Le Bestie
di Satana erano un gruppo di assassini
seriali della provincia di Varese, responsabili di induzione al
suicidio e vari omicidi di matrice satanista, che riempirono le
pagine di cronaca nera e colpirono profondamente l'opinione pubblica
italiana. La notizia arrivò anche all'estero e i crimini della setta
vennero definiti dalla BBC tra i più scioccanti della storia
d'Italia dal secondo dopoguerra.
La magistratura, con sentenza della
Corte di cassazione pronunciata nel 2007, ha ritenuto i membri della
setta responsabili degli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara
Marino, Fabio Tollis e del relativo occultamento di cadavere, così
come del suicidio indotto di Andrea Bontade e di altri giovani che
avevano rapporti con l'organizzazione.
La scoperta della setta ha portato poi
gli investigatori dell'Arma a fare dei collegamenti con casi
irrisolti, omicidi ed assassinii misteriosi nella zona delle
"bestie". C'è chi ha parlato di diciotto tra omicidi e
casi di suicidio sospetti, tra i quali quelli di Andrea Bontade e
Christian Frigerio. Tuttavia ad oggi non è stata aperta nessuna
nuova inchiesta, e gli imputati sono ritenuti responsabili dei soli
crimini sopracitati.
Storia
L'organizzazione della setta
Le “bestie di Satana” si ispiravano
vagamente al cosiddetto satanismo acido; in realtà la vocazione
satanista era alquanto confusa, ma ciò non impediva lo sfoggio di
simboli esoterici quali pentacoli, croci rovesciate e
rappresentazioni del numero della bestia nell'Apocalisse di
Giovanni, il 666. Nata nella seconda metà degli anni novanta la
setta era più che altro dedita all'uso e all'abuso di sostanze
stupefacenti, come ammesso anche dagli stessi membri nel corso dei
processi. Alcuni membri della setta erano noti nel circondario come
spacciatori di droghe. I luoghi abituali di ritrovo della setta erano
il parco Sempione e la fiera di Sinigallia a Milano. Il clima di
esaltazione dovuto alle droghe e la connotazione simil-satanica del
luogo facevano sì che le pratiche degli aderenti alla setta fossero
delle “prove di coraggio” che venivano eseguite a cuor leggero a
causa dello stordimento (come durante i riti d'affiliazione) oppure,
in un ambito che era più o meno consapevolmente nichilista, le
sedute consistevano nell'infliggere dolore fisico.
Dalla testimonianza di Andrea Volpe
emerge ad esempio che una volta al giovane Fabio Tollis vennero
spenti mozziconi di sigaretta sul corpo, mentre un altro membro, Eros
Monterosso, lo mordeva sul collo. In un'altra occasione Paolo Leoni,
detto "Ozzy" (appellativo ispirato al cantante Ozzy
Osbourne), capo carismatico della setta, venne fermato dalla polizia
ed accompagnato a casa dopo essere stato sorpreso a camminare sui
binari della metropolitana, completamente ubriaco e sotto l'effetto
di stupefacenti mentre gridava frasi sconnesse. Nel corso di
un'intervista rilasciata in carcere, il giovane minimizzò
l'episodio, asserendo che si trattasse di un tentativo di suicidio a
seguito della perdita, a pochi mesi di distanza l'una dall'altro, del
padre e della sorella. I riti di affiliazione si svolgevano appunto
tramite il superamento di prove di coraggio, suggellate nel momento
della riuscita da un vero e proprio patto di sangue, una volta
compiuto si sarebbe potuto uscire dalla setta soltanto da morti.
Si è molto discusso intorno al fatto
se le "Bestie" avessero dei capi, e quali fossero. Secondo
quanto ricostruito dagli inquirenti, membri di più vecchia data
erano Nicola Sapone e Paolo Leoni, conosciutisi casualmente durante
una visita di leva. Nicola Sapone, idraulico e incensurato, di
origine calabrese ma da anni residente a Dairago, aveva condotto fino
ad allora una vita normale, mentre Leoni, commesso in un ipermercato
di Corsico, era figlio di un ex detenuto per omicidio noto nella zona
come satanista. Gli altri membri del gruppo si unirono in un secondo
tempo.
L'enigmatica figura di Andrea Volpe di
Busto Arsizio, disoccupato e tossicodipendente, descritto come un
giovane squilibrato ma con un forte carisma personale, fu introdotta
nel gruppo da Sapone. Nonostante Volpe fosse tra gli esecutori
materiali in tutti e tre i delitti accertati, non fu mai
considerabile come capo probabilmente a causa del suo stato di
tossicodipendenza - che lo costrinse a diversi ricoveri in ospedale
ed in alcune comunità per disintossicarsi - anche se non si deve
sottovalutare la sua influenza nel prendere le decisioni. Tutti i rei
confessi sono concordi sul fatto che proprio dopo l'entrata di Volpe
si cominciò a progettare gli omicidi rituali.
La scoperta della setta: lo "chalet degli orrori"
I crimini della setta vennero
improvvisamente scoperti all'inizio del 2004, quando il 24 gennaio
dello stesso anno Andrea Volpe ricevette un chiaro ordine di Nicola
Sapone. Quest'ultimo gli commissionò l'assassinio di Mariangela
Pezzotta (ex ragazza di Volpe) in quanto conosceva troppi dettagli
sulla scomparsa di Fabio Tollis e Chiara Marino, due ex membri della
setta, dei quali si erano perse le tracce nel gennaio 1998. Con il
pretesto di una videocassetta da farsi restituire, Volpe invitò a
cena la Pezzotta nella baita di Golasecca. Mentre Elisabetta
Ballarin, la sua nuova fidanzata, era in cucina a preparare due dosi
di speedball (cocaina ed eroina), egli, dopo una violenta discussione
con la sua ex compagna, esplose con una pistola Smith&Wesson due
colpi al volto della malcapitata, che però non morì sul colpo.
Volpe e la Ballarin, in condizioni
alterate a causa delle droghe assunte quella sera, chiamarono in
aiuto Sapone, il quale accorse prontamente e, a detta di Volpe, gli
rinfacciò di "non essere nemmeno capace di uccidere una
persona". Egli stesso finì l'agonizzante ex ragazza di Volpe a
colpi di badile nella serra antistante lo chalet, e subito dopo tornò
a casa propria a Dairago, presso Legnano, comportandosi come niente
fosse ed ostentando stupore alla notizia degli avvenimenti
successivi. Prima di andarsene, ordinò di lavare via ogni traccia di
sangue, di seppellire la Pezzotta nel giardino e di gettare nel fiume
la sua automobile. Sapone dirà poi di non essere stato lui ad aver
commesso quel delitto, ma di essere stato chiamato da Volpe a
omicidio già commesso.
Diventa fatto di contorno, a questo
punto, la deposizione dell'astronomo Salvatore Furia. Secondo il
pentito la data in cui uccidere la Pezzotta venne scelta in base alle
fasi lunari: perché tutto andasse per il verso giusto occorreva che
fossero giorni di luna nuova. Furia ha confermato che effettivamente
in quei giorni la luna in cielo era una falce quasi invisibile. Alle
posizioni degli astri i satanisti sembravano dare molto credito, come
ha confermato un testimone, il maresciallo Quaranta: «Consideravano
maggio un mese non adatto a riti satanici poiché la tradizione
cristiana fa risalire a quel periodo la nascita della Madonna».
Una volta seppellita la Pezzotta, la
Ballarin salì sull'auto della vittima, decisa a sbarazzarsi del
mezzo facendolo scivolare nel Ticino, che scorre a poca distanza, e
Volpe la seguì sulla sua auto. La ragazza, però, a causa delle
condizioni psicofisiche alterate per l'assunzione di cocaina ed
eroina, non riuscì a condurre nel fiume la macchina e andò ad
incastrarsi su un muretto. Volpe scese dalla sua auto, si accorse
delle condizioni della Ballarin ormai prossima al collasso, e si recò
verso un parcheggio poco distante, invocando soccorso e dando in
escandescenze.
Ad una pattuglia dei carabinieri
accorsa sul posto inizialmente dichiarò che lui e la fidanzata erano
stati aggrediti da alcuni balordi, mentre si trovavano appartati in
auto, ma i carabinieri realizzarono velocemente che in realtà la
coppia aveva avuto un incidente d'auto causato dall'assunzione di
stupefacenti ed alcol e fece trasportare entrambi i giovani in
ospedale. Qui Elisabetta, ancora sotto l'effetto della droga,
cominciò a mugugnare e ripetere frasi, apparentemente sconnesse,
riguardanti la morte di una certa "Mariangela". A questo
punto i carabinieri, assieme alla procura, fanno partire le indagini,
affidate al nucleo investigativo del Comando provinciale di Varese.
Il giorno successivo segue il ritrovamento del corpo di Mariangela
(sfigurato e ancora caldo), rinvenuto dagli investigatori in quella
serra dello chalet di Volpe, dove era stata sepolta che ancora
respirava (seppur flebilmente), come dichiarato da Volpe durante gli
interrogatori. Dopo il ritrovamento della Pezzotta ed una estesa
attività informativa, i carabinieri iniziano una ricostruzione a
ritroso dei crimini dei quali comincia ad essere sospettato Volpe e
il suo gruppo, del quale al tempo non si conosceva ancora nulla.
Dalla confessione di Volpe emerge che egli fu costretto ad agire
sotto ricatto da Sapone, che lo aveva minacciato «se non lo fai tu
lo facciamo noi», lasciandogli capire che anche lui e la Ballarin
sarebbero stati uccisi qualora non si fossero liberati della vittima.
Le indagini
Inizialmente Volpe sostenne davanti
agli investigatori di aver sparato a Mariangela durante una lite
accesa tra ex fidanzati degenerata a causa della droga e la pista
satanica non venne inizialmente presa in considerazione, anche se
cominciavano a nutrirsi dei sospetti. Con l'entrata in campo di
Michele Tollis, autotrasportatore di origini pugliesi e padre del
defunto Fabio (amico di vecchia data di Volpe), le indagini presero
una svolta. Da anni Tollis cercava di capire dove fosse finito suo
figlio, e cominciò a frequentare il suo ambiente per farsi un'idea.
Portò il caso alla trasmissione di Rai 3 Chi l'ha visto? ed
intervenne in numerose puntate nel corso degli anni. Sin dal
principio, non si fidò degli affiliati alle “bestie di Satana”,
i quali sostenevano che Fabio fosse scappato con Chiara per ragioni
sentimentali.
Quando Michele Tollis seppe
dell'arresto di Volpe, ai suoi occhi risultò immediato il
collegamento con la scomparsa del figlio, facendosi avanti; e infatti
le sue indicazioni saranno preziose nel corso delle indagini.
Sottoposto allo stress psicologico degli interrogatori, e per mero
calcolo in funzione di evitare l'ergastolo, Volpe decise di
collaborare e confessò gli omicidi di:
- Mariangela Pezzotta, per il quale era già trattenuto;
- Chiara Marino, amica di Fabio Tollis;
- Fabio Tollis stesso;
- Andrea Bontade.
Il primo tentativo di omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino
Stando alla ricostruzione degli
inquirenti così come è andata in onda su La linea d'ombra,
la diciannovenne Chiara Marino, vicina di casa di Paolo Leoni e sua
amica fin dall'infanzia, era perdutamente innamorata di lui ed era
l'unica ragazza stabilmente affiliata al gruppo, mentre altre giovani
si allontanarono in quanto turbate dai rituali, dalle violenze e
dalle minacce subite. Una ex fidanzata di Leoni, amica della stessa
Marino, dichiarò che in diverse occasioni il Leoni l'aveva aggredita
e percossa, ferendola al collo ed aveva descritto il giovane come una
persona esaltata e pericolosa e del tutto inaffidabile.
Non per questo alla Marino veniva
risparmiata la prassi della setta, anzi, per tale ragione era forse
ancor più crudele; particolarmente dal momento in cui il "medium"
della setta, Mario Maccione, dichiarò agli altri membri che la
Marino «incarnava la Madonna», generando ulteriori ritorsioni
contro di lei. Ciò provocò nella ragazza un trauma psicologico non
indifferente e la sua intenzione era di uscire dalla setta,
rafforzata anche dalla vicinanza di un collega di lavoro,
completamente estraneo alle "Bestie", col quale aveva
allacciato da poco una relazione sentimentale. Gli altri ne erano al
corrente e decisero che se la ragazza doveva lasciare il gruppo
doveva farlo da morta, come previsto dal patto di sangue.
I membri della setta sapevano inoltre
che la giovane aveva nella propria disponibilità una somma di denaro
abbastanza cospicua, pari a circa 110 milioni di lire (circa 55.000
euro), avuti come risarcimento in seguito ad un incidente stradale in
cui era rimasta coinvolta, e verosimilmente puntavano ad
impadronirsene. Nel primo tentativo Sapone e gli altri la stordirono
con una dose di tranquillanti, la portarono in un posto frequentato
da tossicodipendenti per drogarla e simulare una morte per overdose
di eroina. L'arrivo di una volante li fece desistere dai loro piani e
scappare.
Nel frattempo il sedicenne Fabio Tollis
si rese conto della piega che stava prendendo la setta e manifestò
l'intenzione di andarsene, cosicché il gruppo decise di eliminare
anche lui. Tollis, il membro più giovane della setta, era cantante e
bassista di un gruppo chiamato Infliction; si unì alle
"bestie" soprattutto in virtù dell'interesse per l'heavy
metal ed aveva più volte lasciato intendere di non prendere sul
serio i rituali satanici, giungendo anche ad imitare per gioco gli
stati di presunta trance in cui cadeva Maccione. La notte di
San Silvestro del 1997 i componenti della setta fecero in modo che
Tollis e la Marino si ritrovassero da soli in un'auto messa a
disposizione da Pietro Guerrieri detto "Wedra", tatuatore
del gruppo. I membri del gruppo posizionarono un petardo nel tubo di
scappamento, ma la vettura non esplose e prese fuoco molto
lentamente, in modo che i due poterono allontanarsi senza nemmeno
avvedersi dello scampato pericolo e credendo di aver inavvertitamente
provocato loro stessi l'incendio, lasciando a bordo un mozzicone di
sigaretta acceso mentre facevano l'amore. Tollis era dunque conscio
del destino della sua amica, ma non del proprio.
Il duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino
Nel gennaio del 1998 la setta decise di
progettare con più cura l'omicidio. Con la scusa di un nuovo rito da
compiere, Sapone, Volpe e Maccione attirarono i due ragazzi in una
trappola, conducendoli nottetempo nei boschi di Mezzana Superiore,
dove li aspettava una fossa profonda quasi due metri, scavata giorni
prima da Sapone e Volpe, unitamente a Pietro "Wedra"
Guerrieri e Andrea Bontade. Quest'ultimo doveva farsi trovare sul
posto per fare da "palo", ma non ne ebbe il coraggio e non
si presentò sul luogo. Guerrieri, invece, non partecipò di persona
al delitto, ma a partire da quel momento, rendendosi conto delle
proprie responsabilità, piombò in un profondo stato di depressione,
aggravato dall'uso sempre più pesante di stupefacenti.
Una volta giunti sul luogo, la Marino
venne immediatamente uccisa a pugnalate da Sapone, mentre Volpe e
Maccione si avventarono sul Tollis che, forte della sua prestanza
fisica, tentò invano di difendere l'amica. Tollis venne sopraffatto
a coltellate da Maccione (che in seguito dichiarerà di essere stato
il migliore amico di Fabio), quindi colpito ripetutamente sul capo
con una mazzetta da muratore, con una violenza tale da fratturare
completamente le ossa del volto del ragazzo. Lo finì Sapone,
infilandogli in bocca un riccio di castagno per soffocare le sue urla
e con una coltellata alla gola talmente forte da spezzare la lama del
pugnale, i cui frammenti verranno rinvenuti anni dopo tra le ossa del
ragazzo. Nella concitazione del momento anche Maccione si ferì
profondamente ad una mano mentre colpiva a morte l'amico Tollis. Nei
giorni successivi, il giovane dichiarò di essersi procurato la
ferita mentre cercava di sistemare il motore dell'auto di Sapone a
seguito di un guasto. Al termine della mattanza, i due ragazzi
vennero gettati nella fossa.
La perversione non si ferma qui: il reo
confesso Volpe assieme agli altri umiliarono i cadaveri orinandoci
sopra, Sapone improvvisò una danza sopra il luogo della sepoltura ed
urlò: «Zombie, adesso siete soltanto degli zombie», quindi intinse
una sigaretta nel sangue dei cadaveri e la fumò (dalla testimonianza
di Michele a Chi l'ha visto?). Due settimane dopo Sapone e
Bontade si recarono nuovamente nel bosco per far sparire le tracce
dell'assassinio, rimuovendo il fogliame macchiato di sangue e
versando ammoniaca sulla fossa, per evitare che qualche animale
fiutasse l'odore dei cadaveri. I corpi di Tollis e della Marino,
ormai mummificati, saranno ritrovati dal Nucleo investigativo dei
carabinieri di Varese sei anni dopo, il 18 maggio 2004, a seguito
delle indagini relative all'omicidio di Mariangela Pezzotta.
Poco prima di allontanarsi con gli
amici verso Somma Lombardo, Fabio Tollis fu costretto da Sapone a
telefonare a casa per avvisare il padre che non sarebbe rientrato a
dormire, ma avrebbe trascorso la notte in casa dell'amica Chiara
Marino. Il padre del giovane si insospettì e si diresse verso il pub
Midnight di Porta Romana, abitualmente frequentato dalla
compagnia, arrivando però troppo tardi, quando il figlio era già
partito con quelli che sarebbero divenuti i suoi carnefici. Michele
Tollis in seguito dichiarerà che Leoni aveva tentato di
tranquillizzarlo, asserendo che Fabio si era appartato per flirtare
con la Marino, che sarebbe tornato presto e non era assolutamente il
caso di preoccuparsi.
Nei giorni successivi i membri della
setta collaborarono attivamente alle indagini, distribuendo volantini
con le fotografie degli amici da loro stessi uccisi, lasciandosi
intervistare dal programma televisivo Chi l'ha visto? e
dichiarandosi molto preoccupati per la sorte degli amici, facendo
anche appelli televisivi perché tornassero a casa. Qualche mese dopo
alle ricerche iniziò a contribuire anche la rivista Metal Shock,
che inserì in copertina una foto di Tollis con la sua band, pubblicò
un'ignara incitazione a farsi sentire e un numero per eventuali
avvistamenti.
Leoni giunse a suggerire che la Marino
e Tollis potessero essere fuggiti insieme in Spagna, dove la ragazza
aveva stretto diverse amicizie nel corso di una vacanza. La madre
della ragazza, durante una puntata della trasmissione Chi l'ha
visto? accusò esplicitamente Leoni di essere responsabile della
sparizione della figlia, parlando anche delle pratiche sataniche del
giovane e della reputazione del padre dello stesso. La donna mostrò
inoltre diversi oggetti rinvenuti in camera di Chiara: teschi di
capra e crani di plastica, candele nere, un drappo nero ed altro
materiale da destinare ai rituali satanici. In seguito, la donna
dichiarerà di esser stata minacciata dai famigliari di Leoni, il cui
padre, da poco defunto, era noto in zona come satanista nonché per i
trascorsi in manicomio ed una condanna per omicidio di un'ex amante.
Il suicidio indotto di Andrea Bontade
La vittima seguente fu Andrea Bontade,
colpevole di codardia per non essersi presentato la sera
dell'omicidio di Tollis e della Marino, la cui fossa nel bosco aveva
contribuito a scavare. Più volte gli altri affiliati cercarono di
stordirlo con un cocktail a base di droghe pesanti con il preciso
scopo di indurlo al suicidio. Poi una sera gli intimarono: «Se non
lo fai tu lo facciamo noi». Il 21 settembre 1998 Bontade, al termine
di una serata trascorsa al Midnight con gli altri membri della
setta, durante la quale aveva bevuto parecchi alcolici ed assunto
stupefacenti, prende la sua auto e si schianta contro un muro alla
velocità di 180 km/h. Si potrebbe pensare ad un incidente causato
dallo stordimento per droga, ma mancano sull'asfalto i segni di
frenata e sterzata. Bontade muore sul colpo.
Reazioni dei media
La vicenda ha suscitato enorme scalpore
in tutta Italia e ha dato inizio a una lunga serie di dibattiti sulla
devianza giovanile e sul legame tra heavy metal (di cui le Bestie di
Satana erano grandi appassionati), satanismo e violenza. Nel febbraio
2005, un'università cattolica romana collegata al Vaticano programmò
un corso di due mesi sulla possessione diabolica e l'esorcismo per
sacerdoti e seminaristi. Don Aldo Buonaiuto, sacerdote responsabile
del "Numero Verde Antisette" dell'Associazione Giovanni
XXIII, manifestò forti allarmismi riguardo alla musica metal
dicendo: «Se la musica diventa uno strumento di atti nefandi e morte
deve essere fermata». Anche l'esorcista Gabriele Amorth espresse la
sua opinione: «Sicuramente c'è Satana che agisce in queste
occasioni. Prima le tre ragazze di Chiavenna, poi Erica e Omar, e
adesso la banda giovanile di Somma Lombardo. Tutti casi che ho
studiato bene. Quei ragazzi erano dediti al Demonio, leggevano libri
satanici. E che ferocia inaudita nei loro atti!».
Secondo alcuni media italiani gli
Slayer, famoso gruppo metal statunitense, avrebbero pilotato i membri
della setta a compiere tali azioni (la band subì accuse simili anche
nella propria nazione, per quanto riguarda il caso analogo di Elyse
Marie Pahler). I giovani passavano nottate intere ad ascoltare la
loro musica al massimo del volume, sia mentre celebravano i rituali,
sia vagando in auto nei pressi di Cardano al Campo (ove frequentavano
spesso un locale di musica rock) e nei boschi della Malpensa.
Si dice che gli omicidi furono
influenzati principalmente dal brano Kill Again, tratto
dall'album Hell Awaits. Un'altra canzone, Richard Hung
Himself (da Undisputed Attitude), avrebbe istigato un
ragazzo affiliato alla setta, un tale Davide R., ad impiccarsi con il
filo da bucato nel bosco dietro casa sua (tuttavia altre ipotesi
ritengono che il suicidio sia stato dovuto alle continue minacce di
morte ricevute da Volpe). Venuto a conoscenza dell'accaduto, Jeff
Hanneman, chitarrista degli Slayer, rigettò le accuse: «Chi ha
cercato nella musica le ragioni di un delitto non ha capito nulla ed
ha dimostrato una volta per tutte la propria ignoranza. Tutto ciò è
tremendamente stupido, perché se qualcuno arriva a compiere un gesto
così estremo è mosso da ragioni che vanno ben oltre l'ascolto degli
Slayer. Se una persona non ci sta con la testa può essere spinta ad
uccidere da un disco ascoltato, ma anche da un film visto in
televisione, dalla rottura con la fidanzata... da tutto!».
Marco Dimitri, leader dell'associazione
"Bambini di Satana", disse: «Penso sia un fenomeno più
legato ai drammi personali che al satanismo. Le indagini hanno fatto
emergere realtà più drammatiche come, ad esempio, la droga. Alcuni
erano da tempo in cura psichiatrica. Non vi è nulla di culturale,
solo un dramma nel dramma.» Secondo Maria Greca Zoncu, GUP di Busto
Arsizio, le Bestie di Satana «non erano un'associazione per
delinquere ispirata al satanismo, ma solo un'aggregazione di
personalità deboli, immature, ineducate, sostanzialmente
svantaggiate, che hanno costruito un maldestro edificio nel quale
albergare la loro assoluta povertà morale». Lo stesso Mario
Maccione, che iniziò a suonare la chitarra a 15 anni, dichiarò: «Se
avessi pensato solo a suonare non sarei finito in questa storia. La
musica non c'entra niente».
Vittime
Le vittime certe delle "Bestie di
Satana" sono state:
- Fabio Tollis, 17 gennaio 1998 - presso Somma Lombardo
- Chiara Marino, 17 gennaio 1998 - presso Somma Lombardo
- Andrea Bontade, 21 settembre 1998 - suicidio indotto, presso Somma Lombardo
- Mariangela Pezzotta, 24 gennaio 2004 - presso Golasecca
Condanne
Per gli omicidi di Chiara Marino, Fabio
Tollis e Mariangela Pezzotta, il 31 gennaio 2006 la Corte d'assise di
Busto Arsizio condannò Nicola Sapone a due ergastoli e
all'isolamento diurno per tre anni; Paolo Leoni e Marco Zampollo a 26
anni, Elisabetta Ballarin (nonostante non facesse parte del gruppo,
non fosse a conoscenza degli altri omicidi e fosse stata solo
testimone, sotto effetto di stupefacenti, dell'omicidio di
Mariangela) a 24 anni e tre mesi ed Eros Monterosso a 24 anni.
Nel giugno 2006, la Corte d'Assise
d'Appello di Milano ridusse la pena per Andrea Volpe (già condannato
in primo grado a 30 anni per gli omicidi commessi alla guida della
setta) a 20 anni di carcere, e a 12 anni e 8 mesi la pena di Pietro
Guerrieri, in precedenza condannato a 16 anni.
Il 15 maggio 2007 la Corte d'Assise
d'Appello di Milano condannò Nicola Sapone ad un doppio ergastolo e
isolamento diurno per 18 mesi; Paolo Leoni all'ergastolo e isolamento
diurno per 9 mesi; Elisabetta Ballarin a 23 anni di carcere; Eros
Monterosso a 27 anni e 3 mesi e Marco Zampollo a 29 anni e 3 mesi.
Andrea Volpe a 20 anni per aver collaborato con la giustizia alla
risoluzione del caso.
Il 25 ottobre 2007 la Corte di
Cassazione confermò le condanne con sentenza definitiva.
Il 9 novembre 2007 la Corte d'Assise e
d'Appello di Brescia condannò a 19 anni e mezzo Mario Maccione,
all'epoca dei fatti contestati minorenne, inasprendo la precedente
sentenza a 16 anni di reclusione.
Elisabetta Ballarin
Dopo sette anni dall'arresto, a
Elisabetta Ballarin è stata concessa la semilibertà per motivi di
studio: la ragazza può uscire dal carcere per frequentare le lezioni
universitarie al di fuori del carcere di Verziano. Dopo una laurea
triennale in Didattica dell'arte presso l'Accademia di Santa Giulia
di Brescia, ha intrapreso il biennio specialistico in grafica e
comunicazione ed alla ragazza è stata consegnata una borsa di studio
nel febbraio 2013. Lo stesso anno ha lavorato come guida turistica
nel Comune di Monte Isola. Successivamente Elisabetta Ballarin ha
chiesto la grazia al Presidente della Repubblica, sottoscritta anche
dal sindaco di Brescia Adriano Paroli. Il 12 maggio 2017, usufruendo
dell'affidamento in prova, ottiene l'autorizzazione a non soggiornare
più in carcere. Fino a questa data, nessuno degli altri condannati
ha usufruito di un singolo permesso premio.
Encomio agli investigatori dell'Arma di Varese
L'8 giugno 2005 sono stati premiati i
carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di
Varese che seguirono e portarono a termine le indagini. I militari
hanno ricevuto un encomio dal comandante dei Carabinieri, nell'ambito
della festa dell'Arma a Varese. A consegnare il riconoscimento sono
stati i pubblici ministeri che condussero l'inchiesta e che
rappresentano la pubblica accusa nel processo di primo grado contro
la banda di satanisti: Antonio Pizzi e Tiziano Masini.
I carabinieri premiati sono il tenente
Enzo Molinari, i marescialli Attilio Quaranta, Giuseppe Notaro e
Paolo Marcolli. Ricevette l'encomio anche il comandante dei
carabinieri di Somma Lombardo, il luogotenente Michelangelo Segreto.
0 commenti:
Posta un commento