l'aveva aggredita e percossa, ferendola al collo ed aveva descritto il giovane come una persona esaltata e pericolosa e del tutto inaffidabile.
Non per questo alla Marino veniva risparmiata la prassi della setta, anzi, per tale ragione era forse ancor più crudele; particolarmente dal momento in cui il "medium" della setta, Mario Maccione, dichiarò agli altri membri che la Marino «incarnava la Madonna», generando ulteriori ritorsioni contro di lei. Ciò provocò nella ragazza un trauma psicologico non indifferente e la sua intenzione era di uscire dalla setta, rafforzata anche dalla vicinanza di un collega di lavoro, completamente estraneo alle "Bestie", col quale aveva allacciato da poco una relazione sentimentale. Gli altri ne erano al corrente e decisero che se la ragazza doveva lasciare il gruppo doveva farlo da morta, come previsto dal patto di sangue.
I membri della setta sapevano inoltre che la giovane aveva nella propria disponibilità una somma di denaro abbastanza cospicua, pari a circa 110 milioni di lire (circa 55.000 euro), avuti come risarcimento in seguito ad un incidente stradale in cui era rimasta coinvolta, e verosimilmente puntavano ad impadronirsene. Nel primo tentativo Sapone e gli altri la stordirono con una dose di tranquillanti, la portarono in un posto frequentato da tossicodipendenti per drogarla e simulare una morte per overdose di eroina. L'arrivo di una volante li fece desistere dai loro piani e scappare.
Nel frattempo il sedicenne Fabio Tollis si rese conto della piega che stava prendendo la setta e manifestò l'intenzione di andarsene, cosicché il gruppo decise di eliminare anche lui. Tollis, il membro più giovane della setta, era cantante e bassista di un gruppo chiamato Infliction; si unì alle "bestie" soprattutto in virtù dell'interesse per l'heavy metal ed aveva più volte lasciato intendere di non prendere sul serio i rituali satanici, giungendo anche ad imitare per gioco gli stati di presunta trance in cui cadeva Maccione. La notte di San Silvestro del 1997 i componenti della setta fecero in modo che Tollis e la Marino si ritrovassero da soli in un'auto messa a disposizione da Pietro Guerrieri detto "Wedra", tatuatore del gruppo. I membri del gruppo posizionarono un petardo nel tubo di scappamento, ma la vettura non esplose e prese fuoco molto lentamente, in modo che i due poterono allontanarsi senza nemmeno avvedersi dello scampato pericolo e credendo di aver inavvertitamente provocato loro stessi l'incendio, lasciando a bordo un mozzicone di sigaretta acceso mentre facevano l'amore. Tollis era dunque conscio del destino della sua amica, ma non del proprio.

Il duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino

Nel gennaio del 1998 la setta decise di progettare con più cura l'omicidio. Con la scusa di un nuovo rito da compiere, Sapone, Volpe e Maccione attirarono i due ragazzi in una trappola, conducendoli nottetempo nei boschi di Mezzana Superiore, dove li aspettava una fossa profonda quasi due metri, scavata giorni prima da Sapone e Volpe, unitamente a Pietro "Wedra" Guerrieri e Andrea Bontade. Quest'ultimo doveva farsi trovare sul posto per fare da "palo", ma non ne ebbe il coraggio e non si presentò sul luogo. Guerrieri, invece, non partecipò di persona al delitto, ma a partire da quel momento, rendendosi conto delle proprie responsabilità, piombò in un profondo stato di depressione, aggravato dall'uso sempre più pesante di stupefacenti.
Una volta giunti sul luogo, la Marino venne immediatamente uccisa a pugnalate da Sapone, mentre Volpe e Maccione si avventarono sul Tollis che, forte della sua prestanza fisica, tentò invano di difendere l'amica. Tollis venne sopraffatto a coltellate da Maccione (che in seguito dichiarerà di essere stato il migliore amico di Fabio), quindi colpito ripetutamente sul capo con una mazzetta da muratore, con una violenza tale da fratturare completamente le ossa del volto del ragazzo. Lo finì Sapone, infilandogli in bocca un riccio di castagno per soffocare le sue urla e con una coltellata alla gola talmente forte da spezzare la lama del pugnale, i cui frammenti verranno rinvenuti anni dopo tra le ossa del ragazzo. Nella concitazione del momento anche Maccione si ferì profondamente ad una mano mentre colpiva a morte l'amico Tollis. Nei giorni successivi, il giovane dichiarò di essersi procurato la ferita mentre cercava di sistemare il motore dell'auto di Sapone a seguito di un guasto. Al termine della mattanza, i due ragazzi vennero gettati nella fossa.
La perversione non si ferma qui: il reo confesso Volpe assieme agli altri umiliarono i cadaveri orinandoci sopra, Sapone improvvisò una danza sopra il luogo della sepoltura ed urlò: «Zombie, adesso siete soltanto degli zombie», quindi intinse una sigaretta nel sangue dei cadaveri e la fumò (dalla testimonianza di Michele a Chi l'ha visto?). Due settimane dopo Sapone e Bontade si recarono nuovamente nel bosco per far sparire le tracce dell'assassinio, rimuovendo il fogliame macchiato di sangue e versando ammoniaca sulla fossa, per evitare che qualche animale fiutasse l'odore dei cadaveri. I corpi di Tollis e della Marino, ormai mummificati, saranno ritrovati dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese sei anni dopo, il 18 maggio 2004, a seguito delle indagini relative all'omicidio di Mariangela Pezzotta.
Poco prima di allontanarsi con gli amici verso Somma Lombardo, Fabio Tollis fu costretto da Sapone a telefonare a casa per avvisare il padre che non sarebbe rientrato a dormire, ma avrebbe trascorso la notte in casa dell'amica Chiara Marino. Il padre del giovane si insospettì e si diresse verso il pub Midnight di Porta Romana, abitualmente frequentato dalla compagnia, arrivando però troppo tardi, quando il figlio era già partito con quelli che sarebbero divenuti i suoi carnefici. Michele Tollis in seguito dichiarerà che Leoni aveva tentato di tranquillizzarlo, asserendo che Fabio si era appartato per flirtare con la Marino, che sarebbe tornato presto e non era assolutamente il caso di preoccuparsi.
Nei giorni successivi i membri della setta collaborarono attivamente alle indagini, distribuendo volantini con le fotografie degli amici da loro stessi uccisi, lasciandosi intervistare dal programma televisivo Chi l'ha visto? e dichiarandosi molto preoccupati per la sorte degli amici, facendo anche appelli televisivi perché tornassero a casa. Qualche mese dopo alle ricerche iniziò a contribuire anche la rivista Metal Shock, che inserì in copertina una foto di Tollis con la sua band, pubblicò un'ignara incitazione a farsi sentire e un numero per eventuali avvistamenti.
Leoni giunse a suggerire che la Marino e Tollis potessero essere fuggiti insieme in Spagna, dove la ragazza aveva stretto diverse amicizie nel corso di una vacanza. La madre della ragazza, durante una puntata della trasmissione Chi l'ha visto? accusò esplicitamente Leoni di essere responsabile della sparizione della figlia, parlando anche delle pratiche sataniche del giovane e della reputazione del padre dello stesso. La donna mostrò inoltre diversi oggetti rinvenuti in camera di Chiara: teschi di capra e crani di plastica, candele nere, un drappo nero ed altro materiale da destinare ai rituali satanici. In seguito, la donna dichiarerà di esser stata minacciata dai famigliari di Leoni, il cui padre, da poco defunto, era noto in zona come satanista nonché per i trascorsi in manicomio ed una condanna per omicidio di un'ex amante.

Il suicidio indotto di Andrea Bontade

La vittima seguente fu Andrea Bontade, colpevole di codardia per non essersi presentato la sera dell'omicidio di Tollis e della Marino, la cui fossa nel bosco aveva contribuito a scavare. Più volte gli altri affiliati cercarono di stordirlo con un cocktail a base di droghe pesanti con il preciso scopo di indurlo al suicidio. Poi una sera gli intimarono: «Se non lo fai tu lo facciamo noi». Il 21 settembre 1998 Bontade, al termine di una serata trascorsa al Midnight con gli altri membri della setta, durante la quale aveva bevuto parecchi alcolici ed assunto stupefacenti, prende la sua auto e si schianta contro un muro alla velocità di 180 km/h. Si potrebbe pensare ad un incidente causato dallo stordimento per droga, ma mancano sull'asfalto i segni di frenata e sterzata. Bontade muore sul colpo.

Reazioni dei media

La vicenda ha suscitato enorme scalpore in tutta Italia e ha dato inizio a una lunga serie di dibattiti sulla devianza giovanile e sul legame tra heavy metal (di cui le Bestie di Satana erano grandi appassionati), satanismo e violenza. Nel febbraio 2005, un'università cattolica romana collegata al Vaticano programmò un corso di due mesi sulla possessione diabolica e l'esorcismo per sacerdoti e seminaristi. Don Aldo Buonaiuto, sacerdote responsabile del "Numero Verde Antisette" dell'Associazione Giovanni XXIII, manifestò forti allarmismi riguardo alla musica metal dicendo: «Se la musica diventa uno strumento di atti nefandi e morte deve essere fermata». Anche l'esorcista Gabriele Amorth espresse la sua opinione: «Sicuramente c'è Satana che agisce in queste occasioni. Prima le tre ragazze di Chiavenna, poi Erica e Omar, e adesso la banda giovanile di Somma Lombardo. Tutti casi che ho studiato bene. Quei ragazzi erano dediti al Demonio, leggevano libri satanici. E che ferocia inaudita nei loro atti!».
Secondo alcuni media italiani gli Slayer, famoso gruppo metal statunitense, avrebbero pilotato i membri della setta a compiere tali azioni (la band subì accuse simili anche nella propria nazione, per quanto riguarda il caso analogo di Elyse Marie Pahler). I giovani passavano nottate intere ad ascoltare la loro musica al massimo del volume, sia mentre celebravano i rituali, sia vagando in auto nei pressi di Cardano al Campo (ove frequentavano spesso un locale di musica rock) e nei boschi della Malpensa.
Si dice che gli omicidi furono influenzati principalmente dal brano Kill Again, tratto dall'album Hell Awaits. Un'altra canzone, Richard Hung Himself (da Undisputed Attitude), avrebbe istigato un ragazzo affiliato alla setta, un tale Davide R., ad impiccarsi con il filo da bucato nel bosco dietro casa sua (tuttavia altre ipotesi ritengono che il suicidio sia stato dovuto alle continue minacce di morte ricevute da Volpe). Venuto a conoscenza dell'accaduto, Jeff Hanneman, chitarrista degli Slayer, rigettò le accuse: «Chi ha cercato nella musica le ragioni di un delitto non ha capito nulla ed ha dimostrato una volta per tutte la propria ignoranza. Tutto ciò è tremendamente stupido, perché se qualcuno arriva a compiere un gesto così estremo è mosso da ragioni che vanno ben oltre l'ascolto degli Slayer. Se una persona non ci sta con la testa può essere spinta ad uccidere da un disco ascoltato, ma anche da un film visto in televisione, dalla rottura con la fidanzata... da tutto!».
Marco Dimitri, leader dell'associazione "Bambini di Satana", disse: «Penso sia un fenomeno più legato ai drammi personali che al satanismo. Le indagini hanno fatto emergere realtà più drammatiche come, ad esempio, la droga. Alcuni erano da tempo in cura psichiatrica. Non vi è nulla di culturale, solo un dramma nel dramma.» Secondo Maria Greca Zoncu, GUP di Busto Arsizio, le Bestie di Satana «non erano un'associazione per delinquere ispirata al satanismo, ma solo un'aggregazione di personalità deboli, immature, ineducate, sostanzialmente svantaggiate, che hanno costruito un maldestro edificio nel quale albergare la loro assoluta povertà morale». Lo stesso Mario Maccione, che iniziò a suonare la chitarra a 15 anni, dichiarò: «Se avessi pensato solo a suonare non sarei finito in questa storia. La musica non c'entra niente».

Vittime

Le vittime certe delle "Bestie di Satana" sono state:
  • Fabio Tollis, 17 gennaio 1998 - presso Somma Lombardo
  • Chiara Marino, 17 gennaio 1998 - presso Somma Lombardo
  • Andrea Bontade, 21 settembre 1998 - suicidio indotto, presso Somma Lombardo
  • Mariangela Pezzotta, 24 gennaio 2004 - presso Golasecca

Condanne

Per gli omicidi di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta, il 31 gennaio 2006 la Corte d'assise di Busto Arsizio condannò Nicola Sapone a due ergastoli e all'isolamento diurno per tre anni; Paolo Leoni e Marco Zampollo a 26 anni, Elisabetta Ballarin (nonostante non facesse parte del gruppo, non fosse a conoscenza degli altri omicidi e fosse stata solo testimone, sotto effetto di stupefacenti, dell'omicidio di Mariangela) a 24 anni e tre mesi ed Eros Monterosso a 24 anni.
Nel giugno 2006, la Corte d'Assise d'Appello di Milano ridusse la pena per Andrea Volpe (già condannato in primo grado a 30 anni per gli omicidi commessi alla guida della setta) a 20 anni di carcere, e a 12 anni e 8 mesi la pena di Pietro Guerrieri, in precedenza condannato a 16 anni.
Il 15 maggio 2007 la Corte d'Assise d'Appello di Milano condannò Nicola Sapone ad un doppio ergastolo e isolamento diurno per 18 mesi; Paolo Leoni all'ergastolo e isolamento diurno per 9 mesi; Elisabetta Ballarin a 23 anni di carcere; Eros Monterosso a 27 anni e 3 mesi e Marco Zampollo a 29 anni e 3 mesi. Andrea Volpe a 20 anni per aver collaborato con la giustizia alla risoluzione del caso.
Il 25 ottobre 2007 la Corte di Cassazione confermò le condanne con sentenza definitiva.
Il 9 novembre 2007 la Corte d'Assise e d'Appello di Brescia condannò a 19 anni e mezzo Mario Maccione, all'epoca dei fatti contestati minorenne, inasprendo la precedente sentenza a 16 anni di reclusione.

Elisabetta Ballarin

Dopo sette anni dall'arresto, a Elisabetta Ballarin è stata concessa la semilibertà per motivi di studio: la ragazza può uscire dal carcere per frequentare le lezioni universitarie al di fuori del carcere di Verziano. Dopo una laurea triennale in Didattica dell'arte presso l'Accademia di Santa Giulia di Brescia, ha intrapreso il biennio specialistico in grafica e comunicazione ed alla ragazza è stata consegnata una borsa di studio nel febbraio 2013. Lo stesso anno ha lavorato come guida turistica nel Comune di Monte Isola. Successivamente Elisabetta Ballarin ha chiesto la grazia al Presidente della Repubblica, sottoscritta anche dal sindaco di Brescia Adriano Paroli. Il 12 maggio 2017, usufruendo dell'affidamento in prova, ottiene l'autorizzazione a non soggiornare più in carcere. Fino a questa data, nessuno degli altri condannati ha usufruito di un singolo permesso premio.


Encomio agli investigatori dell'Arma di Varese

L'8 giugno 2005 sono stati premiati i carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Varese che seguirono e portarono a termine le indagini. I militari hanno ricevuto un encomio dal comandante dei Carabinieri, nell'ambito della festa dell'Arma a Varese. A consegnare il riconoscimento sono stati i pubblici ministeri che condussero l'inchiesta e che rappresentano la pubblica accusa nel processo di primo grado contro la banda di satanisti: Antonio Pizzi e Tiziano Masini.
I carabinieri premiati sono il tenente Enzo Molinari, i marescialli Attilio Quaranta, Giuseppe Notaro e Paolo Marcolli. Ricevette l'encomio anche il comandante dei carabinieri di Somma Lombardo, il luogotenente Michelangelo Segreto.

 
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