Le Sphaerae
coelestis et planetarum descriptio,
o semplicemente De Sphaera,
è un trattato di astrologia, miniato e decorato su pergamena attorno
al 1470 da un artista lombardo, presumibilmente Cristoforo de Predis,
per la corte sforzesca di Milano. È attualmente conservato presso la
Biblioteca Estense di Modena.
Storia
Sulla storia del manoscritto si hanno
poche notizie certe. Fu composto per la corte milanese degli Sforza,
come risulta dagli stemmi sforzeschi e viscontei riportati nel quarto
foglio (4r). Per via degli scambi culturali con la famiglia
estense, il De Sphaera approdò alla corte di Ferrara,
probabilmente nel 1491 al seguito di Anna Maria Sforza in occasione
del suo matrimonio con Alfonso I d'Este, come dono di nozze da parte
di suo padre Galeazzo. Insieme ad altri codici, come la Bibbia di
Borso d'Este, il manoscritto avrebbe seguito le sorti della casata
venendo trasferito a Modena, dove intorno al 1770 Gerolamo Tiraboschi
lo avrebbe riadattato, privandolo della sua originaria rilegatura in
velluto.
Descrizione e contenuto
Composta da quindici illustrazioni
miniate e nove disegni astronomici, l'opera è un commentario al
trattato medioevale De Sphaera Mundi di Giovanni Sacrobosco. I
pochi versi letterari, le cui miniature sono in scrittura semigotica
libraria, sono attribuiti al poeta umanista cortigiano Francesco
Filelfo.
Il contenuto è di 16 carte o folii
per un totale di 32 pagine, numerate in base al foglio cui
appartengono. Le prime descrivono eventi astronomici come eclissi,
maree, costellazioni e aspetti dei pianeti, mentre nel foglio 3 verso
(v) è presente una tabula climatum.
A partire dal foglio 4v sono
illustrate le personificazioni dei sette pianeti dell'astrologia
allora conosciuti, archetipi che ricalcano le tradizionali divinità
greco-romane; per ogni pianeta, accompagnato dai segni zodiacali
corrispondenti, è presente sulla pagina a fianco un'analogia con le
attività umane che esso governa od alle quali è associato, con
particolare attenzione alla vita di tutti i giorni:
- 4v-5r: Saturno, ed i relativi domicili, Capricorno ed Aquario
- 5v-6r: Giove, con domicilio in Sagittario e Pesci
- 6v-7r: Marte, domiciliato in Ariete e Scorpione
- 7v-8r: Sole, domiciliato in Leone
- 8v-9r: Venere, domiciliato in Toro e Bilancia
- 9v-10r: Mercurio, domiciliato nei Gemelli e nella Vergine
- 10v-11r: Luna, domiciliata in Cancro
Nelle ultime pagine vi sono nuovamente
dei disegni geometrici che illustrano lo zodiaco, i quattro elementi
e i rapporti astronomici tra i pianeti. Il manoscritto sembrerebbe
così composto di due parti diverse, una di tipo matematico e
scientifico, con scritte in latino, presente nelle prime e ultime
pagine, l'altra invece, inserita nelle pagine centrali e con scritte
in volgare, che attiene al significato simbolico dei pianeti attinto
dal sapere umanistico e astrologico rinascimentale. Ne risulta dunque
una struttura particolarmente complessa, che ha dato adito a varie
ipotesi.
È stato anche rilevato come
l'esplicazione di ogni archetipo planetario in immagini di vita
quotidiana presenti una notevole analogia con l'iconografia degli
affreschi del Salone dei Mesi di palazzo Schifanoia a Ferrara.
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